Come aiutare i figli a crescere felici e in salute

Come aiutare i figli a crescere felici e in salute

Aiutare i figli a crescere felici e in salute è possibile. In questo articolo propongo ai genitori di operare un cambiamento radicale in quello che è il loro modo abituale di pensare e preoccuparsi per il benessere dei figli.

Vengo spesso contattata da genitori desiderosi di aiutare i propri figli. Alcuni sono neo genitori e vorrebbero crescere figli felici e in salute fin da neonati. Si tratta di persone in cerca dell’approccio “giusto” per salvaguardare la salute e il benessere della famiglia. Altri hanno figli già adulti che stanno vivendo momenti di difficoltà o che stanno affrontando una malattia.

 

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Aiutare può essere difficile

Talvolta i genitori si sentono impotenti di fronte a un problema del proprio figlio sia per l’ampiezza del problema sia perché il figlio non vuole essere aiutato. Magari tuo figlio sta male ma è in una fase di rifiuto dei propri sintomi e non te ne vuole parlare. Oppure si fida di altre persone però a te sembra che non stia ricevendo tutto l’aiuto di cui ha bisogno. O ancora la relazione con i tuoi figli manca di comunicazione e fiducia a causa di alcune vecchie divergenze. Talvolta i figli rifiutano l’aiuto dei propri genitori in modo categorico.

Talvolta aiutare è difficile perché l’altra persona non vuole essere aiutata

Aiutare i figli a crescere felici richiede un cambio di paradigma

Esiste però un modo molto efficace di aiutare i propri figli, indipendentemente dal loro comportamento e dalle specificità della situazione. Come puoi fare? Lavorando sul tuo equilibrio e sul tuo benessereAncora una volta, a mettere il bastone tra le ruote è (spesso) la cultura nella quale siamo cresciuti. La società occidentale (ma non solo) propaga di generazione in generazione l’idea che ci si debba sacrificare per i propri figli. Chi rinuncia a tutto per cercare di fare stare bene i figli è un bravo genitore, da prendere ad esempio. Prova a chiederti se anche tu, più o meno consapevolmente, la pensi così. Ora ti propongo di accantonare questa convinzione per qualche minuto e aprirti a un nuovo punto di vista.

Pensi anche tu che il bravo genitore sia quello che si sacrifica?

Un sostegno dalla Biopsicogenealogia

La Biopsicogenealogia ci insegna innanzitutto che ognuno porta in sé la memoria della sua famiglia, della sua tradizione, della sua specie. Sei vivo, ovvero esisti, grazie e anche attraverso i tuoi antenati, che nel fare passare la Vita, ti hanno regalato positività e capacità di agire e reagire ma anche alcune difficoltà o problematiche non risolte.

Ognuno porta in sé la memoria della sua famiglia, della sua tradizione, della sua specie

Ereditiamo programmi biologici che si esprimono sotto forma di comportamenti o sintomi, che a volte ci allontanano da quello che sarebbe il nostro modo personale di vivere una determinata situazione.

Non solo: la memoria inconscia della famiglia è trasmessa al bambino, che si comporta nel corso di tutta la sua esistenza secondo il desiderio implicito (perché inconscio) dei genitori e concretizza in modo inconsapevole lo scenario di vita del proprio branco familiare.

Il figlio concretizza in modo inconsapevole lo scenario di vita del proprio branco

Ogni singolo aspetto della propria vita può essere riportato alla storia famigliare. Per spiegarmi meglio condivido due esempi che incontro spesso. Un figlio maschio non esprime pienamente il suo potenziale di maschio perché nella genealogia, diversi uomini non sono stati degni: possono essere stati violenti o inaffidabili. Una donna diventa una professionista di successo tralasciando l’ambito affettivo perché le donne della sua genealogia hanno patito la carenza di autonomia a livello economico. E così via.

Il bambino da questo punto di vista rappresenta la soluzione perfetta dei conflitti dei suoi antenati. Si tratta di regole biologiche alla base dell’intero sistema che promuove la continuazione della specie umana. I genitori non sono né vittime né colpevoli.

Una questione di equilibrio

L’equilibrio e l’armonia di ogni persona sono influenzati dall’equilibrio e dall’armonia del suo sistema di origine, cioè dalla famiglia. Questo fatto permette ai genitori di avere un potere positivo sul benessere dei propri figli.

Senza bisogno di agire direttamente sui tuoi figli puoi comunque promuovere la loro salute e il loro benessere.

Puoi aiutare i figli a crescere felici e in salute senza agire direttamente su di loro

Le costellazioni famigliari ci insegnano che in un sistema la prima fonte di armonia deriva dal fatto che ognuno sia al proprio posto. In questo articolo, il sistema che prendo in considerazione è quello famigliare vero e proprio. grandi devono stare al posto dei grandi, i piccoli al posto dei piccoli. E nessuno deve essere escluso. Cerchiamo di capire meglio cosa significa.

Ognuno al suo posto

Quando adulti e bambini vivono secondo il proprio ruolo, i flussi che riguardano dare e ricevere sono rispettati. I grandi danno ai piccoli e i piccoli ricevono e prendono dai grandi. Quando però un bambino per varie ragioni si “sostituisce” in modo più o meno conscio all’adulto e cerca di proteggere il proprio genitore, di rispondere alle sue richieste, di renderlo felice, allora questo equilibrio si rompe. Può accadere per varie ragioni, ad esempio una crisi familiare legata a un lutto, un momento di depressione della madre dovuta a un divorzio e così via.

