Come aiutare un animale domestico in difficoltà

Come aiutare un animale domestico in difficoltà

Aiutare un animale domestico in difficoltà è possibile anche senza essere veterinari o zoologi, soprattutto quando il problema nasce da un comportamento anomalo dell’animale, ad esempio un cane che abbaia senza sosta per tutto il giorno o un gatto che regolarmente scappa di casa per andare ad azzuffarsi con i suoi simili, rientrando ogni volta ferito, anche gravemente.

In casi di questo genere ci viene incontro la Biokinesiologia, una disciplina che può risolvere diversi problemi inconsci dei mammiferi, uomo compreso. Sto parlando di quei problemi legati a una incompleta (e inconscia) espressione del potenziale biologico.

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Attenzione: la Biokinesiologia non si sostituisce alla diagnosi di un veterinario specializzato nel momento in cui è in atto una patologia. Ma è utilissima quando i problemi degli animali sono di natura comportamentale o quando sintomi e malesseri sono legati a stati che potremmo definire emotivi.

La Biokinesiologia non si sostituisce alla diagnosi del veterinario ma può risolvere molti problemi inconsci dei mammiferi

Animali domestici: una compagnia preziosa

Secondo alcuni dati recenti pubblicati da Assalco (Associazione Nazionale Imprese per l’Alimentazione e la Cura degli animali da compagnia), più della metà della popolazione globale condivide la propria vita con almeno un animale domestico.

Sono personalmente convinta che la presenza degli animali nella nostra vita sia un dono. Talvolta è sufficiente che un cane, un gatto, un coniglio, un cavallo ecc. ci stiano accanto per sperimentare una piacevole ondata di benessere. Quando un animale vive con noi, oltre a influenzare positivamente l’ambiente domestico, diventa parte integrante della famiglia.

Se però il nostro compagno a quattro zampe inizia a stare male o a comportarsi in modo anomalo, tutti i benefici della sua presenza vengono meno. Fortunatamente esiste un modo per aiutare un animale domestico che vive un momento difficile. E si tratta di tecniche accessibili a tutti.

Se il nostro compagno a quattro zampe sta male i benefici della sua presenza vengono meno

Quando un animale agisce in modo strano

Chi vive a stretto contatto con gli animali si rende presto conto del fatto che ogni creatura è unica e manifesta un proprio carattere, con abitudini riconoscibili e un modo di relazionarsi con i simili e con l’uomo che presenta delle peculiarità.

Questi tratti caratteristici di ogni animale domestico sono in parte quelli per cui ami ciascuno in modo speciale. Nel momento in cui, però, alcune stranezze o peculiarità si intensificano, possono iniziare i guai.

Cosa accade se l’animale si ammala o inizia a comportarsi secondo modalità che peggiorano la qualità della vostra relazione? Ad esempio distrugge i mobili di casa, non è più socievole, sporca dove non deve e così via? Il rapporto di mutuo beneficio con l’animale da compagnia può trasformarsi in un calvario e peggiorare il tuo benessere.

Alcuni comportamenti degli animali, infatti, possono trasformare la gioia della loro presenza in un incubo. Vediamo concretamente come aiutare un animale domestico in difficoltà.

La difficoltà di parlare lingue diverse

disturbo comportamentale

Non riuscire ad aiutare il tuo compagno a quattro zampe può farti sentire ansioso e impotente

Quando un animale diventa intollerante nei confronti dei suoi simili, aggressivo con gli uomini, oppure magari si gratta fino a farsi male o non ti obbedisce, c’è qualcosa che puoi fare.

Un aiuto per tutti i mammiferi

Dal momento che ho sottolineato che la Biokinesiologia, ideata da Corinne Dewolf, può venirci in aiuto in alcuni casi ma non si sostituisce al lavoro del veterinario, facciamo alcuni esempi specifici.

Il tuo cavallo morde regolarmente gli altri cavalli in passeggiata? Il tuo cane è eccessivamente pauroso? Il gatto scappa sempre, rischiando di finire investito da una macchina? La tua mucca si è ammalata ma non sembra esserci una ragione apparente riconducibile a una malattia nota al veterinario? Una delle tue capre viene esclusa dalle altre al punto che non riesce a nutrirsi a sufficienza?

Ecco, quando incontri problemi di questo genere, la Biokinesiologia può essere la risposta. Si tratta di uno strumento di aiuto che può essere applicato a qualsiasi mammifero. Ti ho già parlato dei benefici che l’uomo può trarne, in questo caso voglio raccontarti come la Biokinesiologia può aiutare un animale domestico.

Potenziali biologici bloccati

Abbiamo visto che ogni mammifero possiede dei potenziali biologici propri della sua specie, che gli permettono di vivere al meglio la sua vita, dandogli la capacità di adattarsi ai cambiamenti e alle situazioni che incontra lungo il cammino.

Il test muscolare di investigazione chiamato test kinesiologico, permette di aver accesso a informazioni sullo stato fisico, emotivo ed energetico dell’animale. In sostanza si tratta di uno strumento che apre un canale di comunicazione con i nostri animali domestici.

Il test kinesiologico apre un canale di comunicazione con l’animale domestico in difficoltà 

In secondo luogo, la Biokinesiologia ci permette di liberare quei blocchi che impediscono all’animale l’espressione del suo pieno potenziale di salute e benessere. Partendo dalla situazione presente dell’animale che necessita di un aiuto, è possibile attingere direttamente al suo inconscio, personale e genealogico.

Come funziona la Biokinesiologia per gli animali

La sessione di Biokinesiologia per il tuo animale domestico può essere eseguita da un terapeuta specializzato, allo scopo di svelare le memorie proprie del tuo compagno a quattro zampe o quelle genealogiche, alla radice dei disagi che hai riscontrato. Esattamente come per l’essere umano.

