Ago 20, 2021 | Conoscersi, Consigli pratici
Il vuoto affettivo si manifesta come una sensazione di vuoto interiore che provoca disagio, malessere e la percezione di essere incompleti. C’è chi percepisce chiaramente di non bastare a se stesso e chi invece pensa di essere inadeguato per la realtà in cui vive.
Capita a tanti di provare una sensazione di questo genere, di tanto in tanto, e di cercare di colmare quel senso di vuoto affettivo in qualche modo. Talvolta col cibo, più spesso attraverso una relazione. Se la sensazione di vuoto affettivo è rara questo articolo non è destinato specificamente a te, ma se invece ti accompagna spesso, puoi prendere in mano la situazione per capire da cosa dipende e come superarla.
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Il vuoto affettivo può avere radici profonde nella relazione con i tuoi familiari e la maggior parte delle volte ha ripercussioni più o meno importanti su tutte le tue relazioni.
Il vuoto affettivo può avere ripercussioni pesanti sulle tue relazioni
Cos’è il vuoto affettivo
Non è facile definire il vuoto affettivo e capire quali sono i suoi contorni. Spesso, si tratta di una sensazione confusa e nebulosa che ha l’effetto principale di farti sentire infelice e incompleto. Ti senti vuoto? Hai la sensazione di essere poco connesso con te stesso? Magari sei angosciato nei confronti del quotidiano e ti rivolgi all’esterno in cerca di aiuto. Speri che una relazione d’amore possa cancellare magicamente il tuo disagio.
Prima di tutto vorrei ricordarti l’importanza di conoscere te stesso per capire davvero cosa c’è che non va. Su questo blog ho già trattato il tema della dipendenza affettiva e di una delle sue principali radici, l’ideale di amore romantico che fa nascere in noi il bisogno di trovare a tutti i costi “l’altra metà”, l’individuo che possa “completarci”. Ho condiviso il mio punto di vista e l’equazione alla base di questo malinteso: 1/2 + 1/2 = 1. Abbiamo visto che per evitare la dipendenza affettiva e tutti i suoi disagi, è utile abbracciare un altro paradigma, che è 1 + 1 = 3. Si tratta di una prospettiva radicalmente diversa, rispettosa delle due individualità che compongono la coppia e in grado di moltiplicare il benessere.
Quando non ti senti a posto con te stesso il primo passo è riconoscere che qualcosa non va
Nell’ambito delle dipendenze affettive ci sono altre due situazioni interessanti da conoscere ed esplorare, che possono essere all’origine della tua ricerca di quella metà “in grado di completarti”. Ricerca che per forza di cose non porterà ai risultati sperati.
La separazione dalla mamma
Tutti noi conserviamo inconsciamente la memoria di un tempo in cui eravamo tutt’uno con un altro essere vivente. Si tratta del vissuto nell’utero materno, durante la gravidanza. La nascita e i primi mesi di vita sono momenti molto delicati in cui è importante che sia tutelato il più possibile il legame madre-bambino. Quando tutto va bene, man mano il bambino prende coscienza della sua individualità e si stacca naturalmente dalla mamma, senza traumi.
Quando invece per qualche ragione c’è una rottura improvvisa e brusca del rapporto, rimane una ferita, un vuoto. Accade quello che nella pratica delle costellazioni famigliari si chiama movimento interrotto con la madre. Il dolore che nasce da questo evento può condizionare l’intera esistenza.
Il dolore che nasce da una separazione precoce e improvvisa dalla madre può condizionare l’intera esistenza
La rottura può essere dovuta a una separazione alla nascita, ad esempio per un problema di salute del neonato, della madre o di entrambi o per qualsiasi altra ragione.
Con il passare del tempo, spesso il bambino sviluppa nei confronti della madre una relazione di amore/odio in cui l’odio è l’emozione legata al senso di tradimento per l’abbandono subito.
L’adulto che questo bambino diventerà può essere consapevole del fatto che la madre abbia subito la separazione tanto quanto il bambino. Spesso però la consapevolezza dell’adulto non basta a guarire la ferita. Non è l’adulto che va guarito: è il bambino interiore.
La separazione da un gemello
Un’altra causa scatenante da prendere in considerazione quando si cercano le cause di un vuoto emotivo riguarda i gemelli. Alcuni studi relativamente recenti hanno rivelato che una percentuale importante di gravidanze inizia in forma gemellare o plurigemellare. Gli specialisti si stanno accorgendo, con l’aiuto degli strumenti per la diagnosi e l’analisi prenatale, che le gravidanze gemellari sono decisamente più frequenti di quello che si credeva nel recente passato. I dati a disposizione parlano di una variazione compresa tra il 10 % e il 70 % delle gravidanze, a seconda delle fonti.
Questo vuole dire che una persona può essere concepita insieme a un altro essere, con il quale inizia a svilupparsi. Per ragioni varie e così precoci da non poter essere nemmeno diagnosticate, l’evoluzione di un fratello gemello si ferma e nasce un solo bambino.
A volte questo aborto spontaneo parziale si manifesta nella gravida con delle perdite di sangue nelle prime settimane di gravidanza. Sintomo che spesso viene considerato una piccola (o grande) minaccia di aborto. Altre volte al momento del parto, quando l’ostetrica verifica l’integrità della placenta appena espulsa, nota una o due piccole calcificazioni: i resti dei fratelli non sviluppati. Generalmente non si dice nulla ai genitori.
Un gemello scomparso non è un dramma di per sé. Non c’è nessun colpevole da rintracciare, nessuna responsabilità da scoprire. Perché la Vita possa fluire e uno degli embrioni possa crescere e nascere, la Natura opera una selezione.
Informazioni taciute
Il problema è che l’informazione sul gemello mai nato, quando viene tenuta nascosta, può avere un’influenza molto grande sulla vita del sopravvissuto. Questo proprio perché l’evento della perdita intrauterina del fratello non è noto e non può essere elaborato.
Le informazioni taciute che impediscono di elaborare lutti e traumi possono pesare molto nella vita dell’individuo
Capita allora che il rapporto con il gemello mai nato lasci una sensazione di vuoto incolmabile che può durare una vita intera.
Alcuni cercano di colmare il vuoto affettivo che sentono costantemente attraverso il cibo, come spiego nel mio libro sul dimagrimento senza diete. Altri provano a combattere il vuoto affettivo con una nuova relazione. Anche a te è successo di cercare la reazione ideale in cui finalmente sentirti completo? Un solo unicum indivisibile? Questa ricerca è vana.
La ricerca dell’altra metà è destinata a fallire
Nessuno partner, amico o fratello può essere all’altezza di colmare il vuoto lasciato dall’interruzione del rapporto con il gemello quando eravamo in utero, o con la mamma quando eravamo neonati. Nessuna relazione può competere con quella inclusiva e fusionale tra madre ed embrione o tra gemelli intrauterini. Provare a colmare quel vuoto riempendolo con una nuova relazione significa restare spiazzati, amareggiati e delusi dal risultato.
Solo un lavoro su se stessi, che conduca alla radice della ferita, può consentirti di uscire dal dolore subito.
Come superare il vuoto affettivo
Hai capito che la causa del tuo malessere di fondo e della tua dipendenza dalle relazioni amorose vanno cercati nel vuoto affettivo causato da un problema con la mamma o con un gemello scomparso? Diventare realmente consapevole di quanto è successo e riconnetterti con la tua parte bambina che ha subito il trauma può aiutarti a trasformare il tuo vuoto emotivo, tanto ingombrante e indefinito. L’assenza di un gemello o della madre in un momento fondamentale dello sviluppo può trasformarsi in un grave trauma. Ma quando lo avrai compreso e accettato potrai finalmente goderti appieno tutte le tue relazioni, senza addossare a partner e amici responsabilità che non competono a loro.
La consapevolezza è il primo passo per guarire il bambino interiore
Il problema delle unità di misura
Quando c’è un trauma non risolto legato alla separazione della madre nel primo anno di vita o alla morte in utero di un gemello, l’unità di misura, che ci guida nelle relazioni e che inconsciamente abbiamo dentro di noi, è fuorviante… A guidarci cioè è l’equazione 1/2 + 1/2 = 1. Ma anche la mamma o il gemello sono altro da te: l’unità di misura corretta è 2 e non 1.
Cosa succede quando ci comportiamo cercando di soddisfare questa equazione errata? A livello generale esistono due casistiche.
Tendenza a isolarsi per proteggersi dal dolore
C’è chi cresce sviluppando la tendenza alla massima autonomia. Queste persone spesso vogliono controllare tutto. Subire la separazione o l’abbandono in un momento in cui erano tremendamente vulnerabili, ha provocato un dolore e ha lasciato una ferita tale che, inconsciamente, cercano di prevenire qualunque altro trauma di questo genere. Ecco perché questi individui provano a non avvicinarsi emotivamente a nessuno, fanno molta fatica a lasciarsi andare e ad aprirsi agli altri.
C’è chi rifiuta di aprirsi agli altri per proteggersi da eventuali nuovi traumi e ferite
Hai l’abitudine di tenere chi potrebbe piacerti a debita distanza? Non ti fidi né ti affidi completamente al partner per nessuna ragione? Sei “preparato” al fatto che le tue aspettative saranno sicuramente tradite?
Se nutri in te la convinzione che nessuno sarà mai realmente degno della tua fiducia potresti avere alle spalle un trauma legato a una separazione da tua madre in fase neonatale o da un gemello mai nato.
