Affrontare un trauma, cosa puoi fare partendo dai tuoi pensieri

Affrontare un trauma, cosa puoi fare partendo dai tuoi pensieri

Affrontare un trauma può essere difficile. Spesso pensiamo di non avere gli strumenti o le forze per farlo. Capita a tutti di trovarsi a vivere un evento o una situazione nuova e inaspettata in modo drammatico: la perdita di una persona cara, la fine inaspettata di una relazione, un licenziamento, il tradimento di un’amica, una diagnosi infausta.

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Come prima cosa, facciamo un passo indietro. Lo ritengo importante per affrontare qualsiasi trauma: nessuna esperienza è oggettivamente drammatica. L’unica cosa oggettiva sono i fatti. La morte di un genitore, un incidente in macchina, un’amputazione: questi sono i dati oggettivi, ciò che è accaduto.

Sono poi le tue convinzioni, il modo in cui sei cresciuto, i tuoi valori e riferimenti culturali, ciò che non riesci a tollerare, il tuo passato e tutte le memorie inconsce, personali e genealogiche, a condizionare il modo in cui reagisci a un determinato avvenimento. Quello che pensi, la tua maniera originale di interpretare gli eventi che vivi, fa scaturire in te determinate emozioni, non il fatto in sé. A seconda del filtro interpretativo, lo stesso avvenimento può essere vissuto come la più grande delle tragedie, come un’incredibile opportunità o in maniera neutrale, come qualcosa che non è né brutta né bella.

Quello che pensi, la tua maniera originale di interpretare gli eventi che vivi, fa scaturire in te determinate emozioni

Le obiezioni più comuni

Anche se non siete qui con me vi immagino, posso sentirvi fare qualche obiezione: “la morte di una persona cara è sempre drammatica di per sé, non è una questione di interpretazione“. Invece, non c’è nessun sempre, anche il modo in cui viviamo la morte è fortemente influenzato da convinzioni, credenze e cultura.

Chi crede nella reincarnazione e nella vita eterna, ad esempio, pensa che la persona non scompare: semplicemente tornerà a vivere in un altro corpo e in un’altra forma. C’è poi chi si focalizza sulla fortuna di aver incontrato la persona che è morta, perché vivere insieme un pezzo di cammino è già un grande dono. Queste persone penseranno a chi non c’è più con il cuore colmo di gratitudine. Infine, ci sono individui che si focalizzano sull’assenza, sulla perdita, sull’ingiustizia di ciò che non potranno più fare e vivere. A volte possiamo vivere tutti questi aspetti in modo simultaneo oppure progressivo nel corso del lutto.

Conoscersi per non restare schiacciati

Quando succede qualcosa, ormai è fatta. Non possiamo riavvolgere il nastro del tempo. Nostra sorella non può tornare dall’aldilà, una gamba amputata non può essere riattaccata, quel lavoro perso è perso. Possiamo rimuginare per una vita intera su quanto è accaduto, ma con quali risultati? Possiamo prendercela con Dio, con l’Universo, con l’ingiustizia della Vita (a seconda delle nostre credenze), ma non possiamo cambiare ciò che è accaduto. Eppure abbiamo un grande potere.

Siamo noi a controllare i nostri pensieri. Diventando consapevoli dei meccanismi che scattano nel nostro cervello di fronte a determinate situazioni possiamo fare una scelta. Dire di No a quanto accaduto e alle nostre emozioni, oppure dire di Sì (leggi anche l’articolo Dall’attaccamento all’accettazione, Cambia la tua vita con un sì).

Il No innesca una guerra, ci mette nella condizione di fare resistenza contro qualcosa che non può essere cambiato. Partendo da questo No, è come se una parte di te (mentale, energetica, emozionale) rimanesse bloccata all’interno dell’evento traumatico, in quel momento preciso. Hai perso tua madre a vent’anni e non sei riuscita o riuscito ad accettare l’accaduto? Crescendo, solo una parte di te è andata avanti sul suo cammino, mentre un’altra è rimasta lì bloccata. Il No porta ad azioni incoerenti rispetto alla realtà perché inconsciamente si nega quello che è accaduto.

Quando invece scegli di dire Sì a un evento, per quanto apparentemente terribile, hai la libertà di mettere tutte le tue energie e attenzioni nella ricerca di soluzioni per stare bene nonostante tutto.

Siamo noi a controllare i nostri pensieri

Cosa puoi fare per affrontare un trauma

Ti propongo dei passi che puoi compiere quando devi affrontare un trauma. Sono in un ordine cronologico per aiutarti a capire, ma in realtà tutto accade contemporaneamente o quasi.

  1. Scegli di dire Sì all’accaduto. Quanto successo è un dato di fatto. La persona che ami ti ha lasciato, ti hanno licenziato, hai una malattia e così via. Prendine atto.
  2. Accogli le tue emozioni. Sei un essere umano e le emozioni che provi sono il tuo modo personale di vivere la realtà. Onora le tue sensazioni, accogliendole con comprensione e benevolenza. In questo modo le lascerai libere di esistere.

C’è anche un terzo passo, ma prima di raccontartelo voglio darti altri strumenti che potrebbero esserti d’aiuto. Se dovessi renderti conto che le emozioni che provi, anche dopo averle accolte, sono eccezionalmente acute, drammatiche e durature, puoi scegliere una delle strade che ti descrivo nel prossimo paragrafo, oppure tutte.

Quando le emozioni sono troppo intense

Per iniziare, puoi osservare il tuo dialogo interiore e andare a caccia di virus mentali. Focalizza la tua attenzione soprattutto sulle generalizzazioni che usi quando parli con te stesso. Quante volte compaiono parole come mai, sempre, tutti, nessuno? Vai anche alla ricerca di una possibile tendenza a ingigantire i fatti. Per caso ti dici cose come: “non potrò sopravvivere in nessun modo a questo insulto”, “la mia vita è finita”, “non valgo niente di niente”?

Un dialogo interiore colmo di virus mentali ha il potere di trasformare una situazione sgradevole momentanea in un dramma acuto eterno.

Dopo aver lavorato sul dialogo interiore torna di nuovo sull’azione di accogliere le tue emozioni. Questa volta apriti alla consapevolezza che può trattarsi di emozioni passate cristallizzate. Sono state risvegliate dall’evento presente ma appartengono anche al passato. Sentirle e accoglierle oggi, rappresenta una vera e proprio liberazione per il tuo organismo. Senza obbligatoriamente andare a esplorare quelle situazioni passate che hanno dato il via alle emozioni bloccate. Lasciarle defluire oggi è già di per sé un processo terapeutico.

Se te la senti, infine, puoi lavorare per capire come mai questo particolare evento scatena in te un dramma così travolgente. Spesso, farlo permette di scoprire che quanto accaduto “mette il dito nella piaga” di una ferita antica, che in molti casi risale all’infanzia. Potrai così rielaborare il fatto scatenante del passato e liberarti dal dolore intenso che vivi oggi. Puoi farti aiutare nel percorso da un terapeuta di fiducia.

Lasciare defluire le emozioni oggi è già di per sé un processo terapeutico

Anche tu sei resiliente e puoi affrontare un trauma

La resilienza è la capacità di affrontare eventi stressanti e avversità, superarli e uscirne rafforzati. Quando attingiamo alla nostra resilienza, possiamo trasformare qualsiasi evento potenzialmente drammatico in un’opportunità di crescita interiore.

Che si tratti di un lutto, di una delusione amorosa oppure di un cambiamento professionale repentino, puoi rivisitare la situazione, osservarla con il senno di poi, imparare dagli errori, capire cosa di buono puoi trarre dall’accaduto.

