Imparare a ricevere aiuto, perché è importante

Imparare a ricevere aiuto, perché è importante

Imparare a ricevere aiuto e doni può cambiare la tua vita. Dare e ricevere sono due facce della stessa medaglia. Trascurare o evitare del tutto una o l’altra può creare squilibrio e disarmonia. Per quanto possa sembrare controintuitivo, a fare più fatica, quando si tratta di accettare di ricevere aiuto e doni, sono spesso le persone più generose.

Mi capita frequentemente di incontrare individui che si spendono molto per gli altri, pronti ad aiutare chiunque abbia bisogno. Di fatto, delle persone esperte nel dare.

Quando si tratta di accettare di ricevere aiuto e doni, sono spesso le persone più generose a fare fatica

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Dare senza accettare di ricevere

Quando si tratta di ricevere aiuto o anche doni, in queste persone possono emergere delle vere e proprie resistenze. I motivi espressi o inconsci per giustificare l’opposizione a ricevere sono diversi. Si tratta, se vogliamo generalizzare, di convinzioni che bloccano il flusso armonioso del dare e ricevere.

Tra il bisogno di aiuto e la sua ricezione si mettono di mezzo la paura di disturbare, quella di essere in debito, il rischio di essere poi costretti in qualche modo a sdebitarsi e così via.

Piacere di dare o spirito di sacrificio?

Se sei una persona esperta nel dare, immagino che tu conosca il piacere che provi quando doni il tuo tempo, la tua esperienza, la capacità di ascolto o anche degli oggetti o del denaro.

A meno che a spingerti verso questo comportamento di generosità non sia lo spirito di sacrificio. Se non riesci a dire no ed è per quello che aiuti gli altri, ti consiglio di leggere questo articolo. Donare per te è più un obbligo che un piacere? Se è così, ti perdi una bella fonte di felicità e benessere. Perché donare sia un atto piacevole, fatto col cuore, è importante che non abbia a che fare con obblighi vari. E la ragione non è filosofica ma pratica.

Un semplice ragionamento sull’atto del dono

Come mai dico che l’atto di donare o aiutare deve essere qualcosa che rimane lontano da qualsiasi obbligo? Adesso ti spiego. Quale è il tuo piatto preferito? Quando lo mangi, sicuramente provi un intenso piacere. Ora immagina di essere obbligato a mangiare questo piatto ogni giorno, perdendo la possibilità di scegliere quando e quanto mangiarne. Decido io. Scommetto che perderesti gran parte del piacere che provavi in passato a mangiare quel piatto, nonostante sia il tuo preferito. Per l’atto di dare, il meccanismo è lo stesso.

L’atto di dare se non è legato al piacere perde gran parte del suo potere benefico

La spontaneità è parte del piacere

Dare e ricevere è parte del potenziale umano ed è un atto naturale e spontaneo. Può esserci grande piacere nell’aiutare gratuitamente le persone, cioè senza aspettarsi nulla in cambio. Siamo esseri sociali, la condivisione è un aspetto importante che nutre il senso della nostra vita.

Quando una regola educativa, religiosa o culturale si intromette però, il piacere di aiutare si può trasformare nell’obbligo di aiutare. Questo condizionamento rischia di troncare il flusso armonioso insito nel dare e ricevere. Il piacere scompare sostituito dal dovere.

Se a guidarti è il dovere, indipendentemente dalla ragione che c’è sotto (educazione, dogmi religiosi o sociali) diventa difficile provare la vera gioia di dare e fare quello che serve all’altra persona. Il dovere oscura queste sensazioni spontanee. Quando non puoi ascoltarti e fai le cose come un automa è molto facile cadere nel vortice dell’obbligo, della fatica e del sacrificio.

Come animali sociali la condivisione è un aspetto importante che nutre il senso della nostra vita

Quando ti sacrifichi niente è gratis

Questo passaggio dal dono al sacrificio, ti conduce in un luogo in cui, quando dai qualcosa, ti aspetti qualcos’altro in cambio. Come minimo il sollievo o la soddisfazione della persona che hai aiutato, perché pensi che il tuo sforzo debba essere utile. Ma ti aspetti anche gratitudine. E credi che chi hai aiutato debba un domani fare altrettanto con te, se ne avrai bisogno, anche a costo di fare fatica e sacrificarsi.

Dov’è finita la leggerezza e la gioia di dare in modo spontaneo, senza aspettative, per il semplice piacere di aiutare?

Fai fatica a ricevere?

Ecco che si chiarisce la difficoltà a ricevere. Quando si cade nella spirale del dovere, il piacere di aiutare è perduto (momentaneamente, puoi sempre recuperarlo!). Di conseguenza non accetterai di essere aiutato o che ti venga regalato qualcosa, perché non vuoi sentirti in obbligo di ricambiare.

