Stanchezza altalenante come affrontarla e superarla

Stanchezza altalenante come affrontarla e superarla

La stanchezza è una sensazione debilitante che può essere provocata da tante cause diverse. Talvolta la stanchezza può essere legata a problemi di sonno. Altre volte può essere legata a una carenza di micro nutrienti. C’è chi si sente stanco e assumendo magnesio, ad esempio, si sente meglio nel giro di pochi giorni. Ma la stanchezza non è necessariamente connessa al fabbisogno di vitamine o Sali.

Talvolta la stanchezza è associata a una patologia diagnosticata sulla base della presenza di altri sintomi. Sto parlando ad esempio di anemia e diabete, che tra i vari problemi provocano anche un senso di spossatezza generalizzato. C’è poi un altro tipo di stanchezza che non dipende dalle tue scorte di energia. Una stanchezza che può assalirti e poi sparire da un momento all’altro. È di questa stanchezza altalenante che voglio parlarti in questo articolo.

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Quando la stanchezza arriva all’improvviso

Ti capita mai di sentirti senza energie nel corso della tua giornata di lavoro per poi scoprirti pieno di entusiasmo e di forze nel momento in cui un amico ti propone di fare insieme una cosa che piace a entrambi? Non si tratta di una scusa o di pigrizia. La stanchezza che sentivi quando lavoravi era reale e profonda.

Ti succede di sentirti stanco all’improvviso mentre un momento prima avevi l’energia vitale adatta a compiere qualunque azione?

Ti succede di sentirti stanco all’improvviso mentre un momento prima sapevi di avere l’energia vitale adatta a compiere qualunque azione? Prova a seguire questo mio ragionamento. Potrebbe aiutarti a comprendere le cause della tua personale stanchezza e trovare finalmente una soluzione.
La tipologia di stanchezza di cui parlo adesso non ha a che fare con l’energia vitale. Se invece ti trovi in difficoltà per una mancanza di vitalità leggi questi consigli: possono aiutarti a capire come muoverti per iniziare a stare meglio fin da oggi.

Un aiuto dall’etologia

La Biopsicogenealogia, uno degli strumenti che ho integrato nel mio metodo della Bioconsapevolezza, usa anche l’osservazione del comportamento animale per comprendere i sintomi degli esseri umani. Torniamo alla genesi della stanchezza improvvisa o meglio altalenante, partendo da una similitudine etologica.
La pecora è un animale debole, senza difese, che ha come unica protezione quella del branco. Vivere e spostarsi all’interno del gregge permette alle pecore di ingannare almeno in parte il predatore, fingendo di essere un animale più grosso. L’unione fa la forza. Molti pesci piccoli, come le sardine, si comportano allo stesso modo.

Quando la pecora si perde si ritrova sola, smarrita, isolata e senza più difese. Lontano dal gregge il suo stress aumenta in modo significativo, perché il rischio di essere aggredita da un predatore è tangibile. Per lei qualsiasi spostamento è nella direzione errata, eccetto lo spostamento che la riporterebbe nel suo branco.

Il corpo si attiva in aiuto della pecora

Se la pecora ha tanta energia a sua disposizione, rischia di correre dalla parte sbagliata, allontanandosi ancora di più dal gregge di appartenenza. Lo stress fa allora scattare un meccanismo biologico per proteggere questa preda. Il corpo prende le redini della situazione: il cervello ordina di diminuire la secrezione di cortisolo (è un tipo di cortisone naturale) da parte delle ghiandole surrenali, creando nella pecora una stanchezza profonda, che le impedisce di muoversi. In questo modo il rischio che si perda maggiormente viene evitato.

Nel momento in cui, finalmente, la pecora è di nuovo in contatto visivo, auditivo oppure olfattivo con il branco o con il cane pastore, la sua biologia innesca il meccanismo opposto. Il cervello ordina alle surrenali di aumentare la secrezione di adrenalina, innescando una potente fonte di energia che permette alla pecora smarrita di avere le forze sufficienti per ricongiungersi nel tempo più breve possibile al branco.

La pecora è un animale debole, senza difese, che ha come unica protezione quella del branco

Anche tu puoi sentirti smarrito

Quando un essere umano si sente solo, perso, isolato dal suo “branco” può essere colto da questa grande stanchezza improvvisa, proprio come quella che si innesca nella pecora smarrita. Il primo gregge per noi esseri umani è generalmente la famiglia, stretta o allargata. Poi nel tempo il gregge può diventare il gruppo di amici che si conosce da una vita, o l’insieme dei colleghi. Lontane dal branco alcune persone si sentono incredibilmente stanche fisicamente ed emotivamente apatiche. Si parla anche di Conflitto della pecora smarrita.

Lontane dal branco alcune persone si sentono incredibilmente stanche fisicamente ed emotivamente apatiche

L’energia va e viene

Di solito coloro che presentano questa difficoltà vivono alti e bassi. Trovano in se stessi una grande energia vitale che in alcuni momenti sembra non essere più disponibile, come se ci fosse da qualche parte nel loro corpo un tasto on/off. E i periodi off possono durare dei mesi, così a lungo che spesso a queste persone viene diagnosticata una depressione.

Quando vivi un lutto a causa della perdita di più persone care contemporaneamente o in un breve lasso di tempo, ad esempio, può innescarsi questo meccanismo. Ma anche se ti trasferisci lontano dai tuoi affetti puoi essere assalito regolarmente dalla stanchezza legata al Conflitto della pecora smarrita.

Stanchezza o depressione?

Quando lavoravo come medico di famiglia mi è capitato di avere in cura dei migranti, che si ritrovavano in un paese straniero senza nessuno accanto. L’intera famiglia viveva ancora nel Paese d’origine. Questa situazione di isolamento, aggravata da una scarsa (o nulla) conoscenza della lingua e della cultura del Paese di arrivo, li faceva sentire completamente smarriti. Subivano quindi una stanchezza profonda con apatia e spesso arrivavano da me con una diagnosi di depressione cronica fatta da un collega.

Quando la stanchezza è altalenante e sembra non avere una spiegazione, perché non c’è una patologia organica concomitante, spesso si ipotizza o una depressione oppure uno squilibrio nell’apporto di micronutrienti. Invece una spiegazione ci può essere. Devi essere tu a capire se e quanto la tua stanchezza può essere in realtà legata allo smarrimento. Dipende ovviamente dalla situazione che stai vivendo.

Le persone che vivono la difficoltà di essere isolate dal proprio “branco” hanno regolarmente fasi di apatia, non hanno voglia di fare nulla e si sentono svuotate dalle emozioni. Il problema risiede proprio nella lontananza dal clan di appartenenza, sia in senso stretto sia allargato.

Quando la stanchezza è altalenante e sembra non avere una spiegazione spesso si ipotizza una depressione ma la ragione è un’altra

Superare la lontananza in modo simbolico

Nel caso in cui non ci si possa riconnettere fisicamente con i propri cari per diversi motivi, consiglio di realizzare un piccolo album fotografico in cui poterli riunire almeno simbolicamente, da portare sempre con sé.
Se vivi questa situazione prova a farlo e guarda spesso quest’album con l’intento di riconnetterti al tuo clan simbolicamente. È un consiglio che funziona e può aiutarti concretamente a sentirti di nuovo in forma, anche se il tuo gruppo di appartenenza non c’è più o è sparpagliato per il mondo. L’album ti aiuterà a sentirti ancora parte del gruppo.

L’album con le foto di famiglia ti aiuterà a sentirti ancora parte del gruppo

Stanchezza, menopausa o effetto pensione?