Poiché un animale non può collaborare per sottoporsi al test muscolare, il terapeuta può scegliere di usare come tramite una persona, adeguatamente preparata, oppure può eseguire il test su se stesso, dopo essere entrato in connessione con il “paziente”.

L’animale non può collaborare per sottoporsi al test muscolare: il terapeuta può usare come tramite una persona o se stesso

Ovviamente, per poter intervenire sull’animale è necessaria l’autorizzazione del padrone e l’animale in questione deve essere presente. Qualora questo fosse troppo complicato, è possibile svolgere la terapia a distanza con l’ausilio di una fotografia.

Come funziona il processo di guarigione

Partendo dal disagio manifestato dall’animale e raccontato dal suo padrone, il terapeuta individua il potenziale biologico collegato, che va sbloccato. In una seconda fase si cercano e si sciolgono le emozioni bloccate prioritarie e dominanti che ostacolano l’espressione di quel potenziale biologico.

Qual è l’obiettivo? Liberare la totale accessibilità al potenziale biologico inespresso. Una volta fatto questo, il tuo animale non dovrebbe più vivere il problema ricorrente per cui sei preoccupato.

Lavorando a questo livello radice, quando l’animale sarà libero di esprimere il potenziale biologico prima bloccato, potrai osservare diversi cambiamenti, talvolta repentini.

Liberare la totale accessibilità al potenziale biologico inespresso risolve il problema del tuo animale

Dialogo con l’inconscio

Grazie alla Biokinesiologia, superiamo l’ostacolo di non poter comunicare con l’animale usando il linguaggio. Andiamo a dialogare direttamente con le sue cellule e la sua biologia. Si va dritti al cuore del problema.

La Biokinesiologia può portare un contributo quando la situazione non è di competenza del veterinario o per completare l’approccio medico, integrando all’intervento fisico dell’operatore sanitario l’aspetto emotivo e energetico.

Una volta di più, la collaborazione e l’integrazione di diversi approcci aiutano il mammifero, animale o umano che sia, a recuperare completamente uno stato di salute e benessere ottimale.

Una rete wireless naturale

Più di 10 anni fa, quando ho imparato il metodo della Biokinesiologia, la possibilità di lavorare a distanza e quella di utilizzare una persona che facesse da tramite (per un animale, un neonato, o in qualunque altra situazione in cui il paziente non può collaborare) mi aveva stupito. Ero perplessa e ammetto, anche sospettosa.

Vivendo l’esperienza sulla mia pelle ho potuto verificare che dalle sessioni emergevano informazioni coerenti. I buoni risultati hanno spazzato via i dubbi iniziali.

Da quando è stata scoperta la Kinesiologia, la sua pratica è stata sempre basata sull’esperienza diretta, empirica. Oggi le scoperte della fisica quantistica, e tra le altre il concetto di entanglement, sono conoscenze nuove che possono spiegare quegli aspetti della Kinesiologia e della Biokinesiologia che sembrano strani alla mente razionale.

Diciamo che abbiamo accesso a una sorte di rete wireless naturale, la quale permette di scambiare informazioni a distanza. Provare per credere!

Gatti paurosi e cani disobbedienti

La Biokinesiologia libera l’accesso a un potenziale che prima era bloccato. Questo processo restituisce all’animale la possibilità di scegliere se rispettare o no dei limiti, per esempio. Oppure restituisce all’animale la capacità di riconoscere i pericoli potenziali.

Il disagio nasce quando un essere vivente non ha scelta e non riesce a esprimere un potenziale specifico, cioè quell’abilità necessaria ad adattarsi e superare la difficoltà.

Quando un essere vivente non ha scelta nasce un disagio profondo

Per chiarirti cosa può fare la Biokinesiologia allo scopo di aiutare un animale domestico in difficoltà, voglio raccontarti alcune sessioni che ho condotto in prima persona e altre che sono state condivise da Corinne Dewolf, che lavora molto con gli animali.

Per un gatto molto pauroso, è stato necessario ripristinare la sua sicurezza istintiva. Non potendo distinguere cosa era pericoloso e cosa no (a causa di un potenziale bloccato), l’animale viveva un costante stato di allerta.

Riuscendo a individuare il problema e sbloccare il suo potenziale con la Biokinesiologia, il gatto ha potuto finalmente uscire dallo stato di paura costante e recuperare la serenità in ogni situazione di assenza di pericolo. Ha iniziato a reagire in modo proporzionato alla realtà.

Ricordo poi un cane molto disobbediente. Una volta ripristinata la sua capacità di rispettare i limiti, è diventato un animale equilibrato, collaborativo e presente. Molto piacevole da portare a spasso.

Un cane che abbaiava in modo incessante ha dovuto recuperare, invece, la sua capacità di adattarsi agli imprevisti. Il potenziale bloccato lo faceva vivere in stato di agitazione, perché non fosse sorpreso da un evento inaspettato. La Biokinesiologia ha interrotto questa necessità, consentendogli di abbaiare solo in alcuni casi, come fanno tutti i cani.

Problemi genealogici

Un cavallo da corsa con un pedigree di alto livello, non riusciva mai a vincere le gare alle quali partecipava. Arrivava sempre secondo nonostante avesse tutte le carte in regola per essere il primo. In questo caso è stato necessario ripristinare la sua dignità. Cosa voglio dire?

