Sprigionare il proprio potenziale di riuscita, consigli per professionisti
Sprigionare il proprio potenziale di riuscita è fondamentale anche per fare al meglio, e con soddisfazione, il proprio lavoro. Utilizzo di proposito la parola “riuscita” piuttosto che “successo”, perché questo termine racchiude un concetto importante: “uscire di nuovo”. Parole che, secondo me, significano anche una rinascita rispetto a se stessi, la possibilità di superare i propri limiti, fino a ieri sconosciuti. Il processo di riuscita è un movimento continuo, senza fine, di crescita nel rispetto di sé.
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Ogni persona, per esprimere appieno i propri talenti, dovrebbe sentirsi degna e legittima. Insegnando principi e strumenti ai professionisti della relazione di aiuto e del benessere, incontro spesso uomini e donne con anni di formazione alle spalle, che avrebbero tutta la legittimità di proporsi come esperti del settore. Eppure, alcuni di loro non osano farlo. Pensano che manchi sempre qualcosa: un altro corso di formazione, maggiore esperienza, il momento giusto e così via.
Si propongono, eventualmente, agli amici o ai familiari, ma guai a farsi pagare per l’impegno profuso, come se l’aiuto che sono in grado di offrire non avesse alcun valore.
È possibile superare questa impasse e arrivare a sprigionare il proprio potenziale di riuscita, con l’obiettivo di sentirsi degni e legittimati a ricevere il riconoscimento che si merita. Questo è anche uno dei temi che tratto nei miei seminari: se vuoi informazioni puoi contattarmi qui. Ora approfondiamo meglio l’argomento.
Il processo di riuscita è un movimento continuo, senza fine, di crescita nel rispetto di sé.
Porsi le domande giuste
Ai professionisti della relazione di aiuto e del benessere sottopongo una piccola indagine tramite queste domande, per capire come si pongono rispetto alle proprie competenze:
- sei capace di raccogliere i frutti del tuo lavoro? Cioè risultati, efficacia, retribuzione, gratitudine, riconoscimento,…
- sei capace di trasformare in benefici quello che ricevi? Parlo di insegnamenti ricevuti che dovrebbero arricchire la tua proposta e la tua prosperità, oppure di complimenti che possono nutrire il tuo senso di autostima. Ma anche di denaro, che ti dovrebbe permettere di vivere meglio.
- quanti diplomi o attestati pensi di dover ancora appendere alla tua parete per sentirti legittimato e degno di ricevere tutto il riconoscimento che meriti?
Per capire meglio questo tema e andare alla radice di una scarsa legittimazione voglio condividere il punto di vista della Biokinesiologia.
I tre potenziali biologici pilastri
La Biokinesiologia ci insegna che esistono tre potenziali biologici pilastri. Integrità, dignità e legittimità. Scoprire se uno di questi potenziali è bloccato in noi è molto importante. Anche solo uno di questi potenziali, se bloccato, ostacola l’accesso ad altri potenziali e crea una situazione di grandi talenti inespressi. Diventa allora difficile nel caso, per esempio, dei professionisti, esprimere il proprio potenziale di riuscita, trarre il meglio dal proprio lavoro e sentirsi pienamente gratificati.
Primo pilastro: l’integrità
Percepirsi come non integri significa sentire che al proprio essere manca qualcosa, qualcosa che spesso non è definito. Può essere una qualità o una competenza. Ci si può anche sentire a pezzi oppure feriti. L’integrità può essere persa su piani differenti, ad esempio quello fisico, sociale, emotivo, sessuale, intellettuale eccetera.
Proviamo a pensare: un animale ferito nel fisico non può procacciarsi il cibo, non può spostarsi, affrontare pericoli o predatori e neppure riprodursi.
Solo chi ha fiducia nel fatto di poter ripristinare la propria integrità si espone e osa liberamente andare nel mondo per fare nuove esperienze. Puoi prenderti il rischio di essere ferito (a qualunque livello: fisico, emotivo e così via) se hai fiducia che potrai guarire dalla ferita. Quando invece questo potenziale è bloccato, rischiamo di essere dominati da un movimento subdolo che ci spinge a stare sotto una campana di vetro. Il fluire spontaneo della vita risulta così intralciato.
Ti riconosci in questa descrizione e vuoi approfondire l’argomento? Leggi qui.
Secondo pilastro: la dignità
Sentirsi degni permette di sentirsi meritevoli. Quello che molti ignorano, però è che, contrariamente a quello che ci è stato spesso insegnato, non serve “fare, fare e continuare a fare” per essere realmente degni e meritevoli. La dignità è uno stato naturale: non richiede impegni particolari.
Se anche tu non ti senti degno, e questa sensazione riguarda in particolare il tuo lavoro, ti invito a riflettere su una cosa. Non devi essere impeccabile o perfetto per essere degno. Prova a riconoscere la dignità di quello che sai fare e anche di quello che non sai fare, con i tuoi pregi e difetti. La dignità delle tue opinioni e di quello che provi. Nella mia esperienza è una base fondamentale per sprigionare il tuo potenziale di riuscita.
Se la dignità è ferita
Quando la dignità di una persona è stata ferita e il suo potenziale di ripristinarla è bloccato, c’è come un freno che impedisce di vivere a pieno la propria vita. Chi è ferito nella dignità non si espone, non si valorizza e pensa di valere poco, anche sul lavoro. Se non ti senti degno sicuramente fai moltissima fatica, anche per ottenere molto poco.
Spesso, in questi casi, il passato genealogico delle persone bloccate in una sensazione ricorrente di scarsa dignità ci racconta che un antenato si è sentito indegno o è stato riconosciuto pubblicamente come indegno. Diventa importante mettere tutto nel contesto dell’epoca. Quello che oggi non è un problema poteva essere drammatico allora.