Le donne che si sono occupate per una vita dei figli e della casa, una volta che i bambini crescono fino a diventare adulti e farsi una vita propria, possono venire assalite da una incredibile stanchezza. Si sentono non solo sole e senza forze, ma anche apatiche e prive di uno scopo. Di frequente viene detto loro che stanno entrando in menopausa e che questi sintomi dipendono da un cambiamento ormonale. Invece la causa spesso è da imputarsi proprio al Conflitto della pecora smarrita.

Talvolta si scambia il Conflitto della pecora smarrita per un cambiamento ormonale legato alla menopausa

Qualcosa di simile può accadere a tutti coloro che hanno lavorato per una vita e vivono la pensione come uno shock. Perché hanno perso non solo il proprio clan sociale di riferimento (i colleghi) ma anche lo scopo principale per cui si alzavano al mattino.
Ti riconosci in questa descrizione? Prova a cambiare direzione trovando un nuovo gruppo con cui condividi passioni e modi di pensare. Cerca di dedicarti a qualcosa che avresti sempre voluto fare quando non avevi tempo libero.

Quando possibile, consiglio sempre di agire preventivamente preparandosi per tempo al cambiamento. Se sei prossimo alla pensione cerca un nuovo gruppo di riferimento, come un’associazione per esempio, e una o più attività che ti piacciano davvero.
L’obiettivo è sapere come impiegare proficuamente il tempo per svegliarsi al mattino con la voglia di fare, prima di entrare in pensione o prima che l’ultimo figlio grande esca di casa.

Quando si prende la strada sbagliata

Il conflitto della pecora smarrita può avere una declinazione particolare che riguarda coloro che sentono di aver imboccato la strada sbagliata. Sto parlando per esempio di chi si ritrova a fare un lavoro che detesta o a studiare qualcosa che non gli interessa. Persone costrette a fare quotidianamente o comunque per buona parte della loro giornata qualcosa che non amano affatto, in seguito a una scelta che considerano sbagliata. Il risultato è lo stesso: grande stanchezza e apatia che improvvisamente sembrano scomparire nel weekend o non appena si ha la possibilità di riconnettersi con qualcosa che si ama.

Grande stanchezza e apatia possono scomparire appena si ha la possibilità di riconnettersi con qualcosa che si ama

Cosa Fare

Se sei stato costretto a lungo ad agire contrariamente al tuo sentire per obbligo o necessità, siediti e prenditi del tempo per te stesso. Fai un punto della situazione cercando nuovi obiettivi in linea con chi sei veramente. Comincia rispondendo a queste domande. Cosa ti piace nella vita? Che cosa nutre la tua gioia? Cosa fai con facilità ed entusiasmo?
Quando la stanchezza nasce dallo stress della pecora smarrita, si può lavorare con la Biokinesiologia per riconnettersi alla propria direzione interiore, sbloccando la situazione per avere nuovamente accesso a energia e risorse.

Se c’è un trauma infantile

Capita spesso che il Conflitto della pecora smarrita nasca da un trauma vissuto durante l’infanzia. Ad esempio un ricovero in ospedale, un momento spaventoso per un bambino, che si ritrova in un luogo ostile completamente solo, senza le figure di riferimento. Mi viene in mente anche il caso di un bambino che si era smarrito su una strada di montagna: camminando davanti ai propri genitori aveva preso il bivio sbagliato. Una brutta avventura conclusasi bene dopo qualche ora.

Ma la difficoltà può nascere pure da un allontanamento momentaneo dalla propria famiglia. Pensiamo ad esempio ai bambini molto piccoli che si perdono in un supermercato. Non hanno il senso del tempo e quella mezzora di smarrimento e solitudine può fissarsi in modo inconscio nel loro io profondo. Da adulti non se ne ricordano neppure, o magari ne parlano scherzandoci su. In realtà l’evento a volte ha lasciato strascichi che si ripercuotono sul presente sotto forma di lunghi momenti di stanchezza. Perché quel momento è stato vissuto in modo acuto e drammatico.

Da bambino ti sei mai perso rimanendo separato dai tuoi genitori?

Come sempre, dopo aver indagato la storia personale alla ricerca di indizi riconducibili a un momento di isolamento e perdita del proprio clan vissuto in modo drammatico, grazie alla Biopsicogenealogia è possibile indagare nel passato dei propri antenati. Magari c’è stato un parente che non è più tornato dalla guerra o che a causa della guerra ha vissuto una prigionia all’estero, o ancora un momento di isolamento difficile e spaventoso.

Conoscere se stessi è il primo passo

Per risolvere la stanchezza altalenante che nasce dal Conflitto della pecora smarrita è importante innanzitutto lavorare per conoscere se stessi e riconnettersi alla propria direzione interiore. Darsi degli obiettivi e degli scopi ben precisi quotidiani legati ai propri talenti è una chiave importante per lasciarsi alle spalle stanchezza e smarrimento.

Darsi degli obiettivi e degli scopi ben precisi legati ai propri talenti aiuta a lasciarsi alle spalle stanchezza e smarrimento

Ognuno di noi è un piccolo niente nell’universo ma un piccolo niente unico e irrepetibile. Tale è il contributo che sei venuto a portare nel mondo. Questo contributo non deve essere necessariamente qualcosa di grande e importante, non serve che tu operi per forza per la pace nel mondo. L’importante è che tu possa esprimere con gioia quello che sei veramente.

Allergie, perché insorgono, come superarle

Allergie, perché insorgono, come superarle

Le allergie sono un problema comune, soprattutto in primavera e in autunno, ma non solo. C’è chi allergico al polline, chi al pelo di animali, chi a uno o più elementi presenti nei cibi o negli oggetti di uso comune: pensiamo ad esempio all’allergia al nichel.

Secondo la Humanitas University nel 2019 in Italia circa 12 milioni di persone soffrivano di allergie respiratorie, come asma e riniti. E questo numero, a detta di molti esponenti della medicina convenzionale, è destinato a crescere, a causa di un mix di fattori in grado di promuovere l’insorgenza di reazioni allergiche, tra cui l’aumento delle temperature, l’inquinamento e la maggiore diffusione dei pollini nell’aria.

Ma perché una persona che è stata esposta a un allergene per anni e anni di colpo diventa allergica proprio a quell’elemento, che prima non gli aveva mai dato alcun fastidio? Come mai l’allergia si scatena nei confronti di alcune sostanze e non di altre, anche se siamo costantemente circondati da potenziali allergeni?

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Come puoi scoprire grazie al metodo della Bioconsapevolezza, anche le allergie sono messaggi dal corpo, che sta intervenendo in tuo aiuto secondo i propri mezzi.

Anche le allergie sono messaggi dal corpo che interviene in tuo aiuto

Pensiamo alle allergie da contatto. I pazienti che soffrono per eczema allergico, prurito, urticaria o dermatite vivono ancora intensamente (in modo inconsapevole) uno stress da separazione.

Allergie: la causa è un distacco doloroso

Quando insorge un’allergia, l’elemento a cui la persona è allergica, che può essere una tipologia di polline, il pelo di uno o più animali, un cibo e così via, richiama direttamente un evento traumatico legato a una separazione.

L’allergene richiama un evento traumatico legato a una separazione

Quindi, se c’è una reazione allergica ripetuta a uno specifico allergene, quello che si deve cercare è l’oggetto o il soggetto che questo allergene rappresenta, dal quale per qualche motivo la persona allergica è stata separata contro la sua volontà.

Facciamo un esempio. L’allergia al polline dei cipressi, che in Italia vengono spesso piantati in prossimità dei cimiteri, potrebbe essere legata alla morte di una persona cara che ti ha colto impreparato e che hai vissuto in modo drammatico.

