Come gestire le emozioni in modo positivo e benefico

Come gestire le emozioni in modo positivo e benefico

Gestire le emozioni non significa reprimerle e neppure modificarle. Troppo spesso, le emozioni ci fanno paura perché crediamo che, se ci lasciassimo invadere da esse, ne rimarremmo schiacciati, disintegrati, in qualche modo sconfitti. È infatti diffusa l’erronea convinzione, forse anche tu la pensi così, che nel momento in cui accettiamo di sentire alcune emozioni queste ci abiteranno per sempre. Molte persone hanno paura di precipitare in un abisso senza fondo dal quale sarebbe impossibile uscire.

Ecco che diventa ovvio, partendo da queste convinzioni, il desiderio di gestire le emozioni nel senso di domarle, cancellarle, soffocarle.

 

SE PREFERISCI, ASCOLTA LA VERSIONE AUDIO DELL’ARTICOLO

 

In questo blog ho già raccontato che il mio punto di vista sul tema è molto diverso. Anzi, potrei dire che è diametralmente opposto. Esprimere le emozioni è molto importante e oggi voglio raccontarti di un passaggio aggiuntivo essenziale per gestire le emozioni in modo nuovo. Il mio intento è aiutarti ad abbracciare anche le emozioni più potenti, con l’obiettivo di evitare che si accumulino. Evitare questo accumulo emotivo fa parte, per me e secondo il mio approccio terapeutico, della vera prevenzione delle malattie.

Vediamo allora come puoi fare perché le emozioni non rimangano troppo a lungo attive nel tuo organismo.

Primo passo per gestire le emozioni, capire da dove vengono

Spesso diamo la colpa delle nostre emozioni agli altri. “Sono arrabbiata perché mio marito non mi rispetta”. “Sono frustrato a causa del mio capo, mi chiede di lavorare moltissimo ma non mi paga abbastanza”. “Sono esausta: mio figlio mi fa impazzire”.

Gli altri, in realtà, non sono affatto responsabili delle nostre emozioni; esse ci appartengono e siamo noi a crearle. Le emozioni sono il risultato del nostro personale modo di vivere, in un determinato momento, una certa situazione.

Detto in altri termini, non sono gli eventi o le persone a provocare le emozioni. Questo diventa chiaro se rifletti sul fatto che di fronte a uno stesso evento dieci persone differenti possono avere altrettante emozioni diverse. Tra loro quasi sicuramente ci sarà anche chi rimarrà totalmente indifferente.

Le emozioni sono messaggi che raccontano quello che accade dentro di te, non quello che sta accadendo fuori.

Non sono gli eventi o le persone a provocare le emozioni, siamo noi stessi

Le emozioni condizionano azioni e risultati

Un’emozione si scatena dentro di te nel giro di pochi millisecondi (e quindi a una velocità che rende la cosa impossibile da controllare), insieme a essa si scatenano anche delle reazioni fisiche automatiche.

L’emozione provoca reazioni interne all’organismo (che puoi percepire oppure no). Secondo il tipo di emozione si possono verificare ad esempio un arrossamento del viso, l’aumento del battito cardiaco, l’inarcamento delle sopracciglia, l’irrigidimento della schiena. la dilatazione dello stomaco, la contrazione della mascella e così via.

Ogni emozione è anche accompagnata da una o più re-azioni agli stimoli esterni. Queste re-azioni (cioè azioni non propriamente volontarie rivolte all’esterno in risposta allo stimolo emotivo) sono un po’ più lente; per questo ci danno il tempo di scegliere se assecondarle o meno. In alcuni casi contrattacchiamo verbalmente in modo aggressivo, oppure smettiamo di parlare di colpo. In altri casi parte uno schiaffo, ci spostiamo di scatto, cambiamo posizione, ci blocchiamo fisicamente e così via.

L’emozione non si può impedire

Mettiti il cuore in pace: non puoi fare nulla sul momento per impedire a un’emozione di nascere e neppure per bloccare i suoi effetti fisiologici immediati. Hai però un grandissimo potere: puoi scegliere cosa fare di questa emozione, cioè se rifiutarla o accoglierla.

Scegliere di accogliere l’emozione, però, non significa darle il potere di farci reagire in modo automatico e controproducente. In effetti, quando siamo in balia delle nostre emozioni, non agiamo ma re-agiamo. Queste re-azioni ci portano spesso fuori strada e sono controproducenti rispetto ai nostri obiettivi e desideri profondi.

Cosa facciamo spesso

Spesso quando arriva un’emozione, intensa o meno che sia, blocchiamo il respiro e andiamo in contrazione per reprimerla e resistere ai suoi effetti. Questo non è saper gestire le emozioni.
Gestire le emozioni positivamente vuol dire invece trasformarsi in ampi contenitori che si lasciano attraversare dalla tempesta emotiva, respirando e restando fermi. Accogliere l’emozione è un’azione attiva e consapevole di osservazione, senza re-azioni.

Gestire le emozioni positivamente significa anche lasciarsi attraversare dalla tempesta emotiva

Cosa significa accogliere un’emozione

Accogliere un’emozione che vogliamo gestire in modo positivo e utile per noi significa riuscire a viverla in tutta la sua potenza, accettando di essere completamente coinvolti, senza però identificarci con essa. Significa anche accettare di non giudicare quest’emozione.

Quando un’emozione arriva, non cercare di razionalizzare pensando se sia giusta o sbagliata, legittima oppure no. Semplicemente prendi atto che c’è e lasciale spazio. Se le emozioni sono accolte, diventano effimere e non c’è ragione di aver paura che ti invadano a lungo.

