Il Metodo della Bioconsapevolezza: messaggi dal corpo

Il Metodo della Bioconsapevolezza: messaggi dal corpo

Il Metodo della Bioconsapevolezza, che ho sviluppato nel corso di venticinque anni di professione nella medicina complementare, si basa su tre assunti fondamentali. Da questi derivano le mie strategie e i miei metodi di cura e aiuto alle persone, indipendentemente dai sintomi presentati.

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  1. Ricevi costantemente dei messaggi dal corpo. Sovrappeso, mal di testa, insonnia eccetera sono messaggi.
  2. Il corpo è competente ed è fondamentale che tu impari a conoscere te stesso.
  3. Per aiutare al meglio delle loro possibilità, medici e terapeuti devono prendere in considerazione il contesto nel quale vivono e hanno vissuto i loro pazienti.

Conoscere il contesto nel quale vive ogni paziente permette di aiutarlo meglio

 La malattia nella concezione convenzionale

Come ho potuto apprendere per esperienza diretta, la medicina convenzionale concentra la propria attenzione sul corpo degli esseri umani, prendendo raramente in considerazione il loro vissuto.

Nella maggioranza dei casi, i medici che seguono i dettami della medicina occidentale si basano, per le loro diagnosi, sull’esame clinico del paziente e i valori di alcuni parametri biologici. Quando dobbiamo fare il punto della situazione abbiamo a disposizione esami del sangue e di diagnostica per immagini come ecografia, TAC, risonanza magnetica eccetera. Questi test permettono di ottenere un’immagine dell’interno del corpo, intero oppure solo di alcune parti.

Quando i valori o le immagini si discostano da quelli considerati normali, si pensa che qualcosa non vada per il verso giusto. Le anomalie sono considerate la fonte dei sintomi che presenti. Non lamenti nessun sintomo? Si temono comunque problemi futuri. L’obiettivo del medico è quello di far rientrare i parametri devianti nella norma, considerata indicativa di buona salute. Di solito gli strumenti a disposizione sono ulteriori esami, diete, farmaci, radioterapia o chirurgia.

La medicina convenzionale si concentra sulla normalità o meno dei valori di alcuni parametri biologici

Il Metodo della Bioconsapevolezza: un punto di vista diverso

Raramente i colleghi medici prendono in considerazione il contesto nel quale vive il paziente. Pochi, quando ti rivolgi a loro, spendono del tempo per capire quali traumi ed eventi importanti hai vissuto o stai ancora vivendo.

Secondo me, questa mancanza di prospettiva è un’aberrazione. Mi permetto quest’affermazione con tutto il rispetto verso i colleghi che come me hanno studiato anni per arrivare a esercitare la professione. L’importanza di indagare il contesto e il vissuto del paziente è qualcosa che non viene insegnata all’università. Personalmente, ho imparato quanto fosse fondamentale dopo i miei studi accademici.

Con la parola aberrazione voglio solo sottolineare il carattere di devianza e alterazione insito in un approccio privo di prospettiva. In che senso? L’assenza di indagini sul contesto della persona malata, o che si trova in uno stato di salute precario, sottrae informazioni importantissime per la comprensione della situazione e la cura. Viene meno la visione complessiva della situazione. Le soluzioni e le osservazioni che ne seguono fanno quindi prendere una strada che non è quella più diretta verso l’ambita guarigione.

Se si rinuncia a indagare sul contesto e sul vissuto di una persona si hanno meno informazioni per aiutarla a guarire

Uno studio del contesto permette, invece, di comprendere alcuni meccanismi sconosciuti ai più. Tale studio può consentire, in molti casi, di indirizzarsi alla guarigione evitando cure drastiche.

Nel Metodo della Bioconsapevolezza, l’indagine del vissuto è fondamentale per disegnare un quadro preciso del contesto. La prospettiva di questa  medicina complementare rivoluziona la visione della malattia e gli interventi a sostegno della guarigione.

Con il Metodo della Bioconsapevolezza il concetto di malattia cambia completamente

Apri il tuo sguardo

Come ogni rivoluzione, piccola o grande che sia, quella promossa dal Metodo della Bioconsapevolezza non è facile da comprendere né da abbracciare al volo.

Forse anche tu sei abituato a basare l’interpretazione del tuo stato di salute sui dati dei tuoi parametri biologici. Ti è mai successo di non sentirti in forma? In qualche caso ti è capitato di non riuscire a risalire, assieme al tuo medico, a nessuna causa plausibile, nonostante gli esami diagnostici? Oppure ancora di scoprire valori anomali da un controllo di routine quando non sentivi nessun malessere fisico?

Prova a mettere da parte, per un attimo, quello che ti hanno sempre raccontato sulla medicina. Ti invito a esplorare una strada complementare a quella già tracciata. Perché il viaggio sia avvincente, devi accettare di farti delle domande e osservare con sguardo aperto.

Un fondamento del Metodo della Bioconsapevolezza è l’osservazione della Natura. Prendere come riferimento la Natura serve da bussola, per comprendere i meccanismi di adattamento vitali. Leggi questo episodio che voglio raccontarti, avvenuto alcuni decenni fa.

Metti un attimo da parte tutto quello che sai su salute e malattia e che forse dai per scontato

Guardiamo all’esempio della Natura

Siamo alla fine degli anni ’70, in Sud Africa. Un uomo decide di investire nell’allevamento delle antilopi kudu. Sceglie quindi un’ampia area boschiva ricca di acqua e alberi di acacia, la fonte di alimentazione principale per il kudu. Si tratta della situazione perfetta per avviare l’allevamento, almeno in apparenza.

Inspiegabilmente, le antilopi cominciano a morire in massa a pochi mesi dall’inizio dell’attività. Poiché nessuno riesce a capire le ragioni dell’epidemia, viene chiamato in aiuto uno zoologo dell’Università di Pretoria, Wouter Van Hoven, per studiare il caso.

L’esperto capisce che i kudu sono stati avvelenati. Controlla per prima cosa l’acqua, che non presenta alterazioni o sostanze tossiche. A questo punto passa al cibo. Ed è qui che viene fuori una scoperta molto interessante. Di norma, la quantità di tannini nella linfa delle foglie di acacia è bassa. I tannini sono composti dal sapore astringente contenuti in diverse piante.

Van Hoven rileva che la percentuale di tannini cresce in modo drastico e a livelli letali nelle foglie delle piante masticate dalle antilopi dell’allevamento.

 Di solito la quantità di tannini nelle foglie di acacia è bassa ma la concentrazione cresce quando i kudu mangiano in massa la pianta

Il mistero svelato

Cosa è accaduto nell’allevamento? Le piante di acacia mettono abitualmente in atto alcune strategie difensive per proteggersi dalle voraci antilopi kudu. Tra queste c’è l’aumento nella produzione di tannini, che hanno un gusto amaro e allontanano l’erbivoro. Il quale passa a un’altra pianta, non ancora in stato d’allerta.

C’è però un altro fatto sorprendente in questa storia. Non solo le acacie all’interno del recinto, se analizzate, mostravano tutte una percentuale di tannini letale nelle loro foglie. Ma anche quelle situate nei dintorni dell’allevamento.

Come strategia di difesa aggiuntiva, questi alberi sono in grado di comunicare tra loro per avvertirsi l’un l’altro del “pericolo kudu”, emettendo un gas, l’etilene, che può portare il suo messaggio fino a 45 metri di distanza.

In una situazione normale le foglie dell’acacia, diventate amare a causa dei tannini, costringono il branco di antilopi in libertà a spostarsi in un’area diversa, per mangiare altrove. Così l’equilibrio tra sopravvivenza delle antilopi e sopravvivenza delle acacie è rispettato. Quando i kudu si allontanano da un’area, dopo qualche ora, la concentrazione di tannini si abbassa.

