Pancia gonfia e meteorismo, come agire per stare meglio

Pancia gonfia e meteorismo, come agire per stare meglio

Pancia gonfia e meteorismo sono problemi di cui possono soffrire persone di ogni età e sesso. Questi fastidi possono presentarsi da soli oppure associati ad altri sintomi e spesso gravano sulla qualità della vita e influenzano negativamente l’umore, anche se vengono generalmente considerati dalla medicina convenzionale cose di poco conto.

Per aiutarti a sentirti di nuovo in forma, prima di indicarti quali rimedi seguire, voglio spiegarti cos’è il fenomeno della pancia gonfia dal punto di vista della Biologia e delle sue leggi.

 

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Qual è la differenza tra pancia gonfia oppure grossa?

Partiamo da un concetto che può sembrare banale ma che invece va compreso per capire se pancia gonfia e meteorismo sono effettivamente un tuo “problema” oppure no.

La pancia grossa è un accumulo di grasso che rimane stabile durante la giornata. La pancia gonfia, invece, si manifesta con un aumento di volume variabile che può essere anche molto rapido.

Di solito le persone che soffrono di pancia gonfia e meteorismo riferiscono che la pancia è piatta la mattina al momento del risveglio, mentre si gonfia subito dopo un pranzo e talvolta anche dopo uno spuntino leggero.

Quando la pancia si gonfia velocemente non è grasso ma gonfiore addominale

Da cosa dipende il gonfiore?

Il gonfiore non è altro che un accumulo di gas nell’intestino, ecco perché si parla anche di meteorismo, parola di derivazione greca che significa gonfiamento (meteōrismós), da meteōrízō, sollevo in alto.

Facciamo un breve excursus nelle scienze di base: dalla fisiologia e dal funzionamento dell’intestino umano e animale sappiamo che i processi di digestione producono normalmente fermentazione e gas in grandi quantità, anche fino a 15 litri al giorno per l’essere umano. Questi gas però, quando tutto funziona per il meglio, vengono normalmente riassorbiti dal tubo digerente.

Perché di tanto in tanto questo processo si interrompe? Come mai alcune persone soffrono regolarmente di pancia gonfia e meteorismo? Quando il naturale riassorbimento dei gas prodotti dai processi di digestione rallenta, la causa non è per forza da cercare in quello che si mangia. C’è chi, pur seguendo una dieta e abitudini considerate sane, continua a soffrire di pancia gonfia e meteorismo.

Le cause nascoste di pancia gonfia e meteorismo

Come ho spiegato in più occasioni sulle pagine di questo blog, ci sono dei momenti in cui, per reazione al modo in cui viviamo alcune situazioni, il nostro livello di stress si innalza, allo scopo di consentirci di attingere a una dose di energia extra.

Questa energia è indispensabile per agire. Se però non agiamo il corpo lo fa al posto nostro, cercando soluzioni per uscire dalla situazione problematica.

Il corpo può agire in modi diversi a seconda della problematica da affrontare. I tessuti responsabili della digestione, ad esempio, possono aumentare il loro funzionamento. A seconda delle necessità possono incrementare le secrezioni oppure la peristalsi, che permette di far progredire il cibo nell’intestino, o ancora aumentare la capacità di assorbimento dei nutrienti.

Quando, in un secondo momento, ci rilassiamo e il livello di stress può tornare a diminuire, anche i tessuti si rilassano. In un certo senso è come se entrassero in pausa, una fase di recupero durante la quale la loro funzionalità diminuisce sensibilmente. Generalmente è in questa situazione che chi soffre di pancia gonfia e meteorismo avverte i sintomi.

Il gonfiore, a livello fisico, nasce da un rallentamento delle funzionalità dell’apparato digerente 

Mente e corpo

La parte di noi che è responsabile della digestione è una parte arcaica, istintiva, inconscia e tutta rivolta alla sopravvivenza. Non è una parte “evoluta”, pensante e conscia, che possiamo controllare con la nostra mente.

Quando vivi una situazione metaforicamente “indigesta”, nella quale necessità e bisogni non vengono rispettati, il tuo tubo digerente si attiva aumentando la propria funzione. Hai bisogno, anche se non te ne rendi conto, di “digerire di più”. La parte di te che pensa e ragiona può credere che la situazione vissuta sia accettabile e sana anche quando invece la parte arcaica dell’organismo la ritiene inaccettabile e molto stressante. E dietro pancia gonfia e meteorismo può esserci ancora di più.

Sopra o sotto l’ombelico

Approfondiamo ora l’argomento. Dobbiamo distinguere tra due situazioni: un meteorismo che interessa principalmente la parte dell’addome posta sopra l’ombelico e un meteorismo che invece interessa la parte sotto l’ombelico. In questo articolo ho scelto di concentrarmi su un aspetto del meteorismo sovraombelicale.

Nel caso del gonfiore situato tra le costole e l’ombelico, i gas rimangono all’interno dell’intestino tenue sempre perché la funzione di assorbimento cala, così come la peristalsi. Questo meteorismo collocato soprattutto al centro-sinistra ci racconta che la persona che ne è affetta ha vissuto una situazione di scarso nutrimento.

Il gonfiore sopra o sotto l’ombelico sono fenomeni differenti con cause diverse

A contare è la qualità più che la quantità

La scarsità di nutrimento di cui parlo non ha tanto a che vedere con la quantità quanto piuttosto con la qualità di ciò che nutre. Se soffri di gonfiore addominale e meteorismo che si concentra sopra l’ombelico ti è mancato qualcosa che nutra veramente e che porti energia.

Quando finalmente mangi qualcosa di sostanzioso, il tuo sistema si rilassa, la funzione assorbente cala assieme all’attività peristaltica e di conseguenza i gas non vengono riassorbiti e la pancia si gonfia.

Facciamo un esempio

Natalia, leggermente sovrappeso, pensava di avere la pancia grossa, cioè grassa, da anni. Un pomeriggio, dopo tre giorni di digiuno, si accorge di avere la pancia piatta come non l’aveva avuta da parecchio tempo. Ignara dei principi della fisiologia, pensa di essere dimagrita, nonostante la consapevolezza che tre giorni di digiuno non possano giustificare un tale cambiamento.

Tutto si è chiarito quando ha ripreso a mangiare. Al primo boccone di una mela mangiata con calma e con gusto, in pochi minuti la pancia è letteralmente lievitata, confermando il problema di meteorismo.

Cosa è successo a Natalia?

Questo caso estremo permette di illustrare bene un aspetto del fenomeno della pancia gonfia sovraombelicale. Per tre giorni Natalia ha vissuto il digiuno serenamente, convinta di regalarsi tre giorni di una pratica sana. La parte arcaica di Natalia, invece, ha vissuto il digiuno come una vera e propria carestia, aumentando l’assorbimento di nutrienti per cercare di ricavare il massimo dal poco che c’era nel tubo digerente.

La tua parte arcaica può vivere come indigeste situazioni che al tuo io cosciente sembrano normali e affrontabili

Quando finalmente Natalia è tornata ad assumere cibo, il suo tubo digerente si è rilassato. A compensazione di un eccesso di funzionamento durante il digiuno è seguito un calo di funzionamento all’ingresso della mela, con conseguente diminuzione della peristalsi, dell’assorbimento di nutrienti e dei gas.

Scavare nel passato

Quando una persona è soggetta al meteorismo sovraombelicale, è utile indagare come sia andato lo svezzamento durante l’infanzia. Il latte materno, oltre a essere un nutrimento perfettamente adatto al neonato, è accompagnato dal calore della madre. Attraverso l’allattamento passa il nutrimento fisico ma anche emotivo e questo è vitale.