Quando il bambino prova ad assumersi il ruolo del genitore l’equilibrio naturale delle cose si rompe

Se i piccoli cercano di fare gli adulti si imbarcano in una missione impossibile. Come l’acqua di una cascata che prova a scorrere in modo contrario alla forza di gravità, salendo anziché scendere. Quando è l’adulto che dà al bambino, invece, il movimento è sostenuto dalle leggi naturali e non richiede fatica.

Consigli pratici per crescere figli felici e in salute

Partendo dalle basi di Biopsicogenealogia e di Costellazioni Famigliari che ho condiviso, se sei un genitore e vuoi aiutare i tuoi figli, mi permetto di darti sei consigli.

1-Riporta equilibrio nella tua famiglia di origine

Verifica di essere al tuo posto. Comportati da piccolo nei confronti dei tuoi genitori. Giudicarli o essere iperprotettivo, ad esempio, significherebbe sostituirti a loro come adulto, rompendo l’equilibrio e il naturale fluire delle relazioni. Come conseguenza, non puoi ricevere da loro tutto quello che possono e dovrebbero darti come genitori… Potresti inoltre trovarti a chiedere quello che ti manca ai tuoi figli, perpetuando lo squilibrio. Un movimento faticoso perché contro corrente. Stai attento a comportarti da adulto nei confronti dei tuoi figli anche se sono già cresciuti.

I piccoli devono ricevere dai grandi, non viceversa

2-Prendi il tuo posto di adulto nei confronti dei tuoi figli

Sostieni i tuoi figli senza eliminare ogni ostacolo che incontrano. Occupa il tuo posto di grande nei confronti di tuo figlio all’interno della tua famiglia acquisita, quella che ti sei costruito. Ma attenzione a come lo fai. Molti genitori vorrebbero proteggere il proprio figlio da ogni dolore, da ogni difficoltà. C’è un fatto però da accettare: nessuno di noi può vivere esperienze o compiere determinate azioni al posto di qualcun altro: è impossibile. E cercare di farlo è anche controproducente.

Prendere il tuo posto di grande significa assumerti la responsabilità di educare, dare, proteggere, sostenere e rispondere alle richieste dei tuoi figli. Ciò però non significa spianare loro la strada, evitando che affrontino qualunque tipo di ostacolo, dolore o sfida. Togliendo loro l’opportunità di sperimentare, sbagliare, imparare, confrontarsi e conoscersi rischi di farne degli adulti meno sani e meno felici, non il contrario.

Io invece ti sto parlando di educare i figli nel senso etimologico della parola: ex-ducere significa tirare fuori. Educare non è imbottire di sapere, convinzioni, modi di essere e di pensare. Non è scolpire le mente e lo spirito dei bambini per raddrizzarli e per farne degli adulti con una struttura precisa, dogmaticamente “giusta”.

Educare è tirare fuori non mettere dentro

Educare per aiutare i figli a crescere felici e in salute significa favorire l’espressione del potenziale dei tuoi bambini, che nascono con competenze e caratteristiche varie, adatte al mondo di oggi e soprattutto di domani. Accogli la loro differenza con curiosità. Con la fiducia e la consapevolezza che i bambini di oggi sono adatti a essere gli adulti di domani.

I bambini di oggi sono adatti a essere gli adulti di domani

 3-Prendi il tuo posto di piccolo riguardo alla Vita

Mettere a disposizione dei tuoi figli quello che sei e quello che sai è già tanto. A volte, nel farti carico della responsabilità di educare, potresti assumere comportamenti ansiosi e dittatoriali, perché vorresti onorare la missione impossibile di controllare il tuo bambino, la sua crescita e il suo destino. Non si può fare.

Controllare il tuo bambino, la sua crescita e il suo destino? Non si può fare

Per evitare questa trappola, è importante (anche) ricordarsi che siamo un piccolo niente nell’universo. Impegnati a stare al tuo posto non solo nei confronti del tuo nucleo famigliare ma anche nei confronti della Vita, che scorre dentro ognuno di noi. C’è un Grande Destino per ciascuno. Quello che sei e quello che fai al tuo livello di essere umano è già abbastanza impegnativo. Non ti viene chiesto nient’altro.

4-Rispetta il padre o la madre di tuo figlio

Accade che l’altro genitore non si comporti come il padre o la madre ideale che tu hai in testa per tuo figlio. Cerca di capire e accettare il fatto che i bambini non hanno bisogno di genitori ideali ma di quegli specifici genitori. Prova ad accettare umilmente nel tuo cuore l’altro genitore come figura di riferimento giusta per tuo figlio. Paradossalmente questo è vero anche nel caso di quei genitori inaffidabili o assenti. Così facendo permetterai al bambino di attingere a tutto il suo potenziale, favorendo la sua realizzazione nel mondo. Sarà un modo ottimale di aiutare i figli a crescere felici e in salute.

I bambini non hanno bisogno di genitori ideali ma di quegli specifici genitori

Ogni volta che critichi l’altro genitore, stai criticando la metà dei geni ricevuti dal padre o dalla madre. La richiesta che inconsciamente stai facendo al tuo bambino (o figlio adulto) è quella di non attingere a quel potenziale genetico, emotivo ed esperienziale a sua disposizione grazie a suo padre o a sua madre. In pratica gli chiedi di amputare il suo potenziale.

