Dall’attaccamento all’accettazione, cambia la vita con un sì

Dall’attaccamento all’accettazione, cambia la vita con un sì

L’attaccamento si verifica ogniqualvolta, di fronte a un evento che consideri avverso, ti arrabbi e ti disperi, perché avresti voluto che le cose andassero diversamente. Provi emozioni intense e durature che a volte continuano a ripresentarsi per una vita intera, abbassando la tua energia vitale. Rimugini sul fatto che le cose siano “andate storte”, ti rimproveri per le parole dette o le scelte fatte. L’attaccamento è l’opposto dell’accettazione.

Quando lasciamo spazio all’accettazione, prendiamo atto che qualcosa è successo anche se questo qualcosa non ci piace ed è doloroso. Accettazione significa accogliere qualsiasi evento così com’è. Può sembrarti impossibile fare un passo verso l’accettazione, invece puoi riuscirci anche tu e vorrei spiegarti perché è importante per la tua salute.

Accettazione significa accogliere qualsiasi evento così com’è

 

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Un problema molto diffuso

Se anche tu sei preda dell’attaccamento non devi stupirti. È normale per l’uomo e lo è soprattutto per chi nasce in occidente. Fin da piccoli veniamo cresciuti nella convinzione che possiamo plasmare la nostra vita: con un po’ di impegno anche noi potremo vivere la nostra favola ed evitare il dolore. Così, quando il dolore inevitabilmente bussa alla nostra porta, ci stupiamo e ci arrabbiamo.

L’attaccamento può interessare non solo il passato ma anche il futuro: siamo attaccati all’idea che tutto debba svolgersi secondo i nostri piani e questo crea ansia e insicurezza.

Sei attaccato all’idea che tutto debba svolgersi secondo i tuoi piani?

Metti nero su bianco quello che non riesci ad accettare

Ti consiglio, subito dopo aver letto questo articolo, di fare un esercizio: prendi un foglio e scrivi in forma di elenco tutte quelle situazioni presenti e passate che senti di non aver accettato. Fallo senza filtri, cercando di sospendere qualunque giudizio. Le emozioni negative che provi riguardo a situazioni passate o presenti possono servirti da filo conduttore nella tua indagine. Magari non accetti di essere nato nella tua famiglia oppure non ti capaciti di aver fatto una scelta professionale “sbagliata”. O sei arrabbiato per come è morta una persona cara.

Tutti, nella nostra vita, affrontiamo situazioni ed eventi che viviamo con piacere e altri con dolore. Avere un ideale assolutistico di riferimento, però, ci fa sentire profondamente offesi quando le cose non vanno “per il verso giusto”. Spesso ci sentiamo vittime degli altri o di un’Autorità che, nella nostra testa, se la prende con noi: Dio, la Vita, l’Universo, qualunque nome vogliamo dare a questo “qualcosa più grande di noi”. Ovviamente tutto questo vissuto, questo pathos, è influenzato dalle nostre convinzioni culturali, spirituali e religiose.

Paradossalmente, l’attaccamento al benessere e una mancata accettazione del dolore ci espongono al rischio di vivere una sofferenza intensa e duratura.

L’attaccamento al benessere ti espone al rischio di vivere una sofferenza intensa e duratura

Un diverso punto di vista

Dagli insegnamenti spirituali che arrivano prevalentemente dall’oriente possiamo imparare che siamo sulla Terra per fare delle esperienze, e quando abbiamo finito di fare queste esperienze torniamo da dove siamo venuti.

Qualcuno di noi dovrà vivere esperienze che richiedono un lungo periodo di tempo, qualcun altro resterà sulla Terra per pochi anni di vita. E c’è addirittura chi conclude il suo viaggio senza neppure uscire dall’utero materno.

Secondo questo nucleo di convinzioni, la nostra anima sa benissimo cosa deve imparare e quale tipo di esperienze siamo destinati a vivere, quindi sceglie di conseguenza l’epoca, il luogo, la famiglia e il corpo più adatti, con tutti i loro pregi e tutte le loro mancanze e difetti.

Non abbiamo potere di vita o di morte

Per me è diventato ovvio che noi, da piccoli umani quali siamo, non abbiamo potere di vita e di morte. Pur avendo un margine di libero arbitrio e di scelta, viviamo quello che è possibile vivere, quello che il nostro Universo contempla.

Quando dico che non abbiamo potere di vita e di morte penso anche ai colleghi medici, che spesso vivono la morte dei loro pazienti come un fallimento personale. Ho in mente le coppie che non riescono ad avere figli, cioè a dare la vita, ma anche quei genitori che si sentono in colpa per non essere stati capaci di proteggere abbastanza un figlio ed evitare la sua dipartita.

Rimettersi al proprio posto di esseri umani, lasciare andare l’idea astratta di perfezione, permette di ridimensionare il proprio compito sulla Terra. Possiamo così, semplicemente, impegnarci a fare il meglio che possiamo, fiduciosi che esista un Senso, spesso inafferrabile alla nostra coscienza di uomini e donne. Nella mia esperienza, questi passi sono decisivi per vivere la vita in modo più sereno.

Impegnati a fare del tuo meglio, fiducioso che esista un Senso inafferrabile alla tua coscienza

Attaccamento positivo e attaccamento negativo

Un minimo di attaccamento alla Terra e alla vita terrestre fa parte della vita ed è sensato, altrimenti non avremmo nessuna spinta per tutelare la nostra sopravvivenza. Quando però l’attaccamento alla vita terrestre è prepotente ed esagerato, ti richiede talmente tanta energia da rischiare di ucciderti. L’attaccamento ti obbliga a vivere in uno stato di tensione perenne.

L’attaccamento ti obbliga a vivere in uno stato di tensione perenne

Quando l’attaccamento prende il sopravvento non riesci mai a rilassarti e perdi la capacità di percepire la realtà nel qui e ora. Non riesci più a distinguere tra ciò che è vitale e ciò che è mortale. Non hai più accesso alla capacità istintiva che solitamente consente di sentire se qualcosa accresce la tua vitalità oppure la consuma e la distrugge.

Cosa accade quando perdi il contatto con la realtà

Privato del contatto con le reali sensazioni del momento, diventi un individuo tutto testa, senza più un corpo. È così che la tua mente concepisce dei dogmi che iniziano a condizionare la tua intera esistenza, anche se non hanno alcun legame con la reale situazione che stai vivendo.

In queste circostanze le tue azioni sono influenzate da pensieri irrazionali. Di conseguenza risultano incoerenti rispetto alla realtà. Entri in uno stato di re-azione e ti centri sul problema. La tua risposta è spesso automatica e di difesa. Perdi di vista i tuoi obiettivi fondamentali e spesso sei spinto ad agire in modo altamente controproducente.

Puoi dire sì al trauma

Quando un evento avverso ci piomba addosso possiamo rispondere di no al trauma, cioè non accettarlo, oppure di sì. Dire sì significa accettare che qualcosa che consideriamo negativo è successo, anche se non ci fa piacere. Possiamo non essere d’accordo con quanto è accaduto ma prendiamo atto che è successo.

Dire di no invece vuol dire staccarsi dalla realtà e cadere nella spirale dell’attaccamento. Puoi sempre dire di no a un evento negativo ma questo non cambia il fatto che si è verificato.

Puoi dire di no a un evento negativo ma questo non cambia il fatto che si è verificato

Cosa fa il no alla tua vita

Quando dici di no vince la propensione all’attaccamento. E nascono i giudizi e i pensieri assolutistici, che ti allontanano dalla realtà.

Di conseguenza vivi l’evento avverso in modo acuto e drammatico. Perdi contatto con l’ampiezza della realtà dei fatti. Il tuo sguardo si restringe sul problema. Mancando una visione d’insieme, trovare soluzioni a quanto è accaduto diventa ancora più difficile. Potresti persino fare fatica a renderti conto che le tue azioni in reazione a quello che non accetti hanno conseguenze negative peggiori della situazione iniziale.

Quando vince l’attaccamento, gli obiettivi da raggiungere si trasformano in esigenze assolute. Agisci come se tu fossi Dio. Questo atteggiamento provoca ansia e disarmonia perché è del tutto irrazionale. I pensieri assolutistici consumano tanta energia e bloccano il fluire armonioso della Vita dentro di te.

Come abbiamo sottolineato in altri articoli di questo blog, l’eccesso di stress e la carenza di energia portano alla malattia. Hai detto di no a un evento avverso perché hai pensato che avrebbe rovinato la tua vita, ostacolato la tua felicità. Invece è il tuo no che ti sta facendo soffrire sempre di più.

