Dire no sul lavoro: perché è importante per te e la tua carriera

Dire no sul lavoro: perché è importante per te e la tua carriera

Dire no sul lavoro è importante sia per il tuo benessere sia per la tua carriera. Tutti possiamo trovarci nella situazione di dover dire no a un collega, a un superiore, a un cliente piuttosto che a un dipendente.

Alcuni possono fare molta fatica a dire no in famiglia: ai propri genitori, a un amico, a un figlio o ancora al coniuge. Mentre per altri è molto più difficile farlo sul lavoro.

In ogni caso, per tutta una serie di ragioni, riuscire a dire no sul lavoro può essere complicato. In questo articolo voglio raccontarti perché è importante imparare a farlo e quali vantaggi porta il no, sia a te sia agli altri. Capendo le ragioni per dire no sul lavoro sarai più spinto a trovare il coraggio per dire no tutte le volte che senti che è importante farlo.

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Cosa significa dire no sul lavoro

Dire no, esattamente come dire sì, significa prendere una posizione. All’interno di un’azienda, di un gruppo di lavoro, di un’associazione, si lavora per obiettivi comuni. Tutti contribuiscono, mettendo in gioco le proprie competenze e conoscenze, al raggiungimento di uno o più traguardi. Proprio come il sì, anche il no rappresenta un contributo della tua personale intelligenza nel percorso da costruire, insieme agli altri collaboratori, per raggiungere il miglior risultato possibile.

Quando dici di no significa che vuoi essere presente nella relazione, che in questo caso è una relazione di lavoro. Vuoi esserne protagonista e contribuire. Molto spesso, ci vuole più coraggio a dire no sul lavoro piuttosto che a dire sì.

Il no rappresenta un’informazione preziosa. Perché può far capire agli altri che qualcosa non è stato recepito correttamente. Il no per esempio è indispensabile in tutte le situazioni di pericolo. Potresti aver identificato un pericolo per te o altre persone che altri non hanno visto.

In altre circostanze, il no può permettere di evitare una strategia che mette a repentaglio l’efficienza o il rendimento, tuo e dei colleghi. Oppure ancora, il no può essere di ostacolo a un grosso errore alle porte, che rischia di compromettere il buon andamento degli affari.

Facciamo un esempio. Ti viene chiesto di svolgere un compito per il quale non senti di avere le competenze. Cosa può succedere se dici sì e svolgi il lavoro, pur facendolo al meglio delle tue possibilità? Rischi di farlo male e lentamente. Potresti anche togliere l’opportunità a qualcun altro di portare a termine quello stesso compito con maestria, in modo veloce ed efficace. E qualcosa di simile potrebbe ripetersi in più occasioni.

Il no può far capire agli altri che qualcosa non è stato recepito correttamente

Dire no ti consente di pronunciare dei sì autentici  

Per raggiungere i tuoi obiettivi professionali individuali, che ti sono stati assegnati per il buon funzionamento dell’azienda o del progetto, è necessario concentrarti sulle tue priorità. Per rimanere focalizzato, è importante dire no a quello che ti distrae dai tuoi obiettivi. Avere il coraggio di affermarti è anche importante per la tua carriera: sei stato assunto per quello che fai, certo, ma anche per quello che sei. Solo pronunciando veri sì e veri no puoi creare valore aggiunto.

Ricordati che una giornata dura solo 24 ore. Se dici sì ad alcune attività, dovrai per forza dire no ad altre. I tuoi no sul lavoro ti permettono di pronunciare dei sì autentici alle cose da fare che vanno messe in priorità. Saper dire no ti permette di onorare gli impegni presi, conditio sine qua non per essere affidabile.

Sei stato assunto per quello che fai, certo, ma anche per quello che sei

Dire no sul lavoro fa bene a tutta la squadra

Saper dire no sul lavoro, quindi, significa rimanere concentrati sugli obiettivi prioritari e offrire la propria expertise. Sono aspetti che aiutano a far progredire tutti, collaboratori e azienda.

Troppi impegni senza direzione né priorità definite rischiano di portare a risultati scarsi o scadenti. Fare troppo poco così come fare troppo è controproducente.

Cosa succede se non osi dire no sul lavoro

Quando non trovi il coraggio di dire no sul lavoro non rispetti te stesso perché non sai porre dei limiti. Quando non puoi accettare un lavoro perché è troppo difficile per te o perché sai che non ne avrai il tempo, ti invito a osare di NON impegnarti. Può sembrare paradossale, ma dire no sul lavoro è importante per dimostrarsi affidabili. Sia nei confronti di se stessi sia nei confronti degli altri.

Quando ti sembra di non poter dire no puoi riflettere su questo: non osare di dire no significa precluderti l’opportunità di offrire un contributo di qualità. Ogni volta in cui non esprimi e non condividi le tue perplessità e richieste, neghi agli altri un’informazione preziosa per raggiungere gli obiettivi comuni. Il tuo no può essere una carta importante che manca nel gioco.

Ogni falso sì che pronunci, inoltre, rappresenta una falsa informazione che distorce i rapporti in essere.

Tutte le volte in cui pensi di non poter dire di no non rispetti le tue priorità di persona e di professionista. Ribadisco: saper dire di no significa poter rimanere concentrati sulle priorità, per andare avanti nella propria carriera e per il buon funzionamento dell’azienda.

Saper dire di no significa poter rimanere concentrati sulle priorità

Evitare di dire no sul lavoro può danneggiare la relazione

Quando fai qualcosa contro la tua volontà, spesso finisci per rimproverare a te stesso il fatto di non aver detto no. Ma altrettanto spesso provi rabbia anche nei confronti della persona che stai aiutando, alla quale hai detto un falso sì. Questo può danneggiare la qualità della relazione sul medio e lungo termine, perché crea incomprensioni e tensioni a volte difficili da sciogliere.

In un quadro in cui si dicono molti sì forzati al posto di dire no, si sviluppano tutta una serie di squilibri nei rapporti di lavoro. Se non sai dire no, potresti cercare di evitare le persone che potrebbero chiederti aiuto. Si creano distanze (che gli altri magari non riescono a spiegarsi), tensioni e un clima generale di scarsa collaborazione. Una persona inizialmente entusiasta di mettere a disposizione i propri talenti si può trasformare in un collaboratore scontento e brontolone, che lavora “con i piedi di piombo”.