Per evitare di gravare sull’altro ed essere in debito, hai imparato a non chiedere aiuto e a fare tutto (o quasi) da solo? Isolarti, evitando le relazioni che offrono aiuto e doni, può portare a un aumento significativo della fatica che devi affrontare nella tua vita. D’altro canto, vivere le situazioni più difficili o faticose nell’isolamento è un fattore che provoca e aggrava l’insorgenza di malattie. Di conseguenza mettersi nelle condizioni di ricevere un aiuto sotto forma di un ascolto empatico per esempio è un atto preventivo importante in termini di salute.

Perché è importante imparare a ricevere?

Come ho già sottolineato dare e ricevere sono due facce della stessa medaglia. Se hai una grande capacità di dare ma sei impossibilitato a ricevere è come se tu fossi capace di inspirare ma non di espirare. Cosa che rende impossibile respirare. Questo blocco impedisce il fluire naturale degli scambi equilibrati che potresti avere con la tua comunità.

Dare e ricevere sono due facce della stessa medaglia

A lezione dalla formica

Un giorno stavo osservando una formica che stava trasportando una briciola grande il doppio delle sue dimensioni. Ammiravo la sua tenacia e mi sono detta: se sapessi dove vuole andare questa formica, prenderei lei e il suo carico e la porterei in un batter d’occhio dove le serve. Non avendo questa informazione fondamentale non sono intervenuta, per non rischiare di danneggiarla anziché aiutarla. Un pensiero che mi ha fatto riflettere… Mi sono chiesta: chi sa se c’è qualcuno con conoscenze e competenze molto diverse da me, che mi considera come io considero questa formica? Cioè un “Qualcuno” di gigante al mio confronto, che sono un piccolo niente nell’Universo. Forse ci sono Esseri disposti ad aiutarmi senza che ciò richieda nessuna fatica da parte loro. Potrei beneficiare di un miracolo, se guardiamo alla cosa nel sistema di riferimento umano. La formica ignora persino la mia esistenza, perché sono troppo grande per lei. Se ricevesse aiuto da me non capirebbe da dove proviene l’aiuto, ne vedrebbe solo il risultato. Lo stesso potrebbe accadere a me, a noi come esseri umani.

Da quando ho avuto questo pensiero mi sono allenata per chiarire bene cosa voglio e mi sono impegnata a condividere ad alta voce i miei desideri. Sia con i miei amici, che vedo e frequento, sia con potenziali presenze amiche che non vedo ma potrebbero esserci. Credo che non ci sia nessun rischio nel farlo, mentre i benefici sono potenzialmente immensi!

Aprirsi all’aiuto dell’Universo

Per approfondire ulteriormente questo tema voglio condividere con te la storia dell’uomo che vuole essere salvato da Dio.

Il fiume stava straripando e le acque stavano raggiungendo la casa di Jim. Erano arrivate al portico, dove lui si trovava. Un uomo in barca a remi si avvicinò e lo chiamò: “Salta dentro che ti porto in salvo”. Jim rispose: “No, il mio Dio mi salverà!” Salì poi di corsa fino al primo piano. Il fiume continuava a salire e raggiunse le finestre del primo piano. Un uomo in un motoscafo si avvicinò e lo chiamò: “Salta dentro che ti porto in salvo”. E Jim di rimando: “No, il mio Dio mi salverà!”

Poi Jim corse sul tetto. Ben presto il fiume lambì il tetto della casa. Jim era seduto sul bordo, con le acque che gli mulinavano attorno ai piedi. Vide un elicottero sorvolarlo e sentì la gente urlare attraverso il megafono: “Afferra la corda e issati, ti porteremo in salvo”. E Jim, di rimando: “No, il mio Dio mi salverà!” Il fiume continuò a salire e, infine, travolse tutta la casa. Jim annegò.

Un istante dopo, si rese conto di essere al cospetto di Dio. In collera, Jim gli chiese: “Ho riposto la mia fiducia in te. Perché mi hai abbandonato?” Dio sorrise e rispose: “Non ti ho mai abbandonato. Ho inviato una barca a remi, un motoscafo e un elicottero. Perché non ci sei salito sopra?”

La storia di Jim è un potente invito a riflettere. Quanto spesso, quando chiedi aiuto, ti aspetti di essere aiutato in un modo specifico, scelto da te, disprezzando altre fonti di aiuto a disposizione? L’Universo può aiutarti in molti modi, ma se non sei pronto a ricevere l’aiuto non vedrai neppure che c’è chi è lì per dartelo.

Ragioni profonde che impediscono di ricevere

Ora che hai letto la storia riflettiamo su cosa ti impedisce di ricevere? Forse nel tuo passato c’è una ferita. Le cause possono essere varie e in questo articolo te ne propongo 3, con l’obiettivo di aiutare la tua riflessione e il tuo percorso per conoscere te stesso. Partiamo da una ferita che può avvenire nella primissima infanzia.

Contrariamente a tanti animali, l’essere umano ci mette anni per guadagnare la sua autonomia. Il neonato umano è molto dipendente dagli adulti e da solo non ha nessuna possibilità di sopravvivere. Di solito il riferimento indispensabile è la madre, portatrice del nutrimento fisico ma anche affettivo.