Attraverso le emozioni che proviamo possiamo cogliere l’opportunità di conoscere meglio la nostra sensibilità, ma anche i nostri valori, le vulnerabilità, il nostro essere umani. Questo processo interiore ti permetterà di ripartire più maturo, più focalizzato. Potrai riprogettare la tua vita personale o professionale alla luce di nuove prospettive.

Quando propongo alle persone a cui è stata diagnosticata una malattia di “sfruttare” la malattia, andando a lavorare sulle radici che possono averla favorita per uscirne guariti fisicamente e anche più sani di prima, è proprio alla resilienza che faccio riferimento.

Più sperimenti la resilienza, più comprendi che sei capace di superare le difficoltà trasformandole in opportunità. Recupererai fiducia in te stesso e autostima, accederai a un circolo virtuoso che consente di mantenere la calma anche nelle situazioni difficili, reagendo con creatività di fronte ai problemi.

La resilienza abbassa anche il livello di ansia, perché saprai che se dovesse presentarsi un problema troverai il modo di affrontarlo. Sapere che dopo ogni tempesta c’è il sole, che puoi rifiorire dopo un evento spiacevole esprimendo di nuovo e persino meglio il tuo potenziale, ti farà sentire più sicuro.

Resilienza non significa resistenza

Sento che è importante precisare che resilienza e resistenza sono due concetti distinti. Due modi profondamente diversi di affrontare le difficoltà. La resistenza implica la capacità di resistere (appunto) a forze esterne, e il suo obiettivo è mantenere lo status quo. Implica una lotta in opposizione ed è una capacità statica.

Resistenza implica lotta e staticità, resilienza è adattamento e crescita

La resilienza invece non ha nulla di statico, anzi: si tratta di una competenza dinamica che può essere coltivata e sviluppata nel tempo. Coltivare la resilienza ci permette di gestire lo stress in modo sempre più efficace. Aiuta a ridurre le paure e la carenza di fiducia in sé stessi e a trovare soluzioni creative di fronte alle sfide.

Resilienza è adattamento e crescita anche in seguito a traumi o sfide. Implica trasformazione e capacità di rialzarsi dopo una situazione dolorosa. Un processo strettamente legato alla flessibilità.

Come attingere concretamente alla tua Resilienza

Ci sono diversi esercizi che puoi fare per connetterti alla tua capacità di resilienza, te ne propongo alcuni.

  • Scrivere un diario in cui lasci fluire i pensieri e le emozioni.
  • Scegliere attività che riducono il livello di stress: camminare, rilassarti, respirare consapevolmente, condividere le tue emozioni con persone accoglienti e benevole.
  • Entrare in contatto con la Natura. La Natura e le piante in particolare, illustrano in silenzio la resilienza, il cambiamento dinamico continuo, con cicli successivi con inizi, trasformazioni e fini.

Infine, assodato il fatto che non avresti mai scelto volontariamente di affrontare l’avversità per cui stai soffrendo così tanto, ti propongo qualcosa che potresti in un primo tempo giudicare come totalmente insensata quando si parla di affrontare un trauma. Ti propongo di osare e fare a te stesso (o te stessa) una domanda.

Una domanda alla quale potresti non avere risposte in un primo tempo, ma che spesso apre sbocchi inaspettati: “Quale opportunità mi porta quanto accaduto?”

Pensieri positivi e dimagrimento: la forza del dialogo interiore

Pensieri positivi e dimagrimento: la forza del dialogo interiore

I pensieri positivi influenzano il tuo dimagrimento. O meglio: c’è uno stretto legame tra peso forma e dialogo interiore. Se hai già letto altri contenuti di questo blog, sai cos’è il dialogo interiore e quanto possa influenzare la tua vita. Sto parlando di quelle parole e frasi che ripeti a te stesso, quasi senza rendertene conto. L’insieme dei nostri pensieri sfocia, e questo vale per tutti, in un monologo interiore continuo.

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La tua voce interiore pone domande ed esprime opinioni. Fai pensieri positivi o negativi e ciò può essere di sostegno o di grande intralcio al tuo benessere. La qualità del tuo dialogo interiore, come ho già sottolineato in altri articoli sul tema, è influenzata dalle convinzioni. Spesso siamo poco attenti a questa voce che invece condiziona in modo inconscio la vita intera.

Nel testo Recuperare il peso forma: fai pace con il tuo giudice interiore abbiamo parlato di come mandare in pensione quel giudice che è dentro di te e ti critica per la tua forma fisica. Questa volta vorrei invece concentrarmi sulle convinzioni che ostacolano o favoriscono il raggiungimento del peso forma e un fisiologico dimagrimento, senza diete e costrizioni.

Forse anche tu hai convinzioni che ti ostacolano nel naturale raggiungimento del tuo Peso Forma

C’è un altro modo di vedere le cose

Le convinzioni che favoriscono l’obiettivo che ti sei dato, quello di dimagrire, possiamo vederle come dei pensieri positivi, cioè costruttivi: sulla tua persona, sul tuo corpo, sulla tua vita. Mentre le convinzioni che ostacolano il dimagrimento possiamo considerarle come dei pensieri negativi, cioè ostacolanti. Ma esattamente da cosa nascono e come funzionano le convinzioni? Vediamolo insieme.

Per aiutarti a capire ti faccio un esempio che non c’entra nulla. Immagina una normale giornata lavorativa. Stai andando in ufficio ma il tuo treno è in ritardo. Cosa accade? Inizi a brontolare? “questi treni non funzionano mai come dovrebbero!”. Oppure ti chiedi semplicemente “Cosa posso fare di questo tempo di attesa imprevisto?”. Magari pensi addirittura “Grazie! Questo contrattempo mi permette di dedicarmi un momento di relax, bevendo un tè caldo al bar”. Come mai di fronte a un identico evento, ognuno reagisce a proprio modo?

Il filtro delle convinzioni

Le convinzioni funzionano come un filtro, facendoci percepire la realtà in un modo piuttosto che in un altro, questo perché ostacolano o lasciano passare alcuni punti di vista, emozioni e sensazioni piuttosto che altri. Si tratta di un meccanismo per lo più inconscio, costantemente attivo anche se noi non ce ne rendiamo conto. A questo filtro è dovuta la diversità con la quale ogni persona vive situazioni ed eventi identici.

Le convinzioni funzionano come un filtro costantemente attivo

Chi brontola per qualunque cosa (il treno in ritardo, la pioggia, una scarpa che si slaccia) spesso è convinto che tutto e tutti gli siano contro: le altre persone, l’Universo, Dio! Chi è grato e sereno, molto probabilmente, nutre la convinzione opposta, quella di essere sostenuto dall’Universo, per esempio.

Come agisce il filtro dei pensieri positivi o negativi?

Il cervello, per sua natura, può cogliere solo una parte della realtà. Abbiamo occhi che guardano in una sola direzione, con un campo visivo di appena 60 gradi circa e orecchie che percepiscono bene i suoni tra 2.000 – 5.000 Hz e comunque fino a una certa distanza. E già così i dati da elaborare sono tantissimi.

Di questa realtà fatta di tante percezioni: immagini, suoni, odori, sensazioni, solamente una piccola percentuale di informazioni viene recepita a livello conscio. Per fortuna! Altrimenti saremmo sopraffatti da un eccesso di informazioni che renderebbe la vita un inferno. Inoltre, quello che arriva al cervello non è un insieme di sensazioni pure, perché i filtri che intervengono di fatto distorcono e interpretano la realtà.

I filtri, convinzioni e pensieri positivi o negativi, agiscono sia su quello che percepisci in modo conscio sia su quello che percepisci in modo inconscio.