Una separazione dalla madre, uno svezzamento troppo precoce o brutale, in cui il latte materno è sostituito dal latte artificiale (ad esempio) può lasciare nella parte inconscia e profonda di chi lo vive un senso di mancato nutrimento o comunque di nutrimento poco sostanzioso.

La parte arcaica di chi vive questa esperienza può essere più sensibile e reattiva tutte le volte in cui non viene nutrita nel modo adatto.

Come reagire a pancia gonfia e meteorismo

Non è detto che si debba fare per forza qualcosa. Si possono anche accettare la pancia gonfia e il meteorismo come una modalità speciale e personale di reagire al cibo buono e nutriente, dopo un periodo in cui ci si è nutriti con cibo di scarsa qualità.

Pancia gonfia e meteorismo possono dipendere dalla mancanza di nutrimento di qualità

La cosa fondamentale è evitare di cadere in un circolo vizioso. Stai attento a quello che mangi, segui delle regole molto strette dettate dalla tua parte conscia, alcuni cibi anche se ti piacciono molto diventano un tabù e ti impedisci di mangiarli. Poi ad un certo punto ti concedi un’eccezione e immediatamente la pancia si gonfia. Interpreti quanto accade come un’intolleranza, confermi a te stesso che quel cibo non va bene per te e che quindi non devi mangiarlo. Torni allora a nutrirti di cibi meno sostanziosi e la tua parte arcaica patisce, aspettando lo sgarro successivo e quindi il momento in cui si potrà finalmente rilassare. Questo rilassamento si esprimerà come puoi immaginare attraverso il meteorismo!

Un aiuto dalle Costellazioni

Io consiglio di accogliere il meteorismo come un messaggio dal corpo e sfruttare l’occasione per liberare emozioni bloccate nel proprio passato. Nella mia esperienza, lo strumento delle Costellazioni Famigliari e quello delle Biocostellazioni permettono di portare alla luce e trasformare un’eventuale ferita per il distacco dalla madre e dal suo nutrimento, alla base di pancia gonfia e meteorismo.

Nel linguaggio delle costellazioni questa separazione si chiama movimento interrotto. Questa ferita è spesso inconscia ma influenza tanti aspetti della vita, comprese le relazioni con gli altri e il rapporto con il cibo. Il lavoro che si può fare grazie alle discipline delle Biocostellazioni e delle Costellazioni familiari è quello di ricreare la connessione, restaurando il movimento interrotto nel passato tra madre e figlio o figlia.

Perché curare il cancro integrando le terapie complementari

Perché curare il cancro integrando le terapie complementari

Curare il cancro integrando le terapie complementari e la medicina convenzionale occidentale è possibile. Ma perché farlo? Prima di tutto perché l’obiettivo di tutte le discipline mediche è lo stesso: la guarigione, la salute e il benessere della persona. Grazie a una sinergia ad ampio spettro, che coinvolga più metodi di cura, l’efficacia dell’aiuto che terapeuti e medici possono offrire alle persone aumenta notevolmente.

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Due strade che si incontrano nel Benessere

So che ad alcuni medici e terapeuti potrebbe sembrare strana l’idea di curare il cancro integrando le terapie complementari, invece chi ha guardato alle cose da un punto di vista diverso, con la mente aperta, ha potuto costatare che questo connubio funziona davvero.

Medicina convenzionale e terapie complementari hanno, semplicemente, un diverso approccio alla malattia e nel caso specifico, al cancro. Ma questo non significa che non possano collaborare o che siano in contrasto tra loro.

La medicina oncologica convenzionale si focalizza sulla diagnosi della malattia. Quando a qualcuno viene diagnosticato un cancro, l’obiettivo diventa quello di uccidere le cellule patologiche. Le terapie complementari di solito si concentrano invece sulla salute della persona nel suo complesso. Il loro obiettivo è mettere il corpo nelle migliori condizioni perché sprigioni tutto il suo potenziale di guarigione.

Le terapie complementari si concentrano sulla salute della persona nel suo complesso

Un aiuto strutturato per curare il cancro in sinergia

Se sei un terapeuta e stai cercando strumenti e strategie complementari per supportare i tuoi pazienti, questo articolo fa per te. Ma anche se sei un paziente oncologico e vuoi cercare un aiuto ad ampio spettro puoi trovare consigli utili in questo testo. Pensiamo a quali sono “le armi” impiegate dalle terapie convenzionali contro il cancro. Generalmente le cure prevedono farmaci o strumenti (come chemioterapia, raggi, chirurgia) tossici o invasivi per l’organismo, che mettono a dura prova non solo le cellule patologiche, ma anche il corpo nel suo complesso e tutte le sue cellule sane.

Le terapie complementari come la naturopatia, l’agopuntura, l’omeopatia e un’alimentazione specifica, per esempio, possono aiutare il corpo a gestire gli effetti avversi delle “terapie d’attacco” e a ripristinare più velocemente lo stato di salute.

Inoltre, le discipline appartenenti alle medicine complementari possono contribuire a favorire un terreno che ostacoli lo sviluppo di malattie e più specificamente di cancri. Ti ricordo che il corpo fabbrica ogni giorno cellule tumorali che vengono semplicemente distrutte dal nostro sistema immunitario. Esiste, ad esempio, un fenomeno chiamato apoptosi cellulare. Cos’è? Una vera e propria autodistruzione della cellula danneggiata o patologica. Quando il terreno (cioè il corpo) è sano, questo fenomeno è più efficace e permette il mantenimento ottimale dell’equilibrio vitale.

L’apoptosi è un fenomeno naturale che distrugge la cellula danneggiata o patologica

L’importanza del livello energetico

Uno degli elementi che condiziona in modo davvero importante e immediato il benessere dell’individuo nel suo complesso è il livello di energia. Mantenere alta e di buona qualità l’energia circolante nell’organismo è una strategia che porta benefici decisivi alle persone che stanno combattendo per riconquistare salute e benessere. E questo vale anche quando si parla di curare il cancro. Tra le discipline di cura che conosco, quella cinese e ayurvedica sono sicuramente molto efficaci nel momento in cui c’è bisogno di aumentare l’energia basale e scoprire come supportare un buon livello di energia.

Capire perché c’è un cancro

Le terapie complementari, inoltre, possono fornire preziosi strumenti per comprendere la ragione profonda che ha portato allo sviluppo di un cancro. Nel mio metodo, quello della Bioconsapevolezza, che ho sviluppato nel corso di oltre vent’anni di lavoro, trovano posto discipline come la Biopsicogenealogia, le Biocostellazioni e la Biokinesiologia. Insieme possono fornire quello che serve per indagare sia nel vissuto personale del malato sia nel vissuto genealogico, alla ricerca delle ragioni che hanno spinto il corpo a sviluppare un cancro e non distruggerlo.

Le terapie complementari possono aiutare a capire perché si è sviluppato un cancro

Qualsiasi sintomo sviluppato dal corpo, infatti, altro non è che un messaggio e un tentativo dell’organismo di sopravvivere e “salvarsi da solo”. Malattie e disagi non sono solo qualcosa da combattere ma piuttosto qualcosa da comprendere. La comprensione può portare in modo più efficace e risolutivo a recuperare la Salute.

Il paziente può svolgere in completa autonomia alcune azioni complementari alle cure di medicina convenzionale per curare il cancro, mentre per altre ha bisogno dell’aiuto di un professionista esperto. Vorrei fare, su queste pagine, un riassunto di quello che penso sia utile per chi ha una diagnosi di cancro e cerca un aiuto a 360 gradi.

Anche le azioni semplici possono essere efficaci

La strategia che ti propongo è senza dubbio più emozionale e mentale rispetto alla “classica” cura a base di farmaci e radiazioni. Il mio scopo è quello di aiutare a sostenere e potenziare i benefici delle terapie mediche convenzionali. Al tempo stesso vorrei anche condividere dei metodi che riducono gli effetti collaterali delle cure chemioterapiche e radioterapiche e rafforzano le cellule sane, sempre presenti e in maggioranza anche in un organismo “affetto” da un tumore.

