Pensieri positivi e dimagrimento: la forza del dialogo interiore

Pensieri positivi e dimagrimento: la forza del dialogo interiore

I pensieri positivi influenzano il tuo dimagrimento. O meglio: c’è uno stretto legame tra peso forma e dialogo interiore. Se hai già letto altri contenuti di questo blog, sai cos’è il dialogo interiore e quanto possa influenzare la tua vita. Sto parlando di quelle parole e frasi che ripeti a te stesso, quasi senza rendertene conto. L’insieme dei nostri pensieri sfocia, e questo vale per tutti, in un monologo interiore continuo.

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La tua voce interiore pone domande ed esprime opinioni. Fai pensieri positivi o negativi e ciò può essere di sostegno o di grande intralcio al tuo benessere. La qualità del tuo dialogo interiore, come ho già sottolineato in altri articoli sul tema, è influenzata dalle convinzioni. Spesso siamo poco attenti a questa voce che invece condiziona in modo inconscio la vita intera.

Nel testo Recuperare il peso forma: fai pace con il tuo giudice interiore abbiamo parlato di come mandare in pensione quel giudice che è dentro di te e ti critica per la tua forma fisica. Questa volta vorrei invece concentrarmi sulle convinzioni che ostacolano o favoriscono il raggiungimento del peso forma e un fisiologico dimagrimento, senza diete e costrizioni.

Forse anche tu hai convinzioni che ti ostacolano nel naturale raggiungimento del tuo Peso Forma

C’è un altro modo di vedere le cose

Le convinzioni che favoriscono l’obiettivo che ti sei dato, quello di dimagrire, possiamo vederle come dei pensieri positivi, cioè costruttivi: sulla tua persona, sul tuo corpo, sulla tua vita. Mentre le convinzioni che ostacolano il dimagrimento possiamo considerarle come dei pensieri negativi, cioè ostacolanti. Ma esattamente da cosa nascono e come funzionano le convinzioni? Vediamolo insieme.

Per aiutarti a capire ti faccio un esempio che non c’entra nulla. Immagina una normale giornata lavorativa. Stai andando in ufficio ma il tuo treno è in ritardo. Cosa accade? Inizi a brontolare? “questi treni non funzionano mai come dovrebbero!”. Oppure ti chiedi semplicemente “Cosa posso fare di questo tempo di attesa imprevisto?”. Magari pensi addirittura “Grazie! Questo contrattempo mi permette di dedicarmi un momento di relax, bevendo un tè caldo al bar”. Come mai di fronte a un identico evento, ognuno reagisce a proprio modo?

Il filtro delle convinzioni

Le convinzioni funzionano come un filtro, facendoci percepire la realtà in un modo piuttosto che in un altro, questo perché ostacolano o lasciano passare alcuni punti di vista, emozioni e sensazioni piuttosto che altri. Si tratta di un meccanismo per lo più inconscio, costantemente attivo anche se noi non ce ne rendiamo conto. A questo filtro è dovuta la diversità con la quale ogni persona vive situazioni ed eventi identici.

Le convinzioni funzionano come un filtro costantemente attivo

Chi brontola per qualunque cosa (il treno in ritardo, la pioggia, una scarpa che si slaccia) spesso è convinto che tutto e tutti gli siano contro: le altre persone, l’Universo, Dio! Chi è grato e sereno, molto probabilmente, nutre la convinzione opposta, quella di essere sostenuto dall’Universo, per esempio.

Come agisce il filtro dei pensieri positivi o negativi?

Il cervello, per sua natura, può cogliere solo una parte della realtà. Abbiamo occhi che guardano in una sola direzione, con un campo visivo di appena 60 gradi circa e orecchie che percepiscono bene i suoni tra 2.000 – 5.000 Hz e comunque fino a una certa distanza. E già così i dati da elaborare sono tantissimi.

Di questa realtà fatta di tante percezioni: immagini, suoni, odori, sensazioni, solamente una piccola percentuale di informazioni viene recepita a livello conscio. Per fortuna! Altrimenti saremmo sopraffatti da un eccesso di informazioni che renderebbe la vita un inferno. Inoltre, quello che arriva al cervello non è un insieme di sensazioni pure, perché i filtri che intervengono di fatto distorcono e interpretano la realtà.

I filtri, convinzioni e pensieri positivi o negativi, agiscono sia su quello che percepisci in modo conscio sia su quello che percepisci in modo inconscio.

I filtri agiscono sia su quello che percepisci in modo conscio sia su quello che senti in modo inconscio

Chi crede di essere sfortunato e che la propria vita sia solo un susseguirsi di fatiche e sfortune, interpreterà anche gli eventi neutrali e potenzialmente positivi con “gli occhiali” di chi è destinato a soffrire. Ricorderà più facilmente tutto quello che va storto nella giornata piuttosto che i momenti tranquilli e felici.

Questo modo di funzionare influisce anche sul peso forma. Le convinzioni sono pensieri ma al nostro cervello appaiono come verità assolute e convincenti. È importante ribadire che in realtà sono solo convinzioni, cose che tu pensi e che per qualcun altro potrebbero non essere vere. Non sono dati di fatto. Non c’è oggettività. Si tratta semplicemente di opinioni convincenti che hai acquisito e interiorizzato nel passato. Alcune sono tue, altre, forse la maggior parte, le hai in qualche modo “ereditate” dai tuoi genitori o dalle persone con cui sei cresciuto. Se alcune convinzioni sono consapevoli, altre sono inconsce, cosa che le rende ancora più subdole e potenti.

Prenditi del tempo per pensarci su. Questa “rivelazione” è l’opportunità di riprendere potere sulla tua vita e in questo caso anche sul tuo peso forma.

Quelle che ritieni essere verità assolute spesso sono solo convinzioni ereditate dalle tue figure di riferimento

Smascherare le convinzioni

Come puoi individuare e smascherare le tue convinzioni? Innanzitutto la tua realtà è lo specchio delle tue convinzioni consce e inconsce. Puoi ascoltare le parole che utilizzi e in particolare le generalizzazioni che esprimi quando racconti a te stesso (ma anche agli altri) la tua vita. Pensieri come che fatica questa vita!, la vita non mi regala mai niente, Perché devo lottare sempre per ogni cosa? Sono tutte convinzioni. Non hanno valore di verità. Sei tu che attribuisci loro valore. Quali di queste espressioni (o altre simili) utilizzi più frequentemente?

Ascolta te stesso e le generalizzazioni che sei abituato a fare

E se ci spostiamo nella sfera del peso forma, invece, quali frasi risuonano più spesso nella tua mente? Basta che io veda un dolce e ingrasso subito. In famiglia siamo tutti sovrappeso, è un problema ereditario. Sono incapace di vivere al mio peso forma, e simili.

Inoltre, quali sono le emozioni che vivi quando vedi una persona che dimagrisce o mangia poco? Serenità, positività, timore, ansia, tristezza? E quando vedi una persona in carne? Sicurezza, gioia, chiusura, disgusto?

Magari, invece, le tue convinzioni sono più costruttive. Nella tua testa ritrovi frasi del tipo: Merito di essere felice e di vivere al mio peso forma. Ho fatto tante cose nella mia vita, posso anche vivere al mio peso forma in mondo naturale e spontaneo… e simili? Riesci a visualizzare un te stesso più magro e in forma in totale serenità?

Perché è importante identificare le convinzioni limitanti

Anche se le tue convinzioni sono lì da sempre e tu sei giunto fin qui senza mai modificarle, intervenire sulle tue convinzioni e coltivare pensieri positivi può esserti di grande aiuto per raggiungere i tuoi obiettivi, compreso quello del peso forma. I tuoi pensieri positivi o negativi, consci o inconsci (moltissime delle tue convinzioni sono inconsce) influenzano le tue emozioni, le quali influenzano le tue azioni. Esse a loro volta influenzano i risultati che puoi raggiungere.

Agirai o non agirai secondo le tue convinzioni predominanti e quelle azioni determineranno i risultati che otterrai, sovrappeso incluso. Il tuo peso fisico è un risultato, non un punto di partenza. Per aiutarti ho un’autoriflessione da proporti.

Le tue convinzioni consce e inconsce influenzano i risultati che puoi raggiungere

Esercizio del dialogo con te stesso

Prendi carta e penna e per ogni domanda che leggi scrivi quello che ti viene in mente, senza riflettere su come o cosa stai scrivendo. Cerca di mettere su carta impressioni, ricordi, parole chiave.

Le tue convinzioni si sono forgiate nell’infanzia, partendo da quello che hai visto, ascoltato, sperimentato. Spesso, capita di validare come verità assoluta ciò che ci viene mostrato dai nostri genitori o dalle persone che fungono per noi da modelli e punti di riferimento.

Siamo programmati a fare come loro oppure a fare l’opposto, a seconda del tipo di relazione che ci lega. Prenditi il tempo di ripensare alla tua infanzia e alle abitudini e opinioni che ti sono familiari.

Siamo programmati a fare come i nostri genitori o a comportarci in modo opposto rispetto a loro

Rievoca la memoria di ogni genitore o soggetto che è stato importante nei tuoi primi anni di vita. Questo esercizio andrebbe ripetuto per più sfere che riguardano l’aspetto fisico e l’alimentazione, ma in questo caso limitiamoci a quello che riguarda magrezza e sovrappeso.

Le mie domande per te

Quando si parla di magrezza e dimagrimento…

  • Cosa hai visto, sentito e provato a proposito dell’essere magri?
  • Chi era magro in famiglia? Erano persone positive o negative per te? Cosa rappresentavano per te? Quali qualità mostravano? Quali difetti?
  • Hai visto persone dimagrire in un contesto doloroso come malattie terminali, anoressia, debolezza diffusa eccetera?
  • Hai visto persone vivere una lotta senza fine contro il dimagrimento?

Quando si parla del sovrappeso

  • Cosa hai visto, sentito e provato a proposito dell’essere sovrappeso?
  • Chi era sovrappeso? Erano persone positive o negative per te? Cosa rappresentavano per te? Quali qualità mostravano? Quali difetti?
  • Hai visto persone vivere una lotta senza fine contro il sovrappeso?