In natura l’equilibrio tra sopravvivenza delle acacie e dei kudu viene rispettato senza difficoltà

Le scoperte dello zoologo ci aiutano a capire cos’è la malattia

Leggendo questa storia c’è una domanda che non posso evitare di pormi. L’albero di acacia che ha le foglie piene di tannini è malato? Avrebbe senso somministrare alle acacie, che si stanno difendendo, un farmaco per abbassare la concentrazione di tannini? Non sarebbe forse più appropriato far pascolare i kudu altrove? Oppure, ancora meglio, basterebbe rimuovere il recinto. In questo modo i raffinati equilibri della Natura e le sue leggi tornerebbero a esprimersi liberamente.

Le mie strategie e i miei strumenti di aiuto, attraverso il Metodo della Bioconsapevolezza, sono indirizzati proprio a trovare il modo di lasciare scorrere la Vita, con le sue leggi, evitando di mettere recinti. Oppure eliminandoli quando ci sono già.

 Lascia scorrere la Vita secondo le sue leggi

Il Metodo della Bioconsapevolezza riconosce ogni sintomo e malattia come la diretta conseguenza di un ostacolo che interrompe il naturale scorrere della Vita. Proprio come il recinto intorno all’allevamento di kudu.

Osservando e studiando la Natura, analizzando il funzionamento fisico, emotivo e sociale di tutti gli esseri viventi (non solo gli umani), possiamo capire e riconoscere cosa favorisce la Vita e cosa invece la blocca.

Quando, ad esempio, non riesci ad accettare un evento che ti è accaduto, non rispetti i tuoi desideri o ancora non ti prendi cura del tuo corpo e della tua anima, qualcosa in te cambia. Il tuo corpo “si ammala” per adattarsi. Ogni sintomo può essere visto come un messaggio dal corpo. I sintomi aiutano a capire che c’è un ostacolo da rimuovere. E grazie al Metodo della Bioconsapevolezza possiamo farlo insieme. La salute, infatti, è un obiettivo che tutti possiamo perseguire.

Il Metodo della Bioconsapevolezza riconosce ogni sintomo e malattia come la diretta conseguenza di un ostacolo al fluire della Vita

La Vita, di per sé, è ben organizzata

La Vita procede secondo complessi e sottili equilibri, che funzionano come i meccanismi di un grande orologio. È la nostra mente che spesso, senza che ce ne rendiamo conto, porta scompiglio nel fluire della Vita e costringe il nostro corpo ad adattarsi, esprimendosi attraverso sintomi che interpretiamo come patologici.

Cercando di combattere la malattia spesso non facciamo altro che tentare di eliminare i sintomi. Cioè le strategie di difesa/adattamento dell’organismo.

Per guarire dobbiamo rimuovere il blocco che ha ostacolato il flusso vitale e generato il sintomo. Il corpo potrà allora riprendere un funzionamento di routine, considerato normale. Rimosso l’ostacolo sparirà anche il messaggio dal corpo. Vale anche per l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo.

Per guarire dobbiamo rimuovere l’ostacolo al flusso vitale che ha generato il messaggio dal corpo

Salute e malattia: mai combattere contro il tuo corpo

Salute e malattia: mai combattere contro il tuo corpo

Salute e malattia si escludono a vicenda? In realtà non necessariamente. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stessa definisce la salute, nell’uomo, come uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale. Salute non è quindi la semplice assenza di malattia o altre infermità.

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La salute è uno stato completo di benessere fisico, mentale e sociale

La salute è un obiettivo che tutti possiamo perseguire e raggiungere. A patto di modificare il nostro modo di concepire la malattia. Ogni sintomo, infatti, è un messaggio che il nostro corpo ci sta mandando. Ma prima di arrivare a comprendere questo messaggio è importante cambiare punto di vista su salute e malattia.

La salute è un obiettivo che tutti noi possiamo perseguire, anche chi è malato

Cambia punto di vista

Liberati dalle idee preconcette su cosa significhi essere malato e cosa invece essere sano. Anni di esperienza come medico mi hanno fatto capire che uno dei problemi che ci rendono più difficile guarire e percorrere la strada verso il benessere psico-fisico è il nostro atteggiamento nei confronti della malattia. Andrebbe rivisto alla radice.

È tempo di fare pace con la malattia e il corpo

La società occidentale è abituata a interpretare il ripristino della salute come un combattimento. Spesso sentiamo parlare di persone che lottano contro la malattia o che hanno vinto la guerra contro la malattia. I pazienti possono guarire grazie alle armi dei medici.

Si è creato un forte legame tra la realtà della guerra e la medicina convenzionale. Tutto l’immaginario e le parole che hanno a che fare con la guerra sono state “prese in prestito” e assorbite dagli operatori del sistema sanitario e dalla sua organizzazione. Sono i medici stessi che ci raccontano la malattia con gli occhi dei generali.

Invece sono convinta che non si possa favorire una salute rigogliosa su un campo di guerra. La pace è una strada più vitale e sicura per guarire e stare bene.

L’immaginario collettivo associa guerra e malattia

Prova a pensare alle modalità che molti di noi hanno interiorizzato per parlare di malattia e salute. Più specificamente, basta osservare quanto è successo e ancora sta succedendo rispetto alla pandemia da Covid-19.
La malattia è il nemico, che ha i suoi complici nei microbi, nell’inquinamento, nell’alimentazione sbagliata, nello stress eccetera. Le Forze Armate sono costituite da validi militari di vario ordine e grado come medici, infermieri, terapeuti e così via. L’artiglieria per debellare il nemico è varia. Si va dai farmaci ai raggi, passando per il bisturi.

La guerra è diventata parte del nostro immaginario collettivo legato a salute e malattia

L’industria bellica è costituita da case farmaceutiche e biomediche. C’è persino un Genio Militare, formato dai ricercatori che impegnano il loro tempo a studiare soluzioni per sconfiggere il nemico. E non mancano i disertori, medici e pazienti che si rifiutano di seguire i precetti bellici e “rinunciano” a combattere la guerra.

Sei sicuro che combattere sia la strategia giusta?

I costi di questa strategia bellica sono altissimi, in termini di tempo, di energia, di soldi, di qualità della vita. Si combatte giorno e notte per curare i feriti, uccidere il nemico o prevenire una nuova invasione. Oggi più che mai. Tutto il mondo è impegnato in questa guerra contro il nemico. Che si chiami Covid-19, cancro, diabete o con mille altri nomi diversi. Che sia un evento acuto o una patologia cronica. Il costo emotivo è enorme. Come in ogni guerra le emozioni predominanti di chi la vive sono paura, ansia, impotenza e insicurezza.

Le emozioni che proviamo in guerra sono paura, ansia, impotenza e insicurezza

Sono tantissime le vittime tra i civili. Il numero di pazienti morti o mutilati cresce sempre di più. Ma sono molte le vittime anche tra i soldati che combattono in prima linea. Il tasso di burn-out, che corrisponde a un estremo logoramento psicologico, cresce sempre di più nelle professioni sanitarie.

Di conseguenza ci sono poi dei costi sociali. Dilagano depressione e ansia, mentre diminuiscono la forza attiva delle persone e il benessere complessivo della società. Dal punto di vista economico, solo nel 2016, in Italia la spesa sanitaria è stata superiore a 149 miliardi di euro.

Il risultato è che viviamo una guerra senza fine nella quale i nemici (le malattie) sembrano riprodursi a vista d’occhio e diventare sempre più crudeli.

Un pensiero d’amore per le vittime e il personale sanitario

Ho il massimo rispetto per tutte le vittime morte sul campo di battaglia e mi dispiace molto per i loro cari. Non metto in dubbio che i professionisti sanitari abbiano combattuto e stiano combattendo al solo scopo di fare del bene.

Un ringraziamento sentito va a medici, infermieri e ricercatori che lavorano con cuore e serietà

Medici, infermieri, ricercatori e tutte le figure che operano nel campo sanitario con cuore e serietà fanno onore al genere umano. Li ringrazio quindi per il loro impegno e per essersi messi al servizio con l’intento di alleviare la sofferenza di chi non sta bene. So che credono fortemente nella propria visione di salute e malattia e nei protocolli che usano quotidianamente per combattere il nemico comune. Eppure…

Meglio disertori

Considero tutta l’esperienza accumulata nei secoli dalla medicina, con i suoi successi e i suoi errori, come un’inestimabile fonte di ricchezza. Credo però che sia venuto il momento di guardare in faccia l’ampiezza del danno creato dal paradigma di guerra, che monopolizza la nostra visione di salute e malattia.