Insieme possiamo potenziare i benefici delle terapie mediche tradizionali a cui ti stai sottoponendo

Forse le mie proposte possono sembrare semplicistiche se raffrontate a una diagnosi di cancro (e soprattutto alla paura che spesso ne consegue). Se sei un terapeuta ti invito comunque a proporre queste strategie e vedere se funzionano o meno sui tuoi pazienti. Se sei una persona a cui è stato diagnosticato il cancro, visto che si tratta di azioni semplici da mettere in campo, perché non le attui lo stesso, senza pregiudizi, e vedi come va?

La mia esperienza mi ha dimostrato che, se ripetute con costanza e serenità, le azioni che ti propongo possano sconvolgere (e in positivo!) un destino apparentemente già tracciato. Nel momento in cui cambi qualcosa nella tua vita, cambiano i risultati della tua vita. Inizia pure subito con questi 10 passi.

1-Fai il punto della situazione

Cerca di capire quello che stai vivendo. Prenditi qualche giorno per stare lontano dalla tua vita quotidiana, in un luogo dalla natura il più possibile incontaminata. Cammina in silenzio, ascoltati, medita e metti a punto la tua strategia di guarigione per curare il cancro.

2-Cura il tuo dialogo interiore

Il tuo dialogo interiore condiziona fortemente le tue emozioni, che a loro volta condizionano le tue azioni, sia quelle consapevoli sia quelle del tuo corpo, che accadono senza che tu te ne renda conto. Di conseguenza, il tuo dialogo interiore ha un forte impatto sulla tua salute. Ricordati che hai miliardi di cellule sane nel tuo corpo, la loro percentuale è altissima in confronto a quelle “impazzite”.

3- Salvaguarda il tuo livello di vitalità

Mentre fai attenzione alle parole che dici a te stesso, ricorda anche di prenderti cura del tuo livello di vitalità. Respirare è il primo bisogno vitale, quindi: respira, respira, respira. Se dai ossigeno alle tue cellule loro funzioneranno senza dubbio molto meglio. Respirare facilita uno stato di rilassamento generale che, tra le altre cose, elimina le tensioni fisiche che consumano inutilmente energia. Rilassamento e respirazione aumentano l’energia vitale.

4-Cura la tua alimentazione

Mangia cibo fresco, se possibile biologico e integrale. Nella tua dieta quotidiana includi quante più verdure, frutti, cereali e proteine vegetali, riducendo l’apporto di quelle animali. Prenditi il tempo per scovare un fruttivendolo affidabile vicino casa e privilegia ortaggi e frutta di stagione locali. Sempre più studi concordano sul fatto che l’alimentazione può influenzare lo sviluppo o la prevenzione di cancri.

5-Cammina tutti i giorni

Almeno una volta al giorno, ma ancora meglio se sono due, concediti un minimo di 20 minuti di cammino. Se puoi fallo nella natura incontaminata. Scegli un bosco o un grande parco. Quando questo non è possibile, lungo la tua passeggiata entra in contatto con la corteccia di uno o più alberi che incontri. Sfiora una pianta. Le camminate e la Natura stimolano il nostro naturale sistema di riparazione cellulare, chiamato psico-neuro-endocrino-immunologico. Il corpo ha in sé molte risorse per curare il cancro.

6-Lasciati andare e ridi

Circondati di persone che ti fanno ridere, chiamale al telefono, invitale a bere un caffè. Leggi libri e fumetti che trovi divertenti, guarda quei film o quelle trasmissioni che sai già che ti strapperanno una risata (meglio più di una). Prendi anche in considerazione una disciplina molto utile per stare meglio e mantenere alta l’energia vitale, lo yoga della risata. Le risate sono contagiose, lasciati influenzare in modo benefico!

7-Pratica l’esercizio dei 100 grazie

Ogni sera prima di addormentarti, fai un elenco delle ragioni per le quali sei grato alla tua Vita e all’Universo. Ricordati però di non ringraziare mai per quello che non ti è piaciuto, né per il dolore!  Ringrazia invece anche per quello che dai per scontato, come ad esempio il fatto di avere un tetto sopra la testa o due gambe per camminare.

8-Rafforza la parte sana del tuo corpo

Trova un esperto o una squadra di esperti di diverse discipline complementari che possano supportarti nel tuo percorso di guarigione. Ti consiglio anche di fare un ciclo di pulizia del fegato e dell’apparato digerente. È importante, per sostenere la salute del tuo corpo e la sua capacità di guarire. Con una pulizia profonda di stomaco e intestini puoi rafforzarne equilibrio ed energia vitale. La pulizia detossificante è ancora più indispensabile se sai che affronterai terapie convenzionali contro il cancro che hanno vari effetti collaterali.

9-Rilassati e sogna ad occhi aperti

Concediti almeno mezz’ora di rilassamento al giorno. Se pensi di non avere tempo perché hai troppo da fare, rivaluta le tue priorità: il rilassamento e la meditazione sono un investimento per la tua Salute. Sogna anche a occhi aperti, ricordati che ogni pensiero crea un futuro potenziale. Sul mio sito, nella pagina risorse, trovi un audio che puoi scaricare gratuitamente che si chiama: Visualizzazione del tuo migliore futuro. Fai anche un elenco dei desideri che si nascondono dietro le tue paure, così potrai focalizzare l’attenzione sulla loro realizzazione.

10-Indaga nel tuo presente e nel tuo passato

Con l’aiuto di un esperto puoi curare ferite che probabilmente sono presenti da anni, dentro di te, ferite che hanno condizionato parte della tua vita. L’esperienza del cancro potrebbe essere l’opportunità per risanarle. Tutto il resto della tua vita, in ogni suo ambito, ne trarrà un grande beneficio.

Sappi che il corpo è competente e che se ha lasciato crescere un cancro molto probabilmente c’è un motivo. Sempre con l’aiuto di un esperto fai un’indagine accurata nella tua vita presente e passata, alla ricerca delle radici della tua malattia. E metti nero su bianco il tuo albero genealogico.

Condividi le emozioni e organizza una squadra!

Aggiungo un ultimo prezioso consiglio strategico. Non vivere quanto ti sta capitando nell’isolamento e trova il modo di sfogare le tue emozioni. Credo sia molto importante anche creare intorno a te una piccola o grande squadra di sostegno. Per farti aiutare al meglio (e permettere agli altri di farlo davvero), fai l’elenco delle azioni concrete che pensi siano necessarie alla tua salute e trova sostegno per metterle in pratica. Scrivile su un foglio, poi condividi il testo con i tuoi cari e proponi anche a loro di seguire i suggerimenti che hai messo nero su bianco, così quella di nutrire Salute e Benessere diventa una strategia di squadra!

Godersi la vita, sempre e comunque

Potrebbe sembrarti fuori luogo o prematuro, perché hai avuto la cattiva notizia di una diagnosi di cancro. Io però te lo suggerisco comunque: preparati a un bellissimo futuro. Fai un elenco di tutte le cose che vuoi fare quando sarai guarito.

Poi rileggi quanto hai scritto, chiedendoti se alcune di queste cose non puoi già farle… Perché dovresti rimandare? Goditi la vita appena ne hai l’opportunità.

Cancro: primi passi dopo la diagnosi

Cancro: primi passi dopo la diagnosi

Cancro: se stai pensando a questa parola probabilmente è perché tu o una persona cara avete ricevuto questa diagnosi. Secondo la rivista CA: A Cancer Journal for Clinicians, nel 2020 i nuovi casi di tumore nel mondo sono stati circa 19,3 milioni. Il numero di nuovi casi di cancro diagnosticati nel nostro paese è più o meno 1000 al giorno. E le previsioni non parlano di un miglioramento per il prossimo futuro.