Interrogando le cellule dell’animale, abbiamo scoperto che la sua linea genealogica non era così pura come indicato nei documenti che attestavano il pedigree. Il blocco, ciò che gli impediva di vincere, era legato a una carenza di verità. Il fatto di dover sembrare quello che non era limitava il cavallo. Riconosciuta la dignità della sua linea genealogica, il cavallo ha iniziato a vincere nonostante il suo pedigree non fosse perfetto.

Quando l’animale sta male per empatia

A volte l’animale domestico si fa carico di problemi e tensioni che non sono suoi. Per questo, all’inizio della sessione di Biokinesiologia, il terapeuta verifica se la problematica è dell’animale o di qualcun altro.

Quando si scopre che il problema non è dell’animale, l’esperto chiede, sempre tramite il test kinesiologico, se allora l’animale può liberarsi dal compito di prendersi carico del problema.  Se le cellule dell’animale dicono di sì, si può proseguire la sessione sull’animale stesso. Si indaga il potenziale biologico da liberare e si svolge il protocollo per ripristinare lo stato di benessere.

Può accadere che il tuo animale si faccia carico di un problema che in realtà è tuo

Quando l’animale dice di no, si individua la persona (o l’altro animale) a cui va attribuito il problema. L’idea è quella di coinvolgere il protagonista della problematica, in modo che diventi il soggetto della sessione di Biokinesiologia. Questo per liberare il “paziente iniziale” dalla necessità di intervenire.

La Biokinesiologia è uno strumento di aiuto che tutti possono imparare a usare con competenza. Servono ovviamente studio e pratica. Alcuni allevatori hanno fatto questo percorso per poter sostenere i loro animali (cani, cavalli, mucche ecc.) in modo nuovo. Ci sono dei veterinari che scelgono di integrare questo metodo alla loro pratica.

Tutti possono imparare a usare la Biokinesiologia per aiutare i propri animali

Tutte le persone che vivono con un animale e sono semplicemente desiderose di aiutare i loro amici a quattro zampe possono imparare la Biokinesiologia. A patto di riuscire a essere sufficientemente neutre dal punto di vista emotivo. Quando sei troppo coinvolto nel malessere del tuo compagno peloso, non puoi aiutarlo bene con questo strumento. Ma puoi chiedere a qualcun altro di farlo.

Affermare se stessi sul lavoro: perché è difficile dire no

Affermare se stessi sul lavoro: perché è difficile dire no

Come affermare se stessi sul lavoro per dare sempre il meglio e farsi rispettare? Allo scopo di raggiungere i tuoi obiettivi professionali individuali, che ti sono stati affidati per il buon funzionamento dell’azienda o del progetto, hai bisogno di concentrati sulle tue priorità e sulla creazione di valore aggiunto.

Con questo obiettivo in mente, puoi imparare a dire no a tutto il resto e avere il coraggio di affermare te stesso. Spesso, però, affermare se stessi sul lavoro dicendo di no è molto difficile. Cerchiamo di capire insieme perché.

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Il no ha una cattiva reputazione

La nostra educazione, o più in generale la cultura condivisa con i membri della nostra società, tende a instillare l’idea che il fatto di dire no sia negativo. Il no viene percepito come un’azione contro gli altri o una carenza di generosità, disponibilità e benevolenza. Dire no sembra equivalente a dire “non mi importa di te e delle tue richieste”.

Abbiamo già analizzato tutte le ragioni per cui è importante dire no. Per riassumere, se non sei in grado o non puoi dire di no:

  • non sai rispettarti perché non riesci a porti dei limiti
  • diventi inaffidabile verso te stesso ma anche verso gli altri
  • non puoi dire dei veri sì
  • sei impossibilitato a dare un contributo di qualità
  • non rispetti le tue priorità personali e quelle del tuo ruolo professionale
  • rischi di creare tensione nelle relazioni con sottoposti, colleghi e dirigenti.

Imparare a dire no permette di aumentare la percezione della tua affidabilità e il valore del tuo contributo. Inoltre, favorisce un clima positivo nel tuo ambiente di lavoro e relazioni più sane con gli altri. Perché allora a volte è cosi difficile dire di no?

Il tuo no è legittimo?

In alcune situazioni, dire di no può essere difficile perché il tuo no non è legittimo. Cerchiamo di capire come distinguere i no legittimi da quelli che non lo sono.

Per farlo, vediamo concretamente insieme qualche situazione in cui il tuo no non è legittimo.

  1. La richiesta fa parte delle tue mansioni e rispetta gli orari previsti dal tuo contratto. Il tuo no è illegittimo se ti viene chiesto di fare qualcosa per cui sei stato assunto e sei pagato, negli orari contemplati dal tuo contratto, quando non c’è una ragione valida per fare un’eccezione. Questo no illegittimo rischia di scombussolare l’organizzazione del lavoro di tutte le persone con cui collabori.
  2. Abbiamo visto che è perché sai dire no che il tuo sì ha valore, ma questo assunto vale anche in senso contrario. Poiché sai dire sì, il tuo no ha valore. Se dici no ogni volta che ti viene chiesto qualcosa, il tuo no rischia di perdere legittimità. Talvolta sul lavoro accadono degli imprevisti o delle occasioni da cogliere al volo. Quando non sono state programmate, le attività da fare si sommano al lavoro già previsto. Piuttosto che sbuffare, prova a essere collaborativo. Qualche ora di attività extra potrà essere recuperata una volta passata l’emergenza.
  3. Il tuo no è il risultato di una reazione emotiva. Quando sei tentato di dire no animato da un sentimento di rabbia, fastidio o vendetta, è meglio che tu faccia un respiro profondo. Aspetta di superare la reazione emotiva impulsiva prima di rispondere sì oppure no. Attieniti ai fatti per giudicare cosa sia meglio fare. È difficile e poco professionale rifiutare un compito a causa di un conflitto con la persona che te lo assegna.

