Infertilità e sterilità: consigli per le coppie in cerca di un bambino

Infertilità e sterilità: consigli per le coppie in cerca di un bambino

Quando parliamo di infertilità e sterilità la causa non è solo organica. Il metodo della Bioconsapevolezza ci guida alla scoperta delle ragioni inconsce che impediscono alla coppia di concepire un figlio o portare avanti con successo una gravidanza.

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Come accade per tutti gli altri sintomi e malattie che sperimenti nel corso della tua vita, se cerchi di combatterli senza comprenderli, rischi di portare avanti una battaglia sfiancante, che può durare anni, con scarsi risultati. O senza risultato alcuno.

Non riesci ad avere un bambino? Il tuo corpo ha delle ragioni per impedirti di farlo

Infertilità: cosa mi racconti?

Il sintomo, così come la malattia, è sempre un messaggio dal corpo. E questo vale anche per infertilità e sterilità. Di fronte al mancato arrivo di un figlio, può darsi che assieme al tuo partner tu abbia deciso di mettere in pratica tutto quello che ti è stato consigliato dagli specialisti di medicina convenzionale.

Magari ti è stato consigliato di migliorare il vostro stile di vita e ci state effettivamente provando. Vivendo sensi di colpa difficili da evitare quando immancabilmente si sgarra.

Hai provato a seguire alla lettera tutto quello che ti è stato prescritto, dalla dieta allo sport, e ti sei arrabbiato, provando frustrazione e un profondo senso di ingiustizia, pensando a tutte quelle coppie di genitori sedentari, fumatori e amanti del cibo spazzatura che hanno tre figli sanissimi. Perché per alcuni è cosi immediato e naturale avere bambini mentre per te è un percorso a ostacoli?

Può darsi invece che tu e il tuo compagno/a siate, sulla carta e nella visione della medicina convenzionale, l’esempio perfetto della coppia potenzialmente fertile. Avete meno di 35 anni e nessun tipo di patologia o problema. Mangiate sano, fate movimento. Eppure stai provando ad avere un figlio da alcuni anni senza successo.

Perché per alcuni è cosi immediato e naturale avere bambini mentre per te è un percorso a ostacoli?

Magari lo hai cercato dapprima in modo completamente spontaneo, senza fare conti sul calendario. Mentre in un secondo momento ti sei affidato a dispositivi medici come integratori e stick per l’ovulazione, con l’obiettivo di aumentare le possibilità di fecondazione e individuare i giorni più fertili. Senza benefici sostanziali.

Infertilità e sterilità: non sono condanne a vita

La fertilità umana è un argomento molto complesso. Quante volte ti sarà capitato di ascoltare storie di coppie che cercano per anni di avere un figlio e riescono a concepire solo molto tempo dopo, magari superati i quarant’anni, quando “non ci stanno pensando più”?

Ci sono uomini e donne ai quali è stata diagnosticata una forma seria di sterilità, che hanno provato ad affidarsi alla procreazione assistita o all’adozione, senza successo. Quando ormai ci hanno messo una pietra sopra diventano con grande stupore madri e padri. Qualcosa è successo, ma non a livello medico.

Ci tengo a ribadire alcuni importanti fondamenti del mio approccio, perché so quanto l’argomento dell’infertilità e della ricerca di un figlio sia delicato.

Non sono contraria agli accertamenti medici per capire qual è lo stato di salute degli apparati riproduttivi di una coppia. Sono un medico, come potrei esserlo? Ma ci sono ancora molte lacune nelle nostre conoscenze di uno dei meccanismi biologici più complessi in assoluto. E la nostra strumentazione non è del tutto adatta a sondare alcune strutture coinvolte nella riproduzione.

La medicina non è onnisciente

Facciamo un esempio. Più di una volta ho letto casi studio di donne a cui era stata diagnosticata la chiusura di entrambe le tube di Falloppio, le strutture che collegano l’ovaio alla cavità uterina.

L’ovulo deve passare nelle tube (o salpingi) per poi annidarsi nell’utero una volta fecondato. Se le tube sono chiuse la medicina convenzionale ritiene impossibile una gravidanza evolutiva. Il risultato è nessuna gravidanza o una gravidanza extrauterina.

