Come gestire le liti tra due persone amate

Come gestire le liti tra due persone amate

Come gestire le liti tra due persone che amiamo? Cosa possiamo fare quando ci troviamo coinvolti nei litigi? Talvolta veniamo direttamente chiamati in causa, perché uno dei due litiganti ci chiede di esprimere la nostra opinione. In altre occasioni, siamo semplici spettatori di liti più o meno accese che si svolgono davanti ai nostri occhi, mettendoci in difficoltà.

Di fronte alle liti tra persone a cui vuoi bene, che siano amici, parenti, magari direttamente i tuoi figli, forse ti sarai sentito frustrato e impotente. Anche se ogni situazione ha le sue peculiarità e va sempre analizzata nella sua unicità, vorrei condividere con te sei consigli pratici che possono aiutarti ad affrontare le liti tra due persone che ami.

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Il mio obiettivo è offrirti delle basi che possano sostenerti quando non sai come gestire le liti tra persone amate e la situazione ti provoca dolore o ti lascia spiazzato.

Puoi mettere in pratica questi consigli quando sei coinvolto nelle liti altrui e questo ti fa soffrire

1-Resta al tuo posto

Qualunque relazione tra due individui è come una sciarpa. Le persone che hanno una responsabilità verso la qualità della relazione, sono solo le due direttamente coinvolte nel rapporto, cioè quelle che (metaforicamente) tengono in mano una delle estremità della sciarpa. Facciamo un esempio. Due amici cari si stanno separando. Immagina la loro relazione come una sciarpa: Mario tiene in mano una estremità, Maria l’altra. Tu non hai alcuna responsabilità di come vanno le cose tra loro: infatti non hai in mano nessuno dei due lembi. Il mio consiglio è quello di non interferire. Neppure per fare da arbitro.

Non lasciarti coinvolgere nelle liti altrui: non hai responsabilità rispetto alle relazioni tra altre persone

Intervenire nelle relazioni altrui può essere dannoso

Nella mia professione mi è spesso capitato di incontrare mamme che hanno la tendenza a intervenire nella relazione del padre con i figli. Come se la volessero in qualche modo regolamentare o governare. Perché? Nella mia esperienza, all’origine di questa tendenza, c’è spesso un “ideale” di relazione padre-figlio. Questo ideale è stato vissuto come tale o è stato “tradito” durante l’infanzia.

Una delle motivazioni inconsce di questa tendenza a controllare e manipolare la relazione tra il marito e i figli è abbastanza semplice. Queste donne vogliono plasmare la realtà in modo conforme al loro ideale, per regalare ai propri figli la possibilità di vivere un rapporto uguale o migliore di quello che loro hanno sperimentato.

La proiezione di un bisogno personale crea un’aspettativa sulla relazione padre/figlio, spesso disturbando il naturale sviluppo di un rapporto unico e in divenire. Se ti riconosci in questo caso, ti suggerisco di lavorare sul tuo vissuto e sulla relazione che hai avuto con tuo padre.

Intervenire nelle relazioni di cui non fai parte può creare un disturbo nei rapporti che vorresti salvaguardare

2-Nutri la TUA relazione con entrambi i litiganti

Quando due amici si separano, oppure i tuoi genitori o i tuoi fratelli non vanno più d’accordo tra loro, tu puoi continuare a coltivare relazioni appaganti con entrambi. Anzi te lo consiglio: cura le relazioni che hai con loro se ci tieni.

Torniamo al nostro esempio che vede protagonista te e i tuoi amici, Mario e Maria. Ti ricordo che Mario e Maria potrebbero anche essere i tuoi figli, i tuoi fratelli, i tuoi genitori: non importa.

Abbiamo già sottolineato che non hai alcuna responsabilità o potere nella relazione tra Mario e Maria. Invece hai la tua dose di responsabilità sia nella relazione tra te e Mario sia in quella tra te e Maria.

Se guardiamo alla triade Te – Maria – Mario ci sono tre relazioni in gioco, cioè tre sciarpe. Si crea quindi un triangolo.

Triade sciarpa relazionale Sophie Ott

Come vedi, è la sciarpa tra Mario e Maria a essere malandata in questo momento. Quella tra Te e Mario e l’altra che unisce Te e Maria non solo sono entità diverse e autonome ma non c’entrano niente nel conflitto che vede contrapposti Maria e Mario.

Se vuoi bene a queste due persone niente ti impedisce di mantenere una relazione sana e appagante con entrambe, individualmente. Puoi esprimere loro il tuo affetto e il tuo dispiacere per quello che accade alla loro relazione. Non sei obbligato a prendere le parti di uno e rinunciare all’altro. Puoi accogliere ognuno con le sue istanze e la sua rabbia o le sue preoccupazioni, anche se tra loro non si parlano.

Non sei obbligato a prendere le parti di nessuno, gestire le liti significa preservare le tue relazioni con i due litiganti

3-Non pensare di capire o avere soluzioni

Ciascuno dei due litiganti ti racconterà la sua versione dei fatti, che non sarà mai completa e obiettiva. Per questo è bene che tu sappia che non puoi sapere cosa è realmente accaduto. Comprendere le situazioni quando ne siamo i diretti protagonisti è già di per sé complicato, farlo quando siamo solo spettatori è una missione impossibile!

Gestire le liti significa anche diventare consapevoli del fatto che l’ultimo litigio ha molto probabilmente radici profonde, di cui gli stessi litiganti forse non sono consapevoli. Ognuno dei due, negli anni, avrà messo più di un dito nelle piaghe dell’altro. Succede spesso quando si è intimi.

La lite di cui sei testimone molto probabilmente ha radici profonde

L’importanza del mantenimento del proprio ruolo

Vorrei farti un altro esempio. Quando i tuoi genitori litigano ti sarà capitato di parteggiare per l’uno o per l’altra. Magari ti sembrava chiaro di chi fosse “la colpa”. Ti invito invece a restare al tuo posto, che è quello di figlio.

Il metodo delle Costellazioni Famigliari ci insegna che stare al proprio posto e rispettare i ruoli familiari è molto importante. Nei confronti dei tuoi genitori tu sei “il cucciolo”, “il piccolo”. Non puoi quindi ergerti a giudice di una situazione che vede contrapposti tuo padre e tua madre, che sono “i grandi”. Questo indipendentemente dalla tua età attuale. Sprecheresti solo tempo ed energia impegnandoti in una missione impossibile nella quale sei fuori posto.

4-Non prendere le parti di nessuno

Quando in una relazione c’è tensione, spesso si tende a cercare di individuare una vittima e un carnefice. Generalmente, dopo averlo fatto, si prendono le parti della vittima. Ogni rapporto però è sempre più complesso e non può essere ridotto a questa semplice dualità. In una relazione ognuna delle due persone coinvolte ha il 50 % della responsabilità. Ciascuno è responsabile di quello che dice, fa e sente.

Spesso trattiamo una delle due parti in gioco come una vittima perché la amiamo e vediamo che soffre. Ma non ci accorgiamo che così facendo la svalutiamo. Dimentichiamo il fatto che ha la sua parte di responsabilità e dunque di potere, per trasformare la relazione conflittuale e cambiare le cose.

Ogni relazione è più complessa del rapporto tra vittima e carnefice

Il tuo obiettivo non è risolvere le liti

Ti starai chiedendo se questi consigli possono aiutarti a gestire le liti nel senso di risolverle… La risposta è no. Non hai potere nella risoluzione delle liti altrui, ma solo in quelle in cui tu sei uno dei due soggetti direttamente coinvolti. Se la situazione ti sconvolge, non è sulla relazione dei due litiganti che c’è da intervenire ma sulla radice del tuo sconvolgimento. Questo disaccordo va sicuramente a mettere il dito in una tua piaga. Questa può essere l’opportunità per rivisitarla e guarirla.

Se sei un genitore che vorrebbe appianare le discussioni tra i propri figli, indipendentemente dalla loro età, puoi fare qualcosa per chiarire la situazione. E ancora una volta questo qualcosa ha a che fare con il compito di stare al tuo posto.

Quando si tratta di liti altrui, è una delle rare situazioni in cui si può tentare di intervenire… Poiché tu hai il ruolo di “grande” rispetto ai tuoi figli, potresti aiutarli verificando e se necessario riequilibrando la tua posizione nei loro confronti, ad esempio attraverso un incontro di Costellazioni familiari. Le liti tra fratelli che si prolungano nell’età adulta sono spesso dovute alla gelosia provata nei confronti dei genitori.

5-Ricorda che la qualità della relazione non dipende dai sentimenti

Le persone che ami e che sono in lite tra loro non sono in disaccordo perché non si vogliono bene. Liti frequenti non sono un indice della mancanza di amore. Quando ti chiedi come gestire le liti tra le persone è importante ricordare questo aspetto.

Liti frequenti non sono un indice della mancanza di amore

A volte non sopportiamo di vedere litigare due persone che amiamo e vogliamo risolvere la situazione al più presto. Se sei mosso da questo desiderio, fai un passo per riconoscere che è un bisogno tuo e non necessariamente un bisogno dei due litiganti.