È poco professionale rifiutare un compito a causa di un conflitto con la persona che te lo assegna

Dire no al no emotivo

Ogni volta in cui senti salire il no a fior di labbra spinto dall’emotività, trova delle strategie per disinnescare il conflitto in essere. Riconosci quale dei tuoi bisogni essenziali non è stato rispettato, accogli le tue emozioni e trova il modo di sfogarle. Puoi scrivere una lettera simbolica nella quale dai libero sfogo a tutto quello che hai nel cuore e nella pancia, puoi fare una camminata nella natura o ancora puoi sfogarti dando colpi a una punching balle così via.

Non rimanere bloccato nel tentativo di capire se l’altro ti ha ferito di proposito o meno. Concentra le tue energie per fare in modo che il danno ricevuto venga riparato. E se non può essere riparato cerca di capire come stare bene nonostante il danno subito.

Evitare il braccio di ferro

Fai attenzione a non lasciarti trascinare in una lotta di potere, dove un no imposto si trasforma in un’azione contro l’altro. Rischi di ferire l’ego o risvegliare la suscettibilitàdell’altra persona, che potrebbe a sua volta reagire in modo squilibrato. Azioni e reazioni di questo genere possono generare conflitti latenti o anche evidenti.

Vuoi evitare rischi del genere? Ti consiglio di mettere in pratica il modello dell’equivalenza. Permette di uscire dai meccanismi tipici delle lotte di potere in cui uno vince e l’atro perde, per entrare invece nel mondo della trasformazione dei conflitti e della creazione di soluzioni win-win.

Dopo aver elencato le situazioni in cui il tuo no può non essere legittimo, vediamo invece quando lo è.

Richieste che non rispettano le leggi e leggi che non rispettano l’uomo

Può accadere che la richiesta che ti viene fatta non sia legittima. Ad esempio se qualcuno vuole spingerti a fare qualcosa contro la Legge. L’autorità, in questi casi, non è affidabile.

Per chi, però, vive in un regime politico in cui le leggi non rispettano i diritti umani, il no può essere legittimo anche se va contro la legge vigente.

Sei abituato a contribuire al bene comune? Può essere destabilizzante confrontarti con richieste illegittime. Dover disobbedire o diventare fuori legge per rimanere equo e integro è un problema per le persone oneste: il no diventa una sfida combattuta.

In tutti questi casi consiglio di riflettere sul valore dei diritti umani o di rivolgersi a un’autorità spirituale che abbia una validità maggiore di un’autorità umana. Può essere la Vita che scorre dentro di te, Dio o qualunque divinità contemplata dal tuo credo. Anche l’Amoros può guidarti nella tua decisione.

In una società non equa, alcuni no richiedono coraggio e possono mettere a repentaglio il diritto fondamentale al lavoro. Conoscere te stesso e le tue priorità ti aiuterà a fare la scelta giusta.

Quando il no è legittimo ma fuorilegge prova a rivolgerti a un’autorità spirituale

Se la richiesta non ha senso per te

Ci sono tutta una serie di situazioni in cui dire no è legittimo e fa bene alla relazione. Molto spesso, se senti di voler dire no, vuol dire che è utile farlo. È importante per affermare se stessi sul lavoro.

Quando ti viene chiesto di fare qualcosa in un modo che secondo la tua expertise è insensato, se sai che c’è un modo migliore di agire, puoi dire no senza remore. Ricordati che se dici di sì senza discutere rinunci al valore del tuo contributo.

Attenzione: vale sempre la pena chiedere spiegazioni prima di dare una risposta. Se dopo aver ascoltato le ragioni dell’altro pensi ancora che la richiesta non sia sensata, allora il tuo no è legittimo.

Faccio un esempio che mi riguarda da vicino. Il giuramento di Ippocrate incita ad agire in scienza e coscienza. In alcuni casi, un medico potrebbe essere tentato di non rispettare il giuramento, perché dire no può perturbare la relazione con un paziente o un’autorità che chiede qualcosa di insensato, magari facendosi forza di convinzioni sbagliate. Oltre a violare il giuramento pronunciato, se il medico opta per un falso sì non dà il suo contributo.

Dare coraggio agli altri

Prendere posizione con autenticità può permettere ad altri di fare altrettanto e affermare se stessi sul lavoro. Vedere che qualcuno ha il coraggio di dire no fa sentire meno soli e aiuta a esprimere lo stesso parere.

Dire no è a volte più coraggioso che dire sì. Non c’è una verità unica, e dunque un modo di fare che sia per forza giusto o sbagliato. L’importante è affermare se stessi sul lavoro, rispettarsi e agire in modo autentico.

Vedere che qualcuno ha il coraggio di dire no fa sentire meno soli

Richieste pericolose

Se accettando di dire sì metti a rischio te stesso, gli altri o il tuo lavoro, è importante trovare il coraggio di dire no. Ovviamente questo tipo di situazioni richiede che tu sia competente o possa valutare la pericolosità o meno di una richiesta. Non sempre è possibile capire se un’azione è potenzialmente utile o inutile, inefficace piuttosto che indispensabile o ancora dannosa o benefica. Se non hai la competenza di capirlo ma hai dei dubbi in merito, ti puoi rivolgere al parere di esperti competenti e affidabili.

Quando manca il tempo o le capacità

Se oggettivamente non hai il tempo di fare quanto ti viene richiesto, puoi dire di no senza remore. La giornata è fatta di 24 ore. Dire di sì a un nuovo compito può mettere a repentaglio la buona esecuzione di tutti gli altri lavori ai quali hai detto di sì. E così rischi di diventare molto meno affidabile.