Il rilassamento dopo lo tsunami emotivo

Dopo qualche minuto, o più raramente dopo qualche ora, di un vero e proprio tsunami emotivo, arriverà la fase del rilassamento. Proprio come il mare si calma ogni volta dopo la tempesta. Vedrai: a quel punto sarai libero dall’emozione e ti sentirai più vitale, anche se molto probabilmente sarai stanco. Si sperimenta, di solito, quella stanchezza rilassata tipica delle fasi successive a uno sforzo fisico importante.

Avendo accolto senza giudizio l’emozione, ci sarà tutto lo spazio libero per la serenità e la gioia. È proprio questo il vantaggio di accogliere le emozioni, evitando di reprimerle o nasconderle.

Abbi fiducia: dopo un momento di disperazione o di furia, potresti veramente provare una grande gioia. Ti sembrerà impossibile se non ne hai ancora fatto l’esperienza ma invece è proprio così.

Imparare dai bambini a gestire le emozioni

Recuperiamo la spontaneità e l’autenticità del bambino che è capace di piangere disperato per dieci lunghi minuti per poi scoppiare in una fragorosa risata pochi istanti dopo.

Nella mia esperienza, la gioia e la serenità provate dopo uno sfogo emotivo nascono dal fatto di aver lasciato agire l’emozione ed essersi liberati della tensione emotiva accumulata.

C’è anche un livello più profondo all’origine di questa gioia e serenità. La gioia profonda e sottile legata al fatto di aver accettato noi stessi e l’emozione, piacevole o spiacevole che sia. I nostri lati oscuri, in questo modo, diventano molto meno cupi e spaventosi proprio perché li abbiamo accolti.

Prova tu stesso. Dopo aver accettato di vivere un’emozione, specialmente una di quelle che ritieni scomode o sconvenienti, senza giudicarti, sentirai in te qualcosa di nuovo, l’apertura verso te stesso e verso gli altri. Una sensazione di amore, gioia e pace che provengono dall’interno.

Gestire le emozioni positivamente vuol dire pure accettare i lati più cupi e oscuri di noi stessi

Gestire le emozioni positivamente porta a un cambiamento

Nel tempo, man mano che si sperimenta la sensazione di pace data dall’accettare le emozioni e viverle liberamente, senza pregiudizi, costrizioni o paure, la vita diventa più leggera. Gestire le emozioni positivamente permette di essere semplicemente quello che siamo e di vivere sempre di più in pace con noi stessi e gli altri.

La spontaneità nella nostra società, è fattibile?

So già cosa stai pensando: come si fa nella nostra società a lasciar liberamente agire le emozioni? “Non posso infuriarmi con il mio capo”. “Non è possibile scoppiare a piangere durante una lezione”. “Come faccio a urlare contro lo Stato?”.

Ci sono situazioni nelle quali esprimere le nostre emozioni potrebbe essere controproducente. Per paura di “versare benzina sul fuoco”, crescendo impariamo a trattenere le emozioni.

Per ora le cose stanno così: la nostra società non vede di buon occhio la possibilità di esprimere le emozioni liberamente. Aspettando che l’umanità evolva e cambi atteggiamento nei confronti delle emozioni ti suggerisco una strategia, quella dei post-it.

La strategia dei post-it

Quando un’emozione sta arrivando e non pensi di essere nelle giuste condizioni per esprimerla liberamente scrivi mentalmente un post-it, un appunto da conservare dentro di te.

Ricordati di tornare sull’emozione in seguito, quando sarai libero di esprimerla. Le emozioni possono essere accolte anche a distanza, ripensando alle situazioni che le hanno generate. Per aiutarti a farlo puoi scrivere una lettera. Mi raccomando: usa carta e penna, al computer l’effetto non sarebbe lo stesso.

Quando esprimere le emozioni non è possibile perché non sarebbe socialmente accettato, possiamo usare alcuni espedienti per non reprimere le emozioni ma accoglierle in un secondo momento

La lettera e l’atto simbolico del fuoco

Pensa alla situazione che ha generato l’emozione che ti sei sentito costretto a trattenere e scrivi tutte le parole che ti vengono in mente.

Scrivi rivolgendoti alla persona o all’evento che pensi sia la causa scatenante dell’emozione (anche se in realtà la causa scatenante è il tuo modo di vivere la situazione). Ad esempio puoi scrivere “Signor capo non può trattarmi così! È profondamente ingiusto! Sono furioso…”. Oppure “Maledetti politici che non mettete al primo posto il benessere dei cittadini! Servirebbe così poco per far funzionare tutto al meglio!” e così via. Sviluppa tutti gli argomenti e sfoga liberamente le parole trattenute.

Non cercare di essere gentile, educato, simpatico o rispettoso, non avrebbe senso. Questa lettera non verrà mai recapitata a nessuno, non verrà letta da nessun altro a parte te. Scrivi di pancia: insulti, esagerazioni, generalizzazioni, sentenze drastiche… Tutto è permesso. Intanto che ti sfoghi verbalmente, respira, osserva e accogli anche le reazioni del tuo corpo.

Dopo aver liberato l’emozione in ogni sua parte, puoi bruciare la lettera per trasformare il suo contenuto in cenere: una sostanza leggera e fertile.

Puoi eliminare la cenere gettandola nel water oppure spargendola nella terra ai piedi di una pianta. Poiché la cenere è fertile, aiuterà la pianta a crescere. In questo modo avrai trasformato e messo di nuovo in circolo, nel ciclo della vita, ciò che era rimasto bloccato dentro di te.