I filtri agiscono sia su quello che percepisci in modo conscio sia su quello che senti in modo inconscio

Chi crede di essere sfortunato e che la propria vita sia solo un susseguirsi di fatiche e sfortune, interpreterà anche gli eventi neutrali e potenzialmente positivi con “gli occhiali” di chi è destinato a soffrire. Ricorderà più facilmente tutto quello che va storto nella giornata piuttosto che i momenti tranquilli e felici.

Questo modo di funzionare influisce anche sul peso forma. Le convinzioni sono pensieri ma al nostro cervello appaiono come verità assolute e convincenti. È importante ribadire che in realtà sono solo convinzioni, cose che tu pensi e che per qualcun altro potrebbero non essere vere. Non sono dati di fatto. Non c’è oggettività. Si tratta semplicemente di opinioni convincenti che hai acquisito e interiorizzato nel passato. Alcune sono tue, altre, forse la maggior parte, le hai in qualche modo “ereditate” dai tuoi genitori o dalle persone con cui sei cresciuto. Se alcune convinzioni sono consapevoli, altre sono inconsce, cosa che le rende ancora più subdole e potenti.

Prenditi del tempo per pensarci su. Questa “rivelazione” è l’opportunità di riprendere potere sulla tua vita e in questo caso anche sul tuo peso forma.

Quelle che ritieni essere verità assolute spesso sono solo convinzioni ereditate dalle tue figure di riferimento

Smascherare le convinzioni

Come puoi individuare e smascherare le tue convinzioni? Innanzitutto la tua realtà è lo specchio delle tue convinzioni consce e inconsce. Puoi ascoltare le parole che utilizzi e in particolare le generalizzazioni che esprimi quando racconti a te stesso (ma anche agli altri) la tua vita. Pensieri come che fatica questa vita!, la vita non mi regala mai niente, Perché devo lottare sempre per ogni cosa? Sono tutte convinzioni. Non hanno valore di verità. Sei tu che attribuisci loro valore. Quali di queste espressioni (o altre simili) utilizzi più frequentemente?

Ascolta te stesso e le generalizzazioni che sei abituato a fare

E se ci spostiamo nella sfera del peso forma, invece, quali frasi risuonano più spesso nella tua mente? Basta che io veda un dolce e ingrasso subito. In famiglia siamo tutti sovrappeso, è un problema ereditario. Sono incapace di vivere al mio peso forma, e simili.

Inoltre, quali sono le emozioni che vivi quando vedi una persona che dimagrisce o mangia poco? Serenità, positività, timore, ansia, tristezza? E quando vedi una persona in carne? Sicurezza, gioia, chiusura, disgusto?

Magari, invece, le tue convinzioni sono più costruttive. Nella tua testa ritrovi frasi del tipo: Merito di essere felice e di vivere al mio peso forma. Ho fatto tante cose nella mia vita, posso anche vivere al mio peso forma in mondo naturale e spontaneo… e simili? Riesci a visualizzare un te stesso più magro e in forma in totale serenità?

Perché è importante identificare le convinzioni limitanti

Anche se le tue convinzioni sono lì da sempre e tu sei giunto fin qui senza mai modificarle, intervenire sulle tue convinzioni e coltivare pensieri positivi può esserti di grande aiuto per raggiungere i tuoi obiettivi, compreso quello del peso forma. I tuoi pensieri positivi o negativi, consci o inconsci (moltissime delle tue convinzioni sono inconsce) influenzano le tue emozioni, le quali influenzano le tue azioni. Esse a loro volta influenzano i risultati che puoi raggiungere.

Agirai o non agirai secondo le tue convinzioni predominanti e quelle azioni determineranno i risultati che otterrai, sovrappeso incluso. Il tuo peso fisico è un risultato, non un punto di partenza. Per aiutarti ho un’autoriflessione da proporti.

Le tue convinzioni consce e inconsce influenzano i risultati che puoi raggiungere

Esercizio del dialogo con te stesso

Prendi carta e penna e per ogni domanda che leggi scrivi quello che ti viene in mente, senza riflettere su come o cosa stai scrivendo. Cerca di mettere su carta impressioni, ricordi, parole chiave.

Le tue convinzioni si sono forgiate nell’infanzia, partendo da quello che hai visto, ascoltato, sperimentato. Spesso, capita di validare come verità assoluta ciò che ci viene mostrato dai nostri genitori o dalle persone che fungono per noi da modelli e punti di riferimento.

Siamo programmati a fare come loro oppure a fare l’opposto, a seconda del tipo di relazione che ci lega. Prenditi il tempo di ripensare alla tua infanzia e alle abitudini e opinioni che ti sono familiari.

Siamo programmati a fare come i nostri genitori o a comportarci in modo opposto rispetto a loro

Rievoca la memoria di ogni genitore o soggetto che è stato importante nei tuoi primi anni di vita. Questo esercizio andrebbe ripetuto per più sfere che riguardano l’aspetto fisico e l’alimentazione, ma in questo caso limitiamoci a quello che riguarda magrezza e sovrappeso.

Le mie domande per te

Quando si parla di magrezza e dimagrimento…

  • Cosa hai visto, sentito e provato a proposito dell’essere magri?
  • Chi era magro in famiglia? Erano persone positive o negative per te? Cosa rappresentavano per te? Quali qualità mostravano? Quali difetti?
  • Hai visto persone dimagrire in un contesto doloroso come malattie terminali, anoressia, debolezza diffusa eccetera?
  • Hai visto persone vivere una lotta senza fine contro il dimagrimento?

Quando si parla del sovrappeso

  • Cosa hai visto, sentito e provato a proposito dell’essere sovrappeso?
  • Chi era sovrappeso? Erano persone positive o negative per te? Cosa rappresentavano per te? Quali qualità mostravano? Quali difetti?
  • Hai visto persone vivere una lotta senza fine contro il sovrappeso?

Ricordare aiuta a capire

Dopo essere entrato in contatto con i tuoi ricordi, sicuramente saprai capire meglio alcune tendenze automatiche che metti in campo quando mangi o gestisci i tentativi di dimagrimento, le diete e più in generale il tuo approccio al sovrappeso. Forse ti comporti esattamente come uno dei tuoi genitori, oppure in modo opposto.

Cosa ti spinge ad avere certi pensieri positivi o negativi su peso e magrezza? A supportare le tue convinzioni c’è il pensiero che siano corroborate dai fatti. Questi fatti non sono altro che quello che hai visto, sentito e provato nella tua infanzia. Ma ora che hai capito questo, ti invito a intraprendere una trasformazione. Abbi il coraggio di riesaminare le tue convinzioni, osserva da vicino i tuoi pensieri positivi o negativi su sovrappeso e magrezza.

Per ogni convinzione che individui, fatti questa domanda: questa affermazione vale per tutti, sempre e in qualunque posto del mondo? L’obiettivo è renderti conto che queste convinzioni non sono realtà assolute ma solo opinioni. Analizza le tue convinzioni sul peso del tuo corpo una per una, osservale. Così potrai decidere se mantenerle oppure trasformarle.

Analizza le tue convinzioni sul peso del tuo corpo una per una e scegli se tenerle o trasformarle

Il libro per approfondire

Se desideri, nel mio libro Conquista per sempre il tuo peso forma ho messo a disposizione un elenco di quasi 100 convinzioni che possono ostacolare il peso forma. Potrai valutare se ti appartengono o no, per poi cancellarle o trasformarle in convinzioni che supportano il tuo obiettivo Peso Forma.