Potresti anche trovarti nella situazione in cui compensi (e subisci) troppo spesso la cattiva organizzazione altrui. Dire no significa smettere di essere complice di una strategia poco efficace che non fa bene a nessuno. Stai mettendo il bastone tra le ruote a un processo o a un sistema inefficiente, all’interno del quale più persone sprecano tempo, energia e risorse senza ottenere gli scopi prefissati.

È anche possibile che ti venga chiesto qualcosa che non sai fare. Quando oggettivamente non hai le capacità adatte puoi dire di no senza farti alcun problema. Non puoi essere competente su tutto né capace di fare tutto. Puoi non essere formato per utilizzare uno specifico programma informatico, per esempio. O ti viene richiesto di salire su una scala altissima quando soffri di vertigini.

Saper dire no quando non hai tempo o le capacità adatte per svolgere un compito è segno di buon senso. Significa che sai riconoscere e accettare con umiltà i tuoi limiti. Cosa che può contribuire ad aumentare la tua credibilità e la percezione della tua affidabilità.

Quando il lavoro compromette la vita privata

Il lavoro, magari a causa delle richieste di colleghi e responsabili, prende il sopravvento e ruba spazio e risorse alla vita privata, ad un livello che non può più essere accettato.

È molto interessante, a questo proposito, osservare le differenze culturali tra Paesi. Non c’è bisogno di andare lontano, basta restare in Europa. In Francia e in Italia, per esempio, finire tardi di lavorare viene visto come un merito. Ci si congratula con chi fa gli straordinari o lavora fino a tarda notte. In Germania o in Norvegia, invece, accade esattamente l’opposto. Chi finisce troppo tardi di lavorare viene percepito come un lavoratore poco organizzato, che non riesce ad essere produttivo a sufficienza nelle ore previste per il lavoro.

L’imprenditore Vineet Nayar ha scritto un libro molto interessante: Employees First, Customers Second: Turning Conventional Management Upside Down. Il testo racconta tra le altre cose come Nayar sia riuscito a potenziare la produzione aziendale impedendo ai suoi dipendenti di fare straordinari.

Un buon equilibrio tra vita professionale e vita privata, oltre a favorire il benessere in entrambi gli ambiti, aumenta la produttività e permette di affermare se stessi sul lavoro.

Un buon equilibrio tra vita professionale e vita privata permette di affermare se stessi sul lavoro

Gli ostacoli interiori a un sano no

Ci sono varie ragioni per cui potresti sentire che non puoi dire no. Prima di tutto potresti essere influenzato da credenze limitanti. Sto parlando di quei pensieri e punti di vista che consideriamo verità assolute e che condizionano molto la nostra vita. Queste convinzioni provengono principalmente dalla nostra educazione e dalle nostre esperienze. Ad esempio potremmo aver vissuto uno o più episodi nell’infanzia in cui abbiamo detto di no, volendo far valere la nostra opinione. Ma siamo stati sgridati.

Da questa esperienza abbiamo dedotto delle regole che portiamo ancora con noi 40 anni dopo.

Ti suggerisco un breve esercizio. Rispondi a questa domanda: quali convinzioni ti impediscono di dire no sul lavoro a colleghi, impiegati o al tuo capo? Metti la tua lista per iscritto. Per chiarire ecco qualche esempio:

  • non si può dire no a un superiore
  • dire no significa rifiutare l’altro
  • quando dico no sono poco collaborativo

A questo proposito, vorrei sottolineare che a volte dire no è una scelta più collaborativa che dire sì.

Le convinzioni che impediscono di rispettarsi

Alcuni pregiudizi legati al fatto di dire no sono influenzati da convinzioni sulla propria persona che rendono difficile affermare se stessi sul lavoro. Magari non sei del tutto connesso a quel potenziale biologico che ti permetterebbe di esprimere la tua legittimità e rispettare la tua dignità. La Biokinesiologia in questo caso può esserti di grande aiuto per liberare il potenziale bloccato. Ci sono dei blocchi, ad esempio, quando pensi cose di questo genere:

  • non valgo niente
  • credo di non meritare rispetto
  • non merito di far valere il mio parere
  • vorrei avere il potere di farmi rispettare ma non ne sono capace
  • mi devo sacrificare per gli altri
  • se tutti gli altri la pensano diversamente, probabilmente sbaglio io
  • esprimere la mia autenticità e rispettarmi mi isolerà dai colleghi

Hai individuato tra i tuoi pensieri almeno una credenza che blocca i no e impedisce di affermare se stessi sul lavoro? Guardala da un’altra prospettiva per riconoscere che questa credenza è un punto di vista e non una verità assoluta.

Come togliere potere alle credenze

Esistono due domande che aiutano a relativizzare una credenza, restituendole il suo status di semplice punto di vista. Chiediti chi ha fatto l’affermazione in cui credie prova a pensare se davvero questa credenza è vera sempre e comunque. Sicuramente puoi trovare tanti esempi in cui la credenza che ti blocca viene smentita.

Per chi ha sempre detto di sì

Se non sei abituatoo non hai esperienza in materia, dire di no può sembrarti molto complicato. Cercando di immaginare cosa potrebbe succedere, potresti dipingere nella tua mente uno scenario catastrofico. In realtà non hai alcuna esperienza per confermare o negare le tue idee. Dire di no può far paura e può farti sentire insicuro perché apre le porte a qualcosa di ignoto. Rifletti anche sul fatto che di solito è più facile immaginare scenari disastrosi piuttosto che paradisiaci. Sempre per via delle convinzioni limitanti.