Dipendenza affettiva dal partner
Molti sviluppano la tendenza ad attaccarsi al partner e hanno bisogno di vivere con lui o con lei ogni momento della vita. Pur essendo una reazione antitetica rispetto a quella di chi non si avvicina a nessuno, la causa alla radice del problema è la stessa. Queste persone hanno paura di qualsiasi allontanamento, anche temporaneo. Se non sono con l’altro provano una sensazione di ansia molto intensa.
La separazione, infatti, richiama a livello inconscio quella dalla madre o dal gemello. Provi queste sensazioni? Vorresti cambiare il tuo partner in modo che risponda alle tue esigenze di simbiosi? O magari è l’altro che vorrebbe cambiare te per renderti meno dipendente? Sappi che cambiare l’altro è una missione impossibile e potenzialmente fonte di tanta frustrazione, delusione, rabbia e impotenza.
Il timore di allontanarsi dal partner anche per poco tempo può avere radici profonde
La soluzione: lavorare su te stesso
La mia proposta, in linea con altri consigli che trovi in questo blog, è quella di lavorare lì dove hai un grande potere, cioè su te stesso. La Biopsicogenealogia, le costellazioni famigliari, le Biocostellazioni, la Biokinesiologia sono tutti strumenti che possono aiutarti nella trasformazione e nella guarigione emotiva, che ti porterà a superare il trauma inconscio dell’abbandono. Come? Ognuno ha bisogno di un percorso personalizzato. Ma un buon punto di partenza per ognuno è la presa di coscienza dell’abbandono e la possibilità di abbracciare la propria parte bambina ancora traumatizzata, per comprenderla, accettarla e rassicurarla.
Ti invito a intraprendere questo percorso. Vedrai che sarà bellissimo ritrovare il valore della propria individualità per poi relazionarsi con gli altri in modo nuovo, sano, libero e appagante.
Ago 13, 2021 | Conoscersi, Consigli pratici
Riposare e godersi il presente sembra a molti una missione difficile, se non impossibile. Questo accade perché tanti fanno fatica a godersi il presente. Facciamo un passo indietro e cerchiamo di analizzare brevemente quanto accade oggi. Siamo in piena estate e dopo circa 18 mesi di grande stress collettivo e incertezza, è normale non vedere l’ora di andare in vacanza e rilassarsi.
Di fatto però, tanti fanno fatica a rilassarsi davvero. Avrebbero bisogno di imparare a riposare corpo e mente. Se anche tu vivi questo problema, vorrei condividere con te alcuni consigli pratici per aiutarti a guadagnare maggiore salute e benessere partendo proprio dal riposo, dal rilassamento e dalla capacità di vivere nel presente.
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Non è solo “colpa” del Covid-19
La situazione eccezionale iniziata nell’inverno 2020 e che tutt’oggi perdura, ha portato con sé dolore e preoccupazioni. Ognuno ha vissuto e sta vivendo varie forme di stress. Chi per la paura del coronavirus, chi per la perdita di persone care o del diritto a lavorare, chi ancora per la mancanza di libertà fondamentali.
Molti hanno vissuto e stanno vivendo varie forme di stress
C’è chi soffre molto per la minaccia dell’obbligo a sottoporsi a un vaccino in via di sperimentazione. Ci sono persone che subiscono profondamente le pressioni e i disaccordi di natura ideologica, nati in seno alla famiglia e alla collettività come conseguenza della reazione dei Poteri forti alla Pandemia. Tutte queste situazioni hanno la loro dose di responsabilità sullo stress collettivo imperante.
Conta l’atteggiamento, non l’evento
Come ho sottolineato varie volte negli articoli di questo blog, non è tanto l’evento che conta ma il modo in cui lo viviamo. Chi conosce alcuni strumenti di igiene emotiva è stato molto aiutato nell’affrontare la situazione politico-sanitaria, ma ha comunque dovuto investire tante energie per sopportare con il massimo equilibrio la tempesta inaspettata.
Tante persone, invece, sono state travolte dalla confusione di questo periodo e dallo stress generato dalle numerose conseguenze della Pandemia, e sono arrivate alle porte dell’estate in stato di esaurimento emotivo.
Ecco perché vorrei condividere con te qualche informazione e alcuni consigli per recuperare energia ed equilibrio. Questi consigli potranno essere più facilmente e intensamente messi in pratica per chi avrà l’opportunità di prendersi un periodo di vacanza, ma valgono per chiunque ne abbia bisogno.
Cosa succede quando sei stressato
Quando sei stressato, una serie di condizioni fisiche e mentali, legate al modo in cui respiri e a quello che pensi, ti impediscono di rilassarti e riposare, abbassando il tuo livello di energia vitale. La quantità di energia vitale che hai a tua disposizione dipende in parte dal tuo livello di stress abituale. Molto probabilmente in questo ultimo anno e mezzo questo livello è stato piuttosto elevato.
Come ho più volte sottolineato in questo blog, lo stress di per sé non è negativo, anzi è perfino utile. Ma se il tuo corpo e la tua mente vivono in uno stato di perenne allarme, allora la tua energia vitale si consuma inutilmente. Ecco cosa puoi fare per interrompere questo circolo vizioso, riposare e goderti il presente, apprezzando le meritate vacanze quando arrivano.
Lo stress non è negativo di per sé ma se prolungato può fare tanti danni
1-Esercitati a respirare con il diaframma
Il primo passo da fare per metterti nelle condizioni di riposare e goderti il presente è prendere il tempo di respirare correttamente. Se inizi a respirare in modo efficiente, tutte le tue cellule saranno ossigenate correttamente, il tuo corpo avrà a disposizione maggiore energia, eliminerai più tossine e potrai di fatto migliorare il tuo stato di salute generale con un piccolo impegno.
Se non sai da dove iniziare, puoi scegliere la respirazione diaframmatica. Non hai dimestichezza con questo modo di respirare? Ti consiglio di esercitarti gradatamente con costanza, partendo da cinque minuti al giorno. Qui trovi dei consigli mirati per aiutarti a capire l’importanza del respiro e una mini guida alla respirazione diaframmatica.
Inizia respirando con il diaframma per 5 minuti al giorno
Respirare in modo corretto e consapevole è un esercizio che ti aiuta a vivere il presente. Questo perché mentre respiri concentrato sull’aria che entra dal naso ed esce dalla bocca e sei in ascolto di quello che accade nel tuo corpo. I pensieri si allentano. Si tratta di un esercizio di mindfulness che ti permette di restare nel “qui e ora”.
2-Abbraccia la paura se è benefica
Provare paura è normale, ma essere continuamente angosciati o preoccupati per qualcosa che ancora deve accadere è dannoso e inutile.
La paura, quella che appare per informarci di un pericolo, ci aiuta a salvarci la pelle ed è un’emozione primaria biologicamente utile. Dobbiamo sapere che esiste per un motivo e che deve funzionare quando serve. Altrimenti rischieremmo di fare cose pericolose, come per esempio attraversare la strada senza guardare a destra e a sinistra, con il rischio di essere investiti. Accetta la paura come un’alleata.
Quando però le tue paure si rivolgono al futuro e capisci di essere ossessionato da situazioni che potrebbero accadere, ma potrebbero anche non verificarsi mai, quello che vivi è uno stato di ansia che consuma la tua energia vitale e ti impedisce di risposare e goderti il presente.
La paura può anche essere benefica
3-Trasforma le paure dannose
Rilassarsi è impossibile quando la tua mente ti dice continuamente che devi stare in allerta, perché domani potrebbe accadere qualcosa di brutto. Anche se vai in vacanza nel posto più bello del mondo goderselo diventa difficile. Abbi fiducia, affronta un problema alla volta. Oggi, vivi al meglio quello che c’è. Ciò che accadrà domani invece lo affronterai domani. Sappi poi che dietro alle tue paure si celano dei desideri.
Hai paura di ammalarti perché vuoi vivere una vita lunga e senti di avere ancora molto da fare e da scoprire? Invece che angosciarti, fai quello che è in tuo potere oggi per mantenerti in salute e benessere. Domani si vedrà. Intanto ti ricordo che lo stress cronico, condizionato anche dal tuo dialogo interiore, facilita l’apparizione di sintomi e patologie.
Se ti eserciti a dare una direzione diversa al tuo dialogo interiore, cancellando i virus mentali e spostando il tuo focus dalle paure ai desideri, potrai allentare l’ansia. Pian piano questo tuo nuovo modo di fare diventerà un’abitudine benefica.
Identifica i desideri che si nascondono dietro le tue paure
4-Concentra la tua attenzione sulla realtà che ti circonda
In questo periodo (più che mai) tante persone stanno parlando a vanvera e la confusione, supportata dai mass media e dai social media, ha reso difficile comprendere cosa è reale, cosa è solo una minaccia e cosa invece è una semplice opinione personale.
Passare tanto tempo sugli schermi è fonte di troppe informazioni che il cervello non riesce a elaborare. Nel caso specifico di questo periodo, oltre alla quantità esagerata di informazioni, anche l’incoerenza è stata predominante, alimentando il senso di vulnerabilità, frustrazione e sfiducia.
Di fronte a questa situazione, è facile andare in confusione e trovarsi in uno stato di costernazione. Troppe informazioni minacciose creano un senso di insicurezza: non si sa quale strada prendere per uscire dallo stato di stress. Se non agisci, però, non utilizzi lo stress, che di conseguenza si accumula e diventa cronico.
Ti consiglio, per riposare e goderti il presente veramente, di limitare le fonti di stress e confusione. Stai il più possibile alla larga dei social media e del mondo virtuale. Approfitta delle vacanze per privilegiare le situazioni e le relazioni reali. Concentra la tua attenzione sulla realtà che ti circonda. Guarda le persone negli occhi.