Marea emotiva e dinamica della folla: sentirsi trascinati

Marea emotiva e dinamica della folla: sentirsi trascinati

La pandemia di Covid-19 ci ha messo di fronte a una marea emotiva collettiva fuori dal comune. Dopo la fase di sbandamento totale iniziata con i primi di marzo 2020, quando paura e impotenza predominavano perché non si sapeva cosa stava accadendo, le cose non sono molto cambiate.

La paura imperversa ancora. Nonostante la ricerca, l’evoluzione favorevole delle conoscenze sul virus, i consigli di esperti di grande esperienza e una situazione sanitaria sotto controllo. La folla, fomentata dalla maggioranza dei media tradizionali, sembra aver intrapreso un percorso inarrestabile e indipendente. La massa, quando si parla di Covid-19, procede come uno tsunami inarrestabile, indifferente alla realtà dei fatti. Ed è allora che la marea emotiva si ingrossa.

 

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Si tratta di un movimento potente che ha scatenato e scatena ancora azioni e reazioni che sarebbero state giudicate insensate dalla maggioranza della popolazione mondiale appena venti mesi fa.

La paura, cattiva consigliera

La paura non è mai una buona consigliera. Prendere decisioni nel bel mezzo di un attacco di panico collettivo è una pessima idea. Perché? Il panico restringe il nostro campo visivo, focalizzando l’attenzione sul problema e facendoci perdere la visione d’insieme. Il panico dettato dalla marea emotiva spinge a reagire in modo frettoloso, portando ad azioni altamente controproducenti, che rischiano di essere molto più dannose dell’oggetto stesso che ha scatenato il panico.

La confusione e l’incoerenza che hanno portato a lockdown, chiusure forzate e isolamento, propugnati attraverso messaggi mutevoli e contraddittori da parte delle autorità, mi ha lasciato senza parole. Continuavo a chiedermi cosa sta succedendo? Com’è possibile che tutto questo accada in uno stato ufficialmente democratico?

Prendere decisioni nel bel mezzo di un attacco di panico collettivo è una pessima idea

L’articolo di Foster, Frijters e Baker

Mi è capitato, recentemente, di leggere un articolo di Gigi Foster, Paul Frijters e Michael Baker, autori del libro The Great Covid Panic. Assieme a letture sulla manipolazione delle masse, che avevo già fatto in passato, questo articolo mi ha aiutato in modo significativo a capire un aspetto importante della situazione in cui siamo stati bruscamente catapultati da febbraio/marzo 2020. Il fenomeno è conosciuto come dinamica delle folle e mi fa piacere condividere con te su questo blog alcuni concetti importanti che lo riguardano.

Ti invito anche a leggere l’articolo per intero (è in inglese). In questo primo intervento sul tema mi concentro sulla perdita di logica e coerenza che può causare la dinamica delle folle. Nelle prossime settimane condividerò con te un riassunto dell’articolo originale e lo commenterò, per aiutarti a riconoscere e comprendere meglio il fenomeno della dinamica delle folle.

Un aiuto dalla storia

Troviamo, nel passato dell’umanità, alcune situazioni paragonabili a quella scatenata a inizio 2020 dal nuovo coronavirus. La storia, quindi, rende possibile identificare e studiare il fenomeno del comportamento collettivo delle folle. Nonostante le teorie del complotto, che attribuiscono la responsabilità di questa e altre situazioni alle manipolazioni di un’élite affamata di potere, è interessante capire come la dinamica delle folle non implichi obbligatoriamente l’esistenza di un genio del male che dà il via al processo. Non serve che ci sia qualcuno che manipola la folla e la fa muovere al pari di un burattinaio. Anzi: questo fenomeno può essere di fatto prodotto dall’insieme della popolazione, senza che intervenga alcun controllo da parte di singoli o sottogruppi.

Il fenomeno della folla folle può essere prodotto dall’insieme della popolazione senza alcuna regia occulta

E nel caso ci fosse realmente un’élite affamata di potere e non solo una marea emotiva dietro quanto accade, servirebbe comunque la complicità (consapevole o meno) di tantissime persone, perché un eventuale piano di sottomissione e controllo fosse realizzabile.

Questa consapevolezza, a mio parere, aiuta a recuperare la valenza e il potere del singolo individuo; cosa che può favorire un’uscita più rapida dalla situazione distopica che stiamo vivendo. Come sempre, il mio intento è, grazie alla conoscenza di sé, quello di aumentare la consapevolezza di ciascuno e contribuire alla creazione di un mondo di Salute. Un mondo in cui ogni persona sia libera di esprimere pienamente il proprio potenziale.

Cosa c’è alla base dell’incoerenza

Da quando è scoppiato il “bubbone coronavirus” abbiamo subìto provvedimenti pieni di incoerenza, controproducenti, indifferenti a una realtà più ampia e complessa.

La dinamica delle folle e la marea emotiva che la accompagna possono spiegare gli elementi più strani di questa situazione di grande panico, così come il fatto di promuovere misure autodistruttive, nonostante esperienza e studi ne dimostrino l’inutilità o addirittura la nocività.

Facciamo degli esempi

Perché ci è stato vietato di uscire di casa durante il lockdown?

Le conoscenze di fisiologia di base, ampiamente condivise tra gli specialisti, ci insegnano che la luce del sole permette, tra le altre cose, di mantenere una buona concentrazione di vitamina D nell’organismo. Si tratta di un elemento essenziale a mantenersi in salute. Servono davvero degli studi per confermare che è utile favorire la salute anche nel caso di questa epidemia? Oggi diverse ricerche dimostrano che la carenza in vitamina D è un fattore di rischio per lo sviluppo di una forma grave di Covid-19.

Perché è stato alimentato il terrore attraverso forme di comunicazione allarmistiche?

La paura, si sa, è in grado di abbassare le difese immunitarie. Chi non si è protetto dalla comunicazione terroristica ha subito ogni giorno la conta dei morti e dei casi positivi, senza poter discernere tra persone con solo tampone positivo al Sars Cov 2, persone malate paucisintomatiche, malati gravi e quelli in rianimazione e così via. La comunicazione ufficiale ha alimentato la paura dell’untore e il senso di colpa, favorendo la separazione sociale. Sono state utilizzate immagini che hanno portato a interpretazioni iperboliche della realtà. Se l’obiettivo è la salute, serve informare le persone, non terrorizzarle.

Perché, ancora oggi, di fronte ai primi sintomi di Covid-19, vige il protocollo ministeriale “vigile attesa e paracetamolo”?

È dimostrato che il paracetamolo, abbassando la febbre e il glutatione, una molecola con attività antiossidante, impedisce una reazione efficace del corpo e potenzia le reazioni infiammatorie.

Le domande sono tantissime…

Perché viene impedito l’uso di farmaci conosciuti da decine di anni?

Si tratta di farmaci che hanno dimostrato la loro efficacia contro la Covid-19 e hanno un ottimo rapporto rischi/benefici. Come mai si è preferito costringere le persone sane a farsi inoculare un prodotto che di fatto è sperimentale e del quale non si sa niente degli effetti avversi a medio e lungo termine?

Perché ancora oggi è obbligatorio in tanti contesti l’uso della mascherina?

La mascherina non solo è inutile contro la diffusione del virus per le persone asintomatiche ma anche dannosa? Servono studi scientifici per dimostrare che la mascherina, coprendo naso e bocca ostacola una buona ossigenazione del corpo e una buona eliminazione di tossine respiratorie? Serve ricordare che l’ossigeno è il primo bisogno vitale? Dobbiamo anche ricordare che il linguaggio non verbale arricchisce la comunicazione e le relazioni sociali?