Dire di no può far paura e può farti sentire insicuro perché apre le porte a qualcosa di ignoto

Ti consiglio di fare un po’ di pratica. Inizia pronunciando dei no che non sono molto importanti, dei piccoli no per avere più fiducia in te stesso. Man mano che si prende confidenza nell’affermare se stessi sul lavoro è possibile dire no in situazioni più delicate. Esercitandoti a dire no potrai diventare consapevole delle potenziali ripercussioni.

La paura delle conseguenze negative

Tante persone sono portate a temere le ripercussioni dei loro no. Quando si parla di dire no sul lavoro le paure più comuni riguardano un mancato aumento di stipendio, un licenziamento, difficoltà a fare carriera. Oppure si teme di creare tensioni nelle relazioni con superiori e colleghi. O si pensa che dire no possa farci perdere la stima altrui. Se dico no – pensano alcuni – verrò considerato un pigro o un fannullone. Ricordiamoci sempre che anche evitare di dire no può avere delle ripercussioni importanti.

A volte, la paura di ripercussioni negative è dovuta solo alle proprie convinzioni limitanti e non c’è alcuna relazione con la realtà. È altrettanto vero però che il tuo no può metterti di fronte alla necessità di affrontare conseguenze negative. Vedremo insieme in un altro articolo come imparare a dire no nel modo migliore, perché il no diventi parte integrante di una relazione sana.

In alcune situazioni e contesti, dire di no, anche se si tratta di un no legittimo, può farti rischiare di perdere il lavoro. Qualunque sia la decisione che prenderà chi si sente costretto a fare una scelta così impegnativa, un’imposizione del genere non può che essere una ferita difficile da rimarginare nella relazione di fiducia con l’autorità.

Valuta bene il rapporto tra rischi e benefici prima di rinunciare al no. Perché significa rinunciare ad affermare se stessi sul lavoro. Pensa a tutte le conseguenze e chiediti se saprai perdonare chi ti ha costretto a non rispettare te stesso.

Valuta bene il rapporto tra rischi e benefici prima di rinunciare al no

Abbracciare l’autenticità

Saper dire no permette di aumentare la tua affidabilità e il valore del tuo contributo. Capire se il no che vorresti dire è legittimo o meno ti aiuta a ragionare e a trovare le giuste motivazioni e il coraggio per pronunciare risposte autentiche.

Osare di dire no è positivo perché significa affermare se stessi e contribuire al mantenimento di un buon equilibrio tra vita professionale e privata.

Tutto questo favorisce benessere e salute. Quando dici no (se il no è legittimo) il tuo rendimento professionale migliora. Collezionerai meno assenze per malattia, sarai meno tentato di cambiare lavoro, la tua motivazione a dare il meglio crescerà. Tutto ciò non è positivo solo per te ma anche per la tua azienda o per i tuoi clienti.

Saper dire no e affermare se stessi sul lavoro crea un clima vantaggioso per tutti.

Come aiutare i figli a crescere felici e in salute

Come aiutare i figli a crescere felici e in salute

Aiutare i figli a crescere felici e in salute è possibile. In questo articolo propongo ai genitori di operare un cambiamento radicale in quello che è il loro modo abituale di pensare e preoccuparsi per il benessere dei figli.

Vengo spesso contattata da genitori desiderosi di aiutare i propri figli. Alcuni sono neo genitori e vorrebbero crescere figli felici e in salute fin da neonati. Si tratta di persone in cerca dell’approccio “giusto” per salvaguardare la salute e il benessere della famiglia. Altri hanno figli già adulti che stanno vivendo momenti di difficoltà o che stanno affrontando una malattia.

 

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Aiutare può essere difficile

Talvolta i genitori si sentono impotenti di fronte a un problema del proprio figlio sia per l’ampiezza del problema sia perché il figlio non vuole essere aiutato. Magari tuo figlio sta male ma è in una fase di rifiuto dei propri sintomi e non te ne vuole parlare. Oppure si fida di altre persone però a te sembra che non stia ricevendo tutto l’aiuto di cui ha bisogno. O ancora la relazione con i tuoi figli manca di comunicazione e fiducia a causa di alcune vecchie divergenze. Talvolta i figli rifiutano l’aiuto dei propri genitori in modo categorico.

Talvolta aiutare è difficile perché l’altra persona non vuole essere aiutata

Aiutare i figli a crescere felici richiede un cambio di paradigma

Esiste però un modo molto efficace di aiutare i propri figli, indipendentemente dal loro comportamento e dalle specificità della situazione. Come puoi fare? Lavorando sul tuo equilibrio e sul tuo benessereAncora una volta, a mettere il bastone tra le ruote è (spesso) la cultura nella quale siamo cresciuti. La società occidentale (ma non solo) propaga di generazione in generazione l’idea che ci si debba sacrificare per i propri figli. Chi rinuncia a tutto per cercare di fare stare bene i figli è un bravo genitore, da prendere ad esempio. Prova a chiederti se anche tu, più o meno consapevolmente, la pensi così. Ora ti propongo di accantonare questa convinzione per qualche minuto e aprirti a un nuovo punto di vista.

Pensi anche tu che il bravo genitore sia quello che si sacrifica?

Un sostegno dalla Biopsicogenealogia

La Biopsicogenealogia ci insegna innanzitutto che ognuno porta in sé la memoria della sua famiglia, della sua tradizione, della sua specie. Sei vivo, ovvero esisti, grazie e anche attraverso i tuoi antenati, che nel fare passare la Vita, ti hanno regalato positività e capacità di agire e reagire ma anche alcune difficoltà o problematiche non risolte.

