L’attaccamento si verifica ogniqualvolta, di fronte a un evento che consideri avverso, ti arrabbi e ti disperi, perché avresti voluto che le cose andassero diversamente. Provi emozioni intense e durature che a volte continuano a ripresentarsi per una vita intera, abbassando la tua energia vitale. Rimugini sul fatto che le cose siano “andate storte”, ti rimproveri per le parole dette o le scelte fatte. L’attaccamento è l’opposto dell’accettazione.

Quando lasciamo spazio all’accettazione, prendiamo atto che qualcosa è successo anche se questo qualcosa non ci piace ed è doloroso. Accettazione significa accogliere qualsiasi evento così com’è. Può sembrarti impossibile fare un passo verso l’accettazione, invece puoi riuscirci anche tu e vorrei spiegarti perché è importante per la tua salute.

Accettazione significa accogliere qualsiasi evento così com’è

 

SE PREFERISCI ASCOLTA LA VERSIONE AUDIO DELL’ARTICOLO

 

Un problema molto diffuso

Se anche tu sei preda dell’attaccamento non devi stupirti. È normale per l’uomo e lo è soprattutto per chi nasce in occidente. Fin da piccoli veniamo cresciuti nella convinzione che possiamo plasmare la nostra vita: con un po’ di impegno anche noi potremo vivere la nostra favola ed evitare il dolore. Così, quando il dolore inevitabilmente bussa alla nostra porta, ci stupiamo e ci arrabbiamo.

L’attaccamento può interessare non solo il passato ma anche il futuro: siamo attaccati all’idea che tutto debba svolgersi secondo i nostri piani e questo crea ansia e insicurezza.

Sei attaccato all’idea che tutto debba svolgersi secondo i tuoi piani?

Metti nero su bianco quello che non riesci ad accettare

Ti consiglio, subito dopo aver letto questo articolo, di fare un esercizio: prendi un foglio e scrivi in forma di elenco tutte quelle situazioni presenti e passate che senti di non aver accettato. Fallo senza filtri, cercando di sospendere qualunque giudizio. Le emozioni negative che provi riguardo a situazioni passate o presenti possono servirti da filo conduttore nella tua indagine. Magari non accetti di essere nato nella tua famiglia oppure non ti capaciti di aver fatto una scelta professionale “sbagliata”. O sei arrabbiato per come è morta una persona cara.

Tutti, nella nostra vita, affrontiamo situazioni ed eventi che viviamo con piacere e altri con dolore. Avere un ideale assolutistico di riferimento, però, ci fa sentire profondamente offesi quando le cose non vanno “per il verso giusto”. Spesso ci sentiamo vittime degli altri o di un’Autorità che, nella nostra testa, se la prende con noi: Dio, la Vita, l’Universo, qualunque nome vogliamo dare a questo “qualcosa più grande di noi”. Ovviamente tutto questo vissuto, questo pathos, è influenzato dalle nostre convinzioni culturali, spirituali e religiose.

Paradossalmente, l’attaccamento al benessere e una mancata accettazione del dolore ci espongono al rischio di vivere una sofferenza intensa e duratura.

L’attaccamento al benessere ti espone al rischio di vivere una sofferenza intensa e duratura

Un diverso punto di vista

Dagli insegnamenti spirituali che arrivano prevalentemente dall’oriente possiamo imparare che siamo sulla Terra per fare delle esperienze, e quando abbiamo finito di fare queste esperienze torniamo da dove siamo venuti.

Qualcuno di noi dovrà vivere esperienze che richiedono un lungo periodo di tempo, qualcun altro resterà sulla Terra per pochi anni di vita. E c’è addirittura chi conclude il suo viaggio senza neppure uscire dall’utero materno.

Secondo questo nucleo di convinzioni, la nostra anima sa benissimo cosa deve imparare e quale tipo di esperienze siamo destinati a vivere, quindi sceglie di conseguenza l’epoca, il luogo, la famiglia e il corpo più adatti, con tutti i loro pregi e tutte le loro mancanze e difetti.