Quando il sì è imposto

Se obblighi te stesso a dire sì a seguito di pressioni o minacce, più o meno velate, cerca di capire che, anche se ti sei sentito obbligato, sei comunque tu che hai deciso di dire sì. Saprai perdonare le persone che ti hanno fatto sentire così tanto sotto pressione? Potrai ancora lavorare con loro o per loro? A volte dire no permette di preservare la relazione mantenendo rapporti benefici.

Considera anche il fatto che, quando ti viene richiesto qualcosa che va oltre i tuoi limiti, rischi di portare a termine un lavoro fatto male o di non finire in tempo. Oltre a sentirti irritato tu, molto probabilmente lo saranno anche superiori e colleghi, perché la qualità del tuo lavoro sarà bassa e tradirai le aspettative altrui. Dispiaceri e tensioni inquinano il clima sul posto di lavoro.

Rischi di portare a termine un lavoro fatto male o di non finire in tempo

Un caso concreto

Facciamo un esempio. Il tuo superiore ti chiede di scrivere un report al posto suo. Sei già oberato di lavoro e scrivere report non è mai stato il tuo forte, anzi. Sai che se accetti, farlo richiederà delle ore e il risultato rischia di essere scarso. Accettare di scrivere quel report significa anche sottrarre tempo alle attività che devi concludere entro la giornata.

Hai anche promesso alla tua famiglia di limitare al massimo le volte in cui porti a casa documenti e attività da completare. L’idea di non onorare la tua promessa ti fa provare tensione. Senti già una serie di lamentele e proteste dirette verso il tuo capo invadere il tuo dialogo interiore.

Dire no spiegando le proprie ragioni

Dire no sul lavoro spiegando le tue ragioni permette di fare capire all’altro il tuo no. Avrà l’opportunità di mettersi nei tuoi panni. Torniamo al nostro esempio. Anche se il tuo capo rischia di essere scontento perché dovrà scrivere lui il report, potrà comprendere che ti preme onorare i tuoi impegni, sia professionali sia personali. Dire no per delle buone ragioni aumenterà la tua credibilità.

Dopo il tuo non rimani comunque aperto alla discussione, per comprendere come mai il tuo superiore ti chiede qualcosa che non ti compete. Permetterà anche a te di metterti nei suoi panni e potrete trovare insieme una soluzione alternativa. C’è qualcuno più competente a cui piace questa attività? L’obiettivo comune è quello di ottenere il risultato migliore: un ottimo report.

Ecco un caso in cui dire no sul lavoro rappresenta un beneficio per tutti. Se dici no, potrai concentrarti su quello che ti compete. Potrai finire al meglio le tue attività, in tempo per l’orario di uscita.

Dopo il tuo non rimani comunque aperto alla discussione

Cosa fare quando il tuo capo non accetta il no?

In effetti, in una società gerarchica, il tuo capo può rifiutare il tuo no e importi il compito richiesto. Se la sua è una richiesta illegittima che può ledere te o altri, la situazione è complessa da affrontare. Ne parlo in modo approfondito in un altro articolo su questo blog.

Quando invece essere obbligato ha come unico effetto quello di diminuire in piccola parte il tuo benessere, ti consiglio di prendere le distanze da questa situazione spiacevole.

Prova a ricordare tutti i vantaggi che hai sul lavoro. Potrai comunque essere in pace con te stesso, perché sei stato capace di esprimere il tuo no, con in mente l’obiettivo di manifestare la tua posizione, rispettare te stesso e i tuoi impegni.

Dulcis in fundo, se impari a dire no, ti allenerai anche ad accettare i no degli altri. Comprenderai che questi no non sono prese di posizione contro di te ma sono invece un’affermazione fatta per rispettare delle priorità e dare un valore aggiunto.

Quando ognuno comprende l’importanza dei veri sì e dei veri no sul lavoro, le relazioni professionali diventano più serene e si basano sulla libertà e il piacere della collaborazione, relegando in un angolo dovere e costrizione.

Ecco perché è tanto importante saper dire no sul lavoro.

Dire no, quando fa bene alla coppia e perché

Dire no, quando fa bene alla coppia e perché

Dire no è fondamentale per dare valore ai tuoi sì. Se non riesci a dire no finirai per non rispettare te stesso e le tue priorità in molti settori importanti della vita. In questo articolo, voglio concentrarmi sulla coppia.

Non autorizzandoti a dire no, magari perché pensi che farlo scatenerebbe liti e incomprensioni, potresti lasciare che si accumuli tensione tra te e il tuo partner. Potresti persino arrivare a una rottura che non vuoi.

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Limitare la comunicazione non è una buona strategia. Serve solo a procrastinare lo scontro o nascondere i problemi. Dire no in modo salutare è rispettoso nei confronti di te stesso, e non può che fare bene alla coppia. Perché rispettare il tuo modo di sentire significa dimostrare rispetto anche per l’altro. Dire no è coraggioso e necessita determinazione. Dire no manifesta il tuo desiderio di impegnarti e metterti in gioco: significa che tieni all’altro e alla qualità della relazione di coppia.

Dire no in modo salutare è rispettoso nei confronti di te stesso, e non può che fare bene alla coppia

In questo articolo vediamo insieme come imparare a dire no. Puoi applicare questi consigli le volte in cui non puoi o non voi fare qualcosa. Per esempio, sei troppo stanco per prenderti carico di un obbligo familiare o di una faccenda domestica.Oppure non hai nessuna voglia di accompagnare il tuo partner a quella cena con i suoi amici. L’obiettivo non è cercare giustificazioni per tirarsi indietro dalle proprie responsabilità. Al contrario, vorrei darti i mezzi per fare al meglio le cose che rispecchiano le tue capacità e i tuoi talenti e per facilitare una tua vita di coppia viva e appagante.

Dire no è coraggioso e necessita determinazione

Prendi posizione

Sia dire no sia dire sì sono prese di posizione preziose per la coppia, perché significa che ti stai assumendo la responsabilità di contribuire alla relazione e che vuoi esserne protagonista.

Quando si crea una relazione di coppia, i due partner si conoscono man mano e scoprono i loro obiettivi individuali e quelli comuni, che fanno la felicità di entrambi. All’interno della relazione, ciascuno ha l’opportunità di mettere il proprio carattere, la propria sensibilità e i talenti al servizio di questi obiettivi.

