Imparare a ricevere aiuto, perché è importante

Imparare a ricevere aiuto, perché è importante

Imparare a ricevere aiuto e doni può cambiare la tua vita. Dare e ricevere sono due facce della stessa medaglia. Trascurare o evitare del tutto una o l’altra può creare squilibrio e disarmonia. Per quanto possa sembrare controintuitivo, a fare più fatica, quando si tratta di accettare di ricevere aiuto e doni, sono spesso le persone più generose.

Mi capita frequentemente di incontrare individui che si spendono molto per gli altri, pronti ad aiutare chiunque abbia bisogno. Di fatto, delle persone esperte nel dare.

Quando si tratta di accettare di ricevere aiuto e doni, sono spesso le persone più generose a fare fatica

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Dare senza accettare di ricevere

Quando si tratta di ricevere aiuto o anche doni, in queste persone possono emergere delle vere e proprie resistenze. I motivi espressi o inconsci per giustificare l’opposizione a ricevere sono diversi. Si tratta, se vogliamo generalizzare, di convinzioni che bloccano il flusso armonioso del dare e ricevere.

Tra il bisogno di aiuto e la sua ricezione si mettono di mezzo la paura di disturbare, quella di essere in debito, il rischio di essere poi costretti in qualche modo a sdebitarsi e così via.

Piacere di dare o spirito di sacrificio?

Se sei una persona esperta nel dare, immagino che tu conosca il piacere che provi quando doni il tuo tempo, la tua esperienza, la capacità di ascolto o anche degli oggetti o del denaro.

A meno che a spingerti verso questo comportamento di generosità non sia lo spirito di sacrificio. Se non riesci a dire no ed è per quello che aiuti gli altri, ti consiglio di leggere questo articolo. Donare per te è più un obbligo che un piacere? Se è così, ti perdi una bella fonte di felicità e benessere. Perché donare sia un atto piacevole, fatto col cuore, è importante che non abbia a che fare con obblighi vari. E la ragione non è filosofica ma pratica.

Un semplice ragionamento sull’atto del dono

Come mai dico che l’atto di donare o aiutare deve essere qualcosa che rimane lontano da qualsiasi obbligo? Adesso ti spiego. Quale è il tuo piatto preferito? Quando lo mangi, sicuramente provi un intenso piacere. Ora immagina di essere obbligato a mangiare questo piatto ogni giorno, perdendo la possibilità di scegliere quando e quanto mangiarne. Decido io. Scommetto che perderesti gran parte del piacere che provavi in passato a mangiare quel piatto, nonostante sia il tuo preferito. Per l’atto di dare, il meccanismo è lo stesso.

L’atto di dare se non è legato al piacere perde gran parte del suo potere benefico

La spontaneità è parte del piacere

Dare e ricevere è parte del potenziale umano ed è un atto naturale e spontaneo. Può esserci grande piacere nell’aiutare gratuitamente le persone, cioè senza aspettarsi nulla in cambio. Siamo esseri sociali, la condivisione è un aspetto importante che nutre il senso della nostra vita.

Quando una regola educativa, religiosa o culturale si intromette però, il piacere di aiutare si può trasformare nell’obbligo di aiutare. Questo condizionamento rischia di troncare il flusso armonioso insito nel dare e ricevere. Il piacere scompare sostituito dal dovere.

Se a guidarti è il dovere, indipendentemente dalla ragione che c’è sotto (educazione, dogmi religiosi o sociali) diventa difficile provare la vera gioia di dare e fare quello che serve all’altra persona. Il dovere oscura queste sensazioni spontanee. Quando non puoi ascoltarti e fai le cose come un automa è molto facile cadere nel vortice dell’obbligo, della fatica e del sacrificio.

Come animali sociali la condivisione è un aspetto importante che nutre il senso della nostra vita

Quando ti sacrifichi niente è gratis

Questo passaggio dal dono al sacrificio, ti conduce in un luogo in cui, quando dai qualcosa, ti aspetti qualcos’altro in cambio. Come minimo il sollievo o la soddisfazione della persona che hai aiutato, perché pensi che il tuo sforzo debba essere utile. Ma ti aspetti anche gratitudine. E credi che chi hai aiutato debba un domani fare altrettanto con te, se ne avrai bisogno, anche a costo di fare fatica e sacrificarsi.

Dov’è finita la leggerezza e la gioia di dare in modo spontaneo, senza aspettative, per il semplice piacere di aiutare?

Fai fatica a ricevere?

Ecco che si chiarisce la difficoltà a ricevere. Quando si cade nella spirale del dovere, il piacere di aiutare è perduto (momentaneamente, puoi sempre recuperarlo!). Di conseguenza non accetterai di essere aiutato o che ti venga regalato qualcosa, perché non vuoi sentirti in obbligo di ricambiare.

Per evitare di gravare sull’altro ed essere in debito, hai imparato a non chiedere aiuto e a fare tutto (o quasi) da solo? Isolarti, evitando le relazioni che offrono aiuto e doni, può portare a un aumento significativo della fatica che devi affrontare nella tua vita. D’altro canto, vivere le situazioni più difficili o faticose nell’isolamento è un fattore che provoca e aggrava l’insorgenza di malattie. Di conseguenza mettersi nelle condizioni di ricevere un aiuto sotto forma di un ascolto empatico per esempio è un atto preventivo importante in termini di salute.

Perché è importante imparare a ricevere?

Come ho già sottolineato dare e ricevere sono due facce della stessa medaglia. Se hai una grande capacità di dare ma sei impossibilitato a ricevere è come se tu fossi capace di inspirare ma non di espirare. Cosa che rende impossibile respirare. Questo blocco impedisce il fluire naturale degli scambi equilibrati che potresti avere con la tua comunità.

Dare e ricevere sono due facce della stessa medaglia

A lezione dalla formica

Un giorno stavo osservando una formica che stava trasportando una briciola grande il doppio delle sue dimensioni. Ammiravo la sua tenacia e mi sono detta: se sapessi dove vuole andare questa formica, prenderei lei e il suo carico e la porterei in un batter d’occhio dove le serve. Non avendo questa informazione fondamentale non sono intervenuta, per non rischiare di danneggiarla anziché aiutarla. Un pensiero che mi ha fatto riflettere… Mi sono chiesta: chi sa se c’è qualcuno con conoscenze e competenze molto diverse da me, che mi considera come io considero questa formica? Cioè un “Qualcuno” di gigante al mio confronto, che sono un piccolo niente nell’Universo. Forse ci sono Esseri disposti ad aiutarmi senza che ciò richieda nessuna fatica da parte loro. Potrei beneficiare di un miracolo, se guardiamo alla cosa nel sistema di riferimento umano. La formica ignora persino la mia esistenza, perché sono troppo grande per lei. Se ricevesse aiuto da me non capirebbe da dove proviene l’aiuto, ne vedrebbe solo il risultato. Lo stesso potrebbe accadere a me, a noi come esseri umani.