Se non vuoi accettare l’altro genitore perché lo ami e lo rispetti fallo per amore e rispetto nei confronti del tuo bambino. Gli farai un regalo enorme.

Potenziali amputati

Se, per una ragione o l’altra, il figlio non può prendere dal padre o dalla madre tutto il potenziale a sua disposizione, dovrà adattarsi e farà più fatica nella vita. Il tipo di vuoto causato da questa mancanza influenzerà in modo specifico la sua esistenza.

La mancanza delle risorse materne influenzerà la sua relazione con il cibo, con l’abbondanza e la sua relazione di coppia. La mancanza delle relazioni paterne invece influenzerà il suo lavoro, la sua realizzazione nel mondo e il suo successo.

Accetta come giusto l’altro genitore di tuo figlio, chiunque sia

5-Reintegra ogni escluso

Un’altra causa di squilibrio all’interno del sistema-famiglia è l’esclusione di un membro del gruppo. Il padre, la madre o un antenato. È importante invece non escludere un membro della famiglia negandogli il suo posto. Cosa che potrebbe succedere per varie ragioni. Capita ad esempio quando un parente ha agito in modo considerato “vergognoso”. Magari perché è un uomo e si è suicidato all’interno di una cultura in cui questo atto è considerato peccato, oppure è una donna che è rimasta incinta al di fuori del matrimonio. O ancora un famigliare che comportandosi in modo disonesto e finendo in carcere ha rovinato la dignità della famiglia.

C’è anche chi non ha il suo posto nel gruppo perché è stato dimenticato. È il caso dei bambini morti di cui si cerca di cancellare la memoria. Infine può capitare che un membro della famiglia non sia riconosciuto come tale perché nessuno o quasi sa che esiste: pensiamo al caso di un bambino nato fuori dal matrimonio e non riconosciuto dal genitore.

6-Chiedi una mano per aiutare meglio i figli a crescere felici e in salute

Come fare per prendere il tuo posto, non escludere nessuno e favorire il tuo equilibrio allo scopo di crescere figli felici e in salute? Nella mia esperienza, gli strumenti come le Costellazioni Famigliari, le Biocostellazioni®, la Biopsicogenealogia, la Bioconsapevolezza e ogni sostegno alla crescita personale sono di aiuto a questo scopo.

Vuoi iniziare a fare questo percorso da solo? Ti consiglio di indagare e ricostruire il tuo albero genealogico: è un primo passo per, simbolicamente, rimettere ognuno al proprio posto. Almeno sulla carta.

I genitori sono esempi viventi

Conosci te stesso, prendi il tuo posto, impara a rispettarti, trova le strade per perseguire la tua felicità: il tuo esempio vivente sarà per i tuoi figli un insegnamento mille volte più potente di qualunque grande discorso.

Conosci te stesso, impara a rispettarti, trova le strade per la tua felicità

Per concludere voglio salutarti con alcuni versi tratti da una poesia di Khalil Gibran

 

I vostri figli non sono figli vostri…

sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita.

Nascono per mezzo di voi, ma non da voi.

Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono.

(…)

Voi siete l’arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti.

L’Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell’infinito e vi tiene tesi con tutto il suo vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane.

Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell’Arciere,

poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano

e l’arco che rimane saldo.

Khalil Gibran 

Stress cronico o acuto: perché il corpo si ammala

Stress cronico o acuto: perché il corpo si ammala

Lo stress cronico o acuto è causa di malattia oppure no? Si sente spesso ripetere che un eccesso di stress può farci ammalare. Lo stress viene chiamato in causa ogni volta che una persona presenta dei sintomi. Sembra quasi che possa essere la fonte di tutti i nostri disagi… Ma lo stress è davvero così dannoso?

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Lo stress è fisiologico e vitale

Lo stress in realtà è utile alla nostra sopravvivenza. Grazie al meccanismo dello stress possiamo contare sull’energia necessaria ad agire quando serve. È un argomento che ho già trattato sotto altri punti di vista in questo blog.

Quando il corpo entra in uno stato di simpaticotonia (il termine medico che indica lo stress) i bronchi e le pupille si dilatano, il battito cardiaco accelera, i muscoli sono pronti a scattare… Mentre tutte le funzioni non utili in quel momento vengono “bloccate”: la produzione di saliva diminuisce, così come l’attività dell’apparato digerente, e spesso dormire diventa difficile.

Metti per un attimo da parte tutti i pregiudizi che nutri nei confronti dello stress, non pensare che i meccanismi propri della simpaticotonia siano dannosi e inutili. Ricorda che il corpo è programmato per sopravvivere. Prova a chiederti: e se queste reazioni del corpo fossero adattamenti sensati a una certa situazione, finalizzati a uno scopo ben preciso?

Lo stress è finalizzato a uno scopo ben preciso

A cosa servono le reazioni innescate dallo stress

La dilatazione dei bronchi consente di far entrare più aria e dunque ossigeno nei polmoni. L’accelerazione del battito cardiaco fa affluire una quantità maggiore di sangue, cioè ossigeno e nutrimenti, ai muscoli e alle cellule che compongono i tessuti del tuo corpo. I muscoli sono tesi per garantire movimenti scattanti, le pupille dilatate permettono di vedere meglio in caso di penombra, mentre l’insonnia garantisce uno stato di vigilanza…

Sembra proprio che tutte queste reazioni concorrano a mettere il corpo nelle condizioni di agire con prontezza. Ecco perché lo stress è vitale ogniqualvolta è necessario agire rapidamente.