I pensieri assolutistici consumano tanta energia e bloccano il fluire armonioso della Vita

Il no ti precipita verso la condanna

In tempi brevissimi il no porta alla condanna: condanna di sé e degli altri, di tutto quello che consideri causa della situazione che non hai accettato. Te la prendi con te stesso perché ti sei “cacciato nei guai”, sei arrabbiato con gli altri che non fanno nulla per migliorare le cose, ce l’hai con Dio o con l’Universo, ti senti solo al mondo…

Dire no porta alla separazione: si diventa scontrosi, incapaci di empatia, non si ascoltano più le ragioni degli altri. Il confronto aperto diventa impossibile. Dire no porta all’opposizione e scoppiano continui litigi.

Dire no porta a condannare, separarsi e opporsi

Un’energia distruttiva ti invade in modo più o meno importante. Vivendo la situazione in modo intollerabile, acuto e drammatico, desideri fortemente che cessi al più presto. Quali mezzi dovrai usare per uscirne non ti interessa più. Desideri sparire tu o fare sparire gli altri. Cancellare chiunque pensi che sia responsabile del dolore. Agendo in questo stato alterato potresti fare qualcosa di molto peggio dell’evento iniziale che ha scatenato il trauma.

Ti illustro con qualche esempio cosa intendo per azioni irrazionali e controproducenti rispetto al desiderio o alla volontà iniziale. Ti separi da una persona amata perché non passavate abbastanza tempo insieme. Fai una guerra per ottenere pace e rispetto. Utilizzi terapie tossiche su persone sane per evitare che si ammalino. In pratica prendi provvedimenti più deleteri della situazione iniziale che rifiuti.

Qualunque sia la realtà dei fatti sei molto, molto teso e il tuo livello di stress è altissimo. Il corpo deve necessariamente intervenire per aiutarti a risolvere questa situazione. Oltre al malessere psicologico iniziano a manifestarsi dei veri e propri sintomi fisici di malattia.

Quando dici di no alzi talmente tanto il livello di stress da costringere il corpo a intervenire

Capire le ragioni alla base dell’attaccamento

Siamo portati all’attaccamento perché crediamo erroneamente che tutto ciò a cui siamo attaccati (familiari, amici, oggetti, professioni, dogmi, convinzioni, status sociale, identità…) ci porti energia. Invece, l’attaccamento ha conseguenze deleterie su di noi.

  • Limita il movimento vitale fisico, emotivo e spirituale, proprio della Vita. La paura di perdere ci spinge a non ascoltare con costanza il movimento vitale interiore, che ci porterebbe verso esperienze nuove e situazioni ignote. Metaforicamente, è come se il melo fosse attaccato ai suoi fiori e resistesse alla trasformazione che da sempre gli permette di creare frutti.
  • Non fornisce l’energia adatta al singolo individuo. Aggrappandosi a quello che crediamo indispensabile, non abbiamo le mani libere per ricevere l’abbondanza adatta a noi in ogni singolo momento.
  • Riduce lo spazio mentale e spirituale. L’attaccamento ci chiude per esempio alla curiosità e all’opportunità di evolvere.

Ti attacchi a ciò che pensi sia vitale per te ma invece l’attaccamento ti toglie vitalità

Il grande potere del sì

Quando dici sì vince l’accettazione. La percezione della realtà che ti circonda e dell’accaduto rimane realistica.

Attenzione: accettazione non è sinonimo di sottomissione o rassegnazione. Quando provi rassegnazione significa che non hai accettato il trauma ma che a malincuore hai cercato di fartene una ragione. Andando in questa direzione sei comunque nella spirale negativa del no.

Accettazione non è sottomissione o rassegnazione

Contrariamente a quello che di solito si teme, è possibile accettare la realtà così com’è e al contempo mantenere vivi i propri desideri. Ti connetti a quanto è accaduto ma resti connesso anche ai tuoi desideri profondi. Stando in contatto con la realtà, in ogni momento, ti concentri su quello che puoi fare per stare bene nonostante quanto è successo.In pratica, non re-agisci ma agisci. Rimani centrato su quello che è importante per te. Hai ben chiaro il tuo intento e tendi alla realizzazione del tuo obiettivo.

Concentrati su quello che puoi fare per stare bene nonostante quanto è successo

Quando dici sì i tuoi pensieri rimangono razionali e sono utili a raggiungere i tuoi scopi. Portano a reazioni emotive proporzionate e adeguate all’evento. Di fronte a un fatto indesiderato ti porrai delle domande, cercherai di trarne degli insegnamenti, potrai sentirti dispiaciuto ma non disperato o sopraffatto. Il trauma si trasforma in un’occasione di crescita interiore.

Il trauma si trasforma in una occasione di crescita interiore

Responsabilità e Gratitudine

Rimanendo in contatto con la realtà sei in grado di prenderti la tua parte di responsabilità (se ne hai), senza colpevolizzarti. Puoi cercare attivamente una soluzione proficua. Riesci a capire se quanto è successo è immutabile o può essere cambiato. Puoi comprendere che da un fatto negativo potresti uscirne persino rinnovato, più forte e felice di prima.

Puoi arrivare a provare persino gratitudine, perché in qualche modo Dio, l’Universo o chi per lui ti hanno inviato un segnale. Dolore e disagio ti hanno indicato un cambiamento necessario o un aspetto di te stesso su cui puoi lavorare per rinforzarti o addirittura trasformarti.

Grazie al sì mantieni uno Stato di visione unitaria: tu, gli altri e persino l’evento negativo che hai vissuto, fate tutti parte di un Unicum. Puoi quindi condividere la situazione difficile con le persone coinvolte. Arriverai a chiederti cosa potete fare insieme per stare tutti bene.

Il sì porta energia costruttiva

L’energia che ti pervade quando dici sì a un disagio oppure a un evento negativo è costruttiva e porta maggiore benessere. Non entri in conflitto né con te stesso né con gli altri. Il tuo corpo non ha bisogno di prendersi carico di una quantità eccessiva di stress perché non si è innescato il meccanismo dell’attaccamento. Le tue cellule mantengono l’omeostasi, l’equilibrio è preservato.

Lo stress è adatto a quello che sperimenti. Sei in tensione quando c’è un reale pericolo e serve agire per cambiare la situazione. Sei invece rilassato quando le circostanze lo permettono.

Evolvere in armonia con la Vita

Anche gli eventi avversi sono opportunità di crescita, di insegnamento, di evoluzione. Qualcuno dice che evolvere è l’obiettivo principe di questa esperienza sulla Terra. Quando diciamo di no ai traumi e agli accadimenti negativi, blocchiamo il fluire della Vita e il trauma di per sé diventa inutile. Il dolore che sarebbe stato provvisorio diventa una sofferenza che può durare una vita.

Quando diciamo di sì, restiamo in armonia con la Vita, che può scorrere libera in noi e intorno a noi. Possiamo allora attingere al flusso vitale e goderne tutti i benefici. Rimaniamo anche in contatto con i nostri desideri profondi e agiamo in modo coerente per realizzarli.

Ti consiglio di ascoltare questa meditazione dei 7 minuti proposta da Cesare Boni e presentata da Gabriele Policardo. Praticata ogni giorno ha il potere di favorire l’accettazione.

Energia vitale: evita di abbassarla per mantenerti in salute

Energia vitale: evita di abbassarla per mantenerti in salute

L’energia vitale è indispensabile per mantenerti in salute e promuovere il tuo benessere. Anzi, è talmente importante che riuscire a non abbassarla può aiutarti concretamente a prevenire le malattie, comprese quelle considerate più gravi.

Se hai letto altri contenuti di questo blog e in particolare l’articolo Vitalità: 7 consigli per aumentare il tuo livello di energia, hai già familiarizzato con il mio approccio alla malattia e sai che la tua energia vitale, per mantenere salute e benessere, deve essere di buona qualità e nelle giuste quantità.

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Quanta energia hai a tua disposizione? E perché? Dipende dal livello di stress che vivi abitualmente. Lo stress, di per sé, non è nocivo, ma se il tuo corpo e la tua mente devono continuamente far fronte a una soglia di stress elevata, in uno stato di perenne allarme, il livello di energia basale ne risente consumandosi senza una buona ragione.