Scegli con cura il tuo nutrimento alimentare ma anche quello emotivo, intellettuale e spirituale. Se una situazione ti preoccupa, decidi un orario da dedicare all’informazione e prenditi il tempo strettamente necessario per informarti. Poi, per il resto della giornata, concentra la tua attenzione sulle cose che ami e focalizzati sull’obiettivo di riposare e ricaricarti.
5-Accetta il tuo posto nel mondo
Siamo solo dei piccoli esseri umani che vivono su un grande Pianeta in un Universo sconfinato. Questa affermazione può impressionare alcuni, ma può essere fonte di pace se riesci a pensarci dall’angolazione “giusta”. Ha il potere di ridimensionare i tuoi problemi quotidiani. Accetta il tuo posto nel mondo; sei un piccolo niente in confronto all’Universo ma dentro di te scorre una forza potente: la Vita. Diventare consapevoli del proprio potere e dei propri limiti è un passo importante per imparare a riposare e rilassarsi.
Mettersi al posto del padrone del mondo che deve controllare tutto e tutti, è fonte di grande stress. Quando smetti di lottare per obiettivi che non puoi raggiungere, diventa disponibile per te il tempo necessario a concentrarti con perseveranza sulle cose sulle quali hai potere. Ad esempio il tuo benessere, il tuo respiro, il tuo dialogo interiore, il modo in cui agisci nelle relazioni con le persone amate, ecc. Molte altre cose non puoi manipolarle o piegarle a tuo piacimento, non serve perdere tempo ed energia.
Siamo sulla Terra per fare alcune esperienze e non altre. Se siamo quello che siamo è per vivere quel determinato percorso: è un’opportunità di crescita. Segui la tua direzione interiore al meglio delle tue possibilità: la gioia interiore fa da ottima bussola.
Per ricordarti che sei un piccolo niente nell’Universo e che puoi rilassarti perché non dipende tutto da te, prenditi il tempo di guardare le stelle. Lasciati sostenere dagli effetti benefici della Natura: una bella passeggiata nel bosco, in montagna o lungo il mare ti consente di ricevere le vibrazioni armoniose ed equilibrante di questi elementi, che vivono da secoli indipendentemente dalle preoccupazioni umane.
Sei un Piccolo Niente nell’Universo e questo è un bene
6-Fai pace con il passato
Il passato può essere un’arma a doppio taglio. Tanti si crogiolano nei bei ricordi, vivendo lunghi momenti di nostalgia paralizzante (“stavo meglio prima”, “in quel periodo ero più bello, più in forma, più felice” eccetera). Altri continuano a rimuginare sulle scelte e gli errori fatti (percepiti come tali), colpevolizzandosi. Entrambi gli atteggiamenti impediscono di vivere nel presente. Se ci sono situazioni passate (ma anche presenti) che non riesci ad accettare o che ti fanno provare una nostalgia profonda, ti invito a mettere in atto un gesto simbolico. Scrivi la tua storia con le cose a cui sei morbosamente attaccato, come scelte, situazioni, fatti accaduti e poi brucia il foglio su cui hai scritto. Ti aiuterà a lasciare andare il passato.
Tornando al dialogo interiore, anziché incolpare te stesso perché hai fatto una cosa piuttosto che un’altra, prova a ripeterti che hai fatto il meglio che potevi con le carte che avevi in mano all’epoca. In quel momento, per quello che eri e che sentivi, hai fatto quella scelta e non un’altra. Non c’è colpa. Hai fatto un’esperienza e seguito il tuo percorso. Chiediti piuttosto: cosa ho imparato?
Lascia andare il passato senza rimpianti o sensi di colpa
7-Dimentica le preoccupazioni sul futuro
Quando il futuro ci terrorizza è perché lo riempiamo di minacce potenziali, gigantesche e spaventose, che spesso non hanno attinenza con la realtà. Affastellare pensieri su pensieri cercando di prevedere tutto quello che potrebbe accadere di male, non solo ci fa sprecare molte energie ma impedisce al nostro inconscio di lavorare per costruire un futuro luminoso. Sembra che ognuno di noi abbia un solo passato e un solo presente: sono definiti e unici. Il futuro invece è indefinito e ricco di potenziali. Lascia andare ogni pensiero negativo sul futuro.
Lascia che siano i desideri a guidarti, rivolgendo la tua attenzione al presente. Quando ti capita di pensare al futuro fallo fantasticando su tutte le cose belle che vorresti per te, per i tuoi cari e per il Pianeta intero. Sii fiducioso del fatto che in questo modo lascerai spazio ed energie al tuo inconscio per preparare il terreno a un futuro di gioia.
Il futuro sarà più luminoso se smetti di preoccuparti di cosa accadrà
8-Impara a vivere il presente
Cosa significa vivere il presente? Il presente, qui e ora, è tutto quello che abbiamo. Il presente è la vita che accade e che puoi godere momento per momento. Anziché passare le tue giornate a preoccuparti, angosciarti e dare addosso a te o agli altri per ciò che è stato fatto o non fatto, ti invito a dire sì al tuo presente. Nutri la tua fiducia in te stesso e nella Vita.
Quando qualcosa di inaspettato accade, osservalo e cerca di capire come vuoi posizionarti nei confronti di questa novità senza giudizio su di te o sull’evento in sé. Con il consenso del tuo cuore, hai il potere di trasformarlo in un evento benedetto.
Non sto dicendo che bisogna essere sempre positivi e che il dolore o la fatica non esistono. Ma ti invito a dire sì e accettare l’accaduto anche quando ti spiazza o non ti fa piacere. Puoi non essere d’accordo con il tuo presente, ma se ne prendi atto eviterai di cadere in meccanismi negativi e pericolosi di attaccamento, negatività e dispersione delle energie.
A cosa servirebbe dire no? Rifiutare il presente non cambia le cose, ma ti fa stare peggio. Accettarlo ti permette di concentrare le tue energie per rispondere alle due domande veramente interessanti: cosa posso fare per stare bene nonostante quanto è accaduto? E se la situazione può essere cambiata, in quale modo? Cerca di capirlo, poi agisci di conseguenza.
Dire sì al presente, qualunque sia, è il primo passo per stare meglio
Riposare indipendentemente dal contesto
Riposare e godersi il presente, rilassarsi, significa anche questo: dire sì a ciò che ti accade momento per momento, senza proiettarti nel futuro o farti angosciare dalle paure. Si tratta di un riposo che ristora corpo e mente.
Oltre alla respirazione diaframmatica, passeggiare quotidianamente nella natura può esserti di grande aiuto. Se riuscirai a focalizzarti sul presente potrai goderti le vacanze o anche i piccoli momenti di riposo quotidiano in modo molto più ricco e pieno.
Riposare e godersi il presente ti aiuterà a ricaricare le energie, per poter agire in modo coerente ed efficiente, migliorare la tua vita e partecipare con determinazione a creare il mondo che desideri.
Lug 30, 2021 | Conoscersi, Consigli pratici
La dipendenza affettiva nella coppia è un problema diffuso, che comporta lo sviluppo di rapporti infelici e persino dannosi per l’uno o l’altro elemento della relazione, oppure più spesso per entrambi.
Di cosa si tratta? Quando parlo di dipendenza affettiva nella coppia mi riferisco a tutte quelle situazioni in cui uno dei due soggetti all’interno della relazione mette l’altro su un piedestallo, considerandolo come indispensabile alla propria felicità o sopravvivenza. Chi è dipendente, con la speranza di essere amato, arriva ad annullarsi, cancellando i propri bisogni e desideri, per dedicarsi completamente all’altro, senza che gli sia stato richiesto.
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Talvolta l’oggetto di queste attenzioni estreme non ne è consapevole (almeno inizialmente). Ed è anche possibile che chi è affetto da dipendenza decida di dedicarsi al soddisfacimento dei bisogni e dei desideri del compagno immaginando tutto nella propria testa, senza neppure la certezza di sapere quali siano le reali necessità del partner.
Chi è dipendente, con la speranza di essere amato, arriva ad annullarsi, cancellando i propri bisogni
Una dipendenza a tutti gli effetti
In psicologia e in psichiatria la dipendenza affettiva di coppia rientra nelle cosiddette Nuove Dipendenze. Un’etichetta che racchiude tutte quelle forme di dipendenza che non hanno a che fare con sostanze chimiche come farmaci, droga, alcol eccetera ma riguardano comportamenti o relazioni della vita quotidiana.
La dipendenza affettiva nella coppia può essere più o meno profonda e accentuata, diventando una vera e propria patologia che ti impedisce di vivere in salute e benessere e consuma la tua energia vitale.
Ma da cosa nasce la dipendenza affettiva nella coppia? Almeno in parte c’è lo zampino di un condizionamento che in tanti abbiamo subito fin da bambini e che ha a che fare con la nostra idea di amore romantico.
Capiamo insieme come si genera questa forma di dipendenza affettiva e quali sono gli strumenti in tuo possesso per scardinarla dalle basi.
Qual è la tua idea di amore romantico?
Il concetto di amore romantico, oggi largamente condiviso, nasce da favole e storie, presenti in moltissime culture, anche geograficamente distanti tra loro. Ovviamente queste storie esistono in numerose varianti che presentano nomi, personaggi e scenari diversi. Ma il nucleo narrativo centrale resta lo stesso.
A partire dallo scorso secolo, queste favole sono state riprese da colossi come Walt Disney e trasmesse sul grande schermo, rimanendo così impresse nelle menti di intere generazioni. Fin dalla più tenera età, quando siamo facilmente influenzabili.