La scelta di accogliere le proprie emozioni

Se ignoriamo le nostre emozioni e ci rifiutiamo di ascoltarle e prenderle in considerazione, accettiamo di essere in balia di quello che ci accade e che proviamo. Ci troviamo ad agire in modo automatico senza comprenderne le cause. Le emozioni ci gestiscono e ci sentiamo senza potere. Inoltre, perdiamo una preziosa occasione per conoscere noi stessi.

Quando invece scegliamo di essere attivi e osservare cosa accade nel momento in cui nasce un’emozione, abbiamo l’opportunità di comprendere:

  • il contesto in cui l’emozione nasce in noi, cioè i fatti oggettivi;
  • il motivo per cui nasce quest’emozione, ovvero il modo in cui interpretiamo la realtà e perché lo facciamo;
  • quale reazione o reazioni si scatenano in noi in modo automatico.

Quando osserviamo con onestà, possiamo anche valutare se quanto proviamo e le sue conseguenze sono “appropriate” alla situazione, cioè razionalmente adatte e proporzionate all’evento. Oppure se la reazione emotiva scaturita è oggettivamente sproporzionata alla situazione contingente.
Ci accorgiamo (senza giudicare o condannare) che l’emozione è sproporzionata? Possiamo interrogarci sul perché sia tanto intensa.

La qualità e l’intensità dell’emozione sono condizionate dal nostro modo di vivere la situazione e dunque dai filtri con cui interpretiamo la realtà. Questi filtri nascono dal nostro dialogo interiore, dal vissuto personale presente e passato e addirittura da quanto è accaduto ai nostri familiari risalendo alla genealogia.

Il potere di accogliere l’emozione

Accogliere l’emozione ci permette di osservare cosa accade in noi e perché. Quando provi un’emozione, puoi scegliere di lasciare che ti guidi verso altri episodi della tua vita in cui hai provato qualcosa di analogo. Potresti anche approdare in contesti diversi, in epoche diverse. Le emozioni del presente sono spesso emozioni già vissute nell’infanzia e nella vita dei nostri avi.

L’emozione può farci da guida per risalire ad altri episodi nel passato in cui ci siamo sentiti allo stesso modo

L’emozione come porta d’ingresso a un viaggio interiore

Se accetti di accogliere un’emozione che provi nel presente, farlo potrebbe ricondurti a una ferita emotiva del passato e potrebbe aiutarti a elaborarla. Sto parlando di quei traumi dolorosi che rimangono in noi e che guidano le nostre azioni senza che ce ne rendiamo conto. Potresti renderti conto che la furia che senti, il senso di svalutazione o di ingiustizia che provi, oggi, nei confronti di una persona o di una situazione, è la stessa emozione che provavi nell’infanzia di fronte a tuo padre o a tua madre.

L’emozione acuta e drammatica diventa così una preziosa alleata, il segnale di una ferita passata che si può scegliere di guarire per essere in pace con il passato e con il presente. Fare pace significa diventare più aperti e sereni rispetto alla propria vita presente e al futuro.

Allergie, perché insorgono, come superarle

Allergie, perché insorgono, come superarle

Le allergie sono un problema comune, soprattutto in primavera e in autunno, ma non solo. C’è chi allergico al polline, chi al pelo di animali, chi a uno o più elementi presenti nei cibi o negli oggetti di uso comune: pensiamo ad esempio all’allergia al nichel.

Secondo la Humanitas University nel 2019 in Italia circa 12 milioni di persone soffrivano di allergie respiratorie, come asma e riniti. E questo numero, a detta di molti esponenti della medicina convenzionale, è destinato a crescere, a causa di un mix di fattori in grado di promuovere l’insorgenza di reazioni allergiche, tra cui l’aumento delle temperature, l’inquinamento e la maggiore diffusione dei pollini nell’aria.

Ma perché una persona che è stata esposta a un allergene per anni e anni di colpo diventa allergica proprio a quell’elemento, che prima non gli aveva mai dato alcun fastidio? Come mai l’allergia si scatena nei confronti di alcune sostanze e non di altre, anche se siamo costantemente circondati da potenziali allergeni?

SE DESIDERI, PUOI ASCOLTARE LA VERSIONE AUDIO DELL’ARTICOLO 

 

Come puoi scoprire grazie al metodo della Bioconsapevolezza, anche le allergie sono messaggi dal corpo, che sta intervenendo in tuo aiuto secondo i propri mezzi.

Anche le allergie sono messaggi dal corpo che interviene in tuo aiuto

Pensiamo alle allergie da contatto. I pazienti che soffrono per eczema allergico, prurito, urticaria o dermatite vivono ancora intensamente (in modo inconsapevole) uno stress da separazione.

Allergie: la causa è un distacco doloroso

Quando insorge un’allergia, l’elemento a cui la persona è allergica, che può essere una tipologia di polline, il pelo di uno o più animali, un cibo e così via, richiama direttamente un evento traumatico legato a una separazione.

L’allergene richiama un evento traumatico legato a una separazione

Quindi, se c’è una reazione allergica ripetuta a uno specifico allergene, quello che si deve cercare è l’oggetto o il soggetto che questo allergene rappresenta, dal quale per qualche motivo la persona allergica è stata separata contro la sua volontà.

Facciamo un esempio. L’allergia al polline dei cipressi, che in Italia vengono spesso piantati in prossimità dei cimiteri, potrebbe essere legata alla morte di una persona cara che ti ha colto impreparato e che hai vissuto in modo drammatico.

Stesso allergene, tante cause di allergia

È importante non dare per scontata la causa di un sintomo o di una patologia, e questo vale anche per le allergie. Bisogna indagare nelle singole storie personali o genealogiche senza lasciarsi sviare da situazioni e problematiche già risolte. I miei esempi servono a capire quale tipo di ragionamento o indagine fare, senza fissarsi sul risultato. L’allergia ai cipressi potrebbe essere collegata alla Toscana, che un emigrante potrebbe essere stato costretto ad abbandonare. O ancora è possibile che i cipressi fossero presenti nel luogo in cui sei stato lasciato da un grande amore. E per questo ora non puoi più respirare il loro polline senza manifestare una reazione avversa.