Non voglio essere un soldato mandato a combattere contro un nemico finto e con armi inefficienti, per una guerra senza fine.
Non voglio più sprecare tanto tempo ed energia per proteggere, difendere, sopravvivere. E vorrei che non lo facessi neppure tu. Il nostro obiettivo deve essere quello di fare pace con il corpo in tutte le sue manifestazioni.

Non voglio essere un soldato mandato a combattere per una guerra senza fine

Cambiare vocabolario e strategia

Forti dell’esperienza fatta nei secoli da chi è venuto prima di noi, propongo di sperimentare un altro paradigma basato sulla pace. La via della pace non è una via senza dolore e neppure una strada per vivere eternamente. Ma nella mia esperienza è decisamente più vitale e benefica e comporta molta meno sofferenza.

Questa via la puoi costruire passo dopo passo partendo da te stesso. Inizia cambiando il tuo vocabolario e intervenendo sul tuo pensiero. Ad esempio smettendo di pensare alla malattia come a un nemico da combattere. Piuttosto concentrati sul fatto che ogni sintomo è un messaggio. Quando non stai bene, il tuo corpo ti sta dicendo qualcosa.

La via della pace non è una via senza dolore ma comporta molta meno sofferenza

Conosci te stesso e il tuo corpo

Se conosci te stesso e cerchi di comprendere il tuo corpo getterai delle solide basi per avvicinarti ogni giorno di più alla salute e allontanarti dalla malattia. Prendi confidenza con le tue emozioni, impara a esprimerle, lavora sulle relazioni interpersonali e dai la giusta priorità ai bisogni primari come il sonno, la respirazione, il rilassamento.

La via della pace porta a una visione integrata del significato della malattia, che va ben oltre la ricerca della sua causa. L’eliminazione diventa secondaria, ci si concentra sulla comprensione e sulla salute e la guarigione viene da sé. Puoi cogliere il senso profondo di ogni messaggio che proviene dal tuo corpo partendo dal chiederti perché ti sei ammalato. Magari c’è qualche nodo critico, un trauma non risolto che ti fa stare così. Questo accade, ad esempio, con il sovrappeso.

Molte patologie possono essere sconfitte o prevenute, semplicemente respirando e dormendo bene. Alcune problematiche si risolvono facendo pace con gli altri, con il passato e il proprio vissuto. La via della pace porta a riconciliarsi con sé e la Vita stessa. La pace libera tempo ed energia per crescere rigogliosi, cioè gioiosi, fiduciosi e veramente sani.

Relazione di coppia: come superare le incomprensioni

Relazione di coppia: come superare le incomprensioni

La relazione di coppia va nutrita e accudita perché duri nel tempo e porti benessere a te e all’altro. Se è normale che nascano incomprensioni e difficoltà comunicative, è altrettanto vero che puoi affrontarle al meglio. Potrai risolverle e in molti casi persino prevenirle.

Come? Per capire l’altro devi innanzitutto impegnarti a lavorare su di te. Se conosci te stesso e il linguaggio che usi in amore farai grandi passi in avanti. Ma è fondamentale anche che tu conosca il linguaggio dell’altro, per potergli dare quello di cui ha bisogno allo scopo di sentirsi amato. Scopri come, grazie a questo breve viaggio nei linguaggi dell’amore.

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La sicurezza di sentirsi amato

Nella relazione di coppia, oltre al nutrimento che puoi trarre dal fatto di amare l’altra persona, entrano in gioco anche il benessere e la gratitudine che derivano dall’essere amato. Dopo qualche mese o anno di vita insieme, però, capita che nascano dei dubbi sull’amore reciproco.

Questi dubbi creano frustrazione, scontentezza e insicurezza. Uno stato di sofferenza che rende meno collaborativi e poco inclini all’empatia verso l’altro. Sei entrato in una dinamica di ripicche del tipo se non mi mostri il tuo amore non lo faccio nemmeno io? Può succedere, ma è un circolo vizioso che porta alla crisi di coppia.

Sei entrato in una dinamica di ripicche relative alle dimostrazioni di amore e affetto? Sappi che puoi uscirne

Sarà capitato anche a te…

Una donna, chiamiamola Elena, chiede un colloquio a un consulente matrimoniale perché si trova in piena crisi e non sa come fare a migliorare la relazione di coppia, sulla quale gravano tutta una serie di incomprensioni, malumori e rinfacciamenti. Elena sostiene che suo marito, che chiameremo Gianni, sia poco collaborativo nella ripartizione delle incombenze quotidiane e non faccia mai niente per lei.

Sono sicura che anche tu avrai fatto un pensiero analogo, almeno una volta nella vita, e che avrai messo in discussione la relazione di coppia per situazioni simili. Un esempio concreto? Sono almeno due anni che Elena domanda a Gianni di imbiancare il garage ma lui non l’ha ancora fatto. Le pareti sono ancora lì, con la loro vernice ormai rovinata dal tempo.

Cambiare punto di vista

Cosa capiamo da questo sfogo? Elena si sente amata quando è aiutata e sostenuta. “Smetta di chiedere a suo marito di aiutarla”, le suggerisce il consulente, “cerchiamo invece di capire che cosa vuol dire per Gianni essere amato”. Analizzando il comportamento del marito e le sue reazioni in varie situazioni della vita in comune, Elena e lo psicoterapeuta arrivano a capire che ciò che è più importante per Gianni è essere valorizzato.

“D’ora in poi”, consiglia il consulente, “ringrazi suo marito per tutto quello che fa di giusto invece di lamentarsi per quello che non fa. Provi a parlare il suo linguaggio”. Dopo due mesi il garage è stato imbiancato senza che Elena abbia dovuto più chiedere nulla.

Per migliorare la tua relazione di coppia prova a parlare il linguaggio dell’altro

Le informazioni fanno la differenza

Elena ha rimesso in carreggiata la sua relazione di coppia imparando qualcosa di molto importante su se stessa, su Gianni e sulla gestione e risoluzione delle incomprensioni. Quando una persona si sente amata è più disponibile e attenta alle esigenze dell’altro.  Tra l’altro, molto spesso, non è la carenza d’amore a provocare una situazione di crisi della coppia. Bensì la mancanza di comunicazione, o meglio la mancata trasmissione e comprensione di alcune informazioni fondamentali.

Quando una persona si sente amata è più disponibile e attenta alle esigenze dell’altro

L’esempio che vi faccio è liberamente tratto dal libro I 5 linguaggi dell’amore. Come dire ti amo alla persona amata di Gary Chapman. Ho trovato e acquistato questo testo per caso, in una libreria di Padova, circa 15 anni fa. Da allora è diventato uno dei libri che ho più spesso indicato tra le letture consigliate, alla fine delle mie sedute di consulenza. È scritto bene, in modo semplice, e credo che le informazioni contenute al suo interno abbiano un reale potere terapeutico per la cura della relazione di coppia e la gestione delle incomprensioni.

Molto spesso non è la carenza d’amore a provocare una situazione di crisi della coppia ma la carenza di informazioni

L’amore secondo Chapman

In amore, secondo Chapman, esistono cinque linguaggi differenti che rappresentano cinque modi diversi per esprimere il sentimento che si prova. Stiamo parlando di amore romantico. Quando i partner hanno lo stesso linguaggio d’amore è più facile nutrire la relazione di coppia e affrontare o prevenire eventuali incomprensioni. Senza doverci pensare, i due possono esprimere il proprio amore in modo naturale e spontaneo. Ognuno riempie il serbatoio d’amore dell’altro senza sforzo.