In questo quadro, il no rappresenta un’informazione preziosa. Fornisce dati su aspettative, modi di essere e di sentire che l’altro potrebbe non avere ancora indovinato. Così facendo può emergere il personale contributo e punto di vista di ognuno.

Il no rappresenta un’informazione preziosa

Dire sì quando pensi no scatena rabbia e frustrazione

Pensa a quello che succede quando vorresti dire no e invece dici sì. Se non permetti mai a te stesso di dire no all’interno della coppia, potresti sentire crescere dentro di te una forte irritazione.

La rabbia emerge perché non sei stato tempestivo nel farti rispettare: hai lasciato passare troppo tempo, hai accumulato tensione, hai autorizzato diverse piccole violazioni senza reagire. Questa rabbia che senti serve a fornirti l’energia per creare un cambiamento. Ti consiglio di riconoscerla come un segnale utile e di non scaricarla sull’altro. Ricordati che il tuo modo di vivere la situazione ti appartiene.

Non è l’altra persona che ti fa arrabbiare e non è neppure detto che il tuo partner ti abbia mancato di rispetto: ha semplicemente espresso una richiesta.

Tu, però, ti puoi sentire violato e forzato a fare qualcosa che non vuoi… Quando ti senti così ti consiglio di trovare un modo per scaricare la rabbia. Vai a camminare o concediti un urlo muto, per esempio. Dopo potrai discutere quanto ti succede con calma ed efficacia.

Saper dire no per essere autentico

I falsi sì sono false informazioni che distorciono le carte in tavola. Se non esprimi e non condividi le tue esigenze, non informi l’altro sulla tua reale posizione.

Il tuo partner ha scelto te, non qualcun altro. Dire no significa esserci, cioè assumersi il rischio di affermare se stessi, creando valore aggiunto anche per l’altro.

I falsi sì sono false informazioni che distorcono le carte in tavola

Dire no ti permette di essere affidabile

Imparare a dire no ad alcune cose significa dire veri sì ad altre. Ogni no sano che riesci a pronunciare ti permette di concentrarti sulle tue priorità e di fare dei passi in avanti nella costruzione di una relazione di coppia felice.

Le giornate durano solo 24 ore, di conseguenza siamo costretti a fare delle scelte tra le cose che vogliamo e possiamo fare e quelle che non vogliamo e non possiamo fare.

Concentrati sul fatto che dire no significa permettersi di dire sì a quello che conta davvero per sé e per la coppia. Saper dire no permette di essere fedele ad altri impegni ai quali hai detto sì. Condizione indispensabile per essere affidabile.

Il no apre le porte a una relazione appagante

Se sei consapevole dell’importanza dei no, sarai anche più capace di accettare un no dalla persona amata. Perché saprai che non sta dicendo di no a te, non ti sta rifiutando. Sta semplicemente dicendo di sì a qualcosa d’altro, più in linea con il suo modo di essere, con i suoi desideri in quel momento e con gli impegni già presi.

Questo favorisce una relazione serena basata sulla libertà e il piacere della collaborazione e della condivisione, più che sul dovere e la costrizione.

Quando dire no è difficile

Dire no all’interno della coppia significa mettere dei paletti, limitando in modo salutare per entrambi le richieste e le aspettative del partner. Spesso, però, dire no è difficile. Le ragioni possono essere diverse.

Prima di tutto, dire no è complicato se non conosci te stesso. Essere consapevole dei tuoi desideri e delle tue priorità è un aiuto molto importante per decidere se dire sì oppure no a una richiesta.

Cosa desideri veramente? Potresti non saper rispondere, magari perché a furia di dire sì al posto di dire no ti sei allontanato dai tuoi veri desideri ed emozioni. Rifletti su quali sono le tue inclinazioni. Pensa alle tue esperienze passate e a quello che ti riesce meglio. A quello che ti da gioia.

Dire no è complicato se non conosci te stesso

Accettare i propri limiti

Se accetti un impegno che non potrai onorare rischi di fare le cose male e in ritardo, raccogliendo lo scontento della persona che contava su di te.

Dobbiamo farcene una ragione, nessuno di noi è un super eroe, in grado di accontentare tutti e sempre. Impara a riconoscere i tuoi limiti e accettali per quello che sono. Hai tutto il diritto di non essere sempre perfetto e accomodante. La giornata dura solo 24 ore: è giusto avere delle priorità. In pratica è assolutamente normale e sano il fatto che tu abbia voglia di dire di no.

Voler dire di no è assolutamente normale e sano 

Credere di doversi sacrificare in nome dell’amore

Sacrificarsi per l’altro al punto di dimenticare se stessi, non è un regalo per nessuno. Sacrificio e amore non sono legati. Attenzione: sto parlando del sacrificio che minaccia la tua gioia.

Sempre a causa del fatto che non possiamo fare tutto, ci sono dei momenti in cui potresti decidere di sacrificare alcuni aspetti della tua vita, perché qualcos’altro è diventato sacro per te, dunque prioritario. In questo caso non c’è frustrazione e rabbia, ma al contrario si prova un coinvolgimento profondo. Agisci in pace e con amore, con tutto il tuo cuore.

Avere paura delle conseguenze

Molti dicono sì al posto di dire no perché hanno paura delle conseguenze negative. Temono che dire no peggiori la qualità della relazione. Temono di essere svalutati e abbandonati. Se però imparerai a comunicare, come ho già sottolineato, il no diventerà una risorsa, parte integrante di una buona relazione.

Anche la società e l’educazione hanno un ruolo importante nella tendenza a dire sì al posto di dire no. Molte persone sono oppresse da una serie di credenze limitanti. Forse anche tu pensi che non puoi dire di no a una persona amata, perché interpreti il no come mancanza di amore, di gentilezza o di rispetto, quando in realtà può essere il contrario. Ti invito a fare questa auto-riflessione: quali convinzioni ti impediscono di dire no al tuo partner?

La società e l’educazione hanno un ruolo importante nella tendenza a dire sì al posto di dire no

Nel momento in cui riesci a riconoscere le convinzioni bloccanti che ti impediscono di rispettare te stesso dicendo di no quando ne hai bisogno, cerca di togliere loro potere. Rifletti sul fatto che sono solo punti di vista e non verità assolute.

