Grasso corporeo: a cosa serve e perché fai fatica a dimagrire

Grasso corporeo: a cosa serve e perché fai fatica a dimagrire

Il grasso corporeo non è un nemico, anzi. Pensiamo a tutta una serie di animali, mammiferi come noi, che usano il grasso per sopravvivere in condizioni difficili o estreme. È il caso delle balene o delle foche monache, ad esempio. Il loro strato di grasso corporeo sottocutaneo aumenta significativamente in inverno e le protegge egregiamente dal freddo durante le immersioni.

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Nel caso degli esseri umani, storicamente, il grasso è stato percepito per secoli come simbolo di salute. Anzi, il grasso è considerato da millenni come un indicatore di prosperità e fertilità. Risaliamo agli albori della specie umana, alla preistoria. Magari anche tu ricordi qualche immagine delle veneri paleolitiche: statuette, come quella di Willendorf (23.000 – 19.000 a.C) che sono giunte fino a noi e che rappresentano una donna con grandi seni e una pancia molto prominente.

È solo nell’ultimo secolo che la magrezza è diventata sinonimo di bellezza e di salute, da alcuni decenni appena. Il periodo in cui, culturalmente, essere magri poteva significare non sopravvivere all’inverno o essere impossibilitati a procreare è stato molto più lungo. Questa informazione è scritta in profondità, nella memoria nostra e dei nostri avi.

Solo nell’ultimo secolo la magrezza è diventata sinonimo di bellezza e salute

Perché ti sto dicendo questo? Perché la nostra storia genealogica e biologica ha in sé il potere di determinare la tendenza del corpo a mantenere il sovrappeso. In questo articolo vorrei raccontarti a cosa può servire davvero il grasso sottocutaneo, scendendo in profondità nelle ragioni possibili dei chili “di troppo”. Vorrei aiutarti a comprendere perché, spesso, l’organismo oppone resistenza al dimagrimento.

Quando il corpo programma il sovrappeso

Diverse ragioni possono spingere il corpo a mantenere i chili di troppo e il grasso sottocutaneo. Tutte hanno a che fare con un trauma o un dramma, che è già avvenuto o che potrebbe avvenire e dunque viene percepito come una minaccia dall’organismo. Come ho scritto più volte nelle pagine di questo blog, il corpo è competente. Se sviluppa un sintomo o una caratteristica, in questo caso un grasso corporeo persistente che non ne vuole sapere di essere eliminato, neppure con la dieta e l’esercizio fisico, un motivo c’è.

Se il tuo corpo tende a mantenere un grasso corporeo persistente un motivo c’è

Quando vado alla ricerca delle radici del sovrappeso assieme al paziente, indago, per esempio, per capire quando (nella sua storia personale o in quella della sua genealogia) è avvenuto un dramma causato dal sottopeso. Non c’è bisogno necessariamente di risalire molto indietro nel tempo. Dimagrire può essere pericoloso anche nel ventesimo o nel ventunesimo secolo, come vedremo tra poco.

Il mio metodo, quello della Bioconsapevolezza, è sempre lo stesso, ma le risposte che troviamo e il percorso specifico che si delinea usando il metodo sono unici per ogni paziente.

Il pericolo rappresentato dal sottopeso

Il sottopeso, cioè la mancanza di sufficiente grasso corporeo, può essere la concausa di una morte o di una malattia debilitante. Questa affermazione potrebbe lasciarti un po’ perplesso. In un mondo in cui non si fa altro che inseguire la magrezza, come potrebbe il sottopeso rappresentare un pericolo?

Se lotti da una vita contro il sovrappeso, essere magro ti sembrerà sicuramente un grande vantaggio. Ma prova a cambiare punto di vista. Pensa ai bambini appena nati.

Il sottopeso del neonato

Nei laboratori Peso Forma che organizzo, quando chiedo ai partecipanti quanti di loro erano sovrappeso alla nascita, pochi alzano la mano. Invece, quando domando quanti di loro sono nati sottopeso, non è raro che almeno la metà dei partecipanti alzi la mano. Come mai un bambino che nasce sottopeso dovrebbe diventare un ragazzo o un adulto sovrappeso?

Come mai un bambino che nasce sottopeso dovrebbe diventare un ragazzo o un adulto sovrappeso?

Il sottopeso obbliga un neonato a un ricovero più o meno lungo in ospedale e spesso provoca la separazione del bambino dalla madre. Questa situazione crea dolore e ansia per la salute e la sopravvivenza, in tutta la famiglia. Per evitare che tutto questo dolore si ripeta, si può creare un programma biologico opposto al dimagrimento: il sovrappeso.

Nel caso dei neonati è importante ricordare che un bambino può uscire dall’ospedale solo quando si interrompe il calo ponderale fisiologico e c’è un aumento di peso, fino al raggiungimento della soglia considerata sufficiente a sopravvivere senza il controllo costante dei medici. Di conseguenza ingrassare ed evitare di dimagrire, oltre a rassicurare genitori e personale sanitario, permette al bambino di andare a casa più velocemente. Una volta messo un po’ di grasso corporeo addosso, il bambino potrà finalmente stare beatamente a contatto con il seno caldo e protettivo di una madre rasserenata.

Ecco che il programma biologico che consente di ingrassare velocemente e dimagrire solo a fatica ci sembra improvvisamente sensato.

Il sottopeso della persona ammalata

Facciamo ora un esempio, che nasce direttamente dalla mia esperienza di terapeuta. Un paziente, che chiameremo Luca, si ricorda benissimo che il suo adorato nonno ha iniziato a stare male al momento dei pasti. Aveva poco appetito e faceva fatica a digerire. A volte spariva in bagno per vomitare. I momenti di condivisione gioiosa si erano fatti sempre più rari man mano che il nonno dimagriva. L’anziano era diventato debole e fragile, poi era finito in ospedale per non tornare mai più… Mangiare in abbondanza e mantenersi in sovrappeso, per il Luca adulto che ho conosciuto io, sono azioni inconsce molto rassicuranti. Dietro al suo sovrappeso c’è tanto amore per il nonno. È come se Luca dicesse: “Mangio e mantengo dei chili di troppo per te, nonno. Perché tu possa tornare dall’ospedale e giocare di nuovo con me”.

Il sogno di tante persone in sovrappeso è quello di dimagrire progressivamente in modo spontaneo, cioè senza nessun impegno faticoso. Il dimagrimento spontaneo e il sottopeso però, possono essere associati al ricordo doloroso, a volte inconscio, della malattia di una persona amata.

Il dimagrimento spontaneo e il sottopeso vengono associati alla malattia di una persona amata

Non è raro vivere, nell’infanzia, l’ansia e la preoccupazione per una persona amata che si ammala. Quello che il bambino vede e nota è, spesso, proprio la debolezza e il dimagrimento della persona cara. Non conoscendo la causa della malattia, il bambino può solo immaginare che dimagrire facilmente ed essere sottopeso sia pericoloso. Di conseguenza, niente di più facile per il suo organismo che creare un programma di sovrappeso e difficoltà a dimagrire.

Per chi ha una memoria di questo genere, il dimagrimento, quando anche viene concesso dall’organismo, si raggiunge solo al costo di sforzi immani, per essere sicuri che non sia dovuto a una patologia in corso.

