Come curare i tuoi pensieri e la tua vita grazie all’Amoros

Come curare i tuoi pensieri e la tua vita grazie all’Amoros

Curare i tuoi pensieri e la tua vita e contribuire alla costruzione di un mondo migliore è possibile. Come? Attraverso una pratica che ha a che fare con l’amore, ma in un modo diverso da come siamo abituati a concepirlo.
La parola greca amoros è stata maldestramente tradotta come amore. Il termine moros significa morte spirituale, in contrapposizione a thanatos, che definisce invece la morte fisica.
Nella mitologia greca, Moros è la personificazione del destino avverso e inevitabile, che porta ogni essere, mortale o meno, verso la sua fine prestabilita. La a come prefisso (o meglio l’α in greco) è chiamata privativa e ha significato di negazione.
A-moros significherebbe quindi il contrario di un destino avverso e inevitabile che porta alla morte spirituale, o in altre parole la “non morte spirituale”, la via per una vita spirituale rigogliosa.

A-moros è il contrario di un destino avverso e inevitabile

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Perché è utile capire il significato di Amoros?

Se c’è in te il desiderio di favorire un destino propizio e vitale e di vivere una vita spirituale rigogliosa, l’Amoros è una strada per ottenere questi obiettivi. Capire di cosa si tratta ti permette di agire secondo una condotta chiara e semplice e di comprendere come curare i tuoi pensieri e la tua vita.
Come possiamo, da esseri umani semplici quali siamo, favorire un destino propizio e vitale? Sappiamo intuitivamente che l’amore è uno strumento potente ed efficace per perseguire felicità e salute. Amare tutti però è molto impegnativo e oso dire impossibile per chiunque o quasi. Penso sia fattibile solo per pochi illuminati.
Come è possibile amare qualcuno che ci ha danneggiato? O peggio ancora che ha danneggiato volontariamente una persona cara, come un figlio, per esempio? D’altra parte, l’amore come lo conosciamo è un sentimento e sappiamo che “ai sentimenti non si comanda”.
C’è però una via per favorire un destino propizio e vitale accessibile a tutti: quella dell’Amoros.
L’Amoros non è un sentimento ma una pratica. E praticare l’Amoros vuole dire prima di tutto curare i tuoi pensieri.

L’Amoros non è un sentimento ma una pratica

Restituire importanza al pensiero

Credere che il pensiero abbia poca importanza è un errore comune che spesso ignoriamo. Prova invece a riflettere sul potere del pensiero. Guarda la gioia che riempie il tuo corpo quando pensi a una persona cara. Osserva come ti senti fisicamente quando ricevi una brutta notizia. Quando immagini il tuo piatto preferito, subito ti arriva l’acquolina in bocca.
Tutti questi esempi illustrano in modo facile e immediato il fatto che i pensieri influenzano il corpo e la salute. La disciplina chiamata PNEI (Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia) oggi lo sta dimostrando anche dal punto di vista scientifico.
In pratica, ogni pensiero influenza le tue emozioni, il tuo corpo e la tua biologia nel momento stesso in cui avviene: ha un forte potere sul presente.
Nell’articolo dedicato ai segreti della fase REM abbiamo parlato del fatto che ogni pensiero influenza anche il futuro. Ogni pensiero cioè crea un futuro potenziale. Curare i propri pensieri permette di creare futuri potenziali positivi, sbilanciati verso la gioia, la salute e l’appagamento.

Ogni pensiero ha una forte influenza sul presente e sul futuro

Pensieri positivi e Amoros

Jean-Pierre Garnier Malet, padre della teoria sullo Sdoppiamento del Tempo, riassume l’Amoros così: pensa di fare agli altri quello che vorresti che gli altri pensassero di fare a te.
Questo vuole dire che non basta affatto non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te, bisogna andare un passo oltre. Fare agli altri del bene o al meno non nuocere ma anche e soprattutto pensare di fare del bene.
L’attenzione va indirizzata sulla qualità dei nostri pensieri, non solo sulla qualità delle nostre azioni.
È importante però capire che i comportamenti e le azioni che nascono dall’Amoros non sono standardizzate. Curare i tuoi pensieri significa anche interiorizzare questo concetto: non ci sono azioni che possono essere giudicate giuste o sbagliate dall’esterno. Ognuno pratica l’Amoros nel rispetto dei propri valori, del proprio vissuto e del proprio carattere.