Un’esperienza mai fatta

Un’altra ragione per la quale può essere difficile per te dire no è che semplicemente tu non hai esperienza in materia. Hai sempre detto di sì a tutto e iniziare a dire no rappresenta per te una sfida verso l’ignoto. In questi casi non è raro che l’immaginazione costruisca scenari catastrofici, che impediscono di cambiare abitudine. Se è il tuo caso, ti serve allenamento.

Inizia con il dire dei no facili. Prova a dire di no a richieste che hanno poca importanza e che molto probabilmente non susciteranno proteste da parte dell’altro. Ti accorgerai rapidamente che il mondo non crolla a causa dei tuoi no. Quando avrai acquisito gradualmente fiducia in te stesso, potrai iniziare a dire no anche di fronte a richieste relative a bisogni e aspettative più importanti.

L’esperienza ti consentirà di essere più consapevole delle conseguenze dei tuoi no e imparerai a gestire le risposte e le reazioni del tuo coniuge.

Il no è sempre legittimo?

Abbiamo sottolineato che è perché sai dire no che il tuo sì ha valore. Vale anche all’opposto: poiché sai dire sì, il tuo no ha valore. Se ogni volta che ti viene chiesto qualcosa dici di no, il tuo no rischia di perdere la sua legittimità.

Quando la richiesta dell’altro è valida, il tuo no può non esserlo. Questo accade, ad esempio, se il tuo partner ti chiede di fare qualcosa che di comune accordo avete deciso di far rientrare nei tuoi compiti. Ad esempio occuparsi del bucato o accompagnare i bambini a scuola. Oppure può succedere che l’altro ti chieda di lavare i piatti per una volta, perché non si sente bene. Tu odi farlo, ma eccezionalmente potresti prenderti questa incombenza. Prima di dire no, chiediti onestamente se in quella specifica situazione ne hai diritto.

Quando la richiesta dell’altro è valida, il tuo no può non esserlo

C’è modo e modo di dire no

Nel momento in cui ti sarà chiara l’importanza di dire no e ti sarai esercitato a capire in quali situazioni il no è legittimo e perché, potrai anche lavorare sul modo di dire no. Si può dire no in modo amorevole e sereno. Soprattutto se sei consapevole che il tuo no può essere un regalo per l’altro e per la coppia.

Il no, un regalo per l’altro

Facciamo un esempio che dimostra come il no può trasformarsi in un’opportunità. Nel momento in cui, dicendo di no al tuo partner che ti chiede di andare a ballare, gli (o le) permetti di trovare qualcun altro più entusiasta con cui condividere l’esperienza, sarete entrambi più felici. Piuttosto che portare te che ballerai tutta la sera con il muso, si divertirà molto di più con un amico o un’amica che ama ballare. E tornerà pieno di entusiasmo per condividere con te altri aspetti della vostra vita in comune.

Quando diciamo di sì controvoglia, la qualità del nostro contributo nell’attività che avremmo evitato volentieri è mediocre. Abbiamo trasformato un potenziale momento di piacere in una costrizione. Nel momento in cui diciamo sì oppure no in modo allineato con il nostro sentire, la qualità della nostra presenza migliora drasticamente. La tua capacità di dire di no ti apre alla possibilità di essere per l’altro un partner entusiasta o un pesante musone.

Il no non è un’azione contro l’altro

Come ho già accennato, dire no non significa disinteressarsi dell’altro e delle sue richieste. Quando dici i tuoi no cerca di farlo presente al partner e prima di tutto a te stesso. In questo modo sarai sereno quando ti rifiuterai di fare qualcosa.

Spiegare chiaramente le ragioni del tuo no, non serve a giustificarsi: semplicemente rende partecipe l’altro. Quando dici no, spesso è utile dare all’altro le informazioni necessarie per capire come mai. In questo modo dai al tuo partner la possibilità di immedesimarsi e comprendere il tuo punto di vista. Facciamo un esempio. Dire “non ho tempo” o “non ho voglia” rischia di non essere sufficiente.

Spiegare chiaramente le ragioni del tuo no, non serve a giustificarsi: semplicemente rende partecipe l’altro

Invece, potresti spiegare che sei in difficoltà con il lavoro e che temporaneamente non riesci a occuparti delle faccende di casa come vorresti. O che passare l’unico giorno libero con i suoceri ti pesa perché hai bisogno di un po’ di tempo per te stesso. Se hai bisogno, prenditi qualche minuto (o anche qualche ora) per dare una risposta realmente allineata con il tuo sentire.

Manifestare benevolenza

Saper dire no vuole dire anche essere preparato ad accogliere le reazioni negative dell’altro di fronte al tuo rifiuto. Quando diciamo no, a volte gli altri si sentono feriti. Rimanere benevoli è un atteggiamento che permette di preservare il rispetto reciproco. Nel momento in cui il no rischia di generare un conflitto nella coppia, puoi trovare il modo di disinnescare il problema comunicando in modo sano. Ti invito a imparare alcuni fondamenti di trasformazione dei conflitti.

Accettare il rifiuto degli altri

Quando si impara a dire no, è importante imparare di pari passo ad accettare il fatto che l’altro elemento della coppia può essere scontento del nostro rifiuto. Cosa che può accadere anche quando il tuo no è legittimo e hai fatto del tuo meglio per spiegare le tue ragioni. Potresti aver bisogno di attingere a competenze di comunicazione e gestione delle emozioni più complesse.

Nel frattempo, ricorda che non sei responsabile delle emozioni degli altri ma solo delle tue. Non puoi e non devi controllare tutto. A volte, può essere necessario fare un passo indietro e prendere le distanze dal comportamento altrui.

Non sei responsabile delle emozioni degli altri ma solo delle tue

Trovare insieme delle soluzioni

Sii pronto ad ascoltare gli argomenti dell’altro di fronte al tuo rifiuto. Consentirà anche a te di metterti nei suoi panni. E potreste trovare insieme delle soluzioni soddisfacenti, nelle quali ognuno è rispettato nei suoi bisogni e limiti.

In altre occasioni, puoi dire sì anche se vorresti dire no, dopo averci pensato con attenzione, perché le circostanze sono eccezionali e il benessere dell’altro e della coppia è tra le tue priorità.

Empatia e gentilezza, sempre

La gentilezza verso te stesso e la gentilezza verso l’altro permettono di creare e mantenere un rapporto di fiducia.