Ti invito a riflettere: se ti chiedo di raccontarmi una storia d’amore la tua mente non corre subito a rievocare vicende di principi, principesse, lotte, sacrifici e salvataggi?
Il concetto di amore romantico, oggi largamente condiviso, nasce da favole e storie
L’inganno della relazione di coppia ideale
Cresciamo all’ombra di ideologie romantiche che finiscono per influenzare i nostri comportamenti e per dettare legge su quello che cerchiamo nell’altra persona. Proviamo a tradurre matematicamente questo concetto. Molti cercano la propria metà per sentirsi completi, quindi: 1/2 + 1/2 = 1. Ma questa “formula magica” che tanti hanno in testa può essere molto dannosa.
Anche tu sei alla ricerca (o lo sei stato) della persona che possa completarti? Pensi che sarai finalmente felice solo quando troverai quel qualcuno che ti capirà senza aver bisogno di parlare? Immagini che vi basterà guardarvi negli occhi per riconoscervi e vivere per sempre felici e contenti?
Queste aspettative idealistiche rischiano fortemente di compromettere qualunque relazione di coppia, anche quella con le migliori premesse. C’è un’altra insidia connessa all’ideale romantico da favola (come a quello hollywoodiano): il rischio di sviluppare una dipendenza.
Le aspettative idealistiche rischiano fortemente di compromettere qualunque relazione di coppia
Non puoi che essere dipendente dalla tua metà
Se parti con il presupposto che stai cercando nell’altro la tua metà, il solo individuo sulla Terra che potrà renderti felice e appagato, sarebbe quasi assurdo non pensare che da questa persona tu sarai dipendente. Ogni mossa dell’altro non potrà che influenzare il tuo benessere e il tuo equilibrio. La dipendenza è insita nel fatto stesso di pensare “lui (o lei) mi completa”.
Pensiamo a questo semplice fatto: se il tuo emicorpo destro non sta bene anche il sinistro rischia di soffrire molto! Quando vivi una relazione di coppia fondata su questo paradigma, senti per forza di cose un bisogno esagerato dell’altro. Ti è difficile fare qualunque cosa da solo, senza lui o lei. In modo più o meno conscio chiedi di fare tutto insieme e pensi sia importante avere gli stessi gusti, desideri, opinioni. Andando in questa direzione, può diventare facile negare la propria personalità e cancellare i propri gusti e desideri.
Così facendo però la nostra espressione di prima si trasforma in: 0 + 1/2 = 1/2 e la relazione di conseguenza ne soffre, perché si impoverisce.
Questa evoluzione della relazione fa crescere l’insicurezza e la dipendenza, portandoti a fare di tutto per compiacere l’altro, mosso dalla paura dell’abbandono. Potresti anche provare una gelosia estrema.
Sentire un bisogno esagerato dell’altro fa crescere l’insicurezza e può portare a essere estremamente gelosi
Un nuovo paradigma
Per evitare di cadere nello schema della dipendenza affettiva nella coppia può bastare (almeno in prospettiva) un semplice cambio di paradigma. Non dico che sia facile farlo, ma è alla portata di tutti.
Trasforma il tuo obiettivo da ½ + ½ = 1 a 1+1= 3 e immagina questo 3, che rappresenta la relazione, come un numero che può crescere all’infinito.
Ora ti invito a riflettere in modo nuovo. Tu sei tu, l’altro è se stesso, la relazione è un terzo elemento che non si identifica con nessuno dei due. È qualcosa che voi costruite insieme e di cui siete responsabili al 50%.Anche per questo sacrificarti per il benessere dell’altro e per soddisfare i suoi desideri rischiando di indebolire il tuo 1, non porta a niente di buono. Perché significa smettere di occuparti di te e sottrarti alla tua giusta dose di responsabilità nella relazione. Per aiutarti a cambiare tieni a mente che “siete in tre nella relazione di coppia: tu, l’altro e la relazione” e ogni elemento ha la sua importanza.
Tu sei tu, l’altro è se stesso, la relazione è un terzo elemento che non si identifica con nessuno dei due
Il primo passo per una relazione felice: rinforzare il tuo 1
Per avere una relazione appagante è importante che tu riconosca il tuo valore e stia bene con te stesso. Se hai una comunicazione efficace con il tuo io e conosci i tuoi reali bisogni, se sai prenderti cura di te stesso e sai ascoltarti, allora ti sarà decisamente più facile avere relazioni interpersonali felici.
Ovviamente è importante anche saper comunicare con gli altri e avere ben chiaro in mente cos’è una relazione, qual è la posta in gioco e soprattutto quali sono il tuo posto e il tuo ruolo nel rapporto.
Partendo da questi presupposti, la relazione con il partner non sarà più in balia del caso e le chance di costruire un rapporto che funzioni aumentano notevolmente. Ti invito anche a leggere il mio articolo Come avere relazioni sane e appaganti per trovare nuovi strumenti che ti guidino in questa direzione. Grazie alle informazioni giuste potrai trasformare la tua relazione di coppia in un bel giardino accogliente: un posto dove è piacevole stare, anche tutta la vita.
Grazie alle informazioni giuste potrai trasformare la tua relazione di coppia in un bel giardino accogliente
Una strategia che fa bene a tutti
Partendo dal nuovo paradigma 1+1 = 3, la strategia per costruire una relazione appagante è lontana anni luce dall’immaginario delle favole, in cui per “vivere felici e contenti” esiste un unico essere, la nostra metà. Quando ognuno si impegna a essere la migliore versione di se stesso, la relazione può crescere all’infinito. L’obiettivo non è sentirsi finalmente completi in due: tu sei già completo.
L’obiettivo è nutrire le proprie relazioni (tutte, non solo quella di coppia) perché siano soddisfacenti per te e per gli altri. Se ti prendi la responsabilità di esprimere il tuo potenziale, fare quello che ti piace, seguire le tue passioni e dare voce ai tuoi talenti, tutte le relazioni in cui sei impegnato non possono che beneficiarne. Così il tuo senso di completezza crescerà. Potrai condividere alcuni momenti e aspetti della tua vita con il partner e altri no. Non c’è niente di male in questo: si chiama autonomia.
Puoi impegnarti a essere la migliore versione di te stesso per coltivare una relazione sana e appagante
Chi è il tuo partner?
Lo schema delle favole e del “vissero felici e contenti” lega la buona riuscita della coppia a ideali irraggiungibili e schemi comportamentali di dipendenza. Di solito, nelle favole, non si sa nulla del quotidiano della coppia, una volta che i protagonisti si sono felicemente sposati.
Lo schema delle favole lega la buona riuscita della coppia a schemi comportamentali di dipendenza
In una relazione di coppia libera da dipendenza e condizionamenti l’altro non è più la tua metà ma l’individuo con cui condividere l’avventura della Vita. Puoi fare tranquillamente le cose che ti piacciono senza per questo sentirti in colpa o pensare che stai privando l’altro di qualcosa. Non serve annullarti o chiedere all’altro di sacrificarsi per te. Comprendi così che l’espressione piena di ognuno arricchisce la relazione, facendo crescere il 3.
Il rapporto potrà modificarsi e cambiare senza che tu ne sia terrorizzato perché è quello che fanno le relazioni, ogni giorno. Guardando alle relazioni in questo modo, sarà difficile sviluppare dipendenza affettiva nella coppia, perché non c’è più motivo per essere dipendenti dall’altro.
La qualità della relazione non dipende dai sentimenti
Vorrei anche sottolineare che la qualità della relazione non rispecchia l’intensità o la bellezza dei sentimenti provati. Magari vivi una relazione di coppia conflittuale e pensi che questo accada perché l’altro non tiene a te o perché tu non lo ami abbastanza.
La qualità della relazione non rispecchia l’intensità o la bellezza dei sentimenti provati
Nel mio lavoro di terapeuta incontro tante coppie che si amano ma vivono relazioni conflittuali. Il fatto che ci sia tanto amore non è sufficiente per creare una relazione sana e appagante. La qualità della relazione dipende molto dalla qualità della comunicazione. Quando si è intimi con qualcuno è facile mettere il proverbiale dito nella piaga e ferirsi, anche senza volerlo.
Fortunatamente, se è vero che ai sentimenti non si comanda, è altrettanto vero che puoi migliorare le tue abilità comunicative e intraprendere un percorso per costruire una relazione sana e appagante. Imparando qual è il tuo ruolo nella relazione e come viverlo, ogni tuo rapporto con gli altri potrà beneficiarne.
Amore, libertà e gratitudine
Se scegli di sperimentare il paradigma 1+1 = 3, potrai tenerti alla larga dalla dipendenza affettiva nella coppia e da quella ricerca dell’altra metà che provoca frustrazione, senso di insicurezza, infelicità e ansia.
La tua relazione di coppia diventerà sana e appagante e sarà basata sul desiderio e il piacere di condividere. La vita porta con sé eventi di vario genere: alcuni felici e altri dolorosi. Ogni partner potrà vivere liberamente i suoi alti e bassi, rassicurato dal fatto che l’equilibrio e il benessere dell’altro non saranno per forza messi a repentaglio.
Oltre all’amore che proverai per il tuo partner, potrai vivere la gratitudine per l’opportunità che hai di stare con l’altro, godendoti la tua autonomia affettiva.
Lug 23, 2021 | Conoscersi, Consigli pratici
Avere relazioni sane e appaganti in tutte le sfere della propria vita non è facile. Ma è un obiettivo possibile nel momento in cui si lavora per capire quali sono le reali responsabilità di ognuno all’interno di ciascuna relazione. Non sto parlando solo della relazione di coppia ma di qualsiasi tipologia di relazione a due.