A volte desiderare a tutti i costi che due persone vadano d’accordo non lascia spazio al confronto e allo sviluppo di una relazione autentica tra i due.

Quello che puoi fare è dare spazio alla lite. Lasciare la responsabilità ad ognuno di gestire la propria estremità della sciarpa e guardare le persone che ami con accettazione e fiducia piuttosto che con preoccupazione. Fiducia che ce la possono fare, possono trovare soluzioni adatte ai loro problemi.

A volte desiderare a tutti i costi che due persone vadano d’accordo non lascia spazio al confronto

6-Poni dei limiti quando necessario

Litigare non vuol dire mancarsi di rispetto. In alcuni contesti però il conflitto assume dimensioni e modalità eccessive. Quando il rispetto viene meno come puoi gestire le liti altrui in modo sano?

Se uno o entrambi i protagonisti della relazione si confidano con te criticando o insultando l’altro e tu vuoi bene a tutti e due, dì loro che non vuoi più ascoltare discorsi nei quali uno denigra, insulta o incolpa pesantemente l’altro. Ti invito a farlo a maggior ragione se le persone in questione sono i tuoi genitori. Tu sei per loro un figlio, non un amico o un confidente, né un salvatore. Togliti di mezzo.

In ogni altra situazione, ti consiglio di prendere posizione ricordando ai protagonisti della lite qual è il tuo ruolo. Spiega chiaramente che non vuoi fare l’errore di intrometterti nella loro relazione. Puoi argomentare quanto dici sfruttando la metafora della sciarpa relazionale. Inoltre, puoi dire apertamente che essere testimone di tutta questa negatività ti dispiace, non vuoi essere una discarica per gli insulti rivolti dall’uno verso l’altro.

Puoi chiedere a ognuno di parlare di sé e basta. Ti interessa sentir parlare della persona con cui sei in quel momento, punto e stop. Esternazioni come “ha tradito la mia fiducia!” “è un incapace!” eccetera si potranno trasformare in “io mi sento tradito”, “sono triste che abbia fatto quello che ha fatto”. E così via.

Ti ricordo che comunicare è una competenza che si impara col tempo. Se i protagonisti per i quali ti chiedi come gestire le liti sono aperti all’apprendimento, ti suggerisco di condividere con loro qualche fonte di informazione relativa alla trasformazione dei conflitti e alla creazione di relazioni appaganti.

Come respirare meglio per migliorare salute e benessere

Come respirare meglio per migliorare salute e benessere

Respirare meglio può aiutare concretamente a stare bene. Quante persone lamentano una sensazione di malessere diffuso, mal di testa, stanchezza, problemi di memoria e disturbi del sonno?

La mia posizione può sembrare semplicistica ma la prima cosa da fare quando non stai bene è verificare come respiri. Prima di farti prendere dall’ansia, correre a fare accertamenti alla ricerca di patologie nascoste, assumere farmaci costosi e potenzialmente responsabili di effetti collaterali, ti consiglio di migliorare la tua capacità respiratoria.

Come si può respirare meglio per migliorare salute e benessere? È importante innanzitutto respirare consapevolmente.

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La respirazione è il primo bisogno vitale

Coloro che si allenano per anni all’apnea, allo scopo di potenziare la quantità di aria che i polmoni sono in grado di incamerare, dopo tanto esercizio non riescono comunque a rimanere per più di 10 minuti senza respirare.

Respirare è così indispensabile che la Natura ha avuto la buona idea di rendere la funziona respiratoria automatica e autonoma. Non hai bisogno di pensarci.

Da un lato, questo è un bene, perché sarebbe davvero complicato stare attenti a respirare dodici volte in un minuto! L’automatismo della respirazione ci mantiene vivi.

Dall’altro, poiché respirare è qualcosa che viene naturale, spesso non si fa nulla per respirare meglio e ci si dimentica di quanto questa attività sia importante.

Spesso ci si dimentica di quanto respirare sia importante

Respirare meglio, in modo efficace, significa fare del bene ad ogni singola cellula del proprio corpo. L’ossigeno porta nutrimento ed energia alle cellule e allo stesso tempo respirare favorisce l’eliminazione delle tossine.

Respirare meglio significa prima di tutto prendersi il tempo di respirare, consapevoli di quello che ogni respiro fa per il corpo.

Abbiamo ossigeno in abbondanza

Respirare è cosi importante che la Natura mette a disposizione di tutti aria in quantità. È un meccanismo molto democratico: fatta eccezione per alcune persone che soffrono di patologie polmonari, muscolari o nervose, la respirazione e l’aria sono accessibili a tutti, gratuitamente. Si può respirare ovunque, in qualunque momento, in qualunque condizione. Nel centro di una città super tecnologica come in mezzo al deserto.

Certo, gli esseri umani hanno inquinato e stanno continuando a inquinare l’aria, ma questa è una storia diversa (che andrebbe comunque presa in considerazione in modo serio).

Come respirare meglio: le basi

Meglio respirare dal naso, perché il naso filtra e umidifica l’aria. La bocca permette di fare arrivare più ossigeno ai polmoni quando cresce il bisogno di ossigenazione (come ad esempio durante l’attività fisica intensa), ma non può svolgere le funzioni di filtro e umidificatore. Quando respiriamo con la bocca, ci troviamo ben presto con le fauci asciutte: una sensazione piuttosto spiacevole. Il naso filtra polvere, pollini, inquinanti vari, funzione che la bocca non può svolgere. Ogni volta che è possibile, quindi, respira dal naso.

Quando puoi respira dal naso

Respirare in condizioni di normalità

Quando respiri normalmente, in modo automatico e a riposo, utilizzi solo una parte della capacità polmonare, chiamata volume corrente. Esercitando la tua volontà puoi decidere di mobilitare un volume maggiore. Stiamo parlando dei volumi di riserva inspiratoria e espiratoria. In ogni caso, quando butti fuori l’aria, rimane sempre un volume residuo espiratorio. Non puoi svuotare i polmoni del tutto, altrimenti collasserebbero.

Di fatto utilizziamo mediamente circa il 12 % della nostra capacità polmonare. Se respirare meglio ovvero più profondamente permette di recuperare maggiore vitalità c’è un bel margine di miglioramento da conquistare!

Tutti noi usiamo circa il 12% della nostra capacità polmonare

Come si può migliorare la propria respirazione?

Come abbiamo sottolineato, respirare è il primo bisogno vitale, ecco perché penso che sia fondamentale che tu sappia come funziona la respirazione.

I polmoni ricoprono un ruolo passivo nel meccanismo della respirazione. Sono i muscoli intercostali e il diaframma a permettere ai polmoni di riempirsi e svuotarsi. Il ruolo principale lo svolge il diaframma (i muscoli intercostali sono accessori).

Si tratta di un muscolo a forma di cupola che divide il tronco, separando il torace dall’addome. Il diaframma, contraendosi durante l’inspirazione e rilassandosi durante l’espirazione, ti assicura una respirazione corretta e profonda.

Quando il diaframma si contrae, abbassandosi, permette ai polmoni di riempirsi di aria mentre la pancia si gonfia. Al contrario, durante l’espirazione, il diaframma si rilassa e risale, agevolando uno svuotamento parziale dei polmoni.

Come funziona la respirazione diaframmatica

Hai mai provato la respirazione diaframmatica? Inizia fin da oggi esercitandoti da sdraiato. Mettiti in posizione supina: ti sarà più facile capire come funziona il diaframma. Scegli una superficie comoda, come un tappetino, e posizionati con le gambe piegate e i piedi distanti tra loro circa venti centimetri.

Mentre lo fai cerca di rimanere rilassato e concentra l’attenzione sulla tua pancia.

Per sentire il diaframma metti una mano sull’addome, l’altra lasciala invece sul petto. Inizia a respirare inspirando dal naso, con l’obiettivo di sollevare la mano poggiata sulla pancia, mentre quella sul petto dovrebbe rimanere ferma. Al momento di espirare fallo lentamente, dalla bocca.

Esercitarsi al meglio

Se mentre respiri noti che la mano sul petto si alza, significa che non stai sfruttando correttamente il diaframma… Continua a concentrare la tua attenzione sulla pancia e immagina di dover gonfiare un palloncino nel tuo addome, usando l’aria che inspiri. Esercitandoti noterai che, con il passare del tempo, il petto rimarrà fermo e tutta l’aria o quasi sarà mossa dal diaframma.

Un ultimo consiglio per espirare correttamente: apri la bocca e lascia uscire l’aria in modo passivo, senza contrarre i muscoli addominali ed evitando di inarcare la schiena. La mano sul petto deve sempre rimanere ferma.

Prendi confidenza con la respirazione diaframmatica per respirare meglio. Quando questa attività diventerà automatica, potrai eseguire la respirazione diaframmatica anche da seduto o in piedi, in ogni momento della tua giornata.