Il corpo registra tutta una serie di dettagli dei quali non siamo consapevoli e che potrebbero ripresentarsi sotto forma di elementi allergizzanti in vario modo.

Il corpo registra tutta una serie di dettagli dei quali non siamo consapevoli

Fare la domanda giusta

Come già ho raccontato su questo blog, sai che per aiutare le persone a trovare le loro risposte individuali mi piace cercare le giuste domande. Voglio farti un altro esempio per spiegare come funziona il meccanismo delle allergie.

 Porre la giusta domanda aiuta a trovare la giusta risposta

Nel corso di un mio seminario di formazione per terapeuti, che si chiamava appunto Fare la buona domanda, una donna affetta da lunga data da allergia ai metalli ha scoperto la ragione alla radice del suo disturbo, che le provocava dermatiti ed eczemi da contatto piuttosto seri.

Maria non poteva indossare neppure per poche ore della bigiotteria senza avere una reazione avversa. Lavorando con gli alti partecipanti al laboratorio, questa donna è riuscita a capire cosa rappresentassero i metalli nella sua storia personale e a liberarsi una volta per tutte dall’allergia.

Il caso di Maria

Quando era una giovane donna Maria aveva dovuto scegliere di separarsi dal suo grande amore, perché il ragazzo aveva iniziato a fare uso di eroina. Diventato dipendente, una volta cresciuto, il suo ex innamorato è addirittura morto di overdose.

Ecco allora che i metalli rappresentano l’ago, che ha causato l’impossibilità di vivere questo grande amore.

Qualche giorno dopo aver scoperto il nesso tra ago, metalli, separazione e dermatite, Maria ha ricevuto in dono un braccialetto di bigiotteria. Pur sapendo che avrebbe avuto una reazione avversa, trattandosi di un regalo, ha voluto comunque indossarlo.

Alla fine della giornata, con suo grande stupore, non aveva avuto nessuna reazione allergica. Allora ha provato a indossare altri gioielli, che non tirava fuori dal cassetto da anni… Risultato? Nessuna reazione avversa dal corpo. La presa di coscienza della ragione alla radice dell’allergia e l’accoglienza delle emozioni represse, in questo caso sono bastati per risolvere il problema. Ed erano più di vent’anni che ne soffriva.

La consapevolezza fa la differenza

Quanto sto spiegando accade per qualunque tipo di allergia. Mi viene in mente il caso di una paziente, Gloria, che invece soffriva di una fastidiosa allergia alle piume. Se le capitava di riposare su un cuscino imbottito di piume o di usare una coperta imbottita di piume si svegliava l’indomani con rinite e raffreddore.

Indagando nel suo passato ho scoperto che, da bambina, Gloria si prendeva cura di una grande voliera con uccelli domestici e che si preoccupava di raccogliere e curare gli animali feriti che trovava in campagna e nei boschi. Quando uno degli animali soccorsi moriva, cosa che capitava spesso, o se uno dei suoi uccelli si ammalava e non riusciva a guarire, Gloria viveva uno stato di profondo sconforto e tristezza. Per lei la perdita di ogni singolo animale era un trauma.

In particolare un’estate, dopo aver affidato la cura della voliera alla sorella, tornando dalla vacanza aveva trovato la gabbia vuota. Le era stato detto che qualcuno, probabilmente, aveva pensato di aprirla di nascosto per liberare gli animali. La realtà era un’altra e dopo alcuni anni Gloria l’aveva scoperta: gli uccelli erano tutti morti. Quando la parte adulta di Gloria ha potuto accogliere il lutto della bambina e dare libero sfogo al dolore di questa separazione l’allergia è regredita spontaneamente.

A volte l’allergia a un animale può essere collegata non tanto alla separazione dall’animale in sé ma alla separazione da una persona cara che aveva quell’animale, come un nonno o un genitore. In tutti questi casi è importante elaborare il lutto e lasciare sfogare il dolore per superare le allergie.

Indagare nel passato, individuare l’evento traumatico legato alla separazione e darsi modo di elaborarlo può curare le allergie

Anche le allergie aspecifiche possono essere risolte

Quando non si sa esattamente a cosa si è allergici come si può procedere? Se ad esempio i sintomi di allergia si presentano in uno specifico momento dell’anno, come in primavera o in autunno, si può andare alla ricerca, nel proprio passato, di un evento traumatico legato a una separazione avvenuto in quella stagione.

Le allergie hanno a che fare con un episodio di forte stress da separazione

Le allergie hanno a che fare con un episodio di forte stress da separazione e la separazione può riguardare non solo persone o animali, ma anche luoghi e oggetti.

Quando si è allergici il trauma della separazione è ancora attivo, cioè fa ancora soffrire, perché il dolore non è stato del tutto elaborato. Se non si riesce a risalire alla causa dell’allergia è possibile che si debba indagare più in profondità, nel passato genealogico della persona allergica. Oppure è possibile che la persona non ricordi l’evento traumatico legato all’insorgenza dell’allergia. In questo caso può venirci in soccorso la Biokinesiologia.

Mangiare troppo: emozioni represse e abbuffate

Mangiare troppo: emozioni represse e abbuffate

Perché il fatto di mangiare troppo, abbuffandosi indipendentemente dallo stimolo della fame, è legato al vissuto emozionale? Il cibo, nella società contemporanea e nei Paesi più ricchi, dove ce n’è in abbondanza, è diventato per molti uno strumento di gestione dei momenti di crisi. C’è quindi chi lo usa come anestetico nei confronti delle emozioni negative.