Di fronte a un pericolo siamo biologicamente programmati a scegliere tra due reazioni opposte: scappare o affrontare la situazione. Immagina che un leone affamato sia appena entrato nella tua stanza. Ti auguro di avvertire subito una bella scarica di stress che ti darà l’energia per scappare o affrontare il leone con efficacia.

La fisiologia ci insegna che l’aumento del livello di stress è una reazione fisiologica e sana di fronte a una situazione nella quale è necessaria un’azione.

L’aumento del livello di stress è una reazione fisiologica sana di fronte a una situazione nella quale è necessario agire

Stress cronico e acuto

Poiché lo stress serve ad agire, per affrontare o scappare, se questo non avviene il livello di stress, anziché diminuire, continua ad alzarsi, perché non è stato fisiologicamente “consumato”. Ecco allora che si può configurare una situazione di stress acuto che può diventare stress cronico: cioè lo stress è costantemente presente e condiziona la tua vita.

Il tuo livello di stress si alza in modo eccessivo quando vivi una situazione in modo acuto, drammatico, inaspettato e nell’isolamento. Cerchiamo di capire meglio cosa significa. Vivere qualcosa in modo inaspettato vuol dire non vederla arrivare, ma sentirsela piombare addosso come un fulmine a ciel sereno. Sei spiazzato. Quindi non trovi le risorse necessarie a risolvere la situazione nell’immediato.

Vivi invece la situazione nell’isolamento quando senti di doverla affrontare da solo. Non puoi condividerne il peso con nessuno. Né concretamente, per cercare insieme una soluzione unendo le forze, né emotivamente: non senti la possibilità di sfogare le tue emozioni, per scaricare la tensione accumulata e affrontare meglio il tutto.

Ma l’elemento cardine che alza oltre la soglia di tolleranza il livello di stress e ti impedisce di stare bene è la drammaticità con cui stai vivendo quanto accaduto. Evidentemente l’evento che ha provocato lo stress acuto “mette il dito nella piaga” di una ferita già presente, legata al tuo passato personale o genealogico. Ecco perché stai vivendo con una forte carica emotiva e drammatica quanto ti accade, in modo molto più intenso di quello che farebbe un altro individuo senza “precedenti”.

Lo stress è dannoso oppure no?

Come abbiamo sottolineato lo stress non è dannoso di per sé. Quando però si supera la soglia massima di stress tollerato e/o si vive una situazione di stress cronico, il corpo è costretto a intervenire.

Perché il corpo interviene quando lo stress si alza troppo, diventando acuto o quando è ormai cronico? Più sei stressato psicologicamente, più il tuo stato di vigilanza vacilla. Tutta la tua attenzione è rivolta alla ricerca della soluzione al tuo problema. In questa situazione, la tua capacità di vigilanza rischia di non essere sufficiente a garantire lo svolgimento dei tuoi compiti quotidiani in tutta sicurezza. Il corpo interviene per metterti al riparo da questi rischi:

  • una vigilanza carente mette in pericolo te e gli altri. Per distrazione potresti morire o uccidere qualcuno. Ad esempio potresti avere un incidente perché attraversi la strada senza guardare, completamente assorbito dal tuo problema. O potresti investire un pedone guidando distrattamente.
  • lo stress cronico o acuto consuma tanta energia e potresti morire di esaurimento.

Quando lo stress non viene utilizzato per agire e trasformare la situazione che si sta vivendo, il corpo interviene e se ne fa carico: trasforma se stesso per adattarsi a quanto sta succedendo.

Ecco allora che in casi di stress cronico o acuto il corpo sviluppa una reazione organica che nella sua ottica può aiutare a superare il problema.

Il corpo si fa carico dello stress quando supera il livello tollerato dalla psiche

Il corpo ti salva la vita attraverso la malattia

Con l’obiettivo di salvare letteralmente la tua vita, il corpo trasferisce lo stress dal livello psicologico a quello organico, sulle cellule che ritiene essere il supporto migliore a seconda del problema.

La malattia interviene per salvarti (momentaneamente) la vita. Biologicamente parlando è sempre meglio essere ammalati piuttosto che morti. Più lo stress è intenso, più la risposta che il corpo si trova ad attivare è importante e di conseguenza la malattia è “grave”.

La gravità dei sintomi dipende direttamente dall’intensità dello stress

Prevenire lo stress cronico e acuto

Acquisite queste conoscenze possiamo seguire una serie di consigli che aiutano a prevenire l’innalzamento dello stress oltre la soglia di tolleranza e gli stati di stress cronico, per evitare che il corpo debba intervenire.

Primo: quando ti senti stressato, agisci. Anche se non sai quale possa essere la migliore soluzione da mettere in campo, puoi comunque agire fisicamente. Fai qualcosa di semplice, utile che ti porti a un risultato tangibile. È un’ottima strategia per incanalare l’energia innescata dallo stress in qualcosa di concreto. Va benissimo anche fare una camminata. Scegli un luogo che vuoi raggiungere e vacci. Oppure riordina una stanza, fai giardinaggio, lava i piatti. Molto spesso l’agitazione che senti è soprattutto mentale. Se anche non riesci a trovare una soluzione al tuo problema è importante non bloccarsi: mantieniti in movimento. Ci tengo a insistere sul fatto che l’azione deve essere concreta e fisica. Evita di metterti al computer, navigare in Internet, guardare i profili social.