La follia dietro i provvedimenti

Perché imporre tutte queste misure liberticide che portano solo segregazione e crisi sociale, senza nessun beneficio sulla situazione sanitaria, quando più dell’85% della popolazione che entra in contatto con il virus rimane totalmente asintomatica, il che significa totalmente sana?

Quali misure dovremmo prendere allora contro l’inquinamento atmosferico, visto che provoca in Europa ogni anno 400000 decessi prematuri?

Perché è stato vietato, e chi lo fa rischia di farsi linciare, di richiedere la precisazione “morto di Covid-19” o “morto con test positivo al Sars-Cov-2”?

Come mai il Green Pass viene rilasciato sulla base della vaccinazione e non sull’immunità acquisita naturalmente dopo la malattia, che per esperienza è più affidabile e duratura?

Come può essere accettato, come se fosse normale, l’obbligo di fare un trattamento farmacologico del quale non si sa nulla a proposito di effetti a medio e lungo termine? Dov’è finito il principio di cautela?

Se l’obbligo vaccinale per le professioni sanitarie ha come scopo la diminuzione della circolazione del virus, come mai è stato discusso, e applicato in alcune provincie italiane, il divieto di lavorare anche online? C’è rischio di trasmissione del virus, lavorando online?

Queste sono solo alcune delle centinaia di domande che mi sono posta in questi mesi. Per capire quanto accade, partiamo dal concetto di folla. In questa prima parte sul tema vedremo insieme cos’è una folla e approfondiremo la prima caratteristica di una folla: l’ossessione comune.

Cos’è una folla?

Le folle sono gruppi che si comportano in modo folle (cioè irrazionale) secondo i loro stessi standard e principi acquisiti. Ovvero: nel momento in cui un gruppo da sano diventa una folla folle, tutti i suoi principi vengono messi da parte. Si impone una nuova verità, che spesso è contraria a quanto il gruppo credeva e sosteneva in precedenza, quando era sano.

All’interno della folla tutti i principi dei singoli vengono messi da parte

Gli osservatori di una folla sentono di essere testimoni di qualcosa che assomiglia a un gruppo di persone possedute da spiriti o demoni. La possessione demoniaca è stata usata a lungo per spiegare il fenomeno. Oggi, grazie agli studi di grandi sociologi (Norbert Elias, Theodor Adorno, Elias Canetti e Gustav le Bon) possiamo vedere le cose in un altro modo.

Tutti insieme per un’ossessione

Le folle sono grandi gruppi sociali i cui membri condividono un’ossessione e che operano attraverso una modalità emotivamente molto intensa. Ecco perché uso anche l’espressione marea emotiva.

Tre elementi distinguono le folle e le differenziano dai gruppi di persone ‘normali’, ovvero quelli che si comportano in modo razionale, pur con le naturali sfumature emotive del comportamento umano.

La caratteristica distintiva più chiara di una folla è la sua concentrazione condivisa su qualcosa. Una vera e propria ossessione comune.

La prima caratteristica di una folla è la sua ossessione assoluta per qualcosa, come una paura, un ideale, una persona

L’oggetto dell’ossessione può essere qualsiasi cosa o quasi, e non è necessario che sia reale. Il collante di una folla può essere la paura degli extraterrestri, un ideale religioso, un desiderio di vendetta, un leader carismatico e così via. Quello che motiva la folla non deve neppure essere qualcosa a cui gli individui credono o che sta loro a cuore in tempi sereni e pacifici.

Una popolazione diventa una folla quando una singola ossessione assorbe l’attenzione della maggioranza dei suoi membri, diventando l’argomento a cui tutti pensano, di cui tutti parlano. L’ossessione inoltre non è solo pubblica ma anche privata.

Un interessante déjà-vu

Quello che ti ho raccontato su come una popolazione diventa una folla ti ricorda qualcosa? Ti ricordi quanto è stato difficile nella primavera 2020, avere informazioni che non riguardassero la situazione pandemica? Quante volte ti è successo di addormentarti pensando al coronavirus e svegliarti con lo stesso tema in mente? Quante persone conosci che, ancora prima di salutarti o quasi, ti chiedono se sei vaccinato? Dove sono finiti tutti gli altri virus e batteri? E i terroristi esistono ancora o sono spariti dalla circolazione, terrorizzati dalla Covid-19? Piuttosto, tutta una serie di tematiche è scomparsa dal radar della folla e dell’onda emotiva.

Di cosa parlavamo prima di gennaio 2020, quando ci incontravamo fra amici e parenti?

Analizza i tuoi pensieri

Per concludere questa prima parte ti propongo un’autoriflessione. Se ti interessa sapere se fai parte della folla, prima di tutto valuta la varietà dei tuoi pensieri e dei tuoi obiettivi. Il tuo pensiero è dualistico o integrativo? Cioè riesci ad abbracciare la complessità della situazione con tutte le sue sfumature o la tua posizione è di tipo assolutistico? Sei PER o CONTRO, a FAVORE oppure NO? Da quanti amici o famigliari ti sei volutamente allontanato perché non pensano o agiscono come credi che sia giusto pensare e agire?

Quanto il tuo dialogo interiore e quello espresso sono pieni di virus mentali? Quanto tempo passi al giorno informandoti o parlando del tema Covid-19 e di tutte le sue conseguenze? Se succedono delle cose che non vuoi che accadano, quanta tempo ed energia stai mettendo per brontolare e quanta per creare concretamente un’alternativa?

Queste domande e le risposte che puoi dare a te stesso sono il primo passo di una consapevolezza che ritengo molto importante per recuperare la connessione con il tuo movimento interiore e per agire coerentemente con i tuoi desideri, libero dall’onda emotiva e dalla follia della folla.

Se questo tema ti sta a cuore leggi di più sulla follia della folla appena pubblicheremo il nuovo articolo.

Recuperare il peso forma: fai pace con il tuo giudice interiore

Recuperare il peso forma: fai pace con il tuo giudice interiore

Recuperare il peso forma è possibile per tutti. A patto di capire come agire nel modo più proficuo per raggiungere questo obiettivo. Si tratta di un tema che ho già affrontato su questo blog, da diversi punti di vista. In questo articolo vorrei, aiutarti a cambiare la tua visione dei chili di troppo, per consentirti di preparare il tuo “terreno interiore” al dimagrimento.

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Tra gli elementi che ostacolano il dimagrimento c’è il dialogo interiore, quella voce che accompagna costantemente tutti noi nel corso delle nostre giornate e che ha qualcosa da dire su tutto. A volte, il dialogo interiore assume il ruolo di un giudice molto severo che non fa che criticare.

Se pensi di essere in sovrappeso e il tuo dialogo interiore è pieno di commenti negativi su di te, su come sei e su quello che fai, questo articolo fa per te. Puoi approfondire il tema del dialogo interiore e del potere che ha sulla tua vita leggendo qui.

Perché se dimagrisci poi ingrassi di nuovo?

Partiamo da un concetto molto importante per iniziare il viaggio verso il tuo peso forma.  Il tuo sovrappeso non è frutto del caso: è una logica conseguenza. È il risultato delle tue azioni, che sono una conseguenza delle tue emozioni, influenzate dai tuoi pensieri.

Il sovrappeso è il risultato delle tue azioni, che sono conseguenza delle emozioni, influenzate dai pensieri

Le diete, la ginnastica, la chirurgia estetica o i farmaci, sono tutti strumenti che permettono di raggiungere un risultato (dimagrire o eliminare meccanicamente il grasso) ma non ti impediscono di recuperare, dopo poco tempo e senza alcuno sforzo, tutti i chili “persi”. Questo perché si tratta di pratiche o strumenti che agiscono direttamente sul risultato (liposuzione, integratori e simili) oppure che modificano solo le azioni (attività fisica, dieta ipocalorica).