Eppure ci sono donne che, dopo aver ricevuto questa diagnosi, hanno uno, due, tre figli. Basta poco per sbagliare la valutazione di un esame alle tube, che sono condotti sottilissimi. Un semplice spasmo momentaneo può far tornare a casa la paziente con un verdetto errato, che può gettarla inutilmente nella disperazione e nella depressione.

La fertilità è un tema complesso sul quale la medicina convenzionale ha ancora molto da imparare

L’inconscio è il tuo alleato più potente

Chiarita la complessità del tema, c’è un altro aspetto che mi preme sottolineare. Integratori, uno stile di vita sana, gli stick per misurare l’ovulazione, i dosaggi ormonali… Sono tutti strumenti che ti possono aiutare a stare meglio, potenziare la tua fertilità e avere un quadro più completo della tua situazione riproduttiva. Quindi non sono affatto da demonizzare o da evitare. Purché non ti causino eccessivo stress.

È assolutamente possibile avere un figlio lavorando sul meccanismo inconscio che causa il blocco della fertilità, aiutandosi con integratori e stick. Ma non è vero il contrario. Nessun dispositivo medico, neppure la procreazione assistita, possono permetterti di superare l’infertilità o la sterilità se prima non avrai riconosciuto e abbracciato le emozioni che bloccano la procreazione.

Se prima non avrai riconosciuto e abbracciato le emozioni che bloccano la procreazione avere un figlio sarà difficilissimo

Il potere dei messaggi dal corpo

Il sintomo che stai sperimentando di infertilità, sterilità, aborti ripetuti, è un messaggio che il tuo corpo ti sta inviando per dirti che una gravidanza (tua o della tua compagna, se sei un uomo) potrebbe metterti in serio pericolo.

Non è detto che questo sia vero per te in questo dato momento, può darsi che si tratti di una memoria genealogica che agisce in te come un amuleto difensivo. È questo l’immenso potere dei messaggi dal corpo. Ti raccontano qualcosa di cui tu non sei affatto consapevole, che riguarda direttamente te o un tuo parente/antenato. Il corpo è competente. Sa perfettamente come procreare. Se non lo fa, c’è una buona ragione.

Questa ragione va ricercata nel tuo vissuto, vita intrauterina compresa, oppure in quello delle persone che ti hanno preceduto.

Ereditiamo dai nostri avi competenze, caratteristiche fisiche e gioie legate alle esperienze positive, ma ereditiamo anche le conseguenze di difficoltà, paure e fallimenti.

L’ereditarietà del trauma

Ti starai chiedendo se questo tipo di eredità dovrebbe colpire indistintamente e allo stesso modo tutti i tuoi familiari. Magari tu non riesci ad avere figli mentre tua sorella (ad esempio) ne ha già due, quindi non capisci come sia possibile che dietro la tua difficoltà a concepire ci sia un trauma da cercare nel passato familiare.

Eppure è così. Prova a vederla in questo modo. Così come ereditiamo metà del patrimonio genetico da nostro padre e l’altra metà da nostra madre, lo stesso vale per le esperienze negative, i blocchi o i traumi. Ma anche le potenzialità, le gioie e i talenti. Siamo un “rimaneggiamento” delle esperienze e del patrimonio genetico dei nostri genitori, non una copia esatta.

Parti dalle domande, non dalle risposte

Quando lavoro con pazienti che vivono stati di infertilità, sterilità, aborti ripetuti o ricorrenti, li accompagno lungo un percorso che analizza in quale modo il fatto di non riuscire a portare a termine una gravidanza può essere legato al loro vissuto o a quello dei loro avi.

Per il tuo corpo, per la tua biologia, per le tue cellule è una soluzione sensata e giusta quella di impedirti di procreare. Dobbiamo solo scoprire perché.

Ecco la domanda fondamentale che il metodo della Bioconsapevolezza ci spinge a formulare allo scopo di comprendere infertilità e sterilità.

Grazie al metodo della Bioconsapevolezza riuscirai a porti le domande giuste per capire le cause della tua infertilità

Infertilità e sterilità sono legate alla nostra storia

Spesso, il blocco emotivo che impedisce alla coppia di realizzare il sogno di un figlio è legato al vissuto di una donna della genealogia.