Ognuno porta in sé la memoria della sua famiglia, della sua tradizione, della sua specie

Ereditiamo programmi biologici che si esprimono sotto forma di comportamenti o sintomi, che a volte ci allontanano da quello che sarebbe il nostro modo personale di vivere una determinata situazione.

Non solo: la memoria inconscia della famiglia è trasmessa al bambino, che si comporta nel corso di tutta la sua esistenza secondo il desiderio implicito (perché inconscio) dei genitori e concretizza in modo inconsapevole lo scenario di vita del proprio branco familiare.

Il figlio concretizza in modo inconsapevole lo scenario di vita del proprio branco

Ogni singolo aspetto della propria vita può essere riportato alla storia famigliare. Per spiegarmi meglio condivido due esempi che incontro spesso. Un figlio maschio non esprime pienamente il suo potenziale di maschio perché nella genealogia, diversi uomini non sono stati degni: possono essere stati violenti o inaffidabili. Una donna diventa una professionista di successo tralasciando l’ambito affettivo perché le donne della sua genealogia hanno patito la carenza di autonomia a livello economico. E così via.

Il bambino da questo punto di vista rappresenta la soluzione perfetta dei conflitti dei suoi antenati. Si tratta di regole biologiche alla base dell’intero sistema che promuove la continuazione della specie umana. I genitori non sono né vittime né colpevoli.

Una questione di equilibrio

L’equilibrio e l’armonia di ogni persona sono influenzati dall’equilibrio e dall’armonia del suo sistema di origine, cioè dalla famiglia. Questo fatto permette ai genitori di avere un potere positivo sul benessere dei propri figli.

Senza bisogno di agire direttamente sui tuoi figli puoi comunque promuovere la loro salute e il loro benessere.

Puoi aiutare i figli a crescere felici e in salute senza agire direttamente su di loro

Le costellazioni famigliari ci insegnano che in un sistema la prima fonte di armonia deriva dal fatto che ognuno sia al proprio posto. In questo articolo, il sistema che prendo in considerazione è quello famigliare vero e proprio. grandi devono stare al posto dei grandi, i piccoli al posto dei piccoli. E nessuno deve essere escluso. Cerchiamo di capire meglio cosa significa.

Ognuno al suo posto

Quando adulti e bambini vivono secondo il proprio ruolo, i flussi che riguardano dare e ricevere sono rispettati. I grandi danno ai piccoli e i piccoli ricevono e prendono dai grandi. Quando però un bambino per varie ragioni si “sostituisce” in modo più o meno conscio all’adulto e cerca di proteggere il proprio genitore, di rispondere alle sue richieste, di renderlo felice, allora questo equilibrio si rompe. Può accadere per varie ragioni, ad esempio una crisi familiare legata a un lutto, un momento di depressione della madre dovuta a un divorzio e così via.

Quando il bambino prova ad assumersi il ruolo del genitore l’equilibrio naturale delle cose si rompe

Se i piccoli cercano di fare gli adulti si imbarcano in una missione impossibile. Come l’acqua di una cascata che prova a scorrere in modo contrario alla forza di gravità, salendo anziché scendere. Quando è l’adulto che dà al bambino, invece, il movimento è sostenuto dalle leggi naturali e non richiede fatica.

Consigli pratici per crescere figli felici e in salute

Partendo dalle basi di Biopsicogenealogia e di Costellazioni Famigliari che ho condiviso, se sei un genitore e vuoi aiutare i tuoi figli, mi permetto di darti sei consigli.

1-Riporta equilibrio nella tua famiglia di origine

Verifica di essere al tuo posto. Comportati da piccolo nei confronti dei tuoi genitori. Giudicarli o essere iperprotettivo, ad esempio, significherebbe sostituirti a loro come adulto, rompendo l’equilibrio e il naturale fluire delle relazioni. Come conseguenza, non puoi ricevere da loro tutto quello che possono e dovrebbero darti come genitori… Potresti inoltre trovarti a chiedere quello che ti manca ai tuoi figli, perpetuando lo squilibrio. Un movimento faticoso perché contro corrente. Stai attento a comportarti da adulto nei confronti dei tuoi figli anche se sono già cresciuti.

I piccoli devono ricevere dai grandi, non viceversa

2-Prendi il tuo posto di adulto nei confronti dei tuoi figli

Sostieni i tuoi figli senza eliminare ogni ostacolo che incontrano. Occupa il tuo posto di grande nei confronti di tuo figlio all’interno della tua famiglia acquisita, quella che ti sei costruito. Ma attenzione a come lo fai. Molti genitori vorrebbero proteggere il proprio figlio da ogni dolore, da ogni difficoltà. C’è un fatto però da accettare: nessuno di noi può vivere esperienze o compiere determinate azioni al posto di qualcun altro: è impossibile. E cercare di farlo è anche controproducente.

Prendere il tuo posto di grande significa assumerti la responsabilità di educare, dare, proteggere, sostenere e rispondere alle richieste dei tuoi figli. Ciò però non significa spianare loro la strada, evitando che affrontino qualunque tipo di ostacolo, dolore o sfida. Togliendo loro l’opportunità di sperimentare, sbagliare, imparare, confrontarsi e conoscersi rischi di farne degli adulti meno sani e meno felici, non il contrario.

Io invece ti sto parlando di educare i figli nel senso etimologico della parola: ex-ducere significa tirare fuori. Educare non è imbottire di sapere, convinzioni, modi di essere e di pensare. Non è scolpire le mente e lo spirito dei bambini per raddrizzarli e per farne degli adulti con una struttura precisa, dogmaticamente “giusta”.