Stesso allergene, tante cause di allergia

È importante non dare per scontata la causa di un sintomo o di una patologia, e questo vale anche per le allergie. Bisogna indagare nelle singole storie personali o genealogiche senza lasciarsi sviare da situazioni e problematiche già risolte. I miei esempi servono a capire quale tipo di ragionamento o indagine fare, senza fissarsi sul risultato. L’allergia ai cipressi potrebbe essere collegata alla Toscana, che un emigrante potrebbe essere stato costretto ad abbandonare. O ancora è possibile che i cipressi fossero presenti nel luogo in cui sei stato lasciato da un grande amore. E per questo ora non puoi più respirare il loro polline senza manifestare una reazione avversa.

Il corpo registra tutta una serie di dettagli dei quali non siamo consapevoli e che potrebbero ripresentarsi sotto forma di elementi allergizzanti in vario modo.

Il corpo registra tutta una serie di dettagli dei quali non siamo consapevoli

Fare la domanda giusta

Come già ho raccontato su questo blog, sai che per aiutare le persone a trovare le loro risposte individuali mi piace cercare le giuste domande. Voglio farti un altro esempio per spiegare come funziona il meccanismo delle allergie.

 Porre la giusta domanda aiuta a trovare la giusta risposta

Nel corso di un mio seminario di formazione per terapeuti, che si chiamava appunto Fare la buona domanda, una donna affetta da lunga data da allergia ai metalli ha scoperto la ragione alla radice del suo disturbo, che le provocava dermatiti ed eczemi da contatto piuttosto seri.

Maria non poteva indossare neppure per poche ore della bigiotteria senza avere una reazione avversa. Lavorando con gli alti partecipanti al laboratorio, questa donna è riuscita a capire cosa rappresentassero i metalli nella sua storia personale e a liberarsi una volta per tutte dall’allergia.

Il caso di Maria

Quando era una giovane donna Maria aveva dovuto scegliere di separarsi dal suo grande amore, perché il ragazzo aveva iniziato a fare uso di eroina. Diventato dipendente, una volta cresciuto, il suo ex innamorato è addirittura morto di overdose.

Ecco allora che i metalli rappresentano l’ago, che ha causato l’impossibilità di vivere questo grande amore.

Qualche giorno dopo aver scoperto il nesso tra ago, metalli, separazione e dermatite, Maria ha ricevuto in dono un braccialetto di bigiotteria. Pur sapendo che avrebbe avuto una reazione avversa, trattandosi di un regalo, ha voluto comunque indossarlo.

Alla fine della giornata, con suo grande stupore, non aveva avuto nessuna reazione allergica. Allora ha provato a indossare altri gioielli, che non tirava fuori dal cassetto da anni… Risultato? Nessuna reazione avversa dal corpo. La presa di coscienza della ragione alla radice dell’allergia e l’accoglienza delle emozioni represse, in questo caso sono bastati per risolvere il problema. Ed erano più di vent’anni che ne soffriva.

La consapevolezza fa la differenza

Quanto sto spiegando accade per qualunque tipo di allergia. Mi viene in mente il caso di una paziente, Gloria, che invece soffriva di una fastidiosa allergia alle piume. Se le capitava di riposare su un cuscino imbottito di piume o di usare una coperta imbottita di piume si svegliava l’indomani con rinite e raffreddore.

Indagando nel suo passato ho scoperto che, da bambina, Gloria si prendeva cura di una grande voliera con uccelli domestici e che si preoccupava di raccogliere e curare gli animali feriti che trovava in campagna e nei boschi. Quando uno degli animali soccorsi moriva, cosa che capitava spesso, o se uno dei suoi uccelli si ammalava e non riusciva a guarire, Gloria viveva uno stato di profondo sconforto e tristezza. Per lei la perdita di ogni singolo animale era un trauma.

In particolare un’estate, dopo aver affidato la cura della voliera alla sorella, tornando dalla vacanza aveva trovato la gabbia vuota. Le era stato detto che qualcuno, probabilmente, aveva pensato di aprirla di nascosto per liberare gli animali. La realtà era un’altra e dopo alcuni anni Gloria l’aveva scoperta: gli uccelli erano tutti morti. Quando la parte adulta di Gloria ha potuto accogliere il lutto della bambina e dare libero sfogo al dolore di questa separazione l’allergia è regredita spontaneamente.

A volte l’allergia a un animale può essere collegata non tanto alla separazione dall’animale in sé ma alla separazione da una persona cara che aveva quell’animale, come un nonno o un genitore. In tutti questi casi è importante elaborare il lutto e lasciare sfogare il dolore per superare le allergie.

Indagare nel passato, individuare l’evento traumatico legato alla separazione e darsi modo di elaborarlo può curare le allergie

Anche le allergie aspecifiche possono essere risolte

Quando non si sa esattamente a cosa si è allergici come si può procedere? Se ad esempio i sintomi di allergia si presentano in uno specifico momento dell’anno, come in primavera o in autunno, si può andare alla ricerca, nel proprio passato, di un evento traumatico legato a una separazione avvenuto in quella stagione.

Le allergie hanno a che fare con un episodio di forte stress da separazione

Le allergie hanno a che fare con un episodio di forte stress da separazione e la separazione può riguardare non solo persone o animali, ma anche luoghi e oggetti.

Quando si è allergici il trauma della separazione è ancora attivo, cioè fa ancora soffrire, perché il dolore non è stato del tutto elaborato. Se non si riesce a risalire alla causa dell’allergia è possibile che si debba indagare più in profondità, nel passato genealogico della persona allergica. Oppure è possibile che la persona non ricordi l’evento traumatico legato all’insorgenza dell’allergia. In questo caso può venirci in soccorso la Biokinesiologia.

Trasformare il conflitto interiore e raggiungere il peso forma

Trasformare il conflitto interiore e raggiungere il peso forma

Se lotti da tempo contro la bilancia nel tentativo di dimagrire, nel tuo Io vivono due parti in conflitto tra loro. La prima agisce generalmente a livello inconscio e desidera mantenere il sovrappeso. La seconda invece vorrebbe raggiungere il peso forma. Entrambe le parti in gioco hanno le loro buone ragioni per desiderare di dimagrire o al contrario per evitare di farlo. Intendiamoci: sei un essere integro ma capita di essere combattuti fra due alternative, due desideri che non possono coesistere.

Può capitare di essere combattuti fra due desideri che non possono coesistere

 

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Le teorie sulla trasformazione dei conflitti di Pat Patfoort e Galtung possono aiutare anche in questa situazione, nella quale il conflitto che vuoi superare, per vivere meglio e stare bene, non è con un’altra persona o con un gruppo di individui, ma con te stesso. Scopri come fare per risolvere il tuo conflitto interiore e iniziare il percorso verso il peso forma.

Sei in lotta contro la bilancia? Dentro di te c’è una parte che vuole dimagrire e un’altra che vuole rimanere in sovrappeso

Hai già provato altre strade e hai capito che le diete non servono a dimagrire in modo duraturo? Se senti di essere pronto a intraprendere un percorso completo e approfondito che ha come obiettivo il raggiungimento del peso forma, prova a leggere il mio libro. Grazie al metodo della Bioconsapevolezza potrai finalmente pesare quanto desideri. E mantenere quel peso che hai a lungo sognato, in modo naturale e spontaneo.

L’effetto Yo-Yo nasce dal conflitto interiore

Hai letto il mio articolo Trasformare i conflitti per migliorare la qualità della vita? Allora sai già che all’origine dei conflitti c’è il mancato rispetto o la minaccia di almeno un Bisogno Essenziale dell’uomo. Ti ricordo che i Bisogni Essenziali individuati da J. Galtung sono quattro: Sopravvivenza, Benessere, Identità e Libertà. Nel caso del sovrappeso questo bisogno essenziale ha spesso a che fare con la sopravvivenza. Si tratta cioè di una necessità connessa alla conservazione della vita. Ma il sovrappeso può anche avere altre radici. In ogni caso, il sovrappeso è un messaggio dal corpo che cerca di proteggerti.