I pensieri, che stanno a monte della catena di cause ed effetti che porta al sovrappeso, non vengono minimamente influenzati dagli abituali metodi usati per “combattere” il sovrappeso. Mettersi a dieta o correre regolarmente non influenza il tuo modo di pensare e non modifica la vera causa del tuo sovrappeso. Ecco una delle ragioni per cui tantissime persone vivono l’antipatico effetto yo-yo che porta a dimagrire e poi ingrassare di nuovo, recuperando tutti i chili eliminati con tanta fatica (e anche di più).

Se la radice del “problema sovrappeso” non viene identificata e risolta, il tuo peso molto probabilmente tornerà ad aumentare non appena allenterai la dieta o salterai qualche sessione di ginnastica.

La prima novità che ti chiedo di abbracciare, quindi, è questa: i chili in più non dipendono solo da quello che mangi o dal fatto che fai poco movimento. Cambiare le tue azioni può aiutare ma non è la soluzione definitiva.

Cambiare le tue azioni può aiutare ma non è la soluzione definitiva per raggiungere e mantenere il peso forma

Abbandona l’idea di combattere contro

C’è un altro cambio di paradigma che penso sia fondamentale. L’idea che si debba combattere contro i chili di troppo è controproducente. Perché ogni volta che pensi di combattere contro qualcosa in realtà dai nuova forza al tuo nemico.

Ti invito a cambiare la modalità con cui pensi al tuo obiettivo. Non dire a te stesso che vuoi lottare contro il sovrappeso o che vuoi perdere i chili di troppo. Anche l’idea di perdere è fuorviante. Il tuo inconscio farà fatica ad accettare di “perdere” qualcosa, il verbo ha un’accezione negativa.

Piuttosto, dì a te stesso che vuoi raggiungere il tuo peso forma. Vuoi sentirti più leggero, più bello ai tuoi occhi, più in pace con la tua immagine nello specchio. Quando lo fai, pensa anche a qual è il peso esatto che vorresti avere. Visualizzare un obiettivo preciso e positivo ti aiuta ad avere l’energia e l’attitudine per raggiungere quello che desideri.

Nel momento in cui riuscirai a modificare il modo in cui pensi al sovrappeso e capirai che, prima di tutto, è importante cambiare i pensieri che ti portano ad avere dei chili “di troppo”, avrai fatto il tuo primo piccolo ma importantissimo passo verso il peso forma.

Se ti senti pronto a iniziare fin da subito il tuo viaggio di dimagrimento rispettoso del tuo essere e definitivo, ti suggerisco di leggere il mio libro Conquista per sempre il tuo peso forma. Si tratta di un percorso che non prevede diete o privazioni ma usa il metodo della Bioconsapevolezza, che ho sviluppato in oltre 20 anni di pratica della medicina complementare e dello sviluppo del potenziale umano.

Ostacoli sulla strada verso il peso forma

Abbiamo visto che il modo in cui pensi al tuo corpo e all’obiettivo di dimagrire ti può aiutare oppure ostacolare sulla strada che porta al peso forma. Ma c’è un altro elemento importante che può impedirti di dimagrire: quello che ho chiamato il giudice interiore.

Il tuo giudice interiore può essere un grande ostacolo al raggiungimento del peso forma

Le parole che dici a te stesso non sono per forza la causa dei tuoi chili di troppo, ma possono frenare o impedire il dimagrimento, mettendoti i bastoni tra le ruote.

Non pensare di essere uno sciocco perché non fai che auto-sabotarti: il conflitto estetico che è alla base di quello che il tuo giudice interiore continua a ripetere ha radici molto antiche.

Grasso è bello?

Nel corso dei milioni di anni che ci hanno portato a diventare Homo sapiens sapiens, il problema dei nostri progenitori non è mai stato quello di essere in sovrappeso, ma l’esatto contrario. Essere troppo magri a causa della carenza di cibo significava ammalarsi più facilmente e magari morire di stenti.

Nella storia degli uomini moderni, tutti i numerosi contesti di estrema povertà, carenza vitaminica e malattia non hanno fatto altro che tramandare questo racconto sottotraccia. La magrezza è stata abbinata per secoli a scarsa forza e salute fragile. Si tratta di una realtà che puoi confermare con i tuoi occhi. Viaggiando nei Paesi africani o in India, per esempio, puoi facilmente verificare che il sovrappeso viene considerato un segno di prosperità e buona salute.

E in Italia questo pensiero era molto radicato in tutte le classi sociali, fino a una o due generazioni fa. C’è spesso, nella storia degli italiani ma anche dei francesi, una nonna o un nonno che lodava figli e nipoti per la loro rotondità o che al contrario cercava di rimpinzarli a forza considerandoli troppo magri.

Il potere della memoria cellulare

Questi vissuti del passato noi li portiamo dentro e c’è una disciplina, la Biopsicogenealogia, che può aiutarci a comprenderli e agire di conseguenza. Se pensi di aver bisogno di un aiuto per capire cosa si cela dietro i tuoi chili di troppo puoi anche acquistare il mio audio corso Sovrappeso cosa mi racconti, oppure iscriverti al prossimo laboratorio Peso Forma. Ci lavoreremo insieme.

La memoria cellulare di una magrezza che fa ammalare e rende vulnerabili si esprime attraverso un programma biologico ben preciso. Ogni volta che non accetti il tuo fisico invii un segnale al cervello che gli impone di bloccare il dimagrimento. Se il tuo dialogo interiore è pieno di commenti negativi sul tuo aspetto e sul tuo peso, rischi di fare molta fatica a vedere gli effetti di una dieta drastica o di un allenamento intensivo.

Ogni volta che non accetti il tuo fisico invii al cervello un segnale che blocca il dimagrimento

Accettarsi per come si è

Ti invito a lavorare sull’accettazione del tuo aspetto fisico. Non aspettare di essere snello per sentirti bello. Sappi che se ti percepisci come profondamente inadeguato fisicamente (e magari anche psicologicamente), la dieta non ti aiuterà a cambiare idea su te stesso. Molto probabilmente sarai scontento del tuo corpo anche quando sarai dimagrito.

Attenzione a non arrabbiarti ulteriormente con te stesso. Manda bonariamente in pensione il tuo giudice, ha lavorato tanto ed è ora per lui di riposare.

Cambiare abitudini, soprattutto quelle più radicate, può sembrare difficile. Forse sei persino “affezionato” a quella voce severa che ti critica in continuazione e ti sembra impossibile non averla più nella tua testa.
Spesso, però, può bastare un gesto simbolico per riuscire a voltare pagina. Ti suggerisco di fare l’esercizio che segue.

Scrivi una lettera al tuo giudice

Scrivi una lettera nella quale metti nero su bianco tutti i tuoi giudizi sul tuo aspetto fisico. Non tralasciare nulla: i giudizi che ti appartengono e quelli che altri hanno dato su di te, presenti e passati. Scava nei ricordi arrivando all’infanzia e scrivi persino i giudizi che pensi di poter ricevere nel futuro. Preferisco evitare di fare degli esempi perché penso che ciò che hai dentro sia più che sufficiente.

Alla fine della lettera, manda in pensione il giudice di tutte queste sentenze. Come ho già sottolineato, ha lavorato fin troppo e merita di riposare. Scrivi per lui delle frasi di congedo positive ma determinate. Puoi anche ringraziarlo per il lavoro fatto. A patto che tu riesca a sottolineare molto chiaramente che non hai più bisogno di lui.