 

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Perché il cancro sembra dilagare?

Si sente spesso dire che “una volta il cancro non c’era” mentre “oggi sempre più persone prendono il cancro”. È proprio così? Ci ammaliamo di più di cancro? O semplicemente il sistema sanitario oggi ha più mezzi ed è organizzato per diagnosticare precocemente questo tipo di malattie?  Probabilmente sono vere entrambe le cose.

Ti ricordo che il corpo fabbrica ogni giorno cellule tumorali che vengono semplicemente distrutte dal nostro sistema immunitario. Diversi studi condotti da anatomopatologi hanno dimostrano che, in persone sane morte a causa di incidenti (non di malattia!) erano presenti tumori asintomatici che non causavano nessun problema. Dunque se cerchiamo bene e spesso, aumenta le probabilità di trovare qualche cellula cancerosa prima che il sistema di auto guarigione del corpo abbia fatto il suo lavoro.

Il nostro corpo fabbrica tutti i giorni cellule cancerose che vengono distrutte senza difficoltà

La prevenzione dal mio punto di vista

Quando osservo in prima persona il dramma vissuto dalle persone che affrontano una diagnosi di cancro, si rafforzano in me due desideri: quello di informare le persone per aiutarle a cambiare cultura sulla malattia e quello di motivare le persone ad agire per prevenire. Un proverbio cinese ci ricorda che curare la malattia è come iniziare a scavare un pozzo quando si ha sete.

La medicina convenzionale occidentale si è focalizzata sulla cura delle patologie, ed è invece molto carente in termini di prevenzione. Per illustrarti fino a che punto in occidente non sappiamo cosa sia la vera prevenzione, voglio farti un esempio. Secondo la medicina ayurvedica il sintomo fisico appare già al quinto stadio della malattia, su un totale di sei stadi complessivi. Integrare le medicine orientali, come quella cinese e ayurvedica, che hanno un ampio campo di azione a livello preventivo, permette di agire prima della comparsa di sintomi fisici.

Ecco che l’uso complementare di più medicine diventa una strategia vincente, che permette di beneficiare delle forze di ogni approccio, a favore della guarigione e della salute del paziente. Tanti professionisti hanno preso consapevolezza dell’importanza di questa integrazione e a livello internazionale è nata una disciplina che si chiama oncologia integrata e che sta dimostrando di essere molto valida.

L’autonomia in termine di salute

La pandemia ha portato sotto gli occhi di tutti le vulnerabilità del nostro sistema sanitario, incapace di fronteggiare gli imprevisti senza esserne destabilizzato. E purtroppo le decisioni politiche non hanno favorito un suo rafforzamento, anzi.

Ecco perché, ora più che mai, è importante recuperare un po’ di autonomia in termini di salute. Puoi rafforzare tu stesso la tua salute. Puoi scegliere di curarti e pensare a cosa fare per te stesso fin da subito e non quando ormai la malattia è conclamata, come appunto chi scava un pozzo in preda alla sete. Agire solo quando la malattia è in atto costa molto più dolore, tempo e denaro, e comporta spesso un alto dispendio energetico ed emotivo.

Oggi più che mai è importante recuperare un po’ di autonomia in termini di salute

Il cambio di paradigma

Nel mio articolo Salute e malattia, mai combattere il tuo corpo, che ti invito a leggere o ascoltare, spiego qual è il cambio di paradigma che penso sia necessario effettuare per rinforzare la Salute. Ora voglio invece darti qualche consiglio per superare lo shock della diagnosi di cancro. Se vuoi approfondire questo tema e avere a portata di mano dei consigli pratici su cosa fare per favorire la guarigione, ho scritto un libro che ne parla: Supera una diagnosi da paura.

Dopo la diagnosi, respira

Respira, respira, respira… Il respiro è il primo bisogno vitale, dunque se dai ossigeno alle tue cellule, funzioneranno senza dubbio meglio. Il respiro contribuisce anche a creare uno stato di rilassamento generale, sciogliendo le tensioni fisiche che, tra l’altro, consumano inutilmente energia.

Respira: l’ossigeno è il primo bisogno vitale e farà sicuramente bene alle tue cellule sane!

Mantieni la calma

Prima di tutto ti invito alla calma! Il cancro non è una malattia acuta. È una malattia cronica. L’hai scoperto ora ma molto probabilmente sono mesi che ce l’hai. Fai tre grandi respiri profondi e consapevoli e continua questa lettura con la mente aperta.

Come stavi un mese prima di avere questa diagnosi? Non ti sentivi poi tanto male o forse ti sentivi addirittura in forma? Ebbene, questo anche se con buona probabilità avevi già un cancro.

Sai che, durante il corso della nostra vita, tutti noi produciamo dei cancri? Il nostro corpo ne fabbrica, poi li elimina. All’interno dell’organismo umano (e non solo) c’è un sistema (chiamato psico-neuro-endocrino-immunologico) che ha tra i suoi compiti quello di riparare le cellule e fare pulizia tra tessuti e organi, allo scopo di mantenere il corpo in un sano equilibrio. Esistono, ad esempio, i cosiddetti linfociti Natural Killer, cellule capaci di distruggere quelle tumorali.

Se ti è stato diagnosticato un cancro, vuol dire semplicemente che le cellule tumorali stavolta sono state scoperte prima che il corpo le eliminasse da sé (le altre volte invece no) oppure che per qualche motivo il corpo non le ha distrutte.

Agisci piuttosto che reagire

Il cancro è una malattia cronica, dunque hai tempo per agire, non sei in imminente pericolo di vita. Continua a respirare con calma, non è in corso un infarto, non servirebbe a nulla correre d’urgenza al Pronto Soccorso.

In seguito a una diagnosi di cancro, soprattutto a causa della paura della malattia insita nella nostra società, molto spesso è difficile stare fermi e ragionare. Invece, ti invito a prenderti una pausa di riflessione, tenendo a bada il panico e l’agitazione.

Prenditi qualche giorno (anche solo una giornata, se di più è troppo complicato) per stare lontano dal tuo quotidiano, in un luogo circondato dalla natura, il più possibile incontaminata.  Cammina in silenzio, ascolta te stesso, medita e metti a punto la tua strategia di guarigione.

Datti tempo al fine di agire per raggiungere un obiettivo chiaro. Non ti serve a nulla reagire, in questa circostanza, precipitandoti non si sa dove, spinto dal panico. Scappare è una soluzione biologica che può salvarti la vita se, ad esempio, un giorno ti trovi di fronte a un animale feroce che sta per aggredirti. Nel caso della malattia non è una scelta sensata: non puoi sfuggire a te stesso.

Nel libro che ho scritto sul cancro condivido il mio approccio proprio per uscire fuori dalla situazione che ha favorito lo sviluppo della malattia, evitando reazioni inutili e promuovendo azioni che vadano in direzione della salute e del benessere.

Dopo una diagnosi di cancro, datti il tempo di agire per raggiungere un obiettivo chiaro

Queste strane cellule cancerose

Ti hanno scoperto un cancro? Vuol dire che alcune tue cellule si stanno comportando in modo inusuale, strano. I medici occidentali convenzionali, quando sono di fronte a un cancro, pensano che queste cellule siano “impazzite”, e le definiscono “maligne”. Avrei da ridire su queste affermazioni, però prendiamole per buone in questo momento. Anche se fosse così: al massimo quante saranno queste cellule impazzite? Forse 1000, 10.000?

Immaginiamo, esagerando all’eccesso, che 100.000 delle tue cellule stiano funzionando in modo strano. Dentro di te allora ci sono almeno 99.999 miliardi, 999 milioni e 900.000 cellule che invece funzionano benissimo!