Ricordare aiuta a capire

Dopo essere entrato in contatto con i tuoi ricordi, sicuramente saprai capire meglio alcune tendenze automatiche che metti in campo quando mangi o gestisci i tentativi di dimagrimento, le diete e più in generale il tuo approccio al sovrappeso. Forse ti comporti esattamente come uno dei tuoi genitori, oppure in modo opposto.

Cosa ti spinge ad avere certi pensieri positivi o negativi su peso e magrezza? A supportare le tue convinzioni c’è il pensiero che siano corroborate dai fatti. Questi fatti non sono altro che quello che hai visto, sentito e provato nella tua infanzia. Ma ora che hai capito questo, ti invito a intraprendere una trasformazione. Abbi il coraggio di riesaminare le tue convinzioni, osserva da vicino i tuoi pensieri positivi o negativi su sovrappeso e magrezza.

Per ogni convinzione che individui, fatti questa domanda: questa affermazione vale per tutti, sempre e in qualunque posto del mondo? L’obiettivo è renderti conto che queste convinzioni non sono realtà assolute ma solo opinioni. Analizza le tue convinzioni sul peso del tuo corpo una per una, osservale. Così potrai decidere se mantenerle oppure trasformarle.

Analizza le tue convinzioni sul peso del tuo corpo una per una e scegli se tenerle o trasformarle

Il libro per approfondire

Se desideri, nel mio libro Conquista per sempre il tuo peso forma ho messo a disposizione un elenco di quasi 100 convinzioni che possono ostacolare il peso forma. Potrai valutare se ti appartengono o no, per poi cancellarle o trasformarle in convinzioni che supportano il tuo obiettivo Peso Forma.

Imparare a ricevere aiuto, perché è importante

Imparare a ricevere aiuto, perché è importante

Imparare a ricevere aiuto e doni può cambiare la tua vita. Dare e ricevere sono due facce della stessa medaglia. Trascurare o evitare del tutto una o l’altra può creare squilibrio e disarmonia. Per quanto possa sembrare controintuitivo, a fare più fatica, quando si tratta di accettare di ricevere aiuto e doni, sono spesso le persone più generose.

Mi capita frequentemente di incontrare individui che si spendono molto per gli altri, pronti ad aiutare chiunque abbia bisogno. Di fatto, delle persone esperte nel dare.

Quando si tratta di accettare di ricevere aiuto e doni, sono spesso le persone più generose a fare fatica

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Dare senza accettare di ricevere

Quando si tratta di ricevere aiuto o anche doni, in queste persone possono emergere delle vere e proprie resistenze. I motivi espressi o inconsci per giustificare l’opposizione a ricevere sono diversi. Si tratta, se vogliamo generalizzare, di convinzioni che bloccano il flusso armonioso del dare e ricevere.

Tra il bisogno di aiuto e la sua ricezione si mettono di mezzo la paura di disturbare, quella di essere in debito, il rischio di essere poi costretti in qualche modo a sdebitarsi e così via.

Piacere di dare o spirito di sacrificio?

Se sei una persona esperta nel dare, immagino che tu conosca il piacere che provi quando doni il tuo tempo, la tua esperienza, la capacità di ascolto o anche degli oggetti o del denaro.

A meno che a spingerti verso questo comportamento di generosità non sia lo spirito di sacrificio. Se non riesci a dire no ed è per quello che aiuti gli altri, ti consiglio di leggere questo articolo. Donare per te è più un obbligo che un piacere? Se è così, ti perdi una bella fonte di felicità e benessere. Perché donare sia un atto piacevole, fatto col cuore, è importante che non abbia a che fare con obblighi vari. E la ragione non è filosofica ma pratica.

Un semplice ragionamento sull’atto del dono

Come mai dico che l’atto di donare o aiutare deve essere qualcosa che rimane lontano da qualsiasi obbligo? Adesso ti spiego. Quale è il tuo piatto preferito? Quando lo mangi, sicuramente provi un intenso piacere. Ora immagina di essere obbligato a mangiare questo piatto ogni giorno, perdendo la possibilità di scegliere quando e quanto mangiarne. Decido io. Scommetto che perderesti gran parte del piacere che provavi in passato a mangiare quel piatto, nonostante sia il tuo preferito. Per l’atto di dare, il meccanismo è lo stesso.

L’atto di dare se non è legato al piacere perde gran parte del suo potere benefico

La spontaneità è parte del piacere

Dare e ricevere è parte del potenziale umano ed è un atto naturale e spontaneo. Può esserci grande piacere nell’aiutare gratuitamente le persone, cioè senza aspettarsi nulla in cambio. Siamo esseri sociali, la condivisione è un aspetto importante che nutre il senso della nostra vita.

Quando una regola educativa, religiosa o culturale si intromette però, il piacere di aiutare si può trasformare nell’obbligo di aiutare. Questo condizionamento rischia di troncare il flusso armonioso insito nel dare e ricevere. Il piacere scompare sostituito dal dovere.

Se a guidarti è il dovere, indipendentemente dalla ragione che c’è sotto (educazione, dogmi religiosi o sociali) diventa difficile provare la vera gioia di dare e fare quello che serve all’altra persona. Il dovere oscura queste sensazioni spontanee. Quando non puoi ascoltarti e fai le cose come un automa è molto facile cadere nel vortice dell’obbligo, della fatica e del sacrificio.

Come animali sociali la condivisione è un aspetto importante che nutre il senso della nostra vita

Quando ti sacrifichi niente è gratis

Questo passaggio dal dono al sacrificio, ti conduce in un luogo in cui, quando dai qualcosa, ti aspetti qualcos’altro in cambio. Come minimo il sollievo o la soddisfazione della persona che hai aiutato, perché pensi che il tuo sforzo debba essere utile. Ma ti aspetti anche gratitudine. E credi che chi hai aiutato debba un domani fare altrettanto con te, se ne avrai bisogno, anche a costo di fare fatica e sacrificarsi.

Dov’è finita la leggerezza e la gioia di dare in modo spontaneo, senza aspettative, per il semplice piacere di aiutare?

Fai fatica a ricevere?

Ecco che si chiarisce la difficoltà a ricevere. Quando si cade nella spirale del dovere, il piacere di aiutare è perduto (momentaneamente, puoi sempre recuperarlo!). Di conseguenza non accetterai di essere aiutato o che ti venga regalato qualcosa, perché non vuoi sentirti in obbligo di ricambiare.

Per evitare di gravare sull’altro ed essere in debito, hai imparato a non chiedere aiuto e a fare tutto (o quasi) da solo? Isolarti, evitando le relazioni che offrono aiuto e doni, può portare a un aumento significativo della fatica che devi affrontare nella tua vita. D’altro canto, vivere le situazioni più difficili o faticose nell’isolamento è un fattore che provoca e aggrava l’insorgenza di malattie. Di conseguenza mettersi nelle condizioni di ricevere un aiuto sotto forma di un ascolto empatico per esempio è un atto preventivo importante in termini di salute.

Perché è importante imparare a ricevere?

Come ho già sottolineato dare e ricevere sono due facce della stessa medaglia. Se hai una grande capacità di dare ma sei impossibilitato a ricevere è come se tu fossi capace di inspirare ma non di espirare. Cosa che rende impossibile respirare. Questo blocco impedisce il fluire naturale degli scambi equilibrati che potresti avere con la tua comunità.

Dare e ricevere sono due facce della stessa medaglia

A lezione dalla formica

Un giorno stavo osservando una formica che stava trasportando una briciola grande il doppio delle sue dimensioni. Ammiravo la sua tenacia e mi sono detta: se sapessi dove vuole andare questa formica, prenderei lei e il suo carico e la porterei in un batter d’occhio dove le serve. Non avendo questa informazione fondamentale non sono intervenuta, per non rischiare di danneggiarla anziché aiutarla. Un pensiero che mi ha fatto riflettere… Mi sono chiesta: chi sa se c’è qualcuno con conoscenze e competenze molto diverse da me, che mi considera come io considero questa formica? Cioè un “Qualcuno” di gigante al mio confronto, che sono un piccolo niente nell’Universo. Forse ci sono Esseri disposti ad aiutarmi senza che ciò richieda nessuna fatica da parte loro. Potrei beneficiare di un miracolo, se guardiamo alla cosa nel sistema di riferimento umano. La formica ignora persino la mia esistenza, perché sono troppo grande per lei. Se ricevesse aiuto da me non capirebbe da dove proviene l’aiuto, ne vedrebbe solo il risultato. Lo stesso potrebbe accadere a me, a noi come esseri umani.

Da quando ho avuto questo pensiero mi sono allenata per chiarire bene cosa voglio e mi sono impegnata a condividere ad alta voce i miei desideri. Sia con i miei amici, che vedo e frequento, sia con potenziali presenze amiche che non vedo ma potrebbero esserci. Credo che non ci sia nessun rischio nel farlo, mentre i benefici sono potenzialmente immensi!

Aprirsi all’aiuto dell’Universo

Per approfondire ulteriormente questo tema voglio condividere con te la storia dell’uomo che vuole essere salvato da Dio.

Il fiume stava straripando e le acque stavano raggiungendo la casa di Jim. Erano arrivate al portico, dove lui si trovava. Un uomo in barca a remi si avvicinò e lo chiamò: “Salta dentro che ti porto in salvo”. Jim rispose: “No, il mio Dio mi salverà!” Salì poi di corsa fino al primo piano. Il fiume continuava a salire e raggiunse le finestre del primo piano. Un uomo in un motoscafo si avvicinò e lo chiamò: “Salta dentro che ti porto in salvo”. E Jim di rimando: “No, il mio Dio mi salverà!”

Poi Jim corse sul tetto. Ben presto il fiume lambì il tetto della casa. Jim era seduto sul bordo, con le acque che gli mulinavano attorno ai piedi. Vide un elicottero sorvolarlo e sentì la gente urlare attraverso il megafono: “Afferra la corda e issati, ti porteremo in salvo”. E Jim, di rimando: “No, il mio Dio mi salverà!” Il fiume continuò a salire e, infine, travolse tutta la casa. Jim annegò.

Un istante dopo, si rese conto di essere al cospetto di Dio. In collera, Jim gli chiese: “Ho riposto la mia fiducia in te. Perché mi hai abbandonato?” Dio sorrise e rispose: “Non ti ho mai abbandonato. Ho inviato una barca a remi, un motoscafo e un elicottero. Perché non ci sei salito sopra?”