Se ti eserciti regolarmente la respirazione diaframmatica diventerà per te abituale: potrai così respirare meglio senza neppure accorgertene.

Ricordati che è necessario fare pratica: non mollare se non riesci subito! Inizialmente la respirazione diaframmatica potrebbe sembrarti innaturale. Col tempo questa sensazione sparirà.

Inizialmente la respirazione diaframmatica potrebbe sembrarti innaturale: col tempo questa sensazione sparirà

La respirazione, un mondo da esplorare

Ti ho spiegato la respirazione diaframmatica, uno dei modi fondamentali di respirare, ma sappi che esistono decine di modi di respirare diversi. Ognuno ha i suoi obiettivi e vantaggi: scopri di più sulla respirazione circolare e su quella embrionale, senza dimenticare che esistono anche una respirazione quadrata, triangolare e così via. A questo punto avrai capito che quello della respirazione è un vasto mondo da esplorare.

Tutti i benefici di una respirazione profonda

Il movimento dei muscoli, assieme ai cambi di pressione sulla gabbia toracica, sull’addome e sulla zona pelvica, esercitano un massaggio sugli organi interni, favorendo la circolazione sanguigna e linfatica e di conseguenza anche l’eliminazione delle tossine. Esistono molti esercizi di respirazione.

Parti con la respirazione profonda diaframmatica. Esercitarti per qualche minuto ogni giorno può fare molto per la tua salute e il tuo benessere. Inizia con due minuti al giorno, poi passa a cinque, poi raddoppia, respirando col diaframma consapevolmente per cinque minuti due volte al giorno.

Respiro, stress ed emozioni

Si parla spesso del pericolo rappresentato dallo stress cronico e di quanto sia dannoso. Respirare meglio è un potente strumento di rilassamento fisico ed emotivo.

Qualunque metodo di rilassamento serio inizia dalla respirazione. Scarica gratuitamente e ascolta il mio audio Rilassamento rivitalizzante, ti guiderò nell’esperienza. Come puoi pensare di essere rilassato se miliardi di cellule nel tuo organismo sono biologicamente stressate per carenza di ossigeno?

Sappi anche che il tuo stato emotivo influenza il buon funzionamento della respirazione. Una persona ansiosa generalmente respira in modo superficiale, con un ritmo veloce.

Una persona ansiosa generalmente respira in modo superficiale, con un ritmo veloce

Il punto interessante da sottolineare è che la relazione tra respiro ed emozioni è reciproca: il tipo di respirazione che fai influenza direttamente le tue emozioni.

Agisci sulle emozioni attraverso il respiro

Puoi decidere di cambiare modo di respirare, di conseguenza puoi respirare meglio, quindi puoi anche influenzare positivamente le tue emozioni.

Osservando che una respirazione veloce e superficiale è abbinata all’ansia, puoi verificare cosa accade quando invece decidi di fare respiri profondi e lenti. Il tuo stato emotivo cambierà in pochi minuti: ti invito a fare questa esperienza.

Spesso, quando si inizia a respirare profondamente, si comincia anche a sbadigliare: è normale, accade perché la tensione si sta sciogliendo.

Liberare le emozioni bloccate

Nel mio lavoro mi confronto spesso con le emozioni delle persone. Tra gli obiettivi del metodo della Bioconsapevolezza, che ho messo a punto in anni di esercizio della professione, c’è quello di liberare le emozioni bloccate.

Quando una persona sente emergere un’emozione, di solito come prima cosa blocca il respiro. Ti invito invece a fare il contrario, per prevenire l’insorgenza di molti malesseri. Quando ti senti travolgere da un’emozione, accoglila respirando profondamente, con il diaframma. Ti accorgerai che è come un’onda: l’emozione raggiungerà un picco massimo per poi defluire. La sua intensità crescerà e poi decrescerà.

Quando l’emozione non viene accolta con una respirazione profonda va ad aggiungersi a tutte le altre emozioni bloccate che custodisci dentro di te. Man mano il vaso delle emozioni represse si colma e appesantisce la tua vita. Un bel giorno, dopo un evento da poco, il vaso potrebbe traboccare e tu potresti esserne sconvolto in modo sproporzionato.

Quando ti senti travolgere da un’emozione, accoglila respirando profondamente, con il diaframma

I danni di una cattiva respirazione

Non si può fare un elenco di tutti i danni dovuti a una cattiva respirazione, perché la carenza di ossigeno influenza negativamente ogni singola cellula, ogni funzione del tuo metabolismo, ogni apparato. Se respiri male possono sorgere sintomi variegati come difficoltà digestive, stanchezza, irritabilità, difficoltà a dormire, mal di testa, osteoporosi, dolori muscolari, abbassamento della vista eccetera.

Tante persone, per esempio, soffrono perché la loro vita sessuale è poco soddisfacente. Si sentono svalutati dal problema, quando invece basterebbe sapere che aumentare la frequenza respiratoria favorisce l’orgasmo.

Respiro e crescita personale

Quando ti concentri sulla respirazione, la tua mente entra in uno stato di calma. Ogni respiro è diverso: osserva la respirazione senza giudizio, prova a percepire semplicemente cosa accade quando respiri. Questo atteggiamento ti riporta alla realtà e al tuo presente. Ti consente di allontanarti dalle preoccupazioni create sulla base di ipotesi e accadimenti potenziali legati al futuro.

Il respiro è un ritmo che ti culla: prendi e lasci andare, prendi e lasci andare. Ad ogni istante cambi l’aria nel tuo corpo. Ogni espirazione lascia spazio ad aria fresca e nuova. Respirare meglio, consapevolmente, insegna quanto è vitale non accumulare, quanto può far bene lasciare andare e rinnovare.

La respirazione consapevole riporta al presente, aiutandoti a eliminare i virus mentali e migliorando la tua capacità di vivere in modo meno ansioso.

Respirare meglio, consapevolmente, insegna quanto è vitale non accumulare

Non c’è solo l’ossigeno

Sappiamo tutti che il respiro consente di fare entrare ossigeno nel corpo. In occidente, spesso trascuriamo il fatto che respirare meglio permette anche di fare entrare nell’organismo quello che lo yoga chiama il Prana. L’insieme delle energie sottili presenti nell’universo. Lo yoga ha in sé un aspetto spirituale, ma c’è anche un dato biologico da valutare. Abbinando le conoscenze occidentali a quelle orientali, scopriamo che il Prana è costituito di particelle elettrizzate: gli ioni negativi. E gli ioni negativi rivitalizzano le cellule.

Respirare meglio permette di fare entrare nell’organismo il Prana, costituito da ioni negativi

L’esempio degli astronauti

Ci siamo accorti dell’importanza di questi ioni negativi negli anni settanta: i cosmonauti mandati in orbita, nonostante le ottime condizioni fisiche garantite dall’allenamento prima della partenza e da un controllo costante dei parametri vitali, lamentavano un rapido peggioramento del loro stato di salute, anche psichico. Sperimentavano perdita di memoria, malessere diffuso, dolori muscolari, mal di testa eccetera. Indagando, gli scienziati si sono accorti che i sistemi di condizionamento dell’aria all’interno delle navicelle rendevano l’aria elettricamente neutra. È bastato l’inserimento di ionizzatori, che producono ioni negativi, per risolvere il problema.

Gli impianti di condizionamento dei palazzi possono fare la stessa cosa… Ecco perché è importante aprire le finestre regolarmente per fare entrare aria viva.

Ricordati che nei boschi, vicino all’acqua corrente (come fiumi e torrenti) ma anche al mare c’è un’alta concentrazione di ioni negativi. Creare ioni negativi è il ruolo delle lampade di sale per esempio.

Nei boschi, vicino all’acqua corrente ma anche al mare c’è un’alta concentrazione di ioni negativi

Respirare ti connette agli altri

L’aria che inspiriamo è stata respirata, prima di noi, da migliaia di altre persone, animali, e più in generale da tutti gli altri esseri viventi. Quando respiri, collabori anche con gli alberi. Espiri anidride carbonica, che loro utilizzeranno emettendo in cambio ossigeno. La Vita ha fatto in modo che gli esseri viventi si completassero a vicenda.

Simbolicamente, si potrebbe dire che respirare ci connette all’Universo, ogni respiro ci permette di fare scambi con l’universo. Ad ogni inalazione, facciamo entrare nel nostro corpo una parte di Universo.

Se vuoi approfondire questo tema, ti consiglio di guardare alcuni video che ho dedicato alla respirazione e a come respirare meglio per stare bene, a partire da questo.

Stanchezza altalenante come affrontarla e superarla

Stanchezza altalenante come affrontarla e superarla

La stanchezza è una sensazione debilitante che può essere provocata da tante cause diverse. Talvolta la stanchezza può essere legata a problemi di sonno. Altre volte può essere legata a una carenza di micro nutrienti. C’è chi si sente stanco e assumendo magnesio, ad esempio, si sente meglio nel giro di pochi giorni. Ma la stanchezza non è necessariamente connessa al fabbisogno di vitamine o Sali.