SE DESIDERI, ASCOLTA LA VERSIONE AUDIO DELL’ARTICOLO 

 

Quando si fa fatica a gestire le proprie emozioni è facile cadere in un circolo vizioso… Poiché si provano sentimenti e sensazioni che non si vorrebbero vivere, ci si abbuffa di cibi consolatori, spesso ipercalorici.

È capitato anche a te? Se sei condizionato dalla cultura delle diete, in modo palese o più subdolo, mangiare troppo ti fa sentire in colpa. Da queste scorpacciate ne esci portando dentro un senso di disagio, svalutazione e vergogna. Questi giudizi negativi su te stesso e queste emozioni sono a loro volta difficili da elaborare e sei spinto nuovamente a rifugiarti nel cibo. E così via.

Quando provi sentimenti e sensazioni che non vuoi vivere, ti abbuffi di cibi consolatori

Un cortocircuito che parte dall’infanzia

C’è chi ha talmente paura delle proprie emozioni da temere di esserne schiacciato o addirittura ucciso. La paura di essere travolto da un’onda emotiva, ti fa scappare lontano da quello che provi.

A molti sarà capitato, soprattutto nell’infanzia, di seppellire le proprie emozioni a causa dell’educazione impartita dai genitori e dalla società. “Non piangere non è successo nulla”, “non fare così, è tutto a posto”, “perché sei triste se ti ho dato quello che volevi?”, sei molto cattivo!”. Quanti di noi si sono sentiti ripetere più e più volte queste frasi? Un bambino non ha la capacità di mettere in discussione i propri eroi (le figure genitoriali, gli insegnanti), di conseguenza mette in dubbio se stesso.

Le emozioni riportano la nostra attenzione sul corpo e su quello che sentiamo. Quando siamo bambini siamo delle vere e proprie spugne emotive. Abbiamo delle antenne speciali che captano tutto quanto ci circonda: emozioni, vibrazioni, tensioni… Da adulti questa capacità risulta più o meno repressa a seconda dell’individuo. Tornare a sentire, a prestare attenzione al corpo e alle emozioni, può farti molta paura perché da piccolo, quando eri in grado di farlo, hai provato dolore. La mancanza della mamma, la paura delle ombre notturne, le tensioni tra gli adulti che ti circondavano, l’incoerenza spiazzante tra linguaggio verbale e non verbale e così via.

Tornare a sentire, a prestare attenzione al corpo e alle emozioni, può fare molta paura

Da spugna emotiva a dittatore

Nel processo di continua negazione delle proprie emozioni che si innesca durante la crescita e il raggiungimento dell’età adulta, molti diventano dei dittatori impietosi e giudicano se stessi senza tregua.

Nel mio lavoro mi capita spesso di conoscere persone che si rivolgono a se stesse in modi che non userebbero neppure con il loro peggior nemico, scegliendo parole e toni offensivi, pieni di disprezzo.

Tristezza ma anche rabbia

Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, mangiare troppo non è un meccanismo usato solo da coloro che si sentono tristi o inadeguati. Anche chi prova altre emozioni può rifugiarsi nel cibo.

Se la tua rabbia, per esempio, ti fa paura, se temi di danneggiare qualcuno altro o anche te stesso nel momento in cui la lasci sfogare, è possibile che tu abbia trovato dei modi alternativi per placarla. Hai scoperto, consapevolmente o meno, che non potendo mordere l’individuo con cui sei in conflitto, addentare del cibo ti dà sollievo. D’altra parte, fare il pieno di cibo fa sentire intorpiditi. La belva che c’è in te si calma, temporaneamente. Il leone affamato è più pericoloso di quello con la pancia piena.

Mangiare aiuta a ritrovare il proprio centro

Quando ci si abbuffa, oltre a tentare di scappare dalle proprie emozioni, spesso si cerca un altro beneficio importante. Mangiare, poiché fa lavorare lo stomaco, che occupa anatomicamente una posizione centrale nel corpo, ti aiuta a ritrovare il tuo centro. Grazie alla medicina cinese sappiamo che lo stomaco, insieme alla milza, è legato all’elemento Terra, che rappresenta il centro. Mangiare può aiutare a riconnettersi alla Terra.

Ogni volta che sei destabilizzato, potresti essere tentato di mangiare per recuperare nuovamente una centralità. Non è sbagliato di per sé, anzi è funzionale. Il problema è farlo in modo compulsivo, senza controllo e senza consapevolezza, come se fosse l’unica soluzione possibile.

Il sapore dolce (sto parlando dei carboidrati, come pane, focaccia, brioche, pasta eccetera, che hanno questo sapore) da un punto di vista energetico nutre milza e stomaco. Come abbiamo sottolineato questi organi sono legati all’elemento Terra, che rappresenta il centro. La tua attrazione per i carboidrati, può essere la conseguenza del bisogno di radicarsi. Ecco che ancora una volta diventa evidente che è meglio evitare di rendere tabù alcuni alimenti. I carboidrati non sono il tuo nemico, come spesso capita di pensare a chi segue delle diete.

Lo stomaco, insieme alla milza, è legato all’elemento Terra, che rappresenta il centro

Trovare un’alternativa

Quando mangiare troppo ti fa stare male (ti senti gonfio, appesantito, poco reattivo, in sovrappeso) ti suggerisco di cercare altri modi, oltre al cibo, per ritrovare il tuo centro. Puoi sperimentarne diversi e utilizzarli a seconda del momento che vivi e del tuo specifico bisogno. Puoi sfogare l’emozione che ti ha destabilizzato, oppure regalarti un momento di rilassamento (trovi degli audio gratuiti a disposizione sul mio sito alla pagina risorse).