Se in questo periodo di grande vulnerabilità la presenza indispensabile di questa persona di riferimento viene a mancare, il senso di smarrimento è enorme e le emozioni sconvolgenti.

Sopravvissuti a questo episodio, se la ferita rimane aperta, da adulti questi bambini potrebbero fare di tutto per non vivere di nuovo lo stesso dolore sconvolgente. Il bambino che ha vissuto questo trauma può sviluppare un’autonomia estrema che diventa uno scudo per non rischiare di vivere di nuovo quel senso di insicurezza e smarrimento drammatico.

Se la madre viene a mancare quando si è neonati può crearsi una ferita che porta a un’autonomia estrema

Se il dono si lega a un dramma

È facile che si creino degli ostacoli al normale flusso del dare e ricevere anche quando, nella propria esperienza personale o nella memoria genealogica, qualcuno ha accettato un dono e in seguito è avvenuto un grave trauma o qualcosa che è stato vissuto in modo drammatico. Si tratta di una reazione difensiva dell’organismo.

Pensiamo alle famose caramelle regalate ai bambini da sconosciuti squilibrati, per attirare i piccoli in situazioni pericolose. Oppure anche a chi ha ricevuto percosse in seguito a una richiesta di aiuto, o a coloro che per ricevere hanno dovuto pagare un prezzo molto alto. In tutti questi casi è difficile ricevere aiuto senza sentirsi in pericolo. Se ti riconosci in qualcuno di questi esempi, poter rielaborare questi traumi ti permetterà di ripristinare la gioia di ricevere in totale sicurezza. La Biokinesiologia può aiutarti a sbloccare questo potenziale.

Se pensi di non essere degno di ricevere aiuto

Ovviamente, per poter ricevere e godere di doni e aiuto efficace, serve sentire nel profondo di meritarli ed esserne degni. Allo stesso tempo c’è bisogno di umiltà, dovresti riconoscerti come una persona potenzialmente bisognosa. All’interno della nostra cultura, di solito, una persona che dà senza voler ricevere nulla in cambio viene percepita non solo come molto generosa, ma anche come un individuo capace di sacrificarsi (in silenzio).

Per ricevere aiuto bisogna sentirsi degni ma anche essere umili

Per spezzare questo binomio ti propongo di vedere le cose da una prospettiva divergente. Dare senza mai ricevere è un atto di prepotenza o di arroganza. Dietro può esserci questo pensiero (anche inconscio): io sono forte abbastanza per dare a chi ha bisogno ma non ho bisogno di nulla per me, ce la faccio da solo. Ti invito a considerare quanto, con questo ragionamento, svaluti gli altri che consideri come delle povere vittime, dei deboli. In questo “scambio” a senso unico, rischi di non riconoscere la dignità altrui, la grandezza e il potere di chi aiuti. Lo scambio e il dare e ricevere reciproco mettono ognuno allo stesso livello, in uno stato di rispetto empatico.

Test: scopri a che punto sei nel flusso dare/ricevere

Grazie agli anni di esperienza come terapeuta ho ideato una scala, che permette di capire a che punto si è nel flusso del ricevere e quanto si è liberi (o meno). Voglio condividerla con te perché tu possa valutare in autonomia a che punto sei.

  1. Non penso nemmeno che potrei aver bisogno di aiuto.
  2. Mi serve aiuto ma credo di dover fare da solo e non chiedo nulla.
  3. So che mi serve aiuto, non chiedo nulla e se mi viene proposto aiuto lo rifiuto.
  4. Mi serve aiuto, non oso chiedere e se mi viene proposto aiuto, lo accetto, cercando però di ripagare doppiamente quello che percepisco come un debito.
  5. Ho bisogno di aiuto, non oso chiedere ma se mi è proposto aiuto lo accetto, ringraziando semplicemente.
  6. Mi serve aiuto, oso chiederlo e se qualcuno si rende disponibile, ricevo volentieri. Quando nessuno si rende disponibile, invece, mi arrangio da solo.
  7. Necessito di un aiuto, oso chiedere e accetto volentieri la disponibilità di qualcuno. Se nessuno si rende disponibile insisto e prendo l’aiuto comunque che mi serve.
  8. Anche quando non mi serve aiuto, a volte lo chiedo lo stesso per il piacere di fare le cose insieme.

Qualunque sia il tuo posizionamento nella scala, puoi iniziare un processo di cambiamento in direzione dello scalino numero 8. La vita condivisa nel mutuo aiuto è più leggera e nutriente. Aiutandoci possiamo, per esempio, mettere in campo un insieme di misure e favorire i cambiamenti per mantenere e recuperare salute e benessere. Hai difficoltà ad accrescere la tua capacità di ricevere aiuto? Prendi il coraggio a due mani e almeno una volta supera l’ostacolo: chiedi aiuto per imparare a ricevere aiuto!