L’attenzione va indirizzata sulla qualità dei nostri pensieri, non solo sulla qualità delle nostre azioni

Cambiare modo di pensare è come avere un faro che ti guida

L’Amoros diventa una fonte di ispirazione alla quale riferirsi quando non sappiamo cosa fare. Di fronte a una persona con la quale abbiamo un grave conflitto, ad esempio, il semplice atto di praticare l’Amoros, annientando tutti i pensieri inappropriati sull’individuo con cui siamo in contrasto, ci permette di ottenere la cancellazione di qualsiasi futuro potenziale pericoloso.
L’emozione della paura è di per sé responsabile della creazione di molteplici futuri negativi per te e per gli altri. Evitare di nutrire la paura ti permette di annientare ogni futuro potenziale pericoloso.
Ognuno può riflettere liberamente su cosa non è in linea con l’Amoros secondo il suo punto di vista. Ma c’è una strategia che tutti possiamo applicare.

Evitare di nutrire la paura elimina alcuni futuri negativi

L’Amoros in pratica

Per iniziare fin da oggi a seguire la via dell’Amoros puoi prendere confidenza con una serie di abitudini. Primo passo: fai un elenco di tutto quello che non ti piace. Per esempio tanti non amano essere giudicati, insultati, disprezzati, ignorati, imbrogliati, manipolati, danneggiati eccetera.
Secondo passo: concentrati per evitare di fare queste cose agli altri ed evita anche di pensarle. È questo che intendo quando dico che è necessario curare i tuoi pensieri per seguire la via dell’Amoros.
Siamo abituati a frenare le nostre azioni, magari perché le riteniamo scorrette, ma non il nostro pensiero. Se invece eviterai di pensare di fare agli altri quello che non vorresti pensassero di fare a te eliminerai tanta tensione dal presente e cancellerai potenziali futuri negativi.

Scrivi su un foglio tutto quello che non ti piace ti venga fatto

Partire da se stessi

Quando sei te stesso o quando ti capita di commettere un errore, ti piacerebbe non essere giudicato? Su questa base cerca di non giudicare gli altri.
Se ti piace che la gente sia onesta e autentica con te, prova allora a portare la tua attenzione sul fatto di esserlo tu per primo con gli altri.
Quando una persona è malata, prova a curarla come ti piacerebbe essere curato a tua volta. Puoi anche chiedere a lei come desidera essere accudita e cercare di seguire le sue indicazioni. Perché magari è proprio quello che ti piacerebbe che gli altri pensassero di fare a te.
Anche nelle situazioni più drammatiche ed estreme puoi fare riferimento all’Amoros. Se non è possibile amare qualcuno che ha ucciso tuo figlio, puoi però pensare a questa persona nello stesso modo in cui vorresti che pensassero a te se tu avessi ucciso qualcuno. E agire di conseguenza. Può capitare. Pensa ad esempio a un incidente di macchina con esito mortale per alcune delle persone coinvolte.
Ognuno, in un caso come questo, avrà la sua risposta e la sua linea di condotta, basata sulle proprie convinzioni personali.

Anche nelle situazioni più drammatiche ed estreme puoi fare riferimento all’Amoros

Amoros non significa sacrificio

Il credo ama il prossimo come te stesso diventa applica l’Amoros al prossimo come lo faresti a te stesso. Praticare l’Amoros però non vuole dire sacrificarsi. Se ti piacerebbe che le persone agissero per il tuo massimo bene, allora agirai per il massimo bene delle altre persone, ma sempre nel rispetto di te stesso. Cercherai anche di pensare di fare a te stesso quello che vorresti che gli altri pensassero di fare a te. Quindi ti rispetterai, non ti giudicherai, non ti condannerai eccetera.
Quando si riesce a superare il comando culturale di sacrificarsi per gli altri, si scopre che rispettare se stessi è una forma di rispetto anche verso gli altri. Quale è la tua qualità di presenza quando ti rispetti e fai le cose con gioia? Scommetto che è notevolmente maggiore in confronto a quando accetti di fare qualcosa contro voglia.