Oppure ancora, ad esempio, puoi fare venti respiri profondi in silenzio e a occhi chiusi. Immagina di avere delle radici che scendono dalle tue gambe verso il centro della Terra, mentre il tuo corpo e la tua testa si espandono dritti verso il cielo.

Anche una camminata a passo veloce può aiutare, così come qualche minuto di meditazione vera propria.

Ci sono vari modi per ritrovare il tuo centro, indipendentemente dal cibo

Il cibo è portatore di emozioni piacevoli

Oltre a scappare dalle emozioni negative, è possibile che nel cibo tu sia portato a cercare delle emozioni piacevoli.

Ti propongo ora un esercizio. Quale è l’alimento che per te è irresistibile? Questo è il tema di uno dei miei Laboratori sul peso forma. Ho anche dedicato a questo argomento un capitolo del mio libro per dimagrire senza diete. Quando hai individuato l’alimento, prova a chiederti: questo cibo cosa suscita in me? Per molti è legato a una sensazione di benessere, ricordi spensierati, momenti di festa, di condivisione, di vacanza eccetera. Ti faccio degli esempi.

  • I dolci e la panna montata riportano Anna ai festeggiamenti in famiglia, quando era piccola e i suoi genitori, nonni e zii erano ancora vivi. Oggi non ci sono più.
  • Pane, pizza e focaccia ricordano a Maurizio la cucina e il calore della mamma.
  • Il cioccolato al latte con le nocciole riconnette Paola alle vacanze estive dalla nonna. Le fa ricordare momenti spensierati, passati in mezzo alla natura insieme agli amici del paesino di montagna.
  • Linda non può fare a meno dell’aperitivo a fine giornata. Richiama in lei il ricordo di suo padre, che aveva appunto l’abitudine di prendere un aperitivo dopo il lavoro. Questo gesto per Linda è un atto di vicinanza a suo padre.

Quando avrai compreso perché quel cibo è così importante e prezioso per te, prova a chiederti come puoi connetterti a quell’emozione senza dover ricorrere per forza al cibo. Scrivi su un foglio almeno tre azioni mirate che ti possano aiutare a farlo.

Puoi riconnetterti a sensazioni ed emozioni positive senza chiedere aiuto al cibo

Come uscire dal circolo vizioso delle abbuffate

Per smettere di mangiare troppo in modo compulsivo, devi imparare ad accogliere le tue emozioni. Prova a dare nuovamente spazio al tuo bambino interiore e alle tue sensazioni. Parla a te stesso e agisci con l’obiettivo di diventare il tuo migliore amico (o amica). L’adulto che c’è in te ha la capacità di essere amorevole, affidabile, comprensibile e paziente con il bambino interiore che urla il suo bisogno di essere accolto, rassicurato, e amato in modo incondizionato.

Al posto di giudicare prova ad ascoltare e rassicurare il bambino che c’è in te. Grazie a questa riconciliazione potrai fare pace con emozioni e sensazioni.

Al posto di giudicare prova ad ascoltare e rassicurare il bambino che c’è in te

A livello simbolico, non esistono né tempo né spazio. Tutto accade nel qui e ora. Se l’adulto che sei oggi prende per mano il bambino che sei stato, si crea uno spazio nuovo. Potete fare grandi cose insieme e operare importanti guarigioni. Potete vivere il bello delle emozioni, delle sensazioni legate al corpo, al piacere, al qui e ora, grazie alla presenza del bambino. E al contempo potete contare su conoscenza, sicurezza in se stessi e senso di responsabilità propri dell’adulto.

Per smettere di mangiare troppo, oltre a riconnetterti con il tuo bambino interiore è importante riconciliarti con le emozioni.

Ri-addomesticarsi alle emozioni

Di solito, quando si presenta un’emozione, automaticamente smettiamo di respirare. Invece la prima cosa da fare è respirare profondamente. Chi ha partorito può pensare a quello che ha imparato durante il corso pre-parto per affrontare le contrazioni uterine. Queste contrazioni iniziano piano, poi crescono di intensità fino ad arrivare a un picco di dolore e infine si affievoliscono. L’onda emotiva si comporta alla stessa maniera.

Quando senti che un’emozione sta per arrivare a travolgerti, respira e osserva. Ascolta cosa accade nel tuo corpo quando l’emozione lo attraversa, con la fiducia che passerà anche questa sensazione, apparentemente soverchiante. Se hai vissuto situazioni molto difficili e senti che le emozioni potrebbero scatenare in te il panico, chiedi aiuto a un professionista esperto.

 Quando senti che un’emozione sta per arrivare a travolgerti, respira e osserva

Ascoltare e comprendere le emozioni

Le emozioni sono anche dei messaggi. Hanno una ragione di essere. Possono essere risvegliate da un evento, da una persona, ma anche da un luogo, da un piccolo dettaglio che mette il dito nella piaga, provocando una reazione emotiva sproporzionata alla situazione effettiva che stai vivendo. Facciamo un esempio per chiarire.

Nel corso di un laboratorio una dei partecipanti, che chiameremo Bruna, ci ha raccontato delle sue abbuffate, che stranamente avvenivano dopo il pasto. Mangiava anche in abbondanza, fino a sazietà, durante il pranzo. Dopo un sonnellino di mezz’ora, si svegliava, parole sue, con la sensazione di sentirsi mancare la terra sotto i piedi. Questa sensazione la spingeva a precipitarsi a divorare un dolce. Per prima cosa ho verificato che non si trattasse di ipoglicemia, e indagando ancora ho scoperto che l’orario del pranzo e la tipologia di cibo assunta non influenzavano tanto il fenomeno, che si ripeteva inevitabilmente alle due del pomeriggio. Da circa due anni.