La storia di Jim è un potente invito a riflettere. Quanto spesso, quando chiedi aiuto, ti aspetti di essere aiutato in un modo specifico, scelto da te, disprezzando altre fonti di aiuto a disposizione? L’Universo può aiutarti in molti modi, ma se non sei pronto a ricevere l’aiuto non vedrai neppure che c’è chi è lì per dartelo.

Ragioni profonde che impediscono di ricevere

Ora che hai letto la storia riflettiamo su cosa ti impedisce di ricevere? Forse nel tuo passato c’è una ferita. Le cause possono essere varie e in questo articolo te ne propongo 3, con l’obiettivo di aiutare la tua riflessione e il tuo percorso per conoscere te stesso. Partiamo da una ferita che può avvenire nella primissima infanzia.

Contrariamente a tanti animali, l’essere umano ci mette anni per guadagnare la sua autonomia. Il neonato umano è molto dipendente dagli adulti e da solo non ha nessuna possibilità di sopravvivere. Di solito il riferimento indispensabile è la madre, portatrice del nutrimento fisico ma anche affettivo.

Se in questo periodo di grande vulnerabilità la presenza indispensabile di questa persona di riferimento viene a mancare, il senso di smarrimento è enorme e le emozioni sconvolgenti.

Sopravvissuti a questo episodio, se la ferita rimane aperta, da adulti questi bambini potrebbero fare di tutto per non vivere di nuovo lo stesso dolore sconvolgente. Il bambino che ha vissuto questo trauma può sviluppare un’autonomia estrema che diventa uno scudo per non rischiare di vivere di nuovo quel senso di insicurezza e smarrimento drammatico.

Se la madre viene a mancare quando si è neonati può crearsi una ferita che porta a un’autonomia estrema

Se il dono si lega a un dramma

È facile che si creino degli ostacoli al normale flusso del dare e ricevere anche quando, nella propria esperienza personale o nella memoria genealogica, qualcuno ha accettato un dono e in seguito è avvenuto un grave trauma o qualcosa che è stato vissuto in modo drammatico. Si tratta di una reazione difensiva dell’organismo.

Pensiamo alle famose caramelle regalate ai bambini da sconosciuti squilibrati, per attirare i piccoli in situazioni pericolose. Oppure anche a chi ha ricevuto percosse in seguito a una richiesta di aiuto, o a coloro che per ricevere hanno dovuto pagare un prezzo molto alto. In tutti questi casi è difficile ricevere aiuto senza sentirsi in pericolo. Se ti riconosci in qualcuno di questi esempi, poter rielaborare questi traumi ti permetterà di ripristinare la gioia di ricevere in totale sicurezza. La Biokinesiologia può aiutarti a sbloccare questo potenziale.

Se pensi di non essere degno di ricevere aiuto

Ovviamente, per poter ricevere e godere di doni e aiuto efficace, serve sentire nel profondo di meritarli ed esserne degni. Allo stesso tempo c’è bisogno di umiltà, dovresti riconoscerti come una persona potenzialmente bisognosa. All’interno della nostra cultura, di solito, una persona che dà senza voler ricevere nulla in cambio viene percepita non solo come molto generosa, ma anche come un individuo capace di sacrificarsi (in silenzio).

Per ricevere aiuto bisogna sentirsi degni ma anche essere umili

Per spezzare questo binomio ti propongo di vedere le cose da una prospettiva divergente. Dare senza mai ricevere è un atto di prepotenza o di arroganza. Dietro può esserci questo pensiero (anche inconscio): io sono forte abbastanza per dare a chi ha bisogno ma non ho bisogno di nulla per me, ce la faccio da solo. Ti invito a considerare quanto, con questo ragionamento, svaluti gli altri che consideri come delle povere vittime, dei deboli. In questo “scambio” a senso unico, rischi di non riconoscere la dignità altrui, la grandezza e il potere di chi aiuti. Lo scambio e il dare e ricevere reciproco mettono ognuno allo stesso livello, in uno stato di rispetto empatico.

Test: scopri a che punto sei nel flusso dare/ricevere

Grazie agli anni di esperienza come terapeuta ho ideato una scala, che permette di capire a che punto si è nel flusso del ricevere e quanto si è liberi (o meno). Voglio condividerla con te perché tu possa valutare in autonomia a che punto sei.

  1. Non penso nemmeno che potrei aver bisogno di aiuto.
  2. Mi serve aiuto ma credo di dover fare da solo e non chiedo nulla.
  3. So che mi serve aiuto, non chiedo nulla e se mi viene proposto aiuto lo rifiuto.
  4. Mi serve aiuto, non oso chiedere e se mi viene proposto aiuto, lo accetto, cercando però di ripagare doppiamente quello che percepisco come un debito.
  5. Ho bisogno di aiuto, non oso chiedere ma se mi è proposto aiuto lo accetto, ringraziando semplicemente.
  6. Mi serve aiuto, oso chiederlo e se qualcuno si rende disponibile, ricevo volentieri. Quando nessuno si rende disponibile, invece, mi arrangio da solo.
  7. Necessito di un aiuto, oso chiedere e accetto volentieri la disponibilità di qualcuno. Se nessuno si rende disponibile insisto e prendo l’aiuto comunque che mi serve.
  8. Anche quando non mi serve aiuto, a volte lo chiedo lo stesso per il piacere di fare le cose insieme.

Qualunque sia il tuo posizionamento nella scala, puoi iniziare un processo di cambiamento in direzione dello scalino numero 8. La vita condivisa nel mutuo aiuto è più leggera e nutriente. Aiutandoci possiamo, per esempio, mettere in campo un insieme di misure e favorire i cambiamenti per mantenere e recuperare salute e benessere. Hai difficoltà ad accrescere la tua capacità di ricevere aiuto? Prendi il coraggio a due mani e almeno una volta supera l’ostacolo: chiedi aiuto per imparare a ricevere aiuto!

Come vivere bene i grandi cambiamenti

Come vivere bene i grandi cambiamenti

Vivere bene i grandi cambiamenti è possibile. Prima di tutto comprendendo che il cambiamento fa parte dell’esistenza. Ogni giorno evolviamo, proprio grazie al cambiamento.

Sto parlando di quelle piccole modifiche continue delle quali non ci accorgiamo neppure. Ci sono tutta una serie di trasformazioni “trascurabili” che molto probabilmente dai per scontate: cambi l’aria ad ogni respiro, le tue cellule invecchiano e vengono sostituite da cellule nuove, con l’esperienza modifichi idee e opinioni eccetera.

Ci sono però cambiamenti più evidenti che per andare a buon fine necessitano del tuo intervento attivo e richiedono un dispendio di energia. Un trasloco, migrare in un nuovo paese, parlare una lingua diversa da quella madre, integrarsi in una nuova cultura e così via.

 

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Infine, ci sono quelli che vengono definiti veri e propri passaggi: grandi cambiamenti evolutivi. Come ad esempio smettere di studiare e iniziare a lavorare, diventare genitori per la prima volta, nascere o morire. Ogniqualvolta ti muovi tra due realtà drasticamente diverse tra loro stai vivendo un passaggio.

Alcuni cambiamenti che vivi sono grandi passaggi evolutivi

La tua stessa nascita è uno di questi momenti, perché dalla vita uterina sei approdato a quella extrauterina: parliamo di mondi distantissimi tra loro.

Vivere bene i grandi cambiamenti: guarda al tuo passato

Per aiutarmi a vivere bene i grandi cambiamenti, personalmente mi ispiro al primo sconvolgente passaggio che tutti noi adulti abbiamo vissuto, quello, appunto, della nascita.

Anche tu sei dovuto passare da un ambiente liquido, raccolto e accogliente, quello del grembo materno, a un ambiente in cui si è circondato da aria, molto vasto, senza quella protezione fisica rappresentata dall’utero. Il tuo corpo conserva la memoria di questo passaggio.

Il tuo corpo conserva la memoria del primo grande sconvolgente passaggio: la nascita

A partire da due piccole cellule che si sono incontrate al momento del concepimento, lasciando agire il flusso vitale, ti sei auto-costruito, sei cresciuto al caldo e al riparo del grembo materno. È il miracolo della vita. Non richiede nessuna fatica al nascituro, nessuno sforzo: basta lasciare fluire l’energia vitale. La Natura ha già predisposto tutto: protezione dagli agenti esterni, nutrimento, il giusto spazio e luogo per crescere. Nel tempo, ma mano che la gravidanza procede, l’utero raggiunge la sua massima estensione. Si sta al calduccio e ci si lascia cullare dai movimenti della madre. Stavi così bene, chi te l’ha fatto fare di uscire e venire al mondo?

Anche se non sembra, la mia è una domanda seria. Quando è arrivato il momento, è intervenuta una forza indipendente dalla tua volontà. La forza della Vita che scorre nelle vene della madre e del bambino obbliga a un passaggio necessario: il parto.

Quando, nel grembo materno, hai iniziato a sentire le spinte che ti hanno scosso e condotto poi fino all’esterno, come l’hai vissuto? Hai forse dubitato o fatto resistenza nei confronti delle contrazioni? Ti sei arrabbiato perché “ti stavano sfrattando”? Personalmente non me lo ricordo. Anche se fosse, resistere alla spinta sarebbe stata una missione impossibile e avrebbe comportato la morte.

La Vita è una forza inarrestabile

Sei qui a leggere, quindi la Vita è stata più forte di qualsiasi eventuale opposizione e ti ha spinto fuori dalla tua zona di comfort. Ti sei trovato catapultato in una realtà sconosciuta, espulso da un ambiente noto.

Mollare ogni resistenza e abbandonarti alla corrente ti ha permesso di uscire e scoprire una nuova realtà. Più ampia, più luminosa, più adatta a te e al tuo potenziale di crescita. A dirla tutta l’utero cominciava a essere un po’ troppo stretto.

Ti invito a lasciare ogni resistenza e abbandonarti alla corrente

Una volta fuori hai cambiato modo di respirare, di nutrirti, di muoverti. Quando sei nato eri molto vulnerabile e nonostante tutto sei sopravvissuto. Hai trovato braccia pronte ad accoglierti, proteggerti, nutrirti. Eri programmato per questo passaggio. Una forza vitale più grande di te aveva predisposto tutto.