Oltre allo stress ci sono una serie di fattori che influenzano negativamente il livello di energia vitale. Scopri su quali comportamenti e sensazioni puoi lavorare per lasciare intatta la tua vitalità. Prova a seguire i consigli di questo articolo fin da oggi, imparerai a conoscerti meglio e potrai incanalare la tua energia vitale in modo utile e costruttivo.

Esistono una serie di fattori che consumano inutilmente la tua energia vitale

1-Comprendi e trasforma le tue paure

Secondo la medicina cinese, la Paura consuma l’energia vitale di tutti noi, se le lasciamo il potere di farlo.

Ecco perché ti propongo di iniziare fin da subito a lavorare sulle tue paure, guardandole da una prospettiva nuova.

La paura fa parte delle emozioni primarie biologicamente utili: ti informa di un pericolo. Se il pericolo è reale, sei biologicamente programmato per agire, affrontandolo oppure scappando da esso. Dipende da quale reazione tra le due è più sensata, cioè ha maggiori probabilità di successo. È la paura che blocca il bambino mascherato da Superman sul punto di saltare dal quarto piano!

La paura fa parte delle emozioni primarie biologicamente utili

Ovviamente, la paura che permette di avere coscienza del pericolo non va mai ostacolata, anzi, andrebbe ringraziata perché è preziosa per la vita.

Ma tutte le volte in cui hai paura di un pericolo futuro, che potrebbe o non potrebbe manifestarsi, la tua biologia non può intervenire. Potrai agire solo nel momento in cui il pericolo temuto si concretizzerà, se mai accadrà.

Nel frattempo vivi uno stato di stress inutile e nocivo, perché non puoi compiere nessuna azione per uscirne. La paura rivolta al futuro è di fatto una forma di ansia, che ti blocca anziché aiutarti ad agire.

La paura di un fatto futuro che potrebbe o meno verificarsi è una forma di ansia

Dietro ogni paura c’è un desiderio

Contrariamente a quello che potresti pensare, nel momento in cui scegli di combattere contro una malattia, lo stress o le tue paure, anziché sconfiggere e sminuire i tuoi problemi, li amplifichi. Perché quando rivolgi attenzione e investi energie in una lotta contro qualcosa, l’unico risultato che ottieni è quello di dare maggiore forza a quel qualcosa. E nel frattempo la tua vitalità decresce. Se vuoi approfondire questo argomento leggi anche Salute e malattia, mai combattere contro il tuo corpo.

Cosa puoi fare invece? Ti propongo un atteggiamento più costruttivo. Poiché dietro ogni paura c’è un desiderio, analizza le tue paure una ad una e cerca di scoprire quali desideri nascondono. Poi scrivi su un foglio i tuoi desideri e annota una o più azioni che ti permetterebbero di realizzarli.

Scrivi su un foglio i tuoi desideri e annota una o più azioni che ti permetterebbero di realizzarli

In questo modo sposterai la tua attenzione dalla paura per reindirizzarla verso la realizzazione dei tuoi desideri più profondi. Agire per raggiungere ciò che desideri non solo non diminuirà la tua energia vitale ma al contrario contribuirà ad accrescerla. Perché sarai spinto dalla gioia della realizzazione e della soddisfazione personale.

2-Evita le cure tossiche

Imbottirsi di medicinali non è la migliore scelta, neppure quando si sta vivendo una malattia considerata grave dalla medicina convenzionale. Se puoi, evita al massimo cure farmacologiche tossiche. Mi riferisco a tanti farmaci di sintesi, che hanno inevitabilmente diversi effetti collaterali. A volte bisogna usarli, ma hanno un impatto sulla salute generale del tuo corpo: richiedono grandi sforzi per gestirli e rischiano di abbassare in modo significativo la tua vitalità.

Quando sei costretto ad assumere farmaci che impattano negativamente sull’energia vitale, in caso di chemioterapia per esempio, ti consiglio caldamente di mettere in campo delle azioni per compensarne la tossicità. Metti in pratica tutti i metodi che contribuiscono a innalzare la vitalità e aiuta il tuo corpo assumendo prodotti naturali e/o seguendo alcune terapie proprie delle medicine energetiche (come quella cinese). Rivolgiti a un naturopata competente, che sarà senz’altro in grado di aiutarti.

Tra le tecniche molto utili ci sono il drenaggio del fegato e più in generale dell’apparato digerente: tutto ciò che detossifica contribuisce a sostenere il livello di vitalità proprio del corpo.

Le pratiche detox contribuiscono ad aumentare o mantenere la tua energia vitale

Da alcuni anni, anche negli ospedali si usa l’agopuntura, allo scopo di ridurre gli effetti collaterali della chemioterapia e la radioterapia, per esempio.

3-Sostituisci all’attaccamento l’accettazione

Quando, di fronte a una situazione avversa, ti arrabbi e ti disperi, stai vivendo un episodio di attaccamento. Ti capita di provare emozioni negative intense e durature legate a qualcosa che è andato storto? Alcune persone continuano a rimanere talmente legate ai traumi subiti, come la morte di una persona cara, una separazione, o un incidente, da continuare a provare le stesse emozioni negative per tutta la vita. E le sensazioni di rabbia, frustrazione e sconforto rimangono intense anche a distanza di anni.

Capita anche a te? L’attaccamento è l’opposto dell’accettazione.

Cosa intendo con accettazione? Quando accetti, prendi atto che quella cosa che ti ha tanto sconvolto è successa. Non significa che ti fa piacere o che va bene per te. Ma solo che sei pronto ad accogliere la situazione così com’è.

Quando accetti, prendi atto che quella cosa che ti ha tanto sconvolto è successa

Se ti arrabbi e ti disperi, è perché vorresti cambiare l’evento avverso. Ma ci sono cose che non possiamo cambiare. Investire energie in questa direzione non fa altro che abbassare il tuo livello di vitalità. Con il rischio di farti ammalare.

Continuare a pensare che una situazione sarebbe dovuta andare diversamente da come è andata, è un pensiero ricorsivo molto nocivo. Si tratta di un atteggiamento che può riguardare diverse sfere della tua vita. Magari rimpiangi di esserti comportato in un certo modo, oppure fai fatica ad accettare i comportamenti o le caratteristiche di una persona cara, o ancora ce l’hai con te stesso per scelte prese dieci anni fa, eccetera.

Anche tu credi nelle favole?

Tutti noi, nel corso della nostra vita, andiamo incontro a eventi che viviamo con piacere e situazioni che subiamo con dolore.

Ascoltando e osservando le persone di cultura occidentale (me inclusa), mi sono fatta l’idea che in tanti soffriamo per la convinzione, conscia o inconscia, che la vita debba andare per tutti nella stessa, meravigliosa maniera. Si nasce in una famiglia amorevole con un padre e una madre che si adorano e che ci hanno desiderati, si cresce nell’affetto, rispettati dai nostri cari. Da adulti si realizzano i propri sogni che hanno a che fare con l’amore, il lavoro, la famiglia e così via. Infine un giorno, verso i cento anni, dopo una vita piena e appagante, si muore nel proprio letto, in totale pace e benessere.

Sarei curiosa di sapere, se esistessero dati di questo genere, quante persone hanno davvero una vita così. Prova a rifletterci. A causa di questo scenario di riferimento ideale, che contempla un totale benessere e che uomini e donne occidentali hanno interiorizzato da decenni, ci scopriamo offesi quando capiamo che la realtà viaggia su altri binari. Ci sentiamo vittime di un’autorità che non ci ama e che può essere Dio o il Destino, a seconda delle nostre convinzioni. Le nostre credenze culturali, spirituali e religiose possono enfatizzare il pathos che ci fa arrabbiare “contro la vita”.

Accettare gli eventi cosi come sono fa risparmiare tanta energia. Questa energia sarà allora disponibile per agire e stare bene nonostante l’evento indesiderato sia accaduto.

L’idea che la vita debba essere piena di gioia e priva di ostacoli è una favola interiorizzata

4-Accetta il dolore ed evita la sofferenza

Personalmente, ho combattuto a lungo il dolore. Il mio e soprattutto quello degli altri. Ho provato rabbia, frustrazione e un profondo senso di impotenza di fronte al dolore che ho incontrato. Quando finalmente ho capito che il dolore fa parte della vita, il mio approccio è cambiato radicalmente. Accettare il dolore non vuol dire essere masochisti.

Provare dolore ci dà un’informazione importantissima: ci dice di spostare la mano dal fuoco. Significa che è necessario attuare un cambiamento. Saperlo e agire di conseguenza ci permetterà di recuperare salute e benessere.