Quando si parla lo stesso linguaggio d’amore è più facile far capire all’altro quanto lo si ami

Spesso, però, le persone che si incontrano, si piacciono e scelgono di coltivare una relazione di coppia non usano lo stesso linguaggio d’amore. Di conseguenza, nonostante l’amore ci sia a tutti gli effetti, uno dei due non si sente amato. Talvolta né uno né l’altro si sentono amati, magari contemporaneamente oppure a fasi alterne. Se ti trovi in questa situazione ti sarai chiesto più volte se il tuo partner ti ama davvero. Vorresti non nutrire dubbi, vorresti che l’altro ti desse quello di cui hai bisogno.

Un serbatoio pieno d’amore

Come interrompere questo frustrante senso di disagio o addirittura prevenirlo? Prima di tutto devi impegnarti a conoscere te stesso. Così potrai conoscere il tuo linguaggio d’amore. Dopodiché devi impegnarti a comprendere il linguaggio d’amore dell’altro: è fondamentale.

Questo non significa che, fatto questo percorso, smetterai di amare l’altro in modo spontaneo, dovendo spendere sempre mille ragionamenti prima di dire o fare qualunque cosa… Lo amerai sempre in modo naturale senza pensarci. Di tanto in tanto però potrai usare il linguaggio d’amore dell’altro perché gli vuoi bene e ti fa piacere che il suo serbatoio d’amore sia pieno.

Potrai usare il linguaggio d’amore dell’altro perché gli vuoi bene e ti fa piacere che il suo serbatoio d’amore sia pieno

I cinque linguaggi dell’amore

Vuoi capire quale sia il tuo linguaggio d’amore e quale invece quello dell’altro? Cerca di farlo senza giudicare. Non c’è un linguaggio migliore dell’altro.

Se il tuo linguaggio, tra quelli descritti da Chapman, è quello dei servizi, significa che quando ami una persona ti viene naturale e spontaneo fare delle cose per lei. Vuoi aiutarla. Per esempio prepararle da mangiare, sistemare la sua bicicletta, fare delle commissioni per suo conto, pulire la casa eccetera. Non è neppure indispensabile che tu sia materialmente vicino a lei, le dimostri il tuo amore attraverso le tue azioni, anche a distanza.

Il secondo linguaggio è quello del contatto fisico. Fatto di baci, abbracci e coccole. Questa tipologia di linguaggio è impossibile a distanza, perché richiede la presenza fisica di entrambi. Chi vive il tocco come linguaggio ha la necessità di essere il più possibile in contatto fisico con il proprio partner.

C’è poi chi comunica il proprio amore con il linguaggio dei doni. Non è importante l’entità economica del regalo. Dal fiore di campo all’automobile, passando per un viaggio, una casa, un gioiello. L’importante è che il dono sia fatto senza altra ragione che l’espressione del proprio amore.

Sia parole sia momenti condivisi

L’altra persona tiene molto ai momenti speciali, quelli che si trascorrono con l’obiettivo di stare insieme? Questo è il suo linguaggio dell’amore. Magari può trattarsi anche di poco tempo, purché la qualità della presenza di entrambi e l’attenzione verso l’altro siano molto alti. Non è tanto quello che si fa insieme che è importante, ma farlo bene insieme. Può trattarsi di qualsiasi cosa: una semplice conversazione, una camminata, un weekend, una cena, un corso di ballo eccetera.

C’è infine chi comunica il proprio amore attraverso le parole di incoraggiamento: ti voglio bene, quanto sei bella/o, ti stimo, che brava/o che sei e così via. In questo caso è importante sapere che, per le persone che hanno interiorizzato e usano questo linguaggio d’amore, la critica è l’antitesi dell’amore. Nel caso tu ne debba esprimere una, fallo con molta cautela.

Fuori dalla relazione di coppia

Questi cinque linguaggi possono essere estesi a tutte le relazioni con le persone care al di fuori della coppia e dell’amore romantico. Durante la mia attività professionale ho incontrato una mamma, ex insegnante, che seguiva il figlio nei compiti ma era insoddisfatta e frustrata per le reazioni del giovane. Per aiutarlo gli mostrava tutto quello che non andava: errori, pasticci, eccetera. Rapidamente il ragazzo andava in crisi e non voleva più fare i compiti con lei.

Puoi usare i cinque linguaggi dell’amore in tutte le relazioni con le persone a cui vuoi bene

Analizzando la situazione nell’ottica dei cinque linguaggi dell’amore, ho capito che il bambino aveva interiorizzato come linguaggio d’amore le parole d’incoraggiamento. Il sostegno amorevole della mamma, fatto di correzioni e indicazioni, veniva quindi interpretato come mancanza d’amore.

La mamma invece possedeva e usava il linguaggio d’amore dei servizi. Di conseguenza andava in crisi quando, chiedendo una mano per preparare la tavola o sparecchiare, nessuno in casa le rispondeva. Ecco un altro esempio in cui sicuramente potrai riconoscerti, come partner o magari come genitore o figlio/a.

Un test per capirsi meglio

Analizzando le relazioni in quest’ottica, diventa più facile comprendere dove e perché nascono molte incomprensioni che affliggono la comunicazione tra le persone che si vogliono bene. Quando si parlano due lingue diverse ma si cerca comunque di comunicare è facile non capirsi. Puoi anche pronunciare parole bellissime ma se l’altro non le comprende il tuo messaggio non verrà mai ricevuto.

Quando si parlano due lingue diverse ma si cerca comunque di comunicare è facile non capirsi

Individua il tuo linguaggio e quello dei tuoi cari. Poi metti in condivisione queste preziose informazioni: favorirai un circolo virtuoso fatto di benessere, amore e felicità al posto di un circolo vizioso fatto di frustrazione e incomprensioni.

Pensi di fare fatica a comprendere quale sia il tuo linguaggio principale di amore nella relazione di coppia? Se conosci almeno un po’ l’inglese prova questo test. Ti aiuterà anche a capire che, pur avendo un linguaggio principale, tutti noi apprezziamo pure altri linguaggi d’amore. Usarli nel giusto mix può fare la differenza. Ovviamente, proponi anche al tuo partner di partecipare al test.

Vuoi migliorare la tua relazione di coppia o altre relazioni interpersonali a cui tieni? Partire da te stesso è sempre un ottimo passo. Prova a mettere in pratica i miei consigli.

Come esprimere le emozioni per mantenersi in salute

Come esprimere le emozioni per mantenersi in salute

Esprimere le emozioni migliora lo stato di salute. Le emozioni sono come onde. A seconda di come le viviamo, possono ingrossarsi per poi sparire oppure travolgere e distruggere. In fondo si usa dire essere sull’onda delle emozioni… Molti di noi danno per scontato che le emozioni facciano parte della nostra vita. Ma pochi sono consapevoli del fatto che, se represse, le emozioni possono causare una risposta d’emergenza da parte del nostro corpo: la malattia.

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Scopri quali sono e cosa fanno le tue emozioni primarie quando represse. E soprattutto come esprimere le emozioni promuovendo la tua salute e il tuo benessere. Compirai un passo importante per conoscere te stesso.

Le emozioni primarie sono tutte necessarie

Esistono sei emozioni primarie: la rabbia, la gioia, il disgusto, la tristezza, la paura e la sorpresa. Tutte hanno uno scopo biologico e sono vitali, ovvero necessarie.
A causa della cultura nella quale siamo cresciuti, che spesso ci condiziona senza che ne siamo consapevoli, abbiamo la tendenza a classificare le emozioni in adeguate e inadeguate. Ad esempio la gioia si può esprimere, ma senza esagerare. La rabbia e la paura invece sono considerate poco dignitose e per questo abbiamo la tentazione di trattenerle e nasconderle. Alcune persone pensano addirittura che esprimere emozioni forti provochi malattie.
Al contrario! Grazie alla mia esperienza personale e professionale oggi posso affermare che sono le emozioni represse, quelle che non esprimiamo, a promuovere l’insorgenza di malattie

Abbiamo la tendenza a classificare le emozionin adeguate e inadeguate quando invece le sei emozioni primarie sono vitali e necessarie

Perché abbiamo la tendenza a non esprimere le emozioni?