Hai bisogno di farti un’idea più concreta della situazione? Nell’ipotesi che il tuo cancro sia formato da 100.000 cellule, la proporzione di cellule ammalate presenti nel tuo corpo è pari a una su un miliardo. Cioè, proporzionalmente, l’equivalente di 8 persone sulla Terra.

Attenzione: questo non vuol dire che tu non debba agire o che sia giusto sottovalutare la situazione. Però, ti chiedo un atto di discernimento: prima di sentirti da rottamare, o completamento invaso dalla malattia, pensaci bene!

Il potere dei pensieri

Ridimensionare la situazione è importante. Non farlo rischia di portare a pensare al tuo corpo come a un organismo vecchio, malato, da buttare. Non aiuterebbe proprio la situazione. Ho visto tante persone ammalarsi ancora più gravemente proprio in seguito a una diagnosi di cancro. Prima erano apparentemente sane. Certo, a volte presentavano qualche sintomo, qualche disagio, però erano persone molto vitali. Immediatamente dopo la diagnosi di cancro, invece, sono diventate degli ammalati veri e propri, vittime deboli e preoccupate per la propria sopravvivenza, con tanti sintomi fisici e psichici pesanti da vivere e da gestire.

Molte persone si ammalano più gravemente dopo una diagnosi di cancro, ma tu puoi evitarlo

Gli alberi dei desideri

Ti racconto una storia, prendendo ispirazione da un racconto di Osho Rajneesh.

Un giorno, viaggiando, un uomo arriva senza saperlo in un paese magico dove gli alberi sono alberi dei desideri. Basta sedersi sotto questi alberi e formulare un pensiero perché questo sia immediatamente realizzato. Il viaggiatore stanco si corica sotto un albero e si addormenta.

L’indomani mattina si sveglia e, stiracchiandosi, pensa: Ho fame! Devo trovare qualcosa da mangiare”. Appena detto, piatti deliziosi appaiono davanti ai suoi occhi. Affamato com’è, l’uomo non si interroga sul mistero e approfitta di queste buonissime pietanze. Una volta sazio, si rende conto che ha sete e si guarda intorno, per capire dove può andare a dissetarsi. Immediatamente si materializzano vini preziosi e bevande fresche di tutti i tipi, l’una migliore dell’altra.

L’uomo, tranquillamente seduto all’ombra dell’albero, si gode questi regali. Inizia però a farsi qualche domanda: Cosa succede? Sto sognando? Ci sono dei fantasmi intorno a me che mi prendono in giro?”. Immediatamente dei fantasmi appaiono e lo prendono in giro. Il pover’uomo, spaventato, urla: Aiuto, mi uccidono!”. E così, immediatamente, viene ucciso.

L’importanza del tuo dialogo interiore

Immagino tu abbia capito perché ti ho raccontato questa storia. Vorrei sensibilizzarti sull’importanza di curare i tuoi pensieri. La paura della malattia è più pericolosa della malattia stessa: l’ha scritto Paracelso nel XVI secolo, non sono io a dirlo.

Tutte le nostre convinzioni sulla malattia e sul fatto di essere malati, spesso, ci fanno precipitare nella paura, che risucchia tanta energia vitale e ci catapulta nel ruolo di vittime. La vitalità si perde in un dialogo interiore “infernale” e ti senti debole. Il tuo dialogo interiore condiziona le tue emozioni, le quali, a loro volta, influiscono sulle tue azioni (quelle consapevoli e quelle del tuo corpo, inconsapevoli). Dunque il dialogo interiore condiziona i tuoi risultati, compresa la tua salute.

Cura i tuoi pensieri

Quando scatta una modalità di dialogo interiore drammatico (scatterà, ovviamente: è frequente in caso di diagnosi di cancro), osservalo. Fai caso a quali sono le parole assolutistiche che usi e che ti allontanano dalla realtà. Nota le generalizzazioni, le esagerazioni e le interpretazioni. Trasforma poi questo dialogo in un altro, che corrisponda di più alla realtà. Ricordati che hai miliardi di cellule sane nel tuo corpo, la loro percentuale è altissima in confronto a quelle “malate”. Ribadisco, la malattia nel mio approccio, quello della Bioconsapevolezza, è un risultato. Cambia i tuoi pensieri e cambieranno i tuoi risultati, dunque il tuo stato di salute.

Hai miliardi di cellule sane nel tuo corpo, anche quando sei malato di cancro, ricordalo!

Ricordati che non sei solo

Tra i quasi 8 miliardi di persone che popolano questa Terra, oltre ai medici a cui ti sei affidato, tanti individui sono in grado di aiutarti. C’è chi può offrirti un semplice quanto importantissimo ascolto empatico, chi ti può fare ridere e chi può aiutarti a capire perché ti sei ammalato di cancro e cosa puoi fare perché il tuo corpo sia il tuo primo alleato nel percorso di guarigione. Ti consiglio di individuare dei terapeuti di fiducia per creare e percorrere insieme a loro una strategia adatta a te, individuo unico e irripetibile.

Trasformare un dramma in una opportunità

Questa diagnosi di cancro, che ovviamente nessuno vorrebbe mai ricevere, può essere trasformata in un’opportunità. Questo evento può ricordarti l’importanza di mettere te stesso al primo posto, di aver cura di te, di rispettarti. Di conseguenza può darti la forza di fare cambiamenti che non osavi fare. Ti invito a sfruttare questa esperienza al massimo, affinché tu ne possa uscire più forte e più vitale di quanto non fossi prima della diagnosi.

Ritenzione idrica e sovrappeso perché ne soffri, cosa puoi fare

Ritenzione idrica e sovrappeso perché ne soffri, cosa puoi fare

La ritenzione idrica è un problema diffuso che colpisce soprattutto le donne ma non solo. In questo articolo mi concentrerò sulla ritenzione idrica associata al sovrappeso e alla cellulite.

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Nel sovrappeso esiste spesso una componente dovuta alla ritenzione idrica. Puoi capire da solo se si tratta di un problema rilevante per te: ti capita di acquistare o perdere diversi chili in pochi giorni? Queste brusche variazioni di peso non si verificano per colpa del grasso. Il tessuto adiposo di solito non si accumula né sparisce tanto velocemente…

Chi acquista peso rapidamente, spesso, ha il problema di trattenere i liquidi con grande facilità. Altrettanto spesso eliminarli, invece, non è così facile. Oppure lo è, ma la fase in cui ci si sente più leggeri è molto più breve di quella in cui ci si sente gonfi e pesanti, impattando su aspetto fisico, bilancia e benessere.

Come funziona la ritenzione idrica

La ritenzione idrica è la tendenza dei tessuti dell’organismo a trattenere grandi quantità di fluidi, provocando un gonfiore che può essere associato a dolore, pesantezza e perdita di elasticità delle zone interessate. La ritenzione idrica può essere localizzata oppure no.

Quando è localizzata, interessa generalmente gli arti inferiori e superiori e l’addome. In questi casi i tessuti, oltre a perdere parte della loro elasticità, acquisiscono il classico aspetto bianco lattiginoso quando si fa pressione con un dito.

Il tuo medico di fiducia può confermare (o meno) una diagnosi di ritenzione idrica. Dopo una visita potrà anche ipotizzare delle cause. Ovviamente tutti i sintomi che presenti devono essere valutati nel contesto della tua storia clinica. Se soffri di insufficienza venosa o patologie dei reni o ancora dell’apparato cardio-circolatorio, quella che pensi sia “semplice” ritenzione idrica è uno dei sintomi di un problema più complesso.

Nel caso di ritenzione idrica generalizzata si dà spesso colpa agli ormoni o a un cattivo funzionamento del sistema linfatico. Ma le cause di una ritenzione idrica diffusa restano spesso senza spiegazione per la medicina convenzionale.