Educare è tirare fuori non mettere dentro

Educare per aiutare i figli a crescere felici e in salute significa favorire l’espressione del potenziale dei tuoi bambini, che nascono con competenze e caratteristiche varie, adatte al mondo di oggi e soprattutto di domani. Accogli la loro differenza con curiosità. Con la fiducia e la consapevolezza che i bambini di oggi sono adatti a essere gli adulti di domani.

I bambini di oggi sono adatti a essere gli adulti di domani

 3-Prendi il tuo posto di piccolo riguardo alla Vita

Mettere a disposizione dei tuoi figli quello che sei e quello che sai è già tanto. A volte, nel farti carico della responsabilità di educare, potresti assumere comportamenti ansiosi e dittatoriali, perché vorresti onorare la missione impossibile di controllare il tuo bambino, la sua crescita e il suo destino. Non si può fare.

Controllare il tuo bambino, la sua crescita e il suo destino? Non si può fare

Per evitare questa trappola, è importante (anche) ricordarsi che siamo un piccolo niente nell’universo. Impegnati a stare al tuo posto non solo nei confronti del tuo nucleo famigliare ma anche nei confronti della Vita, che scorre dentro ognuno di noi. C’è un Grande Destino per ciascuno. Quello che sei e quello che fai al tuo livello di essere umano è già abbastanza impegnativo. Non ti viene chiesto nient’altro.

4-Rispetta il padre o la madre di tuo figlio

Accade che l’altro genitore non si comporti come il padre o la madre ideale che tu hai in testa per tuo figlio. Cerca di capire e accettare il fatto che i bambini non hanno bisogno di genitori ideali ma di quegli specifici genitori. Prova ad accettare umilmente nel tuo cuore l’altro genitore come figura di riferimento giusta per tuo figlio. Paradossalmente questo è vero anche nel caso di quei genitori inaffidabili o assenti. Così facendo permetterai al bambino di attingere a tutto il suo potenziale, favorendo la sua realizzazione nel mondo. Sarà un modo ottimale di aiutare i figli a crescere felici e in salute.

I bambini non hanno bisogno di genitori ideali ma di quegli specifici genitori

Ogni volta che critichi l’altro genitore, stai criticando la metà dei geni ricevuti dal padre o dalla madre. La richiesta che inconsciamente stai facendo al tuo bambino (o figlio adulto) è quella di non attingere a quel potenziale genetico, emotivo ed esperienziale a sua disposizione grazie a suo padre o a sua madre. In pratica gli chiedi di amputare il suo potenziale.

Se non vuoi accettare l’altro genitore perché lo ami e lo rispetti fallo per amore e rispetto nei confronti del tuo bambino. Gli farai un regalo enorme.

Potenziali amputati

Se, per una ragione o l’altra, il figlio non può prendere dal padre o dalla madre tutto il potenziale a sua disposizione, dovrà adattarsi e farà più fatica nella vita. Il tipo di vuoto causato da questa mancanza influenzerà in modo specifico la sua esistenza.

La mancanza delle risorse materne influenzerà la sua relazione con il cibo, con l’abbondanza e la sua relazione di coppia. La mancanza delle relazioni paterne invece influenzerà il suo lavoro, la sua realizzazione nel mondo e il suo successo.

Accetta come giusto l’altro genitore di tuo figlio, chiunque sia

5-Reintegra ogni escluso

Un’altra causa di squilibrio all’interno del sistema-famiglia è l’esclusione di un membro del gruppo. Il padre, la madre o un antenato. È importante invece non escludere un membro della famiglia negandogli il suo posto. Cosa che potrebbe succedere per varie ragioni. Capita ad esempio quando un parente ha agito in modo considerato “vergognoso”. Magari perché è un uomo e si è suicidato all’interno di una cultura in cui questo atto è considerato peccato, oppure è una donna che è rimasta incinta al di fuori del matrimonio. O ancora un famigliare che comportandosi in modo disonesto e finendo in carcere ha rovinato la dignità della famiglia.

C’è anche chi non ha il suo posto nel gruppo perché è stato dimenticato. È il caso dei bambini morti di cui si cerca di cancellare la memoria. Infine può capitare che un membro della famiglia non sia riconosciuto come tale perché nessuno o quasi sa che esiste: pensiamo al caso di un bambino nato fuori dal matrimonio e non riconosciuto dal genitore.

6-Chiedi una mano per aiutare meglio i figli a crescere felici e in salute

Come fare per prendere il tuo posto, non escludere nessuno e favorire il tuo equilibrio allo scopo di crescere figli felici e in salute? Nella mia esperienza, gli strumenti come le Costellazioni Famigliari, le Biocostellazioni®, la Biopsicogenealogia, la Bioconsapevolezza e ogni sostegno alla crescita personale sono di aiuto a questo scopo.

Vuoi iniziare a fare questo percorso da solo? Ti consiglio di indagare e ricostruire il tuo albero genealogico: è un primo passo per, simbolicamente, rimettere ognuno al proprio posto. Almeno sulla carta.

I genitori sono esempi viventi

Conosci te stesso, prendi il tuo posto, impara a rispettarti, trova le strade per perseguire la tua felicità: il tuo esempio vivente sarà per i tuoi figli un insegnamento mille volte più potente di qualunque grande discorso.

Conosci te stesso, impara a rispettarti, trova le strade per la tua felicità

Per concludere voglio salutarti con alcuni versi tratti da una poesia di Khalil Gibran

 

I vostri figli non sono figli vostri…

sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita.

Nascono per mezzo di voi, ma non da voi.

Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono.

(…)

Voi siete l’arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti.

L’Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell’infinito e vi tiene tesi con tutto il suo vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane.

Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell’Arciere,

poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano

e l’arco che rimane saldo.

Khalil Gibran