Mentre aspetti che la persona elabori il tuo no, continua a essere leale e degno di fiducia. Così facendo aumenterai ulteriormente la tua credibilità. Impegnati a onorare le promesse fatte. Più sei affidabile nell’onorare gli impegni presi, più i tuoi no saranno legittimi e accolti con serenità.

Impegnati a onorare le promesse fatte

Imparare a dire no in coppia

Molti di noi hanno ereditato la convinzione che vivere in coppia richieda sacrifici. Tanti sono abituati a pensare che non si possono rispettare totalmente nella relazione a due. Pensando di non avere scelta, ci rassegniamo a dire dei falsi sì. Così facendo perdiamo l’opportunità di migliorare la situazione. Negli anni, la relazione ricca di potenziale, iniziata nel piacere di condividere momenti preziosi di amore e gioia, può diventare tesa, oberata da scontri, doveri e frustrazioni. Di sicuro nessuno dei due partner ambiva a questo risultato…

Se la tua relazione di coppia è arrivata a questo stadio o sta pericolosamente viaggiando in quella direzione, ti suggerisco un modo per ribaltare la situazione. Di comune accordo, potreste decidere di inventare un altro modo per stare in coppia. Potreste individuare un obiettivo comune. Sperimentare cosa accade se ognuno sta attento a rispettarsi pienamente nella relazione.

Imparare a dire no può diventare una nuova avventura da vivere insieme.

Come curare i tuoi pensieri e la tua vita grazie all’Amoros

Come curare i tuoi pensieri e la tua vita grazie all’Amoros

Curare i tuoi pensieri e la tua vita e contribuire alla costruzione di un mondo migliore è possibile. Come? Attraverso una pratica che ha a che fare con l’amore, ma in un modo diverso da come siamo abituati a concepirlo.
La parola greca amoros è stata maldestramente tradotta come amore. Il termine moros significa morte spirituale, in contrapposizione a thanatos, che definisce invece la morte fisica.
Nella mitologia greca, Moros è la personificazione del destino avverso e inevitabile, che porta ogni essere, mortale o meno, verso la sua fine prestabilita. La a come prefisso (o meglio l’α in greco) è chiamata privativa e ha significato di negazione.
A-moros significherebbe quindi il contrario di un destino avverso e inevitabile che porta alla morte spirituale, o in altre parole la “non morte spirituale”, la via per una vita spirituale rigogliosa.

A-moros è il contrario di un destino avverso e inevitabile

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Perché è utile capire il significato di Amoros?

Se c’è in te il desiderio di favorire un destino propizio e vitale e di vivere una vita spirituale rigogliosa, l’Amoros è una strada per ottenere questi obiettivi. Capire di cosa si tratta ti permette di agire secondo una condotta chiara e semplice e di comprendere come curare i tuoi pensieri e la tua vita.
Come possiamo, da esseri umani semplici quali siamo, favorire un destino propizio e vitale? Sappiamo intuitivamente che l’amore è uno strumento potente ed efficace per perseguire felicità e salute. Amare tutti però è molto impegnativo e oso dire impossibile per chiunque o quasi. Penso sia fattibile solo per pochi illuminati.
Come è possibile amare qualcuno che ci ha danneggiato? O peggio ancora che ha danneggiato volontariamente una persona cara, come un figlio, per esempio? D’altra parte, l’amore come lo conosciamo è un sentimento e sappiamo che “ai sentimenti non si comanda”.
C’è però una via per favorire un destino propizio e vitale accessibile a tutti: quella dell’Amoros.
L’Amoros non è un sentimento ma una pratica. E praticare l’Amoros vuole dire prima di tutto curare i tuoi pensieri.

L’Amoros non è un sentimento ma una pratica

Restituire importanza al pensiero

Credere che il pensiero abbia poca importanza è un errore comune che spesso ignoriamo. Prova invece a riflettere sul potere del pensiero. Guarda la gioia che riempie il tuo corpo quando pensi a una persona cara. Osserva come ti senti fisicamente quando ricevi una brutta notizia. Quando immagini il tuo piatto preferito, subito ti arriva l’acquolina in bocca.
Tutti questi esempi illustrano in modo facile e immediato il fatto che i pensieri influenzano il corpo e la salute. La disciplina chiamata PNEI (Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia) oggi lo sta dimostrando anche dal punto di vista scientifico.
In pratica, ogni pensiero influenza le tue emozioni, il tuo corpo e la tua biologia nel momento stesso in cui avviene: ha un forte potere sul presente.
Nell’articolo dedicato ai segreti della fase REM abbiamo parlato del fatto che ogni pensiero influenza anche il futuro. Ogni pensiero cioè crea un futuro potenziale. Curare i propri pensieri permette di creare futuri potenziali positivi, sbilanciati verso la gioia, la salute e l’appagamento.

Ogni pensiero ha una forte influenza sul presente e sul futuro

Pensieri positivi e Amoros

Jean-Pierre Garnier Malet, padre della teoria sullo Sdoppiamento del Tempo, riassume l’Amoros così: pensa di fare agli altri quello che vorresti che gli altri pensassero di fare a te.
Questo vuole dire che non basta affatto non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te, bisogna andare un passo oltre. Fare agli altri del bene o al meno non nuocere ma anche e soprattutto pensare di fare del bene.
L’attenzione va indirizzata sulla qualità dei nostri pensieri, non solo sulla qualità delle nostre azioni.
È importante però capire che i comportamenti e le azioni che nascono dall’Amoros non sono standardizzate. Curare i tuoi pensieri significa anche interiorizzare questo concetto: non ci sono azioni che possono essere giudicate giuste o sbagliate dall’esterno. Ognuno pratica l’Amoros nel rispetto dei propri valori, del proprio vissuto e del proprio carattere.

L’attenzione va indirizzata sulla qualità dei nostri pensieri, non solo sulla qualità delle nostre azioni

Cambiare modo di pensare è come avere un faro che ti guida

L’Amoros diventa una fonte di ispirazione alla quale riferirsi quando non sappiamo cosa fare. Di fronte a una persona con la quale abbiamo un grave conflitto, ad esempio, il semplice atto di praticare l’Amoros, annientando tutti i pensieri inappropriati sull’individuo con cui siamo in contrasto, ci permette di ottenere la cancellazione di qualsiasi futuro potenziale pericoloso.
L’emozione della paura è di per sé responsabile della creazione di molteplici futuri negativi per te e per gli altri. Evitare di nutrire la paura ti permette di annientare ogni futuro potenziale pericoloso.
Ognuno può riflettere liberamente su cosa non è in linea con l’Amoros secondo il suo punto di vista. Ma c’è una strategia che tutti possiamo applicare.