Nel caso di ritenzione idrica generalizzata si dà spesso colpa agli ormoni

La ritenzione idrica secondo la medicina convenzionale

Approfondiamo le ragioni alla base della ritenzione idrica secondo la medicina convenzionale. Se la ritenzione è occasionale può dipendere dal caldo, da una reazione allergica o dall’assunzione di farmaci cortisonici o antipertensivi.

Quando invece è presente in modo costante o si ripresenta regolarmente, molto spesso, alle donne si dice che la ritenzione idrica è la loro reazione alle modificazioni indotte dal ciclo mestruale. Oppure ancora che è dovuta all’uso della pillola anticoncezionale (a base di ormoni) o allo stato di gravidanza.

La medicina convenzionale tende a trattare la ritenzione idrica curandola con i farmaci. Questo se c’è una patologia diagnosticabile potenzialmente collegata al fatto di ritenere liquidi. Altrimenti, al paziente con ritenzione idrica si consiglia una dieta povera di sale, moderata attività fisica, una maggiore assunzione di liquidi e in alcuni casi integratori e diuretici.

Purtroppo, molto spesso, tutto questo non è sufficiente per una guarigione duratura. Magari la ritenzione idrica migliora o si presenta con una frequenza leggermente inferiore, a patto che si continui a prendere farmaci o si resti a dieta. Non appena si smette di “combattere il sintomo”, puntualmente la ritenzione idrica torna a pesare sul paziente.

Le cause profonde della ritenzione idrica

Perché la ritenzione idrica colpisce alcune persone e non altre? Non tutte le donne che hanno il ciclo mestruale soffrono di ritenzione idrica, per esempio. Il fatto è che ci sono delle cause profonde che comportano la tendenza ad accumulare liquidi. Per liberarsi dalla ritenzione idrica, quindi, è necessario scoprire e trasformare la causa profonda che la provoca.

Quando il corpo ha la tendenza ad accumulare liquidi, ci troviamo di fronte a uno stress causato dalla lotta per l’esistenza. Cosa significa? Il tuo corpo ha memoria di una o più situazioni molto stressanti, nelle quali hai perso i tuoi punti di riferimento e ti sei ritrovato come un pesce fuor d’acqua. Vediamo cosa significa nello specifico e come puoi liberarti dalla ritenzione idrica. Ricordati, in ogni caso, che lo stress non è per forza qualcosa di negativo.

Quando il corpo ha la tendenza ad accumulare liquidi, ci troviamo di fronte a uno stress causato dalla lotta per l’esistenza

Salvare il pesce fuor d’acqua

Esattamente come farebbe un pesce trovandosi fuori dall’acqua, il tuo corpo trattiene i liquidi nell’attesa di essere riportato nel suo ambiente. Un ambiente dove si sente al sicuro, protetto da pericoli e avversità, un ambiente privo di stress.

La ritenzione idrica, quindi, può essere dovuta a traumi avvenuti nel passato, a te o a una persona nella tua genealogia, oppure può essere legata a una situazione di stress cronico. Questo se il tuo vissuto quotidiano è molto faticoso, come accade a chi combatte ogni giorno per sopportare un ambiente lavorativo o familiare ostile.

Come sempre, non è tanto la situazione che viviamo ma il modo in cui la viviamo che condiziona le reazioni del corpo. La tua personale attitudine ad affrontare una situazione, inoltre, è condizionata dal tuo passato, personale e familiare. Non dobbiamo per forza chiamare in causa situazioni al limite, come chi vive abusi in famiglia oppure lo stress di un soldato in missione.

La vita quotidiana di un imprenditore, di una madre di famiglia o di chiunque attraversi un periodo particolarmente difficile è più che sufficiente per innescare il meccanismo che porta alla ritenzione idrica.

Il tuo corpo trattiene i liquidi nell’attesa di essere riportato nel suo ambiente

A tutti può succedere di sentirsi come il pesce

Le situazioni stressanti che possono innescare la ritenzione idrica (cioè la reazione di un pesce fuori dall’acqua) sono molteplici. Un ricovero in ospedale, per esempio, che catapulta in un ambiente sconosciuto con regole proprie, non sempre facili da comprendere; dove per comunicare le persone utilizzano un linguaggio medico a volte ostico da capire, il tutto all’interno di un contesto in cui potresti temere per la tua vita o la tua salute a lungo termine.

Oppure puoi sentirti come un pesce fuori dall’acqua quando muore una persona di riferimento, sei costretto a trasferirti in un altro paese, o devi affrontare un cambiamento radicale di abitudini… Anche l’improvvisa necessità di combattere per i propri diritti fondamentali, la perdita del proprio status sociale, magari perché si viene licenziati o sfrattati, può spingere una persona a entrare in un meccanismo di lotta per l’esistenza. Come conseguenza, per difendersi, l’organismo trattiene fluidi.

Ci sono poi persone che vivono una vita intera sentendosi come alieni nel mondo, come se niente o quasi fosse adatto a loro su questo pianeta Terra. Mi riferisco a chi non riesce a sentirsi a casa in nessun posto. A coloro che vivono con la sensazione di essere fuori posto. A chi soffre perché l’ambiente che lo circonda gli impone regole e consuetudini ostili alla sua sensibilità.

Cosa puoi fare per capire se ti riguarda?

Per capire se il tema del pesce fuor d’acqua ti riguarda da vicino ti invito a rispondere a questa domanda. C’è stato un episodio, nella tua vita, a causa del quale ti sei sentito un pesce fuor d’acqua? Chiudi gli occhi e lascia affiorare una risposta. Hai vissuto un momento di grande insicurezza in cui ti è venuto a mancare il senso di protezione e ti sei sentito in pericolo di vita?

C’è stato un episodio, nella tua vita, a causa del quale ti sei sentito un pesce fuor d’acqua?

La maggior parte di noi, almeno spero, ha il ricordo di un luogo in cui viveva al sicuro, protetto e sostenuto. Non c’era nulla da fare per “meritarsi” di vivere. Unico imperativo quello di lasciar scorrere la vita dentro di sé. Il primo ricordo del genere (anche se inconscio) riguarda l’utero di nostra madre: memoria di un ambiente liquido, accogliente e vitale. Eravamo come un pesce (beatamente) in acqua. Il secondo ricordo ci colloca tra le braccia della mamma o di chi ci ha protetto e nutrito quando eravamo fortemente vulnerabili.

L’inevitabile strappo

Qualsiasi situazione che strappi forzatamente dalle braccia dell’adulto di riferimento in un momento in cui se ne ha un bisogno vitale può innescare il programma del pesce fuor d’acqua. Da quel momento in poi niente è più come prima. Inizia una vera e propria lotta per l’esistenza.

Per liberarti dall’azione di questo programma è utile richiamare, dentro di te, il ricordo della vita intrauterina o delle braccia della mamma. Riconnettersi al benessere vissuto quando eri al tempo stesso vulnerabile e protetto ti aiuterà a stare di nuovo bene. Ritrovare la sicurezza che sentivi quando eri tra le braccia della mamma è un movimento che puoi fare in visualizzazione. Immagina di essere tra le braccia della mamma e ricontatta la sensazione che hai provato: hai questa memoria dentro di te, l’obiettivo è ricontattarla e lasciarle spazio. In alternativa o in aggiunta puoi lavorare con le costellazioni famigliari, grazie all’aiuto di un professionista. Quando avrai riconquistato questo senso di sicurezza, col tempo, affiorerà in te il coraggio di aprirti di nuovo al sostegno degli altri. Sarai anche consapevole che, qualora l’aiuto venisse a mancare, il dolore sarebbe meno grande.