Talvolta la stanchezza è associata a una patologia diagnosticata sulla base della presenza di altri sintomi. Sto parlando ad esempio di anemia e diabete, che tra i vari problemi provocano anche un senso di spossatezza generalizzato. C’è poi un altro tipo di stanchezza che non dipende dalle tue scorte di energia. Una stanchezza che può assalirti e poi sparire da un momento all’altro. È di questa stanchezza altalenante che voglio parlarti in questo articolo.

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Quando la stanchezza arriva all’improvviso

Ti capita mai di sentirti senza energie nel corso della tua giornata di lavoro per poi scoprirti pieno di entusiasmo e di forze nel momento in cui un amico ti propone di fare insieme una cosa che piace a entrambi? Non si tratta di una scusa o di pigrizia. La stanchezza che sentivi quando lavoravi era reale e profonda.

Ti succede di sentirti stanco all’improvviso mentre un momento prima avevi l’energia vitale adatta a compiere qualunque azione?

Ti succede di sentirti stanco all’improvviso mentre un momento prima sapevi di avere l’energia vitale adatta a compiere qualunque azione? Prova a seguire questo mio ragionamento. Potrebbe aiutarti a comprendere le cause della tua personale stanchezza e trovare finalmente una soluzione.
La tipologia di stanchezza di cui parlo adesso non ha a che fare con l’energia vitale. Se invece ti trovi in difficoltà per una mancanza di vitalità leggi questi consigli: possono aiutarti a capire come muoverti per iniziare a stare meglio fin da oggi.

Un aiuto dall’etologia

La Biopsicogenealogia, uno degli strumenti che ho integrato nel mio metodo della Bioconsapevolezza, usa anche l’osservazione del comportamento animale per comprendere i sintomi degli esseri umani. Torniamo alla genesi della stanchezza improvvisa o meglio altalenante, partendo da una similitudine etologica.
La pecora è un animale debole, senza difese, che ha come unica protezione quella del branco. Vivere e spostarsi all’interno del gregge permette alle pecore di ingannare almeno in parte il predatore, fingendo di essere un animale più grosso. L’unione fa la forza. Molti pesci piccoli, come le sardine, si comportano allo stesso modo.

Quando la pecora si perde si ritrova sola, smarrita, isolata e senza più difese. Lontano dal gregge il suo stress aumenta in modo significativo, perché il rischio di essere aggredita da un predatore è tangibile. Per lei qualsiasi spostamento è nella direzione errata, eccetto lo spostamento che la riporterebbe nel suo branco.

Il corpo si attiva in aiuto della pecora

Se la pecora ha tanta energia a sua disposizione, rischia di correre dalla parte sbagliata, allontanandosi ancora di più dal gregge di appartenenza. Lo stress fa allora scattare un meccanismo biologico per proteggere questa preda. Il corpo prende le redini della situazione: il cervello ordina di diminuire la secrezione di cortisolo (è un tipo di cortisone naturale) da parte delle ghiandole surrenali, creando nella pecora una stanchezza profonda, che le impedisce di muoversi. In questo modo il rischio che si perda maggiormente viene evitato.

Nel momento in cui, finalmente, la pecora è di nuovo in contatto visivo, auditivo oppure olfattivo con il branco o con il cane pastore, la sua biologia innesca il meccanismo opposto. Il cervello ordina alle surrenali di aumentare la secrezione di adrenalina, innescando una potente fonte di energia che permette alla pecora smarrita di avere le forze sufficienti per ricongiungersi nel tempo più breve possibile al branco.

La pecora è un animale debole, senza difese, che ha come unica protezione quella del branco

Anche tu puoi sentirti smarrito

Quando un essere umano si sente solo, perso, isolato dal suo “branco” può essere colto da questa grande stanchezza improvvisa, proprio come quella che si innesca nella pecora smarrita. Il primo gregge per noi esseri umani è generalmente la famiglia, stretta o allargata. Poi nel tempo il gregge può diventare il gruppo di amici che si conosce da una vita, o l’insieme dei colleghi. Lontane dal branco alcune persone si sentono incredibilmente stanche fisicamente ed emotivamente apatiche. Si parla anche di Conflitto della pecora smarrita.

Lontane dal branco alcune persone si sentono incredibilmente stanche fisicamente ed emotivamente apatiche

L’energia va e viene

Di solito coloro che presentano questa difficoltà vivono alti e bassi. Trovano in se stessi una grande energia vitale che in alcuni momenti sembra non essere più disponibile, come se ci fosse da qualche parte nel loro corpo un tasto on/off. E i periodi off possono durare dei mesi, così a lungo che spesso a queste persone viene diagnosticata una depressione.

Quando vivi un lutto a causa della perdita di più persone care contemporaneamente o in un breve lasso di tempo, ad esempio, può innescarsi questo meccanismo. Ma anche se ti trasferisci lontano dai tuoi affetti puoi essere assalito regolarmente dalla stanchezza legata al Conflitto della pecora smarrita.

Stanchezza o depressione?

Quando lavoravo come medico di famiglia mi è capitato di avere in cura dei migranti, che si ritrovavano in un paese straniero senza nessuno accanto. L’intera famiglia viveva ancora nel Paese d’origine. Questa situazione di isolamento, aggravata da una scarsa (o nulla) conoscenza della lingua e della cultura del Paese di arrivo, li faceva sentire completamente smarriti. Subivano quindi una stanchezza profonda con apatia e spesso arrivavano da me con una diagnosi di depressione cronica fatta da un collega.

Quando la stanchezza è altalenante e sembra non avere una spiegazione, perché non c’è una patologia organica concomitante, spesso si ipotizza o una depressione oppure uno squilibrio nell’apporto di micronutrienti. Invece una spiegazione ci può essere. Devi essere tu a capire se e quanto la tua stanchezza può essere in realtà legata allo smarrimento. Dipende ovviamente dalla situazione che stai vivendo.

Le persone che vivono la difficoltà di essere isolate dal proprio “branco” hanno regolarmente fasi di apatia, non hanno voglia di fare nulla e si sentono svuotate dalle emozioni. Il problema risiede proprio nella lontananza dal clan di appartenenza, sia in senso stretto sia allargato.

Quando la stanchezza è altalenante e sembra non avere una spiegazione spesso si ipotizza una depressione ma la ragione è un’altra

Superare la lontananza in modo simbolico

Nel caso in cui non ci si possa riconnettere fisicamente con i propri cari per diversi motivi, consiglio di realizzare un piccolo album fotografico in cui poterli riunire almeno simbolicamente, da portare sempre con sé.
Se vivi questa situazione prova a farlo e guarda spesso quest’album con l’intento di riconnetterti al tuo clan simbolicamente. È un consiglio che funziona e può aiutarti concretamente a sentirti di nuovo in forma, anche se il tuo gruppo di appartenenza non c’è più o è sparpagliato per il mondo. L’album ti aiuterà a sentirti ancora parte del gruppo.

L’album con le foto di famiglia ti aiuterà a sentirti ancora parte del gruppo

Stanchezza, menopausa o effetto pensione?

Le donne che si sono occupate per una vita dei figli e della casa, una volta che i bambini crescono fino a diventare adulti e farsi una vita propria, possono venire assalite da una incredibile stanchezza. Si sentono non solo sole e senza forze, ma anche apatiche e prive di uno scopo. Di frequente viene detto loro che stanno entrando in menopausa e che questi sintomi dipendono da un cambiamento ormonale. Invece la causa spesso è da imputarsi proprio al Conflitto della pecora smarrita.

Talvolta si scambia il Conflitto della pecora smarrita per un cambiamento ormonale legato alla menopausa

Qualcosa di simile può accadere a tutti coloro che hanno lavorato per una vita e vivono la pensione come uno shock. Perché hanno perso non solo il proprio clan sociale di riferimento (i colleghi) ma anche lo scopo principale per cui si alzavano al mattino.
Ti riconosci in questa descrizione? Prova a cambiare direzione trovando un nuovo gruppo con cui condividi passioni e modi di pensare. Cerca di dedicarti a qualcosa che avresti sempre voluto fare quando non avevi tempo libero.

Quando possibile, consiglio sempre di agire preventivamente preparandosi per tempo al cambiamento. Se sei prossimo alla pensione cerca un nuovo gruppo di riferimento, come un’associazione per esempio, e una o più attività che ti piacciano davvero.
L’obiettivo è sapere come impiegare proficuamente il tempo per svegliarsi al mattino con la voglia di fare, prima di entrare in pensione o prima che l’ultimo figlio grande esca di casa.

