Lug 23, 2021 | Conoscersi, Consigli pratici
Avere relazioni sane e appaganti in tutte le sfere della propria vita non è facile. Ma è un obiettivo possibile nel momento in cui si lavora per capire quali sono le reali responsabilità di ognuno all’interno di ciascuna relazione. Non sto parlando solo della relazione di coppia ma di qualsiasi tipologia di relazione a due.
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La sciarpa relazionale
Immagina ora la relazione come una sciarpa. Tu tieni un’estremità, l’altra persona coinvolta ha in mano l’altra. Di conseguenza, tu sei responsabile dell’estremità che puoi tenere, l’altro è responsabile della sua.
Questo modello della relazione come sciarpa vale per qualunque tipo di rapporto, anche quelli occasionali, ed è uno degli strumenti del Metodo ESPERE® di Jacques Salomé (per chi conosce il francese https://www.j-salome.com/espere).
La sciarpa relazionale è una metafora potente che permette di prendere coscienza della propria reale responsabilità nelle relazioni interpersonali e aiuta di conseguenza a occupare il proprio posto senza scappare né prevaricare sull’altro.
Quando viviamo una relazione, non la vediamo fisicamente, eppure c’è. È un legame invisibile agli occhi ma reale.
Ogni rapporto, inoltre, è diverso dagli altri. Abbiamo un certo tipo di relazione con il coniuge, un’altra con il figlio maggiore, un’altra ancora con un secondo figlio eccetera. Relazioni differenti con ciascuno degli amici, dei colleghi, dei genitori… Ogni rapporto è unico. Pur essendo invisibile la relazione è caratterizzata da qualità ben precise.
L’uso della sciarpa relazionale ti permette di rendere manifesto il legame tra te e l’altro. Ti consente di vedere che esiste, indipendentemente dalle persone che collega.
Puoi imparare a occupare il tuo posto nella relazione senza scappare né prevaricare sull’altro
I tre elementi della relazione
Forse anche tu sarai portato a pensare che nella relazione si è sempre in due. Invece in ogni relazione entrano in gioco tre elementi: tu, l’altro e la relazione stessa. Capire questa realtà è un primo passo importante per avere relazioni sane e appaganti.
Prova a fare questo esercizio. Scegli uno dei tuoi rapporti interpersonali e visualizza la sciarpa relazionale che lo rappresenta. Mettiti a una estremità della sciarpa e posiziona l’altro all’estremità opposta. Puoi immaginare la sciarpa nel dettaglio. È lunga oppure corta? Spessa o sottile? Può essere colorata, di un tessuto morbido o ruvido e così via. Prova ora a farti questa domanda: le qualità che vedi nella sciarpa sono quelle che tu pensi che abbia la tua relazione?
In ogni relazione entrano in gioco tre elementi: tu, l’altro e la relazione stessa
Come nutri la relazione?
Tu puoi visualizzare la sciarpa relazionale secondo le tue impressioni sul rapporto che hai con l’altro. Ma la sciarpa relazionale ha delle sue caratteristiche proprie, oggettive, che dipendono, in parte, da come nutri la relazione. Quali parole usi per rivolgerti all’altro? Come accogli le sue parole nei tuoi confronti? Con quale atteggiamento?
Il tuo comportamento, l’insieme di tutti quegli aspetti del rapporto dei quali sei oggettivamente responsabile, contribuisce a dare alla sciarpa un colore luminoso piuttosto che scuro, una consistenza morbida piuttosto che rigida e così via. La sciarpa può anche essere piena di nodi: sono tutte le incomprensioni accumulate tra te e l’altro.
Metà della responsabilità
Prova ora a visualizzare te stesso mentre custodisci tra le mani la tua estremità di questa sciarpa. Sei responsabile di ciò che dici, di quello che fai, di ciò che senti. Mentre l’altro è responsabile, allo stesso modo, delle sue parole, azioni e sentimenti. Ogni relazione è frutto per il 50% di quello che porti tu nel rapporto e per l’altro 50% di quello che porta l’altra persona.
Quando riesci a rimanere al tuo posto nel rapporto, occupandoti della tua estremità della sciarpa, puoi costruire e avere relazioni sane e appaganti. Prima di tutto perché la comunicazione è più fluida e più autentica. Parli di te all’altro, usando spesso il pronome io. Ma se invece ti metti all’estremità opposta della sciarpa relazionale, occupando indebitamente la posizione dell’altro, tutto si complica. E l’obiettivo di avere relazioni sane e appaganti diventa molto più difficile da raggiungere.