Indagare sul vissuto emotivo

Insieme a Bruna ricostruiamo cosa è accaduto due anni prima. Seguendo il mio modo consueto di ragionare e il mio metodo, quello della Bioconsapevolezza, ho cercato di scoprire cosa è successo che le ha fatto mancare la terra sotto i piedi. Individuiamo quindi il responsabile: una diagnosi di cancro, che l’aveva lasciata del tutto spiazzata. Parlando scopriamo che aveva ritirato il referto in ospedale proprio alle due del pomeriggio. E da quel momento il suo mondo era crollato.

Per Bruna lo choc della diagnosi si era come cristallizzato. Allo scoccare delle due la voragine emotiva riaffiorava. Non sapendo cosa fare di questa emozione inaspettata e incomprensibile, Bruna cercava rifugio nel cibo. Senza saperlo, cercava di ritrovare un suo centro.

Questa partecipante aveva già attraversato tutto l’iter di cure per il suo cancro. Ed era stata sostenuta psicologicamente durante il percorso. Il momento della diagnosi, però, non era stato rivisitato. Al contrario era stato come “risucchiato” dall’inconscio.

Mangiare troppo dopo pranzo era solo la punta dell’iceberg. Il sintomo dell’abbuffata ha richiamato l’attenzione sul trauma della diagnosi e Bruna ha potuto finalmente rielaborarlo e guarire.

Mangiare troppo può essere solo la punta dell’iceberg

Come accade per ogni sintomo, una volta consegnato il messaggio ed elaborato il trauma, l’abbuffata può sparire così come è apparsa. Da un giorno all’altro.

Strumenti concreti per smettere di mangiare troppo

Scrivi liberamente su un quaderno, da usare come una sorta di diario. Lascia che a esprimersi sia la tua “pancia”: senza censura, con curiosità e accoglienza benevola nei confronti di qualsiasi sensazione. Il tuo vaso, forse troppo pieno, deve poter traboccare in un luogo sicuro. Oltre a sfogarsi, l’obiettivo del quaderno è prendere coscienza di cosa c’è dietro l’agitazione che ti spinge a mangiare troppo.

Dai a te stesso l’opportunità di sfogare la frustrazione e la rabbia fisicamente. Picchia un cuscino, vai a correre, taglia la legna eccetera.

Potrebbe sembrarti strano ma anche l’urlo muto è di grande aiuto. Con i pugni chiusi apri la bocca e immagina di urlare, senza emettere alcun suono. Perché muto? Il rumore dell’urlo potrebbe alimentare il panico, riportando alla memoria momenti di pericolo. Ho provato sulla mia pelle e so che funziona, invito anche te a fare questa esperienza.

Ridare al cibo la sua giusta importanza

Quando avrai fatto pace con le tue emozioni e saprai accoglierle senza negarle, non avrai più bisogno di un anestetico. Saprai comprendere i tuoi veri bisogni e le abbuffate inspiegabili smetteranno di manifestarsi. Potrai ritrovare il piacere di nutrirti di buon cibo in tutta serenità e naturalezza. Ne trarrai allora l’energia giusta per percorrere la via della leggerezza, dentro e fuori.

Se il sovrappeso per te è un problema e vuoi sperimentare una strada diversa per ritrovare il tuo peso forma, senza diete, leggi il mio libro.

Come esprimere le emozioni per mantenersi in salute

Come esprimere le emozioni per mantenersi in salute

Esprimere le emozioni migliora lo stato di salute. Le emozioni sono come onde. A seconda di come le viviamo, possono ingrossarsi per poi sparire oppure travolgere e distruggere. In fondo si usa dire essere sull’onda delle emozioni… Molti di noi danno per scontato che le emozioni facciano parte della nostra vita. Ma pochi sono consapevoli del fatto che, se represse, le emozioni possono causare una risposta d’emergenza da parte del nostro corpo: la malattia.

SE PREFERISCI, ASCOLTA LA VERSIONE AUDIO DELL’ARTICOLO

 

Scopri quali sono e cosa fanno le tue emozioni primarie quando represse. E soprattutto come esprimere le emozioni promuovendo la tua salute e il tuo benessere. Compirai un passo importante per conoscere te stesso.

Le emozioni primarie sono tutte necessarie

Esistono sei emozioni primarie: la rabbia, la gioia, il disgusto, la tristezza, la paura e la sorpresa. Tutte hanno uno scopo biologico e sono vitali, ovvero necessarie.
A causa della cultura nella quale siamo cresciuti, che spesso ci condiziona senza che ne siamo consapevoli, abbiamo la tendenza a classificare le emozioni in adeguate e inadeguate. Ad esempio la gioia si può esprimere, ma senza esagerare. La rabbia e la paura invece sono considerate poco dignitose e per questo abbiamo la tentazione di trattenerle e nasconderle. Alcune persone pensano addirittura che esprimere emozioni forti provochi malattie.
Al contrario! Grazie alla mia esperienza personale e professionale oggi posso affermare che sono le emozioni represse, quelle che non esprimiamo, a promuovere l’insorgenza di malattie

Abbiamo la tendenza a classificare le emozionin adeguate e inadeguate quando invece le sei emozioni primarie sono vitali e necessarie

Perché abbiamo la tendenza a non esprimere le emozioni?