Da quando ho avuto questo pensiero mi sono allenata per chiarire bene cosa voglio e mi sono impegnata a condividere ad alta voce i miei desideri. Sia con i miei amici, che vedo e frequento, sia con potenziali presenze amiche che non vedo ma potrebbero esserci. Credo che non ci sia nessun rischio nel farlo, mentre i benefici sono potenzialmente immensi!

Aprirsi all’aiuto dell’Universo

Per approfondire ulteriormente questo tema voglio condividere con te la storia dell’uomo che vuole essere salvato da Dio.

Il fiume stava straripando e le acque stavano raggiungendo la casa di Jim. Erano arrivate al portico, dove lui si trovava. Un uomo in barca a remi si avvicinò e lo chiamò: “Salta dentro che ti porto in salvo”. Jim rispose: “No, il mio Dio mi salverà!” Salì poi di corsa fino al primo piano. Il fiume continuava a salire e raggiunse le finestre del primo piano. Un uomo in un motoscafo si avvicinò e lo chiamò: “Salta dentro che ti porto in salvo”. E Jim di rimando: “No, il mio Dio mi salverà!”

Poi Jim corse sul tetto. Ben presto il fiume lambì il tetto della casa. Jim era seduto sul bordo, con le acque che gli mulinavano attorno ai piedi. Vide un elicottero sorvolarlo e sentì la gente urlare attraverso il megafono: “Afferra la corda e issati, ti porteremo in salvo”. E Jim, di rimando: “No, il mio Dio mi salverà!” Il fiume continuò a salire e, infine, travolse tutta la casa. Jim annegò.

Un istante dopo, si rese conto di essere al cospetto di Dio. In collera, Jim gli chiese: “Ho riposto la mia fiducia in te. Perché mi hai abbandonato?” Dio sorrise e rispose: “Non ti ho mai abbandonato. Ho inviato una barca a remi, un motoscafo e un elicottero. Perché non ci sei salito sopra?”

La storia di Jim è un potente invito a riflettere. Quanto spesso, quando chiedi aiuto, ti aspetti di essere aiutato in un modo specifico, scelto da te, disprezzando altre fonti di aiuto a disposizione? L’Universo può aiutarti in molti modi, ma se non sei pronto a ricevere l’aiuto non vedrai neppure che c’è chi è lì per dartelo.

Ragioni profonde che impediscono di ricevere

Ora che hai letto la storia riflettiamo su cosa ti impedisce di ricevere? Forse nel tuo passato c’è una ferita. Le cause possono essere varie e in questo articolo te ne propongo 3, con l’obiettivo di aiutare la tua riflessione e il tuo percorso per conoscere te stesso. Partiamo da una ferita che può avvenire nella primissima infanzia.

Contrariamente a tanti animali, l’essere umano ci mette anni per guadagnare la sua autonomia. Il neonato umano è molto dipendente dagli adulti e da solo non ha nessuna possibilità di sopravvivere. Di solito il riferimento indispensabile è la madre, portatrice del nutrimento fisico ma anche affettivo.

Se in questo periodo di grande vulnerabilità la presenza indispensabile di questa persona di riferimento viene a mancare, il senso di smarrimento è enorme e le emozioni sconvolgenti.

Sopravvissuti a questo episodio, se la ferita rimane aperta, da adulti questi bambini potrebbero fare di tutto per non vivere di nuovo lo stesso dolore sconvolgente. Il bambino che ha vissuto questo trauma può sviluppare un’autonomia estrema che diventa uno scudo per non rischiare di vivere di nuovo quel senso di insicurezza e smarrimento drammatico.

Se la madre viene a mancare quando si è neonati può crearsi una ferita che porta a un’autonomia estrema

Se il dono si lega a un dramma

È facile che si creino degli ostacoli al normale flusso del dare e ricevere anche quando, nella propria esperienza personale o nella memoria genealogica, qualcuno ha accettato un dono e in seguito è avvenuto un grave trauma o qualcosa che è stato vissuto in modo drammatico. Si tratta di una reazione difensiva dell’organismo.

Pensiamo alle famose caramelle regalate ai bambini da sconosciuti squilibrati, per attirare i piccoli in situazioni pericolose. Oppure anche a chi ha ricevuto percosse in seguito a una richiesta di aiuto, o a coloro che per ricevere hanno dovuto pagare un prezzo molto alto. In tutti questi casi è difficile ricevere aiuto senza sentirsi in pericolo. Se ti riconosci in qualcuno di questi esempi, poter rielaborare questi traumi ti permetterà di ripristinare la gioia di ricevere in totale sicurezza. La Biokinesiologia può aiutarti a sbloccare questo potenziale.

Se pensi di non essere degno di ricevere aiuto

Ovviamente, per poter ricevere e godere di doni e aiuto efficace, serve sentire nel profondo di meritarli ed esserne degni. Allo stesso tempo c’è bisogno di umiltà, dovresti riconoscerti come una persona potenzialmente bisognosa. All’interno della nostra cultura, di solito, una persona che dà senza voler ricevere nulla in cambio viene percepita non solo come molto generosa, ma anche come un individuo capace di sacrificarsi (in silenzio).

Per ricevere aiuto bisogna sentirsi degni ma anche essere umili

Per spezzare questo binomio ti propongo di vedere le cose da una prospettiva divergente. Dare senza mai ricevere è un atto di prepotenza o di arroganza. Dietro può esserci questo pensiero (anche inconscio): io sono forte abbastanza per dare a chi ha bisogno ma non ho bisogno di nulla per me, ce la faccio da solo. Ti invito a considerare quanto, con questo ragionamento, svaluti gli altri che consideri come delle povere vittime, dei deboli. In questo “scambio” a senso unico, rischi di non riconoscere la dignità altrui, la grandezza e il potere di chi aiuti. Lo scambio e il dare e ricevere reciproco mettono ognuno allo stesso livello, in uno stato di rispetto empatico.

