Vuoto affettivo: cos’è, da cosa dipende, come superarlo
Il vuoto affettivo si manifesta come una sensazione di vuoto interiore che provoca disagio, malessere e la percezione di essere incompleti. C’è chi percepisce chiaramente di non bastare a se stesso e chi invece pensa di essere inadeguato per la realtà in cui vive.
Capita a tanti di provare una sensazione di questo genere, di tanto in tanto, e di cercare di colmare quel senso di vuoto affettivo in qualche modo. Talvolta col cibo, più spesso attraverso una relazione. Se la sensazione di vuoto affettivo è rara questo articolo non è destinato specificamente a te, ma se invece ti accompagna spesso, puoi prendere in mano la situazione per capire da cosa dipende e come superarla.
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Il vuoto affettivo può avere radici profonde nella relazione con i tuoi familiari e la maggior parte delle volte ha ripercussioni più o meno importanti su tutte le tue relazioni.
Il vuoto affettivo può avere ripercussioni pesanti sulle tue relazioni
Cos’è il vuoto affettivo
Non è facile definire il vuoto affettivo e capire quali sono i suoi contorni. Spesso, si tratta di una sensazione confusa e nebulosa che ha l’effetto principale di farti sentire infelice e incompleto. Ti senti vuoto? Hai la sensazione di essere poco connesso con te stesso? Magari sei angosciato nei confronti del quotidiano e ti rivolgi all’esterno in cerca di aiuto. Speri che una relazione d’amore possa cancellare magicamente il tuo disagio.
Prima di tutto vorrei ricordarti l’importanza di conoscere te stesso per capire davvero cosa c’è che non va. Su questo blog ho già trattato il tema della dipendenza affettiva e di una delle sue principali radici, l’ideale di amore romantico che fa nascere in noi il bisogno di trovare a tutti i costi “l’altra metà”, l’individuo che possa “completarci”. Ho condiviso il mio punto di vista e l’equazione alla base di questo malinteso: 1/2 + 1/2 = 1. Abbiamo visto che per evitare la dipendenza affettiva e tutti i suoi disagi, è utile abbracciare un altro paradigma, che è 1 + 1 = 3. Si tratta di una prospettiva radicalmente diversa, rispettosa delle due individualità che compongono la coppia e in grado di moltiplicare il benessere.
Quando non ti senti a posto con te stesso il primo passo è riconoscere che qualcosa non va
Nell’ambito delle dipendenze affettive ci sono altre due situazioni interessanti da conoscere ed esplorare, che possono essere all’origine della tua ricerca di quella metà “in grado di completarti”. Ricerca che per forza di cose non porterà ai risultati sperati.
La separazione dalla mamma
Tutti noi conserviamo inconsciamente la memoria di un tempo in cui eravamo tutt’uno con un altro essere vivente. Si tratta del vissuto nell’utero materno, durante la gravidanza. La nascita e i primi mesi di vita sono momenti molto delicati in cui è importante che sia tutelato il più possibile il legame madre-bambino. Quando tutto va bene, man mano il bambino prende coscienza della sua individualità e si stacca naturalmente dalla mamma, senza traumi.
Quando invece per qualche ragione c’è una rottura improvvisa e brusca del rapporto, rimane una ferita, un vuoto. Accade quello che nella pratica delle costellazioni famigliari si chiama movimento interrotto con la madre. Il dolore che nasce da questo evento può condizionare l’intera esistenza.
Il dolore che nasce da una separazione precoce e improvvisa dalla madre può condizionare l’intera esistenza
La rottura può essere dovuta a una separazione alla nascita, ad esempio per un problema di salute del neonato, della madre o di entrambi o per qualsiasi altra ragione.
Con il passare del tempo, spesso il bambino sviluppa nei confronti della madre una relazione di amore/odio in cui l’odio è l’emozione legata al senso di tradimento per l’abbandono subito.
L’adulto che questo bambino diventerà può essere consapevole del fatto che la madre abbia subito la separazione tanto quanto il bambino. Spesso però la consapevolezza dell’adulto non basta a guarire la ferita. Non è l’adulto che va guarito: è il bambino interiore.
La separazione da un gemello
Un’altra causa scatenante da prendere in considerazione quando si cercano le cause di un vuoto emotivo riguarda i gemelli. Alcuni studi relativamente recenti hanno rivelato che una percentuale importante di gravidanze inizia in forma gemellare o plurigemellare. Gli specialisti si stanno accorgendo, con l’aiuto degli strumenti per la diagnosi e l’analisi prenatale, che le gravidanze gemellari sono decisamente più frequenti di quello che si credeva nel recente passato. I dati a disposizione parlano di una variazione compresa tra il 10 % e il 70 % delle gravidanze, a seconda delle fonti.
Questo vuole dire che una persona può essere concepita insieme a un altro essere, con il quale inizia a svilupparsi. Per ragioni varie e così precoci da non poter essere nemmeno diagnosticate, l’evoluzione di un fratello gemello si ferma e nasce un solo bambino.
A volte questo aborto spontaneo parziale si manifesta nella gravida con delle perdite di sangue nelle prime settimane di gravidanza. Sintomo che spesso viene considerato una piccola (o grande) minaccia di aborto. Altre volte al momento del parto, quando l’ostetrica verifica l’integrità della placenta appena espulsa, nota una o due piccole calcificazioni: i resti dei fratelli non sviluppati. Generalmente non si dice nulla ai genitori.
Un gemello scomparso non è un dramma di per sé. Non c’è nessun colpevole da rintracciare, nessuna responsabilità da scoprire. Perché la Vita possa fluire e uno degli embrioni possa crescere e nascere, la Natura opera una selezione.