Quando si prende la strada sbagliata

Il conflitto della pecora smarrita può avere una declinazione particolare che riguarda coloro che sentono di aver imboccato la strada sbagliata. Sto parlando per esempio di chi si ritrova a fare un lavoro che detesta o a studiare qualcosa che non gli interessa. Persone costrette a fare quotidianamente o comunque per buona parte della loro giornata qualcosa che non amano affatto, in seguito a una scelta che considerano sbagliata. Il risultato è lo stesso: grande stanchezza e apatia che improvvisamente sembrano scomparire nel weekend o non appena si ha la possibilità di riconnettersi con qualcosa che si ama.

Grande stanchezza e apatia possono scomparire appena si ha la possibilità di riconnettersi con qualcosa che si ama

Cosa Fare

Se sei stato costretto a lungo ad agire contrariamente al tuo sentire per obbligo o necessità, siediti e prenditi del tempo per te stesso. Fai un punto della situazione cercando nuovi obiettivi in linea con chi sei veramente. Comincia rispondendo a queste domande. Cosa ti piace nella vita? Che cosa nutre la tua gioia? Cosa fai con facilità ed entusiasmo?
Quando la stanchezza nasce dallo stress della pecora smarrita, si può lavorare con la Biokinesiologia per riconnettersi alla propria direzione interiore, sbloccando la situazione per avere nuovamente accesso a energia e risorse.

Se c’è un trauma infantile

Capita spesso che il Conflitto della pecora smarrita nasca da un trauma vissuto durante l’infanzia. Ad esempio un ricovero in ospedale, un momento spaventoso per un bambino, che si ritrova in un luogo ostile completamente solo, senza le figure di riferimento. Mi viene in mente anche il caso di un bambino che si era smarrito su una strada di montagna: camminando davanti ai propri genitori aveva preso il bivio sbagliato. Una brutta avventura conclusasi bene dopo qualche ora.

Ma la difficoltà può nascere pure da un allontanamento momentaneo dalla propria famiglia. Pensiamo ad esempio ai bambini molto piccoli che si perdono in un supermercato. Non hanno il senso del tempo e quella mezzora di smarrimento e solitudine può fissarsi in modo inconscio nel loro io profondo. Da adulti non se ne ricordano neppure, o magari ne parlano scherzandoci su. In realtà l’evento a volte ha lasciato strascichi che si ripercuotono sul presente sotto forma di lunghi momenti di stanchezza. Perché quel momento è stato vissuto in modo acuto e drammatico.

Da bambino ti sei mai perso rimanendo separato dai tuoi genitori?

Come sempre, dopo aver indagato la storia personale alla ricerca di indizi riconducibili a un momento di isolamento e perdita del proprio clan vissuto in modo drammatico, grazie alla Biopsicogenealogia è possibile indagare nel passato dei propri antenati. Magari c’è stato un parente che non è più tornato dalla guerra o che a causa della guerra ha vissuto una prigionia all’estero, o ancora un momento di isolamento difficile e spaventoso.

Conoscere se stessi è il primo passo

Per risolvere la stanchezza altalenante che nasce dal Conflitto della pecora smarrita è importante innanzitutto lavorare per conoscere se stessi e riconnettersi alla propria direzione interiore. Darsi degli obiettivi e degli scopi ben precisi quotidiani legati ai propri talenti è una chiave importante per lasciarsi alle spalle stanchezza e smarrimento.

Darsi degli obiettivi e degli scopi ben precisi legati ai propri talenti aiuta a lasciarsi alle spalle stanchezza e smarrimento

Ognuno di noi è un piccolo niente nell’universo ma un piccolo niente unico e irrepetibile. Tale è il contributo che sei venuto a portare nel mondo. Questo contributo non deve essere necessariamente qualcosa di grande e importante, non serve che tu operi per forza per la pace nel mondo. L’importante è che tu possa esprimere con gioia quello che sei veramente.

Come aiutare i figli a crescere felici e in salute

Come aiutare i figli a crescere felici e in salute

Aiutare i figli a crescere felici e in salute è possibile. In questo articolo propongo ai genitori di operare un cambiamento radicale in quello che è il loro modo abituale di pensare e preoccuparsi per il benessere dei figli.

Vengo spesso contattata da genitori desiderosi di aiutare i propri figli. Alcuni sono neo genitori e vorrebbero crescere figli felici e in salute fin da neonati. Si tratta di persone in cerca dell’approccio “giusto” per salvaguardare la salute e il benessere della famiglia. Altri hanno figli già adulti che stanno vivendo momenti di difficoltà o che stanno affrontando una malattia.

 

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Aiutare può essere difficile

Talvolta i genitori si sentono impotenti di fronte a un problema del proprio figlio sia per l’ampiezza del problema sia perché il figlio non vuole essere aiutato. Magari tuo figlio sta male ma è in una fase di rifiuto dei propri sintomi e non te ne vuole parlare. Oppure si fida di altre persone però a te sembra che non stia ricevendo tutto l’aiuto di cui ha bisogno. O ancora la relazione con i tuoi figli manca di comunicazione e fiducia a causa di alcune vecchie divergenze. Talvolta i figli rifiutano l’aiuto dei propri genitori in modo categorico.

Talvolta aiutare è difficile perché l’altra persona non vuole essere aiutata

Aiutare i figli a crescere felici richiede un cambio di paradigma

Esiste però un modo molto efficace di aiutare i propri figli, indipendentemente dal loro comportamento e dalle specificità della situazione. Come puoi fare? Lavorando sul tuo equilibrio e sul tuo benessereAncora una volta, a mettere il bastone tra le ruote è (spesso) la cultura nella quale siamo cresciuti. La società occidentale (ma non solo) propaga di generazione in generazione l’idea che ci si debba sacrificare per i propri figli. Chi rinuncia a tutto per cercare di fare stare bene i figli è un bravo genitore, da prendere ad esempio. Prova a chiederti se anche tu, più o meno consapevolmente, la pensi così. Ora ti propongo di accantonare questa convinzione per qualche minuto e aprirti a un nuovo punto di vista.

Pensi anche tu che il bravo genitore sia quello che si sacrifica?

Un sostegno dalla Biopsicogenealogia

La Biopsicogenealogia ci insegna innanzitutto che ognuno porta in sé la memoria della sua famiglia, della sua tradizione, della sua specie. Sei vivo, ovvero esisti, grazie e anche attraverso i tuoi antenati, che nel fare passare la Vita, ti hanno regalato positività e capacità di agire e reagire ma anche alcune difficoltà o problematiche non risolte.

Ognuno porta in sé la memoria della sua famiglia, della sua tradizione, della sua specie

Ereditiamo programmi biologici che si esprimono sotto forma di comportamenti o sintomi, che a volte ci allontanano da quello che sarebbe il nostro modo personale di vivere una determinata situazione.

Non solo: la memoria inconscia della famiglia è trasmessa al bambino, che si comporta nel corso di tutta la sua esistenza secondo il desiderio implicito (perché inconscio) dei genitori e concretizza in modo inconsapevole lo scenario di vita del proprio branco familiare.

Il figlio concretizza in modo inconsapevole lo scenario di vita del proprio branco

Ogni singolo aspetto della propria vita può essere riportato alla storia famigliare. Per spiegarmi meglio condivido due esempi che incontro spesso. Un figlio maschio non esprime pienamente il suo potenziale di maschio perché nella genealogia, diversi uomini non sono stati degni: possono essere stati violenti o inaffidabili. Una donna diventa una professionista di successo tralasciando l’ambito affettivo perché le donne della sua genealogia hanno patito la carenza di autonomia a livello economico. E così via.

Il bambino da questo punto di vista rappresenta la soluzione perfetta dei conflitti dei suoi antenati. Si tratta di regole biologiche alla base dell’intero sistema che promuove la continuazione della specie umana. I genitori non sono né vittime né colpevoli.

Una questione di equilibrio

L’equilibrio e l’armonia di ogni persona sono influenzati dall’equilibrio e dall’armonia del suo sistema di origine, cioè dalla famiglia. Questo fatto permette ai genitori di avere un potere positivo sul benessere dei propri figli.

Senza bisogno di agire direttamente sui tuoi figli puoi comunque promuovere la loro salute e il loro benessere.

Puoi aiutare i figli a crescere felici e in salute senza agire direttamente su di loro

Le costellazioni famigliari ci insegnano che in un sistema la prima fonte di armonia deriva dal fatto che ognuno sia al proprio posto. In questo articolo, il sistema che prendo in considerazione è quello famigliare vero e proprio. grandi devono stare al posto dei grandi, i piccoli al posto dei piccoli. E nessuno deve essere escluso. Cerchiamo di capire meglio cosa significa.

Ognuno al suo posto

Quando adulti e bambini vivono secondo il proprio ruolo, i flussi che riguardano dare e ricevere sono rispettati. I grandi danno ai piccoli e i piccoli ricevono e prendono dai grandi. Quando però un bambino per varie ragioni si “sostituisce” in modo più o meno conscio all’adulto e cerca di proteggere il proprio genitore, di rispondere alle sue richieste, di renderlo felice, allora questo equilibrio si rompe. Può accadere per varie ragioni, ad esempio una crisi familiare legata a un lutto, un momento di depressione della madre dovuta a un divorzio e così via.