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La sciarpa relazionale
Immagina ora la relazione come una sciarpa. Tu tieni un’estremità, l’altra persona coinvolta ha in mano l’altra. Di conseguenza, tu sei responsabile dell’estremità che puoi tenere, l’altro è responsabile della sua.
Questo modello della relazione come sciarpa vale per qualunque tipo di rapporto, anche quelli occasionali, ed è uno degli strumenti del Metodo ESPERE® di Jacques Salomé (per chi conosce il francese https://www.j-salome.com/espere).
La sciarpa relazionale è una metafora potente che permette di prendere coscienza della propria reale responsabilità nelle relazioni interpersonali e aiuta di conseguenza a occupare il proprio posto senza scappare né prevaricare sull’altro.
Quando viviamo una relazione, non la vediamo fisicamente, eppure c’è. È un legame invisibile agli occhi ma reale.
Ogni rapporto, inoltre, è diverso dagli altri. Abbiamo un certo tipo di relazione con il coniuge, un’altra con il figlio maggiore, un’altra ancora con un secondo figlio eccetera. Relazioni differenti con ciascuno degli amici, dei colleghi, dei genitori… Ogni rapporto è unico. Pur essendo invisibile la relazione è caratterizzata da qualità ben precise.
L’uso della sciarpa relazionale ti permette di rendere manifesto il legame tra te e l’altro. Ti consente di vedere che esiste, indipendentemente dalle persone che collega.
Puoi imparare a occupare il tuo posto nella relazione senza scappare né prevaricare sull’altro
I tre elementi della relazione
Forse anche tu sarai portato a pensare che nella relazione si è sempre in due. Invece in ogni relazione entrano in gioco tre elementi: tu, l’altro e la relazione stessa. Capire questa realtà è un primo passo importante per avere relazioni sane e appaganti.
Prova a fare questo esercizio. Scegli uno dei tuoi rapporti interpersonali e visualizza la sciarpa relazionale che lo rappresenta. Mettiti a una estremità della sciarpa e posiziona l’altro all’estremità opposta. Puoi immaginare la sciarpa nel dettaglio. È lunga oppure corta? Spessa o sottile? Può essere colorata, di un tessuto morbido o ruvido e così via. Prova ora a farti questa domanda: le qualità che vedi nella sciarpa sono quelle che tu pensi che abbia la tua relazione?
In ogni relazione entrano in gioco tre elementi: tu, l’altro e la relazione stessa
Come nutri la relazione?
Tu puoi visualizzare la sciarpa relazionale secondo le tue impressioni sul rapporto che hai con l’altro. Ma la sciarpa relazionale ha delle sue caratteristiche proprie, oggettive, che dipendono, in parte, da come nutri la relazione. Quali parole usi per rivolgerti all’altro? Come accogli le sue parole nei tuoi confronti? Con quale atteggiamento?
Il tuo comportamento, l’insieme di tutti quegli aspetti del rapporto dei quali sei oggettivamente responsabile, contribuisce a dare alla sciarpa un colore luminoso piuttosto che scuro, una consistenza morbida piuttosto che rigida e così via. La sciarpa può anche essere piena di nodi: sono tutte le incomprensioni accumulate tra te e l’altro.
Metà della responsabilità
Prova ora a visualizzare te stesso mentre custodisci tra le mani la tua estremità di questa sciarpa. Sei responsabile di ciò che dici, di quello che fai, di ciò che senti. Mentre l’altro è responsabile, allo stesso modo, delle sue parole, azioni e sentimenti. Ogni relazione è frutto per il 50% di quello che porti tu nel rapporto e per l’altro 50% di quello che porta l’altra persona.
Quando riesci a rimanere al tuo posto nel rapporto, occupandoti della tua estremità della sciarpa, puoi costruire e avere relazioni sane e appaganti. Prima di tutto perché la comunicazione è più fluida e più autentica. Parli di te all’altro, usando spesso il pronome io. Ma se invece ti metti all’estremità opposta della sciarpa relazionale, occupando indebitamente la posizione dell’altro, tutto si complica. E l’obiettivo di avere relazioni sane e appaganti diventa molto più difficile da raggiungere.
Ogni relazione è frutto per il 50% di quello che porti tu nel rapporto e per l’altro 50% di quello che porta l’altra persona
La relazione come canale
Ogni messaggio viaggia per raggiungere la persona a cui è indirizzato all’interno del rapporto. È questa relazione che la sciarpa rappresenta. Per dirlo con altre parole, ogni relazione è simile a un canale, un ponte sul quale passano dei messaggi, in entrambe le direzioni. Non basta, però, che un messaggio venga inviato, deve anche raggiungere il suo destinatario ed essere accettato perché venga ascoltato.
I messaggi possono dunque essere accolti o rifiutati, amplificati o dequalificati, confermati o ignorati dal loro destinatario.
La responsabilità di dare e ricevere
La sciarpa relazionale permette di essere più consapevoli del fatto che ognuno dei protagonisti all’interno dello scambio è impegnato in una doppia responsabilità.
Prima di tutto sei responsabile della natura positiva o negativa dei messaggi che invii. Come ti esprimi?
- Con commenti valorizzanti, amorevoli, che nutrono la fiducia nell’altro ed esprimono la tua stima e benevolenza? Ti impegni a ringraziare ed esprimere ad alta voce i benefici che senti di avere grazie alla relazione con l’altra persona?
- Oppure usi commenti deliberatamente offensivi, senza mezzi termini, usando metaforicamente l’altra persona come se fosse una discarica?
In secondo luogo, sei anche responsabile di come accogli i messaggi che arrivano dall’altra persona e di quello che poi decidi di farne.
Ogni volta che l’altro ti dice qualcosa che non ti piace o che ritieni essere una critica fai del male a te stesso o ti squalifichi? Prova a ragionare su questo concetto, che molti ignorano. È colui che riceve il messaggio a dare alla comunicazione un significato positivo o negativo.
Cosa accade quando l’altro ti fa un complimento? Sai riceverlo o lo denigri e lo lasci cadere? Saper accogliere parole rassicuranti e valorizzanti non è sempre scontato.
Queste responsabilità le hai tu ma ovviamente le ha anche l’altro. Ci tengo quindi a ribadire che non sei responsabile né di quanto l’altro mette nella relazione né del modo con cui riceve i tuoi messaggi. Quando invece pensi di essere responsabile delle azioni, delle emozioni e dei pensieri altrui, vuol dire che ti sei messo dal lato “sbagliato” della sciarpa, compromettendo la possibilità di avere relazioni sane e appaganti.
Non sei responsabile né di quanto l’altro mette nella relazione né del modo con cui riceve i tuoi messaggi
Dal lato sbagliato della sciarpa
Come puoi capire se stai facendo l’errore di occuparti dell’estremità sbagliata della sciarpa? Accade quando, ad esempio, credi di poter pensare al posto dell’altra persona e vuoi prendere decisioni che spettano a lei/lui. Puoi accorgertene perché, parlando con l’altro della relazione, usi spesso il pronome tu. Pronunci frasi del genere: “non sei mai in orario, per questo non andiamo d’accordo”; “non mi ascolti mai”; “dovresti comportarti diversamente”; “penso che tu debba stare più attento a me” eccetera. Quando ci comportiamo così, è come se lasciassimo andare la nostra estremità della sciarpa per lanciarci a strappare di mano all’altro la sua.
Si attiva quella che viene definita una modalità di relazione clacson. Invece di dire ciò che senti e che vuoi tu, non ascolti e non ti esprimi davvero. Non fai altro che ripetere “tu, tu, tu”. L’altra persona coinvolta nel rapporto può (giustamente) sentirsi soffocata, violata, trattata come un infante. Ti stai comportando con l’altro come se non fosse capace di gestire da solo la parte della relazione che gli compete!
Quando usi spesso il pronome tu stai attivando una modalità di relazione clacson
Un nuovo modo di vivere le relazioni
L’obiettivo della sciarpa è quello di aiutarti a cambiare le tue abitudini relazionali. Le parole non sono sempre sufficienti quando c’è bisogno di attuare una piccola o grande rivoluzione. Pensare: devo cambiare modo di comportarmi con l’altro può non essere un incentivo efficace. Visualizzare la situazione e darle una forma, invece, può aiutarti concretamente a cambiare atteggiamento per avere relazioni sane e appaganti. La visualizzazione è molto utile per guardare le cose con occhi nuovi e sensibilizzare se stessi e gli altri sull’argomento. Ma anche per mettere in pratica una comunicazione più responsabile.
Oltre a visualizzare le sciarpe delle tue relazioni, prova anche concretamente a prendere in mano una sciarpa, una corda, un foulard e osa: coinvolgi l’altro in questa metafora vivente. Fallo soprattutto se la relazione è intima e conflittuale, magari perché la comunicazione è difficile. Mettendoti fisicamente al tuo posto nella relazione, occupando l’estremità della sciarpa che ti compete, sarà più facile per te cambiare atteggiamento.
Prova concretamente a prendere in mano una sciarpa e coinvolgi l’altro nella metafora vivente della sciarpa relazionale
Una verità rassicurante
La sciarpa relazionale fa sentire meglio perché aiuta a preoccuparsi, o più precisamente a occuparsi, solo di quello che ci compete davvero. Avere relazioni sane e appaganti è possibile: hai il 50% del potere necessario a realizzare questo desiderio.
Quando l’altra persona sceglie di non impegnarsi nella stessa direzione, però, cercare di farlo al suo posto, facendosi carico del doppio delle responsabilità, è inutile e anche dannoso. Rischi di affaticarti nell’illusione di acquisire il 100 % della responsabilità. Meglio riconoscere il fatto che compensare non è possibile. Prendere le distanze dalle responsabilità altrui contribuirà al benessere di entrambi, perché eviterai di negare la presenza e l’importanza dell’altro.