Il dolore è vitale. Esistono persone affette da insensibilità congenita al dolore. Pensa a cosa significa: rischiano di ferirsi gravemente ogni giorno, nelle situazioni più banali, senza accorgersene. Prive da questo sistema di allarme, sopravvivono pochi anni.

Quando cadi, il dolore attira la tua attenzione sulla zona che ha subito il trauma. Questo ti permette, ad esempio, di riposare o di curarti nel modo più opportuno. Col tempo il dolore diminuisce fino a sparire. Quando invece rifiuti il dolore, la sofferenza nasce, si amplifica e persiste.

Facciamo un esempio. Sei in ritardo per un appuntamento importante, stai correndo ma inciampi su una irregolarità del marciapiede. La tua reazione potrebbe assomigliare a questa… “Ecco: sempre la stessa sfortuna! Ora mi sono sporcato e mi sono fatto male, il mio appuntamento è rovinato e così la mia vita! Maledetto il Comune che non ripara le buche sui marciapiedi!”.

Il dolore per la botta l’indomani sarà già passato, ma la rabbia nata dall’intoppo e dal pensiero che la tua vita è rovinata a causa di un appuntamento perso potrebbe durare tutta la vita. Non si può evitare il dolore. Hai invece un grande potere per sottrarti alla sofferenza.

Prova questo esercizio…

L’attaccamento al benessere e la mancata accettazione del dolore, in modo del tutto controproducente, ti espongono a un grosso rischio di sofferenza intensa e duratura. Arrabbiarti con gli eventi avversi ti fa stare male, combattere il dolore lo rafforza.

Sperimenta concretamente un’altra direzione. Da oggi in poi, ogni mattina, fai una decina di respiri consapevoli per centrarti e favorire uno stato di rilassamento. Poi esprimi lentamente ad alta voce questa frase: “Oggi, mi impegno ad accogliere ogni evento con il consenso del mio cuore”. Bastano due minuti per fare questo esercizio. Due minuti che possono migliorare significativamente la tua energia vitale.

5- Riconosci il tuo valore

La svalutazione intralcia lo slancio vitale. La svalutazione di sé, delle proprie azioni e dei propri talenti crea delle correnti contrarie, delle perturbazioni che ostacolano il fluire della vita. Svalutarsi ci spinge spesso a cercare di essere diversi da quello che siamo. Una missione impossibile che fa consumare tanta energia, oltre a farci stare un passo indietro rispetto all’espressione del proprio potenziale. Come un melo che cercasse per una vita di fabbricare delle ciliegie. Spenderebbe tanta energia senza nessun risultato soddisfacente (in tema di ciliegie). In questo modo si intralcia l’energia vitale, che viene deviata per una missione impossibile, e l’albero ottiene pessimi risultati anche in tema di fiori, foglie e mele. La svalutazione mette la persona in uno stato sotto tono che fa stagnare l’energia vitale oppure in uno stato di fatica perpetua che consuma man mano le scorte di vitalità.

La nostra unicità e varietà sono un valore incredibile per il mondo. La biodiversità è una condizione fondamentale per la sopravvivenza degli esseri viventi. Riconoscendo il tuo valore ed esprimendo il tuo potenziale accederai liberamente all’energia vitale a te necessaria. Entrerai anche in un circolo virtuoso, nel quale più sei te stesso e fai quello che ami fare, più sarai colmo di energia vitale che ti permetterà di esprimere ancora meglio te stesso.

La biodiversità è una condizione fondamentale per la sopravvivenza degli esseri viventi

Questione di allenamento

Allenati per evitare di creare sofferenza attraverso piccole azioni quotidiane. Come? Inizia impegnandoti a conoscere te stesso e il tuo valore unico. Poi, man mano, impara a rispettarti e accettare la vita cosi com’è. Renderai la tua esistenza più leggera e contribuirai a mantenere elevata la tua energia vitale.

Biokinesiologia, un aiuto per terapeuta e paziente nelle patologie ricorrenti

Biokinesiologia, un aiuto per terapeuta e paziente nelle patologie ricorrenti

La Biokinesiologia è uno strumento terapeutico prezioso per aiutare quei pazienti che soffrono a causa di sintomi e patologie ricorrenti.

A volte un paziente contatta noi terapeuti per un malessere che lo tormenta da tempo. Applicando le nostre conoscenze e gli strumenti che abbiamo imparato, la persona dapprima sta meglio e infine guarisce. Sapere che il paziente ha recuperato salute e benessere è molto gratificante.

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In alcuni casi però, dopo qualche tempo (giorni, settimane o mesi) il paziente torna da noi con lo stesso sintomo. Il miglioramento è stato solo temporaneo. Oppure nulla cambia nonostante il nostro intervento. Questo può accadere con una delle tante e diffuse patologie ricorrenti, come mal di testa, cistite, gastrite eccetera.

A volte il paziente torna da noi con gli stessi sintomi perché il miglioramento è solo temporaneo

In tutte queste situazioni è necessario lavorare diversamente, scavando ancora più in profondità. Come riconoscere la radice “nascosta” di un problema? In che modo possiamo deprogrammare una sintomatologia legata a patologie ricorrenti? Sciogliere alla base uno schema portatore di malessere è possibile. Nella mia esperienza tra gli strumenti più efficaci per farlo ci sono la Biopsicogenealogia e la Biokinesiologia.

La scoperta delle memorie che agiscono come ferite

Volendo contribuire con il mio lavoro a costruire un mondo di salute e benessere, nel tempo ho esplorato nuovi strumenti per aiutare al meglio le persone che chiedono il mio sostegno.

Dopo gli studi di medicina convenzionale ho continuato ad approfondire le mie conoscenze e le mie competenze rivolgendomi alle discipline di medicina complementare. Tra i primi strumenti che ho avuto la fortuna di imparare a usare c’è quello della Biopsicogenealogia. Permette, partendo dal sintomo, di individuare quelle memorie che agiscono come ferite, rendendo la persona più propensa a vivere uno specifico evento in modo drammatico e di conseguenza ad ammalarsi.

La Biopsicogenealogia permette di capire perché una persona vive in modo più drammatico alcune situazioni

Utilizzando questo approccio sono riuscita ad aiutare molti pazienti. Assistere alla presa di coscienza della ferita è molto emozionante, perché la liberazione delle emozioni bloccate favorisce la svolta verso la guarigione.

La Biopsicogenealogia è uno degli strumenti alla base del metodo della Bioconsapevolezza, che ho sviluppato in oltre 20 anni di professione.

Quando le memorie non sono accessibili

A volte però, capita che nonostante il paziente abbia compreso perché sta male e abbia contattato le emozioni bloccate, in apparenza nulla cambi.

Il corpo resta indifferente al lavoro fatto con il paziente. Oppure è impossibile risalire coscientemente agli eventi personali o genealogici che potrebbero aver causato il sintomo che stiamo trattando. Di conseguenza quel malessere, legato a una delle tante patologie ricorrenti di cui soffrono tante persone nel mondo, continua a presentarsi.

Come persona e come medico, quando incontro un ostacolo, mi piace esplorare modi diversi di superarlo. Il mio obiettivo non è solo quello di alleviare momentaneamente i sintomi ma di aiutare i pazienti a risolvere il problema alla radice. Per questo ho cercato uno strumento da affiancare alla Biopsicogenealogia, così da poter agire anche quando non ci si ricorda degli eventi personali e genealogici. Oppure quando il corpo non sembra reagire positivamente allo sblocco delle emozioni.

In questa mia ricerca ho incontrato la Biokinesiologia.

Cos’è la Biokinesiologia

Ideata da Corinne Dewolf, la Biokinesiologia abbina i principi della Kinesiologia alla Biopsicogenealogia e all’etologia. Rappresenta quindi una sintesi di tutte queste discipline.

Secondo la Biokinesiologia tutti abbiamo le competenze naturali a vivere bene. Più precisamente queste competenze si chiamano potenziali biologici.

Di cosa si tratta? Tutti gli esseri umani hanno il potenziale di sopravvivere, proteggere se stessi, relazionarsi agli altri, integrarsi in un clan. Come uomini e donne siamo in grado di badare ai nostri simili, possiamo tutelare un territorio, capire e farci capire, trasmettere la vita… I potenziali biologici sono centinaia.