Per un motivo molto semplice. Storicamente, fino a pochi decenni fa, le donne venivano punite dalla società quando rimanevano incinta al di fuori del matrimonio. La loro vita cambiava drasticamente in peggio se l’uomo con il quale avevano procreato non riconosceva il bambino e non decideva di “regolarizzare” la situazione. Ma non solo.

Anche all’interno di una coppia regolarmente sposata una gravidanza poteva rappresentare un problema. Una donna molto fertile, frequentemente incinta, poteva essere considerata “una disgrazia”. Perché i figli gravavano sul bilancio familiare e non c’era modo di evitare le gravidanze indesiderate.

Il parto poteva essere un evento violento e poco sicuro. Problemi medici oggi facilmente risolvibili come un feto podalico o un mancato travaglio mettevano a rischio la vita della madre e del bambino.

Gli aborti clandestini, spesso praticati in luoghi poco igienici da persone non preparate, potevano rendere una persona sterile per sempre.

Spesso, il blocco emotivo che impedisce alla coppia di realizzare il sogno di un figlio è legato al vissuto di una donna della genealogia

Il segreto di famiglia

Molti dei sintomi di infertilità o sterilità vissuti oggi da donne e uomini sono legati a questi eventi traumatici, tanto diffusi nel recente passato.

Ogniqualvolta un evento di questo genere viene vissuto in modo drammatico (come è facile che sia), senza essere accettato ed elaborato prende vita un nucleo di malessere. A volte quindi c’è un segreto di famiglia che agisce sotto traccia, cambiando (potenzialmente) la storia procreativa delle generazioni successive.

Le emozioni che vengono seppellite anziché essere liberate e gestite possono provocare infertilità e sterilità.

Le emozioni che vengono seppellite anziché essere liberate e gestite possono provocare infertilità e sterilità

La storia di Maura e Bruno

Per meglio spiegare come agisce il Metodo della Bioconsapevolezza e come è possibile superare infertilità e sterilità, voglio parlarti di un caso clinico che ho trattato personalmente. Maura e Bruno sono abbastanza giovani, 34 anni lei, 35 lui. Mi chiedono una consulenza dopo più di cinque anni di tentativi di procreazione fallimentari. Vorrebbero tanto un bambino, ma non riescono.

I medici li hanno “rivoltati come un calzino”, come si dice, ma non è emerso nessun dato rilevante dal punto di vista clinico.

Maura in realtà riesce a rimanere incinta, ma vive aborti molto precoci. Lo sa perché il suo ciclo è molto regolare. Se ritarda, Maura esegue subito un test di gravidanza, che spesso risulta positivo. Ma nel giro di 24 o 48 ore la gravidanza, nelle sue primissime fasi, si è già interrotta.

Nessun aiuto dalla procreazione medicalmente assistita

La coppia si è pure rivolta a un centro per la procreazione medicalmente assistita, senza esiti positivi. Per Maura è stata un’esperienza talmente sgradevole e traumatica che ha deciso di non ripeterla. E aggiungo: menomale. Perché se non si risolve la ragione inconscia che blocca la gravidanza, agendo come uno scudo protettivo, qualunque ovulo fecondato viene rifiutato, che arrivi all’utero naturalmente o venga impiantato da uno specialista.

Per avere un figlio è necessario lavorare sulla causa scatenante dell’infertilità, che non risiede nel corpo.

Accettare il destino e abbracciare la vita

C’è poi un altro elemento importante da sottolineare: esistono coppie che non sono destinate ad avere figli. Può darsi che tu sia tra queste persone. Può darsi che tu abbia un altro grande destino che non include figli.

È anche possibile che un bambino non nato da te e dal tuo partner ti aspetti per un’adozione, cosa che non avresti mai preso in considerazione se fossi stato fertile.

Se il fatto di non avere figli tuoi è molto doloroso per te, ti consiglio come prima tappa di provare a liberarti dai condizionamenti sociali e non pensare che la tua felicità sia legata a doppio filo con la maternità o la paternità.

Gioia e soddisfazione personale non dipendono dalla genitorialità. Ci sono coppie con tre figli, insoddisfatte e infelici, e coppie senza figli che vivono una vita ricca e appagante.