Test: scopri a che punto sei nel flusso dare/ricevere

Grazie agli anni di esperienza come terapeuta ho ideato una scala, che permette di capire a che punto si è nel flusso del ricevere e quanto si è liberi (o meno). Voglio condividerla con te perché tu possa valutare in autonomia a che punto sei.

  1. Non penso nemmeno che potrei aver bisogno di aiuto.
  2. Mi serve aiuto ma credo di dover fare da solo e non chiedo nulla.
  3. So che mi serve aiuto, non chiedo nulla e se mi viene proposto aiuto lo rifiuto.
  4. Mi serve aiuto, non oso chiedere e se mi viene proposto aiuto, lo accetto, cercando però di ripagare doppiamente quello che percepisco come un debito.
  5. Ho bisogno di aiuto, non oso chiedere ma se mi è proposto aiuto lo accetto, ringraziando semplicemente.
  6. Mi serve aiuto, oso chiederlo e se qualcuno si rende disponibile, ricevo volentieri. Quando nessuno si rende disponibile, invece, mi arrangio da solo.
  7. Necessito di un aiuto, oso chiedere e accetto volentieri la disponibilità di qualcuno. Se nessuno si rende disponibile insisto e prendo l’aiuto comunque che mi serve.
  8. Anche quando non mi serve aiuto, a volte lo chiedo lo stesso per il piacere di fare le cose insieme.

Qualunque sia il tuo posizionamento nella scala, puoi iniziare un processo di cambiamento in direzione dello scalino numero 8. La vita condivisa nel mutuo aiuto è più leggera e nutriente. Aiutandoci possiamo, per esempio, mettere in campo un insieme di misure e favorire i cambiamenti per mantenere e recuperare salute e benessere. Hai difficoltà ad accrescere la tua capacità di ricevere aiuto? Prendi il coraggio a due mani e almeno una volta supera l’ostacolo: chiedi aiuto per imparare a ricevere aiuto!

Come vivere bene i grandi cambiamenti

Come vivere bene i grandi cambiamenti

Vivere bene i grandi cambiamenti è possibile. Prima di tutto comprendendo che il cambiamento fa parte dell’esistenza. Ogni giorno evolviamo, proprio grazie al cambiamento.

Sto parlando di quelle piccole modifiche continue delle quali non ci accorgiamo neppure. Ci sono tutta una serie di trasformazioni “trascurabili” che molto probabilmente dai per scontate: cambi l’aria ad ogni respiro, le tue cellule invecchiano e vengono sostituite da cellule nuove, con l’esperienza modifichi idee e opinioni eccetera.

Ci sono però cambiamenti più evidenti che per andare a buon fine necessitano del tuo intervento attivo e richiedono un dispendio di energia. Un trasloco, migrare in un nuovo paese, parlare una lingua diversa da quella madre, integrarsi in una nuova cultura e così via.

 

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Infine, ci sono quelli che vengono definiti veri e propri passaggi: grandi cambiamenti evolutivi. Come ad esempio smettere di studiare e iniziare a lavorare, diventare genitori per la prima volta, nascere o morire. Ogniqualvolta ti muovi tra due realtà drasticamente diverse tra loro stai vivendo un passaggio.

Alcuni cambiamenti che vivi sono grandi passaggi evolutivi

La tua stessa nascita è uno di questi momenti, perché dalla vita uterina sei approdato a quella extrauterina: parliamo di mondi distantissimi tra loro.

Vivere bene i grandi cambiamenti: guarda al tuo passato

Per aiutarmi a vivere bene i grandi cambiamenti, personalmente mi ispiro al primo sconvolgente passaggio che tutti noi adulti abbiamo vissuto, quello, appunto, della nascita.

Anche tu sei dovuto passare da un ambiente liquido, raccolto e accogliente, quello del grembo materno, a un ambiente in cui si è circondato da aria, molto vasto, senza quella protezione fisica rappresentata dall’utero. Il tuo corpo conserva la memoria di questo passaggio.

Il tuo corpo conserva la memoria del primo grande sconvolgente passaggio: la nascita

A partire da due piccole cellule che si sono incontrate al momento del concepimento, lasciando agire il flusso vitale, ti sei auto-costruito, sei cresciuto al caldo e al riparo del grembo materno. È il miracolo della vita. Non richiede nessuna fatica al nascituro, nessuno sforzo: basta lasciare fluire l’energia vitale. La Natura ha già predisposto tutto: protezione dagli agenti esterni, nutrimento, il giusto spazio e luogo per crescere. Nel tempo, ma mano che la gravidanza procede, l’utero raggiunge la sua massima estensione. Si sta al calduccio e ci si lascia cullare dai movimenti della madre. Stavi così bene, chi te l’ha fatto fare di uscire e venire al mondo?

Anche se non sembra, la mia è una domanda seria. Quando è arrivato il momento, è intervenuta una forza indipendente dalla tua volontà. La forza della Vita che scorre nelle vene della madre e del bambino obbliga a un passaggio necessario: il parto.

Quando, nel grembo materno, hai iniziato a sentire le spinte che ti hanno scosso e condotto poi fino all’esterno, come l’hai vissuto? Hai forse dubitato o fatto resistenza nei confronti delle contrazioni? Ti sei arrabbiato perché “ti stavano sfrattando”? Personalmente non me lo ricordo. Anche se fosse, resistere alla spinta sarebbe stata una missione impossibile e avrebbe comportato la morte.

La Vita è una forza inarrestabile

Sei qui a leggere, quindi la Vita è stata più forte di qualsiasi eventuale opposizione e ti ha spinto fuori dalla tua zona di comfort. Ti sei trovato catapultato in una realtà sconosciuta, espulso da un ambiente noto.

Mollare ogni resistenza e abbandonarti alla corrente ti ha permesso di uscire e scoprire una nuova realtà. Più ampia, più luminosa, più adatta a te e al tuo potenziale di crescita. A dirla tutta l’utero cominciava a essere un po’ troppo stretto.

Ti invito a lasciare ogni resistenza e abbandonarti alla corrente

Una volta fuori hai cambiato modo di respirare, di nutrirti, di muoverti. Quando sei nato eri molto vulnerabile e nonostante tutto sei sopravvissuto. Hai trovato braccia pronte ad accoglierti, proteggerti, nutrirti. Eri programmato per questo passaggio. Una forza vitale più grande di te aveva predisposto tutto.