Capita però che ci siano degli ostacoli che ci impediscono di attingere ed esprimere alcuni potenziali biologici specifici. Cosa succede quando non possiamo attingere in maniera completa a uno dei nostri potenziali biologici? Viviamo in modo più stressante e spiazzante tutte quelle situazioni in cui avremmo bisogno di mettere in campo quello specifico potenziale.

Gli esseri umani hanno centinaia di potenziali biologici per vivere bene

Quando un potenziale biologico è bloccato

Se un potenziale biologico è bloccato non riusciamo a vivere determinate situazioni serenamente, come invece fanno altri membri della nostra specie. Per chiarire voglio fare un esempio concreto. Prendiamo come riferimento una delle patologie ricorrenti più diffuse tra le donne: la cistite.

Tra i potenziali biologici dell’essere umano c’è quello di proteggere un territorio. Dal punto di vista biologico, un territorio è tutto ciò che consideriamo nostro sia in senso concreto sia dal punto di vista emotivo. La nostra casa, la macchina, i diritti d’autore di un libro che abbiamo scritto, ma anche una persona amata, un figlio, eccetera.

Proteggere il proprio territorio significa saper dire di no ed essere in grado di far rispettare il proprio spazio, fisico e mentale. Chi non è più in grado di attingere a questo potenziale fa moltissima fatica a tutelare il proprio territorio. Vive di conseguenza con grande stress quelle situazioni (che avvengono normalmente nella vita di tutti noi) in cui è necessario proteggere, fare rispettare ciò che è nostro.

Un potenziale biologico bloccato può essere causa di malattia

Ci sono dunque persone che non riescono a proteggere ciò che possiedono e a fare rispettare in modo naturale e spontaneo il proprio spazio fisico e mentale. Di conseguenza si sentono spesso invase, poco rispettate e hanno paura di perdere coloro che amano. In questo caso, il livello di stress si alza per dare loro l’energia di agire e rimediare. Se non agiscono, perché non sanno cosa fare per esempio, il loro corpo si attiva per trovare una risposta biologica sensata e risolvere questa situazione.

Ecco allora che si manifestano i sintomi delle patologie ricorrenti. Ogni sintomo, parlando di un vissuto specifico, può essere accolto come un messaggio dal corpo.

Il corpo sviluppa dei sintomi per aiutare il paziente ad affrontare la situazione stressante nel modo più efficace possibile. Quando il problema del paziente è legato a un’invasione del suo territorio, il corpo molto spesso risponde con la cistite.

Quando il problema del paziente è legato a un’invasione del suo territorio, il corpo molto spesso risponde con la cistite

Ragionare sui sintomi

Proviamo a riflettere sulla cistite e sui sintomi con cui si presenta. Uno dei più fastidiosi ed evidenti è il bisogno di urinare molto spesso, poco per volta. Quando si va in bagno si riesce a espellere solo qualche goccia di urina, a fronte di dolori e bruciori fastidiosi. In che modo la cistite rappresenta una soluzione sensata del corpo per aiutare il paziente a tutelare il suo territorio?

Osserviamo il regno animale, del quale anche noi facciamo parte: urinare poche gocce è un modo biologico, efficace e sensato per marcare il territorio. Lo fanno i cani, ma non solo. In sostanza, quando una persona è spiazzata perché non riesce a difendere il proprio territorio e continua a vivere delle tensioni a causa di questa mancanza, il corpo interviene marcando il territorio da proteggere.

Osservare il regno animale è utile per comprendere le risposte biologiche del corpo

Liberare l’accesso al potenziale biologico

Se non si individua la causa alla radice della cistite si continua a curarla con antibiotici e antiinfiammatori. Il risultato rischia di essere sempre lo stesso: i sintomi scompaiono per poi ripresentarsi giorni, settimane o mesi dopo.

Ogni volta che il paziente rivive una situazione in cui è richiesta l’azione del potenziale biologico bloccato, i sintomi delle patologie ricorrenti si ripresentano. Se un territorio è invaso, la cistite ritorna.

Bisogna intervenire sulla capacità del paziente di marcare il territorio, in modo tale che il suo corpo non abbia più bisogno di agire mettendo in campo una risposta biologica (il sintomo).

Il metodo della Biokinesiologia ha come scopo centrale quello di sprigionare il potenziale biologico bloccato, che nel nostro esempio sulla cistite è la capacità di tutelare il territorio.

Ci tengo a sottolineare il fatto che, dentro di sé, il paziente ha il potenziale biologico intatto. Non c’è nulla da costruire. Per questa ragione i cambiamenti sono spesso rapidi. Il paziente torna a usare questo potenziale biologico, vive le situazioni in modo meno spiazzato e così “guarisce”.

Quindi il potenziale è intatto, ma la strada per arrivarci è bloccata.

La Biokinesiologia libera i potenziali biologici bloccati

Strade chiuse

Ci sono eventi che spingono la biologia o l’inconscio di una persona a bloccare l’accesso a uno specifico potenziale. Nel suo passato personale, o nel passato di un antenato, è stata vissuta una situazione stressante e spiazzante legata a quel potenziale biologico e qualcosa è andato storto. Ecco perché la possibilità di attingere al potenziale è limitata.

Talvolta biologia e inconscio agiscono insieme. Cosa potrebbe essere accaduto nel caso della cistite? Facciamo degli esempi. Un antenato del paziente ha provato un grande dolore nell’atto di difendere un territorio. Durante la guerra ha dovuto uccidere un giovane uomo, e questo obbligo lo ha segnato per sempre. Il programma biologico che si può creare di conseguenza è il seguente: difendere il proprio territorio è molto doloroso, meglio non farlo.

Di solito si tratta di memorie negative, ma i blocchi potrebbero dipendere anche da memorie positive. L’antenato di un altro paziente è stato sfrattato da casa sua e grazie a questo evento sfortunato ha conosciuto l’amore della sua vita. Il programma che si è creato in questo caso è diverso: se non riesci a tutelare il tuo territorio, accadono eventi pieni di gioia.

In entrambi i casi il risultato è lo stesso. Il potenziale può risultare bloccato per i discendenti.

Spesso le memorie che bloccano i potenziali biologici sono negative

Le grandi potenzialità del test kinesiologico

La Biokinesiologia, a differenza della Biopsicogenealogia, non richiede di risalire alle memorie genealogiche interrogando (ad esempio) i parenti. Grazie al test muscolare di investigazione, chiamato test kinesiologico, la Biokinesiologia permette, partendo dal presente del paziente che ci chiede aiuto, di attingere direttamente al suo inconscio personale e familiare. Il test può essere eseguito su chiunque, animali compresi, da un terapeuta specializzato, per svelare le memorie personali e genealogiche alla radice dei blocchi. Anche quando queste non sono note o sono inconsce.

Come funziona il processo di guarigione

Partendo dal sintomo che il paziente vorrebbe eliminare dalla sua vita, si individua un potenziale biologico collegato, che andrebbe liberato. Poi si cercano e si sciolgono le emozioni bloccate prioritarie e dominanti che ostacolano l’espressione di quel potenziale biologico.

Il nostro obiettivo è liberare la totale accessibilità al potenziale biologico inespresso. Una volta fatto questo il paziente non dovrebbe più vivere il problema ricorrente per cui ci ha contattato.

Lavorando a questo livello radice, quando il paziente sarà libero di esprimere il potenziale biologico non servirà agire consciamente per usarlo. Così come, a causa del blocco, il paziente non poteva usare il suo potenziale, una volta sbloccato, sempre in modo inconscio, lo saprà usare perfettamente. In modo naturale e senza alcuno sforzo volontario. Basta essere pronti ad accogliere i cambiamenti.

Il paziente potrà usare il potenziale biologico sbloccato senza fare sforzi consci

Dialogo con l’inconscio

Con la Biokinesiologia la mente conscia non è più la protagonista principale, si dialoga direttamente con il corpo dei pazienti. Qual è il grande vantaggio di questo approccio? Il corpo non mente e non interpreta. Quello che scopriamo corrisponde alla realtà dei fatti. Se un’emozione è bloccata, lo è realmente: non avremmo mai il dubbio che lo sia, quindi non perderemo tempo su supposizioni che rischiano di essere sbagliate. Si va dritti al cuore del problema e a quello che è possibile fare nel corso della sessione.

Il nostro ruolo di terapeuti, in questo caso, è assimilabile a quello degli interpreti: siamo un mezzo per far sì che la mente subconscia dei pazienti possa dialogare con quella conscia.