Non abbiamo potere di vita o di morte

Per me è diventato ovvio che noi, da piccoli umani quali siamo, non abbiamo potere di vita e di morte. Pur avendo un margine di libero arbitrio e di scelta, viviamo quello che è possibile vivere, quello che il nostro Universo contempla.

Quando dico che non abbiamo potere di vita e di morte penso anche ai colleghi medici, che spesso vivono la morte dei loro pazienti come un fallimento personale. Ho in mente le coppie che non riescono ad avere figli, cioè a dare la vita, ma anche quei genitori che si sentono in colpa per non essere stati capaci di proteggere abbastanza un figlio ed evitare la sua dipartita.

Rimettersi al proprio posto di esseri umani, lasciare andare l’idea astratta di perfezione, permette di ridimensionare il proprio compito sulla Terra. Possiamo così, semplicemente, impegnarci a fare il meglio che possiamo, fiduciosi che esista un Senso, spesso inafferrabile alla nostra coscienza di uomini e donne. Nella mia esperienza, questi passi sono decisivi per vivere la vita in modo più sereno.

Impegnati a fare del tuo meglio, fiducioso che esista un Senso inafferrabile alla tua coscienza

Attaccamento positivo e attaccamento negativo

Un minimo di attaccamento alla Terra e alla vita terrestre fa parte della vita ed è sensato, altrimenti non avremmo nessuna spinta per tutelare la nostra sopravvivenza. Quando però l’attaccamento alla vita terrestre è prepotente ed esagerato, ti richiede talmente tanta energia da rischiare di ucciderti. L’attaccamento ti obbliga a vivere in uno stato di tensione perenne.

L’attaccamento ti obbliga a vivere in uno stato di tensione perenne

Quando l’attaccamento prende il sopravvento non riesci mai a rilassarti e perdi la capacità di percepire la realtà nel qui e ora. Non riesci più a distinguere tra ciò che è vitale e ciò che è mortale. Non hai più accesso alla capacità istintiva che solitamente consente di sentire se qualcosa accresce la tua vitalità oppure la consuma e la distrugge.

Cosa accade quando perdi il contatto con la realtà

Privato del contatto con le reali sensazioni del momento, diventi un individuo tutto testa, senza più un corpo. È così che la tua mente concepisce dei dogmi che iniziano a condizionare la tua intera esistenza, anche se non hanno alcun legame con la reale situazione che stai vivendo.

In queste circostanze le tue azioni sono influenzate da pensieri irrazionali. Di conseguenza risultano incoerenti rispetto alla realtà. Entri in uno stato di re-azione e ti centri sul problema. La tua risposta è spesso automatica e di difesa. Perdi di vista i tuoi obiettivi fondamentali e spesso sei spinto ad agire in modo altamente controproducente.

Puoi dire sì al trauma

Quando un evento avverso ci piomba addosso possiamo rispondere di no al trauma, cioè non accettarlo, oppure di sì. Dire sì significa accettare che qualcosa che consideriamo negativo è successo, anche se non ci fa piacere. Possiamo non essere d’accordo con quanto è accaduto ma prendiamo atto che è successo.

Dire di no invece vuol dire staccarsi dalla realtà e cadere nella spirale dell’attaccamento. Puoi sempre dire di no a un evento negativo ma questo non cambia il fatto che si è verificato.

Puoi dire di no a un evento negativo ma questo non cambia il fatto che si è verificato

Cosa fa il no alla tua vita

Quando dici di no vince la propensione all’attaccamento. E nascono i giudizi e i pensieri assolutistici, che ti allontanano dalla realtà.

Di conseguenza vivi l’evento avverso in modo acuto e drammatico. Perdi contatto con l’ampiezza della realtà dei fatti. Il tuo sguardo si restringe sul problema. Mancando una visione d’insieme, trovare soluzioni a quanto è accaduto diventa ancora più difficile. Potresti persino fare fatica a renderti conto che le tue azioni in reazione a quello che non accetti hanno conseguenze negative peggiori della situazione iniziale.