Evitare di nutrire la paura elimina alcuni futuri negativi

L’Amoros in pratica

Per iniziare fin da oggi a seguire la via dell’Amoros puoi prendere confidenza con una serie di abitudini. Primo passo: fai un elenco di tutto quello che non ti piace. Per esempio tanti non amano essere giudicati, insultati, disprezzati, ignorati, imbrogliati, manipolati, danneggiati eccetera.
Secondo passo: concentrati per evitare di fare queste cose agli altri ed evita anche di pensarle. È questo che intendo quando dico che è necessario curare i tuoi pensieri per seguire la via dell’Amoros.
Siamo abituati a frenare le nostre azioni, magari perché le riteniamo scorrette, ma non il nostro pensiero. Se invece eviterai di pensare di fare agli altri quello che non vorresti pensassero di fare a te eliminerai tanta tensione dal presente e cancellerai potenziali futuri negativi.

Scrivi su un foglio tutto quello che non ti piace ti venga fatto

Partire da se stessi

Quando sei te stesso o quando ti capita di commettere un errore, ti piacerebbe non essere giudicato? Su questa base cerca di non giudicare gli altri.
Se ti piace che la gente sia onesta e autentica con te, prova allora a portare la tua attenzione sul fatto di esserlo tu per primo con gli altri.
Quando una persona è malata, prova a curarla come ti piacerebbe essere curato a tua volta. Puoi anche chiedere a lei come desidera essere accudita e cercare di seguire le sue indicazioni. Perché magari è proprio quello che ti piacerebbe che gli altri pensassero di fare a te.
Anche nelle situazioni più drammatiche ed estreme puoi fare riferimento all’Amoros. Se non è possibile amare qualcuno che ha ucciso tuo figlio, puoi però pensare a questa persona nello stesso modo in cui vorresti che pensassero a te se tu avessi ucciso qualcuno. E agire di conseguenza. Può capitare. Pensa ad esempio a un incidente di macchina con esito mortale per alcune delle persone coinvolte.
Ognuno, in un caso come questo, avrà la sua risposta e la sua linea di condotta, basata sulle proprie convinzioni personali.

Anche nelle situazioni più drammatiche ed estreme puoi fare riferimento all’Amoros

Amoros non significa sacrificio

Il credo ama il prossimo come te stesso diventa applica l’Amoros al prossimo come lo faresti a te stesso. Praticare l’Amoros però non vuole dire sacrificarsi. Se ti piacerebbe che le persone agissero per il tuo massimo bene, allora agirai per il massimo bene delle altre persone, ma sempre nel rispetto di te stesso. Cercherai anche di pensare di fare a te stesso quello che vorresti che gli altri pensassero di fare a te. Quindi ti rispetterai, non ti giudicherai, non ti condannerai eccetera.
Quando si riesce a superare il comando culturale di sacrificarsi per gli altri, si scopre che rispettare se stessi è una forma di rispetto anche verso gli altri. Quale è la tua qualità di presenza quando ti rispetti e fai le cose con gioia? Scommetto che è notevolmente maggiore in confronto a quando accetti di fare qualcosa contro voglia.

Anche dire di no è una forma di rispetto

Se chiedo aiuto a una persona che non può darmi retta in questo momento, vorrei che quella persona avesse il coraggio di dirmi di no. Primo perché penso che, se questa persona non ha voglia di aiutarmi, allora non è l’individuo più adatto in questo preciso momento a darmi una mano. Secondo perché il suo rifiuto mi permette di cercare e trovare qualcuno più adatto. Un altro a cui non avevo pensato prima. Potrei addirittura scoprire risorse interiori di auto-aiuto che sarebbero rimaste inesplorate senza quel rifiuto.
Quando qualcuno fa qualcosa contro voglia, si sente facilmente arrabbiato verso se stesso per il fatto di non essere riuscito a rifiutare. Ma questo qualcuno proverà un po’ di rabbia, inevitabilmente, anche per la persona che sta aiutando. Tutto ciò crea tensione e futuri potenziali negativi.
Il sacrificio, inteso come grave privazione o rinuncia, volontaria o imposta, a beni e necessità elementari, materiali o morali non è propizio al massimo bene comune.
Quando invece ti sacrifichi per qualcosa che è sacro per te, mettendolo davanti a tutto il resto, lo fai con il cuore, senza doveri o costrizioni, di conseguenza non c’è rabbia o pericolo di creare futuri potenziali negativi. Curare i tuoi pensieri significa anche fare le cose soltanto se te la senti di farle.

Se ti sacrifichi con il cuore non rischi di creare futuri potenziali pieni di rabbia

Vivere nell’Amoros necessita allenamento

Come ogni nuova pratica, inizialmente l’Amoros può sembrare impossibile. Successivamente, con il tempo, diventa un’abitudine automatica che non richiede impegno o fatica. Ricordati quante difficoltà hai incontrato per imparare a guidare l’automobile. Oggi compi quegli stessi gesti senza neppure pensarci!
Ti consiglio di allenarti, almeno all’inizio, mettendo in pratica i principi dell’Amoros e il fatto di curare i tuoi pensieri all’interno di situazioni quotidiane, in cui c’è poco coinvolgimento emotivo, per poi applicarlo in tutti gli ambiti della tua vita. Potrai rapidamente raccogliere i benefici di questa pratica sulla qualità del tuo presente e del tuo futuro.
Nell’attesa di diventare un esperto dell’Amoros, ricordati che ogni sera e ogni notte hai l’opportunità di cancellare ogni futuro potenziale negativo con l’aiuto del tuo doppio.

Stanchezza altalenante come affrontarla e superarla

Stanchezza altalenante come affrontarla e superarla

La stanchezza è una sensazione debilitante che può essere provocata da tante cause diverse. Talvolta la stanchezza può essere legata a problemi di sonno. Altre volte può essere legata a una carenza di micro nutrienti. C’è chi si sente stanco e assumendo magnesio, ad esempio, si sente meglio nel giro di pochi giorni. Ma la stanchezza non è necessariamente connessa al fabbisogno di vitamine o Sali.