Uscire dall’utero ti ha permesso di avere più spazio a disposizione, scoprire nuovi orizzonti, crescere moltissimo e imparare tante cose nuove. In pochi mesi un neonato attraversa cambiamenti incredibili, sempre lasciando agire la Vita. Sviluppa molte competenze e si adegua al nuovo ambiente.

Ora ti invito a fare una riflessione: cosa ti ha permesso di attraversare questo difficilissimo passaggio?

Agire senza agire

Una via per vivere bene i grandi cambiamenti la conosci già. Sto parlando di agire senza agire, ovvero lasciare agire dentro di te la forza vitale, senza alcuno sforzo intenzionale.

Quando sanno di dover affrontare un cambiamento importante, molte persone si affannano per cercare di capire cosa devono fare. Vivono, spesso con ansia, la paura di sbagliare. Cercano di accelerare o rallentare il processo di cambiamento. Più che sul Fare però, ti invito a rivolgere la tua attenzione all’Essere. Conosci te stesso. Se segui il tuo sentire, un passo alla volta, le tue azioni non saranno del tipo che si programma con la mente ma del tipo che nasce spontaneamente da ciò che sei nel profondo.

Non agirai perché ti è stato insegnato che è giusto fare una cosa piuttosto che un’altra. Non sceglierai di comportarti in modo tale da conformarti agli altri, ma risponderai solo a te stesso e al tuo movimento interiore.

Lasciando agire la vita rispondi solo a te stesso

Vivere i cambiamenti con naturalezza

Se lasci che sia la stessa forza vitale che ti ha fatto nascere a guidarti attraverso i passaggi più importanti della tua vita, sentirai che serve impegno ma anche che non c’è alcuna forzatura. Così potrai davvero vivere bene i cambiamenti. Il cambiamento non sarà penoso o faticoso, anche se ti richiederà energia e potrebbe essere carico di emozioni, non sempre piacevoli.

Le tue azioni non avranno bisogno del supporto di alcuna spiegazione razionale. Essere quello che sei ha per conseguenza un insieme di azioni adatte, che portano risultati ottimali e che non richiedono alcuna programmazione. Non proverai l’ansia di dover pianificare tutto. Qualunque sia l’intensità della trasformazione e l’eventuale tempesta emotiva, sperimenterai nel profondo una sensazione di fiducia e serenità, che mai avresti pensato di associare a un cambiamento drastico.

Le tue azioni non avranno bisogno del supporto di alcuna spiegazione razionale

Un passaggio collettivo

In questo momento credo che, come società, ci troviamo di fronte a un passaggio molto importante. Dobbiamo affrontare collettivamente un grande cambiamento. Non credo di esagerare se dico che il periodo che stiamo attraversando è molto travagliato. Un aggettivo che ci porta direttamente alla metafora del parto… Allora mi chiedo: e se fossimo in pieno parto collettivo?

Da anni, pur consapevoli che non potevamo andare avanti così, abbiamo rimandato dei cambiamenti necessari. I danni procurati all’ambiente dall’attività degli esseri umani mettono a rischio la nostra sopravvivenza e richiedono cambiamenti nelle nostre abitudini, per rispettare di più il Pianeta che ci ospita.

Una deriva culturale che idolatra il Dio denaro mette a repentaglio la sicurezza e la felicità di miliardi di esseri umani. Tante persone si rendono conto che non è più tempo di rimandare. A volte è necessario essere esasperati e arrivare a un punto di non ritorno per riuscire a fare i cambiamenti necessari. In alcuni casi serve cambiare paradigma.

Per fare i cambiamenti necessari a volte serve cambiare paradigma

Un passaggio collettivo non è altro che un insieme di tanti passaggi individuali. Qualcuno dice che stiamo per fare un salto dalla terza alla quarta Dimensione. Cosa sarà mai questa quarta Dimensione? Le dimensioni sono Stati di Coscienza. Mentre la terza dimensione possiamo immaginarla come un contenitore rigido che raggruppa convinzioni, regole, norme e vincoli (e di conseguenza è relativamente poco flessibile), la quarta è una dimensione in cui l’individuo diventa più consapevole e cosciente. Chi sta facendo questo passaggio sta sperimentando che ciascuno di noi è creatore della propria realtà e che i pensieri diventano cose.

Un punto di vista alternativo dalle culture native

Un altro aspetto da ricordare è che quello che viviamo è influenzato da ciò che accade nell’universo. La nostra cultura occidentale moderna non prende in considerazione il pianeta Terra come un essere vivente. Le culture native, invece, reputano che ogni pianeta dell’universo sia un essere vivente. Il Pianeta Terra quindi è un organismo vivente come gli animali, le piante, i funghi eccetera. Di conseguenza ha una sua propria evoluzione, indipendente dagli esseri umani. Quando la Terra vive un grande cambiamento noi, che siamo dei piccoli esseri viventi e siamo suoi ospiti, ne sperimentiamo l’influenza.

Puoi avere fiducia nel fatto che tutto andrà per il meglio? Più che fiducia credo serva la fede. Fede nella Vita che scorre in te, in me, in tutti noi, fede nei tuoi desideri e nel tuo potenziale. Partendo dalla scommessa che stiamo vivendo un passaggio difficile, certo, ma potenzialmente portatore di bellissime opportunità, ognuno ha la responsabilità di fare il meglio che può.

Affidarsi alle spinte 

Più ti lascerai guidare dalle spinte, proprio come hai fatto quando sei nato, più favorirai il cambiamento in un’ottica positiva. Più accetterai di lasciare quello che conosci e che non è più del tutto adatto a te (magari è diventato un luogo un po’ troppo stretto), più avrai l’opportunità di creare nuove condizioni di vita, maggiormente adatte alla tua felicità. Potrai allora evolvere e stare sempre meglio.

Uscendo dalla tua zona di comfort potrai creare nuove opportunità e condizioni di vita migliori per te

La nostra zona di comfort può essere comoda, come una vecchia poltrona modellata dalla forma del nostro corpo, ma allo stesso tempo può non essere più così giusta per noi. Ti capita mai di non osare cambiare lavoro, ad esempio, solo per il fatto che lo conosci bene e ti da una certa sicurezza economica, anche se non ti senti realizzato o rispettato?

Se riuscirai ad arrenderti fiducioso al tuo flusso vitale, faciliterai il cambiamento, rendendolo un passaggio armonioso, al giusto ritmo, verso una nuova realtà, più ampia e luminosa.