Tutti i conflitti irrisolti portano a un continuo stato di tensione fisica e psicologica e consumano la tua energia vitale. Questo vale pure per il conflitto interiore che ti impedisce di raggiungere il peso forma.

Molto probabilmente ti sarà già capitato: riesci a controllarti e a mangiare meno, la bilancia pian piano segna un numero che ti piace di più. Poi quando pensavi di essere sulla buona strada i chili ricominciano ad accumularsi. Oppure ti metti periodicamente a dieta stretta, dimagrisci ma non appena sgarri anche di poco il peso torna a crescere. È il famigerato effetto Yo-Yo che sperimentano tutti coloro che sono in lotta contro il proprio peso.

Questo accade perché, anziché provare a trasformare il conflitto, le due parti in contrapposizione tra loro continuano a farsi la guerra. Lottare non può portare a una soluzione. Le due posizioni di per sé, quella inconscia della parte (A) che non vuole dimagrire e quella conscia della parte (B) che invece vuole dimagrire, sono inconciliabili. A meno che si intraprenda un percorso attivo di trasformazione del conflitto interiore.

Lottare non può portare a una soluzione

Il modello dell’Equivalenza nel conflitto interiore

Inizia subito a usare il modello dell’Equivalenza di Pat Patfoort. Potrai così disinnescare il meccanismo che ti porta a ingrassare di nuovo dopo essere riuscito a dimagrire. Come prima cosa è necessario che tu comprenda le parti di te che sono in conflitto e le loro buone ragioni.

Il concetto alla base dell’Equivalenza è semplice, ma solo quando lo avrai interiorizzato potrà funzionare. La relazione tra le due parti di te in contrapposizione sarà sana solo nel momento in cui riconoscerai che entrambe hanno pari valore. Nessuna deve prevalere sull’altra.

Il modello dell’Equivalenza di Pat Patfoort dà pari valore alle parti in conflitto

Una volta riconosciuta l’equivalenza tra le parti che generano il conflitto interiore, devi indagare. In che senso? Devi scoprire e capire quali sono le ragioni della parte (A) che vuole rimanere in sovrappeso e della parte (B) che vuole dimagrire.

Prova a chiederti cosa pensa di ottenere di buono dal sovrappeso quella parte di te che non vuole cambiare? E poi cosa crede invece di raggiungere di positivo la parte di te che spinge verso il dimagrimento?

Credi che la parte (A) che resiste al dimagrimento sia solo una sabotatrice della felicità? La svolta si attuerà quando comprenderai che A e B vogliono entrambe il meglio per te. Vogliono che tu stia bene, che sia felice e sano. Nel momento in cui avrai capito che non c’è bisogno di lotta ma di integrazione, le parti si concilieranno per aiutarti a dimagrire, nell’ottica di raggiungere uno stato di piena salute e benessere.

Da più di 20 anni sviluppo queste tematiche con le persone che partecipano ai miei laboratori sul Peso forma. Insieme tracciamo un percorso per riconoscere e incontrare la parte che non vuole dimagrire. Cerchiamo di comprendere le sue intenzioni positive. Poiché questa parte di solito agisce in modo inconscio, è sconosciuta e più difficile da capire. Nel vocabolario di Patfoort quelle che ho chiamato intenzioni positive vengono definite Fondamenti.

Alla ricerca dei Fondamenti

Come già sottolineato le buone ragioni della parte che vuole dimagrire, che ho chiamato parte B, sono più facili da individuare perché sono consce. Questa parte, per esempio, vuole che tu ti senta più leggero, più bello, più apprezzato dalla società. Ma potrebbero esserci delle altre ragioni alla base del desiderio di raggiungere il peso forma. Ad esempio la volontà di avere a disposizione maggiore vitalità e salute quando presenti dei sintomi o una malattia, legati almeno in parte al sovrappeso.

Tutte le ragioni meritano un approfondimento. Pensiamo ad esempio alla pressione sociale che spinge a essere magri. Non è detto che si tratti di un obiettivo o di un desiderio che è davvero tuo e sano. Magari lo percepisci come importante ma ti viene imposto dall’esterno. Quando si intraprende il percorso verso il peso forma, invece, è interessante attingere alla propria motivazione. Raggiungere l’obiettivo è più facile quando le ragioni per compiere questo viaggio non sono esteriori (la società mi vuole magro) ma veramente tue, cioè interiori (io voglio essere snello).

Cosa vuole la parte che spinge verso il sovrappeso

Nella mia lunga esperienza di terapeuta, ho incontrato i Fondamenti più diversi alla base della difficoltà di dimagrire. O meglio le ragioni della parte che spinge al mantenimento del sovrappeso sono molto varie. Ti ricordo che questi Fondamenti sono spesso completamente inconsci e gli esempi che riporto ora, il più delle volte, sono stati scoperti con sgomento dalle persone interessate.

Nel mio lavoro una delle cose che faccio, insieme ai pazienti, è abbinare i Fondamenti ai Bisogni Essenziali.

1-Dimagrire potrebbe minacciare il Bisogno Essenziale di Sopravvivenza

Vale per chi ha visto delle persone care dimagrire a causa di una malattia terminale che le ha portate alla morte. Anche chi è nato prematuro o sottopeso e ha rischiato la vita ha nella sua memoria la connessione tra rischio vitale e dimagrimento. O ancora chi è stato violentemente picchiato e ha riportato meno danni grazie allo strato di grasso. Il grasso in tutti questi casi è vissuto come un agente protettivo.

2-Dimagrire rischia di minacciare il Bisogno Essenziale di Benessere

Alcune persone sono in sovrappeso perché inconsciamente pensano che questo stato possa salvaguardare la coppia e la famiglia. Credono di non essere attraenti grazie ai chili in più e così facendo sono convinte che non rischieranno di tradire e porre fine al matrimonio. Oppure una parte (B) vuole essere snella con l’obiettivo di osare esporsi di più e avere in cambio una vita più intensa e appagante. Mentre l’altra parte (A) resiste, perché vede in questo desiderio di cambiare un rischio troppo grande, quello di soffrire di più.

3-Dimagrire mette a rischio il Bisogno Essenziale di identità

Esistono persone che scoprono in sé una parte (A) che rivendica il diritto di avere qualunque forma, rifiutando di adeguarsi a regole culturali poco rispettose delle singole identità. Altre appartengono a etnie e popolazioni che culturalmente considerano il sovrappeso come un sinonimo di abbondanza, fertilità e salute. I chili di troppo sono come un atto di fedeltà e appartenenza alla propria cultura.

In altri casi, quando in famiglia sono tutti (o quasi) in sovrappeso, i chili “di troppo” diventano un elemento identitario. Chi è magro in qualche modo tradisce l’identità della famiglia.

4-Dimagrire minaccia il Bisogno Essenziale di libertà

C’è chi è in sovrappeso per opera di una parte (A) che odia l’idea di dimagrire. Questa parte crede che l’unica strada da percorrere, per farlo, sia quella della dieta e della frustrazione. Questi individui vogliono mangiare liberamente, rifiutano imposizioni difficili da rispettare. Desiderano condividere i pasti con familiari e amici senza preoccuparsi costantemente di quello che c’è nel piatto.