Non è solo “colpa” del nostro retaggio culturale. L’emozione, ti ho già accennato, è come un’onda, ma a volte può sembrare un vero e proprio tsunami! Accoglierla e lasciarsi attraversare sembra troppo rischioso, sia per noi sia per le persone attorno a noi.
Come ogni onda, l’emozione, quando accolta, ha il suo culmine e poi decresce. Non perché l’abbiamo soffocata ma perché le abbiamo dato l’opportunità di sfogarsi. Quanto più ti concedi di esprimere le emozioni, tanto più diventano lievi fino a esaurirsi. Questo ti permette di riacquisire uno stato fisico e mentale di calma reale.

Se ti dai l’opportunità di esprimere le emozioni ritroverai uno stato fisico e mentale di calma reale

Quando invece l’emozione viene repressa, la tensione che la repressione provoca viene confinata e accumulata. Questo influenzerà il tuo modo di reagire a tutte quelle situazioni che suscitano emozioni simili. La tensione repressa si risveglierà provocando reazioni esagerate, anche di fronte a fatti obiettivamente poco rilevanti.
Liberarti dalle emozioni passate che hai accumulato ti permetterà di recuperare una serenità di base concreta, che sarà di tanto in tanto attraversata e scossa da altre emozioni, di un’intensità coerente con quello che vivrai davvero.

La tensione repressa ti farà reagire in modo esagerato di fronte a fatti di poco conto

Cosa accade quando soffochi un’emozione?

Immagina una pentola a pressione, sei tu. Dentro la pentola c’è l’acqua, che rappresenta l’emozione. Coperchio e valvola di sfogo sono ermeticamente chiusi. Accendiamo il fuoco sotto la pentola: è l’evento (o la situazione disturbante), poi lasciamo passare del tempo. Come ben sai, la pressione interna alla pentola progressivamente si alza. Se nessuno interviene  lo scoppio è inevitabile.
Per scongiurarlo bisogna spegnere il fuoco sotto la pentola, cioè risolvere la situazione disturbante. Facile da dire, non sempre da fare.

A volte, nonostante si abbia una consapevolezza molto chiara del problema, non troviamo azioni efficaci per risolverlo.
Per fortuna c’è un’altra cosa che puoi fare allo scopo di evitare che tutto scoppi. Aprire la valvola di sfogo e svuotare la pressione accumulata.
Esprimere le emozioni liberamente è uno strumento potente per diminuire la pressione interna e l’intensità del tuo stress. Naturalmente non si tratta di una soluzione definitiva, ma solo preventiva. Eviti lo scoppio ma il fuoco rimane acceso sotto la pentola.
Una volta abbassata la pressione e rilasciato lo stress, la tua mente sarà più serena e avrai le idee più chiare. Questo nuovo stato emotivo ti permetterà, molto spesso, di scoprire soluzioni alle quali non avevi pensato. Avvicinandoti così alla risoluzione del problema e riuscendo anche a spegnere il fuoco sotto la pentola!

A volte non puoi affrontare e risolvere la situazione che ti provoca un’emozione forte. Ma puoi sempre esprimere le emozioni per sfogarle ed evitare che la tensione si accumuli

Buone abitudini per promuovere e mantenere la tua salute

Se la tensione accumulata supera una certa soglia, il corpo “prende in carico” la risoluzione della situazione disturbante. Sviluppando una serie di sintomi che vengono definiti malattia.
Saper accogliere e vivere in piena libertà le proprie emozioni diventa un sistema di prevenzione importante che ti aiuta a mantenere un buono stato di salute.

Quando ti capita di vivere delle emozioni forti e destabilizzanti, ti suggerisco di compiere una serie di semplici azioni.

  • Dai un nome all’emozione che stai vivendo
  • Visualizza l’emozione come un’onda, accoglila e lasciati attraversare
  • Parlane con amici o famigliari, piuttosto che con un terapeuta

Se ti dovesse sembrare impossibile condividere con una persona il tuo mondo interiore, l’alternativa è scrivere. L’obiettivo è quello di esprimere le emozioni sulla carta. Tira fuori tutto senza cercare di minimizzare, ordinare o rendere sensato quello che la mano, prolungamento della nostra pancia emotiva, sta scrivendo.

Se fai fatica a esprimere le emozioni parlandone con amici e famigliari scrivile di getto su un foglio

Non ti serve affatto sapere in anticipo quello che vuoi esprimere. Scrivere liberamente, in “modalità sfogo”, permette spesso di scoprire davvero ciò che si ha dentro.
Per completare l’effetto di liberazione ti consiglio di bruciare i fogli scritti, così da trasformare simbolicamente le tensioni pesanti e autodistruttive in ceneri, leggere e fertili. Le ceneri poi possono essere sparse ai piedi di una pianta per reintrodurle nel ciclo della vita.

Puoi aiutare anche gli altri a promuovere benessere e salute

Un modo per aiutare le persone intorno a te, anche se non sei un professionista sanitario né un terapeuta, è quello di sviluppare la capacità di ascoltare gli altri senza giudicarli. Prova ad accogliere qualunque confidenza senza esprimere un’opinione tua o cercare di trovare una soluzione.
Per farlo bene occorre dimenticare quello che ci è stato inculcato riguardo al concetto di “Bene” e “Male”. L’importante è semplicemente esserci, per permettere agli altri di esprimere quello che, a volte, ciascuno fatica ad accettare del proprio mondo interiore.
Diventare consapevoli che l’aiuto proviene proprio dall’esistenza di questo spazio ampio, privo di giudizi o aspettative, consente di esserci senza fare nulla. E questo è il più bel regalo che puoi fare alle persone. Liberati dalla convinzione di dover salvare gli altri. Così salverai te stesso da una missione impossibile. Tutti noi possiamo invece allenarci a esprimere le emozioni liberamente.

Ansia: come affrontarla per cambiare la tua vita

Ansia: come affrontarla per cambiare la tua vita

Hai provato ansia per un periodo più o meno prolungato della tua vita? Avrai scoperto quanto può essere stancante e limitante doverla sopportare quotidianamente per settimane, mesi o anni.

Paura e ansia a confronto

Nel linguaggio comune, utilizziamo le parole ansia e paura in modo equivalente. Invece c’è una differenza sostanziale. La paura è un’emozione primaria, selezionata nel tempo dall’evoluzione, perché è utile. Scatta sempre in relazione a una situazione presente.

L’ansia invece è biologicamente inutile, è una paura rivolta verso il futuro. Riguarda qualcosa che non esiste ancora. Puoi essere consapevole di un potenziale pericolo futuro senza provare ansia. Fatta questa premessa per precisare il concetto, utilizzerò qualche volta la parola paura anche per parlare di ansia, come facciamo comunemente.

C’è una differenza sostanziale tra paura e ansia 

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Cos’è davvero la paura?

La paura normalmente è uno stato transitorio, che tutti sperimentiamo migliaia di volte, fin da quando siamo bambini. Questo perché è parte di un meccanismo di difesa importantissimo per l’uomo. Senza paura molto probabilmente la nostra specie si sarebbe estinta da tempo. Adesso ti spiego perché.

La paura fa parte delle sei emozioni primarie biologicamente utili, che secondo gli studi del dott. Ekman e del dott. Friesen sono: paura (appunto), gioia, rabbia, disgusto, tristezza e sorpresa. Biologicamente utile significa che la paura è una tua alleata. Perché? Serve alla tua mente e al tuo corpo per capire quando ti trovi in uno stato di pericolo. Se il pericolo è reale siamo biologicamente programmati per far scattare una reazione, nell’obiettivo di metterci in salvo oppure di combattere il pericolo.

La paura biologica è un’alleata preziosa

Come funziona il meccanismo della paura

Questa emozione, legata a un pericolo reale, è quella che ferma il bambino mascherato da Superman sul punto di saltare dal quarto piano del palazzo. La stessa che ti impedisce di attraversare i binari mentre un treno è in arrivo. È utile, anzi fondamentale.