Il programma biologico si tramanda

Ora c’è una cosa importante che va interiorizzata per comprendere quali traumi e drammi possono avere potere molto a lungo, tramandandosi di generazione in generazione. Quando qualcosa funziona da salvavita lascia un’impronta nella memoria talmente forte e radicata da trasmettersi alla discendenza. Come fare a capire se questo è il tuo caso e se il grasso corporeo che ti porti addosso e di cui non riesci a liberarti è lì perché il tuo corpo lo considera un benefico salvavita?

Forse il grasso corporeo che ti porti addosso è lì perché il tuo corpo lo considera un salvavita

Le risposte sono dentro di te

Potresti aver bisogno di aiuto da un professionista per indagare nel tuo passato o in quello dei tuoi predecessori. Ma c’è un esercizio che puoi fare subito, in completa autonomia, che ti consentirà di iniziare il percorso verso il dimagrimento. Chiudi gli occhi e respira profondamente per tre volte, in modo lento e consapevole. Ora immagina la tua mente mentre si fa da parte per lasciare spazio a quella parte di te, che non è razionale o conscia e che si ricorda tutto, fin nei minimi dettagli: conosce tutto di te e comprende ogni singolo aspetto della tua vita.

Fai a questa parte di te una domanda: ho mai vissuto una situazione nella quale il sottopeso mi ha causato dolore? La magrezza ha mai messo me o qualcuno che amo in pericolo di vita?

Lascia affiorare una risposta. Potresti visualizzare un’immagine, o una parola. Spesso si tratta di informazioni molto semplici e fugaci. Qualunque sia questa risposta non la giudicare, accoglila con rispetto insieme a eventuali emozioni.

Cosa fare con le risposte raccolte

Con questo articolo non voglio darti risposte preconfezionate, quello che stai scoprendo leggendo questo testo non è la soluzione completa e definitiva alle tue difficoltà di dimagrimento. Ma è un passo importante. Primo perché hai capito che il sovrappeso può essere un’azione biologica sensata in generale. Secondo perché, probabilmente, hai scoperto che il grasso corporeo è uno scudo protettivo per te, una reazione biologica sensata del TUO corpo.

Il sovrappeso può essere un’azione biologica sensata

Ecco perché fai tanta fatica a dimagrire. Il tuo corpo, ad oggi, ha bisogno del sovrappeso e dei chili di troppo. Smetti di giudicarti. E’ venuto il tempo di fare pace con il tuo peso. Non sto dicendo che, capendo i motivi dietro al tuo sovrappeso, tu debba sopportare il tuo grasso corporeo così com’è fino alla fine dei tuoi giorni. Sto dicendo che andare alla radice dei tuoi chili di troppo in modo sereno ti permetterà finalmente di alleggerirti dentro e fuori, raggiungendo risultati duraturi.

Le risposte che hai trovato rispondendo alle domande che ti ho proposto sono preziose. Puoi usarle in autonomia continuando il tuo percorso verso il dimagrimento da solo oppure chiedere un aiuto per indagare più a fondo.

Ti invito a cambiare punto di vista: il tuo corpo non è un nemico ma un alleato. Insieme potete avviarvi verso l’obiettivo di salute e benessere che desideri raggiungere.

Ritenzione idrica e sovrappeso perché ne soffri, cosa puoi fare

Ritenzione idrica e sovrappeso perché ne soffri, cosa puoi fare

La ritenzione idrica è un problema diffuso che colpisce soprattutto le donne ma non solo. In questo articolo mi concentrerò sulla ritenzione idrica associata al sovrappeso e alla cellulite.

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Nel sovrappeso esiste spesso una componente dovuta alla ritenzione idrica. Puoi capire da solo se si tratta di un problema rilevante per te: ti capita di acquistare o perdere diversi chili in pochi giorni? Queste brusche variazioni di peso non si verificano per colpa del grasso. Il tessuto adiposo di solito non si accumula né sparisce tanto velocemente…

Chi acquista peso rapidamente, spesso, ha il problema di trattenere i liquidi con grande facilità. Altrettanto spesso eliminarli, invece, non è così facile. Oppure lo è, ma la fase in cui ci si sente più leggeri è molto più breve di quella in cui ci si sente gonfi e pesanti, impattando su aspetto fisico, bilancia e benessere.

Come funziona la ritenzione idrica

La ritenzione idrica è la tendenza dei tessuti dell’organismo a trattenere grandi quantità di fluidi, provocando un gonfiore che può essere associato a dolore, pesantezza e perdita di elasticità delle zone interessate. La ritenzione idrica può essere localizzata oppure no.

Quando è localizzata, interessa generalmente gli arti inferiori e superiori e l’addome. In questi casi i tessuti, oltre a perdere parte della loro elasticità, acquisiscono il classico aspetto bianco lattiginoso quando si fa pressione con un dito.

Il tuo medico di fiducia può confermare (o meno) una diagnosi di ritenzione idrica. Dopo una visita potrà anche ipotizzare delle cause. Ovviamente tutti i sintomi che presenti devono essere valutati nel contesto della tua storia clinica. Se soffri di insufficienza venosa o patologie dei reni o ancora dell’apparato cardio-circolatorio, quella che pensi sia “semplice” ritenzione idrica è uno dei sintomi di un problema più complesso.

Nel caso di ritenzione idrica generalizzata si dà spesso colpa agli ormoni o a un cattivo funzionamento del sistema linfatico. Ma le cause di una ritenzione idrica diffusa restano spesso senza spiegazione per la medicina convenzionale.

Nel caso di ritenzione idrica generalizzata si dà spesso colpa agli ormoni

La ritenzione idrica secondo la medicina convenzionale

Approfondiamo le ragioni alla base della ritenzione idrica secondo la medicina convenzionale. Se la ritenzione è occasionale può dipendere dal caldo, da una reazione allergica o dall’assunzione di farmaci cortisonici o antipertensivi.

Quando invece è presente in modo costante o si ripresenta regolarmente, molto spesso, alle donne si dice che la ritenzione idrica è la loro reazione alle modificazioni indotte dal ciclo mestruale. Oppure ancora che è dovuta all’uso della pillola anticoncezionale (a base di ormoni) o allo stato di gravidanza.

La medicina convenzionale tende a trattare la ritenzione idrica curandola con i farmaci. Questo se c’è una patologia diagnosticabile potenzialmente collegata al fatto di ritenere liquidi. Altrimenti, al paziente con ritenzione idrica si consiglia una dieta povera di sale, moderata attività fisica, una maggiore assunzione di liquidi e in alcuni casi integratori e diuretici.

Purtroppo, molto spesso, tutto questo non è sufficiente per una guarigione duratura. Magari la ritenzione idrica migliora o si presenta con una frequenza leggermente inferiore, a patto che si continui a prendere farmaci o si resti a dieta. Non appena si smette di “combattere il sintomo”, puntualmente la ritenzione idrica torna a pesare sul paziente.

Le cause profonde della ritenzione idrica

Perché la ritenzione idrica colpisce alcune persone e non altre? Non tutte le donne che hanno il ciclo mestruale soffrono di ritenzione idrica, per esempio. Il fatto è che ci sono delle cause profonde che comportano la tendenza ad accumulare liquidi. Per liberarsi dalla ritenzione idrica, quindi, è necessario scoprire e trasformare la causa profonda che la provoca.