Quando il bambino prova ad assumersi il ruolo del genitore l’equilibrio naturale delle cose si rompe

Se i piccoli cercano di fare gli adulti si imbarcano in una missione impossibile. Come l’acqua di una cascata che prova a scorrere in modo contrario alla forza di gravità, salendo anziché scendere. Quando è l’adulto che dà al bambino, invece, il movimento è sostenuto dalle leggi naturali e non richiede fatica.

Consigli pratici per crescere figli felici e in salute

Partendo dalle basi di Biopsicogenealogia e di Costellazioni Famigliari che ho condiviso, se sei un genitore e vuoi aiutare i tuoi figli, mi permetto di darti sei consigli.

1-Riporta equilibrio nella tua famiglia di origine

Verifica di essere al tuo posto. Comportati da piccolo nei confronti dei tuoi genitori. Giudicarli o essere iperprotettivo, ad esempio, significherebbe sostituirti a loro come adulto, rompendo l’equilibrio e il naturale fluire delle relazioni. Come conseguenza, non puoi ricevere da loro tutto quello che possono e dovrebbero darti come genitori… Potresti inoltre trovarti a chiedere quello che ti manca ai tuoi figli, perpetuando lo squilibrio. Un movimento faticoso perché contro corrente. Stai attento a comportarti da adulto nei confronti dei tuoi figli anche se sono già cresciuti.

I piccoli devono ricevere dai grandi, non viceversa

2-Prendi il tuo posto di adulto nei confronti dei tuoi figli

Sostieni i tuoi figli senza eliminare ogni ostacolo che incontrano. Occupa il tuo posto di grande nei confronti di tuo figlio all’interno della tua famiglia acquisita, quella che ti sei costruito. Ma attenzione a come lo fai. Molti genitori vorrebbero proteggere il proprio figlio da ogni dolore, da ogni difficoltà. C’è un fatto però da accettare: nessuno di noi può vivere esperienze o compiere determinate azioni al posto di qualcun altro: è impossibile. E cercare di farlo è anche controproducente.

Prendere il tuo posto di grande significa assumerti la responsabilità di educare, dare, proteggere, sostenere e rispondere alle richieste dei tuoi figli. Ciò però non significa spianare loro la strada, evitando che affrontino qualunque tipo di ostacolo, dolore o sfida. Togliendo loro l’opportunità di sperimentare, sbagliare, imparare, confrontarsi e conoscersi rischi di farne degli adulti meno sani e meno felici, non il contrario.

Io invece ti sto parlando di educare i figli nel senso etimologico della parola: ex-ducere significa tirare fuori. Educare non è imbottire di sapere, convinzioni, modi di essere e di pensare. Non è scolpire le mente e lo spirito dei bambini per raddrizzarli e per farne degli adulti con una struttura precisa, dogmaticamente “giusta”.

Educare è tirare fuori non mettere dentro

Educare per aiutare i figli a crescere felici e in salute significa favorire l’espressione del potenziale dei tuoi bambini, che nascono con competenze e caratteristiche varie, adatte al mondo di oggi e soprattutto di domani. Accogli la loro differenza con curiosità. Con la fiducia e la consapevolezza che i bambini di oggi sono adatti a essere gli adulti di domani.

I bambini di oggi sono adatti a essere gli adulti di domani

 3-Prendi il tuo posto di piccolo riguardo alla Vita

Mettere a disposizione dei tuoi figli quello che sei e quello che sai è già tanto. A volte, nel farti carico della responsabilità di educare, potresti assumere comportamenti ansiosi e dittatoriali, perché vorresti onorare la missione impossibile di controllare il tuo bambino, la sua crescita e il suo destino. Non si può fare.

Controllare il tuo bambino, la sua crescita e il suo destino? Non si può fare

Per evitare questa trappola, è importante (anche) ricordarsi che siamo un piccolo niente nell’universo. Impegnati a stare al tuo posto non solo nei confronti del tuo nucleo famigliare ma anche nei confronti della Vita, che scorre dentro ognuno di noi. C’è un Grande Destino per ciascuno. Quello che sei e quello che fai al tuo livello di essere umano è già abbastanza impegnativo. Non ti viene chiesto nient’altro.

4-Rispetta il padre o la madre di tuo figlio

Accade che l’altro genitore non si comporti come il padre o la madre ideale che tu hai in testa per tuo figlio. Cerca di capire e accettare il fatto che i bambini non hanno bisogno di genitori ideali ma di quegli specifici genitori. Prova ad accettare umilmente nel tuo cuore l’altro genitore come figura di riferimento giusta per tuo figlio. Paradossalmente questo è vero anche nel caso di quei genitori inaffidabili o assenti. Così facendo permetterai al bambino di attingere a tutto il suo potenziale, favorendo la sua realizzazione nel mondo. Sarà un modo ottimale di aiutare i figli a crescere felici e in salute.

I bambini non hanno bisogno di genitori ideali ma di quegli specifici genitori

Ogni volta che critichi l’altro genitore, stai criticando la metà dei geni ricevuti dal padre o dalla madre. La richiesta che inconsciamente stai facendo al tuo bambino (o figlio adulto) è quella di non attingere a quel potenziale genetico, emotivo ed esperienziale a sua disposizione grazie a suo padre o a sua madre. In pratica gli chiedi di amputare il suo potenziale.

Se non vuoi accettare l’altro genitore perché lo ami e lo rispetti fallo per amore e rispetto nei confronti del tuo bambino. Gli farai un regalo enorme.

Potenziali amputati

Se, per una ragione o l’altra, il figlio non può prendere dal padre o dalla madre tutto il potenziale a sua disposizione, dovrà adattarsi e farà più fatica nella vita. Il tipo di vuoto causato da questa mancanza influenzerà in modo specifico la sua esistenza.

La mancanza delle risorse materne influenzerà la sua relazione con il cibo, con l’abbondanza e la sua relazione di coppia. La mancanza delle relazioni paterne invece influenzerà il suo lavoro, la sua realizzazione nel mondo e il suo successo.

Accetta come giusto l’altro genitore di tuo figlio, chiunque sia

5-Reintegra ogni escluso

Un’altra causa di squilibrio all’interno del sistema-famiglia è l’esclusione di un membro del gruppo. Il padre, la madre o un antenato. È importante invece non escludere un membro della famiglia negandogli il suo posto. Cosa che potrebbe succedere per varie ragioni. Capita ad esempio quando un parente ha agito in modo considerato “vergognoso”. Magari perché è un uomo e si è suicidato all’interno di una cultura in cui questo atto è considerato peccato, oppure è una donna che è rimasta incinta al di fuori del matrimonio. O ancora un famigliare che comportandosi in modo disonesto e finendo in carcere ha rovinato la dignità della famiglia.

C’è anche chi non ha il suo posto nel gruppo perché è stato dimenticato. È il caso dei bambini morti di cui si cerca di cancellare la memoria. Infine può capitare che un membro della famiglia non sia riconosciuto come tale perché nessuno o quasi sa che esiste: pensiamo al caso di un bambino nato fuori dal matrimonio e non riconosciuto dal genitore.

6-Chiedi una mano per aiutare meglio i figli a crescere felici e in salute

Come fare per prendere il tuo posto, non escludere nessuno e favorire il tuo equilibrio allo scopo di crescere figli felici e in salute? Nella mia esperienza, gli strumenti come le Costellazioni Famigliari, le Biocostellazioni®, la Biopsicogenealogia, la Bioconsapevolezza e ogni sostegno alla crescita personale sono di aiuto a questo scopo.

Vuoi iniziare a fare questo percorso da solo? Ti consiglio di indagare e ricostruire il tuo albero genealogico: è un primo passo per, simbolicamente, rimettere ognuno al proprio posto. Almeno sulla carta.

I genitori sono esempi viventi

Conosci te stesso, prendi il tuo posto, impara a rispettarti, trova le strade per perseguire la tua felicità: il tuo esempio vivente sarà per i tuoi figli un insegnamento mille volte più potente di qualunque grande discorso.

Conosci te stesso, impara a rispettarti, trova le strade per la tua felicità

Per concludere voglio salutarti con alcuni versi tratti da una poesia di Khalil Gibran

 

I vostri figli non sono figli vostri…

sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita.

Nascono per mezzo di voi, ma non da voi.

Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono.

(…)

Voi siete l’arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti.

L’Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell’infinito e vi tiene tesi con tutto il suo vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane.

Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell’Arciere,

poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano

e l’arco che rimane saldo.

Khalil Gibran 

Allergie, perché insorgono, come superarle

Allergie, perché insorgono, come superarle

Le allergie sono un problema comune, soprattutto in primavera e in autunno, ma non solo. C’è chi allergico al polline, chi al pelo di animali, chi a uno o più elementi presenti nei cibi o negli oggetti di uso comune: pensiamo ad esempio all’allergia al nichel.