Uscire dall’utero ti ha permesso di avere più spazio a disposizione, scoprire nuovi orizzonti, crescere moltissimo e imparare tante cose nuove. In pochi mesi un neonato attraversa cambiamenti incredibili, sempre lasciando agire la Vita. Sviluppa molte competenze e si adegua al nuovo ambiente.

Ora ti invito a fare una riflessione: cosa ti ha permesso di attraversare questo difficilissimo passaggio?

Agire senza agire

Una via per vivere bene i grandi cambiamenti la conosci già. Sto parlando di agire senza agire, ovvero lasciare agire dentro di te la forza vitale, senza alcuno sforzo intenzionale.

Quando sanno di dover affrontare un cambiamento importante, molte persone si affannano per cercare di capire cosa devono fare. Vivono, spesso con ansia, la paura di sbagliare. Cercano di accelerare o rallentare il processo di cambiamento. Più che sul Fare però, ti invito a rivolgere la tua attenzione all’Essere. Conosci te stesso. Se segui il tuo sentire, un passo alla volta, le tue azioni non saranno del tipo che si programma con la mente ma del tipo che nasce spontaneamente da ciò che sei nel profondo.

Non agirai perché ti è stato insegnato che è giusto fare una cosa piuttosto che un’altra. Non sceglierai di comportarti in modo tale da conformarti agli altri, ma risponderai solo a te stesso e al tuo movimento interiore.

Lasciando agire la vita rispondi solo a te stesso

Vivere i cambiamenti con naturalezza

Se lasci che sia la stessa forza vitale che ti ha fatto nascere a guidarti attraverso i passaggi più importanti della tua vita, sentirai che serve impegno ma anche che non c’è alcuna forzatura. Così potrai davvero vivere bene i cambiamenti. Il cambiamento non sarà penoso o faticoso, anche se ti richiederà energia e potrebbe essere carico di emozioni, non sempre piacevoli.

Le tue azioni non avranno bisogno del supporto di alcuna spiegazione razionale. Essere quello che sei ha per conseguenza un insieme di azioni adatte, che portano risultati ottimali e che non richiedono alcuna programmazione. Non proverai l’ansia di dover pianificare tutto. Qualunque sia l’intensità della trasformazione e l’eventuale tempesta emotiva, sperimenterai nel profondo una sensazione di fiducia e serenità, che mai avresti pensato di associare a un cambiamento drastico.

Le tue azioni non avranno bisogno del supporto di alcuna spiegazione razionale

Un passaggio collettivo

In questo momento credo che, come società, ci troviamo di fronte a un passaggio molto importante. Dobbiamo affrontare collettivamente un grande cambiamento. Non credo di esagerare se dico che il periodo che stiamo attraversando è molto travagliato. Un aggettivo che ci porta direttamente alla metafora del parto… Allora mi chiedo: e se fossimo in pieno parto collettivo?

Da anni, pur consapevoli che non potevamo andare avanti così, abbiamo rimandato dei cambiamenti necessari. I danni procurati all’ambiente dall’attività degli esseri umani mettono a rischio la nostra sopravvivenza e richiedono cambiamenti nelle nostre abitudini, per rispettare di più il Pianeta che ci ospita.

Una deriva culturale che idolatra il Dio denaro mette a repentaglio la sicurezza e la felicità di miliardi di esseri umani. Tante persone si rendono conto che non è più tempo di rimandare. A volte è necessario essere esasperati e arrivare a un punto di non ritorno per riuscire a fare i cambiamenti necessari. In alcuni casi serve cambiare paradigma.

Per fare i cambiamenti necessari a volte serve cambiare paradigma

Un passaggio collettivo non è altro che un insieme di tanti passaggi individuali. Qualcuno dice che stiamo per fare un salto dalla terza alla quarta Dimensione. Cosa sarà mai questa quarta Dimensione? Le dimensioni sono Stati di Coscienza. Mentre la terza dimensione possiamo immaginarla come un contenitore rigido che raggruppa convinzioni, regole, norme e vincoli (e di conseguenza è relativamente poco flessibile), la quarta è una dimensione in cui l’individuo diventa più consapevole e cosciente. Chi sta facendo questo passaggio sta sperimentando che ciascuno di noi è creatore della propria realtà e che i pensieri diventano cose.

Un punto di vista alternativo dalle culture native

Un altro aspetto da ricordare è che quello che viviamo è influenzato da ciò che accade nell’universo. La nostra cultura occidentale moderna non prende in considerazione il pianeta Terra come un essere vivente. Le culture native, invece, reputano che ogni pianeta dell’universo sia un essere vivente. Il Pianeta Terra quindi è un organismo vivente come gli animali, le piante, i funghi eccetera. Di conseguenza ha una sua propria evoluzione, indipendente dagli esseri umani. Quando la Terra vive un grande cambiamento noi, che siamo dei piccoli esseri viventi e siamo suoi ospiti, ne sperimentiamo l’influenza.

Puoi avere fiducia nel fatto che tutto andrà per il meglio? Più che fiducia credo serva la fede. Fede nella Vita che scorre in te, in me, in tutti noi, fede nei tuoi desideri e nel tuo potenziale. Partendo dalla scommessa che stiamo vivendo un passaggio difficile, certo, ma potenzialmente portatore di bellissime opportunità, ognuno ha la responsabilità di fare il meglio che può.

Affidarsi alle spinte 

Più ti lascerai guidare dalle spinte, proprio come hai fatto quando sei nato, più favorirai il cambiamento in un’ottica positiva. Più accetterai di lasciare quello che conosci e che non è più del tutto adatto a te (magari è diventato un luogo un po’ troppo stretto), più avrai l’opportunità di creare nuove condizioni di vita, maggiormente adatte alla tua felicità. Potrai allora evolvere e stare sempre meglio.

Uscendo dalla tua zona di comfort potrai creare nuove opportunità e condizioni di vita migliori per te

La nostra zona di comfort può essere comoda, come una vecchia poltrona modellata dalla forma del nostro corpo, ma allo stesso tempo può non essere più così giusta per noi. Ti capita mai di non osare cambiare lavoro, ad esempio, solo per il fatto che lo conosci bene e ti da una certa sicurezza economica, anche se non ti senti realizzato o rispettato?

Se riuscirai ad arrenderti fiducioso al tuo flusso vitale, faciliterai il cambiamento, rendendolo un passaggio armonioso, al giusto ritmo, verso una nuova realtà, più ampia e luminosa.

Vivere il cambiamento insieme

La differenza rispetto al nostro parto individuale è che, questa volta, siamo in tanti a dover affrontare un cambiamento importante. Questo passaggio, verso nuovi orizzonti ancora ignoti, lo possiamo accogliere con curiosità e fiducia, tenendoci per mano, con il calore e l’amorevolezza di cui siamo capaci.

Se ti fa paura, senti crescere l’ansia o il desiderio di pianificare nel dettaglio quello che in realtà non può essere pianificato, ricordati questo semplice fatto: sei vivo. E poiché sei vivo vuol dire che sei nato e hai già incontrato e superato un incredibile cambiamento. Hai già accettato di lasciare una realtà conosciuta, forse un po’ stretta ma tutto sommato comoda, nella quale venivi nutrito e protetto, per andare verso l’ignoto. E senza ricevere molto preavviso!

Il no è morte, il sì è vita

Se avessimo potuto scegliere, quanti di noi avrebbero deciso di rimanere al caldo nell’utero, al riparo, nonostante il poco spazio disponibile per crescere ancora? Ciascuno di noi, a modo suo, è sopravvissuto al cambio di paradigma imposto dalla nascita. Ma prova a chiederti: cosa sarebbe successo se avessi resistito alla spinta? Se avessi detto di NO a questa forza più potente di te?. E se i tuoi attaccamenti e la paura del cambiamento fossero stati più potenti della forza della vita? Se non avessi osato lasciarti spingere verso l’ignoto? Cosa sarebbe accaduto? Non avresti mai visto la luce

Tornando a oggi, mi chiedo: dove ci porta questo parto collettivo che stiamo per affrontare? In quale realtà? Quando finirà questo travaglio? Chi lo sa!  A questo punto sono molto curiosa. Conto di scoprirlo insieme a voi in un prossimo futuro…

Un inno alla vita
Nell’affrontare questo passaggio, nel quale sono coinvolta anch’io ovviamente, ispirata dall’esperienza della nascita che abbiamo vissuto tutti noi, mi sento di consigliare di lavorare sui propri motivi di attaccamento per lasciarseli alle spalle. È arrivato il momento di riconnettersi con quello che si sente nel profondo e ridimensionare lo spazio dato ai pensieri, soprattutto quelli di tipo assolutistico e negativo. L’obiettivo è quello di vivere nella realtà, in ogni singolo istante, e lasciare fluire la Vita.

Abbi fede nelle tue risorse interiori e nella tua capacità di trasformazione. Se anche dovessimo cambiare totalmente paradigma un’altra volta possiamo farlo.

Sognare a occhi aperti un futuro rigoglioso e luminoso è il primo passo per realizzare il migliore dei futuri possibili. Questo futuro si sta già realizzando, in realtà, ma più siamo numerosi a sognarlo, più le spinte saranno efficaci, più il parto sarà rapido e indolore.

Sogna a occhi aperti un futuro rigoglioso e luminoso, puoi contribuire a realizzarlo

Intanto, mentre navighiamo nella tempesta, ti posso confermare che personalmente mantengo la mia rotta verso un Mondo di pace, gioia e salute, milioni di volte più strabiliante di quello che posso immaginare.

La dinamica della folla e la paura diffusa della Covid-19

La dinamica della folla e la paura diffusa della Covid-19

La dinamica della folla ha un ruolo molto importante nella paura diffusa della malattia da Covid-19. Nell’articolo Marea emotiva e dinamica della folla: sentirsi trascinati ho condiviso con te tante delle perplessità che mi colgono di fronte alla situazione legata alla pandemia da Covid-19, che stiamo ancora attraversando.

Ho anche iniziato a parlarti del fenomeno della dinamica delle folle e della prima caratteristica di una folla folle: l’ossessione. Ora voglio condividere con te le conoscenze preziose che ho acquisito leggendo questo articolo e le riflessioni che mi ha suscitato.