Quando ti senti stressato fai qualcosa di semplice, utile e concreto

Evita l’isolamento e sfoga le tue emozioni

Siamo oltre 7,5 miliardi di persone su questo pianeta. Puoi sicuramente trovare qualcuno con cui parlare. Non vivere nell’isolamento la situazione che ti provoca stress: condividi le tue emozioni con amici, parenti, terapeuti, vicini di casa, gruppi di sostegno. Di solito la difficoltà che incontri riguarda il fatto di chiedere aiuto, non di ottenerlo.

Inoltre, pensa a sfogare lo stress perché non diventi cronico. Se non ti basta condividerlo con qualcuno, puoi liberarti delle emozioni che ti appesantiscono grazie a un atto simbolico. Ad esempio scrivendo una lettera, oppure picchiando forte un cuscino o ancora grazie a un urlo muto. Evita il pericoloso effetto “pentola a pressione”, apri la valvola di sfogo per non scoppiare.

Qualunque tecnica che ti permetta di rilassarti, infine, è utile. Per approfondire puoi leggere il mio articolo Rilassamento: 8 consigli per prevenire le malattie.

Puoi liberarti delle emozioni che ti appesantiscono grazie a un atto simbolico

Le risorse terapeutiche contro stress cronico o acuto

Presta grande attenzione ai virus mentali presenti nel tuo dialogo interiore, che ti allontanano dalla realtà e ti fanno vivere le situazioni in modo acuto e drammatico. Come primo passo, cancella dal tuo vocabolario termini come mai, sempre, tutti, nessuno.

Quando ti accorgi che alcune situazioni o tematiche sono per te particolarmente sensibili o addirittura dolorose, puoi scegliere di indagare sia nella tua vita personale sia nella tua genealogia, per guarire delle ferite passate che rendono più doloroso il tuo vissuto presente. Gli strumenti terapeutici con i quali mi aiuto in questi casi sono Biopsicogenealogia, Biocostellazioni© e Biokinesiologia: pratiche terapeutiche che tutte insieme fanno parte del metodo della Bioconsapevolezza.

Se invece ti sei accorto che un certo tipo di accadimenti ti colgono spesso impreparato a mio parere la ragione è legata al fatto che non hai accesso a uno dei tuoi potenziali biologici. In questo caso la Biokinesiologia è di grande aiuto per liberare l’accesso al potenziale bloccato. Una volta che lo avrai “liberato” scoprirai di vivere in modo più semplice situazioni che ti sembravano difficilissime, perché sarai preparato ad affrontarle.

Gli stati di stress cronico o acuto possono essere sia superati sia evitati. Lo stress non è un nemico da combattere. Per prevenire la malattia serve conoscerlo, ascoltarlo e utilizzarlo per agire e trasformare le situazioni fonte di disagio.

Infertilità e sterilità: consigli per le coppie in cerca di un bambino

Infertilità e sterilità: consigli per le coppie in cerca di un bambino

Quando parliamo di infertilità e sterilità la causa non è solo organica. Il metodo della Bioconsapevolezza ci guida alla scoperta delle ragioni inconsce che impediscono alla coppia di concepire un figlio o portare avanti con successo una gravidanza.

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Come accade per tutti gli altri sintomi e malattie che sperimenti nel corso della tua vita, se cerchi di combatterli senza comprenderli, rischi di portare avanti una battaglia sfiancante, che può durare anni, con scarsi risultati. O senza risultato alcuno.

Non riesci ad avere un bambino? Il tuo corpo ha delle ragioni per impedirti di farlo

Infertilità: cosa mi racconti?

Il sintomo, così come la malattia, è sempre un messaggio dal corpo. E questo vale anche per infertilità e sterilità. Di fronte al mancato arrivo di un figlio, può darsi che assieme al tuo partner tu abbia deciso di mettere in pratica tutto quello che ti è stato consigliato dagli specialisti di medicina convenzionale.

Magari ti è stato consigliato di migliorare il vostro stile di vita e ci state effettivamente provando. Vivendo sensi di colpa difficili da evitare quando immancabilmente si sgarra.

Hai provato a seguire alla lettera tutto quello che ti è stato prescritto, dalla dieta allo sport, e ti sei arrabbiato, provando frustrazione e un profondo senso di ingiustizia, pensando a tutte quelle coppie di genitori sedentari, fumatori e amanti del cibo spazzatura che hanno tre figli sanissimi. Perché per alcuni è cosi immediato e naturale avere bambini mentre per te è un percorso a ostacoli?

Può darsi invece che tu e il tuo compagno/a siate, sulla carta e nella visione della medicina convenzionale, l’esempio perfetto della coppia potenzialmente fertile. Avete meno di 35 anni e nessun tipo di patologia o problema. Mangiate sano, fate movimento. Eppure stai provando ad avere un figlio da alcuni anni senza successo.

Perché per alcuni è cosi immediato e naturale avere bambini mentre per te è un percorso a ostacoli?

Magari lo hai cercato dapprima in modo completamente spontaneo, senza fare conti sul calendario. Mentre in un secondo momento ti sei affidato a dispositivi medici come integratori e stick per l’ovulazione, con l’obiettivo di aumentare le possibilità di fecondazione e individuare i giorni più fertili. Senza benefici sostanziali.