Secondo la Humanitas University nel 2019 in Italia circa 12 milioni di persone soffrivano di allergie respiratorie, come asma e riniti. E questo numero, a detta di molti esponenti della medicina convenzionale, è destinato a crescere, a causa di un mix di fattori in grado di promuovere l’insorgenza di reazioni allergiche, tra cui l’aumento delle temperature, l’inquinamento e la maggiore diffusione dei pollini nell’aria.

Ma perché una persona che è stata esposta a un allergene per anni e anni di colpo diventa allergica proprio a quell’elemento, che prima non gli aveva mai dato alcun fastidio? Come mai l’allergia si scatena nei confronti di alcune sostanze e non di altre, anche se siamo costantemente circondati da potenziali allergeni?

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Come puoi scoprire grazie al metodo della Bioconsapevolezza, anche le allergie sono messaggi dal corpo, che sta intervenendo in tuo aiuto secondo i propri mezzi.

Anche le allergie sono messaggi dal corpo che interviene in tuo aiuto

Pensiamo alle allergie da contatto. I pazienti che soffrono per eczema allergico, prurito, urticaria o dermatite vivono ancora intensamente (in modo inconsapevole) uno stress da separazione.

Allergie: la causa è un distacco doloroso

Quando insorge un’allergia, l’elemento a cui la persona è allergica, che può essere una tipologia di polline, il pelo di uno o più animali, un cibo e così via, richiama direttamente un evento traumatico legato a una separazione.

L’allergene richiama un evento traumatico legato a una separazione

Quindi, se c’è una reazione allergica ripetuta a uno specifico allergene, quello che si deve cercare è l’oggetto o il soggetto che questo allergene rappresenta, dal quale per qualche motivo la persona allergica è stata separata contro la sua volontà.

Facciamo un esempio. L’allergia al polline dei cipressi, che in Italia vengono spesso piantati in prossimità dei cimiteri, potrebbe essere legata alla morte di una persona cara che ti ha colto impreparato e che hai vissuto in modo drammatico.

Stesso allergene, tante cause di allergia

È importante non dare per scontata la causa di un sintomo o di una patologia, e questo vale anche per le allergie. Bisogna indagare nelle singole storie personali o genealogiche senza lasciarsi sviare da situazioni e problematiche già risolte. I miei esempi servono a capire quale tipo di ragionamento o indagine fare, senza fissarsi sul risultato. L’allergia ai cipressi potrebbe essere collegata alla Toscana, che un emigrante potrebbe essere stato costretto ad abbandonare. O ancora è possibile che i cipressi fossero presenti nel luogo in cui sei stato lasciato da un grande amore. E per questo ora non puoi più respirare il loro polline senza manifestare una reazione avversa.

Il corpo registra tutta una serie di dettagli dei quali non siamo consapevoli e che potrebbero ripresentarsi sotto forma di elementi allergizzanti in vario modo.

Il corpo registra tutta una serie di dettagli dei quali non siamo consapevoli

Fare la domanda giusta

Come già ho raccontato su questo blog, sai che per aiutare le persone a trovare le loro risposte individuali mi piace cercare le giuste domande. Voglio farti un altro esempio per spiegare come funziona il meccanismo delle allergie.

 Porre la giusta domanda aiuta a trovare la giusta risposta

Nel corso di un mio seminario di formazione per terapeuti, che si chiamava appunto Fare la buona domanda, una donna affetta da lunga data da allergia ai metalli ha scoperto la ragione alla radice del suo disturbo, che le provocava dermatiti ed eczemi da contatto piuttosto seri.

Maria non poteva indossare neppure per poche ore della bigiotteria senza avere una reazione avversa. Lavorando con gli alti partecipanti al laboratorio, questa donna è riuscita a capire cosa rappresentassero i metalli nella sua storia personale e a liberarsi una volta per tutte dall’allergia.

Il caso di Maria

Quando era una giovane donna Maria aveva dovuto scegliere di separarsi dal suo grande amore, perché il ragazzo aveva iniziato a fare uso di eroina. Diventato dipendente, una volta cresciuto, il suo ex innamorato è addirittura morto di overdose.

Ecco allora che i metalli rappresentano l’ago, che ha causato l’impossibilità di vivere questo grande amore.

Qualche giorno dopo aver scoperto il nesso tra ago, metalli, separazione e dermatite, Maria ha ricevuto in dono un braccialetto di bigiotteria. Pur sapendo che avrebbe avuto una reazione avversa, trattandosi di un regalo, ha voluto comunque indossarlo.

Alla fine della giornata, con suo grande stupore, non aveva avuto nessuna reazione allergica. Allora ha provato a indossare altri gioielli, che non tirava fuori dal cassetto da anni… Risultato? Nessuna reazione avversa dal corpo. La presa di coscienza della ragione alla radice dell’allergia e l’accoglienza delle emozioni represse, in questo caso sono bastati per risolvere il problema. Ed erano più di vent’anni che ne soffriva.

La consapevolezza fa la differenza

Quanto sto spiegando accade per qualunque tipo di allergia. Mi viene in mente il caso di una paziente, Gloria, che invece soffriva di una fastidiosa allergia alle piume. Se le capitava di riposare su un cuscino imbottito di piume o di usare una coperta imbottita di piume si svegliava l’indomani con rinite e raffreddore.

Indagando nel suo passato ho scoperto che, da bambina, Gloria si prendeva cura di una grande voliera con uccelli domestici e che si preoccupava di raccogliere e curare gli animali feriti che trovava in campagna e nei boschi. Quando uno degli animali soccorsi moriva, cosa che capitava spesso, o se uno dei suoi uccelli si ammalava e non riusciva a guarire, Gloria viveva uno stato di profondo sconforto e tristezza. Per lei la perdita di ogni singolo animale era un trauma.

In particolare un’estate, dopo aver affidato la cura della voliera alla sorella, tornando dalla vacanza aveva trovato la gabbia vuota. Le era stato detto che qualcuno, probabilmente, aveva pensato di aprirla di nascosto per liberare gli animali. La realtà era un’altra e dopo alcuni anni Gloria l’aveva scoperta: gli uccelli erano tutti morti. Quando la parte adulta di Gloria ha potuto accogliere il lutto della bambina e dare libero sfogo al dolore di questa separazione l’allergia è regredita spontaneamente.

A volte l’allergia a un animale può essere collegata non tanto alla separazione dall’animale in sé ma alla separazione da una persona cara che aveva quell’animale, come un nonno o un genitore. In tutti questi casi è importante elaborare il lutto e lasciare sfogare il dolore per superare le allergie.

Indagare nel passato, individuare l’evento traumatico legato alla separazione e darsi modo di elaborarlo può curare le allergie

Anche le allergie aspecifiche possono essere risolte

Quando non si sa esattamente a cosa si è allergici come si può procedere? Se ad esempio i sintomi di allergia si presentano in uno specifico momento dell’anno, come in primavera o in autunno, si può andare alla ricerca, nel proprio passato, di un evento traumatico legato a una separazione avvenuto in quella stagione.

Le allergie hanno a che fare con un episodio di forte stress da separazione

Le allergie hanno a che fare con un episodio di forte stress da separazione e la separazione può riguardare non solo persone o animali, ma anche luoghi e oggetti.

Quando si è allergici il trauma della separazione è ancora attivo, cioè fa ancora soffrire, perché il dolore non è stato del tutto elaborato. Se non si riesce a risalire alla causa dell’allergia è possibile che si debba indagare più in profondità, nel passato genealogico della persona allergica. Oppure è possibile che la persona non ricordi l’evento traumatico legato all’insorgenza dell’allergia. In questo caso può venirci in soccorso la Biokinesiologia.

Stress cronico o acuto: perché il corpo si ammala

Stress cronico o acuto: perché il corpo si ammala

Lo stress cronico o acuto è causa di malattia oppure no? Si sente spesso ripetere che un eccesso di stress può farci ammalare. Lo stress viene chiamato in causa ogni volta che una persona presenta dei sintomi. Sembra quasi che possa essere la fonte di tutti i nostri disagi… Ma lo stress è davvero così dannoso?

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Lo stress è fisiologico e vitale

Lo stress in realtà è utile alla nostra sopravvivenza. Grazie al meccanismo dello stress possiamo contare sull’energia necessaria ad agire quando serve. È un argomento che ho già trattato sotto altri punti di vista in questo blog.

Quando il corpo entra in uno stato di simpaticotonia (il termine medico che indica lo stress) i bronchi e le pupille si dilatano, il battito cardiaco accelera, i muscoli sono pronti a scattare… Mentre tutte le funzioni non utili in quel momento vengono “bloccate”: la produzione di saliva diminuisce, così come l’attività dell’apparato digerente, e spesso dormire diventa difficile.

Metti per un attimo da parte tutti i pregiudizi che nutri nei confronti dello stress, non pensare che i meccanismi propri della simpaticotonia siano dannosi e inutili. Ricorda che il corpo è programmato per sopravvivere. Prova a chiederti: e se queste reazioni del corpo fossero adattamenti sensati a una certa situazione, finalizzati a uno scopo ben preciso?