La vera paura, quella biologica, dura un istante, il tempo di immobilizzarti, in silenzio, per valutare la presenza e l’entità del pericolo. Una volta fatta questa valutazione, se si è trattato di un falso allarme il cervello dà al corpo l’ordine di rilassarsi. Quando al contrario il pericolo è reale scatta la reazione: si fugge o si affronta il nemico.

Qual è il tuo livello di ansia?

Questo sistema di sicurezza, di cui tutti siamo dotati e che ci accompagna fin dalla nascita, spesso subisce delle interferenze della mente. Alcune persone vivono più spesso stati di ansia, perché il loro sistema di sicurezza scatta apparentemente per un nonnulla, è sempre attivato, o ancora fa fatica a disattivarsi. Magari a causa di un vecchio trauma. Se anche tu sei tra queste persone non preoccuparti, puoi cambiare il livello di tolleranza del tuo personale meccanismo della paura e iniziare a vivere sperimentando meno ansia e stress.

Alcune persone vivono più spesso stati di ansia e paura perché il loro sistema di sicurezza scatta per un nonnulla

Quella marcia in più che mette in difficoltà

L’essere umano, a differenza delle altre specie animali, non reagisce solo agli stimoli reali del presente. Proiettandoti nel futuro, sei capace d’immaginare pericoli che non esistono ancora. Il risultato, se la tua mente fa costantemente ipotesi sui pericoli che potresti trovarti ad affrontare, è una vita vissuta all’insegna dell’ansia. L’emozione primaria della paura, da campanello d’allarme che dovrebbe durare un istante, si trasforma in ansia e diventa cronica.

Se vivi nella paura costante di pericoli ipotetici, il tuo è uno stato continuo di ansia. L’ansia, cugina della paura, mantiene elevato il tuo livello di stress. Anche lui è utile: ha il compito di fare in modo che tu abbia l’energia per agire nel momento in cui il pericolo dovesse verificarsi. Senza stress al sopraggiungere del pericolo non saresti abbastanza scattante da scappare o combattere.

Se vivi nella paura di pericoli ipotetici, il tuo è uno stato continuo di ansia

Ma essere sempre in stato di allerta, in attesa di usare le proprie energie per un attacco o una fuga che forse non dovrai mai mettere in atto, è sfiancante sia per la mente sia per il corpo.

Lascia da parte le rassicurazioni razionali

Le rassicurazioni razionali, che amici e parenti avranno provato a darti e sulle quali tu stesso probabilmente hai rimuginato più volte, non hanno alcun potere sul tuo stato di ansia e stress cronico. Non serve a niente che qualcuno ti dica non preoccuparti, quello che temi difficilmente accadrà. I pensieri ansiosi sono impermeabili alla ragione. E non basta neppure riconoscere la loro irrazionalità per sconfiggerli, ripetendoti come un mantra che è quasi impossibile che la tua paura diventi realtà. Devi provare a cambiare atteggiamento.

I pensieri ansiosi sono impermeabili alla ragione

Non puoi scappare da un treno fantasma

Quello su cui raramente si ragiona è che possiamo attivare una reazione adeguata solo nel presente, qui e ora: nel momento in cui il pericolo si verifica. Non puoi scappare adesso da una minaccia futura. Né affrontarla quando ancora non esiste.

Mentre la paura e lo stress benefici, che preparano all’azione, scompaiono quando si affronta di fatto il pericolo, lo si supera, o si scopre che non era un problema reale, questo non accade al tuo stato di ansia cronica. Il tuo stress continua ad accumularsi ancora e ancora senza trovare mai uno sfogo, diventando quindi dannoso.

L’ansia cronica ti toglie le forze e ti impedisce di agire e vivere pienamente la tua vita. Ma ci sono dei cambiamenti che puoi mettere in atto fin da subito. Cambiamenti per provare meno paure e togliere all’ansia la supremazia sulla tua vita.

Il tuo stress continua ad accumularsi ancora e ancora senza trovare mai uno sfogo, diventando quindi dannoso

Resta nel momento presente

Prova a farlo proprio come un esercizio, finché non diventerà naturale. Quando sei in ansia, la tua attenzione è rivolta al futuro. Riporta la tua mente nel qui e ora e sparirà l’ansia. Concentrati sui fatti reali tralasciando tutto il resto. Se nei fatti reali c’è un pericolo in atto proverai paura e agirai di conseguenza e con coerenza. Se invece non c’è, ti rilasserai. Attenzione: il qui e ora comprende solo l’istante presente, quello che accadrà tra un minuto o cinque è già futuro.

Concediti più volte al giorno di praticare un’attività che aiuti a calmare la tua mente. Se non ne hai una preferita ti consiglio la meditazione o la mindfulness. L’obiettivo da perseguire è quello di riconnettersi alle percezioni del tuo corpo: è lui che fornisce al cervello tutte le informazioni utili sulla realtà. E sa benissimo cosa fare in caso di pericolo, senza che tu ci rimugini sopra. Ricordi? Siamo biologicamente programmati ad affrontare il pericolo. Il corpo non mente, contrariamente alla mente.

Lavora per riconnetterti alle percezioni del tuo corpo, che non può mentire

Conosci te stesso e il tuo dialogo interiore

È un consiglio che vale per curare se stessi sotto molteplici punti di vista. Conoscere te stesso ti aiuterà a capire a fondo il tuo personale ciclo dell’ansia. Prenditi cura del tuo dialogo interiore. Quello che continuiamo a dire e ridire a noi stessi, quel rimuginare continuo che non ci lascia mai soli, è parte della nostra voce interiore. E può essere di sostegno alla vita e al nostro benessere oppure di grande intralcio.

Smetti di combattere

Concentra la tua attenzione su quello che vuoi piuttosto che su quello che non vuoi. Quando cerchi di combattere una situazione, una persona, un’emozione, spendi tempo, attenzioni ed energie senza raggiungere il risultato sperato. Paura e stress, se cerchi di combatterli, aumentano, perché le tue energie funzionano da nutrimento per l’ansia. Accogli invece la tua paura senza giudicarla, semplicemente riconoscendo che è lì.

Paura e stress, se cerchi di combatterli, aumentano

Forse ti sarai sentito spesso demoralizzato, sperimentando un basso stato di autostima, perché hai tante paure che ti impediscono di fare quello che vuoi. Guarda allo stress e all’ansia con occhi nuovi: dietro ogni paura c’è un desiderio. Se hai tante paure significa quindi che hai tanti desideri!

Focalizzati sui tuoi desideri

Focalizzarsi sui desideri ti permetterà di uscire dall’immobilità tesa, indotta dallo stato di paura. In attesa di un pericolo che potrebbe non arrivare mai.

Quando avrai rivolto la tua attenzione a qualcosa di piacevole e positivamente motivante, potrai invece indirizzare tutta la tua energia, per agire con gioia, serenità e determinazione. Questo cambiamento di atteggiamento ha il grande vantaggio di non lasciare più molto spazio alla paura non biologica. E di conseguenza neppure allo stress e all’ansia.

Un esercizio per iniziare con il piede giusto

Prova a fare questo esercizio: prendi 2 fogli. Sul primo, elenca le tue paure, ad esempio, paura di morire, di soffrire, di non vedere più i tuoi cari, di fallire, di perdere la tua libertà, di vivere in un paese in guerra eccetera. Scrivi liberamente tutto quello che ti viene in mente, senza giudizi o censure, con la mente aperta disposta all’accoglienza.

Poi, sul secondo foglio elenca i desideri che si nascondono dietro ogni tua paura. Ad esempio, desiderio di vivere, di essere in piena salute, di godere della presenza dei tuoi cari, di essere prospero, di essere libero, di essere circondato da persone amorevoli a cui vuoi bene, di avere una vita colma di senso, di vivere in un paese in pace eccetera.