Trova il tuo centro e libera il tuo potenziale per vivere una vita felice. Se stai facendo fatica a farlo e ti ripeti continuamente che non sarai mai realizzato perché non hai figli, prova innanzitutto a lavorare sul tuo dialogo interiore.

C’è qualcosa che non sai della tua storia familiare?

Torniamo al caso clinico che ho scelto come esempio. Da quello che mi raccontano i pazienti capiamo subito che la domanda specifica a cui trovare una risposta è: perché il corpo di Maura si protegge attraverso micro aborti ripetuti?

Chiedo a Maura se c’è almeno una donna, nella sua famiglia, che ha vissuto un trauma legato a una nascita. Maura non lo sa, pensa che non sia mai accaduto nulla del genere. Le chiedo di indagare.

Con grande sorpresa Maura scopre che sua madre, Giuseppina, risulta figlia di N.N. (nomen nescio: ovvero non conosco il nome).

Il nonno biologico di Maura ha abbandonato la nonna, Adele, che si è ritrovata così ragazza madre in un’epoca in cui quest’onta poteva costarti tutto, a livello sociale.

Adele ha provato metodi di ogni genere per cercare di abortire “naturalmente”, dando fondo alle credenze popolari. Si è stancata il più possibile, ha mangiato ciliegie acerbe per provocare coliche addominali, si è perfino rotolata giù dalle scale. Ma Giuseppina è nata comunque.

La storia ha un lieto fine. Anni dopo, quando Giuseppina (la madre di Maura) ha sei anni, la nonna Adele trova un compagno che la sposa e adotta la bambina. Adele avrà altri figli, all’interno del matrimonio.

Memorie traumatiche, eventi che innescano i messaggi dal corpo

Giuseppina non ha mai raccontato nulla a Maura ma il vissuto traumatico le è stato comunque tramandato. Come agiscono queste memorie inconsce? Talvolta un agente scatenante nel presente della persona affetta dal problema o dalla malattia attiva lo scudo protettivo del sintomo.

Nel caso di Maura la catena di micro aborti ripetuti potrebbe essersi innescata non solo perché sua mamma è figlia di N.N., ma anche perché sua sorella, Giulia, è rimasta incinta giovanissima. In un’epoca in cui la gravidanza fuori dal matrimonio non è più scandalosa, ma un’adolescente gravida porta comunque scompiglio.

Il corpo fa emergere quello che la mente seppellisce

Ricordati sempre che se un’emozione non è espressa con la voce, è il corpo a parlarne, usando i mezzi che ha. Ecco perché consapevolezza e accettazione delle emozioni represse promuovono la guarigione e sono spesso sufficienti a sbloccare la maggior parte delle situazioni patologiche.

Quando abbiamo scoperto con Maura quello che era successo a sua nonna Adele e a sua madre Giuseppina, abbiamo verbalizzato ad alta voce alcune osservazioni. Cosa che spesso aiuta a disinnescare lo scudo protettivo messo in campo dal corpo e dall’inconscio.

Se un’emozione non è espressa con la voce, è il corpo a parlarne

Ho ricordato a Maura che lei era spostata da anni con Bruno, al contrario di sua nonna. E che non avrebbe mai vissuto quanto era capitato ad Adele. Non c’era nessun rischio nel restare incinta. Le ho anche suggerito di appendere in camera da letto un bel ritratto di coppia, scattato nel giorno del matrimonio.

Sono frasi e gesti semplici che servono all’inconscio. Abbiamo interrotto gli incontri, Maura e Bruno hanno ripreso la loro ricerca di un bambino.

La paura di fare del male

Tre mesi dopo, Maura mi ricontatta perché nonostante i tentativi mirati nulla è cambiato. Eppure sembravano non esserci ulteriori impedimenti nella sua storia. Decido quindi di parlare con Bruno. Scopro che l’uomo ha vissuto un parto traumatico. Sua madre, dopo 35 anni, ancora si lamenta del dolore e degli strascichi sulla salute lasciati da quell’evento.

Inconsciamente, Bruno ha paura di fare del male a Maura, così come pensa di averne fatto a sua madre. Qualcosa per cui si sente profondamente in colpa. Lavoriamo sul fatto che un neonato non ha responsabilità. Un parto traumatico è difficile sia per la madre sia per il bambino.