Lo stress è finalizzato a uno scopo ben preciso

A cosa servono le reazioni innescate dallo stress

La dilatazione dei bronchi consente di far entrare più aria e dunque ossigeno nei polmoni. L’accelerazione del battito cardiaco fa affluire una quantità maggiore di sangue, cioè ossigeno e nutrimenti, ai muscoli e alle cellule che compongono i tessuti del tuo corpo. I muscoli sono tesi per garantire movimenti scattanti, le pupille dilatate permettono di vedere meglio in caso di penombra, mentre l’insonnia garantisce uno stato di vigilanza…

Sembra proprio che tutte queste reazioni concorrano a mettere il corpo nelle condizioni di agire con prontezza. Ecco perché lo stress è vitale ogniqualvolta è necessario agire rapidamente.

Di fronte a un pericolo siamo biologicamente programmati a scegliere tra due reazioni opposte: scappare o affrontare la situazione. Immagina che un leone affamato sia appena entrato nella tua stanza. Ti auguro di avvertire subito una bella scarica di stress che ti darà l’energia per scappare o affrontare il leone con efficacia.

La fisiologia ci insegna che l’aumento del livello di stress è una reazione fisiologica e sana di fronte a una situazione nella quale è necessaria un’azione.

L’aumento del livello di stress è una reazione fisiologica sana di fronte a una situazione nella quale è necessario agire

Stress cronico e acuto

Poiché lo stress serve ad agire, per affrontare o scappare, se questo non avviene il livello di stress, anziché diminuire, continua ad alzarsi, perché non è stato fisiologicamente “consumato”. Ecco allora che si può configurare una situazione di stress acuto che può diventare stress cronico: cioè lo stress è costantemente presente e condiziona la tua vita.

Il tuo livello di stress si alza in modo eccessivo quando vivi una situazione in modo acuto, drammatico, inaspettato e nell’isolamento. Cerchiamo di capire meglio cosa significa. Vivere qualcosa in modo inaspettato vuol dire non vederla arrivare, ma sentirsela piombare addosso come un fulmine a ciel sereno. Sei spiazzato. Quindi non trovi le risorse necessarie a risolvere la situazione nell’immediato.

Vivi invece la situazione nell’isolamento quando senti di doverla affrontare da solo. Non puoi condividerne il peso con nessuno. Né concretamente, per cercare insieme una soluzione unendo le forze, né emotivamente: non senti la possibilità di sfogare le tue emozioni, per scaricare la tensione accumulata e affrontare meglio il tutto.

Ma l’elemento cardine che alza oltre la soglia di tolleranza il livello di stress e ti impedisce di stare bene è la drammaticità con cui stai vivendo quanto accaduto. Evidentemente l’evento che ha provocato lo stress acuto “mette il dito nella piaga” di una ferita già presente, legata al tuo passato personale o genealogico. Ecco perché stai vivendo con una forte carica emotiva e drammatica quanto ti accade, in modo molto più intenso di quello che farebbe un altro individuo senza “precedenti”.

Lo stress è dannoso oppure no?

Come abbiamo sottolineato lo stress non è dannoso di per sé. Quando però si supera la soglia massima di stress tollerato e/o si vive una situazione di stress cronico, il corpo è costretto a intervenire.

Perché il corpo interviene quando lo stress si alza troppo, diventando acuto o quando è ormai cronico? Più sei stressato psicologicamente, più il tuo stato di vigilanza vacilla. Tutta la tua attenzione è rivolta alla ricerca della soluzione al tuo problema. In questa situazione, la tua capacità di vigilanza rischia di non essere sufficiente a garantire lo svolgimento dei tuoi compiti quotidiani in tutta sicurezza. Il corpo interviene per metterti al riparo da questi rischi:

  • una vigilanza carente mette in pericolo te e gli altri. Per distrazione potresti morire o uccidere qualcuno. Ad esempio potresti avere un incidente perché attraversi la strada senza guardare, completamente assorbito dal tuo problema. O potresti investire un pedone guidando distrattamente.
  • lo stress cronico o acuto consuma tanta energia e potresti morire di esaurimento.

Quando lo stress non viene utilizzato per agire e trasformare la situazione che si sta vivendo, il corpo interviene e se ne fa carico: trasforma se stesso per adattarsi a quanto sta succedendo.

Ecco allora che in casi di stress cronico o acuto il corpo sviluppa una reazione organica che nella sua ottica può aiutare a superare il problema.

Il corpo si fa carico dello stress quando supera il livello tollerato dalla psiche

Il corpo ti salva la vita attraverso la malattia

Con l’obiettivo di salvare letteralmente la tua vita, il corpo trasferisce lo stress dal livello psicologico a quello organico, sulle cellule che ritiene essere il supporto migliore a seconda del problema.

La malattia interviene per salvarti (momentaneamente) la vita. Biologicamente parlando è sempre meglio essere ammalati piuttosto che morti. Più lo stress è intenso, più la risposta che il corpo si trova ad attivare è importante e di conseguenza la malattia è “grave”.

La gravità dei sintomi dipende direttamente dall’intensità dello stress

Prevenire lo stress cronico e acuto

Acquisite queste conoscenze possiamo seguire una serie di consigli che aiutano a prevenire l’innalzamento dello stress oltre la soglia di tolleranza e gli stati di stress cronico, per evitare che il corpo debba intervenire.

Primo: quando ti senti stressato, agisci. Anche se non sai quale possa essere la migliore soluzione da mettere in campo, puoi comunque agire fisicamente. Fai qualcosa di semplice, utile che ti porti a un risultato tangibile. È un’ottima strategia per incanalare l’energia innescata dallo stress in qualcosa di concreto. Va benissimo anche fare una camminata. Scegli un luogo che vuoi raggiungere e vacci. Oppure riordina una stanza, fai giardinaggio, lava i piatti. Molto spesso l’agitazione che senti è soprattutto mentale. Se anche non riesci a trovare una soluzione al tuo problema è importante non bloccarsi: mantieniti in movimento. Ci tengo a insistere sul fatto che l’azione deve essere concreta e fisica. Evita di metterti al computer, navigare in Internet, guardare i profili social.

Quando ti senti stressato fai qualcosa di semplice, utile e concreto

Evita l’isolamento e sfoga le tue emozioni

Siamo oltre 7,5 miliardi di persone su questo pianeta. Puoi sicuramente trovare qualcuno con cui parlare. Non vivere nell’isolamento la situazione che ti provoca stress: condividi le tue emozioni con amici, parenti, terapeuti, vicini di casa, gruppi di sostegno. Di solito la difficoltà che incontri riguarda il fatto di chiedere aiuto, non di ottenerlo.

Inoltre, pensa a sfogare lo stress perché non diventi cronico. Se non ti basta condividerlo con qualcuno, puoi liberarti delle emozioni che ti appesantiscono grazie a un atto simbolico. Ad esempio scrivendo una lettera, oppure picchiando forte un cuscino o ancora grazie a un urlo muto. Evita il pericoloso effetto “pentola a pressione”, apri la valvola di sfogo per non scoppiare.

Qualunque tecnica che ti permetta di rilassarti, infine, è utile. Per approfondire puoi leggere il mio articolo Rilassamento: 8 consigli per prevenire le malattie.

Puoi liberarti delle emozioni che ti appesantiscono grazie a un atto simbolico

Le risorse terapeutiche contro stress cronico o acuto

Presta grande attenzione ai virus mentali presenti nel tuo dialogo interiore, che ti allontanano dalla realtà e ti fanno vivere le situazioni in modo acuto e drammatico. Come primo passo, cancella dal tuo vocabolario termini come mai, sempre, tutti, nessuno.

Quando ti accorgi che alcune situazioni o tematiche sono per te particolarmente sensibili o addirittura dolorose, puoi scegliere di indagare sia nella tua vita personale sia nella tua genealogia, per guarire delle ferite passate che rendono più doloroso il tuo vissuto presente. Gli strumenti terapeutici con i quali mi aiuto in questi casi sono Biopsicogenealogia, Biocostellazioni© e Biokinesiologia: pratiche terapeutiche che tutte insieme fanno parte del metodo della Bioconsapevolezza.

Se invece ti sei accorto che un certo tipo di accadimenti ti colgono spesso impreparato a mio parere la ragione è legata al fatto che non hai accesso a uno dei tuoi potenziali biologici. In questo caso la Biokinesiologia è di grande aiuto per liberare l’accesso al potenziale bloccato. Una volta che lo avrai “liberato” scoprirai di vivere in modo più semplice situazioni che ti sembravano difficilissime, perché sarai preparato ad affrontarle.

Gli stati di stress cronico o acuto possono essere sia superati sia evitati. Lo stress non è un nemico da combattere. Per prevenire la malattia serve conoscerlo, ascoltarlo e utilizzarlo per agire e trasformare le situazioni fonte di disagio.