Il corpo non mente e non interpreta

Grazie alla Biokinesiologia possiamo risanare le ferite inconsce personali e genealogiche e liberare l’accesso completo ai potenziali biologici bloccati. Consentendo così ai nostri pazienti di vivere gli eventi per loro più difficili da affrontare in modo meno acuto e drammatico.

Nella maggior parte dei casi i sintomi delle patologie ricorrenti spariscono. Negli altri casi, se anche lo spiazzamento c’è, diventa meno intenso. In questo modo il corpo non viene chiamato a intervenire sistematicamente e i sintomi più fastidiosi diminuiscono. Patologie ricorrenti come la cistite non si ripresentano più o si ripresentano con una frequenza decisamente inferiore.

Peso forma: più vicino al tuo obiettivo in 4 passi

Peso forma: più vicino al tuo obiettivo in 4 passi

La strada verso il peso forma è meno difficile di quello che pensi. Come tutte le strade nuove, però, andando senza indicazioni capita di perdersi e ritrovarsi al punto di partenza.

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Se hai letto altri articoli di questo blog, conosci i principali falsi miti legati a cibo e alimentazione sana. Forse hai anche messo in pratica alcuni dei miei consigli per dimagrire riorganizzando i tuoi pasti e la tua casa. È probabile che tu abbia già ottenuto qualche risultato, ma immagino che la strada per te sia ancora in salita. Ti sembra di fare un passo avanti e due indietro? Niente paura: c’è una spiegazione che ti chiarirà le idee e ti aiuterà a capire come muoverti.

Quando dimagrire o mantenere il peso forma sembra una missione impossibile, c’è dietro una ragione specifica

In questo nostro percorso di avvicinamento al peso forma, c’è ancora un aspetto fondamentale del sovrappeso di cui non ti ho parlato. Non riguarda quello che fai o non fai, ma quello che sei e che la tua mente ti spinge a essere senza che tu ne sia consapevole. Questo aspetto condiziona le tue scelte a livello inconscio. Sto parlando della radice dei tuoi chili di troppo.

La tua mente ti spinge a essere sovrappeso senza che tu te ne renda conto

Si tratta di un argomento delicato e importante, che non può essere esaurito in poche righe. Merita tutta l’attenzione e l’approfondimento che posso darti. Per questo ho scritto un libro dedicato, Conquista per sempre il tuo Peso Forma. Sul mio sito trovi anche un audio corso sul sovrappeso e tengo regolarmente dei seminari online per affrontare il tema.

Assodato che si tratta di un argomento delicato, posso fin da subito illustrarti quali primi passi puoi fare per avvicinarti al peso forma. Conoscere di più te stesso, cioè la tua mente e il tuo corpo, è per me una priorità.

Primo Passo – Riconosci se c’è una resistenza a dimagrire

Sono anni che fai di tutto per dimagrire, impegnandoti con dieta e palestra? Niente sembra funzionare, almeno non a lungo? I chili che riesci a smaltire tornano alla carica con gli interessi dopo poco tempo? Mantenere il giusto peso per te sembra impossibile?

Se hai risposto sì almeno una volta, c’è sicuramente una resistenza al dimagrimento e al mantenimento del peso forma.

I chili che riesci a smaltire tornano alla carica con gli interessi dopo poco tempo? In te c’è una resistenza al raggiungimento del peso forma

C’è un altro modo per svelare questa resistenza? Sì. In realtà è molto semplice. Se non mantieni il tuo peso forma in modo naturale e spontaneo la causa è una resistenza. Perché? Tutti quanti abbiamo in noi il potenziale necessario a vivere al nostro peso forma.

Come gli animali selvatici, abbiamo la capacità biologica di mangiare nelle giuste quantità gli alimenti migliori per essere vitali. Quando esprimiamo questa capacità, ricaviamo in modo istintivo l’energia adatta a vivere ogni nostra giornata. Il tutto senza pensarci, cioè senza regole né divieti. Dimagrire e mantenere il peso forma senza diete è assolutamente possibile.

Come accade agli animali selvatici, anche noi umani abbiamo il potenziale per raggiungere e mantenere il peso forma

Come si presenta la resistenza al dimagrimento?

Quando dimagrire sembra un percorso a ostacoli che richiede una motivazione e una forza di volontà enormi, la resistenza è in azione. Man mano che l’obiettivo si avvicina, inoltre, la strada si fa sempre più ripida e impervia.

Quando è in atto una resistenza servono tante risorse. Si deve fare prova di forza di volontà incredibile per riorganizzare il proprio modo di fare e di essere. Ci vuole determinazione per resistere alle tentazioni e perseveranza per superare la stanchezza, la noia, la frustrazione. È richiesta capacità di autocontrollo per seguire la strategia scelta per dimagrire e poi mantenere il peso forma raggiunto con grande fatica. Infine si deve tirare fuori tanto coraggio per rialzarsi dopo ogni delusione, fallimento o sgarro.

La resistenza inconscia al dimagrimento mette di fronte molti ostacoli, frenando la corsa verso il peso forma

C’è poi un ultimo dettaglio che conferma senza ombra di dubbio la presenza di una resistenza: l’assoluta facilità e naturalezza nel riprendere i chili faticosamente persi.

Se fai parte delle persone che si sono arrese diverse volte, sopraffatte dalla fatica di dimagrire, non sei solo.

Secondo passo – Comprendi la tua resistenza al dimagrimento

Non siamo tutti uguali. La ragione per cui una parte di te non vuole dimagrire dipende dal tuo modo di essere e dal tuo vissuto. Di solito, quando una persona desidera raggiungere il proprio peso forma, si concentra sui modi per diminuire la quantità di calorie ingerite e aumentarne il dispendio, incrementando l’attività fisica.

Pochissimi, prima di mettere in campo una qualunque strategia, si fanno la domanda che ritengo sia fondamentale. Perché il mio corpo è in sovrappeso?

La ragione per cui una parte di te non vuole dimagrire dipende dal tuo modo di essere e dal tuo vissuto

Quei pochi che si pongono questa domanda rispondono distrattamente a se stessi: “ho mangiato più del solito”. Così si mettono in testa di diminuire le calorie assunte e/o eliminare alcuni cibi. Se dimagrire fosse così semplice e meccanico, perché tante persone faticherebbero per mangiare di meno e mantenere il peso raggiunto con tanto impegno?

Nella mia esperienza, c’è sempre una buona ragione per aumentare di peso. Ben più profonda e articolata del semplice fatto di “mangiare troppo”.

Indaga sul tuo passato

Per comprendere la parte di te che trova utile e benefico il fatto di essere in sovrappeso, devi scavare nei ricordi per capire quando ha iniziato a esprimersi e agire.

Ripercorrere la storia del tuo sovrappeso è fondamentale per avvicinarti in modo naturale e senza fatica al peso forma

A tutte le persone che si rivolgono a me per essere accompagnate verso il traguardo del peso forma, chiedo sempre la stessa cosa, così da partire con il piede giusto. Chiedo loro di ricostruire la storia del loro sovrappeso o meglio, più in generale, la storia del loro peso.

Si parte dalla nascita per arrivare al peso attuale, passando dall’infanzia all’adolescenza e così via. Ogni volta in cui l’ago della bilancia è salito o è sceso in modo significativo ma spontaneo ci soffermiamo per capire perché.

Chiediti perché l’ago della bilancia è salito o è sceso in modo spontaneo

Il momento più significativo è quando sei passato dal peso forma al sovrappeso la prima volta, ma non trascurare nessuno di questi cambiamenti. Cosa è successo ogni volta che hai messo su dei chili di troppo? Di solito c’è dietro un avvenimento importante. Un ricovero, la morte di una persona o di un animale che amiamo, l’arrivo di un fratello o di una sorella in famiglia, una gravidanza, un trasloco eccetera.

Il significato del sovrappeso

Il sovrappeso è la migliore risposta che il tuo corpo ha trovato, di volta in volta, per affrontare il problema o il trauma che stavi vivendo. Pensare di dimagrire senza risolvere il problema o elaborare il trauma significa privarti di una strategia di difesa molto importante per il tuo equilibrio psicofisico.

Può sembrare difficile da capire, ma è così. Ed è proprio questo uno dei punti che approfondisco nel libro Conquista per sempre il tuo Peso Forma.

Il sovrappeso è per il tuo corpo e la tua mente una strategia di difesa

Il cuore del mio approccio si basa sulla comprensione del problema alla radice del tuo sovrappeso. Per dimagrire devi comprendere davvero le ragioni di quella parte di te che ti spinge inconsciamente lontano dal tuo peso forma.