Parlare ridimensiona il vissuto. All’ovulazione successiva Maura resta incinta e porta felicemente a termine la gravidanza.

Cosa succede dopo

Successivamente mi è capitato di sentire ancora la coppia. Nei primi mesi di gravidanza, Maura mi racconta di avere incubi ricorrenti nei quali sogna che Bruno la abbandona. Dopo averle fatto notare che stava di nuovo esprimendo parte della memoria di sua nonna, gli incubi spariscono. È interessante osservare come le memorie genealogiche agiscano su di noi e sul nostro inconscio fino a quando non vengono accolte e liberate.

Alcuni anni dopo il primo figlio, quando Maura e Bruno cercano il secondo, hanno paura di vivere ancora le stesse attese angoscianti e la sequela di micro aborti.

Invece fila tutto liscio. In effetti, esplorando con Maura e Bruno la loro genealogia, non avevamo riscontrato memorie legate a traumi su un secondo figlio.

Come lavora il metodo della Bioconsapevolezza

A volte non si hanno molte notizie sulla genealogia di una persona e applicare i principi della Biopsicogenealogia diventa difficile.

In alcuni casi, le indagini sulla storia personale e su quella degli avi permettono di individuare eventi che potrebbero ostacolare una gravidanza. Eppure la consapevolezza di emozioni e vissuti sepolti nel passato e finalmente emersi non è sufficiente a risolvere il problema su cui stiamo lavorando.

In tutti questi casi, integro alcune tecniche come la Biokinesiologia e le Biocostellazioni, che insieme alla mia esperienza e ad altre metodologie danno vita al metodo della Bioconsapevolezza.

Il Metodo della Bioconsapevolezza: messaggi dal corpo

Il Metodo della Bioconsapevolezza: messaggi dal corpo

Il Metodo della Bioconsapevolezza, che ho sviluppato nel corso di venticinque anni di professione nella medicina complementare, si basa su tre assunti fondamentali. Da questi derivano le mie strategie e i miei metodi di cura e aiuto alle persone, indipendentemente dai sintomi presentati.

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  1. Ricevi costantemente dei messaggi dal corpo. Sovrappeso, mal di testa, insonnia eccetera sono messaggi.
  2. Il corpo è competente ed è fondamentale che tu impari a conoscere te stesso.
  3. Per aiutare al meglio delle loro possibilità, medici e terapeuti devono prendere in considerazione il contesto nel quale vivono e hanno vissuto i loro pazienti.

Conoscere il contesto nel quale vive ogni paziente permette di aiutarlo meglio

 La malattia nella concezione convenzionale

Come ho potuto apprendere per esperienza diretta, la medicina convenzionale concentra la propria attenzione sul corpo degli esseri umani, prendendo raramente in considerazione il loro vissuto.

Nella maggioranza dei casi, i medici che seguono i dettami della medicina occidentale si basano, per le loro diagnosi, sull’esame clinico del paziente e i valori di alcuni parametri biologici. Quando dobbiamo fare il punto della situazione abbiamo a disposizione esami del sangue e di diagnostica per immagini come ecografia, TAC, risonanza magnetica eccetera. Questi test permettono di ottenere un’immagine dell’interno del corpo, intero oppure solo di alcune parti.

Quando i valori o le immagini si discostano da quelli considerati normali, si pensa che qualcosa non vada per il verso giusto. Le anomalie sono considerate la fonte dei sintomi che presenti. Non lamenti nessun sintomo? Si temono comunque problemi futuri. L’obiettivo del medico è quello di far rientrare i parametri devianti nella norma, considerata indicativa di buona salute. Di solito gli strumenti a disposizione sono ulteriori esami, diete, farmaci, radioterapia o chirurgia.

La medicina convenzionale si concentra sulla normalità o meno dei valori di alcuni parametri biologici

Il Metodo della Bioconsapevolezza: un punto di vista diverso

Raramente i colleghi medici prendono in considerazione il contesto nel quale vive il paziente. Pochi, quando ti rivolgi a loro, spendono del tempo per capire quali traumi ed eventi importanti hai vissuto o stai ancora vivendo.