Prendere le distanze dalle responsabilità altrui fa stare meglio
Il Dilemma dei ricci
Quando parlo di questo tema mi piace prendere in prestito il Dilemma dei ricci di Schopenhauer. È inverno e fa freddo: i ricci nella loro tana si avvicinano per tenersi al caldo. Ma se si avvicinano troppo rischiano di ferirsi. Di conseguenza, quando avvicinandosi si pungono, finiscono per allontanarsi di nuovo. Stando troppo lontani, però, il freddo torna ad assalirli.
Devono trovare la giusta distanza tra loro per evitare di farsi del male e allo stesso tempo stare sufficientemente al caldo. Ogni movimento di uno dei ricci necessita lo spostamento degli altri.
Anche le relazioni sono così: rapporti dinamici, sempre in movimento. Se abbiniamo questa metafora a quella della sciarpa relazionale, possiamo comprendere come ci siano delle relazioni che hanno bisogno di una sciarpa lunga e altre corta. La lunghezza, o meglio la distanza tra i soggetti della relazione, può anche variare in base ai momenti. Il mio consiglio è quello di provare a essere flessibili, per accogliere e dosare la giusta distanza in funzione del momento che ognuno sta vivendo.
Lug 16, 2021 | Bioconsapevolezza, Consigli pratici
Respirare meglio può aiutare concretamente a stare bene. Quante persone lamentano una sensazione di malessere diffuso, mal di testa, stanchezza, problemi di memoria e disturbi del sonno?
La mia posizione può sembrare semplicistica ma la prima cosa da fare quando non stai bene è verificare come respiri. Prima di farti prendere dall’ansia, correre a fare accertamenti alla ricerca di patologie nascoste, assumere farmaci costosi e potenzialmente responsabili di effetti collaterali, ti consiglio di migliorare la tua capacità respiratoria.
Come si può respirare meglio per migliorare salute e benessere? È importante innanzitutto respirare consapevolmente.
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La respirazione è il primo bisogno vitale
Coloro che si allenano per anni all’apnea, allo scopo di potenziare la quantità di aria che i polmoni sono in grado di incamerare, dopo tanto esercizio non riescono comunque a rimanere per più di 10 minuti senza respirare.
Respirare è così indispensabile che la Natura ha avuto la buona idea di rendere la funziona respiratoria automatica e autonoma. Non hai bisogno di pensarci.
Da un lato, questo è un bene, perché sarebbe davvero complicato stare attenti a respirare dodici volte in un minuto! L’automatismo della respirazione ci mantiene vivi.
Dall’altro, poiché respirare è qualcosa che viene naturale, spesso non si fa nulla per respirare meglio e ci si dimentica di quanto questa attività sia importante.
Spesso ci si dimentica di quanto respirare sia importante
Respirare meglio, in modo efficace, significa fare del bene ad ogni singola cellula del proprio corpo. L’ossigeno porta nutrimento ed energia alle cellule e allo stesso tempo respirare favorisce l’eliminazione delle tossine.
Respirare meglio significa prima di tutto prendersi il tempo di respirare, consapevoli di quello che ogni respiro fa per il corpo.
Abbiamo ossigeno in abbondanza
Respirare è cosi importante che la Natura mette a disposizione di tutti aria in quantità. È un meccanismo molto democratico: fatta eccezione per alcune persone che soffrono di patologie polmonari, muscolari o nervose, la respirazione e l’aria sono accessibili a tutti, gratuitamente. Si può respirare ovunque, in qualunque momento, in qualunque condizione. Nel centro di una città super tecnologica come in mezzo al deserto.
Certo, gli esseri umani hanno inquinato e stanno continuando a inquinare l’aria, ma questa è una storia diversa (che andrebbe comunque presa in considerazione in modo serio).
Come respirare meglio: le basi
Meglio respirare dal naso, perché il naso filtra e umidifica l’aria. La bocca permette di fare arrivare più ossigeno ai polmoni quando cresce il bisogno di ossigenazione (come ad esempio durante l’attività fisica intensa), ma non può svolgere le funzioni di filtro e umidificatore. Quando respiriamo con la bocca, ci troviamo ben presto con le fauci asciutte: una sensazione piuttosto spiacevole. Il naso filtra polvere, pollini, inquinanti vari, funzione che la bocca non può svolgere. Ogni volta che è possibile, quindi, respira dal naso.
Quando puoi respira dal naso
Respirare in condizioni di normalità
Quando respiri normalmente, in modo automatico e a riposo, utilizzi solo una parte della capacità polmonare, chiamata volume corrente. Esercitando la tua volontà puoi decidere di mobilitare un volume maggiore. Stiamo parlando dei volumi di riserva inspiratoria e espiratoria. In ogni caso, quando butti fuori l’aria, rimane sempre un volume residuo espiratorio. Non puoi svuotare i polmoni del tutto, altrimenti collasserebbero.
Di fatto utilizziamo mediamente circa il 12 % della nostra capacità polmonare. Se respirare meglio ovvero più profondamente permette di recuperare maggiore vitalità c’è un bel margine di miglioramento da conquistare!
Tutti noi usiamo circa il 12% della nostra capacità polmonare
Come si può migliorare la propria respirazione?
Come abbiamo sottolineato, respirare è il primo bisogno vitale, ecco perché penso che sia fondamentale che tu sappia come funziona la respirazione.
I polmoni ricoprono un ruolo passivo nel meccanismo della respirazione. Sono i muscoli intercostali e il diaframma a permettere ai polmoni di riempirsi e svuotarsi. Il ruolo principale lo svolge il diaframma (i muscoli intercostali sono accessori).
Si tratta di un muscolo a forma di cupola che divide il tronco, separando il torace dall’addome. Il diaframma, contraendosi durante l’inspirazione e rilassandosi durante l’espirazione, ti assicura una respirazione corretta e profonda.
Quando il diaframma si contrae, abbassandosi, permette ai polmoni di riempirsi di aria mentre la pancia si gonfia. Al contrario, durante l’espirazione, il diaframma si rilassa e risale, agevolando uno svuotamento parziale dei polmoni.
Come funziona la respirazione diaframmatica
Hai mai provato la respirazione diaframmatica? Inizia fin da oggi esercitandoti da sdraiato. Mettiti in posizione supina: ti sarà più facile capire come funziona il diaframma. Scegli una superficie comoda, come un tappetino, e posizionati con le gambe piegate e i piedi distanti tra loro circa venti centimetri.
Mentre lo fai cerca di rimanere rilassato e concentra l’attenzione sulla tua pancia.
Per sentire il diaframma metti una mano sull’addome, l’altra lasciala invece sul petto. Inizia a respirare inspirando dal naso, con l’obiettivo di sollevare la mano poggiata sulla pancia, mentre quella sul petto dovrebbe rimanere ferma. Al momento di espirare fallo lentamente, dalla bocca.
Esercitarsi al meglio
Se mentre respiri noti che la mano sul petto si alza, significa che non stai sfruttando correttamente il diaframma… Continua a concentrare la tua attenzione sulla pancia e immagina di dover gonfiare un palloncino nel tuo addome, usando l’aria che inspiri. Esercitandoti noterai che, con il passare del tempo, il petto rimarrà fermo e tutta l’aria o quasi sarà mossa dal diaframma.
Un ultimo consiglio per espirare correttamente: apri la bocca e lascia uscire l’aria in modo passivo, senza contrarre i muscoli addominali ed evitando di inarcare la schiena. La mano sul petto deve sempre rimanere ferma.
Prendi confidenza con la respirazione diaframmatica per respirare meglio. Quando questa attività diventerà automatica, potrai eseguire la respirazione diaframmatica anche da seduto o in piedi, in ogni momento della tua giornata.
Se ti eserciti regolarmente la respirazione diaframmatica diventerà per te abituale: potrai così respirare meglio senza neppure accorgertene.
Ricordati che è necessario fare pratica: non mollare se non riesci subito! Inizialmente la respirazione diaframmatica potrebbe sembrarti innaturale. Col tempo questa sensazione sparirà.
Inizialmente la respirazione diaframmatica potrebbe sembrarti innaturale: col tempo questa sensazione sparirà
La respirazione, un mondo da esplorare
Ti ho spiegato la respirazione diaframmatica, uno dei modi fondamentali di respirare, ma sappi che esistono decine di modi di respirare diversi. Ognuno ha i suoi obiettivi e vantaggi: scopri di più sulla respirazione circolare e su quella embrionale, senza dimenticare che esistono anche una respirazione quadrata, triangolare e così via. A questo punto avrai capito che quello della respirazione è un vasto mondo da esplorare.
Tutti i benefici di una respirazione profonda
Il movimento dei muscoli, assieme ai cambi di pressione sulla gabbia toracica, sull’addome e sulla zona pelvica, esercitano un massaggio sugli organi interni, favorendo la circolazione sanguigna e linfatica e di conseguenza anche l’eliminazione delle tossine. Esistono molti esercizi di respirazione.
Parti con la respirazione profonda diaframmatica. Esercitarti per qualche minuto ogni giorno può fare molto per la tua salute e il tuo benessere. Inizia con due minuti al giorno, poi passa a cinque, poi raddoppia, respirando col diaframma consapevolmente per cinque minuti due volte al giorno.
Respiro, stress ed emozioni
Si parla spesso del pericolo rappresentato dallo stress cronico e di quanto sia dannoso. Respirare meglio è un potente strumento di rilassamento fisico ed emotivo.