Quando il corpo ha la tendenza ad accumulare liquidi, ci troviamo di fronte a uno stress causato dalla lotta per l’esistenza. Cosa significa? Il tuo corpo ha memoria di una o più situazioni molto stressanti, nelle quali hai perso i tuoi punti di riferimento e ti sei ritrovato come un pesce fuor d’acqua. Vediamo cosa significa nello specifico e come puoi liberarti dalla ritenzione idrica. Ricordati, in ogni caso, che lo stress non è per forza qualcosa di negativo.

Quando il corpo ha la tendenza ad accumulare liquidi, ci troviamo di fronte a uno stress causato dalla lotta per l’esistenza

Salvare il pesce fuor d’acqua

Esattamente come farebbe un pesce trovandosi fuori dall’acqua, il tuo corpo trattiene i liquidi nell’attesa di essere riportato nel suo ambiente. Un ambiente dove si sente al sicuro, protetto da pericoli e avversità, un ambiente privo di stress.

La ritenzione idrica, quindi, può essere dovuta a traumi avvenuti nel passato, a te o a una persona nella tua genealogia, oppure può essere legata a una situazione di stress cronico. Questo se il tuo vissuto quotidiano è molto faticoso, come accade a chi combatte ogni giorno per sopportare un ambiente lavorativo o familiare ostile.

Come sempre, non è tanto la situazione che viviamo ma il modo in cui la viviamo che condiziona le reazioni del corpo. La tua personale attitudine ad affrontare una situazione, inoltre, è condizionata dal tuo passato, personale e familiare. Non dobbiamo per forza chiamare in causa situazioni al limite, come chi vive abusi in famiglia oppure lo stress di un soldato in missione.

La vita quotidiana di un imprenditore, di una madre di famiglia o di chiunque attraversi un periodo particolarmente difficile è più che sufficiente per innescare il meccanismo che porta alla ritenzione idrica.

Il tuo corpo trattiene i liquidi nell’attesa di essere riportato nel suo ambiente

A tutti può succedere di sentirsi come il pesce

Le situazioni stressanti che possono innescare la ritenzione idrica (cioè la reazione di un pesce fuori dall’acqua) sono molteplici. Un ricovero in ospedale, per esempio, che catapulta in un ambiente sconosciuto con regole proprie, non sempre facili da comprendere; dove per comunicare le persone utilizzano un linguaggio medico a volte ostico da capire, il tutto all’interno di un contesto in cui potresti temere per la tua vita o la tua salute a lungo termine.

Oppure puoi sentirti come un pesce fuori dall’acqua quando muore una persona di riferimento, sei costretto a trasferirti in un altro paese, o devi affrontare un cambiamento radicale di abitudini… Anche l’improvvisa necessità di combattere per i propri diritti fondamentali, la perdita del proprio status sociale, magari perché si viene licenziati o sfrattati, può spingere una persona a entrare in un meccanismo di lotta per l’esistenza. Come conseguenza, per difendersi, l’organismo trattiene fluidi.

Ci sono poi persone che vivono una vita intera sentendosi come alieni nel mondo, come se niente o quasi fosse adatto a loro su questo pianeta Terra. Mi riferisco a chi non riesce a sentirsi a casa in nessun posto. A coloro che vivono con la sensazione di essere fuori posto. A chi soffre perché l’ambiente che lo circonda gli impone regole e consuetudini ostili alla sua sensibilità.

Cosa puoi fare per capire se ti riguarda?

Per capire se il tema del pesce fuor d’acqua ti riguarda da vicino ti invito a rispondere a questa domanda. C’è stato un episodio, nella tua vita, a causa del quale ti sei sentito un pesce fuor d’acqua? Chiudi gli occhi e lascia affiorare una risposta. Hai vissuto un momento di grande insicurezza in cui ti è venuto a mancare il senso di protezione e ti sei sentito in pericolo di vita?

C’è stato un episodio, nella tua vita, a causa del quale ti sei sentito un pesce fuor d’acqua?

La maggior parte di noi, almeno spero, ha il ricordo di un luogo in cui viveva al sicuro, protetto e sostenuto. Non c’era nulla da fare per “meritarsi” di vivere. Unico imperativo quello di lasciar scorrere la vita dentro di sé. Il primo ricordo del genere (anche se inconscio) riguarda l’utero di nostra madre: memoria di un ambiente liquido, accogliente e vitale. Eravamo come un pesce (beatamente) in acqua. Il secondo ricordo ci colloca tra le braccia della mamma o di chi ci ha protetto e nutrito quando eravamo fortemente vulnerabili.

L’inevitabile strappo

Qualsiasi situazione che strappi forzatamente dalle braccia dell’adulto di riferimento in un momento in cui se ne ha un bisogno vitale può innescare il programma del pesce fuor d’acqua. Da quel momento in poi niente è più come prima. Inizia una vera e propria lotta per l’esistenza.

Per liberarti dall’azione di questo programma è utile richiamare, dentro di te, il ricordo della vita intrauterina o delle braccia della mamma. Riconnettersi al benessere vissuto quando eri al tempo stesso vulnerabile e protetto ti aiuterà a stare di nuovo bene. Ritrovare la sicurezza che sentivi quando eri tra le braccia della mamma è un movimento che puoi fare in visualizzazione. Immagina di essere tra le braccia della mamma e ricontatta la sensazione che hai provato: hai questa memoria dentro di te, l’obiettivo è ricontattarla e lasciarle spazio. In alternativa o in aggiunta puoi lavorare con le costellazioni famigliari, grazie all’aiuto di un professionista. Quando avrai riconquistato questo senso di sicurezza, col tempo, affiorerà in te il coraggio di aprirti di nuovo al sostegno degli altri. Sarai anche consapevole che, qualora l’aiuto venisse a mancare, il dolore sarebbe meno grande.

Da adulto hai un’autonomia che non avevi da neonato. Anche se è venuta meno una persona di grande riferimento per te, oggi puoi contare su altri amici o parenti e puoi sempre contare su te stesso.

Ricontatta la sensazione vissuta tra le braccia di tua madre quando eri neonato

Riaprirsi agli altri

Accettare che gli altri possano aiutarti apre alla condivisione di gioie e dolori. Tutto diventa meno difficile. Man mano ti sentirai di nuovo in grado di lasciare scorrere la Vita dentro di te, di lasciarla agire attraverso la tua persona. Tornerai ad essere un osservatore curioso e attento degli effetti che questo flusso vitale può avere sulla tua vita. Perderai l’abitudine faticosa di nuotare contro corrente e imparerai a lasciarti portare dalla corrente.

Quando c’è un vissuto familiare alla radice

Una volta capito qual è l’evento scatenante che ti porta a sentirti come un pesce fuor d’acqua nella tua vita, indaga anche nella tua storia familiare.

Poni la stessa domanda che hai fatto a te stesso ai tuoi genitori e ai nonni, se sono ancora in vita. La memoria genealogica di un trauma che ha spiazzato un membro della famiglia a causa di un grosso cambiamento, di un ricovero, di un trasferimento eccetera può essere il vissuto alla radice della tua ritenzione idrica. Puoi anche “farti aiutare” dal sintomo. Chi nella tua famiglia soffre di ritenzione idrica? Soffermati un po’ di più sul vissuto di quelle persone che hanno il tuo stesso sintomo.

Il sintomo è la punta dell’iceberg. Il resto, nascosto, è il vissuto doloroso sul quale il corpo ha sentito la necessità di intervenire. Se vuoi essere sostenuto per approfondire questa indagine, rivolgiti a un esperto di Biopsicogenealogia o Biokinesiologia.