Anche dire di no è una forma di rispetto

Se chiedo aiuto a una persona che non può darmi retta in questo momento, vorrei che quella persona avesse il coraggio di dirmi di no. Primo perché penso che, se questa persona non ha voglia di aiutarmi, allora non è l’individuo più adatto in questo preciso momento a darmi una mano. Secondo perché il suo rifiuto mi permette di cercare e trovare qualcuno più adatto. Un altro a cui non avevo pensato prima. Potrei addirittura scoprire risorse interiori di auto-aiuto che sarebbero rimaste inesplorate senza quel rifiuto.
Quando qualcuno fa qualcosa contro voglia, si sente facilmente arrabbiato verso se stesso per il fatto di non essere riuscito a rifiutare. Ma questo qualcuno proverà un po’ di rabbia, inevitabilmente, anche per la persona che sta aiutando. Tutto ciò crea tensione e futuri potenziali negativi.
Il sacrificio, inteso come grave privazione o rinuncia, volontaria o imposta, a beni e necessità elementari, materiali o morali non è propizio al massimo bene comune.
Quando invece ti sacrifichi per qualcosa che è sacro per te, mettendolo davanti a tutto il resto, lo fai con il cuore, senza doveri o costrizioni, di conseguenza non c’è rabbia o pericolo di creare futuri potenziali negativi. Curare i tuoi pensieri significa anche fare le cose soltanto se te la senti di farle.

Se ti sacrifichi con il cuore non rischi di creare futuri potenziali pieni di rabbia

Vivere nell’Amoros necessita allenamento

Come ogni nuova pratica, inizialmente l’Amoros può sembrare impossibile. Successivamente, con il tempo, diventa un’abitudine automatica che non richiede impegno o fatica. Ricordati quante difficoltà hai incontrato per imparare a guidare l’automobile. Oggi compi quegli stessi gesti senza neppure pensarci!
Ti consiglio di allenarti, almeno all’inizio, mettendo in pratica i principi dell’Amoros e il fatto di curare i tuoi pensieri all’interno di situazioni quotidiane, in cui c’è poco coinvolgimento emotivo, per poi applicarlo in tutti gli ambiti della tua vita. Potrai rapidamente raccogliere i benefici di questa pratica sulla qualità del tuo presente e del tuo futuro.
Nell’attesa di diventare un esperto dell’Amoros, ricordati che ogni sera e ogni notte hai l’opportunità di cancellare ogni futuro potenziale negativo con l’aiuto del tuo doppio.

Trasformare i conflitti per migliorare la qualità della vita

Trasformare i conflitti per migliorare la qualità della vita

I conflitti irrisolti portano a un continuo stato di tensione fisica e psicologica che può peggiorare la qualità della tua vita e minare pesantemente il tuo stato di salute. Si tratta di una situazione che vale per qualunque tipo di conflitto, dai più grandi ai più piccoli. Quindi non sto parlando solamente dei conflitti più gravi e generalizzati, come quelli che portano un popolo a ribellarsi contro un tiranno o uno Stato a combatterne un altro. Anche i conflitti di tutti i giorni sono potenzialmente dannosi.

 

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La buona notizia è che puoi imparare a risolverli partendo dallo stesso modus operandi, quello della trasformazione dei conflitti. Prima di scoprire come si trasformano e si superano i conflitti, però, è necessario comprendere come nascono.

All’origine dei conflitti

Perché nasce un conflitto? Per rispondere a questa domanda voglio attingere alle conoscenze del sociologo norvegese Johan Galtung, grande studioso della pace. Da più di 50 anni Galtung svolge l’attività di mediazione per la trasformazione dei conflitti sia in ambito domestico sia in quello internazionale. Nel momento in cui un bisogno essenziale dell’essere umano non viene rispettato o viene anche solo minacciato si genera un conflitto, che può portare alla violenza.

Quando si parla di violenza, non si intende solo la violenza fisica e intenzionale, tecnicamente definita violenza diretta. Si include anche la violenza indiretta, più subdola, soggetto di grande attenzione da parte di chiunque sia impegnato nella costruzione della pace.