Dal fallimento alla riuscita

Fin quando le parti che sono in conflitto non trovano un percorso integrato, la strada verso il dimagrimento resta un combattimento molto faticoso, destinato alla lunga a fallire. Grazie al metodo della Bioconsapevolezza, che riunisce diverse strategie tra cui quella della Trasformazione dei Conflitti, potrai uscire dallo stato di eterna lotta. Troverai una soluzione win-win, grazie alla quale entrambe le parti vincono e vedono la possibilità di soddisfare le loro intenzioni positive. Potrai vivere in una situazione adatta a te, nella quale ogni tuo bisogno essenziale sarà rispettato. Libererai così la strada verso il tuo peso forma. Senza diete e senza vivere frustrazioni o rinunce. Scopri come.

Tumore al seno: superare la paura e favorire la guarigione

Tumore al seno: superare la paura e favorire la guarigione

Quando si riceve una diagnosi di tumore al seno è comprensibile sperimentare un profondo senso di smarrimento, paura e rabbia. Spesso si provano tutti questi sentimenti, in sequenza.

Si affronta un percorso che porta (o dovrebbe portare) a superare lo shock e intraprendere così il percorso di guarigione. Talvolta però può anche capitare di saltare delle fasi o rimanere intrappolati nella paura. Ognuno di noi reagisce secondo la propria sensibilità, il proprio carattere e le proprie conoscenze.

Di fronte a una diagnosi di tumore al seno ognuno reagisce secondo la propria sensibilità, non c’è un modo giusto o sbagliato

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Perché ho un tumore al seno?

Una delle domande che molto probabilmente continua a ripresentarsi nella tua testa è: perché sta succedendo proprio a me? È facile che tu te lo chieda più volte al giorno, con il cuore carico di frustrazione e le lacrime agli occhi…

Magari sei una persona attenta, che cura la propria alimentazione e segue tutti i cosiddetti programmi di prevenzione. Forse non ci sono altri casi di tumore al seno nella tua famiglia. Oppure sì, ma pensavi che le visite regolari dal senologo, le ecografie e le mammografie potessero metterti al riparo dall’eventualità di sviluppare effettivamente un tumore.

Non prevenzione ma diagnosi precoce

Quello che la medicina convenzionale (troppo spesso) chiama programma di prevenzione è invece un programma di diagnosi precoce. L’obiettivo reale dello screening è quello di diagnosticare il tumore quando è di piccola dimensione, non di ostacolare la sua formazione.

La vera prevenzione si basa invece sullo sviluppo di un buon livello di vitalità. Cosa significa? Prestare attenzione a qualità e quantità di respiro, idratazione, sonno, alimentazione e movimento. Senza dimenticare la gestione dello stress e delle emozioni e lo sviluppo del potenziale umano. Temi che costituiscono il fulcro della mia attività.

Se sei interessato, sviluppo questo punto di vista nel mio libro Supera una diagnosi da paura. Guarire il cancro con l’integrazione del lavoro emotivo e delle terapie complementari.

Di fronte al fatto compiuto

Non avresti mai voluto dover affrontare una chemioterapia, una radioterapia oppure un intervento di mastectomia, parziale o totale. Eppure…

È naturale e legittimo il fatto che tu ti chieda perché IO ho un tumore al seno? Anzi, interrogarti in questo modo può aiutarti concretamente nel cammino verso la guarigione. Conoscere te stesso è il primo passo per superare qualsiasi sintomo e problema legato al corpo e alla mente.

In questo articolo il mio obiettivo è proprio indicarti una strada, o meglio un metodo, per capire perché TU hai un tumore al seno. Potrai così affrontare meglio la tua diagnosi e favorire la guarigione.

Prima della diagnosi

Stai leggendo questo articolo ma non hai ancora ricevuto una diagnosi? Molto probabilmente all’autopalpazione, oppure osservando il tuo seno, hai scoperto qualcosa che non ti convince, come un nodulo o un arrossamento sospetto, che non scompare e non sembra giustificato dall’abbigliamento o altro.

Ti consiglio allora di attivarti in modo duplice. Prendi appuntamento con un medico di fiducia e inizia a interrogarti seguendo i consigli che trovi in questo blog.

Le domande giuste

Se hai già letto qualcosa riguardo al metodo della Bioconsapevolezza, che ho sviluppato in oltre 20 anni di esercizio della medicina complementare, forse sai già che ritengo fondamentale per un terapeuta capire come aiutare il paziente a porsi le domande giuste.

Secondo il mio approccio qualsiasi sintomo o malattia, dall’insonnia al tumore al seno, è un messaggio dal corpo. Comprendendo il messaggio che il nostro corpo ci sta inviando possiamo riuscire a superare sintomi e malattie. A patto di attivarci per ascoltare quella che si configura come una richiesta di ascolto e di cambiamento.

Stress e conflitti alla base del tumore al seno

Nel corso della nostra vita, tutti viviamo delle situazioni di stress e conflitto. Fortunatamente lo stress non è sempre dannoso. Non ci viene diagnosticata una malattia per ogni situazione difficile che ci troviamo ad affrontare!

Lo stress non è sempre dannoso ma la somma di più conflitti e traumi non risolti può portare allo sviluppo di una malattia

È però fondamentale comprendere che le nostre esperienze dolorose, quando non elaborate, possono portare a sviluppare sintomi e malattie. Una situazione che si aggiunge a quanto vissuto dalle persone che appartengono alla nostra genealogia e ci hanno preceduto. Talvolta il trauma è antico e una situazione attuale lo risveglia.

La somma di più conflitti va ad acuire l’intensità dello stress. Di conseguenza, il nostro corpo reagirà con forza, inviandoci un messaggio molto forte e destabilizzante. Come ad esempio il tumore al seno.

Le cellule si attivano in risposta a uno stress non elaborato

Quando vivi una situazione in modo drammatico condividendo poco le tue emozioni e non riesci a vedere cosa fare per uscire dal problema, c’è un rischio. Puoi superare la soglia massima di stress che il tuo organismo può tollerare senza intervenire. Di conseguenza, il corpo si attiva, facendo scattare una risposta organica.

Salute e malattia vengono abitualmente interpretate come due stati antitetici. Si sente spesso dire che bisogna combattere contro il tumore, ma in questo modo combatteresti contro te stessa. Il tuo corpo cerca di aiutarti con i propri mezzi a superare una situazione molto stressante. Il tipo di patologia che sviluppa ti informa del tipo di difficoltà che stai attraversando.

La risposta contenuta nel sintomo o nella malattia cambia a seconda del tipo di stress che ha innescato il messaggio dal corpo. Quale tipo di cellule si attiva? Dipende da come hai vissuto l’evento stressante.

Il tipo di cellule che il corpo attiva per mandarti un messaggio dipende dall’evento stressante che hai vissuto

La gravità dei tuoi sintomi invece, ad esempio lo sviluppo di un tumore benigno o maligno, più o meno esteso, è invece legata all’intensità dello stress che hai vissuto. Un conflitto trascurato che ti ha stressato in modo lieve potrebbe portare a una “semplice” infiammazione del tessuto della ghiandola mammaria. Uno stress molto acuto può causare lo sviluppo di un tumore detto maligno.

Uno stress di bassa intensità ma recidivante e duraturo può avere come conseguenza una malattia cronica.

Il corpo sa perché stai male

Il tuo corpo, quindi, sa esattamente perché ti sei ammalato e con l’aiuto di un terapeuta specializzato puoi scoprirlo anche tu, ponendoti le domande giuste. Una volta scoperto quale trauma ha generato la malattia avrai molte risorse a tua disposizione per trovare una soluzione su misura per te e liberare il tuo corpo dal bisogno di creare un tumore al seno.

Il seno è composto da diversi tipi di cellule. Se hai già fatto una biopsia, il medico competente avrà specificato quale tipo di cellule si è attivato e quale cancro è presente. La tipologia di cellule del tuo tumore al seno ci dà delle informazioni dirette sul vissuto stressante che ha causato la malattia.