Qualunque metodo di rilassamento serio inizia dalla respirazione. Scarica gratuitamente e ascolta il mio audio Rilassamento rivitalizzante, ti guiderò nell’esperienza. Come puoi pensare di essere rilassato se miliardi di cellule nel tuo organismo sono biologicamente stressate per carenza di ossigeno?
Sappi anche che il tuo stato emotivo influenza il buon funzionamento della respirazione. Una persona ansiosa generalmente respira in modo superficiale, con un ritmo veloce.
Una persona ansiosa generalmente respira in modo superficiale, con un ritmo veloce
Il punto interessante da sottolineare è che la relazione tra respiro ed emozioni è reciproca: il tipo di respirazione che fai influenza direttamente le tue emozioni.
Agisci sulle emozioni attraverso il respiro
Puoi decidere di cambiare modo di respirare, di conseguenza puoi respirare meglio, quindi puoi anche influenzare positivamente le tue emozioni.
Osservando che una respirazione veloce e superficiale è abbinata all’ansia, puoi verificare cosa accade quando invece decidi di fare respiri profondi e lenti. Il tuo stato emotivo cambierà in pochi minuti: ti invito a fare questa esperienza.
Spesso, quando si inizia a respirare profondamente, si comincia anche a sbadigliare: è normale, accade perché la tensione si sta sciogliendo.
Liberare le emozioni bloccate
Nel mio lavoro mi confronto spesso con le emozioni delle persone. Tra gli obiettivi del metodo della Bioconsapevolezza, che ho messo a punto in anni di esercizio della professione, c’è quello di liberare le emozioni bloccate.
Quando una persona sente emergere un’emozione, di solito come prima cosa blocca il respiro. Ti invito invece a fare il contrario, per prevenire l’insorgenza di molti malesseri. Quando ti senti travolgere da un’emozione, accoglila respirando profondamente, con il diaframma. Ti accorgerai che è come un’onda: l’emozione raggiungerà un picco massimo per poi defluire. La sua intensità crescerà e poi decrescerà.
Quando l’emozione non viene accolta con una respirazione profonda va ad aggiungersi a tutte le altre emozioni bloccate che custodisci dentro di te. Man mano il vaso delle emozioni represse si colma e appesantisce la tua vita. Un bel giorno, dopo un evento da poco, il vaso potrebbe traboccare e tu potresti esserne sconvolto in modo sproporzionato.
Quando ti senti travolgere da un’emozione, accoglila respirando profondamente, con il diaframma
I danni di una cattiva respirazione
Non si può fare un elenco di tutti i danni dovuti a una cattiva respirazione, perché la carenza di ossigeno influenza negativamente ogni singola cellula, ogni funzione del tuo metabolismo, ogni apparato. Se respiri male possono sorgere sintomi variegati come difficoltà digestive, stanchezza, irritabilità, difficoltà a dormire, mal di testa, osteoporosi, dolori muscolari, abbassamento della vista eccetera.
Tante persone, per esempio, soffrono perché la loro vita sessuale è poco soddisfacente. Si sentono svalutati dal problema, quando invece basterebbe sapere che aumentare la frequenza respiratoria favorisce l’orgasmo.
Respiro e crescita personale
Quando ti concentri sulla respirazione, la tua mente entra in uno stato di calma. Ogni respiro è diverso: osserva la respirazione senza giudizio, prova a percepire semplicemente cosa accade quando respiri. Questo atteggiamento ti riporta alla realtà e al tuo presente. Ti consente di allontanarti dalle preoccupazioni create sulla base di ipotesi e accadimenti potenziali legati al futuro.
Il respiro è un ritmo che ti culla: prendi e lasci andare, prendi e lasci andare. Ad ogni istante cambi l’aria nel tuo corpo. Ogni espirazione lascia spazio ad aria fresca e nuova. Respirare meglio, consapevolmente, insegna quanto è vitale non accumulare, quanto può far bene lasciare andare e rinnovare.
La respirazione consapevole riporta al presente, aiutandoti a eliminare i virus mentali e migliorando la tua capacità di vivere in modo meno ansioso.
Respirare meglio, consapevolmente, insegna quanto è vitale non accumulare
Non c’è solo l’ossigeno
Sappiamo tutti che il respiro consente di fare entrare ossigeno nel corpo. In occidente, spesso trascuriamo il fatto che respirare meglio permette anche di fare entrare nell’organismo quello che lo yoga chiama il Prana. L’insieme delle energie sottili presenti nell’universo. Lo yoga ha in sé un aspetto spirituale, ma c’è anche un dato biologico da valutare. Abbinando le conoscenze occidentali a quelle orientali, scopriamo che il Prana è costituito di particelle elettrizzate: gli ioni negativi. E gli ioni negativi rivitalizzano le cellule.
Respirare meglio permette di fare entrare nell’organismo il Prana, costituito da ioni negativi
L’esempio degli astronauti
Ci siamo accorti dell’importanza di questi ioni negativi negli anni settanta: i cosmonauti mandati in orbita, nonostante le ottime condizioni fisiche garantite dall’allenamento prima della partenza e da un controllo costante dei parametri vitali, lamentavano un rapido peggioramento del loro stato di salute, anche psichico. Sperimentavano perdita di memoria, malessere diffuso, dolori muscolari, mal di testa eccetera. Indagando, gli scienziati si sono accorti che i sistemi di condizionamento dell’aria all’interno delle navicelle rendevano l’aria elettricamente neutra. È bastato l’inserimento di ionizzatori, che producono ioni negativi, per risolvere il problema.
Gli impianti di condizionamento dei palazzi possono fare la stessa cosa… Ecco perché è importante aprire le finestre regolarmente per fare entrare aria viva.
Ricordati che nei boschi, vicino all’acqua corrente (come fiumi e torrenti) ma anche al mare c’è un’alta concentrazione di ioni negativi. Creare ioni negativi è il ruolo delle lampade di sale per esempio.
Nei boschi, vicino all’acqua corrente ma anche al mare c’è un’alta concentrazione di ioni negativi
Respirare ti connette agli altri
L’aria che inspiriamo è stata respirata, prima di noi, da migliaia di altre persone, animali, e più in generale da tutti gli altri esseri viventi. Quando respiri, collabori anche con gli alberi. Espiri anidride carbonica, che loro utilizzeranno emettendo in cambio ossigeno. La Vita ha fatto in modo che gli esseri viventi si completassero a vicenda.
Simbolicamente, si potrebbe dire che respirare ci connette all’Universo, ogni respiro ci permette di fare scambi con l’universo. Ad ogni inalazione, facciamo entrare nel nostro corpo una parte di Universo.
Se vuoi approfondire questo tema, ti consiglio di guardare alcuni video che ho dedicato alla respirazione e a come respirare meglio per stare bene, a partire da questo.
Lug 9, 2021 | Conoscersi, Consigli pratici
Imparare a dire no sul lavoro significa prima di tutto trovare la chiave giusta per farlo. Il modo migliore per dire di no varia a seconda di chi fa la richiesta. Un no secco non è sempre la soluzione migliore!
Imparare a dire di no significa ad esempio esprimersi con calma e correttamente, perché anche quando stiamo semplicemente facendo valere i nostri diritti, è importante che l’altra persona capisca bene. Saper rispettare se stessi e dire no non esclude la possibilità di manifestare empatia.
Saper rispettare se stessi non esclude la possibilità di manifestare empatia
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1-Spiega all’altro perché dici no
Imparare a dire no nel modo migliore permette non solo di mantenere ma anche di alimentare un rapporto di collaborazione sereno e produttivo. Ecco perché è fondamentale spiegare all’altra persona le nostre ragioni.
L’obiettivo non è quello di giustificarsi ma piuttosto di dare all’interlocutore la possibilità di mettersi nei tuoi panni e capire il tuo punto di vista. Questo significa anche aprirsi alla discussione ed essere pronti ad ascoltare la reazione dell’altro di fronte al tuo rifiuto. La discussione non va temuta o evitata, perché rappresenta una risorsa preziosa. Permette di trovare una soluzione adatta a tutti, mettendosi ciascuno nei panni dell’altro.
Quando ti dimostri empatico e ascolti, sfrutti al meglio tutte le possibilità in tuo potere, per far sì che il tuo rifiuto sia accolto bene.
2-Approfondisci le motivazioni del rifiuto per imparare a dire no
Il motivo per cui hai detto no è che hai poco tempo? Impegnati a spiegare perché. Racconta cos’altro hai da fare. Magari sei indietro con lavori più urgenti, oppure il tuo collaboratore o un tuo cliente hanno bisogno della tua completa attenzione e presenza, quindi non puoi prenderti un altro impegno. Potresti avere una consegna urgente da evadere. La giornata di tutti noi dura solo 24 ore. Quando diciamo sì a un lavoro da fare dobbiamo per forza dire no a qualcosa d’altro. Dire no permette di preservare la qualità del tuo operato. Scopri tutte le ragioni per cui è importante dire no.
Quando diciamo sì a un lavoro da fare dobbiamo per forza dire no a qualcosa d’altro
3- Scegli frasi che aprano al dialogo
In alcuni casi, diciamo no perché non abbiamo gli strumenti per prenderci carico di quanto richiesto. Magari non siamo addestrati per quel compito.
È bene non esitare di fronte a questi no: puoi dire chiaramente che sei disponibile a fare qualcos’altro, purché corrisponda alle tue capacità. Ma anziché limitarti a dire “mi spiace, non sono competente in materia”, soprattutto se sai che potresti imparare a fare quanto ti viene chiesto, prova con “mi piacerebbe farlo ma purtroppo al momento non posso, non ho il tempo di imparare qualcosa di nuovo”.