Non è solo “colpa” del nostro retaggio culturale. L’emozione, ti ho già accennato, è come un’onda, ma a volte può sembrare un vero e proprio tsunami! Accoglierla e lasciarsi attraversare sembra troppo rischioso, sia per noi sia per le persone attorno a noi.
Come ogni onda, l’emozione, quando accolta, ha il suo culmine e poi decresce. Non perché l’abbiamo soffocata ma perché le abbiamo dato l’opportunità di sfogarsi. Quanto più ti concedi di esprimere le emozioni, tanto più diventano lievi fino a esaurirsi. Questo ti permette di riacquisire uno stato fisico e mentale di calma reale.

Se ti dai l’opportunità di esprimere le emozioni ritroverai uno stato fisico e mentale di calma reale

Quando invece l’emozione viene repressa, la tensione che la repressione provoca viene confinata e accumulata. Questo influenzerà il tuo modo di reagire a tutte quelle situazioni che suscitano emozioni simili. La tensione repressa si risveglierà provocando reazioni esagerate, anche di fronte a fatti obiettivamente poco rilevanti.
Liberarti dalle emozioni passate che hai accumulato ti permetterà di recuperare una serenità di base concreta, che sarà di tanto in tanto attraversata e scossa da altre emozioni, di un’intensità coerente con quello che vivrai davvero.

La tensione repressa ti farà reagire in modo esagerato di fronte a fatti di poco conto

Cosa accade quando soffochi un’emozione?

Immagina una pentola a pressione, sei tu. Dentro la pentola c’è l’acqua, che rappresenta l’emozione. Coperchio e valvola di sfogo sono ermeticamente chiusi. Accendiamo il fuoco sotto la pentola: è l’evento (o la situazione disturbante), poi lasciamo passare del tempo. Come ben sai, la pressione interna alla pentola progressivamente si alza. Se nessuno interviene  lo scoppio è inevitabile.
Per scongiurarlo bisogna spegnere il fuoco sotto la pentola, cioè risolvere la situazione disturbante. Facile da dire, non sempre da fare.

A volte, nonostante si abbia una consapevolezza molto chiara del problema, non troviamo azioni efficaci per risolverlo.
Per fortuna c’è un’altra cosa che puoi fare allo scopo di evitare che tutto scoppi. Aprire la valvola di sfogo e svuotare la pressione accumulata.
Esprimere le emozioni liberamente è uno strumento potente per diminuire la pressione interna e l’intensità del tuo stress. Naturalmente non si tratta di una soluzione definitiva, ma solo preventiva. Eviti lo scoppio ma il fuoco rimane acceso sotto la pentola.
Una volta abbassata la pressione e rilasciato lo stress, la tua mente sarà più serena e avrai le idee più chiare. Questo nuovo stato emotivo ti permetterà, molto spesso, di scoprire soluzioni alle quali non avevi pensato. Avvicinandoti così alla risoluzione del problema e riuscendo anche a spegnere il fuoco sotto la pentola!

A volte non puoi affrontare e risolvere la situazione che ti provoca un’emozione forte. Ma puoi sempre esprimere le emozioni per sfogarle ed evitare che la tensione si accumuli

Buone abitudini per promuovere e mantenere la tua salute

Se la tensione accumulata supera una certa soglia, il corpo “prende in carico” la risoluzione della situazione disturbante. Sviluppando una serie di sintomi che vengono definiti malattia.
Saper accogliere e vivere in piena libertà le proprie emozioni diventa un sistema di prevenzione importante che ti aiuta a mantenere un buono stato di salute.

Quando ti capita di vivere delle emozioni forti e destabilizzanti, ti suggerisco di compiere una serie di semplici azioni.

  • Dai un nome all’emozione che stai vivendo
  • Visualizza l’emozione come un’onda, accoglila e lasciati attraversare
  • Parlane con amici o famigliari, piuttosto che con un terapeuta

Se ti dovesse sembrare impossibile condividere con una persona il tuo mondo interiore, l’alternativa è scrivere. L’obiettivo è quello di esprimere le emozioni sulla carta. Tira fuori tutto senza cercare di minimizzare, ordinare o rendere sensato quello che la mano, prolungamento della nostra pancia emotiva, sta scrivendo.

Se fai fatica a esprimere le emozioni parlandone con amici e famigliari scrivile di getto su un foglio

Non ti serve affatto sapere in anticipo quello che vuoi esprimere. Scrivere liberamente, in “modalità sfogo”, permette spesso di scoprire davvero ciò che si ha dentro.
Per completare l’effetto di liberazione ti consiglio di bruciare i fogli scritti, così da trasformare simbolicamente le tensioni pesanti e autodistruttive in ceneri, leggere e fertili. Le ceneri poi possono essere sparse ai piedi di una pianta per reintrodurle nel ciclo della vita.

Puoi aiutare anche gli altri a promuovere benessere e salute

Un modo per aiutare le persone intorno a te, anche se non sei un professionista sanitario né un terapeuta, è quello di sviluppare la capacità di ascoltare gli altri senza giudicarli. Prova ad accogliere qualunque confidenza senza esprimere un’opinione tua o cercare di trovare una soluzione.
Per farlo bene occorre dimenticare quello che ci è stato inculcato riguardo al concetto di “Bene” e “Male”. L’importante è semplicemente esserci, per permettere agli altri di esprimere quello che, a volte, ciascuno fatica ad accettare del proprio mondo interiore.
Diventare consapevoli che l’aiuto proviene proprio dall’esistenza di questo spazio ampio, privo di giudizi o aspettative, consente di esserci senza fare nulla. E questo è il più bel regalo che puoi fare alle persone. Liberati dalla convinzione di dover salvare gli altri. Così salverai te stesso da una missione impossibile. Tutti noi possiamo invece allenarci a esprimere le emozioni liberamente.