Infertilità e sterilità: non sono condanne a vita

La fertilità umana è un argomento molto complesso. Quante volte ti sarà capitato di ascoltare storie di coppie che cercano per anni di avere un figlio e riescono a concepire solo molto tempo dopo, magari superati i quarant’anni, quando “non ci stanno pensando più”?

Ci sono uomini e donne ai quali è stata diagnosticata una forma seria di sterilità, che hanno provato ad affidarsi alla procreazione assistita o all’adozione, senza successo. Quando ormai ci hanno messo una pietra sopra diventano con grande stupore madri e padri. Qualcosa è successo, ma non a livello medico.

Ci tengo a ribadire alcuni importanti fondamenti del mio approccio, perché so quanto l’argomento dell’infertilità e della ricerca di un figlio sia delicato.

Non sono contraria agli accertamenti medici per capire qual è lo stato di salute degli apparati riproduttivi di una coppia. Sono un medico, come potrei esserlo? Ma ci sono ancora molte lacune nelle nostre conoscenze di uno dei meccanismi biologici più complessi in assoluto. E la nostra strumentazione non è del tutto adatta a sondare alcune strutture coinvolte nella riproduzione.

La medicina non è onnisciente

Facciamo un esempio. Più di una volta ho letto casi studio di donne a cui era stata diagnosticata la chiusura di entrambe le tube di Falloppio, le strutture che collegano l’ovaio alla cavità uterina.

L’ovulo deve passare nelle tube (o salpingi) per poi annidarsi nell’utero una volta fecondato. Se le tube sono chiuse la medicina convenzionale ritiene impossibile una gravidanza evolutiva. Il risultato è nessuna gravidanza o una gravidanza extrauterina.

Eppure ci sono donne che, dopo aver ricevuto questa diagnosi, hanno uno, due, tre figli. Basta poco per sbagliare la valutazione di un esame alle tube, che sono condotti sottilissimi. Un semplice spasmo momentaneo può far tornare a casa la paziente con un verdetto errato, che può gettarla inutilmente nella disperazione e nella depressione.

La fertilità è un tema complesso sul quale la medicina convenzionale ha ancora molto da imparare

L’inconscio è il tuo alleato più potente

Chiarita la complessità del tema, c’è un altro aspetto che mi preme sottolineare. Integratori, uno stile di vita sana, gli stick per misurare l’ovulazione, i dosaggi ormonali… Sono tutti strumenti che ti possono aiutare a stare meglio, potenziare la tua fertilità e avere un quadro più completo della tua situazione riproduttiva. Quindi non sono affatto da demonizzare o da evitare. Purché non ti causino eccessivo stress.

È assolutamente possibile avere un figlio lavorando sul meccanismo inconscio che causa il blocco della fertilità, aiutandosi con integratori e stick. Ma non è vero il contrario. Nessun dispositivo medico, neppure la procreazione assistita, possono permetterti di superare l’infertilità o la sterilità se prima non avrai riconosciuto e abbracciato le emozioni che bloccano la procreazione.

Se prima non avrai riconosciuto e abbracciato le emozioni che bloccano la procreazione avere un figlio sarà difficilissimo

Il potere dei messaggi dal corpo

Il sintomo che stai sperimentando di infertilità, sterilità, aborti ripetuti, è un messaggio che il tuo corpo ti sta inviando per dirti che una gravidanza (tua o della tua compagna, se sei un uomo) potrebbe metterti in serio pericolo.

Non è detto che questo sia vero per te in questo dato momento, può darsi che si tratti di una memoria genealogica che agisce in te come un amuleto difensivo. È questo l’immenso potere dei messaggi dal corpo. Ti raccontano qualcosa di cui tu non sei affatto consapevole, che riguarda direttamente te o un tuo parente/antenato. Il corpo è competente. Sa perfettamente come procreare. Se non lo fa, c’è una buona ragione.

Questa ragione va ricercata nel tuo vissuto, vita intrauterina compresa, oppure in quello delle persone che ti hanno preceduto.

Ereditiamo dai nostri avi competenze, caratteristiche fisiche e gioie legate alle esperienze positive, ma ereditiamo anche le conseguenze di difficoltà, paure e fallimenti.

L’ereditarietà del trauma

Ti starai chiedendo se questo tipo di eredità dovrebbe colpire indistintamente e allo stesso modo tutti i tuoi familiari. Magari tu non riesci ad avere figli mentre tua sorella (ad esempio) ne ha già due, quindi non capisci come sia possibile che dietro la tua difficoltà a concepire ci sia un trauma da cercare nel passato familiare.

Eppure è così. Prova a vederla in questo modo. Così come ereditiamo metà del patrimonio genetico da nostro padre e l’altra metà da nostra madre, lo stesso vale per le esperienze negative, i blocchi o i traumi. Ma anche le potenzialità, le gioie e i talenti. Siamo un “rimaneggiamento” delle esperienze e del patrimonio genetico dei nostri genitori, non una copia esatta.

Parti dalle domande, non dalle risposte

Quando lavoro con pazienti che vivono stati di infertilità, sterilità, aborti ripetuti o ricorrenti, li accompagno lungo un percorso che analizza in quale modo il fatto di non riuscire a portare a termine una gravidanza può essere legato al loro vissuto o a quello dei loro avi.