Puoi cercare una frase che apra alla discussione: “se posso essere utile in un altro modo in linea con le mie competenze, lo faccio volentieri”. Non hai tempo e quello che ti è stato chiesto non fa parte delle priorità per raggiungere gli obiettivi professionali definiti con il tuo superiore in precedenza? Puoi dire qualcosa del genere: “quello che mi stai chiedendo di fare esula dagli obiettivi che abbiamo concordato insieme. Come ci muoviamo? Le priorità sono cambiate?” O qualcosa di simile.
Puoi anche proporre uno scambio di compiti: “Se questa è una priorità posso farmene carico, ma ho bisogno che tu mi aiuti in quest’altra faccenda, così da liberare il mio tempo”.
Non esistono solo i no totali e definitivi, potresti aver bisogno di dire un no parziale. O meglio un sì parziale: “ok ma non adesso”, “posso occuparmene ma non così”, “me ne prendo carico parzialmente” e così via…
4-Usa modi gentili e parole autentiche
La gentilezza, verso te stesso e nei confronti del tuo interlocutore, ti permetteranno di creare e mantenere una relazione di fiducia sul lavoro, essenziale per imparare a dire no e continuare a rispettarti.
Ricordati che il tuo no non esprime un rifiuto nei confronti dell’altro. In questo modo sarà più facile per te esprimere un no sereno, mantenendo un atteggiamento benevolo e fiducioso. Il tuo no serve a te, per il tuo benessere e per mantenere alta la qualità del tuo lavoro, ma anche all’azienda o al progetto. È utile a garantire un alto rendimento e a promuovere un clima di collaborazione.
Per essere credibile ricordati anche di essere autentico. Se vuoi poter dire di no, dimostra che lo stai facendo proprio per le ragioni che hai elencato. Inoltre, ricorda a te stesso e agli altri che hai detto no per mantenere fede agli impegni a cui hai detto sì.
Ricordati che il tuo no non esprime un rifiuto nei confronti dell’altro
5-Visualizza nella tua mente le possibili conseguenze
Cosa può succedere se dici no? Magari il tuo no verrà rispettato e accettato con serenità. In questo caso, tutto sarà andato per il meglio e non ci saranno problemi. Se invece il tuo no verrà rifiutato, nonostante tutte le tue buone ragioni, sarai costretto a fare comunque quello a cui avevi detto no.
La nostra è una società gerarchica. È un tuo superiore che ha espresso la richiesta che vuoi rifiutare? Può decidere di far valere il suo diritto a imporsi. In questo caso devi essere preparato a fare un passo indietro.
Talvolta i no vengono rispettati ma non accettati a livello emotivo. L’altra persona ci concede di fare quello che vogliamo ma si sente ferita.
Quando capita è importante rimanere benevoli, per mantenere il rispetto reciproco. Puoi dire qualcosa del genere allo scopo di esprimere la tua solidarietà: “Vedo che sei stato ferito, mi dispiace. non era mia intenzione”. E (solo se è vero) puoi aggiungere “questo no non è contro di te”.
6-Riconosci il tuo coraggio
Quando il tuo no viene rifiutato, puoi comunque essere contento di te stesso, indipendentemente da come è andata a finire. Hai avuto il coraggio di esprimere il tuo rifiuto e il tuo no rappresenta un contributo prezioso anche quando resta inascoltato.
Ovviamente il tipo di relazione che c’è tra te e il tuo capo oppure tra te e i tuoi colleghi (o sottoposti) e gli eventi già accaduti tra voi influenzeranno in modo significativo il modo in cui accoglierai il no al tuo no.
Quando c’è un clima positivo di rispetto e fiducia, non ci si trova spesso nella situazione in cui i no che si pronunciano vengono rifiutati, così come si è pronti a fare un sacrificio nel caso serva un impegno straordinario.
Se però ti capita spesso di dire no o di voler dire no, probabilmente la posizione che ricopri in azienda non è quella giusta. O stai facendo un lavoro che non fa per te. Provi scarso entusiasmo nello svolgere le tue mansioni? Forse vale la pena valutare un cambiamento. Imparare a dire no non significa farlo sempre e in continuazione.
Il tuo no rappresenta un contributo prezioso anche quando resta inascoltato
7-Accetta che il no venga rifiutato o interpretato male
Oltre a saper dire di no, è essenziale saper accettare che l’altra persona rifiuti o interpreti in modo “sbagliato” il nostro no. Partner, figli, colleghi o amici, tutti possono essere scontenti del tuo rifiuto. Anche quando il tuo no è legittimo e hai fatto del tuo meglio per comunicarlo.
Imparare a gestire le reazioni ai tuoi no ti aiuta ad acquisire una maggiore capacità di comunicazione e gestione delle emozioni. Ricorda sempre che non sei responsabile delle emozioni degli altri. Sei responsabile solo delle tue emozioni e non puoi avere il controllo di tutto. Può essere necessario, di fronte a una reazione inattesa, fare un passo indietro e lasciare all’altro l’opportunità di sfogarsi.
Mentre aspetti che l’altra persona digerisca il tuo no, puoi continuare a essere leale e degno di fiducia. In questo modo la tua credibilità aumenterà ulteriormente. Ricorda che se vuoi poter dire di no liberamente, dovrai dimostrare che lo stai facendo proprio per portare a termine i compiti a cui hai detto sì.
Imparare a gestire le reazioni ai tuoi no ti aiuta ad acquisire una maggiore capacità di comunicazione
8-Aiuta te stesso a dire no
Prima di tutto riconosci il valore che il sì e il no autentico hanno per te. La capacità di dire no è indispensabile per rispettare te stesso. È con te stesso che vivrai fino alla fine dei tuoi giorni, ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni su sette.
Se non rispetti tu te stesso, chi altro potrà farlo? Imparare a dire no e permetterti di farlo nel modo migliore ti aiuterà a creare relazioni autentiche di fiducia reciproca. Le persone che non sono pronte a una relazione di qualità si allontaneranno, lasciando spazio a quelle adatte. Ricordati che rispettare se stessi è essenziale per una buona relazione e una buona collaborazione sul lavoro.
Infine, riconosci il valore che il sì e il no autentico hanno per i tuoi collaboratori e l’azienda o il progetto in cui lavori.
Se ti rispetti, sarai più disponibile a collaborare con piacere e la tua produttività sarà maggiore. Le persone che lavorano con te sapranno che sui tuoi sì possono veramente contare. Se non ti rispetti, al contrario, sarai irritato, brontolone, lavorerai con scarso rendimento e risulterai meno credibile e affidabile.
Ci sono persone che detestano ricevere dei sì forzati che falsano le carte in tavola. Preferiscono veri no. Queste persone, quando capiranno che con te non si può sapere se esprimi o meno un falso sì, eviteranno di chiedere la tua collaborazione. Imparare a dire no mette anche gli altri nella condizione di chiedere più liberamente la tua collaborazione e potresti avere opportunità più interessanti.
Ci sono persone che detestano ricevere dei sì forzati che falsano le carte in tavola
9-Riconosci le tue priorità e i tuoi limiti
È importante che tu impari a conoscere te stesso, i tuoi valori e il tuo valore. Cerca sempre di avere chiari i tuoi obiettivi. In questo modo anche le tue priorità saranno chiare. Potrai accettare o rifiutare una proposta più facilmente, perché in ogni momento avrai le coordinate per farlo.
In quest’ottica, se il tuo posto di lavoro non è adatto a te, ti consiglio di iniziare subito a muoverti per trovarne uno più in linea con le tue capacità e i tuoi obiettivi. Impara anche a riconoscere i tuoi limiti e sii in pace con te stesso perché hai tutto il diritto di averne.
La nostra giornata di lavoro non può estendersi all’infinito, non possiamo fare tutto. E non possiamo neppure pensare di saper fare sempre tutto al meglio. Riconoscere i nostri talenti per metterli a disposizione degli altri è importante quanto riconoscere le nostre incompetenze per evitare di farle subire agli altri.
Non possiamo pensare di saper fare sempre tutto al meglio
10-Esercitati ad avere fiducia
Abbi fiducia nella Vita, fiducia nel fatto che meriti di essere rispettato. Se nel luogo dove lavori non ti senti rispettato, se non puoi esprimere liberamente e con entusiasmo i tuoi talenti, sicuramente c’è un altro posto per te altrove. Se compi scelte allineate con il tuo sentire, prenderai ad ogni bivio la strada giusta per te, che porta al rispetto e alla realizzazione personale. Di conseguenza incontrerai persone e opportunità di lavoro consone ai tuoi valori. La tua vita scorrerà in un benessere crescente.
Se compi scelte allineate con il tuo sentire, prenderai ad ogni bivio la strada giusta per te
Puoi imparare a dire no nel modo più proficuo
Per concludere, ricorda sempre che puoi imparare a dire no in modo educato e calmo. Il tuo no può essere un regalo per l’altro o addirittura rappresentare un’opportunità. Quando dici no stai creando una possibilità. Qualcuno più competente e più motivato di te potrebbe occuparsi del compito che tu hai rifiutato.
Il risultato finale potrebbe essere più giusto per tutti: tu potrai occuparti nel modo migliore possibile delle cose che sai fare bene e che ti competono. Altri si occuperanno di quello a cui hai detto no con capacità ed entusiasmo.
Potrai occuparti nel modo migliore possibile delle cose che sai fare bene
Quando pronunci dei sì autentici la qualità della tua presenza è superiore. Questo può aiutarti a fare carriera o a migliorare il tuo giro di affari e in generale fa bene all’azienda o al progetto in cui lavori.