Affrontare un trauma può essere difficile. Spesso pensiamo di non avere gli strumenti o le forze per farlo. Capita a tutti di trovarsi a vivere un evento o una situazione nuova e inaspettata in modo drammatico: la perdita di una persona cara, la fine inaspettata di una relazione, un licenziamento, il tradimento di un’amica, una diagnosi infausta.
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Come prima cosa, facciamo un passo indietro. Lo ritengo importante per affrontare qualsiasi trauma: nessuna esperienza è oggettivamente drammatica. L’unica cosa oggettiva sono i fatti. La morte di un genitore, un incidente in macchina, un’amputazione: questi sono i dati oggettivi, ciò che è accaduto.
Sono poi le tue convinzioni, il modo in cui sei cresciuto, i tuoi valori e riferimenti culturali, ciò che non riesci a tollerare, il tuo passato e tutte le memorie inconsce, personali e genealogiche, a condizionare il modo in cui reagisci a un determinato avvenimento. Quello che pensi, la tua maniera originale di interpretare gli eventi che vivi, fa scaturire in te determinate emozioni, non il fatto in sé. A seconda del filtro interpretativo, lo stesso avvenimento può essere vissuto come la più grande delle tragedie, come un’incredibile opportunità o in maniera neutrale, come qualcosa che non è né brutta né bella.
Quello che pensi, la tua maniera originale di interpretare gli eventi che vivi, fa scaturire in te determinate emozioni
Le obiezioni più comuni
Anche se non siete qui con me vi immagino, posso sentirvi fare qualche obiezione: “la morte di una persona cara è sempre drammatica di per sé, non è una questione di interpretazione“. Invece, non c’è nessun sempre, anche il modo in cui viviamo la morte è fortemente influenzato da convinzioni, credenze e cultura.
Chi crede nella reincarnazione e nella vita eterna, ad esempio, pensa che la persona non scompare: semplicemente tornerà a vivere in un altro corpo e in un’altra forma. C’è poi chi si focalizza sulla fortuna di aver incontrato la persona che è morta, perché vivere insieme un pezzo di cammino è già un grande dono. Queste persone penseranno a chi non c’è più con il cuore colmo di gratitudine. Infine, ci sono individui che si focalizzano sull’assenza, sulla perdita, sull’ingiustizia di ciò che non potranno più fare e vivere. A volte possiamo vivere tutti questi aspetti in modo simultaneo oppure progressivo nel corso del lutto.
Conoscersi per non restare schiacciati
Quando succede qualcosa, ormai è fatta. Non possiamo riavvolgere il nastro del tempo. Nostra sorella non può tornare dall’aldilà, una gamba amputata non può essere riattaccata, quel lavoro perso è perso. Possiamo rimuginare per una vita intera su quanto è accaduto, ma con quali risultati? Possiamo prendercela con Dio, con l’Universo, con l’ingiustizia della Vita (a seconda delle nostre credenze), ma non possiamo cambiare ciò che è accaduto. Eppure abbiamo un grande potere.
Siamo noi a controllare i nostri pensieri. Diventando consapevoli dei meccanismi che scattano nel nostro cervello di fronte a determinate situazioni possiamo fare una scelta. Dire di No a quanto accaduto e alle nostre emozioni, oppure dire di Sì (leggi anche l’articolo Dall’attaccamento all’accettazione, Cambia la tua vita con un sì).
Il No innesca una guerra, ci mette nella condizione di fare resistenza contro qualcosa che non può essere cambiato. Partendo da questo No, è come se una parte di te (mentale, energetica, emozionale) rimanesse bloccata all’interno dell’evento traumatico, in quel momento preciso. Hai perso tua madre a vent’anni e non sei riuscita o riuscito ad accettare l’accaduto? Crescendo, solo una parte di te è andata avanti sul suo cammino, mentre un’altra è rimasta lì bloccata. Il No porta ad azioni incoerenti rispetto alla realtà perché inconsciamente si nega quello che è accaduto.
Quando invece scegli di dire Sì a un evento, per quanto apparentemente terribile, hai la libertà di mettere tutte le tue energie e attenzioni nella ricerca di soluzioni per stare bene nonostante tutto.
Siamo noi a controllare i nostri pensieri
Cosa puoi fare per affrontare un trauma
Ti propongo dei passi che puoi compiere quando devi affrontare un trauma. Sono in un ordine cronologico per aiutarti a capire, ma in realtà tutto accade contemporaneamente o quasi.
- Scegli di dire Sì all’accaduto. Quanto successo è un dato di fatto. La persona che ami ti ha lasciato, ti hanno licenziato, hai una malattia e così via. Prendine atto.
- Accogli le tue emozioni. Sei un essere umano e le emozioni che provi sono il tuo modo personale di vivere la realtà. Onora le tue sensazioni, accogliendole con comprensione e benevolenza. In questo modo le lascerai libere di esistere.
C’è anche un terzo passo, ma prima di raccontartelo voglio darti altri strumenti che potrebbero esserti d’aiuto. Se dovessi renderti conto che le emozioni che provi, anche dopo averle accolte, sono eccezionalmente acute, drammatiche e durature, puoi scegliere una delle strade che ti descrivo nel prossimo paragrafo, oppure tutte.