Riassumendo, secondo Johan Galtung la violenza nasce da conflitti irrisolti mentre il conflitto a sua volta è generato dal fatto che qualcuno non rispetta o minaccia un nostro Bisogno Essenziale.

Il conflitto nasce dalla minaccia a un bisogno essenziale

Quali sono i Bisogni Essenziali dell’uomo

L’ampia esperienza di Galtung in ambito internazionale e non solo, gli ha permesso di scoprire e formalizzare quattro Bisogni Essenziali universali.

  1. Sopravvivenza. I bisogni connessi alla sopravvivenza sono indispensabili alla conservazione della vita: accesso a ossigeno, acqua potabile, cibo, a un riparo dalle intemperie, a una situazione di sicurezza per la propria integrità fisica, eccetera. Si parla quindi di quantità della vita. Questo bisogno è minacciato in modo evidente in caso di guerra, di siccità e di carestia, per esempio. Ma qualcuno potrebbe sentire la propria vita minacciata nel momento in cui perde il lavoro e il sostentamento economico. Oppure in caso di malattia.
  2. Benessere. Con il termine generico benessere si identifica lo stare bene a livello fisico, psicologico, emotivo e sociale. Il fatto di poter aspirare a una buona qualità della vita. Si raggiunge il benessere quando si hanno a disposizione buon cibo, aria pulita, relazioni sociali soddisfacenti, ci si realizza a livello personale e professionale, si rispettano i propri ritmi e così via.
  3. Identità. Anche il rispetto della propria identità etnica, di genere, culturale e sociale è un bisogno essenziale. Ciascuno di noi ha il diritto di vedere riconosciuta la propria individualità e originalità. Parliamo del diritto ad avere ed esprimere i propri valori e convinzioni. Si fa cioè riferimento alla dignità di ogni colore di pelle, di ogni convinzione religiosa, di ogni identità sessuale, di ogni aspirazione personale o professionale eccetera.
  4. Libertà. Il rispetto delle scelte individuali deve essere garantito per mantenere la pace. A patto che la libertà del singolo non impedisca quella di altri esseri umani. Parliamo di libertà di movimento, espressione, cura eccetera.

Dall’alternativa “o-o” all’integrazione “e-e”

La necessità che i Bisogni Essenziali dell’individuo siano rispettati motiva le richieste che ciascuno fa per vederli soddisfatti. Ignorare questi bisogni o calpestarli è alla base dei conflitti e dell’eventuale violenza che ne consegue.

Se i Bisogni Essenziali di tutte le persone all’interno di una relazione non sono rispettati il conflitto è inevitabile. E lo stesso vale per le relazioni tra due soli individui.

Quando nessuno interviene mettendo in campo gli strumenti utili alla trasformazione del conflitto, ci si trova in una situazione dove esistono solo due possibilità. O vinco io, o vinci tu. O sono io ad avere ragione e vincere oppure l’altro. Nella maggior parte dei casi, però, questo modello di (non) gestione dei conflitti non porta a nessuna conclusione.

Pensare che una delle parti debba per forza aver ragione non porta alla soluzione del conflitto

La gestione e trasformazione dei conflitti consente di transitare da un’alternativa in cui c’è opposizione (“o-o”) a un’altra in cui c’è integrazione (“e-e”).

I conflitti generano conflitti

Nei casi in cui c’è opposizione (“o-o”) il risultato è una “non soluzione”, che prevede un vincente e un perdente. Il primo apparentemente soddisfatto, il secondo frustrato.

L’antropologa belga Pat Patfoort, esperta di trasformazione di conflitti, ha individuato tre conseguenze che nascono da questo modello vincente/perdente.