Uscire da una situazione a rischio

Come uscire dalla lotta per l’esistenza? Non sempre è possibile cambiare lavoro, tornare nella vecchia casa in cui si stava tanto bene, diminuire sensibilmente il carico di responsabilità per subire meno stress eccetera. Allora cosa puoi fare per risolvere il tuo problema di ritenzione idrica oltre a cercare di sentirti nuovamente protetto? Come intervenire se ci sono cause scatenanti dall’esterno, che continuano a stressarti?

Come sottolineo spesso in questo blog, non sono le situazioni che sono importanti ma il modo in cui le vivi. Magari non c’è nulla da cambiare nella tua vita, almeno non in quella esteriore. Il primo passo, fondamentale, è quello di modificare il tuo mondo interiore.

Magari non c’è nulla da cambiare nella tua vita ma modificando il tuo mondo interiore puoi ritrovare il benessere

Ti consiglio di mettere tra le tue priorità la necessità di riconnetterti al tuo senso profondo di sicurezza e sostegno. Ti aiuterà non solo a eliminare la ritenzione idrica ma in generale a recuperare benessere. Lo strumento delle costellazioni familiari è un ottimo aiuto quando vuoi perseguire questo obiettivo. Permettono di guarire ferite antiche e relazioni sospese che influenzano il nostro fisico e il modo in cui viviamo il nostro presente.

Una volta che ti sarai riconnesso alla tua naturale fonte di sostegno interiore e avrai restaurato la possibilità di sentirti a casa ovunque tu sia, sarà più facile e naturale fare le scelte “giuste” per rispettarsi di più. Potrai creare una realtà in cui tu e chi ti circonda vivete bene, nel rispetto e nel sostegno reciproco.

Conoscere se stessi e seguire la gioia

Conosci te stesso e rispondi alle tue esigenze. Smetti di combattere contro quello che sei e contro la tua spinta vitale interiore. Regalati dei momenti in cui non sei impegnato a lottare. Trovati un luogo sicuro, in cui puoi trascorrere più tempo possibile. Rifugiati lì per lasciare andare le tensioni.

Favorisci le relazioni in cui puoi essere liberamente te stesso e qualunque situazione che ti permetta di sentirti a casa. Fatti guidare dalla sensazione interiore di gioia. Inizierai a urinare in abbondanza, sentirai il tuo corpo sgonfiarsi e vedrai l’ago della bilancia scendere progressivamente.

Recuperare il peso forma: fai pace con il tuo giudice interiore

Recuperare il peso forma: fai pace con il tuo giudice interiore

Recuperare il peso forma è possibile per tutti. A patto di capire come agire nel modo più proficuo per raggiungere questo obiettivo. Si tratta di un tema che ho già affrontato su questo blog, da diversi punti di vista. In questo articolo vorrei, aiutarti a cambiare la tua visione dei chili di troppo, per consentirti di preparare il tuo “terreno interiore” al dimagrimento.

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Tra gli elementi che ostacolano il dimagrimento c’è il dialogo interiore, quella voce che accompagna costantemente tutti noi nel corso delle nostre giornate e che ha qualcosa da dire su tutto. A volte, il dialogo interiore assume il ruolo di un giudice molto severo che non fa che criticare.

Se pensi di essere in sovrappeso e il tuo dialogo interiore è pieno di commenti negativi su di te, su come sei e su quello che fai, questo articolo fa per te. Puoi approfondire il tema del dialogo interiore e del potere che ha sulla tua vita leggendo qui.

Perché se dimagrisci poi ingrassi di nuovo?

Partiamo da un concetto molto importante per iniziare il viaggio verso il tuo peso forma.  Il tuo sovrappeso non è frutto del caso: è una logica conseguenza. È il risultato delle tue azioni, che sono una conseguenza delle tue emozioni, influenzate dai tuoi pensieri.

Il sovrappeso è il risultato delle tue azioni, che sono conseguenza delle emozioni, influenzate dai pensieri

Le diete, la ginnastica, la chirurgia estetica o i farmaci, sono tutti strumenti che permettono di raggiungere un risultato (dimagrire o eliminare meccanicamente il grasso) ma non ti impediscono di recuperare, dopo poco tempo e senza alcuno sforzo, tutti i chili “persi”. Questo perché si tratta di pratiche o strumenti che agiscono direttamente sul risultato (liposuzione, integratori e simili) oppure che modificano solo le azioni (attività fisica, dieta ipocalorica).

I pensieri, che stanno a monte della catena di cause ed effetti che porta al sovrappeso, non vengono minimamente influenzati dagli abituali metodi usati per “combattere” il sovrappeso. Mettersi a dieta o correre regolarmente non influenza il tuo modo di pensare e non modifica la vera causa del tuo sovrappeso. Ecco una delle ragioni per cui tantissime persone vivono l’antipatico effetto yo-yo che porta a dimagrire e poi ingrassare di nuovo, recuperando tutti i chili eliminati con tanta fatica (e anche di più).

Se la radice del “problema sovrappeso” non viene identificata e risolta, il tuo peso molto probabilmente tornerà ad aumentare non appena allenterai la dieta o salterai qualche sessione di ginnastica.

La prima novità che ti chiedo di abbracciare, quindi, è questa: i chili in più non dipendono solo da quello che mangi o dal fatto che fai poco movimento. Cambiare le tue azioni può aiutare ma non è la soluzione definitiva.

Cambiare le tue azioni può aiutare ma non è la soluzione definitiva per raggiungere e mantenere il peso forma

Abbandona l’idea di combattere contro

C’è un altro cambio di paradigma che penso sia fondamentale. L’idea che si debba combattere contro i chili di troppo è controproducente. Perché ogni volta che pensi di combattere contro qualcosa in realtà dai nuova forza al tuo nemico.

Ti invito a cambiare la modalità con cui pensi al tuo obiettivo. Non dire a te stesso che vuoi lottare contro il sovrappeso o che vuoi perdere i chili di troppo. Anche l’idea di perdere è fuorviante. Il tuo inconscio farà fatica ad accettare di “perdere” qualcosa, il verbo ha un’accezione negativa.

Piuttosto, dì a te stesso che vuoi raggiungere il tuo peso forma. Vuoi sentirti più leggero, più bello ai tuoi occhi, più in pace con la tua immagine nello specchio. Quando lo fai, pensa anche a qual è il peso esatto che vorresti avere. Visualizzare un obiettivo preciso e positivo ti aiuta ad avere l’energia e l’attitudine per raggiungere quello che desideri.

Nel momento in cui riuscirai a modificare il modo in cui pensi al sovrappeso e capirai che, prima di tutto, è importante cambiare i pensieri che ti portano ad avere dei chili “di troppo”, avrai fatto il tuo primo piccolo ma importantissimo passo verso il peso forma.

Se ti senti pronto a iniziare fin da subito il tuo viaggio di dimagrimento rispettoso del tuo essere e definitivo, ti suggerisco di leggere il mio libro Conquista per sempre il tuo peso forma. Si tratta di un percorso che non prevede diete o privazioni ma usa il metodo della Bioconsapevolezza, che ho sviluppato in oltre 20 anni di pratica della medicina complementare e dello sviluppo del potenziale umano.

Ostacoli sulla strada verso il peso forma

Abbiamo visto che il modo in cui pensi al tuo corpo e all’obiettivo di dimagrire ti può aiutare oppure ostacolare sulla strada che porta al peso forma. Ma c’è un altro elemento importante che può impedirti di dimagrire: quello che ho chiamato il giudice interiore.