Quando le emozioni sono troppo intense
Per iniziare, puoi osservare il tuo dialogo interiore e andare a caccia di virus mentali. Focalizza la tua attenzione soprattutto sulle generalizzazioni che usi quando parli con te stesso. Quante volte compaiono parole come mai, sempre, tutti, nessuno? Vai anche alla ricerca di una possibile tendenza a ingigantire i fatti. Per caso ti dici cose come: “non potrò sopravvivere in nessun modo a questo insulto”, “la mia vita è finita”, “non valgo niente di niente”?
Un dialogo interiore colmo di virus mentali ha il potere di trasformare una situazione sgradevole momentanea in un dramma acuto eterno.
Dopo aver lavorato sul dialogo interiore torna di nuovo sull’azione di accogliere le tue emozioni. Questa volta apriti alla consapevolezza che può trattarsi di emozioni passate cristallizzate. Sono state risvegliate dall’evento presente ma appartengono anche al passato. Sentirle e accoglierle oggi, rappresenta una vera e proprio liberazione per il tuo organismo. Senza obbligatoriamente andare a esplorare quelle situazioni passate che hanno dato il via alle emozioni bloccate. Lasciarle defluire oggi è già di per sé un processo terapeutico.
Se te la senti, infine, puoi lavorare per capire come mai questo particolare evento scatena in te un dramma così travolgente. Spesso, farlo permette di scoprire che quanto accaduto “mette il dito nella piaga” di una ferita antica, che in molti casi risale all’infanzia. Potrai così rielaborare il fatto scatenante del passato e liberarti dal dolore intenso che vivi oggi. Puoi farti aiutare nel percorso da un terapeuta di fiducia.
Lasciare defluire le emozioni oggi è già di per sé un processo terapeutico
Anche tu sei resiliente e puoi affrontare un trauma
La resilienza è la capacità di affrontare eventi stressanti e avversità, superarli e uscirne rafforzati. Quando attingiamo alla nostra resilienza, possiamo trasformare qualsiasi evento potenzialmente drammatico in un’opportunità di crescita interiore.
Che si tratti di un lutto, di una delusione amorosa oppure di un cambiamento professionale repentino, puoi rivisitare la situazione, osservarla con il senno di poi, imparare dagli errori, capire cosa di buono puoi trarre dall’accaduto.
Attraverso le emozioni che proviamo possiamo cogliere l’opportunità di conoscere meglio la nostra sensibilità, ma anche i nostri valori, le vulnerabilità, il nostro essere umani. Questo processo interiore ti permetterà di ripartire più maturo, più focalizzato. Potrai riprogettare la tua vita personale o professionale alla luce di nuove prospettive.
Quando propongo alle persone a cui è stata diagnosticata una malattia di “sfruttare” la malattia, andando a lavorare sulle radici che possono averla favorita per uscirne guariti fisicamente e anche più sani di prima, è proprio alla resilienza che faccio riferimento.
Più sperimenti la resilienza, più comprendi che sei capace di superare le difficoltà trasformandole in opportunità. Recupererai fiducia in te stesso e autostima, accederai a un circolo virtuoso che consente di mantenere la calma anche nelle situazioni difficili, reagendo con creatività di fronte ai problemi.
La resilienza abbassa anche il livello di ansia, perché saprai che se dovesse presentarsi un problema troverai il modo di affrontarlo. Sapere che dopo ogni tempesta c’è il sole, che puoi rifiorire dopo un evento spiacevole esprimendo di nuovo e persino meglio il tuo potenziale, ti farà sentire più sicuro.
Resilienza non significa resistenza
Sento che è importante precisare che resilienza e resistenza sono due concetti distinti. Due modi profondamente diversi di affrontare le difficoltà. La resistenza implica la capacità di resistere (appunto) a forze esterne, e il suo obiettivo è mantenere lo status quo. Implica una lotta in opposizione ed è una capacità statica.
Resistenza implica lotta e staticità, resilienza è adattamento e crescita
La resilienza invece non ha nulla di statico, anzi: si tratta di una competenza dinamica che può essere coltivata e sviluppata nel tempo. Coltivare la resilienza ci permette di gestire lo stress in modo sempre più efficace. Aiuta a ridurre le paure e la carenza di fiducia in sé stessi e a trovare soluzioni creative di fronte alle sfide.
Resilienza è adattamento e crescita anche in seguito a traumi o sfide. Implica trasformazione e capacità di rialzarsi dopo una situazione dolorosa. Un processo strettamente legato alla flessibilità.
Come attingere concretamente alla tua Resilienza
Ci sono diversi esercizi che puoi fare per connetterti alla tua capacità di resilienza, te ne propongo alcuni.
- Scrivere un diario in cui lasci fluire i pensieri e le emozioni.
- Scegliere attività che riducono il livello di stress: camminare, rilassarti, respirare consapevolmente, condividere le tue emozioni con persone accoglienti e benevole.
- Entrare in contatto con la Natura. La Natura e le piante in particolare, illustrano in silenzio la resilienza, il cambiamento dinamico continuo, con cicli successivi con inizi, trasformazioni e fini.
Infine, assodato il fatto che non avresti mai scelto volontariamente di affrontare l’avversità per cui stai soffrendo così tanto, ti propongo qualcosa che potresti in un primo tempo giudicare come totalmente insensata quando si parla di affrontare un trauma. Ti propongo di osare e fare a te stesso (o te stessa) una domanda.
Una domanda alla quale potresti non avere risposte in un primo tempo, ma che spesso apre sbocchi inaspettati: “Quale opportunità mi porta quanto accaduto?”