Brucia questa lettera, così da trasformare simbolicamente il carico di giudizi negativi in qualcosa di leggero e fertile. Infine, metti le ceneri ai piedi di una bella pianta, che ha una forma che ti piace.

Manda in pensione il tuo giudice interiore scrivendo una lettera simbolica di congedo

Peso forma e magrezza non coincidono

Vorrei sottolineare che il tuo peso forma non è necessariamente quello che i media (e purtroppo sempre più spesso anche la medicina convenzionale) vuole importi. Da alcuni decenni nella società occidentale la magrezza va di moda. La pubblicità, onnipresente sui cartelloni per la strada, in TV, sui social network, ci bombarda di immagini di uomini e donne sempre più snelli e allenati, come se questa fosse l’unica strada verso la bellezza e il benessere.

Personalmente non sono affatto d’accordo. La bellezza fisica e il benessere derivano piuttosto dalla luce interiore che ognuno emana. Questa luce è oscurata dall’incapacità di sapersi accettare e amare. Ho visto con i miei occhi tante persone sovrappeso bellissime e in salute. Più che dimagrire, è fare pace con il proprio giudice interiore che aiuta a sprizzare bellezza. Inoltre, ciascuno di noi ha le proprie caratteristiche fisiche. La varietà e la nostra unicità fanno parte del miracolo della Vita. Immaginarsi tutti uguali mi sembra molto triste e noioso.

Per favore: liberati dalla schiavitù di un concetto di bellezza fisica basato sulle misure di altezza e peso! Per aiutarti a farlo ti lascio con un altro esercizio da fare.

Un occhio di riguardo per i dettagli

Fai un elenco di almeno 10 dettagli fisici che ti piacciono di te. Può trattarsi anche di piccole cose. Non lasciarti condizionare dal giudice, ormai lo hai mandato in pensione! Tutto quello che scriverai resterà tra te e te, niente è inappropriato.

Porta con te questo elenco  e leggilo ogni tanto, aggiungendo nuovi particolari se ti vengono in mente. Ma soprattutto, ogni mattina al risveglio ringrazia il tuo corpo per queste cose che apprezzi di te ma anche per tutto quello che fa e per il suo buon funzionamento.

Sii consapevole che il tuo corpo sta facendo ogni giorno un lavoro straordinario, in completa autonomia, senza che tu debba pensare al cuore che batte, ai polmoni che si riempiono e si svuotano di aria, al cervello che elabora informazioni. E il tuo corpo lavora solo per permetterti di vivere la tua vita. Si tratta del tuo migliore alleato!

Se ti senti pronto per compiere i primi passi di una nuova strada verso il peso forma fai questi esercizi. Poi potrai scegliere se e come portare a termine il percorso. Io sono qui per aiutarti, se vuoi, con il mio libro per dimagrire senza diete, con l’audio corso o con i laboratori. Dopo aver visto la sofferenza che accompagna spesso il sovrappeso, il peso forma è un tema che mi sta a cuore. Per questo ho sviluppato supporti diversi per aiutare le persone a dimagrire nel rispetto di sé. Puoi scegliere la modalità di scoperta e apprendimento che trovi più adatta a te. Ti auguro un buon percorso.

Imparare a rispettarsi per stare meglio soli e con gli altri

Imparare a rispettarsi per stare meglio soli e con gli altri

Imparare a rispettarsi consente di stare meglio non solo con se stessi ma anche con gli altri, migliorando la qualità della vita nostra e delle persone che ci circondano. Di riflesso, pure la società in cui viviamo migliora, diventando più inclusiva e benevola verso le specificità di ognuno. Può sembrare un’affermazione iperbolica, invece ha solide basi: imparare a rispettarsi accresce Pace e benessere.

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Come spesso accade sulle pagine di questo blog, per spiegarti il percorso che porta dal rispetto di te stesso al benessere dell’intera società, ti chiedo di concedermi fiducia. Accetta di guardare le cose da un nuovo punto di vista. Innanzitutto osserviamo quello che accade intorno a noi.

Il clima sociale è teso

Lo stato di paura e confusione che molti di noi stanno vivendo in questo momento, alimentato dall’incoerenza delle misure di chi comanda e dalla perdita di libertà fondamentali in nome di un ipotetico bene superiore, sta creando un clima sociale sempre più teso. I tentativi di segregazione e le opinioni contrastanti espresse con prepotenza non fanno che peggiorare la situazione.

La storia ci insegna quanto siano pericolose questo tipo di premesse, che in altri periodi e luoghi hanno portato a guerre civili e derive dittatoriali.

Siamo chiamati ad agire

Fortunatamente c’è qualcosa che possiamo fare per contribuire a riequilibrare il clima sociale e invertire la rotta, rimettendoci tutti su una strada caratterizzata da libertà, verità e pace. Come avrai già indovinato, si tratta proprio di imparare a rispettarsi. Metti da parte temporaneamente eventuali pregiudizi e diffidenze: ti invito a seguire il mio ragionamento.

Ti propongo una visione divergente che sicuramente non troverai tra le pagine dei contenuti web mainstream e che difficilmente ascolterai in radio o in televisione.

Diverse discipline filosofiche e spirituali insegnano che la realtà esterna non fa altro che riflettere quella interna. Ecco perché, come è mia abitudine, ti esorto ad agire lì dove hai un grande potere, ovvero su te stesso. Modificando la tua realtà interiore parteciperai direttamente al cambiamento del mondo esterno.

C’è qualcosa che possiamo fare per contribuire a riequilibrare il clima sociale e invertire la rotta

Quando predomina il rispetto la società è sana

In questo periodo, le espressioni di odio e intolleranza verso gli altri si moltiplicano a vista d’occhio, soprattutto sui canali messi a disposizione dai social network. Persino alcune figure che hanno una certa autorità istituzionale si permettono di pubblicare commenti completamente fuori luogo. Eppure la nostra cultura condivisa e i principi educativi predominanti ci insegnano il rispetto degli altri (almeno in teoria). Si tratta di un principio intelligente: una società in cui predomina il rispetto è sana e contribuisce alla creazione di un clima in cui è piacevole vivere.

Sono personalmente convinta che l’imperativo di rispettare il prossimo sia un insegnamento prezioso, al quale però vorrei aggiungere un ma. Dobbiamo rispettare gli altri ma nel farlo non dobbiamo mancare di rispetto verso noi stessi.

Rispettare gli altri è fondamentale, a patto di rispettare sempre anche se stessi

Attenzione allo spirito di sacrificio

L’atto di sacrificare se stessi viene visto spesso come la massima espressione di altruismo. Purtroppo, questo dogma ha effetti devastanti sulla salute delle persone, effetti che si ripercuotono sulla qualità delle relazioni e più estesamente sul clima sociale.

Da questo malinteso, che promuove il massimo rispetto per gli altri a costo del rispetto per se stessi, nasce un pericoloso circolo vizioso. Quando ti sacrifichi per gli altri ti aspetti che loro facciano altrettanto per te. Se questo non accade, puoi sperimentare delusione, rabbia, frustrazione e ostilità. Sentimenti che spesso sfociano nella mancanza di rispetto. Portare l’esigenza di rispettare gli altri all’estremo non fa altro che eliminare del tutto la possibilità che ciascuno venga rispettato.

Voglio correre il rischio di passare per egoista: quando si parla di rispetto ti suggerisco di invertire le priorità. Prima di tutto rispetta te stesso e in secondo luogo gli altri. Questo perché l’amore e il rispetto per te stesso è la chiave del tuo amore e del rispetto per gli altri.

Imparare a rispettarsi: a che punto del percorso sei?