Vivere il cambiamento insieme

La differenza rispetto al nostro parto individuale è che, questa volta, siamo in tanti a dover affrontare un cambiamento importante. Questo passaggio, verso nuovi orizzonti ancora ignoti, lo possiamo accogliere con curiosità e fiducia, tenendoci per mano, con il calore e l’amorevolezza di cui siamo capaci.

Se ti fa paura, senti crescere l’ansia o il desiderio di pianificare nel dettaglio quello che in realtà non può essere pianificato, ricordati questo semplice fatto: sei vivo. E poiché sei vivo vuol dire che sei nato e hai già incontrato e superato un incredibile cambiamento. Hai già accettato di lasciare una realtà conosciuta, forse un po’ stretta ma tutto sommato comoda, nella quale venivi nutrito e protetto, per andare verso l’ignoto. E senza ricevere molto preavviso!

Il no è morte, il sì è vita

Se avessimo potuto scegliere, quanti di noi avrebbero deciso di rimanere al caldo nell’utero, al riparo, nonostante il poco spazio disponibile per crescere ancora? Ciascuno di noi, a modo suo, è sopravvissuto al cambio di paradigma imposto dalla nascita. Ma prova a chiederti: cosa sarebbe successo se avessi resistito alla spinta? Se avessi detto di NO a questa forza più potente di te?. E se i tuoi attaccamenti e la paura del cambiamento fossero stati più potenti della forza della vita? Se non avessi osato lasciarti spingere verso l’ignoto? Cosa sarebbe accaduto? Non avresti mai visto la luce

Tornando a oggi, mi chiedo: dove ci porta questo parto collettivo che stiamo per affrontare? In quale realtà? Quando finirà questo travaglio? Chi lo sa!  A questo punto sono molto curiosa. Conto di scoprirlo insieme a voi in un prossimo futuro…

Un inno alla vita
Nell’affrontare questo passaggio, nel quale sono coinvolta anch’io ovviamente, ispirata dall’esperienza della nascita che abbiamo vissuto tutti noi, mi sento di consigliare di lavorare sui propri motivi di attaccamento per lasciarseli alle spalle. È arrivato il momento di riconnettersi con quello che si sente nel profondo e ridimensionare lo spazio dato ai pensieri, soprattutto quelli di tipo assolutistico e negativo. L’obiettivo è quello di vivere nella realtà, in ogni singolo istante, e lasciare fluire la Vita.

Abbi fede nelle tue risorse interiori e nella tua capacità di trasformazione. Se anche dovessimo cambiare totalmente paradigma un’altra volta possiamo farlo.

Sognare a occhi aperti un futuro rigoglioso e luminoso è il primo passo per realizzare il migliore dei futuri possibili. Questo futuro si sta già realizzando, in realtà, ma più siamo numerosi a sognarlo, più le spinte saranno efficaci, più il parto sarà rapido e indolore.

Sogna a occhi aperti un futuro rigoglioso e luminoso, puoi contribuire a realizzarlo

Intanto, mentre navighiamo nella tempesta, ti posso confermare che personalmente mantengo la mia rotta verso un Mondo di pace, gioia e salute, milioni di volte più strabiliante di quello che posso immaginare.

Automatismi che spingono a mangiare troppo: come superarli

Automatismi che spingono a mangiare troppo: come superarli

Gli automatismi che spingono a mangiare troppo esistono davvero, non si tratta di una fantomatica scusa messa in campo da chi fa fatica a dimagrire. Nel percorso verso il peso forma esistono tutta una serie di ostacoli che possono metterti i bastoni tra le ruote e rendere difficile il raggiungimento dell’obiettivo.

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Ti capita di mangiare quando hai freddo, quando studi, oppure se sei stanco o agitato? Forse anche tu sei in qualche modo manipolato da alcuni trigger, interruttori che fanno scattare in te azioni automatiche che nulla hanno a che vedere con un bisogno reale.

Chiariamo subito una cosa. Superare gli automatismi che spingono a mangiare troppo non è la soluzione definitiva per sbarazzarsi dei chili di troppo in modo naturale e senza diete, ma fa parte di una delle molte azioni che puoi mettere in campo per preparare il terreno al dimagrimento. Se invece sei interessato a lavorare subito alla radice, ti consiglio la lettura del mio libro o la partecipazione ai miei laboratori Peso Forma.

Una potente spinta positiva

Anche se superare gli automatismi che spingono a mangiare troppo non è la principale strategia per dimagrire, si tratta comunque di un aiuto molto significativo, diciamo pure che è un vero e proprio potenziamento. Con la parola potenziamento in questo caso intendo qualcosa in grado di favorire e sostenere l’espressione della competenza del tuo corpo, che ha in sé tutte le capacità necessarie a raggiungere e mantenere il peso forma in modo naturale e spontaneo.

Cosa sono i trigger

Un comportamento che viene ripetuto in modo conscio, razionale e controllato diventa un’abitudine. Quando è instaurata l’abitudine, basta uno stimolo, sempre lo stesso, per innescare una reazione automatica. Si tratta di un meccanismo intelligente legato al funzionamento del nostro cervello. Gli automatismi rendono alcuni processi veloci ed efficaci (oltre che inconsapevoli).

Gli automatismi rendono alcuni processi veloci, efficaci e inconsapevoli

Lo stimolo, come ho già accennato, funziona da trigger, ovvero da interruttore che innesca la reazione. Perché un sistema del genere è benefico (generalmente) per il corpo e per la mente? Fa risparmiare tempo e risorse mentali.

In termini evolutivi, il binomio trigger-reazione protegge e aiuta. Ad esempio a mettersi in salvo quando siamo in pericolo. Alcuni automatismi, però, diventano d’intralcio e ci fanno agire in modo controproducente quando vogliamo attuare un cambiamento.

Conosci te stesso

Come ben sai se segui i miei interventi da tempo, conosci te stesso è uno dei consigli fondamentali che do sempre e che potrei ribadire all’infinito. In questo caso, riconoscere e capire i tuoi processi mentali è importante per poter scegliere se contrastarli, quando sono dannosi, o assecondarli, quando sono utili.

Riconoscere e capire i tuoi processi mentali è importante per poter scegliere se contrastarli

Nella mia esperienza di terapeuta ho toccato con mano l’importanza di riconoscere e superare gli automatismi che spingono a mangiare troppo, indipendentemente dal bisogno reale.