Talvolta la stanchezza è associata a una patologia diagnosticata sulla base della presenza di altri sintomi. Sto parlando ad esempio di anemia e diabete, che tra i vari problemi provocano anche un senso di spossatezza generalizzato. C’è poi un altro tipo di stanchezza che non dipende dalle tue scorte di energia. Una stanchezza che può assalirti e poi sparire da un momento all’altro. È di questa stanchezza altalenante che voglio parlarti in questo articolo.

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Quando la stanchezza arriva all’improvviso

Ti capita mai di sentirti senza energie nel corso della tua giornata di lavoro per poi scoprirti pieno di entusiasmo e di forze nel momento in cui un amico ti propone di fare insieme una cosa che piace a entrambi? Non si tratta di una scusa o di pigrizia. La stanchezza che sentivi quando lavoravi era reale e profonda.

Ti succede di sentirti stanco all’improvviso mentre un momento prima avevi l’energia vitale adatta a compiere qualunque azione?

Ti succede di sentirti stanco all’improvviso mentre un momento prima sapevi di avere l’energia vitale adatta a compiere qualunque azione? Prova a seguire questo mio ragionamento. Potrebbe aiutarti a comprendere le cause della tua personale stanchezza e trovare finalmente una soluzione.
La tipologia di stanchezza di cui parlo adesso non ha a che fare con l’energia vitale. Se invece ti trovi in difficoltà per una mancanza di vitalità leggi questi consigli: possono aiutarti a capire come muoverti per iniziare a stare meglio fin da oggi.

Un aiuto dall’etologia

La Biopsicogenealogia, uno degli strumenti che ho integrato nel mio metodo della Bioconsapevolezza, usa anche l’osservazione del comportamento animale per comprendere i sintomi degli esseri umani. Torniamo alla genesi della stanchezza improvvisa o meglio altalenante, partendo da una similitudine etologica.
La pecora è un animale debole, senza difese, che ha come unica protezione quella del branco. Vivere e spostarsi all’interno del gregge permette alle pecore di ingannare almeno in parte il predatore, fingendo di essere un animale più grosso. L’unione fa la forza. Molti pesci piccoli, come le sardine, si comportano allo stesso modo.

Quando la pecora si perde si ritrova sola, smarrita, isolata e senza più difese. Lontano dal gregge il suo stress aumenta in modo significativo, perché il rischio di essere aggredita da un predatore è tangibile. Per lei qualsiasi spostamento è nella direzione errata, eccetto lo spostamento che la riporterebbe nel suo branco.

Il corpo si attiva in aiuto della pecora

Se la pecora ha tanta energia a sua disposizione, rischia di correre dalla parte sbagliata, allontanandosi ancora di più dal gregge di appartenenza. Lo stress fa allora scattare un meccanismo biologico per proteggere questa preda. Il corpo prende le redini della situazione: il cervello ordina di diminuire la secrezione di cortisolo (è un tipo di cortisone naturale) da parte delle ghiandole surrenali, creando nella pecora una stanchezza profonda, che le impedisce di muoversi. In questo modo il rischio che si perda maggiormente viene evitato.

Nel momento in cui, finalmente, la pecora è di nuovo in contatto visivo, auditivo oppure olfattivo con il branco o con il cane pastore, la sua biologia innesca il meccanismo opposto. Il cervello ordina alle surrenali di aumentare la secrezione di adrenalina, innescando una potente fonte di energia che permette alla pecora smarrita di avere le forze sufficienti per ricongiungersi nel tempo più breve possibile al branco.

La pecora è un animale debole, senza difese, che ha come unica protezione quella del branco

Anche tu puoi sentirti smarrito

Quando un essere umano si sente solo, perso, isolato dal suo “branco” può essere colto da questa grande stanchezza improvvisa, proprio come quella che si innesca nella pecora smarrita. Il primo gregge per noi esseri umani è generalmente la famiglia, stretta o allargata. Poi nel tempo il gregge può diventare il gruppo di amici che si conosce da una vita, o l’insieme dei colleghi. Lontane dal branco alcune persone si sentono incredibilmente stanche fisicamente ed emotivamente apatiche. Si parla anche di Conflitto della pecora smarrita.

Lontane dal branco alcune persone si sentono incredibilmente stanche fisicamente ed emotivamente apatiche

L’energia va e viene

Di solito coloro che presentano questa difficoltà vivono alti e bassi. Trovano in se stessi una grande energia vitale che in alcuni momenti sembra non essere più disponibile, come se ci fosse da qualche parte nel loro corpo un tasto on/off. E i periodi off possono durare dei mesi, così a lungo che spesso a queste persone viene diagnosticata una depressione.

Quando vivi un lutto a causa della perdita di più persone care contemporaneamente o in un breve lasso di tempo, ad esempio, può innescarsi questo meccanismo. Ma anche se ti trasferisci lontano dai tuoi affetti puoi essere assalito regolarmente dalla stanchezza legata al Conflitto della pecora smarrita.

Stanchezza o depressione?

Quando lavoravo come medico di famiglia mi è capitato di avere in cura dei migranti, che si ritrovavano in un paese straniero senza nessuno accanto. L’intera famiglia viveva ancora nel Paese d’origine. Questa situazione di isolamento, aggravata da una scarsa (o nulla) conoscenza della lingua e della cultura del Paese di arrivo, li faceva sentire completamente smarriti. Subivano quindi una stanchezza profonda con apatia e spesso arrivavano da me con una diagnosi di depressione cronica fatta da un collega.

Quando la stanchezza è altalenante e sembra non avere una spiegazione, perché non c’è una patologia organica concomitante, spesso si ipotizza o una depressione oppure uno squilibrio nell’apporto di micronutrienti. Invece una spiegazione ci può essere. Devi essere tu a capire se e quanto la tua stanchezza può essere in realtà legata allo smarrimento. Dipende ovviamente dalla situazione che stai vivendo.

Le persone che vivono la difficoltà di essere isolate dal proprio “branco” hanno regolarmente fasi di apatia, non hanno voglia di fare nulla e si sentono svuotate dalle emozioni. Il problema risiede proprio nella lontananza dal clan di appartenenza, sia in senso stretto sia allargato.