Da adulto hai un’autonomia che non avevi da neonato. Anche se è venuta meno una persona di grande riferimento per te, oggi puoi contare su altri amici o parenti e puoi sempre contare su te stesso.

Ricontatta la sensazione vissuta tra le braccia di tua madre quando eri neonato

Riaprirsi agli altri

Accettare che gli altri possano aiutarti apre alla condivisione di gioie e dolori. Tutto diventa meno difficile. Man mano ti sentirai di nuovo in grado di lasciare scorrere la Vita dentro di te, di lasciarla agire attraverso la tua persona. Tornerai ad essere un osservatore curioso e attento degli effetti che questo flusso vitale può avere sulla tua vita. Perderai l’abitudine faticosa di nuotare contro corrente e imparerai a lasciarti portare dalla corrente.

Quando c’è un vissuto familiare alla radice

Una volta capito qual è l’evento scatenante che ti porta a sentirti come un pesce fuor d’acqua nella tua vita, indaga anche nella tua storia familiare.

Poni la stessa domanda che hai fatto a te stesso ai tuoi genitori e ai nonni, se sono ancora in vita. La memoria genealogica di un trauma che ha spiazzato un membro della famiglia a causa di un grosso cambiamento, di un ricovero, di un trasferimento eccetera può essere il vissuto alla radice della tua ritenzione idrica. Puoi anche “farti aiutare” dal sintomo. Chi nella tua famiglia soffre di ritenzione idrica? Soffermati un po’ di più sul vissuto di quelle persone che hanno il tuo stesso sintomo.

Il sintomo è la punta dell’iceberg. Il resto, nascosto, è il vissuto doloroso sul quale il corpo ha sentito la necessità di intervenire. Se vuoi essere sostenuto per approfondire questa indagine, rivolgiti a un esperto di Biopsicogenealogia o Biokinesiologia.

Uscire da una situazione a rischio

Come uscire dalla lotta per l’esistenza? Non sempre è possibile cambiare lavoro, tornare nella vecchia casa in cui si stava tanto bene, diminuire sensibilmente il carico di responsabilità per subire meno stress eccetera. Allora cosa puoi fare per risolvere il tuo problema di ritenzione idrica oltre a cercare di sentirti nuovamente protetto? Come intervenire se ci sono cause scatenanti dall’esterno, che continuano a stressarti?

Come sottolineo spesso in questo blog, non sono le situazioni che sono importanti ma il modo in cui le vivi. Magari non c’è nulla da cambiare nella tua vita, almeno non in quella esteriore. Il primo passo, fondamentale, è quello di modificare il tuo mondo interiore.

Magari non c’è nulla da cambiare nella tua vita ma modificando il tuo mondo interiore puoi ritrovare il benessere

Ti consiglio di mettere tra le tue priorità la necessità di riconnetterti al tuo senso profondo di sicurezza e sostegno. Ti aiuterà non solo a eliminare la ritenzione idrica ma in generale a recuperare benessere. Lo strumento delle costellazioni familiari è un ottimo aiuto quando vuoi perseguire questo obiettivo. Permettono di guarire ferite antiche e relazioni sospese che influenzano il nostro fisico e il modo in cui viviamo il nostro presente.

Una volta che ti sarai riconnesso alla tua naturale fonte di sostegno interiore e avrai restaurato la possibilità di sentirti a casa ovunque tu sia, sarà più facile e naturale fare le scelte “giuste” per rispettarsi di più. Potrai creare una realtà in cui tu e chi ti circonda vivete bene, nel rispetto e nel sostegno reciproco.

Conoscere se stessi e seguire la gioia

Conosci te stesso e rispondi alle tue esigenze. Smetti di combattere contro quello che sei e contro la tua spinta vitale interiore. Regalati dei momenti in cui non sei impegnato a lottare. Trovati un luogo sicuro, in cui puoi trascorrere più tempo possibile. Rifugiati lì per lasciare andare le tensioni.

Favorisci le relazioni in cui puoi essere liberamente te stesso e qualunque situazione che ti permetta di sentirti a casa. Fatti guidare dalla sensazione interiore di gioia. Inizierai a urinare in abbondanza, sentirai il tuo corpo sgonfiarsi e vedrai l’ago della bilancia scendere progressivamente.

Vuoto affettivo: cos’è, da cosa dipende, come superarlo

Vuoto affettivo: cos’è, da cosa dipende, come superarlo

Il vuoto affettivo si manifesta come una sensazione di vuoto interiore che provoca disagio, malessere e la percezione di essere incompleti. C’è chi percepisce chiaramente di non bastare a se stesso e chi invece pensa di essere inadeguato per la realtà in cui vive.

Capita a tanti di provare una sensazione di questo genere, di tanto in tanto, e di cercare di colmare quel senso di vuoto affettivo in qualche modo. Talvolta col cibo, più spesso attraverso una relazione. Se la sensazione di vuoto affettivo è rara questo articolo non è destinato specificamente a te, ma se invece ti accompagna spesso, puoi prendere in mano la situazione per capire da cosa dipende e come superarla.

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Il vuoto affettivo può avere radici profonde nella relazione con i tuoi familiari e la maggior parte delle volte ha ripercussioni più o meno importanti su tutte le tue relazioni.

Il vuoto affettivo può avere ripercussioni pesanti sulle tue relazioni

Cos’è il vuoto affettivo

Non è facile definire il vuoto affettivo e capire quali sono i suoi contorni. Spesso, si tratta di una sensazione confusa e nebulosa che ha l’effetto principale di farti sentire infelice e incompleto. Ti senti vuoto? Hai la sensazione di essere poco connesso con te stesso? Magari sei angosciato nei confronti del quotidiano e ti rivolgi all’esterno in cerca di aiuto. Speri che una relazione d’amore possa cancellare magicamente il tuo disagio.

Prima di tutto vorrei ricordarti l’importanza di conoscere te stesso per capire davvero cosa c’è che non va. Su questo blog ho già trattato il tema della dipendenza affettiva e di una delle sue principali radici, l’ideale di amore romantico che fa nascere in noi il bisogno di trovare a tutti i costi “l’altra metà”, l’individuo che possa “completarci”. Ho condiviso il mio punto di vista e l’equazione alla base di questo malinteso: 1/2 + 1/2 = 1. Abbiamo visto che per evitare la dipendenza affettiva e tutti i suoi disagi, è utile abbracciare un altro paradigma, che è 1 + 1 = 3. Si tratta di una prospettiva radicalmente diversa, rispettosa delle due individualità che compongono la coppia e in grado di moltiplicare il benessere.

Quando non ti senti a posto con te stesso il primo passo è riconoscere che qualcosa non va

Nell’ambito delle dipendenze affettive ci sono altre due situazioni interessanti da conoscere ed esplorare, che possono essere all’origine della tua ricerca di quella metà “in grado di completarti”. Ricerca che per forza di cose non porterà ai risultati sperati.

La separazione dalla mamma

Tutti noi conserviamo inconsciamente la memoria di un tempo in cui eravamo tutt’uno con un altro essere vivente. Si tratta del vissuto nell’utero materno, durante la gravidanza. La nascita e i primi mesi di vita sono momenti molto delicati in cui è importante che sia tutelato il più possibile il legame madre-bambino. Quando tutto va bene, man mano il bambino prende coscienza della sua individualità e si stacca naturalmente dalla mamma, senza traumi.

Quando invece per qualche ragione c’è una rottura improvvisa e brusca del rapporto, rimane una ferita, un vuoto. Accade quello che nella pratica delle costellazioni famigliari si chiama movimento interrotto con la madre. Il dolore che nasce da questo evento può condizionare l’intera esistenza.

Il dolore che nasce da una separazione precoce e improvvisa dalla madre può condizionare l’intera esistenza

La rottura può essere dovuta a una separazione alla nascita, ad esempio per un problema di salute del neonato, della madre o di entrambi o per qualsiasi altra ragione.