Il tuo giudice interiore può essere un grande ostacolo al raggiungimento del peso forma

Le parole che dici a te stesso non sono per forza la causa dei tuoi chili di troppo, ma possono frenare o impedire il dimagrimento, mettendoti i bastoni tra le ruote.

Non pensare di essere uno sciocco perché non fai che auto-sabotarti: il conflitto estetico che è alla base di quello che il tuo giudice interiore continua a ripetere ha radici molto antiche.

Grasso è bello?

Nel corso dei milioni di anni che ci hanno portato a diventare Homo sapiens sapiens, il problema dei nostri progenitori non è mai stato quello di essere in sovrappeso, ma l’esatto contrario. Essere troppo magri a causa della carenza di cibo significava ammalarsi più facilmente e magari morire di stenti.

Nella storia degli uomini moderni, tutti i numerosi contesti di estrema povertà, carenza vitaminica e malattia non hanno fatto altro che tramandare questo racconto sottotraccia. La magrezza è stata abbinata per secoli a scarsa forza e salute fragile. Si tratta di una realtà che puoi confermare con i tuoi occhi. Viaggiando nei Paesi africani o in India, per esempio, puoi facilmente verificare che il sovrappeso viene considerato un segno di prosperità e buona salute.

E in Italia questo pensiero era molto radicato in tutte le classi sociali, fino a una o due generazioni fa. C’è spesso, nella storia degli italiani ma anche dei francesi, una nonna o un nonno che lodava figli e nipoti per la loro rotondità o che al contrario cercava di rimpinzarli a forza considerandoli troppo magri.

Il potere della memoria cellulare

Questi vissuti del passato noi li portiamo dentro e c’è una disciplina, la Biopsicogenealogia, che può aiutarci a comprenderli e agire di conseguenza. Se pensi di aver bisogno di un aiuto per capire cosa si cela dietro i tuoi chili di troppo puoi anche acquistare il mio audio corso Sovrappeso cosa mi racconti, oppure iscriverti al prossimo laboratorio Peso Forma. Ci lavoreremo insieme.

La memoria cellulare di una magrezza che fa ammalare e rende vulnerabili si esprime attraverso un programma biologico ben preciso. Ogni volta che non accetti il tuo fisico invii un segnale al cervello che gli impone di bloccare il dimagrimento. Se il tuo dialogo interiore è pieno di commenti negativi sul tuo aspetto e sul tuo peso, rischi di fare molta fatica a vedere gli effetti di una dieta drastica o di un allenamento intensivo.

Ogni volta che non accetti il tuo fisico invii al cervello un segnale che blocca il dimagrimento

Accettarsi per come si è

Ti invito a lavorare sull’accettazione del tuo aspetto fisico. Non aspettare di essere snello per sentirti bello. Sappi che se ti percepisci come profondamente inadeguato fisicamente (e magari anche psicologicamente), la dieta non ti aiuterà a cambiare idea su te stesso. Molto probabilmente sarai scontento del tuo corpo anche quando sarai dimagrito.

Attenzione a non arrabbiarti ulteriormente con te stesso. Manda bonariamente in pensione il tuo giudice, ha lavorato tanto ed è ora per lui di riposare.

Cambiare abitudini, soprattutto quelle più radicate, può sembrare difficile. Forse sei persino “affezionato” a quella voce severa che ti critica in continuazione e ti sembra impossibile non averla più nella tua testa.
Spesso, però, può bastare un gesto simbolico per riuscire a voltare pagina. Ti suggerisco di fare l’esercizio che segue.

Scrivi una lettera al tuo giudice

Scrivi una lettera nella quale metti nero su bianco tutti i tuoi giudizi sul tuo aspetto fisico. Non tralasciare nulla: i giudizi che ti appartengono e quelli che altri hanno dato su di te, presenti e passati. Scava nei ricordi arrivando all’infanzia e scrivi persino i giudizi che pensi di poter ricevere nel futuro. Preferisco evitare di fare degli esempi perché penso che ciò che hai dentro sia più che sufficiente.

Alla fine della lettera, manda in pensione il giudice di tutte queste sentenze. Come ho già sottolineato, ha lavorato fin troppo e merita di riposare. Scrivi per lui delle frasi di congedo positive ma determinate. Puoi anche ringraziarlo per il lavoro fatto. A patto che tu riesca a sottolineare molto chiaramente che non hai più bisogno di lui.

Brucia questa lettera, così da trasformare simbolicamente il carico di giudizi negativi in qualcosa di leggero e fertile. Infine, metti le ceneri ai piedi di una bella pianta, che ha una forma che ti piace.

Manda in pensione il tuo giudice interiore scrivendo una lettera simbolica di congedo

Peso forma e magrezza non coincidono

Vorrei sottolineare che il tuo peso forma non è necessariamente quello che i media (e purtroppo sempre più spesso anche la medicina convenzionale) vuole importi. Da alcuni decenni nella società occidentale la magrezza va di moda. La pubblicità, onnipresente sui cartelloni per la strada, in TV, sui social network, ci bombarda di immagini di uomini e donne sempre più snelli e allenati, come se questa fosse l’unica strada verso la bellezza e il benessere.

Personalmente non sono affatto d’accordo. La bellezza fisica e il benessere derivano piuttosto dalla luce interiore che ognuno emana. Questa luce è oscurata dall’incapacità di sapersi accettare e amare. Ho visto con i miei occhi tante persone sovrappeso bellissime e in salute. Più che dimagrire, è fare pace con il proprio giudice interiore che aiuta a sprizzare bellezza. Inoltre, ciascuno di noi ha le proprie caratteristiche fisiche. La varietà e la nostra unicità fanno parte del miracolo della Vita. Immaginarsi tutti uguali mi sembra molto triste e noioso.

Per favore: liberati dalla schiavitù di un concetto di bellezza fisica basato sulle misure di altezza e peso! Per aiutarti a farlo ti lascio con un altro esercizio da fare.

Un occhio di riguardo per i dettagli

Fai un elenco di almeno 10 dettagli fisici che ti piacciono di te. Può trattarsi anche di piccole cose. Non lasciarti condizionare dal giudice, ormai lo hai mandato in pensione! Tutto quello che scriverai resterà tra te e te, niente è inappropriato.

Porta con te questo elenco  e leggilo ogni tanto, aggiungendo nuovi particolari se ti vengono in mente. Ma soprattutto, ogni mattina al risveglio ringrazia il tuo corpo per queste cose che apprezzi di te ma anche per tutto quello che fa e per il suo buon funzionamento.

Sii consapevole che il tuo corpo sta facendo ogni giorno un lavoro straordinario, in completa autonomia, senza che tu debba pensare al cuore che batte, ai polmoni che si riempiono e si svuotano di aria, al cervello che elabora informazioni. E il tuo corpo lavora solo per permetterti di vivere la tua vita. Si tratta del tuo migliore alleato!

Se ti senti pronto per compiere i primi passi di una nuova strada verso il peso forma fai questi esercizi. Poi potrai scegliere se e come portare a termine il percorso. Io sono qui per aiutarti, se vuoi, con il mio libro per dimagrire senza diete, con l’audio corso o con i laboratori. Dopo aver visto la sofferenza che accompagna spesso il sovrappeso, il peso forma è un tema che mi sta a cuore. Per questo ho sviluppato supporti diversi per aiutare le persone a dimagrire nel rispetto di sé. Puoi scegliere la modalità di scoperta e apprendimento che trovi più adatta a te. Ti auguro un buon percorso.