Se pensi che il rispetto per te stesso sia già una priorità per te, ti propongo di fare il punto della situazione. Come da mia abitudine, ti consiglio di rispondere ad alcune domande. Puoi farlo nella tua testa, ma è meglio se trovi un po’ di tempo per mettere le risposte nero su bianco.

La domanda fondamentale da cui partire è: cosa senti per te stesso? Chiediti poi qual è la qualità del tuo dialogo interiore, cioè cosa ti dice la voce che è dentro di te e commenta costantemente tutto quello che fai. Quale tono ha questa voce? Ti parla in modo amorevole e incoraggiante oppure usa parole dure, taglienti e fredde?

I contenuti del monologo interiore che ti accompagna quotidianamente sono pieni di amore, compassione, sostegno, rispetto e fiducia nel tuo valore? Sperimenti mai momenti di sereno silenzio? Oppure, al contrario, il monologo interiore che si svolge nella tua testa è oberato da giudizi, dubbi, svalutazione, e silenzi imbarazzati? Quando il tuo dialogo interiore è pieno di virus mentali rispettarsi diventa difficile.

I virus mentali ostacolano il rispetto di sé

Se la tua voce interiore ti ripete continuamente giudizi svalutanti, rispettarsi diventa difficile se non impossibile. Quante volte pensi cose come: sei uno stupido! Non sai fare nulla! Non ti applichi abbastanza! Dovresti vergognarti di te eccetera? Quante volte invece riconosci la tua bravura e onori la tua umanità, il tuo essere un individuo in divenire?

Lavorare sul dialogo interiore è il primo passo per rispettare te stesso

Nella mia esperienza di medico ho sentito centinaia di individui esprimere giudizi pesantissimi su loro stessi. Insulti che difficilmente riuscirebbero a rivolgere ad altri. Troppo spesso la persona è così impegnata a insultarsi e parlare male di sé che non se ne rende neppure conto.

Il primo passo da fare per imparare a rispettarsi è quello di diventare consapevoli del proprio dialogo interiore. La voce che ti accompagna costantemente, ventiquattro ore al giorno, sette giorni su sette, influenza drasticamente la tua vita.

Cosa succede quando non ti rispetti

Se non ami e non rispetti te stesso influenzi negativamente la realtà che ti circonda. Attirare situazioni e persone in grado di valorizzarti, rispettarti e amarti per quello che sei diventa molto difficile. Quando non ti stimi, sei circondato da persone che fanno altrettanto.

Ti senti colpevole perché non sei all’altezza di una situazione che stai vivendo, o per qualunque altra ragione? Attirerai persone pronte a colpevolizzarti e a punirti.

Quello che senti e che pensi di te stesso si riflette su quanto gli altri pensano di te

Forse ti lamenti di quanto ti accade e del fatto che gli altri non ti apprezzano, ma il vero problema è che inconsciamente dai loro ragione. Credi di non meritare rispetto, felicità o fiducia. Ritenere che in qualche modo tu possa meritare il male che gli altri pensano o preparano per te ti rende vulnerabile. Ti fa vacillare. Ti invito a guardare situazioni di questo genere con occhi nuovi: non c’è nulla che ti possa danneggiare, nel mondo esterno. A meno che non sia tu stesso a ritenerti poco meritevole di una vita felice.

Fare pace con il giudice interiore

Il rispetto di sé si può ottenere facendo pace con il giudice più spietato che ci sia: quello che tu hai eretto a dittatore del tuo dialogo interiore e che ti spinge a rincorrere un ideale irrealizzabile. Quel giudice ti fa sentire incapace e inadatto. Ti fa tremare di paura e ti impedisce di dormire la notte. Non fai che sacrificarti e svalutarti per ottenere la sua clemenza.

Ti capita spesso di giudicarti pesantemente?

Non solo: qualunque conferma arrivi dagli altri, tu non la senti neppure. Giudizi negativi e rimproveri ti feriscono duramente e continuano a girare nella tua testa. Invece complimenti e approvazioni del tuo valore finiscono presto nel dimenticatoio.

Ti suggerisco di mandare in pensione questo giudice, che ha lavorato tanto intensamente per molti anni: si merita di riposare. Quando lo avrai fatto, le critiche e i giudizi altrui non avranno più il potere di destabilizzarti.

Cosa accade quando impari a rispettarti

Se ami e rispetti te stesso saprai rifiutare ed evitare ogni situazione di sopruso o mancanza di rispetto. Nel momento in cui hai stima di te e ti riconosci il diritto di essere felice, si attiverà una sorta di radar per gli atteggiamenti tossici… Un campanello di allarme suonerà ogni volta che delle persone negative ti avvicineranno. Saprai mettere dei limiti in modo assertivo: non sei disposto a essere trattato male. E di fronte alle persone incapaci di cambiare atteggiamento nei tuoi confronti potrai tranquillamente tenere una rispettosa distanza.

Amare te stesso e rispettarti ti darà il potere di riconoscere persone e situazioni tossiche

Quando incontrerai persone che con le proprie parole o azioni nutrono relazioni cariche di rabbia, paura, pregiudizi e contrapposizione, saprai che stanno esprimendo verso l’esterno quello che sentono dentro. Ma questo non può toccarti.

Ti ricordo che il buio non ha nessun potere sulla luce. La luce spazza via il buio, non il contrario. Anzi: il buio esalta la luce. Chi disegna ne fa esperienza grazie alla tecnica del chiaroscuro.

La luce spazza via il buio, non il contrario

Qualcuno ti rivolge una critica? Accoglila con umiltà, senza prenderla sul personale. La consapevolezza di essere un piccolo niente aiuta ad accettare di essere fallibile e di avere un punto di vista ridotto sulla realtà. La condivisione con altre persone di punti di vista alternativi diventa un’opportunità di crescita.

Umiltà, rispetto e amore per te stesso

L’amore per se stessi a volte è scambiato per egocentrismo e mancanza di umiltà. Ma io non sono assolutamente d’accordo. Puoi essere consapevole e grato del fatto di essere il risultato straordinario di generazioni di coppie che si sono amate. La Vita le ha attraversate per arrivare fino a te.

L’amore per se stessi non ha niente a che fare con l’egocentrismo

Puoi riconoscere la meravigliosa alchimia che è in atto dentro di te in ogni istante. Puoi rimanere a bocca aperta e ammirare i meccanismi del corpo: il cuore che batte, gli occhi che osservano il mondo, il respiro. Miliardi di cellule in movimento senza che la tua mente debba intervenire. Puoi abbracciare e onorare la tua unicità, la tua complessità e i tuoi paradossi.

Se riconosci questa bellezza in te, la potrai attribuire a qualunque essere vivente e sentirti in comunione con l’Universo. Dare credito al tuo immenso valore è un atto che può tranquillamente convivere con il fatto di sapere di essere un piccolo niente nell’universo.

Ricorda, infine, che rispetto per sé e rispetto per gli altri sono fortemente legati. Se ami e rispetti te stesso potrai davvero amare e rispettare gli altri per quello che sono.

Imparare a rispettarsi condiziona le azioni

Dalla gioia e dalla serenità che derivano dal fatto di essere al contempo un miracolo e un piccolo niente, saprai attingere le energie per amare e rispettare anche gli altri e condividere con loro il tuo modo di vedere e di sentire.

Le tue parole saranno portatrici di unità, amore e fiducia. Le tue azioni saranno ispirate e contribuiranno a creare un clima di benessere e rispetto diffuso. Saranno il tuo contributo unico e irripetibile a questo mondo. Toccherai con mano il fatto che la gioia condivisa si moltiplica. La luce che emanerai sarà nutrimento per chi ne ha bisogno.