Secondo me, questa mancanza di prospettiva è un’aberrazione. Mi permetto quest’affermazione con tutto il rispetto verso i colleghi che come me hanno studiato anni per arrivare a esercitare la professione. L’importanza di indagare il contesto e il vissuto del paziente è qualcosa che non viene insegnata all’università. Personalmente, ho imparato quanto fosse fondamentale dopo i miei studi accademici.

Con la parola aberrazione voglio solo sottolineare il carattere di devianza e alterazione insito in un approccio privo di prospettiva. In che senso? L’assenza di indagini sul contesto della persona malata, o che si trova in uno stato di salute precario, sottrae informazioni importantissime per la comprensione della situazione e la cura. Viene meno la visione complessiva della situazione. Le soluzioni e le osservazioni che ne seguono fanno quindi prendere una strada che non è quella più diretta verso l’ambita guarigione.

Se si rinuncia a indagare sul contesto e sul vissuto di una persona si hanno meno informazioni per aiutarla a guarire

Uno studio del contesto permette, invece, di comprendere alcuni meccanismi sconosciuti ai più. Tale studio può consentire, in molti casi, di indirizzarsi alla guarigione evitando cure drastiche.

Nel Metodo della Bioconsapevolezza, l’indagine del vissuto è fondamentale per disegnare un quadro preciso del contesto. La prospettiva di questa  medicina complementare rivoluziona la visione della malattia e gli interventi a sostegno della guarigione.

Con il Metodo della Bioconsapevolezza il concetto di malattia cambia completamente

Apri il tuo sguardo

Come ogni rivoluzione, piccola o grande che sia, quella promossa dal Metodo della Bioconsapevolezza non è facile da comprendere né da abbracciare al volo.

Forse anche tu sei abituato a basare l’interpretazione del tuo stato di salute sui dati dei tuoi parametri biologici. Ti è mai successo di non sentirti in forma? In qualche caso ti è capitato di non riuscire a risalire, assieme al tuo medico, a nessuna causa plausibile, nonostante gli esami diagnostici? Oppure ancora di scoprire valori anomali da un controllo di routine quando non sentivi nessun malessere fisico?

Prova a mettere da parte, per un attimo, quello che ti hanno sempre raccontato sulla medicina. Ti invito a esplorare una strada complementare a quella già tracciata. Perché il viaggio sia avvincente, devi accettare di farti delle domande e osservare con sguardo aperto.

Un fondamento del Metodo della Bioconsapevolezza è l’osservazione della Natura. Prendere come riferimento la Natura serve da bussola, per comprendere i meccanismi di adattamento vitali. Leggi questo episodio che voglio raccontarti, avvenuto alcuni decenni fa.

Metti un attimo da parte tutto quello che sai su salute e malattia e che forse dai per scontato

Guardiamo all’esempio della Natura

Siamo alla fine degli anni ’70, in Sud Africa. Un uomo decide di investire nell’allevamento delle antilopi kudu. Sceglie quindi un’ampia area boschiva ricca di acqua e alberi di acacia, la fonte di alimentazione principale per il kudu. Si tratta della situazione perfetta per avviare l’allevamento, almeno in apparenza.

Inspiegabilmente, le antilopi cominciano a morire in massa a pochi mesi dall’inizio dell’attività. Poiché nessuno riesce a capire le ragioni dell’epidemia, viene chiamato in aiuto uno zoologo dell’Università di Pretoria, Wouter Van Hoven, per studiare il caso.

L’esperto capisce che i kudu sono stati avvelenati. Controlla per prima cosa l’acqua, che non presenta alterazioni o sostanze tossiche. A questo punto passa al cibo. Ed è qui che viene fuori una scoperta molto interessante. Di norma, la quantità di tannini nella linfa delle foglie di acacia è bassa. I tannini sono composti dal sapore astringente contenuti in diverse piante.

Van Hoven rileva che la percentuale di tannini cresce in modo drastico e a livelli letali nelle foglie delle piante masticate dalle antilopi dell’allevamento.

 Di solito la quantità di tannini nelle foglie di acacia è bassa ma la concentrazione cresce quando i kudu mangiano in massa la pianta

Il mistero svelato

Cosa è accaduto nell’allevamento? Le piante di acacia mettono abitualmente in atto alcune strategie difensive per proteggersi dalle voraci antilopi kudu. Tra queste c’è l’aumento nella produzione di tannini, che hanno un gusto amaro e allontanano l’erbivoro. Il quale passa a un’altra pianta, non ancora in stato d’allerta.