Diete e abbuffate: come uscire dal circolo vizioso

Diete e abbuffate: come uscire dal circolo vizioso

Le diete sono inutili e spesso anche dannose, perché spingono molte persone, frustrate dal sacrificio e dalla fatica di controllare in continuazione quello che mangiano, ad abbuffarsi. Cerchiamo di capire meglio quali sono le ragioni dietro a questo meccanismo e come funziona. Comprenderlo è utile a spezzare il circolo vizioso dieta-dimagrimento-abbuffata-recupero di tutti i chili “persi” e anche di più.

Il corpo è competente

Non mi stancherò mai di ripetere che il corpo è programmato per nutrirsi con l’obiettivo di garantirsi un livello di energia vitale ottimale. Questo significa che il corpo è competente in fatto di cibo e alimentazione. Non ha alcun bisogno di controllo da parte della mente, anzi. A tavola, è proprio quando la mente interviene che nascono i problemi. Le regole dettate dalla nostra parte cosciente, controllante e giudicante compromettono il rapporto sano e istintivo che tutti abbiamo con il cibo quando siamo bambini.

Il corpo non ha alcun bisogno di controllo da parte della mente in fatto di alimentazione

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Alcuni entrano nel circolo vizioso delle abbuffate dopo una sola dieta, altri dopo molte diete fallimentari. Si tratta di una vera e propria schiavitù mentale, dettata dal fatto che tutto il potere su quello che si può o non si può mangiare viene conferito alla mente. Privando il corpo di un ruolo importante che gli è proprio.

Se affidi alla testa il compito di gestire la tua alimentazione quotidiana, gli chiedi qualcosa che non è in grado di fare. Sono il corpo e il tuo istinto animale che dovrebbero decidere cosa mangi. Solo loro possono farlo in modo idoneo.

Diete, cambiamenti biologici e disturbi alimentari

Le diete causano dei veri e propri cambiamenti a livello biologico. Si perde sensibilità alla leptina (l’ormone della sazietà). Inoltre si sbilancia il rapporto tra leptina e grelina (l’ormone della fame). Il corpo di conseguenza smette di autoregolarsi in modo ottimale per quanto riguarda fame e sazietà.

Le diete ti fanno perdere sensibilità all’ormone della sazietà

Le restrizioni provocano frustrazione e la frustrazione porta a cercare una compensazione. Molti compensano con grandi abbuffate che causano un senso di vergogna difficile da debellare e una nociva svalutazione di se stessi, per il fatto di aver perso il controllo.

Le diete hanno come obiettivo la risoluzione di un fatto considerato un problema: i chili di troppo. Ma invece di eliminare i chili in più le diete provocano tutta una serie di difficoltà più o meno gravi. Alimentazione squilibrata, disturbi alimentari, sovrappeso, disordini ormonali e metabolici. Tra i disturbi alimentari c’è il binge-eating: caratterizzato da abbuffate analoghe a quelle della bulimia, ma che non vengono seguite da pratiche di eliminazione o compensazione.

Se ti è capitato di vivere queste difficoltà, molto probabilmente avrai cercato di risolvere la situazione imponendoti nuove diete, ulteriori regole, magari più restrittive. Si entra in un circolo vizioso che può durare una vita intera.

A tutti questi disturbi si aggiunge lo stress, che può provocare problemi di sonno. Il ciclo circadiano perde la sua normale regolazione così come accade a tante secrezioni ormonali (leptina e grelina incluse).

Prima di raccontarti cosa puoi fare per interrompere il circolo vizioso nel quale sei intrappolato, voglio condividere con te la testimonianza di una paziente, che chiameremo Laura.

La storia di Laura e della sua ossessione per le diete

A 16 anni ho deciso che pesavo due chili di troppo. Ho fatto la mia prima dieta. Da allora ho iniziato a pensare e ripensare al cibo.

In tanti momenti a pensarci troppo, a volerlo controllare tramite diete di ogni tipo. Mi ferivo con giudizi pesantissimi su me stessa e i miei “fallimenti”, facevo programmi, mi davo obiettivi da raggiungere. In certe fasi della mia vita questo approccio che definirei ossessivo sfumava o era assente. Ma per la maggior parte del tempo il mio corpo non mi è andato bene. Ero sempre alla ricerca di una soluzione per quello che vivevo come un problema.

Anche negli ultimi mesi precedenti al laboratorio Peso Forma ero caduta nel loop. Senza riuscire a controllare un bel niente. Anzi: avevo una pessima alimentazione, gli abiti mi stavano troppo stretti, sentivo molta frustrazione. Vivevo grossi sensi di colpa e soprattutto la mia mente era spesso occupata dal cibo.

Il primo e principale motivo per cui mi sono iscritta al Laboratorio Peso Forma era per me molto ambizioso… Liberarmi dall’ossessione verso il cibo. Cambiare passo. Cambiare il mio modo di pensare al cibo.

Questo è successo, quasi subito, in modo netto.

Come Laura vive oggi il rapporto col cibo

Il cibo adesso occupa pochissimo i miei pensieri. Sempre più spesso mi trovo a non programmare nemmeno i pasti della giornata. Ho abbandonato qualsiasi regime alimentare abbracciato in passato. Al contrario, mi ascolto. Ed è incredibile per me constatare quanto il corpo sia effettivamente competente. Così mi lascio guidare.

Mangio solo se ho fame, quella fame reale che oggi riesco incredibilmente a riconoscere. Smetto di mangiare quando sono sazia. E smetto molto, molto prima rispetto al passato. Mangio quindi molto meno, ma allo stesso tempo non ho più la sensazione di volerne ancora e di dover rinunciare a qualcosa.

Mangio quello che mi chiede il corpo. Quando me lo chiede. Quanto me ne chiede. Se ricado in qualche vecchio schema, che mi spinge a mangiare per placare l’ansia o il dolore, cerco di non colpevolizzarmi troppo. Mi do tempo. Mi dico che la prossima volta sarà diverso. E così mi sento finalmente libera. Una sensazione impagabile.

Pensare al cibo oggi è quasi sempre una gioia o comunque non è un cruccio o un problema. Sono libera di pensare con godimento a quando mangerò, per esempio, la polenta col gorgonzola. E quindi ne mangerò un piatto, non tre. In ogni caso non mi giudicherò e non mi sentirò in colpa. Ho capito che per tutta la vita ho dato al cibo e a tutto ciò che ruota intorno al cibo un’importanza che ora non riconosco più.

Inizialmente ero un po’ spaventata da questo cambiamento e credevo che sarei ingrassata. Invece no. Sono dimagrita.

Laura ha fatto questo percorso per liberarsi dalla sua ossessione per le diete. Come dico spesso ai miei pazienti “tutti abbiamo altro da fare, altro a cui pensare che non ossessionarci con diete e quantità di calorie!” Ma vediamo nel dettaglio quali sono i passi per uscire dal circolo vizioso che connette diete e abbuffate.

Riconnettiti al tuo istinto

Prima di tutto è fondamentale dare di nuovo voce al proprio istinto. Prova a smantellare tutte le regole che ti sei imposto di rispettare in fatto di alimentazione. Non devi seguirne nessuna, neppure quella che recita di aspettare che arrivi la fame. Il corpo non ha bisogno del controllo della mente. Sa benissimo gestirsi da solo, anzi lavora meglio quando non intervieni consciamente.