Immagina di poter realizzare i tuoi desideri…

La domanda successiva che puoi farti è: quali desideri più profondi si nascondono dietro a questi primi desideri? Riprendendo l’elenco precedente… Perché vuoi vivere? Che cosa vorresti vivere che non hai ancora vissuto? Cosa ti permette di fare l’essere in buona salute? Vuoi condividere con i tuoi cari alcune esperienze in particolare? E così via.

Fai un elenco dettagliato, immaginando di rivogerti al Genio della lampada della fiaba, capace di realizzare con uno schiocco di dita tutti i tuoi desideri. Ricordati che il Genio non conosce niente di te e della tua realtà, perciò gli devi spiegare bene cosa vuoi, con precisione. Altrimenti non capirà.

Regole di base

Se non vuoi una cosa, non nominarla neppure e concentrati sul suo opposto. L’inconscio non conosce la negazione: nel momento in cui nomini una cosa, quella esiste nella tua mente, che sia abbinata o meno a un non.

Ti faccio un esempio. Se ti ripeto tutto il giorno e per giorni interi: non pensare a una mucca color giallo canarino a pois viola, con grandi orecchini da zingara e un immenso sorriso, pensi di farcela a non pensare a questa particolare mucca? E credi che avresti mai pensato a una mucca tanto stravagante se non te lo avessi messo in testa io? Nel momento in cui insisto perché tu non faccia un’azione o non pensi a qualcosa, avrò ottenuto l’effetto opposto.

Partendo da questo presupposto, ti consiglio di trasformare il desiderio di non essere più stressato in quello di essere sereno. Se non vuoi litigare con i tuoi cari pensa intensamente a delle relazioni amorevoli e pacifiche. E così via. Anche l’intento di sconfiggere una malattia va trasformato nel suo contrario: concentrati in questo caso sull’abbondanza di salute.

Coltiva la capacità di desiderare con precisione

Scrivi liberamente il tuo elenco, poi rileggilo con attenzione alla ricerca di ogni negazione. Siamo così poco abituati a esprimere in positivo quello che desideriamo, che spesso usiamo il non senza neppure accorgercene. È una questione di allenamento.

Ricordati anche di formulare ogni desiderio in modo che sia chiaro e preciso. Se dici voglio vivere a lungo sei troppo vago. Il Genio della lampada potrebbe avere come riferimento un’epoca o una zona geografica in cui vivere fino a cinquant’anni significa vivere a lungo.

Inoltre chiedi per te, non per gli altri. Non sai mai cosa è meglio per gli altri. È già difficile capire cosa vogliamo noi e chiederlo in modo corretto. Non imbarcarti in missioni impossibili! Spesso abbiamo la tendenza a voler cambiare gli altri per stare meglio noi. Ma significa scappare da se stessi e dalle proprie responsabilità.
Nel caso desiderassi la guarigione di un tuo caro, puoi chiedere di goderti allungo la sua presenza e di essere in grado di dargli tutto l’aiuto necessario per il suo massimo bene.

Un atto liberatorio

Quando avrai finito di stilare i due elenchi, brucia il foglio delle paure e tieni a portata di mano quello pieno di desideri. Leggilo regolarmente. Partendo da questo foglio pieno di desideri, inizia a elencare una serie di azioni, cambiamenti, attività che ti possono permettere di realizzarli. Infine non resta che una cosa: agire.

Dimagrire senza dieta ecco come fare

Dimagrire senza dieta ecco come fare

Ho un’ottima notizia da condividere con te. Dimagrire senza dieta è possibile. Sarà comunque impegnativo, ma non ti porterà a ossessionarti quotidianamente sul cibo. Al contrario, il percorso che ti propongo non ha nulla a che vedere con quello che mangerai o non mangerai d’ora in avanti. Ha a che fare con un imperativo importantissimo per guarire mente e corpo: conosci te stesso e supererai i tuoi problemi di sovrappeso.

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Lotti quotidianamente con il sovrappeso? Non sei solo

Se stai leggendo questo articolo, molto probabilmente ti sarà già capitato di entrare nel circolo vizioso delle diete, dalle più stravaganti alle più restrittive. Capita a moltissime persone. Anche io ho rischiato di caderci. Nella maggioranza dei casi, questi regimi dietetici portano faticosamente a ottenere qualche risultato, per poi lasciarti con l’amara delusione di riprendere tutti i chili persi qualche tempo dopo. Talvolta il sovrappeso finale è ancora più alto di quello che avevi accumulato prima dell’ultima dieta.

Dopo una dieta talvolta recuperi più peso di quello che avevi prima di iniziarla

C’è anche chi riesce a mantenere il peso forma conquistato con tanti sacrifici, ma solo accettando di vivere perennemente a dieta stretta. Molto spesso, chi combatte in questo modo il rischio di ingrassare non è mai davvero soddisfatto del risultato ottenuto. Perché il suo rapporto con il cibo non è affatto migliorato. Se prima era una persona sovrappeso ossessionata dal cibo, dopo diventa una persona magra o normopeso, comunque ossessionata dal cibo.

Fortunatamente c’è una soluzione. E non è l’ennesima dieta miracolosa. Al contrario. Puoi dimagrire senza dieta, cambiando l’oggetto delle tue attenzioni. Non devi sforzarti di guarire il corpo, combattendo la sua forma e i suoi chili di troppo. E neppure convincerti a tutti i costi che vai bene così come sei e che sarai sempre lontano/a dal tuo peso forma.

Per dimagrire senza dieta il focus non può essere il cibo, ma diventerà la tua mente. Cambiando punto di vista, puntando al benessere psicofisico, dimagrirai senza pesare nessun alimento sulla bilancia.

Dimagrire senza dieta: primi passi

Nei miei oltre 20 anni di carriera come medico, ho messo in pratica un metodo che può essere seguito per affrontare e risolvere diverse problematiche, tra cui c’è sicuramente il sovrappeso. Il mio metodo si basa su un fondamento che indirizza l’intero percorso di guarigione: ogni sintomo e ogni malattia sono un messaggio dal corpo. Il primo obiettivo è quello di riconoscere e comprendere questo messaggio. Per riuscirci, come avrai già capito, devi fare uno sforzo per conoscere te stesso.

Ogni sintomo è un messaggio dal corpo

Alla radice del messaggio che il tuo corpo ti sta mandando, veicolato dai chili di troppo, ci sono delle emozioni bloccate. Se riesci a entrare in contatto con le tue emozioni bloccate potrai procedere verso il cambiamento necessario a favorire la guarigione. Grazie a questo percorso potrai dimagrire senza dieta. I chili di troppo se ne andranno e tu nemmeno te ne accorgerai.  Eviterai il rischio di compromettere la tua salute a causa di regimi alimentari pericolosi. Inoltre non affronterai mai più la delusione di riprendere i chili persi. Dirai per sempre addio all’effetto yo-yo tipico delle diete, che si verifica sia dopo una dieta fai da te sia (purtroppo) dopo molte diete salutari proposte da nutrizionisti e dietologi professionisti.

Ma soprattutto il sovrappeso, interpretato come messaggio, diventa un’opportunità per conoscere se stessi e arricchire la propria vita, oltre che alleggerire il corpo. Il motivo per cui hai sempre ripreso tutti i chili persi è che non ti sei mai interrogato sulla ragione per cui li hai accumulati la prima volta.

Il motivo per cui riprendi sempre tutti i chili persi è che non ti sei mai interrogato sulla ragione per cui li hai accumulati la prima volta

Dimagrire senza dieta: l’approccio di Sophie Ott

Se senti che questo percorso fa per te e sei impaziente di iniziare, ho creato un audio corso: “Sovrappeso, cosa mi racconti?”. Ti permetterà di scoprire e seguire in modo più approfondito il mio metodo, senza muoverti da casa e seguendo ogni passo nel rispetto dei tuoi tempi e delle tue esigenze.

In aggiunta puoi valutare di partecipare a un laboratorio terapeutico di gruppo a distanza, è un’ottima opportunità per lavorare concretamente su un aspetto specifico del tuo problema. Scopri quando saranno i prossimi incontri online visitando questa pagina.