A caccia di automatismi

Per scoprire se metti in atto degli automatismi legati al cibo prova ad analizzare le tue abitudini. Quanto spesso continui a mangiare dopo che il corpo ti ha inviato un segnale di sazietà? Ti capita di mangiare anche se non sei affamato?

Mangiare quando non c’è alcuna richiesta fisica è il primo indizio che ci sono degli automatismi in atto. Per raggiungere il peso forma è molto importante recuperare la capacità di mangiare solo quando il corpo lo richiede, imparando di nuovo a riconoscere i messaggi che il tuo organismo ti invia.

Ti capita di mangiare anche se non sei affamato?

L’esercizio della settimana

Prenditi una settimana per osservare te stesso e tutti i tuoi comportamenti legati al cibo. Ogni volta che mangi anche se non hai fame, scrivi su un foglio qual è la situazione in cui lo fai. Magari sei da solo in casa, oppure al contrario sei in compagnia di colleghi o amici che stanno mangiando, o ancora stai lavorando o studiando.

Accanto a una breve descrizione della situazione che accende gli automatismi che spingono proprio te a mangiare troppo, scrivi anche le emozioni connesse a quel momento. Per aiutarti a identificarle puoi scegliere tra queste:

  • Noia
  • Rabbia o nervosismo
  • Tristezza
  • Ansia
  • Insicurezza
  • Gioia
  • Smarrimento
  • Eccitazione
  • Solitudine
  • Insoddisfazione

L’elenco non è esaustivo, potresti provare anche altre emozioni. Ascoltati e scrivi di cosa si tratta.

Pensi che il tuo trigger sia invece più spesso uno stato fisico? Prova capire se si tratta di una sensazione di freddo, caldo, sete, stanchezza e così via.

Il trigger può anche essere un semplice stato fisico

C’è sempre una risposta migliore

Quando hai preso atto che mangi anche se non hai fame, valuta la situazione per comprendere a quale bisogno reale cerchi di rispondere e trova un sistema migliore per soddisfare le tue esigenze. Chiediti: come posso rispondere meglio al mio bisogno reale? I bisogni possono essere molti. Per ciascuno, elenca su un foglio almeno due risposte alternative al mangiare. La buona notizia è che puoi cambiare l’abitudine che ti porta a soddisfare il tuo bisogno col cibo, sostituendola con una più sana e adeguata.

Gli esseri umani sono creature abitudinarie

Anche tu come tutti sei abitudinario, e questo è un bene nel momento in cui impari a conoscerti. Il cibo è uno strumento comodo e soddisfacente per compensare i disagi, spegnere le frustrazioni (momentaneamente) o creare connessioni nelle situazioni sociali. Siamo fortunati, perché (di solito) viviamo una situazione in cui c’è cibo in abbondanza. Possiamo trovare qualcosa da mettere sotto i denti dovunque ci troviamo e quasi a qualunque ora.

Ma ora sei diventato più consapevole del fatto che mangi anche se non hai fame e sai che questo ti allontana dal tuo obiettivo di raggiungere il peso forma. Ti invito a usare tutta la creatività di cui sei capace per rispondere in modo più consono ai tuoi bisogni senza impattare sulla bilancia.

La vita ti offre mille modi per farlo…

Esempi di risposte alternative ai bisogni

Mangi se hai freddo? Ti serve calore: copriti meglio. Prenditi il tempo per avvolgerti in una coperta calda e accogliente, oppure bevi una bevanda calda rigenerante. Sei annoiato e sgranocchi qualcosa? Fai qualcosa di stimolante. Ad esempio una telefonata a un amico, una coccola al tuo animale domestico. Puoi anche ascoltare un breve podcast, meditare eccetera.

Il cibo ti serve per superare i momenti di tristezza? Cerca altre fonti di sostegno: l’abbraccio di una persona cara, per esempio. Magari puoi anche andare a passeggiare nella natura e respirare profondamente.

Il cibo ti serve per superare i momenti di tristezza? Cerca altre fonti di sostegno

Trova strategie che ti rispettino e siano giuste per te e non dimenticare di scriverle tutte su un foglio. È un gesto di amore nei tuoi confronti.

L’abitudine buona

Così come può capitare di essere schiavi di abitudini “sbagliate”, al contrario è possibile incentivare una o più abitudini positive. Se ad esempio smetti di mangiare perché sono arrivate le 13, ma apri il frigo solo quando hai davvero fame, puoi rieducare il tuo cervello a percepire il reale stimolo della fame. Se impari a dire di no quando gli amici ti spingono a mangiare qualcosa, potrai stare in compagnia con altri che mangiano senza per forza mettere qualcosa sotto i denti.

Mangiare di fronte a un programma televisivo ti porta ad abbuffarti? Spegni il televisore durante i pasti e concentrati su quello che c’è nel piatto. Sei libero di farti questo grande regalo: scegli l’alternativa al trigger così da liberarti dell’automatismo.

Puoi uscire dagli schemi che ti impediscono di avvicinarti al peso forma e adottare uno stile di vita che risponda ai tuoi veri bisogni. Se riesci a ripetere un comportamento virtuoso in modo consapevole per almeno 21 giorni di fila quello che all’inizio richiede fatica e impegno diventerà una semplice abitudine. Ti invito a provare. Scoprirai che adottare uno stile di vita che risponda ai tuoi bisogni reali è possibile e molto soddisfacente!

 

La dinamica della folla e la paura diffusa della Covid-19

La dinamica della folla e la paura diffusa della Covid-19

La dinamica della folla ha un ruolo molto importante nella paura diffusa della malattia da Covid-19. Nell’articolo Marea emotiva e dinamica della folla: sentirsi trascinati ho condiviso con te tante delle perplessità che mi colgono di fronte alla situazione legata alla pandemia da Covid-19, che stiamo ancora attraversando.

Ho anche iniziato a parlarti del fenomeno della dinamica delle folle e della prima caratteristica di una folla folle: l’ossessione. Ora voglio condividere con te le conoscenze preziose che ho acquisito leggendo questo articolo e le riflessioni che mi ha suscitato.

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Cos’è una folla?