Cosa provoca l’adenocarcinoma

Concentriamoci per fare un esempio su quelle deputate alla fabbricazione del latte materno, che compongono la ghiandola mammaria. Quando si sviluppano in modo anomalo si parla di una specifica tipologia di tumore al seno, l’adenocarcinoma.

A livello biologico il latte materno rappresenta cibo e protezione, perché contiene oltre agli elementi nutritivi per il neonato gli anticorpi della madre. Così da assicurare al bebè un’adeguata barriera protettiva in una fase in cui le sue difese immunitarie non sono ancora del tutto sviluppate.

Il latte materno rappresenta cibo e protezione. Lo produci per le persone che ami

Biologico e simbolico

Spostiamoci ora dal piano biologico a quello simbolico. Il latte materno è nutrimento nel senso di sostentamento ma anche di amore affetto, sostegno e protezione.

Il cancro al seno racconta il vissuto di una donna che subisce uno stress legato al suo ruolo di nutrice e protettrice. Il pensiero biologico all’origine dello sviluppo della risposta patologica è questo: il mio corpo così com’è non è in grado di nutrire e proteggere abbastanza il soggetto d’amore, devo trasformarlo per diventarne capace.

Per semplificare: lo stress non elaborato della donna che ha ricevuto una diagnosi di adenocarcinoma ruota intorno alla sua capacità di aiutare e proteggere.

Lo stress della donna che ha un adenocarcinoma ruota intorno alla sua capacità di aiutare e proteggere

Se le cellule proliferano troppo

Quando si sviluppa un adenocarcinoma, le cellule della ghiandola mammaria proliferano in modo anomalo. Per la medicina convenzionale, che non prende in considerazione le informazioni che ci danno i messaggi dal corpo, questa reazione è insensata e incontrollata.

Quando si sviluppa un adenocarcinoma, le cellule della ghiandola mammaria proliferano in modo anomalo

Ecco allora che le cellule aumentano in modo definito patologico. Se ti è stata fatta questa diagnosi è come se tu sentissi di non avere quanto è necessario per aiutare la persona amata.

Esempi concreti

Dal momento che non è facile capire a fondo quali tipi di stress possono indurre il corpo a sviluppare un adenocarcinoma, voglio farti alcuni esempi concreti. La tua preoccupazione potrebbe essere legata a un componente stretto del tuo nucleo familiare, come un figlio o tua madre, oppure al nucleo allargato, che comprende il padre, i fratelli, le sorelle, il partner. Anche una grande preoccupazione per un animale domestico può provocare un forte stress.

Hai un adenocarcinoma? Potresti essere profondamente preoccupata per tuo figlio, il tuo partner, un fratello o un genitore

Magari tuo figlio è ricoverato in rianimazione e non sai come aiutarlo. Ti senti impotente perché non sei un medico specializzato in medicina d’urgenza: andare a trovarlo ti sembra non portare a nulla. Sottovaluti il tempo e l’amore che gli dai con la tua presenza.

Oppure tuo fratello minore, con il quale hai un rapporto speciale e che hai cresciuto come una seconda madre, è oggi un adolescente con problemi di dipendenza. Non capisci cosa sia successo e non hai idea di come intervenire. Le stai provando tutte ma ti sembra che il tuo caro stia scivolando sempre di più in un baratro.

Cosa vuole dirti il tuo corpo

Entrambe le situazioni descritte, se vissute in modo drammatico e senza condivisione, possono portare allo sviluppo di un adenocarcinoma.

Il tuo corpo sta cercando di agire per risolvere una situazione alla quale razionalmente non trovi soluzione. Avere a disposizione più cellule che fabbricano latte, biologicamente ha perfettamente senso per aiutare la persona amata. L’adenocarcinoma è il messaggio che il corpo ti invia per dirti che stai vivendo una realtà in cui è inconcepibile per te poter fare così poco.

Il tuo corpo sta cercando di agire per risolvere una situazione alla quale razionalmente non trovi soluzione

Nel momento in cui riuscirai a capire da cosa nasce il profondo stress che ti ha portato a sviluppare un tumore al seno, lavorando sul trauma dell’impotenza e sulla sensazione inconscia di non poter proteggere il tuo soggetto d’amore, imboccherai la strada verso la guarigione.

Puoi farti aiutare, per farlo, da un terapeuta competente, che ti guidi verso l’elaborazione dell’importante stress alla base del tuo tumore.

Messaggi specifici

I messaggi che il corpo ci manda attraverso sintomi e malattie sono precisi. Generalizzare porterebbe fuori strada. Il percorso deve essere personalizzato, per capire esattamente, a seconda del tipo di tumore al seno che ti ha colpito, quale problema c’è alla radice e agire di conseguenza.

7 consigli per riorganizzare la casa e dimagrire

7 consigli per riorganizzare la casa e dimagrire

Puoi dimagrire con più facilità scegliendo di riorganizzare la casa. Partendo da piccoli accorgimenti che puoi mettere in campo fin da oggi. Non è la strada principale da percorrere ma è un valido aiuto verso il raggiungimento del peso forma.

Per ottenere risultati concreti è fondamentale, innanzitutto, che ti impegni a conoscere te stesso e i meccanismi che ti spingono a mangiare più del necessario.

Se impari a conoscere te stesso potrai essere libero dai condizionamenti inconsci

SE PREFERISCI, ASCOLTA LA VERSIONE AUDIO DELL’ARTICOLO

 

Scoprendo cosa ti spinge ad abbuffarti potrai trovare e mettere in campo tutta una serie di antidoti che ti aiuteranno ad avanzare, un passo alla volta, verso la conquista di un obiettivo fondamentale. Un corpo sano e in forma abitato dal desiderio concreto di vivere una vita gioiosa e serena.

Riorganizzare la casa è un primo passo verso il raggiungimento del peso forma. E il bello è che puoi iniziare fin da subito

L’ambiente in cui vivi ti spinge a mangiare di più

Mangiare troppo, molto spesso, è una reazione automatica che mettiamo in campo in risposta agli stimoli che riceviamo dall’ambiente circostante. Stimoli che agiscono come istigatori silenziosi, dei quali non siamo consapevoli. Ecco perché riorganizzare la casa è molto utile a dimagrire.

L’industria alimentare, come è facile immaginare, ha tutte le motivazioni per farci mangiare di più, indipendentemente dal nostro stato di salute e dal fatto che vorremmo raggiungere il nostro peso forma.

Se hai già letto alcuni dei miei articoli o ascoltato uno dei miei audio sai che quando parlo di sovrappeso faccio sempre una premessa importante. Nel momento in cui non sarai più programmato dal punto di vista biologico per essere in sovrappeso, niente potrà manipolarti. Potrai così raggiungere e mantenere spontaneamente il tuo peso forma.

Quando non sarai più programmato biologicamente per essere in sovrappeso, niente potrà manipolarti

Un cambiamento importante, che accadrà perché la tua alimentazione sarà il risultato dei bisogni reali del tuo corpo.

Con il mio audio corso Sovrappeso cosa mi racconti? accompagno le persone verso una maggiore consapevolezza sui chili di troppo e la radice della difficoltà a dimagrire, seguendo i principi del metodo della Bioconsapevolezza.

 

Vuoi imboccare subito la strada che ti porterà a conquistare per sempre il tuo peso forma? Ho scritto un libro sul tema che trovi su Amazon e nelle migliori librerie

 

Un passo in più verso il peso forma

In attesa di raggiungere il traguardo di poter mangiare liberamente, guidato dai reali bisogni del tuo corpo senza altre distrazioni o manipolazioni inconsce, puoi mettere subito in campo alcune strategie per dimagrire.