Quando la stanchezza è altalenante e sembra non avere una spiegazione spesso si ipotizza una depressione ma la ragione è un’altra

Superare la lontananza in modo simbolico

Nel caso in cui non ci si possa riconnettere fisicamente con i propri cari per diversi motivi, consiglio di realizzare un piccolo album fotografico in cui poterli riunire almeno simbolicamente, da portare sempre con sé.
Se vivi questa situazione prova a farlo e guarda spesso quest’album con l’intento di riconnetterti al tuo clan simbolicamente. È un consiglio che funziona e può aiutarti concretamente a sentirti di nuovo in forma, anche se il tuo gruppo di appartenenza non c’è più o è sparpagliato per il mondo. L’album ti aiuterà a sentirti ancora parte del gruppo.

L’album con le foto di famiglia ti aiuterà a sentirti ancora parte del gruppo

Stanchezza, menopausa o effetto pensione?

Le donne che si sono occupate per una vita dei figli e della casa, una volta che i bambini crescono fino a diventare adulti e farsi una vita propria, possono venire assalite da una incredibile stanchezza. Si sentono non solo sole e senza forze, ma anche apatiche e prive di uno scopo. Di frequente viene detto loro che stanno entrando in menopausa e che questi sintomi dipendono da un cambiamento ormonale. Invece la causa spesso è da imputarsi proprio al Conflitto della pecora smarrita.

Talvolta si scambia il Conflitto della pecora smarrita per un cambiamento ormonale legato alla menopausa

Qualcosa di simile può accadere a tutti coloro che hanno lavorato per una vita e vivono la pensione come uno shock. Perché hanno perso non solo il proprio clan sociale di riferimento (i colleghi) ma anche lo scopo principale per cui si alzavano al mattino.
Ti riconosci in questa descrizione? Prova a cambiare direzione trovando un nuovo gruppo con cui condividi passioni e modi di pensare. Cerca di dedicarti a qualcosa che avresti sempre voluto fare quando non avevi tempo libero.

Quando possibile, consiglio sempre di agire preventivamente preparandosi per tempo al cambiamento. Se sei prossimo alla pensione cerca un nuovo gruppo di riferimento, come un’associazione per esempio, e una o più attività che ti piacciano davvero.
L’obiettivo è sapere come impiegare proficuamente il tempo per svegliarsi al mattino con la voglia di fare, prima di entrare in pensione o prima che l’ultimo figlio grande esca di casa.

Quando si prende la strada sbagliata

Il conflitto della pecora smarrita può avere una declinazione particolare che riguarda coloro che sentono di aver imboccato la strada sbagliata. Sto parlando per esempio di chi si ritrova a fare un lavoro che detesta o a studiare qualcosa che non gli interessa. Persone costrette a fare quotidianamente o comunque per buona parte della loro giornata qualcosa che non amano affatto, in seguito a una scelta che considerano sbagliata. Il risultato è lo stesso: grande stanchezza e apatia che improvvisamente sembrano scomparire nel weekend o non appena si ha la possibilità di riconnettersi con qualcosa che si ama.

Grande stanchezza e apatia possono scomparire appena si ha la possibilità di riconnettersi con qualcosa che si ama

Cosa Fare

Se sei stato costretto a lungo ad agire contrariamente al tuo sentire per obbligo o necessità, siediti e prenditi del tempo per te stesso. Fai un punto della situazione cercando nuovi obiettivi in linea con chi sei veramente. Comincia rispondendo a queste domande. Cosa ti piace nella vita? Che cosa nutre la tua gioia? Cosa fai con facilità ed entusiasmo?
Quando la stanchezza nasce dallo stress della pecora smarrita, si può lavorare con la Biokinesiologia per riconnettersi alla propria direzione interiore, sbloccando la situazione per avere nuovamente accesso a energia e risorse.

Se c’è un trauma infantile

Capita spesso che il Conflitto della pecora smarrita nasca da un trauma vissuto durante l’infanzia. Ad esempio un ricovero in ospedale, un momento spaventoso per un bambino, che si ritrova in un luogo ostile completamente solo, senza le figure di riferimento. Mi viene in mente anche il caso di un bambino che si era smarrito su una strada di montagna: camminando davanti ai propri genitori aveva preso il bivio sbagliato. Una brutta avventura conclusasi bene dopo qualche ora.

Ma la difficoltà può nascere pure da un allontanamento momentaneo dalla propria famiglia. Pensiamo ad esempio ai bambini molto piccoli che si perdono in un supermercato. Non hanno il senso del tempo e quella mezzora di smarrimento e solitudine può fissarsi in modo inconscio nel loro io profondo. Da adulti non se ne ricordano neppure, o magari ne parlano scherzandoci su. In realtà l’evento a volte ha lasciato strascichi che si ripercuotono sul presente sotto forma di lunghi momenti di stanchezza. Perché quel momento è stato vissuto in modo acuto e drammatico.

Da bambino ti sei mai perso rimanendo separato dai tuoi genitori?

Come sempre, dopo aver indagato la storia personale alla ricerca di indizi riconducibili a un momento di isolamento e perdita del proprio clan vissuto in modo drammatico, grazie alla Biopsicogenealogia è possibile indagare nel passato dei propri antenati. Magari c’è stato un parente che non è più tornato dalla guerra o che a causa della guerra ha vissuto una prigionia all’estero, o ancora un momento di isolamento difficile e spaventoso.

Conoscere se stessi è il primo passo

Per risolvere la stanchezza altalenante che nasce dal Conflitto della pecora smarrita è importante innanzitutto lavorare per conoscere se stessi e riconnettersi alla propria direzione interiore. Darsi degli obiettivi e degli scopi ben precisi quotidiani legati ai propri talenti è una chiave importante per lasciarsi alle spalle stanchezza e smarrimento.

Darsi degli obiettivi e degli scopi ben precisi legati ai propri talenti aiuta a lasciarsi alle spalle stanchezza e smarrimento

Ognuno di noi è un piccolo niente nell’universo ma un piccolo niente unico e irrepetibile. Tale è il contributo che sei venuto a portare nel mondo. Questo contributo non deve essere necessariamente qualcosa di grande e importante, non serve che tu operi per forza per la pace nel mondo. L’importante è che tu possa esprimere con gioia quello che sei veramente.