Come ti ho già raccontato, le folle sono gruppi che operano attraverso una modalità emotivamente molto intensa e che si comportano in modo folle (cioè irrazionale) secondo i loro stessi standard e principi acquisiti. Ovvero: nel momento in cui un gruppo da sano diventa una folla folle, tutti i suoi principi vengono messi da parte. Si impone una nuova verità, che spesso è contraria a quanto il gruppo credeva e sosteneva in precedenza, quando era sano.

Abbiamo visto nell’articolo precedente che alcuni elementi distinguono le folle e le differenziano dai gruppi di persone ‘normali’, ovvero quelli che si comportano in modo razionale, pur con le naturali sfumature emotive del comportamento umano.

Le folle sono gruppi che operano attraverso una modalità emotivamente molto intensa

La caratteristica distintiva più chiara di una folla è la sua concentrazione condivisa su qualcosa. Sto parlando di un’ossessione comune.

L’oggetto dell’ossessione può essere qualsiasi cosa o quasi, e non è necessario che sia reale. Il collante di una folla può essere la paura degli extraterrestri, un ideale religioso, un desiderio di vendetta, un leader carismatico e così via. Non importa che sia qualcosa a cui gli individui credono o che stia loro a cuore in tempi diversi e più sani.

Una popolazione diventa una folla quando una singola ossessione assorbe l’attenzione della maggioranza dei suoi membri, diventando l’argomento a cui tutti pensano, di cui tutti parlano. L’ossessione non è solo pubblica ma diventa anche privata.

Fuori o dentro

Vedere la propria ossessione rispecchiata nelle reazioni degli altri travolge in una piacevole e intensa esperienza comune. Gli individui in una folla rimproverano invece chiunque vacilli nella determinazione di ottenere, evitare, eliminare o abbracciare l’oggetto che ha creato la folla, a seconda che si tratti di un obiettivo, un nemico comune, piuttosto che una fede e così via. Qualsiasi cosa sembri logica agli occhi della folla viene perseguita dai suoi membri.

Quando è in atto un comportamento collettivo di folla, amici di lunga data diventano nemici mortali e perfetti sconosciuti fratelli di sangue, disposti a combattere spalla a spalla fino alla morte. Quanti amici o famigliari hai perso a causa dell’ossessione per il nuovo coronavirus? Solo a causa di opinioni divergenti o per l’impossibilità di confrontarsi serenamente, abbracciando la complessità della situazione?

Quanti amici o famigliari hai perso a causa dell’ossessione per il nuovo coronavirus?

L’emergere di una nuova verità

La seconda caratteristica distintiva della dinamica della folla è che verità e moralità cessano di essere principi fissi, detenuti dagli individui. Diventano invece il risultato dell’ossessione della folla e sono quasi istantaneamente adottati da tutti i membri del gruppo, senza alcun discernimento. Nessun membro della folla si sogna di mettere in discussione quello che la folla pensa e proclama.

Durante il nazismo, il fatto che gli ebrei fossero o meno il nemico non era più una scelta morale individuale. È emerso invece il principio “gli ebrei sono un nemico” come verità assoluta. Questo in virtù dell’ossessione del gruppo.

Se le chiusure sistematiche dei luoghi di vita culturale e ricreativa, l’indossare la mascherina o i vaccini aiutino o meno a evitare le infezioni, smette di essere il risultato di un’indagine scientifica. Il fatto che queste scelte siano di aiuto o dannose (a seconda di quale sia la folla di appartenenza) diventa una verità indiscutibile. Questo sempre come risultato dell’ossessione di gruppo. Ogni nuova verità viene istantaneamente adottata da tutti i membri della folla.

L’ossessione di gruppo crea verità che non possono essere discusse

La folla dall’esterno e dall’interno

I principi morali e l’abitudine a pensare con la propria testa, che sono tipici degli individui appartenenti a gruppi sani, all’interno della folla spariscono. Dall’esterno, il fatto che si possano negare diritti come la libertà di espressione o la libertà di cura appaiono come una forma di follia. I membri della folla, invece, non se ne accorgono neppure e considerano gli estranei, coloro che non vanno d’accordo con la nuova verità e la moralità emergente, dei veri e propri negazionisti, nemici malvagi o pazzi.

Qualsiasi cosa gli individui pensassero in precedenza sulle mascherine per coprire naso e bocca viene immediatamente sovrascritta quando i leader della folla pronunciano una nuova opinione in proposito.

I membri della folla, compresi gli scienziati, si assumono automaticamente il compito di razionalizzare il nuovo assunto e lo affermano come semplice verità. Se è necessario che dimentichino di avere appena detto qualcosa di diverso lo faranno, e sminuiranno le loro stesse parole senza battere ciglio. Ciò che vuole la folla vince su tutto, anche su competenza e conoscenza accumulata negli anni.

I membri della folla sono pronti a negare tutto quello che pensavano prima

Il cortocircuito nella dinamica della folla

Il dubbio non è concesso nella folla. A coloro che vogliono argomentare contro qualsiasi nuova verità promossa dalla folla viene dato il compito, impossibile, di confutare l’affermazione oltre ogni dubbio. Nella dinamica della folla il giudizio stesso della folla è insindacabile. Tutti i suoi membri fingeranno a se stessi che ogni nuova verità sia stata già ampiamente convalidata e questo, nella dinamica della folla, non comporta alcun dilemma morale o intellettuale.

Il dubbio non è concesso nella folla, il suo giudizio è insindacabile

Per la folla tutte le persone che dicono il contrario di quanto la folla propugna sono esseri inferiori. Lo stesso vale per la moralità: le variabili individuali sono schiacciate da una moralità imperante. Anche quando si tratta di principi fondamentali come il diritto a scegliere in che modo vivere e morire. Perfino se i membri della folla credevano l’esatto contrario solo pochi istanti prima che la nuova moralità fosse imposta. Il periodo di esitazione e ambivalenza durante il quale le prospettive individuali vengono schiacciate è spesso lungo pochi minuti, al massimo settimane.

Rendere accettabile ciò che è criminale

La terza caratteristica delle folle è la capacità di rendere accettabile ciò che fuori dalla dinamica delle folle è impensabile, sbagliato o immorale. Il gruppo, nel suo insieme, santifica un comportamento ritenuto inconcepibile per l’individuo. La folla fa apertamente ciò che gli individui al suo interno vedrebbero come non etico o criminale se fatto da una persona singolarmente. Sto parlando, ad esempio, del fatto di non rispettare la costituzione e imporre dei trattamenti sanitari sperimentali.