Quali sono le ragioni della parte di te che ti spinge lontano dal peso forma?

In questo modo potrai trasformare la parte di te ribelle al dimagrimento in una preziosa alleata, che ti aiuterà non solo a raggiungere ma anche a mantenere il peso forma. Eliminata la resistenza, il percorso di dimagrimento non sarà più una ripida salita piena di ostacoli ma una dolce discesa.

Terzo Passo – Metti da parte il desiderio di perdere peso

Diffida da chi ti propone di perdere peso. Arrivando a comprendere quella parte di te che usa il sovrappeso come strategia difensiva, avrai anche capito che per te, inconsciamente, dimagrire/essere magro è una condizione negativa. Mentre il sovrappeso porta benefici.

Esprimere il tuo obiettivo in termini di perdere peso, di conseguenza, è controproducente. Perché? Facciamo insieme questo esercizio. Elenca su un foglio le volte in cui ti capita di usare la parola perdere.

Perdere il lavoro, una persona o un animale a te caro, una partita, il portafoglio, un’opportunità. Non c’è bisogno di andare avanti. Gli esempi sono innumerevoli e avrai sicuramente capito cosa intendo.

La parola perdere è associata a un accadimento negativo

La parola perdereporta con sé l’idea di fallimento, insuccesso, dolore, carenza, tristezza, insicurezza. Un bagaglio di negatività che farebbe desistere qualunque persona, anche la più motivata, dall’idea di perdere i chili di troppo. Immagina questa parta di te che già è restia e diffidente verso l’idea di dimagrire. Come reagirà alla proposta di perdere peso?

Non solo. Cosa succede di solito quando perdi qualcosa? Desideri fortemente ritrovarla.

Se ti dai come obiettivo quello di perdere peso, rischi di ritrovare con gli interessi tutti i chili che ti sei lasciato faticosamente alle spalle. Ecco cosa c’è dietro il famigerato effetto yo-yo. Un modo sbagliato di approcciarsi al desiderio di dimagrire e raggiungere il peso forma.

Dietro l’effetto yo-yo c’è un approccio sbagliato al dimagrimento

Riformuliamo insieme il tuo desiderio. Cosa pensi di: voglio sbarazzarmi di dieci chili con facilità e rispetto verso il mio corpo, accrescendo salute e benessere?

Oppure potresti pensare: voglio alleggerirmi di venti chili con serenità e in totale sicurezza.O meglio ancora: voglio pesare sessantacinque chili in totale naturalezza, benessere e salute. Adatta il tuo personale obiettivo al numero di chili giusto per te. Specificare il numero preciso di chili di cui vuoi sbarazzarti è importante.

Quarto passo – Nutri la tua vita con amore e rispetto verso te stesso

Spesso, quando ci sentiamo in qualche modo vuoti, abbiamo la tendenza a riempirci di cibo. Quello che in realtà ci serve, in questi casi, è un altro tipo di nutrimento. Abbiamo bisogno di affetto, amore, gioia, entusiasmo, fiducia. Il nutrimento che ci è necessario è di tipo relazionale, emotivo, intellettuale, spirituale.

Forse anche tu stai vivendo un momento in cui hai necessità di riempire la tua vita di piacere oltre che di dovere e di cose da fare. Potrebbe mancarti il piacere della condivisione, dell’espressione del tuo potenziale, dell’esplorazione di ciò che è nuovo e sconosciuto.

Ti serve una vita nutriente

Per rendere la propria vita colma di senso, il primo passo è conoscere se stessi. Conoscere te stesso ti permetterà di connetterti alla tua bussola interiore, sempre presente e affidabile. Solo così potrai seguire la direzione migliore per te e potrai procurarti il nutrimento necessario a una crescita rigogliosa e armonica.

In questo contesto il cibo rimane un elemento che desta interesse e dà piacere, ma diventa meno importante di prima. Spesso sei affamato di senso più che di cibo.

Il viaggio verso questa forma di appagamento potrebbe sembrarti troppo lungo e difficile. Tranquillo: ogni percorso, qualunque sia la sua lunghezza, si fa un passo alla volta. Ognuno secondo le proprie possibilità e il proprio passo.

Hai voglia di partire? Come da mia abitudine, per aiutarti a trovare le risposte giuste per te, che sono tue e di nessun altro, ti propongo tre domande. Servono a capire qual è il punto da cui parti. Per il momento, le risposte possono limitarsi a dei sì oppure a dei no.

  1. Ti piace quello che fai abitualmente?
  2. Ti piacciono le persone con cui stai?
  3. Ami il luogo in cui vivi?

Se hai risposto di sì a tutto, non hai bisogno di alcuna strategia aggiuntiva per nutrire la tua vita, vai avanti per la tua strada.

Se invece hai pensato o scritto almeno un no, è importante che tu ne prenda atto. Può essere doloroso, ma è un primo passo fondamentale per poter agire in modo coerente con la realtà.

Agisci, subito

Adesso ti chiedo di individuare una piccola azione che puoi compiere già oggi, per trasformare un giorno quel no in un sì. Scegli qualcosa di facile, che dipenda solo da te. Per esempio, puoi fare una ricerca internet sul lavoro dei tuoi sogni e sulle possibilità di modificare la tua carriera. Puoi definire le caratteristiche del luogo in cui vorresti vivere, oppure mettere nero su bianco un desiderio sul tipo di relazioni che vorresti nella tua vita eccetera.

Per trasformare il no in un sì parti individuando un’azione facile che dipenda solo da te

Ogni progetto che è stato realizzato è stato prima sognato. Sognare non costa nulla e può portare grandissimi benefici. Sogna pure liberamente. Dopodiché compi la tua prima azione nella direzione scelta.

 

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Mente sana in corpo sano: cosa puoi fare quando ti ammali

Mente sana in corpo sano: cosa puoi fare quando ti ammali

Mente sana in corpo sano. A dirlo è un’antica sentenza latina, diventata proverbiale, che recita (appunto) mens sana in corpore sano. Negli anni questa citazione è stata usata in appoggio alle teorie più svariate. Mente sana in corpo sano può voler dire che se la mente sta bene il corpo di conseguenza non si ammala, o che l’esercizio fisico aiuta il benessere mentale e così via.

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Secondo il mio approccio, che nei miei venti anni di esercizio della medicina complementare ho formalizzato nel metodo della Bioconsapevolezza, questo augurio è molto sensato. E può essere guardato con occhi diversi da quanto facciamo di solito.

Il tuo corpo si ammala perché la tua mente e il tuo io profondo vivono un disagio. Ma la malattia non è l’elemento da combattere per recuperare una mente sana in corpo sano. Anzi. Vediamo perché.

Il tuo corpo si ammala perché la tua mente e il tuo io profondo vivono un disagio

Qual è la relazione tra corpo e malattia

Il corpo risponde all’imperativo biologico di sopravvivere. Quando vivi una situazione in modo pericolosamente stressante, il tuo corpo interviene attivando una soluzione biologica, che spesso ha natura organica, così da aiutarti ad attraversare il momento. Perché? Semplice: è meglio essere ammalati che morti.

Nelle reazioni del corpo (sintomi e malattie), i terapeuti e le persone attrezzate per farlo possono leggere un messaggio: stai vivendo oppure hai vissuto una situazione troppo spiazzante. Per cancellare sintomi e malattie dobbiamo fare in modo che il corpo non abbia più bisogno di intervenire “per salvarti”. Fortunatamente, il tipo di sintomo che sperimenti ci informa sul tuo vissuto, aiutandoci a capire in quale direzione indagare.

Poi è fondamentale comprendere qual è la situazione o l’evento che ha scatenato il vissuto. E intervenire per cambiarlo. Si può fare? Sì, è possibile. Il vissuto è il risultato dei filtri con i quali interpretiamo i fatti.

Di fronte agli stessi fatti e accadimenti, dieci persone diverse vivranno quella stessa realtà in dieci modi differenti. I filtri non sono altro che le tue convinzioni (consce e inconsce), le memorie, le ferite, eccetera.

Di fronte agli stessi fatti e accadimenti, dieci persone diverse vivranno quella stessa realtà in dieci modi differenti

La malattia si manifesta nell’aumento o nella diminuzione di una funzione specifica, oppure nello sviluppo di un’infiammazione. Così nascono per esempio masse tumorali o ulcere.