Con il passare del tempo, spesso il bambino sviluppa nei confronti della madre una relazione di amore/odio in cui l’odio è l’emozione legata al senso di tradimento per l’abbandono subito.

L’adulto che questo bambino diventerà può essere consapevole del fatto che la madre abbia subito la separazione tanto quanto il bambino. Spesso però la consapevolezza dell’adulto non basta a guarire la ferita. Non è l’adulto che va guarito: è il bambino interiore.

La separazione da un gemello

Un’altra causa scatenante da prendere in considerazione quando si cercano le cause di un vuoto emotivo riguarda i gemelli. Alcuni studi relativamente recenti hanno rivelato che una percentuale importante di gravidanze inizia in forma gemellare o plurigemellare. Gli specialisti si stanno accorgendo, con l’aiuto degli strumenti per la diagnosi e l’analisi prenatale, che le gravidanze gemellari sono decisamente più frequenti di quello che si credeva nel recente passato. I dati a disposizione parlano di una variazione compresa tra il 10 % e il 70 % delle gravidanze, a seconda delle fonti.

Questo vuole dire che una persona può essere concepita insieme a un altro essere, con il quale inizia a svilupparsi. Per ragioni varie e così precoci da non poter essere nemmeno diagnosticate, l’evoluzione di un fratello gemello si ferma e nasce un solo bambino.

A volte questo aborto spontaneo parziale si manifesta nella gravida con delle perdite di sangue nelle prime settimane di gravidanza. Sintomo che spesso viene considerato una piccola (o grande) minaccia di aborto. Altre volte al momento del parto, quando l’ostetrica verifica l’integrità della placenta appena espulsa, nota una o due piccole calcificazioni: i resti dei fratelli non sviluppati. Generalmente non si dice nulla ai genitori.

Un gemello scomparso non è un dramma di per sé. Non c’è nessun colpevole da rintracciare, nessuna responsabilità da scoprire. Perché la Vita possa fluire e uno degli embrioni possa crescere e nascere, la Natura opera una selezione.

Informazioni taciute

Il problema è che l’informazione sul gemello mai nato, quando viene tenuta nascosta, può avere un’influenza molto grande sulla vita del sopravvissuto. Questo proprio perché l’evento della perdita intrauterina del fratello non è noto e non può essere elaborato.

Le informazioni taciute che impediscono di elaborare lutti e traumi possono pesare molto nella vita dell’individuo 

Capita allora che il rapporto con il gemello mai nato lasci una sensazione di vuoto incolmabile che può durare una vita intera.

Alcuni cercano di colmare il vuoto affettivo che sentono costantemente attraverso il cibo, come spiego nel mio libro sul dimagrimento senza diete. Altri provano a combattere il vuoto affettivo con una nuova relazione. Anche a te è successo di cercare la reazione ideale in cui finalmente sentirti completo? Un solo unicum indivisibile? Questa ricerca è vana.

La ricerca dell’altra metà è destinata a fallire

Nessuno partner, amico o fratello può essere all’altezza di colmare il vuoto lasciato dall’interruzione del rapporto con il gemello quando eravamo in utero, o con la mamma quando eravamo neonati. Nessuna relazione può competere con quella inclusiva e fusionale tra madre ed embrione o tra gemelli intrauterini. Provare a colmare quel vuoto riempendolo con una nuova relazione significa restare spiazzati, amareggiati e delusi dal risultato.

Solo un lavoro su se stessi, che conduca alla radice della ferita, può consentirti di uscire dal dolore subito.

Come superare il vuoto affettivo

Hai capito che la causa del tuo malessere di fondo e della tua dipendenza dalle relazioni amorose vanno cercati nel vuoto affettivo causato da un problema con la mamma o con un gemello scomparso? Diventare realmente consapevole di quanto è successo e riconnetterti con la tua parte bambina che ha subito il trauma può aiutarti a trasformare il tuo vuoto emotivo, tanto ingombrante e indefinito. L’assenza di un gemello o della madre in un momento fondamentale dello sviluppo può trasformarsi in un grave trauma. Ma quando lo avrai compreso e accettato potrai finalmente goderti appieno tutte le tue relazioni, senza addossare a partner e amici responsabilità che non competono a loro.

La consapevolezza è il primo passo per guarire il bambino interiore

Il problema delle unità di misura

Quando c’è un trauma non risolto legato alla separazione della madre nel primo anno di vita o alla morte in utero di un gemello, l’unità di misura, che ci guida nelle relazioni e che inconsciamente abbiamo dentro di noi, è fuorviante… A guidarci cioè è l’equazione 1/2 + 1/2 = 1. Ma anche la mamma o il gemello sono altro da te: l’unità di misura corretta è 2 e non 1.

Cosa succede quando ci comportiamo cercando di soddisfare questa equazione errata? A livello generale esistono due casistiche.

Tendenza a isolarsi per proteggersi dal dolore

C’è chi cresce sviluppando la tendenza alla massima autonomia. Queste persone spesso vogliono controllare tutto. Subire la separazione o l’abbandono in un momento in cui erano tremendamente vulnerabili, ha provocato un dolore e ha lasciato una ferita tale che, inconsciamente, cercano di prevenire qualunque altro trauma di questo genere. Ecco perché questi individui provano a non avvicinarsi emotivamente a nessuno, fanno molta fatica a lasciarsi andare e ad aprirsi agli altri.

C’è chi rifiuta di aprirsi agli altri per proteggersi da eventuali nuovi traumi e ferite

Hai l’abitudine di tenere chi potrebbe piacerti a debita distanza? Non ti fidi né ti affidi completamente al partner per nessuna ragione? Sei “preparato” al fatto che le tue aspettative saranno sicuramente tradite?

Se nutri in te la convinzione che nessuno sarà mai realmente degno della tua fiducia potresti avere alle spalle un trauma legato a una separazione da tua madre in fase neonatale o da un gemello mai nato.

Dipendenza affettiva dal partner

Molti sviluppano la tendenza ad attaccarsi al partner e hanno bisogno di vivere con lui o con lei ogni momento della vita. Pur essendo una reazione antitetica rispetto a quella di chi non si avvicina a nessuno, la causa alla radice del problema è la stessa. Queste persone hanno paura di qualsiasi allontanamento, anche temporaneo. Se non sono con l’altro provano una sensazione di ansia molto intensa.

La separazione, infatti, richiama a livello inconscio quella dalla madre o dal gemello. Provi queste sensazioni? Vorresti cambiare il tuo partner in modo che risponda alle tue esigenze di simbiosi? O magari è l’altro che vorrebbe cambiare te per renderti meno dipendente? Sappi che cambiare l’altro è una missione impossibile e potenzialmente fonte di tanta frustrazione, delusione, rabbia e impotenza.

Il timore di allontanarsi dal partner anche per poco tempo può avere radici profonde

La soluzione: lavorare su te stesso

La mia proposta, in linea con altri consigli che trovi in questo blog, è quella di lavorare lì dove hai un grande potere, cioè su te stesso. La Biopsicogenealogia, le costellazioni famigliari, le Biocostellazioni, la Biokinesiologia sono tutti strumenti che possono aiutarti nella trasformazione e nella guarigione emotiva, che ti porterà a superare il trauma inconscio dell’abbandono. Come? Ognuno ha bisogno di un percorso personalizzato. Ma un buon punto di partenza per ognuno è la presa di coscienza dell’abbandono e la possibilità di abbracciare la propria parte bambina ancora traumatizzata, per comprenderla, accettarla e rassicurarla.

Ti invito a intraprendere questo percorso. Vedrai che sarà bellissimo ritrovare il valore della propria individualità per poi relazionarsi con gli altri in modo nuovo, sano, libero e appagante.