Quando vince l’attaccamento, gli obiettivi da raggiungere si trasformano in esigenze assolute. Agisci come se tu fossi Dio. Questo atteggiamento provoca ansia e disarmonia perché è del tutto irrazionale. I pensieri assolutistici consumano tanta energia e bloccano il fluire armonioso della Vita dentro di te.

Come abbiamo sottolineato in altri articoli di questo blog, l’eccesso di stress e la carenza di energia portano alla malattia. Hai detto di no a un evento avverso perché hai pensato che avrebbe rovinato la tua vita, ostacolato la tua felicità. Invece è il tuo no che ti sta facendo soffrire sempre di più.

I pensieri assolutistici consumano tanta energia e bloccano il fluire armonioso della Vita

Il no ti precipita verso la condanna

In tempi brevissimi il no porta alla condanna: condanna di sé e degli altri, di tutto quello che consideri causa della situazione che non hai accettato. Te la prendi con te stesso perché ti sei “cacciato nei guai”, sei arrabbiato con gli altri che non fanno nulla per migliorare le cose, ce l’hai con Dio o con l’Universo, ti senti solo al mondo…

Dire no porta alla separazione: si diventa scontrosi, incapaci di empatia, non si ascoltano più le ragioni degli altri. Il confronto aperto diventa impossibile. Dire no porta all’opposizione e scoppiano continui litigi.

Dire no porta a condannare, separarsi e opporsi

Un’energia distruttiva ti invade in modo più o meno importante. Vivendo la situazione in modo intollerabile, acuto e drammatico, desideri fortemente che cessi al più presto. Quali mezzi dovrai usare per uscirne non ti interessa più. Desideri sparire tu o fare sparire gli altri. Cancellare chiunque pensi che sia responsabile del dolore. Agendo in questo stato alterato potresti fare qualcosa di molto peggio dell’evento iniziale che ha scatenato il trauma.

Ti illustro con qualche esempio cosa intendo per azioni irrazionali e controproducenti rispetto al desiderio o alla volontà iniziale. Ti separi da una persona amata perché non passavate abbastanza tempo insieme. Fai una guerra per ottenere pace e rispetto. Utilizzi terapie tossiche su persone sane per evitare che si ammalino. In pratica prendi provvedimenti più deleteri della situazione iniziale che rifiuti.

Qualunque sia la realtà dei fatti sei molto, molto teso e il tuo livello di stress è altissimo. Il corpo deve necessariamente intervenire per aiutarti a risolvere questa situazione. Oltre al malessere psicologico iniziano a manifestarsi dei veri e propri sintomi fisici di malattia.

Quando dici di no alzi talmente tanto il livello di stress da costringere il corpo a intervenire

Capire le ragioni alla base dell’attaccamento

Siamo portati all’attaccamento perché crediamo erroneamente che tutto ciò a cui siamo attaccati (familiari, amici, oggetti, professioni, dogmi, convinzioni, status sociale, identità…) ci porti energia. Invece, l’attaccamento ha conseguenze deleterie su di noi.

  • Limita il movimento vitale fisico, emotivo e spirituale, proprio della Vita. La paura di perdere ci spinge a non ascoltare con costanza il movimento vitale interiore, che ci porterebbe verso esperienze nuove e situazioni ignote. Metaforicamente, è come se il melo fosse attaccato ai suoi fiori e resistesse alla trasformazione che da sempre gli permette di creare frutti.
  • Non fornisce l’energia adatta al singolo individuo. Aggrappandosi a quello che crediamo indispensabile, non abbiamo le mani libere per ricevere l’abbondanza adatta a noi in ogni singolo momento.
  • Riduce lo spazio mentale e spirituale. L’attaccamento ci chiude per esempio alla curiosità e all’opportunità di evolvere.

Ti attacchi a ciò che pensi sia vitale per te ma invece l’attaccamento ti toglie vitalità

Il grande potere del sì

Quando dici sì vince l’accettazione. La percezione della realtà che ti circonda e dell’accaduto rimane realistica.