C’è però un altro fatto sorprendente in questa storia. Non solo le acacie all’interno del recinto, se analizzate, mostravano tutte una percentuale di tannini letale nelle loro foglie. Ma anche quelle situate nei dintorni dell’allevamento.

Come strategia di difesa aggiuntiva, questi alberi sono in grado di comunicare tra loro per avvertirsi l’un l’altro del “pericolo kudu”, emettendo un gas, l’etilene, che può portare il suo messaggio fino a 45 metri di distanza.

In una situazione normale le foglie dell’acacia, diventate amare a causa dei tannini, costringono il branco di antilopi in libertà a spostarsi in un’area diversa, per mangiare altrove. Così l’equilibrio tra sopravvivenza delle antilopi e sopravvivenza delle acacie è rispettato. Quando i kudu si allontanano da un’area, dopo qualche ora, la concentrazione di tannini si abbassa.

In natura l’equilibrio tra sopravvivenza delle acacie e dei kudu viene rispettato senza difficoltà

Le scoperte dello zoologo ci aiutano a capire cos’è la malattia

Leggendo questa storia c’è una domanda che non posso evitare di pormi. L’albero di acacia che ha le foglie piene di tannini è malato? Avrebbe senso somministrare alle acacie, che si stanno difendendo, un farmaco per abbassare la concentrazione di tannini? Non sarebbe forse più appropriato far pascolare i kudu altrove? Oppure, ancora meglio, basterebbe rimuovere il recinto. In questo modo i raffinati equilibri della Natura e le sue leggi tornerebbero a esprimersi liberamente.

Le mie strategie e i miei strumenti di aiuto, attraverso il Metodo della Bioconsapevolezza, sono indirizzati proprio a trovare il modo di lasciare scorrere la Vita, con le sue leggi, evitando di mettere recinti. Oppure eliminandoli quando ci sono già.

 Lascia scorrere la Vita secondo le sue leggi

Il Metodo della Bioconsapevolezza riconosce ogni sintomo e malattia come la diretta conseguenza di un ostacolo che interrompe il naturale scorrere della Vita. Proprio come il recinto intorno all’allevamento di kudu.

Osservando e studiando la Natura, analizzando il funzionamento fisico, emotivo e sociale di tutti gli esseri viventi (non solo gli umani), possiamo capire e riconoscere cosa favorisce la Vita e cosa invece la blocca.

Quando, ad esempio, non riesci ad accettare un evento che ti è accaduto, non rispetti i tuoi desideri o ancora non ti prendi cura del tuo corpo e della tua anima, qualcosa in te cambia. Il tuo corpo “si ammala” per adattarsi. Ogni sintomo può essere visto come un messaggio dal corpo. I sintomi aiutano a capire che c’è un ostacolo da rimuovere. E grazie al Metodo della Bioconsapevolezza possiamo farlo insieme. La salute, infatti, è un obiettivo che tutti possiamo perseguire.

Il Metodo della Bioconsapevolezza riconosce ogni sintomo e malattia come la diretta conseguenza di un ostacolo al fluire della Vita

La Vita, di per sé, è ben organizzata

La Vita procede secondo complessi e sottili equilibri, che funzionano come i meccanismi di un grande orologio. È la nostra mente che spesso, senza che ce ne rendiamo conto, porta scompiglio nel fluire della Vita e costringe il nostro corpo ad adattarsi, esprimendosi attraverso sintomi che interpretiamo come patologici.

Cercando di combattere la malattia spesso non facciamo altro che tentare di eliminare i sintomi. Cioè le strategie di difesa/adattamento dell’organismo.

Per guarire dobbiamo rimuovere il blocco che ha ostacolato il flusso vitale e generato il sintomo. Il corpo potrà allora riprendere un funzionamento di routine, considerato normale. Rimosso l’ostacolo sparirà anche il messaggio dal corpo. Vale anche per l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo.

Per guarire dobbiamo rimuovere l’ostacolo al flusso vitale che ha generato il messaggio dal corpo