Smantella tutte le regole che ti sei imposto in fatto di alimentazione

So bene che ascoltare e seguire il proprio istinto quando si parla di cibo non è facile. A partire dall’allattamento materno… Alcuni esperti consigliano alle madri di non allattare a richiesta, ma di imporre orari e quantità al neonato. Quando invece, lasciando al bimbo sano e al suo istinto la responsabilità di dare il ritmo delle poppate, si può osservare una crescita tranquilla e rigogliosa del piccolo. Come ho già sottolineato, la nostra biologia è programmata non solo per la sopravvivenza ma anche per favorire un livello di vitalità ottimale.

Questa libertà di solito fa molto paura alle persone abituate a vivere sotto dittatura alimentare. La via di uscita, nella mia esperienza, passa attraverso la ricostruzione della fiducia nel proprio istinto e nel proprio corpo.

Recupera la fiducia nel tuo corpo e nel tuo istinto

Ringrazia la tua mente, che interviene con intenti benevoli, ma mettila da parte. Rimettila al suo posto. Solo così il corpo avrà lo spazio necessario per occuparsi della tua alimentazione con tutta la maestria di cui è capace.

Un risultato sorprendente

L’esperienza mi ha insegnato che il risultato di questo processo è molto diverso dai timori che può suscitare. Le persone, quando si concedono la libertà di mangiare quello che il corpo suggerisce loro senza freni, non ingrassano. Al contrario si stabilizzano.

Qualcuno dimagrisce progressivamente in modo naturale e spontaneo. Indipendentemente dal peso, tutti vivono il sollievo e la serenità di liberarsi dall’ossessione per il cibo. Scoprono di avere più tempo ed energia a disposizione per nutrire la propria gioia e il proprio benessere.

Alle persone che rimangono in sovrappeso, consiglio di comprendere perché il loro corpo ha bisogno di quei chili di “troppo”. È l’approccio alla base del metodo della Bioconsapevolezza, che illustro nel mio libro Conquista per sempre il tuo peso forma.

Chi si stabilizza su un peso che non è il peso forma può intraprendere un percorso per capire perché il corpo ha bisogno del sovrappeso

Fai pace con il cibo

Per interrompere il circolo vizioso delle diete e delle conseguenti abbuffate devi riuscire a smettere di pensare che alcuni alimenti siano tabù. Il cioccolato non fa male, in sé. Ogni cibo ha il suo valore nutrizionale, energetico ed emotivo.

Non esistono alimenti tabù

Smettila anche di pensare che quando mangi una porzione in più o scegli cose golose, dimostri di essere una persona senza volontà, poco degna. Non dire più a te stesso che ti dovresti vergognare e dunque nascondere. Evita anche il pensiero opposto: non raccontarti di essere degno d’amore e virtuoso quando riesci a mangiare poco e in modo sano.

Togli voce e potere al tuo dittatore interiore che ti impone di essere costantemente alla ricerca dell’alimentazione perfetta e del corpo ideale.

Togli voce e potere al tuo dittatore interiore che ti impone di avere un corpo ideale

Smettila di demonizzare o venerare gli alimenti. Il cibo è solo cibo. Utile, piacevole o meno a seconda dei gusti personali.

Voglio aggiungere una cosa. Contrariamente a quello che tante persone in sovrappeso cronico pensano, quando avrai raggiunto il peso desiderato non sarai automaticamente felice, sicuro di te, libero e stimato dai tuoi pari. Le persone che ti hanno suggerito questo ti hanno mentito.

Guardare in faccia la realtà

Nello svolgimento della mia professione, ti posso assicurare che ho incontrato persone al loro peso forma per niente sicure di se stesse, né felici o appagate. Ho invece incontrato altre persone che, pur essendo in sovrappeso, vivono serene, sono piene di vita e anche stimate dalla loro rete sociale.

Quando avrai raggiunto il tuo peso forma, sarai sempre tu, semplicemente avrai qualche chilo di meno.

Se però lavorerai su te stesso e sul tuo equilibrio emotivo, se riuscirai a guarire qualche ferita del passato, allora sì che oltre a raggiungere il tuo peso forma e fare pace con il cibo raggiungerai uno stato di maggiore benessere e gioia. Se sei interessato a questi aspetti ne parlo sempre nel mio libro.

Quando saprai rispettare la tua fame in ogni momento della giornata, senza pensarci troppo su, le abbuffate compulsive non faranno più parte della tua vita.

Trasformare il conflitto interiore e raggiungere il peso forma

Trasformare il conflitto interiore e raggiungere il peso forma

Se lotti da tempo contro la bilancia nel tentativo di dimagrire, nel tuo Io vivono due parti in conflitto tra loro. La prima agisce generalmente a livello inconscio e desidera mantenere il sovrappeso. La seconda invece vorrebbe raggiungere il peso forma. Entrambe le parti in gioco hanno le loro buone ragioni per desiderare di dimagrire o al contrario per evitare di farlo. Intendiamoci: sei un essere integro ma capita di essere combattuti fra due alternative, due desideri che non possono coesistere.

Può capitare di essere combattuti fra due desideri che non possono coesistere

 

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Le teorie sulla trasformazione dei conflitti di Pat Patfoort e Galtung possono aiutare anche in questa situazione, nella quale il conflitto che vuoi superare, per vivere meglio e stare bene, non è con un’altra persona o con un gruppo di individui, ma con te stesso. Scopri come fare per risolvere il tuo conflitto interiore e iniziare il percorso verso il peso forma.

Sei in lotta contro la bilancia? Dentro di te c’è una parte che vuole dimagrire e un’altra che vuole rimanere in sovrappeso

Hai già provato altre strade e hai capito che le diete non servono a dimagrire in modo duraturo? Se senti di essere pronto a intraprendere un percorso completo e approfondito che ha come obiettivo il raggiungimento del peso forma, prova a leggere il mio libro. Grazie al metodo della Bioconsapevolezza potrai finalmente pesare quanto desideri. E mantenere quel peso che hai a lungo sognato, in modo naturale e spontaneo.

L’effetto Yo-Yo nasce dal conflitto interiore

Hai letto il mio articolo Trasformare i conflitti per migliorare la qualità della vita? Allora sai già che all’origine dei conflitti c’è il mancato rispetto o la minaccia di almeno un Bisogno Essenziale dell’uomo. Ti ricordo che i Bisogni Essenziali individuati da J. Galtung sono quattro: Sopravvivenza, Benessere, Identità e Libertà. Nel caso del sovrappeso questo bisogno essenziale ha spesso a che fare con la sopravvivenza. Si tratta cioè di una necessità connessa alla conservazione della vita. Ma il sovrappeso può anche avere altre radici. In ogni caso, il sovrappeso è un messaggio dal corpo che cerca di proteggerti.

Tutti i conflitti irrisolti portano a un continuo stato di tensione fisica e psicologica e consumano la tua energia vitale. Questo vale pure per il conflitto interiore che ti impedisce di raggiungere il peso forma.

Molto probabilmente ti sarà già capitato: riesci a controllarti e a mangiare meno, la bilancia pian piano segna un numero che ti piace di più. Poi quando pensavi di essere sulla buona strada i chili ricominciano ad accumularsi. Oppure ti metti periodicamente a dieta stretta, dimagrisci ma non appena sgarri anche di poco il peso torna a crescere. È il famigerato effetto Yo-Yo che sperimentano tutti coloro che sono in lotta contro il proprio peso.