La folla fa apertamente ciò che gli individui al suo interno vedrebbero come non etico o criminale

Operando come una folla, le persone possono fare e celebrare cose che sono altrimenti impossibili. Ecco perché le folle possono essere molto pericolose. Nelle circostanze sbagliate, la brama di distruzione può emergere e può essere assecondata su scala globale.

Tornando al caso del nuovo coronavirus, in tutti i Paesi che hanno imposto chiusure e allontanamenti sociali obbligatori, sono stati fatti passi pericolosi verso la dittatura.

I governi hanno sfruttato diversi espedienti legali per sospendere i normali canali legislativi e governare per decreto. La meccanica più comune ha previsto la dichiarazione di un generico “stato di emergenza”, “stato di disastro” o “stato di allarme”. I funzionari del governo hanno comunicato ai loro elettori direttamente attraverso i media, aggirando il controllo parlamentare e mettendo da parte i legislatori regolarmente eletti.

In una folla tutti i membri sono folli

Per evitare di vincolare le azioni dei governi, in quasi tutti questi Paesi, i tribunali hanno reinterpretato le leggi, così da aggirare il dovere di rispettare i diritti umani, a volte sanciti dalle stesse Costituzioni e leggi sempre applicati in tempi ‘normali’, quando i gruppi funzionano in modo sano.

Solo dopo molti mesi dall’inizio della pandemia pochi tribunali hanno cominciato a svegliarsi, scoprendo l’errore e cercando di ristabilire il rispetto delle disposizioni costituzionali.

Perché è successo? I giudici stessi possono essere membri della folla, condividendo l’ossessione comune e accettando le scuse che la folla propone per sopprimere le libertà fondamentali.

Se questo significa che, per giustificare le violazioni governative dei diritti di libertà di parola, privacy e protesta, si deve fingere che il coronavirus sia un enorme pericolo per la vita di tutti, allora così sia.

Folle grandi e piccole

Le tre caratteristiche distintive di una folla, cioè un’unica ossessione, la fluidità della morale e della verità e la criminalità di gruppo, sono state studiate per secoli. Queste caratteristiche descrivono molti culti, movimenti di massa, sette religiose e gruppi di fanatici. Vediamo versioni in miniatura del comportamento della folla in tutti gli eventi di gruppo, come feste, matrimoni e funerali, dove i presenti si uniscono all’insegna di un comportamento simile a quello della folla. Per un breve periodo quel gruppo di persone è ossessionato, ad esempio, dalla celebrazione di un’unione o dalla morte di una persona cara. Ma i matrimoni, le feste e i funerali hanno un chiaro obiettivo e una fine determinata. Le vere folle non hanno un punto di arrivo chiaro, anche se tutte finiscono invariabilmente, a volte dopo giorni, a volte (purtroppo) dopo decenni.

La folla lotta per la sua sopravvivenza

Quando un obiettivo viene raggiunto, la folla cercherà di passare a quello successivo per continuare a esistere. Come mai si è passati senza transizione alcuna dal combattere la malattia, cioè la Covid-19, obiettivo del tutto onorevole e possibile, all’ossessione di eradicare il virus Sars CoV 2 (una missione impossibile in pochi mesi) e infine, ora, alla fissazione per la necessità di vaccinare tutta la popolazione (misura liberticida e potenzialmente inefficace e dannosa)? La dinamica della folla lo spiega bene: quando una folla esiste vuole mantenere il più possibile il suo status quo.

Quando un obiettivo viene raggiunto, la folla cercherà di passare a quello successivo

Come uscire dalla follia della folla?

Nel 1841, il poeta Charles Mackay scrisse il libro Extraordinary Popular Delusions and the Madness of Crowds, in cui descrive ciò che aveva imparato osservando città, villaggi e paesi in tempi di guerra, malattie, fanatismo religioso e ideologico. Il suo messaggio chiave per il futuro è racchiuso in questa citazione ‘Gli uomini pensano in branchi; impazziscono in branchi, mentre recuperano i loro sensi solo lentamente, uno per uno‘. In pratica, una volta che una folla è durata per un po’ di tempo e ha acquisito forza e numerosità, non si dissolve all’improvviso, ma lentamente.

Come tornare a essere una società normale?

I gruppi sociali “normali” che funzionano in modo sano, contrariamente alle folle, hanno obiettivi multipli che variano nel tempo a seconda della loro importanza per gli stessi membri. I gruppi con forti legami emotivi tra le persone, che durano nel tempo, come le famiglie ma anche le nazioni, perseguono l’interesse collettivo dei loro componenti in vari modi.

Risvegliarti dal terrore e dal torpore mentale tipico di chi è dentro la folla, pensare ad altro e non più al coronavirus, può rappresentare il tuo contributo per uscire da questa follia.

Come uscire singolarmente dalla follia della folla?

Come primo passo, da compiere subito, fai in modo di non essere più complice di questa ossessione. Riduci il tempo quotidiano passato a pensare, parlare e vivere l’ossessione Covid-19 e tutti i suoi derivati (vaccinazione, Green Pass, “distanziamento sociale” eccetera). E, se ti va, persegui l’intento di liberarti anche dall’ossessione per la malattia in generale.

Torna a pensare autonomamente, indipendentemente da quello che gli altri ti dicono. Non accogliere come Verità dei semplici punti di vista.  Hai il diritto di avere il tuo punto di vista e di condividerlo con chi vuoi. Non hai, invece, il diritto di imporlo agli altri.

Diffida dai punti di vista assolutistici (anche dei tuoi!). Abbi cura del tuo dialogo interiore e del tuo equilibrio emotivo. Agisci cercando di non reagire. Scegli il tuo nutrimento, in questo caso specificamente emotivo e spirituale.

Diffida dai punti di vista assolutistici, anche dei tuoi!

Ritrova il tuo centro e recupera i tuoi valori, applicandoli nel quotidiano sia nei tuoi confronti, sia nei confronti delle persone con cui ti relazioni.

Dai priorità alle attività che ti riconnettono a te stesso e al mondo: cammina, se possibile in mezzo alla Natura. Respira consapevolmente. Dai spazio al silenzio esteriore (prima di tutto) e poi a quello interiore. Puoi farlo con la meditazione, per esempio.

Varia le tue attività e riprendi a fare cose che ti piacciono. Metti la tua energia nella creazione del presente che desideri, nutrendo le tue passioni e i tuoi talenti, guardando al migliore futuro che sei in grado di sognare.