Quando ti trovi di fronte a una malattia puoi agire su tutti e tre i livelli che la generano, dal più superficiale al più profondo, per modificare la situazione che stai vivendo. Stiamo parlando di azioni, emozioni e pensieri. Ecco come e perché si può agire per recuperare una mente sana in corpo sano.

Cambiare le tue azioni

Le azioni rappresentano il primo livello sul quale puoi intervenire. Cosa puoi fare per migliorare il tuo stato di salute? Cambiare il tuo stile di vita, la dieta, fare attività fisica, prendere un farmaco, ecc.

Ci sono però due importanti limiti che devi considerare quando metti in atto questa strategia. Il primo è che devi esercitare la tua volontà costantemente. Il secondo è che esercitando la tua volontà in modo cosciente puoi cambiare solo le tue azioni consapevoli (ad esempio smettere di consumare cibo spazzatura). Ma non hai alcun potere di modificare le azioni che compie autonomamente il tuo corpo.

L’apporto di farmaci e operazioni chirurgiche

Per influenzare le azioni del corpo, abitualmente ti rivolgi alla medicina convenzionale, che attraverso farmacopea e chirurgia combatte lo squilibrio definito malattia. Spesso impedendo al corpo di mettere in atto le sue strategie difensive. Intervenire a livello delle azioni significa esercitare una volontà costante, senza sgarrare mai, con risultati incerti.

Fare sport o smettere di fumare può senz’altro aiutare in tutta una serie di casi. Così come possono essere utili, ad esempio, le medicine che leniscono il dolore e confortano le persone che affrontano uno stato acuto della malattia. Il valore delle azioni si esprime anche negli interventi sanitari in caso di traumi fisici e stati di emergenza acuta.

L’intervento volontario sulle azioni, però, serve solo a ridurre i sintomi fastidiosi della malattia che stai vivendo. Oppure a tutelare momentaneamente la tua sopravvivenza.

L’intervento volontario sulle azioni, però, serve solo a ridurre i sintomi fastidiosi della malattia che stai vivendo

Ridurre i sintomi è molto utile per curare, nel senso di prendersi cura, ma non per aiutare la persona a guarire. Ecco perché in moltissimi casi ci si ritrova ad assumere farmaci per una vita intera.

Prova a riflettere su questa metafora. Spesso chirurgia, farmacopea e buone abitudini sono paragonabili alle azioni di un contadino che cura le sue piante malate occupandosi solo dei frutti e trascurando le radici o il terreno.

Intervenire sulle tue emozioni

Le emozioni rappresentano il secondo livello in questo panorama di interventi possibili. Lavorare sulle emozioni permette di agire in modo più profondo rispetto a quanto puoi fare grazie alle azioni.

Se imparerai a conoscere te stesso, scoprirai come accogliere le tue emozioni e lasciare che trovino uno sfogo benefico. Di conseguenza ti ammalerai di meno e risolverai gli stati di squilibrio che di volta in volta dovrai affrontare.

Accogliere le proprie emozioni senza giudizi o mistificazioni è molto più complesso di quello che potresti pensare. Perché le emozioni spesso fanno paura e non sempre sono le benvenute. Magari il contesto sociale in cui vivi ti spinge a nasconderle. Oppure sei stato cresciuto con la convinzione che esprimere quello che senti ti rende debole e attaccabile. Una persona che non può avere successo.

Il condizionamento sociale

La nostra società, frequentemente, considera tollerabili alcuni livelli di emotività e intollerabili altre manifestazioni. Come se fosse consentito piangere di tanto in tanto (per fare un esempio) ma di certo non troppo spesso e non senza freni. Così come ci sono emozioni ritenute sane e lecite (ad esempio la tristezza per la morte di un parente) e altre insane o inopportune. Come la disperazione perché è venuto a mancare un animale domestico.

Moltissimi bambini, nel corso della prima infanzia, quando l’essere umano vive il suo stadio di spugna emotiva, imparano che non è sempre educato, corretto o giusto provare ed esprimere emozioni. Frasi come “impara a controllarti” sono all’ordine del giorno. Possiamo agire sulle nostre emozioni? Sì, scoprendo come accettarle, accoglierle e lasciarle libere di esprimersi.

Ma c’è un lavoro ulteriore e più importante da fare per recuperare benessere e salute.

Possiamo agire sulle nostre emozioni? Sì, scoprendo come accettarle, accoglierle e lasciarle libere di esprimersi

Lavorare alla radice

Le emozioni sono diretta conseguenza del nostro dialogo interiore, conscio e inconscio. Il dialogo interiore, a sua volta, è condizionato dalle nostre credenze.

Utilizzando dei metodi mirati che permettono di cambiare le tue convinzioni, puoi agire sul livello più profondo tra quelli che causano malattie o abbassano la tua energia vitale e il tuo stato di benessere. Impedendoti, di fatto, di avere una mente sana in corpo sano.

Prova a visualizzare questo livello di azione come una microchirurgia della mente. Una convinzione bloccante può essere rimossa e sostituita con una convinzione costruttiva e benefica. In questo modo si agisce attraverso una riprogrammazione cellulare.

Una convinzione bloccante può essere rimossa e sostituita con una convinzione costruttiva e benefica

Biologia: il risultato di più fattori correlati

Quando parlo di lavorare alla radice di una malattia o di un malessere, che costituisce il fulcro del metodo della Bioconsapevolezza, mi riferisco proprio al fatto di intervenire alla radice dei pensieri e delle azioni biologiche del corpo.

I pensieri e le azioni che nascono a livello biologico sono condizionati dal vissuto personale (educazione ricevuta, cultura assorbita nella crescita, accadimenti) ma anche dal vissuto dei tuoi antenati. Il dialogo interiore (compreso quello inconscio) che porta a sviluppare sintomi e malattie è spesso il risultato di traumi vissuti e non elaborati. O anche non del tutto digeriti. La psicoterapia è una via possibile per sciogliere i traumi.

Questi traumi imprimono delle ferite emozionali che vengono memorizzate nelle nostre cellule. La nostra Biologia prende in carico questo stress emozionale e reagisce a questi drammi ancora attivi in noi, cercando di esprimere a suo modo una soluzione.

Come comprendere la soluzione biologica

La domanda fondamentale da farsi, quando il corpo ti invia un messaggio sotto forma di malattia, potrebbe essere spiazzante. Chiediti in che modo la malattia come risposta del corpo può essere sensata. In reazione a quale evento traumatico quella malattia ha un senso?

Se riesci a vedere la malattia come un sistema del corpo per darti una mano, la tua visione cambierà completamente e potrai avvicinarti in modo concreto a una soluzione. In questo blog trovi diversi esempi interessanti, legati ad esempio al sovrappeso o all’infertilità come messaggi dal corpo. Possono aiutarti a capire meglio.

Mente sana in corpo sano con il metodo della Bioconsapevolezza

Il metodo della Bioconsapevolezza ti aiuta a risanare le tue ferite, personali e genealogiche, per liberare il corpo dal compito di gestirle attraverso sintomi e malattie.

Tale cambiamento profondo modifica il tuo dialogo interiore e dunque il modo in cui vivi gli eventi. Quindi influenza direttamente le tue emozioni. Di conseguenza cambieranno le tue azioni, consce e non (quelle della tua biologia).

La differenza sostanziale rispetto a un lavoro che si ferma al primo livello, quello delle azioni, è che quando avrai lavorato alla radice, le tue emozioni e le tue azioni cambieranno da sole. Senza che tu debba esercitare un controllo costante (cosa molto difficile e faticosa).

Quando avrai lavorato alla radice, le tue emozioni e le tue azioni cambieranno da sole

Il potere del lavoro alla radice

Grazie al lavoro alla radice le azioni saranno spinte da un movimento interiore che non richiede minimamente forza di volontà o consapevolezza. Quando avrai risolto il problema che spingeva il corpo verso la malattia, recuperando benessere e una mente sana in corpo sano, le tue azioni cambieranno spontaneamente. Condizionerai così la tua salute a 360°: fisica, sessuale, emozionale, sociale, intellettuale, spirituale e così via… Una guarigione reale e sostanziale.

Ora, conoscendo i diversi livelli sui quali puoi agire per recuperare una mente sana in corpo sano, sai anche cosa ti puoi aspettare dal lavoro che puoi fare ad ogni livello. Puoi scegliere di integrare i diversi tipi di interventi fra di loro, per beneficiare dei vantaggi di ciascuno.