Questa volta ci focalizziamo su azioni concrete per riorganizzare la casa con l’obiettivo di dimagrire. I miei consigli sono utili anche per il mantenimento del peso forma, qualora tu lo avessi già raggiunto.

Alcuni dei cambiamenti che ti suggerisco potrebbero sembrarti strani, scontati o di poco conto. Potresti domandarti perché farli.

Ti chiedo di fidarti: metti in pratica questi 7 consigli per riorganizzare la casa e dimagrire, vedrai che non te ne pentirai. Inoltre, sappi che ognuna delle strategie in questo testo ha delle precise basi scientifiche, supportate da esperimenti e ricerche sul campo.

Potrai dimagrire peso perché riorganizzare la casa aiuta la tua mente e il tuo corpo a mangiare meno eliminando alcuni condizionamenti inconsci 

1-Sposta tutto il cibo in cucina

Il primo consiglio che ti do è semplice ma scoprirai che è molto più utile di quanto non sembri. La prima stanza da rivoluzionare quando vuoi riorganizzare la casa per dimagrire è la cucina. Fai in modo che sia l’unico luogo della tua abitazione dove c’è cibo. Elimina le merendine dalle borse o i cioccolatini dalla credenza in salotto. Non solo. Quando devi mangiare qualcosa, fai in modo di essere in cucina.

Allo stesso tempo usa la cucina solo per preparare i tuoi pasti e mangiare. Nient’altro. Non entrarci mentre sei al telefono. Elimina il televisore se ne hai uno in questa stanza. Non metterti con il tuo notebook a lavorare in cucina.

Tutto il cibo deve essere conservato solo ed esclusivamente in cucina e la cucina non deve servire ad altro che a mangiare

2- Riduci le dimensioni dei piatti e delle posate

Come ti ho raccontato nei miei 10 consigli per dimagrire riorganizzando i pasti, colore e dimensione dei piatti influenzano la quantità di cibo che mangerai. Approfondiamo questo concetto. In poco più di cento anni, il diametro medio dei piatti è passato da 24 a 30 centimetri, registrando un aumento del 25%.

In un esperimento condotto dal team di Wansink (Ice cream illusions bowls, spoons, and self-served portion sizes), ai nutrizionisti e agli studenti di nutrizione coinvolti sono state fornite ciotole e cucchiai di dimensioni diverse. Successivamente i partecipanti sono stati invitati a servirsi di gelato.

Risultato: le ciotole grandi hanno portato a un 31% in più di consumo (127 calorie aggiuntive). Mentre i cucchiai grandi hanno portato a un 14% in più di consumo (60 calorie aggiuntive).

In circa cento anni, il diametro medio dei piatti è passato da 24 a 30 centimetri

Per una stessa porzione di cibo, più il piatto è grande, più avrai l’impressione che la quantità sia scarsa. Invece quanto più il piatto si avvicina alle dimensioni della porzione, tanto più penserai che la quantità sia abbondante e saziante. Entra in gioco l’illusione percettiva di Delboeuf.

Ma non solo. Più piccole sono le posate, più piccoli sono i morsi che fai. Se le posate sono ridotte è più facile mangiare lentamente, limitando l’assunzione eccessiva di cibo.

3- Nascondi dalla vista tutto il cibo

Quando vedi un alimento ti viene sempre voglia di mangiare.Non sei tu, succede a tutti. Questo fenomeno si chiama adescamento o priming ed è una delle cause più potenti e insidiose del sovrappeso. Si definisce priming uno stimolo sensoriale ben preciso, già conosciuto in passato dal soggetto, che fa scattare una reazione senza che ci sia alcuna consapevolezza.

Il priming è una delle cause più potenti e insidiose del sovrappeso

Quando il cervello viene sottoposto al confronto diretto con il cibo o qualsiasi altra cosa abbia a che fare con il cibo, si attiva il desiderio di mangiare. La causa potrebbe essere, ad esempio, la vista di uno stufato che arriva in tavola. Oppure il profumo di una torta che cuoce nel forno.

La stessa cosa accade anche, per le medesime ragioni, quando il confronto cervello/cibo è indiretto. La vista della pubblicità degli spaghetti o di una tovaglia apparecchiata scatena la voglia di mangiare qualcosa.

Più vieni sottoposto a questi stimoli nel corso della giornata più ti capiterà di mangiare abbondantemente e fuori pasto. Evitando lo stimolo a priori non si attiverà il meccanismo di priming e mangerai molto meno, giorno dopo giorno. Ecco come riorganizzare la casa porta a dimagrire peso, in modo piuttosto semplice e immediato.

L’ordine sarà tuo alleato nella lotta con i chili di troppo

Voglio aiutarti nella tua strategia per riorganizzare casa.Per prima cosa, nascondi tutto ciò che ha a che fare con il cibo. Togli dalla portata dei tuoi occhi e del tuo naso quello che è legato anche alla sola idea di mangiare. Come ti ho spiegato prima, entra in cucina quando è proprio necessario: per la preparazione e il consumo dei pasti.

Agisci concretamente mettendo in ordine la cucina. Conserva gli alimenti negli armadietti o in una dispensa chiusa. Riponi le pietanze cotte e crude in contenitori opachi, chiudi spezie e piatti profumati in scatole ermetiche. Devi essere metodico e non lasciare niente al caso. Il tavolo deve essere sgombro, così come qualunque ripiano della cucina.

Fai incetta di contenitori opachi e scatole con chiusure ermetiche

A dirci che funziona è la scienza. In un esperimento condotto da Brian Wansink e dalla sua squadra, alle impiegate coinvolte nel test è stato messo a disposizione un barattolo di cioccolatini.

Il primo gruppo si è trovato di fronte un vaso opaco, il secondo un contenitore trasparente. Alla fine della giornata (e dell’esperimento) le impiegate del secondo gruppo hanno mangiato quasi il doppio del cioccolato rispetto alle colleghe del primo gruppo!

4- Fai la spesa a stomaco pieno

I negozi e soprattutto i supermercati di grandi dimensioni sono progettati per farci comprare cibo e altri articoli di consumo in abbondanza. Il modo in cui presentano sugli scaffali scatole, confezioni e alimenti sfusi, la grande abbondanza delle quantità in esposizione, il packaging, i profumi intensi, le luci… Tutto è studiato per stimolarci a riempire il nostro carrello.

Come reagisci istintivamente al profumo di pane caldo? E alla vista di una pizza appena sfornata?

Non fare mai la spesa quando hai fame. Scegli una fascia oraria in cui hai lo stomaco pieno. Ma non solo: usa sempre una lista prestabilita, scritta mentre sei a casa. E seguila senza sgarrare.

Scrivi una lista di quello che ti serve prima di uscire di casa e seguila alla lettera

5- Metti degli ostacoli tra te e il cibo

Quando nasce in noi un desiderio, il nostro sistema nervoso valuta sempre il rapporto costi/benefici. Confronta, cioè, il valore del beneficio atteso nel caso in cui il desiderio venisse esaudito con il costo dello sforzo richiesto per ottenere quello che vogliamo. Questo processo, generalmente inconscio, spinge alla decisione di agire… Oppure a quella di non agire.

Il desiderio di cibo non fa eccezione. Più quello che vorresti mangiare è a portata di mano, più mangerai. Ne abbiamo parlato anche quando ti ho dato i miei dieci consigli per dimagrire riorganizzando i pasti.

Con la consapevolezza che il tuo cervello tenderà a evitare sforzi eccessivi, metti degli ostacoli tra te e il cibo. Un esempio? Mai fare scorta degli alimenti che ti spingono a sgarrare, di cui sei più goloso.