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Cos’è una folla?

Come ti ho già raccontato, le folle sono gruppi che operano attraverso una modalità emotivamente molto intensa e che si comportano in modo folle (cioè irrazionale) secondo i loro stessi standard e principi acquisiti. Ovvero: nel momento in cui un gruppo da sano diventa una folla folle, tutti i suoi principi vengono messi da parte. Si impone una nuova verità, che spesso è contraria a quanto il gruppo credeva e sosteneva in precedenza, quando era sano.

Abbiamo visto nell’articolo precedente che alcuni elementi distinguono le folle e le differenziano dai gruppi di persone ‘normali’, ovvero quelli che si comportano in modo razionale, pur con le naturali sfumature emotive del comportamento umano.

Le folle sono gruppi che operano attraverso una modalità emotivamente molto intensa

La caratteristica distintiva più chiara di una folla è la sua concentrazione condivisa su qualcosa. Sto parlando di un’ossessione comune.

L’oggetto dell’ossessione può essere qualsiasi cosa o quasi, e non è necessario che sia reale. Il collante di una folla può essere la paura degli extraterrestri, un ideale religioso, un desiderio di vendetta, un leader carismatico e così via. Non importa che sia qualcosa a cui gli individui credono o che stia loro a cuore in tempi diversi e più sani.

Una popolazione diventa una folla quando una singola ossessione assorbe l’attenzione della maggioranza dei suoi membri, diventando l’argomento a cui tutti pensano, di cui tutti parlano. L’ossessione non è solo pubblica ma diventa anche privata.

Fuori o dentro

Vedere la propria ossessione rispecchiata nelle reazioni degli altri travolge in una piacevole e intensa esperienza comune. Gli individui in una folla rimproverano invece chiunque vacilli nella determinazione di ottenere, evitare, eliminare o abbracciare l’oggetto che ha creato la folla, a seconda che si tratti di un obiettivo, un nemico comune, piuttosto che una fede e così via. Qualsiasi cosa sembri logica agli occhi della folla viene perseguita dai suoi membri.

Quando è in atto un comportamento collettivo di folla, amici di lunga data diventano nemici mortali e perfetti sconosciuti fratelli di sangue, disposti a combattere spalla a spalla fino alla morte. Quanti amici o famigliari hai perso a causa dell’ossessione per il nuovo coronavirus? Solo a causa di opinioni divergenti o per l’impossibilità di confrontarsi serenamente, abbracciando la complessità della situazione?

Quanti amici o famigliari hai perso a causa dell’ossessione per il nuovo coronavirus?

L’emergere di una nuova verità

La seconda caratteristica distintiva della dinamica della folla è che verità e moralità cessano di essere principi fissi, detenuti dagli individui. Diventano invece il risultato dell’ossessione della folla e sono quasi istantaneamente adottati da tutti i membri del gruppo, senza alcun discernimento. Nessun membro della folla si sogna di mettere in discussione quello che la folla pensa e proclama.

Durante il nazismo, il fatto che gli ebrei fossero o meno il nemico non era più una scelta morale individuale. È emerso invece il principio “gli ebrei sono un nemico” come verità assoluta. Questo in virtù dell’ossessione del gruppo.

Se le chiusure sistematiche dei luoghi di vita culturale e ricreativa, l’indossare la mascherina o i vaccini aiutino o meno a evitare le infezioni, smette di essere il risultato di un’indagine scientifica. Il fatto che queste scelte siano di aiuto o dannose (a seconda di quale sia la folla di appartenenza) diventa una verità indiscutibile. Questo sempre come risultato dell’ossessione di gruppo. Ogni nuova verità viene istantaneamente adottata da tutti i membri della folla.

L’ossessione di gruppo crea verità che non possono essere discusse

La folla dall’esterno e dall’interno

I principi morali e l’abitudine a pensare con la propria testa, che sono tipici degli individui appartenenti a gruppi sani, all’interno della folla spariscono. Dall’esterno, il fatto che si possano negare diritti come la libertà di espressione o la libertà di cura appaiono come una forma di follia. I membri della folla, invece, non se ne accorgono neppure e considerano gli estranei, coloro che non vanno d’accordo con la nuova verità e la moralità emergente, dei veri e propri negazionisti, nemici malvagi o pazzi.

Qualsiasi cosa gli individui pensassero in precedenza sulle mascherine per coprire naso e bocca viene immediatamente sovrascritta quando i leader della folla pronunciano una nuova opinione in proposito.

I membri della folla, compresi gli scienziati, si assumono automaticamente il compito di razionalizzare il nuovo assunto e lo affermano come semplice verità. Se è necessario che dimentichino di avere appena detto qualcosa di diverso lo faranno, e sminuiranno le loro stesse parole senza battere ciglio. Ciò che vuole la folla vince su tutto, anche su competenza e conoscenza accumulata negli anni.

I membri della folla sono pronti a negare tutto quello che pensavano prima

Il cortocircuito nella dinamica della folla

Il dubbio non è concesso nella folla. A coloro che vogliono argomentare contro qualsiasi nuova verità promossa dalla folla viene dato il compito, impossibile, di confutare l’affermazione oltre ogni dubbio. Nella dinamica della folla il giudizio stesso della folla è insindacabile. Tutti i suoi membri fingeranno a se stessi che ogni nuova verità sia stata già ampiamente convalidata e questo, nella dinamica della folla, non comporta alcun dilemma morale o intellettuale.

Il dubbio non è concesso nella folla, il suo giudizio è insindacabile

Per la folla tutte le persone che dicono il contrario di quanto la folla propugna sono esseri inferiori. Lo stesso vale per la moralità: le variabili individuali sono schiacciate da una moralità imperante. Anche quando si tratta di principi fondamentali come il diritto a scegliere in che modo vivere e morire. Perfino se i membri della folla credevano l’esatto contrario solo pochi istanti prima che la nuova moralità fosse imposta. Il periodo di esitazione e ambivalenza durante il quale le prospettive individuali vengono schiacciate è spesso lungo pochi minuti, al massimo settimane.

Rendere accettabile ciò che è criminale

La terza caratteristica delle folle è la capacità di rendere accettabile ciò che fuori dalla dinamica delle folle è impensabile, sbagliato o immorale. Il gruppo, nel suo insieme, santifica un comportamento ritenuto inconcepibile per l’individuo. La folla fa apertamente ciò che gli individui al suo interno vedrebbero come non etico o criminale se fatto da una persona singolarmente. Sto parlando, ad esempio, del fatto di non rispettare la costituzione e imporre dei trattamenti sanitari sperimentali.

La folla fa apertamente ciò che gli individui al suo interno vedrebbero come non etico o criminale

Operando come una folla, le persone possono fare e celebrare cose che sono altrimenti impossibili. Ecco perché le folle possono essere molto pericolose. Nelle circostanze sbagliate, la brama di distruzione può emergere e può essere assecondata su scala globale.

Tornando al caso del nuovo coronavirus, in tutti i Paesi che hanno imposto chiusure e allontanamenti sociali obbligatori, sono stati fatti passi pericolosi verso la dittatura.

I governi hanno sfruttato diversi espedienti legali per sospendere i normali canali legislativi e governare per decreto. La meccanica più comune ha previsto la dichiarazione di un generico “stato di emergenza”, “stato di disastro” o “stato di allarme”. I funzionari del governo hanno comunicato ai loro elettori direttamente attraverso i media, aggirando il controllo parlamentare e mettendo da parte i legislatori regolarmente eletti.

In una folla tutti i membri sono folli

Per evitare di vincolare le azioni dei governi, in quasi tutti questi Paesi, i tribunali hanno reinterpretato le leggi, così da aggirare il dovere di rispettare i diritti umani, a volte sanciti dalle stesse Costituzioni e leggi sempre applicati in tempi ‘normali’, quando i gruppi funzionano in modo sano.

Solo dopo molti mesi dall’inizio della pandemia pochi tribunali hanno cominciato a svegliarsi, scoprendo l’errore e cercando di ristabilire il rispetto delle disposizioni costituzionali.

Perché è successo? I giudici stessi possono essere membri della folla, condividendo l’ossessione comune e accettando le scuse che la folla propone per sopprimere le libertà fondamentali.

Se questo significa che, per giustificare le violazioni governative dei diritti di libertà di parola, privacy e protesta, si deve fingere che il coronavirus sia un enorme pericolo per la vita di tutti, allora così sia.

Folle grandi e piccole

Le tre caratteristiche distintive di una folla, cioè un’unica ossessione, la fluidità della morale e della verità e la criminalità di gruppo, sono state studiate per secoli. Queste caratteristiche descrivono molti culti, movimenti di massa, sette religiose e gruppi di fanatici. Vediamo versioni in miniatura del comportamento della folla in tutti gli eventi di gruppo, come feste, matrimoni e funerali, dove i presenti si uniscono all’insegna di un comportamento simile a quello della folla. Per un breve periodo quel gruppo di persone è ossessionato, ad esempio, dalla celebrazione di un’unione o dalla morte di una persona cara. Ma i matrimoni, le feste e i funerali hanno un chiaro obiettivo e una fine determinata. Le vere folle non hanno un punto di arrivo chiaro, anche se tutte finiscono invariabilmente, a volte dopo giorni, a volte (purtroppo) dopo decenni.

La folla lotta per la sua sopravvivenza

Quando un obiettivo viene raggiunto, la folla cercherà di passare a quello successivo per continuare a esistere. Come mai si è passati senza transizione alcuna dal combattere la malattia, cioè la Covid-19, obiettivo del tutto onorevole e possibile, all’ossessione di eradicare il virus Sars CoV 2 (una missione impossibile in pochi mesi) e infine, ora, alla fissazione per la necessità di vaccinare tutta la popolazione (misura liberticida e potenzialmente inefficace e dannosa)? La dinamica della folla lo spiega bene: quando una folla esiste vuole mantenere il più possibile il suo status quo.

Quando un obiettivo viene raggiunto, la folla cercherà di passare a quello successivo

Come uscire dalla follia della folla?