Preferisci saperne di più sul mio metodo prima di intraprendere questo percorso di guarigione? Voglio condividere con te un’importante scoperta fatta nel corso dei miei studi e degli incontri con i pazienti. Molto spesso il sovrappeso porta con sé lo stesso messaggio. Una sorta di denominatore comune che riguarda il vissuto di molte persone che lottano con i chili di troppo. Se vorresti dimagrire ma non riesci, molto probabilmente nel tuo passato c’è una ferita di abbandono profondamente dolorosa.

Se vorresti dimagrire ma non riesci nel tuo passato c’è una ferita di abbandono molto dolorosa

La testimonianza di Elisabetta

Per capire meglio come funziona il mio metodo, non c’è niente di più efficace che raccontare il caso di una mia paziente. Elisabetta ha trent’anni e mi contatta perché vuole liberarsi finalmente dei chili di troppo. Il nostro lavoro inizia con la ricostruzione della storia del suo peso. Risalendo ai primi momenti della sua vita scopriamo che nasce prematura di tre settimane e sottopeso. Durante i primi anni di vita è una bambina magra, inappetente e dalla salute piuttosto cagionevole. Crescendo si rinforza e diventa una ragazzina sana e sportiva.

Il mio lavoro sui chili di troppo inizia dalla ricostruzione della storia del tuo peso

Verso i tredici anni, a causa di un problema di salute transitorio, interrompe di colpo l’attività sportiva e ingrassa velocemente. Il cambiamento fisico viene associato a quello ormonale in atto nell’adolescenza e al fatto che Elisabetta ha accantonato sport e movimento.

A questo punto la paziente inizia un labirintico percorso fatto di diete di ogni tipo, che si rivela inefficace e deludente. Ogni volta che perde con fatica qualche chilo, lo “ritrova” rapidamente e con gli interessi. Quando arriva da me, dopo anni di smarrimento, ha circa venticinque chili in più addosso, che la fanno sentire pesante e poco desiderabile. Le diete non funzionano: ecco perché si è convinta a provare a dimagrire senza dieta.

Cosa si nasconde dietro il sovrappeso

Durante i nostri incontri analizziamo la storia di Elisabetta in profondità, parlando di tutti gli eventi più importanti del suo vissuto. Scopriamo così che esattamente prima di ammalarsi e poi ingrassare, Elisabetta perde una persona molto importante per lei: la nonna materna. La scomparsa avviene a causa di un arresto cardiaco, in modo totalmente inaspettato. L’abbandono improvviso lascia in lei un vuoto incolmabile.

Riparlare di questo evento dà a Elisabetta l’opportunità di liberare emozioni strazianti ancora molto vive nonostante siano passati 15 anni. Individuata la ferita e accolte le emozioni represse per un lunghissimo periodo, le suggerisco un atto simbolico. Elisabetta scrive una lettera alla nonna per salutarla e comunicarle tutto ciò che non ha potuto dirle prima che morisse. A volte basta un semplice “ti voglio bene” oppure un “grazie di esserci stata”.

Dopo aver riconosciuto e accolto le emozioni represse fai un gesto simbolico per chiudere con il passato

Spesso, oltre al dolore della perdita, soffriamo profondamente per la brutalità della separazione. L’atto simbolico, che può essere una lettera, un biglietto che viene liberato nel vento, un audio registrato, è un’opportunità preziosa per creare una transizione e chiudere un doloroso capitolo lasciato in sospeso. I chili in più di Elisabetta le urlavano di prendersi cura della sua ferita di abbandono, che aveva bisogno di essere riconosciuta e curata.

Dire finalmente addio al sovrappeso

Il percorso di guarigione non è mai lineare. Bisogna scavare in profondità. Continuando a lavorare con Elisabetta scopriamo un’altra ferita di abbandono, più antica. A tre mesi di vita Elisabetta è ricoverata d’urgenza nel reparto di terapia intensiva per una bronchiolite. La separazione dai genitori, oltre a essere improvvisa e brutale, dura una settimana. Un tempo lunghissimo per una neonata, tanto più che né la sua mamma né il suo papà sono autorizzati a entrare in reparto, per evitare il rischio di una contaminazione microbica.

Elisabetta capisce che il vuoto vissuto dall’abbandono della nonna nel periodo dell’adolescenza ha risvegliato in lei il dolore per quel vuoto ancora più immenso, lasciato in lei dall’abbandono della mamma a soli tre mesi. Ecco individuata una radice più profonda del suo disagio.

Dopo aver elaborato queste due ferite, Elisabetta osserva delle variazioni naturali nel corpo che non richiedono nessuna dieta o impegno personale. Se non quello di assecondare con fiducia i cambiamenti spontanei: si sente sazia più rapidamente, prova disgusto di fronte ai cibi troppo grassi e dolci. Non ha più bisogno di mangiare tra un pasto e l’altro e il suo corpo si alleggerisce. In due anni Elisabetta si è sbarazzata di quei venticinque chili e da allora continua a mantenere il suo peso forma in modo naturale e spontaneo, mangiando liberamente.

Curate le ferite potrai dimagrire senza dieta e senza alcun impegno da parte tua nel controllo di quello che mangi

Mangiare intuitivo: funziona se guarisci le tue ferite

Probabilmente hai sentito parlare di Intuitive Eating, ovvero “mangiare intuitivo”. Forse hai già fatto un tentativo. Avrai allora scoperto che, per te, mangiare senza regole quello che il tuo corpo ti suggerisce non porta a nessun cambiamento. Tranne forse ingrassare un po’ di più. Il concetto di alimentazione intuitiva, coniato da Evelyn Tribole ed Elyse Resch, nasce per aiutare tutte le persone che, sperando di migliorare la propria forma fisica, si sono messe a dieta un milione di volte, ottenendo pochi risultati se non quello di sviluppare un’ossessione nei confronti del cibo.

Si tratta di un principio intelligente ed è proprio l’obiettivo che vogliamo raggiungere. Ma funziona solo se non ci sono emozioni represse e ferite profonde che chiedono a gran voce di essere curate, manifestandosi attraverso i chili di troppo. Se conosci te stesso e scopri cosa c’è dietro ai tuoi chili di troppo l’alimentazione intuitiva funzionerà anche per te. La seguirai senza bisogno di manuali, in modo istintivo.

I chili di troppo sono una difesa, non una colpa

La mia proposta per chi è in sovrappeso e desidera dimagrire senza dieta è prima di tutto quella di ricostruire accuratamente la storia del proprio peso. Successivamente si indaga su tutto quanto è successo nel periodo precedente all’aumento di peso. Molto spesso questo primo passo permette di vedere il peso in più sotto una luce diversa, dando un senso a questo sintomo vissuto da molti come un calvario o come una colpa. Con questo lavoro puoi arrivare a comprendere che il tuo sovrappeso non è altro che un tentativo del corpo di proteggersi dagli effetti di un evento molto doloroso. La nuova consapevolezza acquisita apre le porte a una riconciliazione intima con te stesso, favorendo, oltre che leggerezza, anche salute, gioia e benessere.

Ti senti pronto per iniziare questo percorso di guarigione che ti porterà a dimagrire senza diete? Trovi il mio audio corso qui
e il mio libro “Conquista per sempre il tuo peso forma. Scopri il rivoluzionario metodo della Bioconsapevolezza per dimagrire senza diete e privazioni”.

A chi è rivolto il mio metodo

Il mio è un metodo che non comporta rischi (a differenza di alcune diete) e può essere applicato in ogni situazione. Se però hai disturbi alimentari che ti hanno portato negli anni a compromettere seriamente la tua salute fisica o soffri di malattie legate all’apparato digerente, diabete, ipotiroidismo o altri disturbi, è importante che al mio metodo tu possa associare le adeguate terapie proposte dai tuoi medici di fiducia. Così facendo potrai curarti con serenità ed efficacia, seguendo un approccio che integra medicina alternativa e convenzionale.