  1. Escalation. Uno dei due gruppi o individui subisce una pressione e si difende attaccando, mentre l’altro viene spinto a difendersi e attaccare poi a sua volta. La difesa che ne consegue porta a un altro attacco/provocazione e così via. Ognuno accresce l’intensità del proprio attacco cercando di prendere il sopravvento sull’altro. Una modalità d’azione che provoca un aumento progressivo dell’intensità del conflitto. Il tutto può sbocciare nella violenza fisica diretta.
  2. Catena di violenze. Quando una delle due parti in lotta non riesce ad assumere (temporaneamente) una posizione di maggiore forza nei confronti dell’aggressore l’attenzione si rivolge altrove… Chi subisce l’abuso diventa a sua volta abusante nei confronti di un terzo. Ad esempio: lo Stato su un imprenditore, l’imprenditore su un dipendente, il dipendente su sua moglie, la moglie sul figlio, il figlio sul gatto. S’innesca appunto una catena e la violenza si propaga. Per riassumere, poiché una delle due parti in causa è decisamente troppo dominante (o Maggiore, come da definizione di Patfoort) il dominato (o minore) scarica la propria frustrazione sulla persona minore rispetto a sé.
  3. Interiorizzazione. Talvolta chi è in posizione di svantaggio è talmente soggiogato da non riuscire nemmeno ad attaccare un altro e a quel punto danneggia se stesso. Come? Tramite autosvalutazione, autolesionismo, suicidio eccetera.

In tutte queste situazioni vincente e perdente vivono sentimenti di rabbia, frustrazione, odio, colpa e cattiva coscienza. Se questi non vengono esternati e o incanalati adeguatamente, le persone coinvolte danneggiano sé o gli altri e la loro salute ne risente pesantemente.

Vincente e perdente vivono sentimenti di rabbia, frustrazione e odio

Qual è la soluzione?

Fortunatamente esistono più soluzioni che possono essere impiegate per la gestione di questi conflitti. Tutte partono dal modello dell’Equivalenza di Pat Patfoort. La relazione tra due soggetti A e B è sana quando ognuno riconosce l’altro come equivalente, cioè riconosce il valore dell’altro come pari. Nessuno di conseguenza ha bisogno di prendere il sopravvento sull’altro.

Per avviarsi verso la trasformazione del conflitto è importante non fermarsi alle richieste espresse in modo conscio delle parti in gioco. Un passaggio importante infatti è quello di indagare i Fondamenti alla base delle richieste. Perché ciascuno porta avanti quel determinato desiderio e volontà? Cosa pensa di ottenere di positivo soddisfacendo le proprie richieste?

Chi è coinvolto nel conflitto può così entrare in un processo che rivela le ragioni di entrambi, riconoscendole e rispettandole tanto quanto le proprie. Si procede poi per gradi, fino ad arrivare alla soluzione.

La relazione tra due soggetti è sana quando ognuno riconosce l’altro come equivalente

I conflitti nel quotidiano

Quando il soggetto A vuole qualcosa di apparentemente incompatibile con la volontà del soggetto B, ad esempio il primo vuole andare al mare, il secondo in montagna, si può creare tensione. La maggioranza delle persone è abituata a lottare perché vengano rispettati i propri desideri. Quando le cose stanno così è inevitabile che ci sia un vincente e un perdente. Uno dei due soddisferà la propria volontà mentre l’altro la dovrà sacrificare, rinunciando a far valere i propri bisogni.

Talvolta non c’è nessuna lotta: una delle persone in causa semplicemente si adegua immediatamente al desiderio dell’altro e, ad esempio, lo segue al mare.

Di fatto, però, una situazione come questa crea spesso, in chi ha ceduto, un senso di sacrificio più o meno rilevante. Sedimenta nella mente dei due interessati una specie di lista con debiti e crediti. Chi si è sottomesso pensa: “ok, per questa volta hai vinto, la prossima dovrai adeguarti tu alla mia volontà”.

Trasformare concretamente un conflitto

Abbinando l’esperienza di Galtung e Patfoort si integrano i Bisogni Essenziali, il concetto di Equivalenza e la conoscenza dei Fondamenti. Sfruttando questa integrazione possiamo creare una realtà in cui le persone collaborano per trovare un accordo, una soluzione win-win, grazie alla quale tutti vincono. I soggetti prima coinvolti nel conflitto si rilassano perché i loro Bisogni Essenziali vengono soddisfatti al 100 %. I Fondamenti dei loro desideri sono stati ascoltati e insieme si è cercata la migliore soluzione per rispettare tutte le parti in gioco.
Il percorso di trasformazione dei conflitti si articola in quattro passaggi. 