Nel 1841, il poeta Charles Mackay scrisse il libro Extraordinary Popular Delusions and the Madness of Crowds, in cui descrive ciò che aveva imparato osservando città, villaggi e paesi in tempi di guerra, malattie, fanatismo religioso e ideologico. Il suo messaggio chiave per il futuro è racchiuso in questa citazione ‘Gli uomini pensano in branchi; impazziscono in branchi, mentre recuperano i loro sensi solo lentamente, uno per uno‘. In pratica, una volta che una folla è durata per un po’ di tempo e ha acquisito forza e numerosità, non si dissolve all’improvviso, ma lentamente.

Come tornare a essere una società normale?

I gruppi sociali “normali” che funzionano in modo sano, contrariamente alle folle, hanno obiettivi multipli che variano nel tempo a seconda della loro importanza per gli stessi membri. I gruppi con forti legami emotivi tra le persone, che durano nel tempo, come le famiglie ma anche le nazioni, perseguono l’interesse collettivo dei loro componenti in vari modi.

Risvegliarti dal terrore e dal torpore mentale tipico di chi è dentro la folla, pensare ad altro e non più al coronavirus, può rappresentare il tuo contributo per uscire da questa follia.

Come uscire singolarmente dalla follia della folla?

Come primo passo, da compiere subito, fai in modo di non essere più complice di questa ossessione. Riduci il tempo quotidiano passato a pensare, parlare e vivere l’ossessione Covid-19 e tutti i suoi derivati (vaccinazione, Green Pass, “distanziamento sociale” eccetera). E, se ti va, persegui l’intento di liberarti anche dall’ossessione per la malattia in generale.

Torna a pensare autonomamente, indipendentemente da quello che gli altri ti dicono. Non accogliere come Verità dei semplici punti di vista.  Hai il diritto di avere il tuo punto di vista e di condividerlo con chi vuoi. Non hai, invece, il diritto di imporlo agli altri.

Diffida dai punti di vista assolutistici (anche dei tuoi!). Abbi cura del tuo dialogo interiore e del tuo equilibrio emotivo. Agisci cercando di non reagire. Scegli il tuo nutrimento, in questo caso specificamente emotivo e spirituale.

Diffida dai punti di vista assolutistici, anche dei tuoi!

Ritrova il tuo centro e recupera i tuoi valori, applicandoli nel quotidiano sia nei tuoi confronti, sia nei confronti delle persone con cui ti relazioni.

Dai priorità alle attività che ti riconnettono a te stesso e al mondo: cammina, se possibile in mezzo alla Natura. Respira consapevolmente. Dai spazio al silenzio esteriore (prima di tutto) e poi a quello interiore. Puoi farlo con la meditazione, per esempio.

Varia le tue attività e riprendi a fare cose che ti piacciono. Metti la tua energia nella creazione del presente che desideri, nutrendo le tue passioni e i tuoi talenti, guardando al migliore futuro che sei in grado di sognare.

Marea emotiva e dinamica della folla: sentirsi trascinati

Marea emotiva e dinamica della folla: sentirsi trascinati

La pandemia di Covid-19 ci ha messo di fronte a una marea emotiva collettiva fuori dal comune. Dopo la fase di sbandamento totale iniziata con i primi di marzo 2020, quando paura e impotenza predominavano perché non si sapeva cosa stava accadendo, le cose non sono molto cambiate.

La paura imperversa ancora. Nonostante la ricerca, l’evoluzione favorevole delle conoscenze sul virus, i consigli di esperti di grande esperienza e una situazione sanitaria sotto controllo. La folla, fomentata dalla maggioranza dei media tradizionali, sembra aver intrapreso un percorso inarrestabile e indipendente. La massa, quando si parla di Covid-19, procede come uno tsunami inarrestabile, indifferente alla realtà dei fatti. Ed è allora che la marea emotiva si ingrossa.

 

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Si tratta di un movimento potente che ha scatenato e scatena ancora azioni e reazioni che sarebbero state giudicate insensate dalla maggioranza della popolazione mondiale appena venti mesi fa.

La paura, cattiva consigliera

La paura non è mai una buona consigliera. Prendere decisioni nel bel mezzo di un attacco di panico collettivo è una pessima idea. Perché? Il panico restringe il nostro campo visivo, focalizzando l’attenzione sul problema e facendoci perdere la visione d’insieme. Il panico dettato dalla marea emotiva spinge a reagire in modo frettoloso, portando ad azioni altamente controproducenti, che rischiano di essere molto più dannose dell’oggetto stesso che ha scatenato il panico.

La confusione e l’incoerenza che hanno portato a lockdown, chiusure forzate e isolamento, propugnati attraverso messaggi mutevoli e contraddittori da parte delle autorità, mi ha lasciato senza parole. Continuavo a chiedermi cosa sta succedendo? Com’è possibile che tutto questo accada in uno stato ufficialmente democratico?

Prendere decisioni nel bel mezzo di un attacco di panico collettivo è una pessima idea

L’articolo di Foster, Frijters e Baker

Mi è capitato, recentemente, di leggere un articolo di Gigi Foster, Paul Frijters e Michael Baker, autori del libro The Great Covid Panic. Assieme a letture sulla manipolazione delle masse, che avevo già fatto in passato, questo articolo mi ha aiutato in modo significativo a capire un aspetto importante della situazione in cui siamo stati bruscamente catapultati da febbraio/marzo 2020. Il fenomeno è conosciuto come dinamica delle folle e mi fa piacere condividere con te su questo blog alcuni concetti importanti che lo riguardano.

Ti invito anche a leggere l’articolo per intero (è in inglese). In questo primo intervento sul tema mi concentro sulla perdita di logica e coerenza che può causare la dinamica delle folle. Nelle prossime settimane condividerò con te un riassunto dell’articolo originale e lo commenterò, per aiutarti a riconoscere e comprendere meglio il fenomeno della dinamica delle folle.

Un aiuto dalla storia

Troviamo, nel passato dell’umanità, alcune situazioni paragonabili a quella scatenata a inizio 2020 dal nuovo coronavirus. La storia, quindi, rende possibile identificare e studiare il fenomeno del comportamento collettivo delle folle. Nonostante le teorie del complotto, che attribuiscono la responsabilità di questa e altre situazioni alle manipolazioni di un’élite affamata di potere, è interessante capire come la dinamica delle folle non implichi obbligatoriamente l’esistenza di un genio del male che dà il via al processo. Non serve che ci sia qualcuno che manipola la folla e la fa muovere al pari di un burattinaio. Anzi: questo fenomeno può essere di fatto prodotto dall’insieme della popolazione, senza che intervenga alcun controllo da parte di singoli o sottogruppi.

Il fenomeno della folla folle può essere prodotto dall’insieme della popolazione senza alcuna regia occulta

E nel caso ci fosse realmente un’élite affamata di potere e non solo una marea emotiva dietro quanto accade, servirebbe comunque la complicità (consapevole o meno) di tantissime persone, perché un eventuale piano di sottomissione e controllo fosse realizzabile.

Questa consapevolezza, a mio parere, aiuta a recuperare la valenza e il potere del singolo individuo; cosa che può favorire un’uscita più rapida dalla situazione distopica che stiamo vivendo. Come sempre, il mio intento è, grazie alla conoscenza di sé, quello di aumentare la consapevolezza di ciascuno e contribuire alla creazione di un mondo di Salute. Un mondo in cui ogni persona sia libera di esprimere pienamente il proprio potenziale.

Cosa c’è alla base dell’incoerenza

Da quando è scoppiato il “bubbone coronavirus” abbiamo subìto provvedimenti pieni di incoerenza, controproducenti, indifferenti a una realtà più ampia e complessa.

La dinamica delle folle e la marea emotiva che la accompagna possono spiegare gli elementi più strani di questa situazione di grande panico, così come il fatto di promuovere misure autodistruttive, nonostante esperienza e studi ne dimostrino l’inutilità o addirittura la nocività.

Facciamo degli esempi

Perché ci è stato vietato di uscire di casa durante il lockdown?

Le conoscenze di fisiologia di base, ampiamente condivise tra gli specialisti, ci insegnano che la luce del sole permette, tra le altre cose, di mantenere una buona concentrazione di vitamina D nell’organismo. Si tratta di un elemento essenziale a mantenersi in salute. Servono davvero degli studi per confermare che è utile favorire la salute anche nel caso di questa epidemia? Oggi diverse ricerche dimostrano che la carenza in vitamina D è un fattore di rischio per lo sviluppo di una forma grave di Covid-19.

Perché è stato alimentato il terrore attraverso forme di comunicazione allarmistiche?

La paura, si sa, è in grado di abbassare le difese immunitarie. Chi non si è protetto dalla comunicazione terroristica ha subito ogni giorno la conta dei morti e dei casi positivi, senza poter discernere tra persone con solo tampone positivo al Sars Cov 2, persone malate paucisintomatiche, malati gravi e quelli in rianimazione e così via. La comunicazione ufficiale ha alimentato la paura dell’untore e il senso di colpa, favorendo la separazione sociale. Sono state utilizzate immagini che hanno portato a interpretazioni iperboliche della realtà. Se l’obiettivo è la salute, serve informare le persone, non terrorizzarle.

Perché, ancora oggi, di fronte ai primi sintomi di Covid-19, vige il protocollo ministeriale “vigile attesa e paracetamolo”?

È dimostrato che il paracetamolo, abbassando la febbre e il glutatione, una molecola con attività antiossidante, impedisce una reazione efficace del corpo e potenzia le reazioni infiammatorie.

Le domande sono tantissime…

Perché viene impedito l’uso di farmaci conosciuti da decine di anni?

Si tratta di farmaci che hanno dimostrato la loro efficacia contro la Covid-19 e hanno un ottimo rapporto rischi/benefici. Come mai si è preferito costringere le persone sane a farsi inoculare un prodotto che di fatto è sperimentale e del quale non si sa niente degli effetti avversi a medio e lungo termine?

Perché ancora oggi è obbligatorio in tanti contesti l’uso della mascherina?

La mascherina non solo è inutile contro la diffusione del virus per le persone asintomatiche ma anche dannosa? Servono studi scientifici per dimostrare che la mascherina, coprendo naso e bocca ostacola una buona ossigenazione del corpo e una buona eliminazione di tossine respiratorie? Serve ricordare che l’ossigeno è il primo bisogno vitale? Dobbiamo anche ricordare che il linguaggio non verbale arricchisce la comunicazione e le relazioni sociali?