Attenzione: accettazione non è sinonimo di sottomissione o rassegnazione. Quando provi rassegnazione significa che non hai accettato il trauma ma che a malincuore hai cercato di fartene una ragione. Andando in questa direzione sei comunque nella spirale negativa del no.

Accettazione non è sottomissione o rassegnazione

Contrariamente a quello che di solito si teme, è possibile accettare la realtà così com’è e al contempo mantenere vivi i propri desideri. Ti connetti a quanto è accaduto ma resti connesso anche ai tuoi desideri profondi. Stando in contatto con la realtà, in ogni momento, ti concentri su quello che puoi fare per stare bene nonostante quanto è successo.In pratica, non re-agisci ma agisci. Rimani centrato su quello che è importante per te. Hai ben chiaro il tuo intento e tendi alla realizzazione del tuo obiettivo.

Concentrati su quello che puoi fare per stare bene nonostante quanto è successo

Quando dici sì i tuoi pensieri rimangono razionali e sono utili a raggiungere i tuoi scopi. Portano a reazioni emotive proporzionate e adeguate all’evento. Di fronte a un fatto indesiderato ti porrai delle domande, cercherai di trarne degli insegnamenti, potrai sentirti dispiaciuto ma non disperato o sopraffatto. Il trauma si trasforma in un’occasione di crescita interiore.

Il trauma si trasforma in una occasione di crescita interiore

Responsabilità e Gratitudine

Rimanendo in contatto con la realtà sei in grado di prenderti la tua parte di responsabilità (se ne hai), senza colpevolizzarti. Puoi cercare attivamente una soluzione proficua. Riesci a capire se quanto è successo è immutabile o può essere cambiato. Puoi comprendere che da un fatto negativo potresti uscirne persino rinnovato, più forte e felice di prima.

Puoi arrivare a provare persino gratitudine, perché in qualche modo Dio, l’Universo o chi per lui ti hanno inviato un segnale. Dolore e disagio ti hanno indicato un cambiamento necessario o un aspetto di te stesso su cui puoi lavorare per rinforzarti o addirittura trasformarti.

Grazie al sì mantieni uno Stato di visione unitaria: tu, gli altri e persino l’evento negativo che hai vissuto, fate tutti parte di un Unicum. Puoi quindi condividere la situazione difficile con le persone coinvolte. Arriverai a chiederti cosa potete fare insieme per stare tutti bene.

Il sì porta energia costruttiva

L’energia che ti pervade quando dici sì a un disagio oppure a un evento negativo è costruttiva e porta maggiore benessere. Non entri in conflitto né con te stesso né con gli altri. Il tuo corpo non ha bisogno di prendersi carico di una quantità eccessiva di stress perché non si è innescato il meccanismo dell’attaccamento. Le tue cellule mantengono l’omeostasi, l’equilibrio è preservato.

Lo stress è adatto a quello che sperimenti. Sei in tensione quando c’è un reale pericolo e serve agire per cambiare la situazione. Sei invece rilassato quando le circostanze lo permettono.

Evolvere in armonia con la Vita

Anche gli eventi avversi sono opportunità di crescita, di insegnamento, di evoluzione. Qualcuno dice che evolvere è l’obiettivo principe di questa esperienza sulla Terra. Quando diciamo di no ai traumi e agli accadimenti negativi, blocchiamo il fluire della Vita e il trauma di per sé diventa inutile. Il dolore che sarebbe stato provvisorio diventa una sofferenza che può durare una vita.

Quando diciamo di sì, restiamo in armonia con la Vita, che può scorrere libera in noi e intorno a noi. Possiamo allora attingere al flusso vitale e goderne tutti i benefici. Rimaniamo anche in contatto con i nostri desideri profondi e agiamo in modo coerente per realizzarli.

Ti consiglio di ascoltare questa meditazione dei 7 minuti proposta da Cesare Boni e presentata da Gabriele Policardo. Praticata ogni giorno ha il potere di favorire l’accettazione.