Per il tuo corpo, per la tua biologia, per le tue cellule è una soluzione sensata e giusta quella di impedirti di procreare. Dobbiamo solo scoprire perché.

Ecco la domanda fondamentale che il metodo della Bioconsapevolezza ci spinge a formulare allo scopo di comprendere infertilità e sterilità.

Grazie al metodo della Bioconsapevolezza riuscirai a porti le domande giuste per capire le cause della tua infertilità

Infertilità e sterilità sono legate alla nostra storia

Spesso, il blocco emotivo che impedisce alla coppia di realizzare il sogno di un figlio è legato al vissuto di una donna della genealogia.

Per un motivo molto semplice. Storicamente, fino a pochi decenni fa, le donne venivano punite dalla società quando rimanevano incinta al di fuori del matrimonio. La loro vita cambiava drasticamente in peggio se l’uomo con il quale avevano procreato non riconosceva il bambino e non decideva di “regolarizzare” la situazione. Ma non solo.

Anche all’interno di una coppia regolarmente sposata una gravidanza poteva rappresentare un problema. Una donna molto fertile, frequentemente incinta, poteva essere considerata “una disgrazia”. Perché i figli gravavano sul bilancio familiare e non c’era modo di evitare le gravidanze indesiderate.

Il parto poteva essere un evento violento e poco sicuro. Problemi medici oggi facilmente risolvibili come un feto podalico o un mancato travaglio mettevano a rischio la vita della madre e del bambino.

Gli aborti clandestini, spesso praticati in luoghi poco igienici da persone non preparate, potevano rendere una persona sterile per sempre.

Spesso, il blocco emotivo che impedisce alla coppia di realizzare il sogno di un figlio è legato al vissuto di una donna della genealogia

Il segreto di famiglia

Molti dei sintomi di infertilità o sterilità vissuti oggi da donne e uomini sono legati a questi eventi traumatici, tanto diffusi nel recente passato.

Ogniqualvolta un evento di questo genere viene vissuto in modo drammatico (come è facile che sia), senza essere accettato ed elaborato prende vita un nucleo di malessere. A volte quindi c’è un segreto di famiglia che agisce sotto traccia, cambiando (potenzialmente) la storia procreativa delle generazioni successive.

Le emozioni che vengono seppellite anziché essere liberate e gestite possono provocare infertilità e sterilità.

Le emozioni che vengono seppellite anziché essere liberate e gestite possono provocare infertilità e sterilità

La storia di Maura e Bruno

Per meglio spiegare come agisce il Metodo della Bioconsapevolezza e come è possibile superare infertilità e sterilità, voglio parlarti di un caso clinico che ho trattato personalmente. Maura e Bruno sono abbastanza giovani, 34 anni lei, 35 lui. Mi chiedono una consulenza dopo più di cinque anni di tentativi di procreazione fallimentari. Vorrebbero tanto un bambino, ma non riescono.

I medici li hanno “rivoltati come un calzino”, come si dice, ma non è emerso nessun dato rilevante dal punto di vista clinico.

Maura in realtà riesce a rimanere incinta, ma vive aborti molto precoci. Lo sa perché il suo ciclo è molto regolare. Se ritarda, Maura esegue subito un test di gravidanza, che spesso risulta positivo. Ma nel giro di 24 o 48 ore la gravidanza, nelle sue primissime fasi, si è già interrotta.

Nessun aiuto dalla procreazione medicalmente assistita

La coppia si è pure rivolta a un centro per la procreazione medicalmente assistita, senza esiti positivi. Per Maura è stata un’esperienza talmente sgradevole e traumatica che ha deciso di non ripeterla. E aggiungo: menomale. Perché se non si risolve la ragione inconscia che blocca la gravidanza, agendo come uno scudo protettivo, qualunque ovulo fecondato viene rifiutato, che arrivi all’utero naturalmente o venga impiantato da uno specialista.

Per avere un figlio è necessario lavorare sulla causa scatenante dell’infertilità, che non risiede nel corpo.

Accettare il destino e abbracciare la vita

C’è poi un altro elemento importante da sottolineare: esistono coppie che non sono destinate ad avere figli. Può darsi che tu sia tra queste persone. Può darsi che tu abbia un altro grande destino che non include figli.

È anche possibile che un bambino non nato da te e dal tuo partner ti aspetti per un’adozione, cosa che non avresti mai preso in considerazione se fossi stato fertile.

Se il fatto di non avere figli tuoi è molto doloroso per te, ti consiglio come prima tappa di provare a liberarti dai condizionamenti sociali e non pensare che la tua felicità sia legata a doppio filo con la maternità o la paternità.

Gioia e soddisfazione personale non dipendono dalla genitorialità. Ci sono coppie con tre figli, insoddisfatte e infelici, e coppie senza figli che vivono una vita ricca e appagante.

Trova il tuo centro e libera il tuo potenziale per vivere una vita felice. Se stai facendo fatica a farlo e ti ripeti continuamente che non sarai mai realizzato perché non hai figli, prova innanzitutto a lavorare sul tuo dialogo interiore.

C’è qualcosa che non sai della tua storia familiare?

Torniamo al caso clinico che ho scelto come esempio. Da quello che mi raccontano i pazienti capiamo subito che la domanda specifica a cui trovare una risposta è: perché il corpo di Maura si protegge attraverso micro aborti ripetuti?