Questo accade perché, anziché provare a trasformare il conflitto, le due parti in contrapposizione tra loro continuano a farsi la guerra. Lottare non può portare a una soluzione. Le due posizioni di per sé, quella inconscia della parte (A) che non vuole dimagrire e quella conscia della parte (B) che invece vuole dimagrire, sono inconciliabili. A meno che si intraprenda un percorso attivo di trasformazione del conflitto interiore.

Lottare non può portare a una soluzione

Il modello dell’Equivalenza nel conflitto interiore

Inizia subito a usare il modello dell’Equivalenza di Pat Patfoort. Potrai così disinnescare il meccanismo che ti porta a ingrassare di nuovo dopo essere riuscito a dimagrire. Come prima cosa è necessario che tu comprenda le parti di te che sono in conflitto e le loro buone ragioni.

Il concetto alla base dell’Equivalenza è semplice, ma solo quando lo avrai interiorizzato potrà funzionare. La relazione tra le due parti di te in contrapposizione sarà sana solo nel momento in cui riconoscerai che entrambe hanno pari valore. Nessuna deve prevalere sull’altra.

Il modello dell’Equivalenza di Pat Patfoort dà pari valore alle parti in conflitto

Una volta riconosciuta l’equivalenza tra le parti che generano il conflitto interiore, devi indagare. In che senso? Devi scoprire e capire quali sono le ragioni della parte (A) che vuole rimanere in sovrappeso e della parte (B) che vuole dimagrire.

Prova a chiederti cosa pensa di ottenere di buono dal sovrappeso quella parte di te che non vuole cambiare? E poi cosa crede invece di raggiungere di positivo la parte di te che spinge verso il dimagrimento?

Credi che la parte (A) che resiste al dimagrimento sia solo una sabotatrice della felicità? La svolta si attuerà quando comprenderai che A e B vogliono entrambe il meglio per te. Vogliono che tu stia bene, che sia felice e sano. Nel momento in cui avrai capito che non c’è bisogno di lotta ma di integrazione, le parti si concilieranno per aiutarti a dimagrire, nell’ottica di raggiungere uno stato di piena salute e benessere.

Da più di 20 anni sviluppo queste tematiche con le persone che partecipano ai miei laboratori sul Peso forma. Insieme tracciamo un percorso per riconoscere e incontrare la parte che non vuole dimagrire. Cerchiamo di comprendere le sue intenzioni positive. Poiché questa parte di solito agisce in modo inconscio, è sconosciuta e più difficile da capire. Nel vocabolario di Patfoort quelle che ho chiamato intenzioni positive vengono definite Fondamenti.

Alla ricerca dei Fondamenti

Come già sottolineato le buone ragioni della parte che vuole dimagrire, che ho chiamato parte B, sono più facili da individuare perché sono consce. Questa parte, per esempio, vuole che tu ti senta più leggero, più bello, più apprezzato dalla società. Ma potrebbero esserci delle altre ragioni alla base del desiderio di raggiungere il peso forma. Ad esempio la volontà di avere a disposizione maggiore vitalità e salute quando presenti dei sintomi o una malattia, legati almeno in parte al sovrappeso.

Tutte le ragioni meritano un approfondimento. Pensiamo ad esempio alla pressione sociale che spinge a essere magri. Non è detto che si tratti di un obiettivo o di un desiderio che è davvero tuo e sano. Magari lo percepisci come importante ma ti viene imposto dall’esterno. Quando si intraprende il percorso verso il peso forma, invece, è interessante attingere alla propria motivazione. Raggiungere l’obiettivo è più facile quando le ragioni per compiere questo viaggio non sono esteriori (la società mi vuole magro) ma veramente tue, cioè interiori (io voglio essere snello).

Cosa vuole la parte che spinge verso il sovrappeso

Nella mia lunga esperienza di terapeuta, ho incontrato i Fondamenti più diversi alla base della difficoltà di dimagrire. O meglio le ragioni della parte che spinge al mantenimento del sovrappeso sono molto varie. Ti ricordo che questi Fondamenti sono spesso completamente inconsci e gli esempi che riporto ora, il più delle volte, sono stati scoperti con sgomento dalle persone interessate.

Nel mio lavoro una delle cose che faccio, insieme ai pazienti, è abbinare i Fondamenti ai Bisogni Essenziali.

1-Dimagrire potrebbe minacciare il Bisogno Essenziale di Sopravvivenza

Vale per chi ha visto delle persone care dimagrire a causa di una malattia terminale che le ha portate alla morte. Anche chi è nato prematuro o sottopeso e ha rischiato la vita ha nella sua memoria la connessione tra rischio vitale e dimagrimento. O ancora chi è stato violentemente picchiato e ha riportato meno danni grazie allo strato di grasso. Il grasso in tutti questi casi è vissuto come un agente protettivo.

2-Dimagrire rischia di minacciare il Bisogno Essenziale di Benessere

Alcune persone sono in sovrappeso perché inconsciamente pensano che questo stato possa salvaguardare la coppia e la famiglia. Credono di non essere attraenti grazie ai chili in più e così facendo sono convinte che non rischieranno di tradire e porre fine al matrimonio. Oppure una parte (B) vuole essere snella con l’obiettivo di osare esporsi di più e avere in cambio una vita più intensa e appagante. Mentre l’altra parte (A) resiste, perché vede in questo desiderio di cambiare un rischio troppo grande, quello di soffrire di più.

3-Dimagrire mette a rischio il Bisogno Essenziale di identità

Esistono persone che scoprono in sé una parte (A) che rivendica il diritto di avere qualunque forma, rifiutando di adeguarsi a regole culturali poco rispettose delle singole identità. Altre appartengono a etnie e popolazioni che culturalmente considerano il sovrappeso come un sinonimo di abbondanza, fertilità e salute. I chili di troppo sono come un atto di fedeltà e appartenenza alla propria cultura.

In altri casi, quando in famiglia sono tutti (o quasi) in sovrappeso, i chili “di troppo” diventano un elemento identitario. Chi è magro in qualche modo tradisce l’identità della famiglia.

4-Dimagrire minaccia il Bisogno Essenziale di libertà

C’è chi è in sovrappeso per opera di una parte (A) che odia l’idea di dimagrire. Questa parte crede che l’unica strada da percorrere, per farlo, sia quella della dieta e della frustrazione. Questi individui vogliono mangiare liberamente, rifiutano imposizioni difficili da rispettare. Desiderano condividere i pasti con familiari e amici senza preoccuparsi costantemente di quello che c’è nel piatto.

Dal fallimento alla riuscita

Fin quando le parti che sono in conflitto non trovano un percorso integrato, la strada verso il dimagrimento resta un combattimento molto faticoso, destinato alla lunga a fallire. Grazie al metodo della Bioconsapevolezza, che riunisce diverse strategie tra cui quella della Trasformazione dei Conflitti, potrai uscire dallo stato di eterna lotta. Troverai una soluzione win-win, grazie alla quale entrambe le parti vincono e vedono la possibilità di soddisfare le loro intenzioni positive. Potrai vivere in una situazione adatta a te, nella quale ogni tuo bisogno essenziale sarà rispettato. Libererai così la strada verso il tuo peso forma. Senza diete e senza vivere frustrazioni o rinunce. Scopri come.