La follia dietro i provvedimenti

Perché imporre tutte queste misure liberticide che portano solo segregazione e crisi sociale, senza nessun beneficio sulla situazione sanitaria, quando più dell’85% della popolazione che entra in contatto con il virus rimane totalmente asintomatica, il che significa totalmente sana?

Quali misure dovremmo prendere allora contro l’inquinamento atmosferico, visto che provoca in Europa ogni anno 400000 decessi prematuri?

Perché è stato vietato, e chi lo fa rischia di farsi linciare, di richiedere la precisazione “morto di Covid-19” o “morto con test positivo al Sars-Cov-2”?

Come mai il Green Pass viene rilasciato sulla base della vaccinazione e non sull’immunità acquisita naturalmente dopo la malattia, che per esperienza è più affidabile e duratura?

Come può essere accettato, come se fosse normale, l’obbligo di fare un trattamento farmacologico del quale non si sa nulla a proposito di effetti a medio e lungo termine? Dov’è finito il principio di cautela?

Se l’obbligo vaccinale per le professioni sanitarie ha come scopo la diminuzione della circolazione del virus, come mai è stato discusso, e applicato in alcune provincie italiane, il divieto di lavorare anche online? C’è rischio di trasmissione del virus, lavorando online?

Queste sono solo alcune delle centinaia di domande che mi sono posta in questi mesi. Per capire quanto accade, partiamo dal concetto di folla. In questa prima parte sul tema vedremo insieme cos’è una folla e approfondiremo la prima caratteristica di una folla: l’ossessione comune.

Cos’è una folla?

Le folle sono gruppi che si comportano in modo folle (cioè irrazionale) secondo i loro stessi standard e principi acquisiti. Ovvero: nel momento in cui un gruppo da sano diventa una folla folle, tutti i suoi principi vengono messi da parte. Si impone una nuova verità, che spesso è contraria a quanto il gruppo credeva e sosteneva in precedenza, quando era sano.

All’interno della folla tutti i principi dei singoli vengono messi da parte

Gli osservatori di una folla sentono di essere testimoni di qualcosa che assomiglia a un gruppo di persone possedute da spiriti o demoni. La possessione demoniaca è stata usata a lungo per spiegare il fenomeno. Oggi, grazie agli studi di grandi sociologi (Norbert Elias, Theodor Adorno, Elias Canetti e Gustav le Bon) possiamo vedere le cose in un altro modo.

Tutti insieme per un’ossessione

Le folle sono grandi gruppi sociali i cui membri condividono un’ossessione e che operano attraverso una modalità emotivamente molto intensa. Ecco perché uso anche l’espressione marea emotiva.

Tre elementi distinguono le folle e le differenziano dai gruppi di persone ‘normali’, ovvero quelli che si comportano in modo razionale, pur con le naturali sfumature emotive del comportamento umano.

La caratteristica distintiva più chiara di una folla è la sua concentrazione condivisa su qualcosa. Una vera e propria ossessione comune.

La prima caratteristica di una folla è la sua ossessione assoluta per qualcosa, come una paura, un ideale, una persona

L’oggetto dell’ossessione può essere qualsiasi cosa o quasi, e non è necessario che sia reale. Il collante di una folla può essere la paura degli extraterrestri, un ideale religioso, un desiderio di vendetta, un leader carismatico e così via. Quello che motiva la folla non deve neppure essere qualcosa a cui gli individui credono o che sta loro a cuore in tempi sereni e pacifici.

Una popolazione diventa una folla quando una singola ossessione assorbe l’attenzione della maggioranza dei suoi membri, diventando l’argomento a cui tutti pensano, di cui tutti parlano. L’ossessione inoltre non è solo pubblica ma anche privata.

Un interessante déjà-vu

Quello che ti ho raccontato su come una popolazione diventa una folla ti ricorda qualcosa? Ti ricordi quanto è stato difficile nella primavera 2020, avere informazioni che non riguardassero la situazione pandemica? Quante volte ti è successo di addormentarti pensando al coronavirus e svegliarti con lo stesso tema in mente? Quante persone conosci che, ancora prima di salutarti o quasi, ti chiedono se sei vaccinato? Dove sono finiti tutti gli altri virus e batteri? E i terroristi esistono ancora o sono spariti dalla circolazione, terrorizzati dalla Covid-19? Piuttosto, tutta una serie di tematiche è scomparsa dal radar della folla e dell’onda emotiva.

Di cosa parlavamo prima di gennaio 2020, quando ci incontravamo fra amici e parenti?

Analizza i tuoi pensieri

Per concludere questa prima parte ti propongo un’autoriflessione. Se ti interessa sapere se fai parte della folla, prima di tutto valuta la varietà dei tuoi pensieri e dei tuoi obiettivi. Il tuo pensiero è dualistico o integrativo? Cioè riesci ad abbracciare la complessità della situazione con tutte le sue sfumature o la tua posizione è di tipo assolutistico? Sei PER o CONTRO, a FAVORE oppure NO? Da quanti amici o famigliari ti sei volutamente allontanato perché non pensano o agiscono come credi che sia giusto pensare e agire?

Quanto il tuo dialogo interiore e quello espresso sono pieni di virus mentali? Quanto tempo passi al giorno informandoti o parlando del tema Covid-19 e di tutte le sue conseguenze? Se succedono delle cose che non vuoi che accadano, quanta tempo ed energia stai mettendo per brontolare e quanta per creare concretamente un’alternativa?

Queste domande e le risposte che puoi dare a te stesso sono il primo passo di una consapevolezza che ritengo molto importante per recuperare la connessione con il tuo movimento interiore e per agire coerentemente con i tuoi desideri, libero dall’onda emotiva e dalla follia della folla.

Se questo tema ti sta a cuore leggi di più sulla follia della folla appena pubblicheremo il nuovo articolo.

Ossiuri: come liberarsene in modo naturale

Ossiuri: come liberarsene in modo naturale

Gli ossiuri sono vermi parassiti che si trovano frequentemente nell’intestino degli esseri umani. Convivere con alcuni ossiuri, cioè con una carica parassitaria bassa o trascurabile, può non dare sintomi. Il fatto che gli ossiuri prendano il sopravvento, riproducendosi in abbondanza, però, irrita non solo tutto l’intestino ma anche il sistema nervoso.

Gli ossiuri irritano non solo tutto l’intestino ma anche il sistema nervoso

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In questo articolo ho scelto di concentrarmi sugli ossiuri per due motivi. Primo: sono tra le parassitosi intestinali più diffuse. Secondo: sono abbinati a tutta una serie di disturbi molto fastidiosi. Leggendo questo articolo scoprirai cosa dice l’infettivologia a proposito di come si prendono gli ossiuri e di quali sintomi accusa generalmente il paziente. Ma imparerai anche come puoi liberartene in modo naturale e quale può essere la ragione profonda alla base di una parassitosi ricorrente.

Da dove arrivano gli ossiuri

A differenza di quello che potremmo pensare, prendere gli ossiuri non è affatto difficile o raro. Soprattutto se in casa ci sono dei bambini in età scolare o prescolare, oppure se amiamo fare giardinaggio. Ma gli ossiuri possono entrare nel nostro organismo anche quando consumiamo del cibo contaminato, in particolare carne e pesce crudi. Il contagio tra persone è molto facile, possono bastare asciugamani e lenzuola infette.

Come sono fatti gli ossiuri

Gli ossiuri, nome scientifico Enterobius vermicularis, sono piccoli vermi parassiti sottili, bianchi, cilindrici, lunghi pochi millimetri. Possono essere visti nelle feci anche a occhio nudo. L’infezione da ossiuri è chiamata pure ossiuriasi o enterobiasi. È diffusa in tutto il mondo e colpisce sia l’intestino crasso sia la zona anale.

L’infezione da ossiuri è diffusa in tutto il mondo

Gli ossiuri, di fatto, si nutrono del cibo che ingerisci, assorbendo al posto tuo le sostanze nutritive. Ecco perché uno dei sintomi è il bisogno di mangiare di più. Non solo: quando la parassitosi è in stato avanzato si può perdere peso.

Cosa fanno gli ossiuri

Quando le uova arrivano nella bocca, ad esempio dopo una sessione di giardinaggio se ci si porta le mani alla bocca prima di lavarle, oppure toccando lenzuola, asciugamani o indumenti sporchi, scendono nel tubo digerente per poi schiudersi nel duodeno. Le larve migrano fino all’intestino cieco, dove si attaccano e diventano vermi adulti.

Questi ultimi vivono e si riproducono in prossimità dell’ano. Tanto che spesso è possibile vederli nelle feci o accertarsi della loro presenza tramite il cosiddetto scotch test.

I sintomi della parassitosi da ossiuri

L‘abitudine di questi vermi di depositare le uova in zona perianale provoca un intenso prurito sia all’ano sia, spesso, alla vagina o allo scroto. Il prurito anale è il sintomo più forte ed evidente. Tra gli altri sintomi ci sono irritabilità, nervosismo e insonnia, perché gli ossiuri, come ho già accennato, influenzano il sistema nervoso. I disturbi del sonno diventano intensi soprattutto nei giorni di luna piena. Si possono anche accusare, ad esempio, stanchezza e digrignamento dei denti.

Gli ossiuri, inoltre, possono modificare gli equilibri interni all’intestino, stimolandolo a reagire con maggiore intensità alle aggressioni di virus, batteri e sostanze ingerite. Di fatto amplificano lo stato infiammatorio dell’apparato digerente. Ecco perché si può anche sperimentare dolore addominale, perdita di appetito e di peso.

Gli ossiuri possono stimolare l’intestino a reagire con violenza ad altre patologie

Cosa fare per liberarsi dagli ossiuri

L’approccio convenzionale dice che eliminare gli ossiuri è possibile, con attenzione e pazienza. E sarebbe ideale, una volta scelta la cura da seguire, farla assieme a tutta la famiglia. I medici consigliano in genere di disinfettare con un lavaggio ad alte temperature biancheria intima, lenzuola, asciugamani ed eventuali giocattoli. Le uova di ossiuri, infatti, possono sopravvivere fino a due settimane sugli oggetti. E per quanto riguarda la prevenzione? Lavare frequentemente e accuratamente le mani è sempre di aiuto.