Il tuo cervello evita spontaneamente gli sforzi eccessivi. Più il cibo è difficile da raggiungere meno mangerai

 Conserva gli alimenti facili da sgranocchiare (biscotti, cioccolatini, patatine fritte eccetera) in scatole opache e collocali in fondo negli armadietti, oppure in alto, dove sono meno accessibili.

Più in generale, organizza gli spazi in cucina (armadi, frigorifero, congelatore e così via) in modo da semplificare l’accesso agli alimenti a bassa densità (come frutta e verdura) a discapito dei prodotti ad alto contenuto calorico (formaggi, burro, carni rosse, piatti pronti).

Gli esperimenti su cervello, cibo e fatica

I primi esperimenti in questa direzione risalgono agli anni ’70, quando lo psicologo americano Stanley Schachter chiese a un gruppo di persone obese di compilare un questionario. Mentre lo facevano, avevano a disposizione un sacchetto di mandorle da sgranocchiare. Alcuni avevano a portata di mano mandorle già sgusciate, altri dovevano aprirle con lo schiaccianoci.

Il 95% dei partecipanti si è servito da solo nel caso delle mandorle sgusciate mentre solo il 5% di coloro che dovevano aprirle ne ha mangiate.

Nel corso degli ultimi 30 anni, moltissimi studiosi hanno fatto osservazioni simili grazie a numerose varianti di questo esperimento. La semplice offerta di cioccolatini incartati, piuttosto che pronti da mettere in bocca, ridurrebbe il consumo di un fattore da due a quattro (indagine condotta da Brunner).

Se hai l’obiettivo di dimagrire o quello di evitare di ingrassare, devi rendere il più possibile impegnativo portare il cibo dalla zona dove lo conservi al tuo piatto (e alla tua bocca).

Immagina un’ipotetica scala che va da un grado di impegno pari a 0 (l’alimento è lì, di fronte a te, basta solo allungare una mano e assaggiarlo) a un livello di sforzo pari a 10 (il cibo desiderato è nascosto, imballato, va preparato o magari ancora meglio lo devi acquistare).

Tenendo conto di questa scala, che puoi personalizzare basandoti sulle tue abitudini e idiosincrasie, puoi riorganizzare la casa in modo che, quando vai in cerca di cibo, incontri per primi quello più sano e meno calorico. Mentre le calorie vuote e il cibo spazzatura devono richiederti la fatica maggiore possibile per essere raggiunti e mangiati.

Conosci te stesso, i tuoi punti di forza e le tue debolezze. Fai in modo che i cibi più calorici e dannosi siano scomodissimi da raggiungere

 6- Sbatti fuori dalla porta il cibo spazzatura

 Conserva in casa pochi alimenti caratterizzati da un alto contenuto calorico. Hai voglia di mangiare dei biscotti con burro e doppia dose di cioccolato? Puoi farlo, ma cerca di comprarne solo una piccola quantità, quella che consumerai per soddisfare il desiderio del momento. Elimina pure il vassoio pieno di formaggi invitanti in bella vista nel frigorifero…

Quando fai la spesa togli completamente dalla tua lista i prodotti industriali strapieni di grassi, zuccheri raffinati, edulcoranti, sale, conservanti chimici eccetera. Più che per il tuo peso forma, questo è fondamentale per la tua salute in generale.

Avrai comunque l’occasione di consumare un po’ di junk food quando pranzi fuori casa. Meglio quindi agire preventivamente, evitando di inserire questi alimenti nella lista della spesa. Perché se questi cibi dannosi ma attraenti finiscono nella tua dispensa sai bene che finirai per mangiarli

Togli completamente dalla tua lista della spesa i prodotti industriali ricchi di grassi, zuccheri raffinati, edulcoranti, sale e conservanti chimici

7- Mai acquistare le confezioni formato famiglia

Comprare in grande quantità è un buon sistema per risparmiare. O meglio: potrebbe esserlo in teoria. So con certezza che, quando in casa abbiamo qualche alimento in confezioni formato famiglia, siamo spinti a consumarne di più, piuttosto che razionarlo per un lungo periodo. Fai un po’ di conti.

Quanto tempo ci metti a finire le confezioni extra large di cracker, biscotti o uova? Sei davvero sicuro che acquistarle ti fa risparmiare? O piuttosto ti spinge a mangiare di più? Anche questo è un piccolo trucchetto dell’industria alimentare per spingerci a consumare ancora e ancora.

Le confezioni famiglia non ti fanno risparmiare, ti fanno ingrassare

Riorganizzare la casa: un alleato in più nel dimagrimento

Ora hai nel tuo arco qualche freccia extra, per difenderti dalle tentazioni rappresentate dal cibo. Sarà più facile lasciare fuori da casa tua gli istigatori silenziosi. Quelli che ti spingono a mangiare di più senza che tu te ne accorga.

Inizia già da oggi a riorganizzare la casa: dimagrire e sentirti meglio sarà così più semplice.

Se però vuoi intraprendere un percorso globale che ti consenta di provare a eliminare alla radice le cause del tuo sovrappeso, ascolta il mio audio corso o iscriviti a uno dei miei seminari online. Comprenderai come mettere d’accordo la parte di te che vuole dimagrire con quella che vuole tenersi stretta i chili di troppo.

 

Per fare un percorso completo in assoluta autonomia scegli il mio libro “Conquista per sempre il tuo peso forma. Scopri il rivoluzionario metodo della Bioconsapevolezza per dimagrire senza diete e privazioni”.

 

Per molti dei consigli in questo articolo mi sono ispirata al libro di Michel Desmurget: L’anti-régime. Maigrir pour de bon. Editions Belin, 2017. Non è tradotto in italiano.

Vuoi approfondire alcuni temi trattati in questo articolo? Ti lascio una breve e utile bibliografia degli studi citati nel testo, dai quali sono partita per fare le mie riflessioni e darti questi 7 consigli per dimagrire.

Bibliografia utile

Brunner. It takes some effort. How minimal physical effort reduces consumption volume, Appetite 71 (2013)

Chandon et al. When Are Stockpiled Products Consumed Faster?, J Mark Res 39 (2002)

Chandon et al. How Biased Household Inventory Estimates Distort Shopping and Storage Decisions, J Channouf et al. Les effets non spécifiques de la publicité subliminale, Eur Rev Appl Psychol 49 (1999)

Cheema et al. The Effect of Partitions on Controlling Consumption, J Market Res 45 (2008)

Cornell et al. Stimulus-induced eating when satiated, Physiol Behav 45 (1989)

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Ferriday et al. How does food-cue exposure lead to larger meal sizes?, Br. J. Nutr. 100 (2008) Ferriday et al. ‘I just can’t help myself’: effects of food-cue exposure in overweight and lean individuals, Int. J. Obes. (Lond.) 35 (2011)

Gueguen. 100 petites expériences de psychologie du consommateur, Dunod (2005)

Gueguen et al. Exposition subliminale d’un stimulus verbal lié à un besoin physiologique et effet sur le comportement, Cahiers Romans de Sciences Cognitives 2 (2004)

Harris et al. Priming effects of television food advertising on eating behavior, Health Psychol 28 (2009)

Rolls et al. Increasing the portion size of a packaged snack increases energy intake in men and women, Appetite 42 (2004)

Schachter. Some extraordinary facts about obese humans and rats, Am. Psychol. 26 (1971) Schachter et al. Obese humans and rats, Lawrence Erlbaum (1974)

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Van Ittersum et al. Plate Size and Color Suggestibility: The Delboeuf Illusion’s Bias on Serving and Eating Behavior, J Consum Res 39 (2012)

Wansink et al. Ice cream illusions bowls, spoons, and self-served portion sizes, Am J. Prev. Med. 31 (2006)

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Wansink. Can package size accelerate usage volume?, J Marketing 60 (1996)