Chiedo a Maura se c’è almeno una donna, nella sua famiglia, che ha vissuto un trauma legato a una nascita. Maura non lo sa, pensa che non sia mai accaduto nulla del genere. Le chiedo di indagare.

Con grande sorpresa Maura scopre che sua madre, Giuseppina, risulta figlia di N.N. (nomen nescio: ovvero non conosco il nome).

Il nonno biologico di Maura ha abbandonato la nonna, Adele, che si è ritrovata così ragazza madre in un’epoca in cui quest’onta poteva costarti tutto, a livello sociale.

Adele ha provato metodi di ogni genere per cercare di abortire “naturalmente”, dando fondo alle credenze popolari. Si è stancata il più possibile, ha mangiato ciliegie acerbe per provocare coliche addominali, si è perfino rotolata giù dalle scale. Ma Giuseppina è nata comunque.

La storia ha un lieto fine. Anni dopo, quando Giuseppina (la madre di Maura) ha sei anni, la nonna Adele trova un compagno che la sposa e adotta la bambina. Adele avrà altri figli, all’interno del matrimonio.

Memorie traumatiche, eventi che innescano i messaggi dal corpo

Giuseppina non ha mai raccontato nulla a Maura ma il vissuto traumatico le è stato comunque tramandato. Come agiscono queste memorie inconsce? Talvolta un agente scatenante nel presente della persona affetta dal problema o dalla malattia attiva lo scudo protettivo del sintomo.

Nel caso di Maura la catena di micro aborti ripetuti potrebbe essersi innescata non solo perché sua mamma è figlia di N.N., ma anche perché sua sorella, Giulia, è rimasta incinta giovanissima. In un’epoca in cui la gravidanza fuori dal matrimonio non è più scandalosa, ma un’adolescente gravida porta comunque scompiglio.

Il corpo fa emergere quello che la mente seppellisce

Ricordati sempre che se un’emozione non è espressa con la voce, è il corpo a parlarne, usando i mezzi che ha. Ecco perché consapevolezza e accettazione delle emozioni represse promuovono la guarigione e sono spesso sufficienti a sbloccare la maggior parte delle situazioni patologiche.

Quando abbiamo scoperto con Maura quello che era successo a sua nonna Adele e a sua madre Giuseppina, abbiamo verbalizzato ad alta voce alcune osservazioni. Cosa che spesso aiuta a disinnescare lo scudo protettivo messo in campo dal corpo e dall’inconscio.

Se un’emozione non è espressa con la voce, è il corpo a parlarne

Ho ricordato a Maura che lei era spostata da anni con Bruno, al contrario di sua nonna. E che non avrebbe mai vissuto quanto era capitato ad Adele. Non c’era nessun rischio nel restare incinta. Le ho anche suggerito di appendere in camera da letto un bel ritratto di coppia, scattato nel giorno del matrimonio.

Sono frasi e gesti semplici che servono all’inconscio. Abbiamo interrotto gli incontri, Maura e Bruno hanno ripreso la loro ricerca di un bambino.

La paura di fare del male

Tre mesi dopo, Maura mi ricontatta perché nonostante i tentativi mirati nulla è cambiato. Eppure sembravano non esserci ulteriori impedimenti nella sua storia. Decido quindi di parlare con Bruno. Scopro che l’uomo ha vissuto un parto traumatico. Sua madre, dopo 35 anni, ancora si lamenta del dolore e degli strascichi sulla salute lasciati da quell’evento.

Inconsciamente, Bruno ha paura di fare del male a Maura, così come pensa di averne fatto a sua madre. Qualcosa per cui si sente profondamente in colpa. Lavoriamo sul fatto che un neonato non ha responsabilità. Un parto traumatico è difficile sia per la madre sia per il bambino.

Parlare ridimensiona il vissuto. All’ovulazione successiva Maura resta incinta e porta felicemente a termine la gravidanza.

Cosa succede dopo

Successivamente mi è capitato di sentire ancora la coppia. Nei primi mesi di gravidanza, Maura mi racconta di avere incubi ricorrenti nei quali sogna che Bruno la abbandona. Dopo averle fatto notare che stava di nuovo esprimendo parte della memoria di sua nonna, gli incubi spariscono. È interessante osservare come le memorie genealogiche agiscano su di noi e sul nostro inconscio fino a quando non vengono accolte e liberate.

Alcuni anni dopo il primo figlio, quando Maura e Bruno cercano il secondo, hanno paura di vivere ancora le stesse attese angoscianti e la sequela di micro aborti.

Invece fila tutto liscio. In effetti, esplorando con Maura e Bruno la loro genealogia, non avevamo riscontrato memorie legate a traumi su un secondo figlio.

Come lavora il metodo della Bioconsapevolezza

A volte non si hanno molte notizie sulla genealogia di una persona e applicare i principi della Biopsicogenealogia diventa difficile.

In alcuni casi, le indagini sulla storia personale e su quella degli avi permettono di individuare eventi che potrebbero ostacolare una gravidanza. Eppure la consapevolezza di emozioni e vissuti sepolti nel passato e finalmente emersi non è sufficiente a risolvere il problema su cui stiamo lavorando.

In tutti questi casi, integro alcune tecniche come la Biokinesiologia e le Biocostellazioni, che insieme alla mia esperienza e ad altre metodologie danno vita al metodo della Bioconsapevolezza.