Questione di predisposizione?

A questo punto ritengo importante sottolineare una cosa che la medicina convenzionale di solito non prende in considerazione.

Pulire l’intestino favorisce un terreno sfavorevole ai parassiti

In passato la medicina popolare “prescriveva” di sottoporsi a una purga almeno una volta l’anno. Proprio perché si intuiva (senza bisogno di prove scientifiche) che pulire l’intestino serviva non solo a eliminare eventuali parassiti ma anche a migliorare lo stato complessivo di salute.

Un lavaggio accurato degli intestini è una delle prime azioni utili per eliminare i parassiti. I vermi adulti vengono disturbati e allontanati con clisteri, purghe o altre pratiche ancora più efficaci, come lo Shank Prakshalana. Ai lavaggi è possibile associare altre cure naturali, che aiutano a eliminare gli ultimi ossiuri rimasti e ripristinare l’equilibrio della flora intestinale.

Un lavaggio accurato degli intestini è una delle prime azioni utili per eliminare i parassiti

Ovviamente la medicina convenzionale offre i suoi rimedi. Chi non se la sente di fare una purga o un lavaggio, può affidarsi alla farmacopea o ai metodi naturali che impiegano, ad esempio, l’alimentazione, olii essenziali e/o integratori a base di inulina e fermenti lattici. Va però tenuto conto del fatto che l’azione meccanica della pulizia dell’intestino accelera notevolmente l’eliminazione degli ossiuri e favorisce l’efficacia di altri trattamenti.

Il test fai da te della saliva

Poiché sono convinta che sia molto utile e benefico integrare diversi approcci, ti propongo un test fai da te. In questo modo non dovrai affidarti per forza a un laboratorio. Inoltre, voglio condividere con te dei metodi per liberarti dagli ossiuri in modo naturale, attraverso l’alimentazione e la Biopsicogenealogia.

Puoi scoprire facilmente da solo se ci sono vermi parassiti indesiderati nel tuo apparato digerente. La mattina, a digiuno (prima di aver mangiato o bevuto qualunque cosa), ti invito a riempire un bicchiere di vetro trasparente di acqua. Accumula in bocca più saliva possibile e poi sputala nel bicchiere, che va appoggiato su un piano. Lascia riposare qualche minuto e osserva.

Se non ci sono parassiti, o se comunque la loro quantità è trascurabile, la saliva galleggerà in superficie. Se invece ci sono dei parassiti, la saliva apparirà filamentosa. Questi filamenti in parte continueranno a galleggiare e in parte affonderanno o si fermeranno a metà strada, all’interno dell’acqua nel bicchiere. Quando il test è negativo ripetilo per sicurezza nei giorni di luna piena.

Se il test è positivo

Il test è positivo? Puoi affidarti a un ottimo “metodo della nonna” per liberare gli intestini dagli ossiuri: la vellutata di zucca anti ossiuri. Prepara una vellutata di zucca che puoi condire con aglio crudo. Macina 10 semi di zucca freschi interi (per persona), da aggiungere al primo cucchiaio di vellutata di zucca ingerito. Ti consiglio di non mettere i semi macinati direttamente nel piatto, così solo il primo cucchiaio sarà croccante mentre il resto della vellutata conserverà la sua consistenza cremosa.

Una vellutata di zucca con semi freschi interi, mangiata nei giorni di luna piena e nuova, aiuta a eliminare gli ossiuri

Questa ricetta va gustata nei giorni di Luna piena e Luna nera (o nuova) per 3 mesi. Può anche diventare una buona abitudine “preventiva” per coccolare l’intestino e promuovere le difese immunitarie. Mangia la vellutata con semi crudi nei giorni giusti ogni anno, dalla metà del mese di agosto fino alla metà di dicembre.

Come puoi immaginare, questo rimedio della nonna contro gli ossiuri, benché funga già di per sé da lassativo, viene potenziato se eseguito dopo un lavaggio accurato degli intestini.

Un aiuto concreto dall’alimentazione quotidiana

Gli alimenti ricchi di probiotici tipici dei cibi fermentati (tè kombucha, miso, kefir, tempeh e crauti, per esempio) stimolano la crescita della flora batterica benefica all’interno dell’intestino, andando a rafforzare le naturali difese del tuo organismo e creando un ambiente sgradevole per gli ossiuri.

Meglio evitare gli zuccheri semplici e assumere invece frutta e verdura in quantità: una dieta ricca di fibre contribuisce a mantenere gli intestini puliti eliminando di volta in volta gli ossiuri presenti.

Biopsicogenealogia nella pratica

Ora che abbiamo fatto un breve riassunto su cosa sono gli ossiuri e quali sono le terapie che possono aiutare a eliminarli dall’organismo, voglio condividere con te un caso clinico nel quale è stato necessario e utile integrare l’approccio della Biopsicogenealogia.

Qualche anno fa una persona, chiamiamola Antonella, ha partecipato a un mio incontro di gruppo dal titolo Capire la malattia. Insieme a lei c’erano anche sua sorella e sua madre, che chiameremo Irene.

Antonella mi racconta che soffre da decine di anni di prurito anale dovuto agli ossiuri. La stessa cosa capita anche a sua sorella e a suo fratello, ma in modo meno invalidante. Nonostante i trattamenti regolari (con farmaci e integratori naturali) il prurito anale si ripresenta sistematicamente, svegliando Antonella in piena notte. Quando sente il prurito riesce sempre anche a identificare i parassiti.

Antonella ha già provato di tutto, dalla medicina convenzionale alla naturopatia. È anche intervenuta sull’alimentazione. I farmaci la aiutano per un breve periodo ma il problema si ripresenta regolarmente.

Cosa ci dice il sintomo?

Come ho già sottolineato più volte sulle pagine di questo blog, il mio ragionamento, di fronte a una malattia o a un sintomo, è sempre lo stesso. Sintomi e malattie sono un messaggio dal corpo, che è competente e sta provando a risolvere un problema di cui noi non siamo razionalmente consapevoli.

Nel caso di Antonella ho posto ad alta voce questa domanda: perché il corpo tollera questi parassiti e ne impedisce l’eliminazione? Avrebbe la possibilità di debellarli mentre invece si lascia invadere.

Indagare nella vita personale del paziente e nella genealogia permette di risalire alla radice profonda dei sintomi

Quello che abbiamo fatto è stato indagare nella vita personale e nella genealogia di Antonella, a caccia di un evento in cui è stato necessario tollerare un invasore.

Quando la risposta viene dal passato

La mamma di Antonella, Irene, ci racconta che sua madre, durante la guerra, quando lei aveva meno di due anni, si era trovata faccia a faccia con due uomini, soldati nemici, che avevano bussato alla porta di casa stanchi e affamati. Intimorita, la madre di Irene era stata costretta a dare ospitalità e cibo agli invasori. Poco prima di andare a letto, però, i soldati avevano preso in ostaggio Irene, minacciando di ucciderla qualora fossero stati denunciati.

La madre di Irene era stata costretta a dare ospitalità e cibo ai soldati nemici

I due spaventarono a morte la famiglia di Irene: avrebbero rivisto la bambina l’indomani solo se tutto fosse andato liscio. Possiamo immaginare la notte di terrore vissuta dai genitori di Irene (nonni di Antonella). La mattina dopo, fortunatamente, i soldati rispettarono la parola data, restituendo la piccola, sana e salva.

Mentre Irene raccontava l’accaduto, madre e figlie (all’oscuro dell’evento) hanno condiviso intense emozioni, accompagnate da numerosi brividi. Spesso i brividi accompagnano le prese di coscienza importanti. A quanto pare, Irene non ricordava il racconto di quella notte, il fatto le è tornato in mente in occasione della mia domanda.

Spesso i brividi accompagnano le prese di coscienza importanti

Cosa possiamo imparare?

Dal caso di Antonella puoi comprendere facilmente perché il suo corpo sentiva la necessità di tollerare gli invasori, ovvero gli ossiuri. In Antonella era attivo un programma inconscio. Ospitare i soldati aveva salvato la vita di Irene permettendo la nascita di una nuova generazione: Antonella, sua sorella e suo fratello.

Nelle settimane successive al laboratorio e alla rivelazione di Irene, Antonella mi ha riferito che il prurito anale era sparito e che l’infezione da parassiti sembrava risolta. Cosa che mi ha confermato anche a distanza di mesi.

Se soffri di parassitosi ricorrente, ti invito a fare a te stesso questa domanda: perché ti lasci invadere? In che modo è o è stata una soluzione utile per te o per un membro della tua genealogia tollerare un invasore? Ovviamente, il caso di Antonella e Irene è molto specifico. Il metodo che seguo, quello della Bioconsapevolezza (che integra i principi della Biopsicogenealogia) è antitetico alla medicina di massa. L’approccio è individuale e molto mirato.

Se soffri di parassitosi ricorrente, ti invito a fare a te stesso questa domanda: perché ti lasci invadere?

Quando si indaga ogni specifica situazione, è importante tenere a mente che il corpo è competente e che un programma biologico si attiva quando una situazione ha favorito la vita. Faccio un altro esempio. Non aver saputo o potuto dire di no a un rapporto sessuale ha portato a una gravidanza? Grazie a questa invasione la o il paziente oggi è vivo. Questo/a paziente potrebbe avere un problema ricorrente di ossiuri che non riesce a risolvere.

Prenditi cura del tuo intestino

Come ho già sottolineato su questo blog, la superficie totale dell’intestino, incluse le complesse estensioni dei villi, supera i 100 metri quadri. L’intestino è quindi l’organo di scambio più importante del nostro organismo. La salute globale del nostro corpo, di conseguenza, passa anche dall’intestino.

Gli intestini hanno un ruolo imprescindibile nella tutela della nostra salute complessiva e del nostro benessere. Ma ricordati anche che non siamo fatti di sola carne. Le emozioni e le memorie genealogiche influenzano il nostro stato fisico. Consapevoli della complessità e della competenza del corpo, possiamo agire con umiltà ed efficacia, integrando diversi punti di vista per sostenere l’organismo ed evitare battaglie logoranti che durano anni, come è accaduto ad Antonella.