Parliamo ad esempio di donne rimaste incinta senza essere sposate, ragazze madri, a volte addirittura bandite dalla famiglia. Possono pesare anche le memorie di persone che si sono suicidate a cui è stato negato un funerale in chiesa. O persone che hanno subito un fallimento economico e il cui livello sociale è crollato. Queste memorie spesso piene di vergogna non vanno taciute ma viste e accolte. Riconoscere la dignità dell’esperienza, onorare il destino di questi antenati, permette di trasformare il blocco e sprigionare il proprio potenziale di riuscita.
Terzo pilastro: la legittimità
La legittimità è legata al diritto di esistere, di avere un posto nel mondo, di essere ciò che si è senza se e senza ma. Se il senso di legittimità è intatto, ci si sente in diritto di ricevere il meglio senza dubbi o preoccupazioni sul proprio valore. La carenza di legittimità, d’altro canto, si può manifestare in vario modo. Ad esempio con la convinzione di non avere diritto a ciò che gli altri hanno ricevuto semplicemente venendo al mondo. Essere amati, mangiare la fetta di torta più grande e non le briciole, avere un lavoro appagante, ottenere riconoscimenti nello sport, a scuola, in famiglia.
Non è detto che una carenza di legittimità coinvolga tutti gli ambiti della vita. C’è chi si sente legittimato dal punto di vista affettivo ma non sul lavoro, per esempio.
La carenza di legittimità come di dignità possono essere palesi oppure si rivelano a volte in piccoli particolari e ambiti della vita.
Come capire se la carenza di legittimità ci riguarda? Se ti senti a disagio quando ricevi dei complimenti, il tuo potrebbe essere un caso di carenza di legittimità. Così come se ti trovi spesso a essere l’amante e non il compagno o la compagna ufficiale. O ancora se fai fatica a farti pagare quando esegui un lavoro.
Chi non si sente legittimo pensa di disturbare. Parliamo di persone discrete che non si permettono di sognare in grande. Anche in questo caso, spesso, il senso di legittimità è bloccato da uno o più eventi accaduti nel passato. Parliamo ad esempio di bambini non riconosciuti o di antenati che hanno fatto cose fuori legge, o ancora di amori nascosti. Nella maggior parte dei casi sono memorie inconsce.
L’importanza di portare a galla i ricordi
Per sprigionare il proprio potenziale di riuscita è fondamentale portare a galla i ricordi e accogliere quanto accaduto. Il fatto che gli eventi negativi del passato siano stati nascosti rivela un’alta tensione emotiva dei membri di una famiglia. Più il livello di accettazione delle persone coinvolte in quella storia genealogica è basso, più rischiamo che ci siano potenziali biologici bloccati.
La mancanza di accettazione è come un macigno che pesa sui discendenti, la maggior parte delle volte in modo inconscio. Quando un evento o una persona sono stati in modo o nell’altro esclusi, si crea una tensione. Qualcuno dei discendenti avrà il compito di reintegrare l’escluso. Si tratta di un fenomeno che gli esperti di costellazioni familiari chiamano “irretimento” e che va sciolto per sbloccare il potenziale di riuscita e benessere degli individui di quella famiglia. Come dicevo nell’introduzione, infatti, questi tre potenziali di integrità, dignità e legittimità devono essere liberi per aver accesso a tutti gli altri. E le memorie personali e genealogiche anche inconsce giocano un ruolo essenziale in questo processo.
Potenziali pilastri e lavoro
Come puoi ricevere tutti i frutti del tuo lavoro se non ti senti degno e legittimo?
Quando ci sentiamo a pezzi, quando pensiamo che in noi manchi qualcosa e il potenziale dell’integrità è bloccato, costruire un futuro migliore diventa molto faticoso. Come puoi sentirti sicuro e colmo di abbondanza se ti senti un secchio bucato? Se sei un professionista ma non ti fidi di te stesso e non credi di essere legittimato nel tuo lavoro, difficilmente potrai attrarre l’attenzione e la stima di clienti e pazienti.
Lo stesso può valere nelle relazioni amorose o in tutti gli altri ambiti della vita. Ma torniamo al tema del lavoro, che è al centro di questo articolo. Se dentro di te ti senti un impostore non puoi ottenere il lavoro della tua vita e goderne. Non puoi esprimere appieno il tuo potenziale di riuscita.
Quando lavoro (da un punto di vista più biologico che psicologico), con una persona che soffre per il senso di inadeguatezza e il fatto di non sentirsi all’altezza, il mio primo obiettivo è quello di verificare che i tre potenziali biologici pilastri siano accessibili. Spesso non lo sono, come in molte persone che si vergognano di se stesse. Questa vergogna si manifesta in vari modi, come la timidezza oppure il perfezionismo. Se sono tranquilla e so di essere degna, amabile, stimabile come essere umano imperfetto, perché dovrei cercare la perfezione? Il risultato è spesso una carenza di riuscita e una scarsa soddisfazione. In tutti questi casi propongo di intraprendere un percorso per sbloccare i tre potenziali biologici pilastri e superare il senso di insicurezza e scarsità.
Una proposta per i professionisti
Come ho già sottolineato, un professionista per esprimere appieno il suo potenziale di riuscita deve sentirsi degno e legittimato. Sappiamo che le conoscenze sono sempre in movimento e in costante evoluzione, ma ogni professionista con esperienza dovrebbe avere in sé la convinzione di essere abbastanza nel qui e ora per realizzarsi all’interno della propria area di competenza.
Se invece non ti senti abbastanza e pensi sempre che ti manchi qualcosa per realizzarti dal punto di vista professionale, ti propongo di partecipare a un seminario intensivo di due giorni per liberare il tuo potenziale di riuscita, contattami.