Il percorso di trasformazione dei conflitti si articola in quattro tappe 

Primo passaggio: Equivalenza

Mettiti nella condizione di considerare ogni persona coinvolta nella situazione di conflitto come Equivalente. Avete tutti uguale diritto di essere rispettati e felici. È legittimo per ognuno vedere soddisfatti i propri desideri e Bisogni Essenziali.

Questa tappa non è un’azione vera e propria ma uno stato d’essere fondamentale che condizionerà le tue azioni e permetterà di trasformare il conflitto con successo.

Tutti hanno lo stesso diritto di essere rispettati e felici

Secondo passaggio: conoscere se stessi

Prova a capire qual è il Bisogno Essenziale che non viene rispettato nella situazione che ti crea tensione. Perché provi, ad esempio, il desiderio di andare al mare? Cosa ti aspetti di ottenere dalla tua vacanza al mare? La ragione per cui vuoi qualcosa costituisce le Fondamenta del tuo desiderio.

Magari pensi che andando al mare il contatto con l’acqua e il sole ti rigenererà. Hai voglia di riposo dopo mesi di sovraffaticamento lavorativo. Solo così nutrirai davvero il tuo bisogno di benessere. L’idea della montagna non ti attira affatto, perché hai proprio necessità del contatto con l’acqua e di sdraiarti al sole.

Ascolta i tuoi desideri e quello che è importante per te

Terzo passaggio: comunicazione

Impegnati a comunicare i tuoi desideri alle altre persone coinvolte nel conflitto e spiega cosa è importante per te. È fondamentale conoscere te stesso e saper riconoscere i tuoi bisogni.

Poi, ascolta i desideri dell’altro e quello che è importante per l’altro. Cercando di comprendere insieme quali sono i Fondamenti del suo desiderio di andare in montagna. E quali sono i Bisogni Essenziali che l’altro pensa non vengano rispettati se rinuncerà a farlo.

L’altra persona, per esempio, immagina che la vacanza in montagna gli porterà tranquillità e pace. Vuole camminare nella Natura respirando aria pulita. Per contro immagina il mare e le spiagge affollate da turisti.

Ascolta i desideri dell’altro e quello che è importante per l’altro

Quarto passaggio: creatività

Collabora in modo creativo, empatico ed equo alla ricerca di una soluzione win-win. Una soluzione che rispetti i Fondamenti e i Bisogni Essenziali di ogni persona coinvolta nel conflitto.

Nell’esempio del mare o della montagna, una meta come la Sardegna, la Corsica o la Liguria potrebbe essere vincente, perché offre entrambi i paesaggi. Oppure potrebbe essere una soluzione scegliere di raggiungere spiagge incontaminate, includendo nella vacanza sia bagni sia passeggiate su un sentiero costiero. Si potrebbe anche optare per un viaggio in montagna, programmando soste e bagni al lago. E niente impedisce di valutare la prenotazione di qualche ora in una Spa, con l’obiettivo di rigenerarsi ulteriormente.

La soluzione è di tipo win-win quando ognuno si sente rispettato nei propri Bisogni Essenziali di sopravvivenza, benessere, identità e libertà e i Fondamenti all’origine della richiesta sono stati accolti e raggiunti al meglio.

Collabora in modo creativo, empatico ed equo alla ricerca di una soluzione win-win

Rispetto e gratitudine al posto di rabbia e frustrazione

Applicare queste conoscenze alla tua vita quotidiana è un contributo importante per la tua pace interiore ma anche per la pace nel mondo.

La trasformazione dei conflitti genera situazioni caratterizzate da rispetto reciproco, gratitudine e serenità. La relazione è dinamica e le persone prima coinvolte nel conflitto sperimentano una pace positiva, cioè una realtà in cui possono osare di essere se stesse. Possono così ambire a rispettarsi e farsi rispettare senza paura che nasca un conflitto. Perché sanno che se anche un conflitto dovesse nascere hanno comunque i mezzi per trasformare la situazione, sempre. Si garantisce così maggiore vitalità e auto-realizzazione per tutti.