Informazioni taciute
Il problema è che l’informazione sul gemello mai nato, quando viene tenuta nascosta, può avere un’influenza molto grande sulla vita del sopravvissuto. Questo proprio perché l’evento della perdita intrauterina del fratello non è noto e non può essere elaborato.
Le informazioni taciute che impediscono di elaborare lutti e traumi possono pesare molto nella vita dell’individuo
Capita allora che il rapporto con il gemello mai nato lasci una sensazione di vuoto incolmabile che può durare una vita intera.
Alcuni cercano di colmare il vuoto affettivo che sentono costantemente attraverso il cibo, come spiego nel mio libro sul dimagrimento senza diete. Altri provano a combattere il vuoto affettivo con una nuova relazione. Anche a te è successo di cercare la reazione ideale in cui finalmente sentirti completo? Un solo unicum indivisibile? Questa ricerca è vana.
La ricerca dell’altra metà è destinata a fallire
Nessuno partner, amico o fratello può essere all’altezza di colmare il vuoto lasciato dall’interruzione del rapporto con il gemello quando eravamo in utero, o con la mamma quando eravamo neonati. Nessuna relazione può competere con quella inclusiva e fusionale tra madre ed embrione o tra gemelli intrauterini. Provare a colmare quel vuoto riempendolo con una nuova relazione significa restare spiazzati, amareggiati e delusi dal risultato.
Solo un lavoro su se stessi, che conduca alla radice della ferita, può consentirti di uscire dal dolore subito.
Come superare il vuoto affettivo
Hai capito che la causa del tuo malessere di fondo e della tua dipendenza dalle relazioni amorose vanno cercati nel vuoto affettivo causato da un problema con la mamma o con un gemello scomparso? Diventare realmente consapevole di quanto è successo e riconnetterti con la tua parte bambina che ha subito il trauma può aiutarti a trasformare il tuo vuoto emotivo, tanto ingombrante e indefinito. L’assenza di un gemello o della madre in un momento fondamentale dello sviluppo può trasformarsi in un grave trauma. Ma quando lo avrai compreso e accettato potrai finalmente goderti appieno tutte le tue relazioni, senza addossare a partner e amici responsabilità che non competono a loro.
La consapevolezza è il primo passo per guarire il bambino interiore
Il problema delle unità di misura
Quando c’è un trauma non risolto legato alla separazione della madre nel primo anno di vita o alla morte in utero di un gemello, l’unità di misura, che ci guida nelle relazioni e che inconsciamente abbiamo dentro di noi, è fuorviante… A guidarci cioè è l’equazione 1/2 + 1/2 = 1. Ma anche la mamma o il gemello sono altro da te: l’unità di misura corretta è 2 e non 1.
Cosa succede quando ci comportiamo cercando di soddisfare questa equazione errata? A livello generale esistono due casistiche.
Tendenza a isolarsi per proteggersi dal dolore
C’è chi cresce sviluppando la tendenza alla massima autonomia. Queste persone spesso vogliono controllare tutto. Subire la separazione o l’abbandono in un momento in cui erano tremendamente vulnerabili, ha provocato un dolore e ha lasciato una ferita tale che, inconsciamente, cercano di prevenire qualunque altro trauma di questo genere. Ecco perché questi individui provano a non avvicinarsi emotivamente a nessuno, fanno molta fatica a lasciarsi andare e ad aprirsi agli altri.
C’è chi rifiuta di aprirsi agli altri per proteggersi da eventuali nuovi traumi e ferite
Hai l’abitudine di tenere chi potrebbe piacerti a debita distanza? Non ti fidi né ti affidi completamente al partner per nessuna ragione? Sei “preparato” al fatto che le tue aspettative saranno sicuramente tradite?
Se nutri in te la convinzione che nessuno sarà mai realmente degno della tua fiducia potresti avere alle spalle un trauma legato a una separazione da tua madre in fase neonatale o da un gemello mai nato.
Dipendenza affettiva dal partner
Molti sviluppano la tendenza ad attaccarsi al partner e hanno bisogno di vivere con lui o con lei ogni momento della vita. Pur essendo una reazione antitetica rispetto a quella di chi non si avvicina a nessuno, la causa alla radice del problema è la stessa. Queste persone hanno paura di qualsiasi allontanamento, anche temporaneo. Se non sono con l’altro provano una sensazione di ansia molto intensa.
La separazione, infatti, richiama a livello inconscio quella dalla madre o dal gemello. Provi queste sensazioni? Vorresti cambiare il tuo partner in modo che risponda alle tue esigenze di simbiosi? O magari è l’altro che vorrebbe cambiare te per renderti meno dipendente? Sappi che cambiare l’altro è una missione impossibile e potenzialmente fonte di tanta frustrazione, delusione, rabbia e impotenza.
Il timore di allontanarsi dal partner anche per poco tempo può avere radici profonde
La soluzione: lavorare su te stesso
La mia proposta, in linea con altri consigli che trovi in questo blog, è quella di lavorare lì dove hai un grande potere, cioè su te stesso. La Biopsicogenealogia, le costellazioni famigliari, le Biocostellazioni, la Biokinesiologia sono tutti strumenti che possono aiutarti nella trasformazione e nella guarigione emotiva, che ti porterà a superare il trauma inconscio dell’abbandono. Come? Ognuno ha bisogno di un percorso personalizzato. Ma un buon punto di partenza per ognuno è la presa di coscienza dell’abbandono e la possibilità di abbracciare la propria parte bambina ancora traumatizzata, per comprenderla, accettarla e rassicurarla.
Ti invito a intraprendere questo percorso. Vedrai che sarà bellissimo ritrovare il valore della propria individualità per poi relazionarsi con gli altri in modo nuovo, sano, libero e appagante.