Ogni relazione è frutto per il 50% di quello che porti tu nel rapporto e per l’altro 50% di quello che porta l’altra persona
La relazione come canale
Ogni messaggio viaggia per raggiungere la persona a cui è indirizzato all’interno del rapporto. È questa relazione che la sciarpa rappresenta. Per dirlo con altre parole, ogni relazione è simile a un canale, un ponte sul quale passano dei messaggi, in entrambe le direzioni. Non basta, però, che un messaggio venga inviato, deve anche raggiungere il suo destinatario ed essere accettato perché venga ascoltato.
I messaggi possono dunque essere accolti o rifiutati, amplificati o dequalificati, confermati o ignorati dal loro destinatario.
La responsabilità di dare e ricevere
La sciarpa relazionale permette di essere più consapevoli del fatto che ognuno dei protagonisti all’interno dello scambio è impegnato in una doppia responsabilità.
Prima di tutto sei responsabile della natura positiva o negativa dei messaggi che invii. Come ti esprimi?
- Con commenti valorizzanti, amorevoli, che nutrono la fiducia nell’altro ed esprimono la tua stima e benevolenza? Ti impegni a ringraziare ed esprimere ad alta voce i benefici che senti di avere grazie alla relazione con l’altra persona?
- Oppure usi commenti deliberatamente offensivi, senza mezzi termini, usando metaforicamente l’altra persona come se fosse una discarica?
In secondo luogo, sei anche responsabile di come accogli i messaggi che arrivano dall’altra persona e di quello che poi decidi di farne.
Ogni volta che l’altro ti dice qualcosa che non ti piace o che ritieni essere una critica fai del male a te stesso o ti squalifichi? Prova a ragionare su questo concetto, che molti ignorano. È colui che riceve il messaggio a dare alla comunicazione un significato positivo o negativo.
Cosa accade quando l’altro ti fa un complimento? Sai riceverlo o lo denigri e lo lasci cadere? Saper accogliere parole rassicuranti e valorizzanti non è sempre scontato.
Queste responsabilità le hai tu ma ovviamente le ha anche l’altro. Ci tengo quindi a ribadire che non sei responsabile né di quanto l’altro mette nella relazione né del modo con cui riceve i tuoi messaggi. Quando invece pensi di essere responsabile delle azioni, delle emozioni e dei pensieri altrui, vuol dire che ti sei messo dal lato “sbagliato” della sciarpa, compromettendo la possibilità di avere relazioni sane e appaganti.
Non sei responsabile né di quanto l’altro mette nella relazione né del modo con cui riceve i tuoi messaggi
Dal lato sbagliato della sciarpa
Come puoi capire se stai facendo l’errore di occuparti dell’estremità sbagliata della sciarpa? Accade quando, ad esempio, credi di poter pensare al posto dell’altra persona e vuoi prendere decisioni che spettano a lei/lui. Puoi accorgertene perché, parlando con l’altro della relazione, usi spesso il pronome tu. Pronunci frasi del genere: “non sei mai in orario, per questo non andiamo d’accordo”; “non mi ascolti mai”; “dovresti comportarti diversamente”; “penso che tu debba stare più attento a me” eccetera. Quando ci comportiamo così, è come se lasciassimo andare la nostra estremità della sciarpa per lanciarci a strappare di mano all’altro la sua.
Si attiva quella che viene definita una modalità di relazione clacson. Invece di dire ciò che senti e che vuoi tu, non ascolti e non ti esprimi davvero. Non fai altro che ripetere “tu, tu, tu”. L’altra persona coinvolta nel rapporto può (giustamente) sentirsi soffocata, violata, trattata come un infante. Ti stai comportando con l’altro come se non fosse capace di gestire da solo la parte della relazione che gli compete!
Quando usi spesso il pronome tu stai attivando una modalità di relazione clacson
Un nuovo modo di vivere le relazioni
L’obiettivo della sciarpa è quello di aiutarti a cambiare le tue abitudini relazionali. Le parole non sono sempre sufficienti quando c’è bisogno di attuare una piccola o grande rivoluzione. Pensare: devo cambiare modo di comportarmi con l’altro può non essere un incentivo efficace. Visualizzare la situazione e darle una forma, invece, può aiutarti concretamente a cambiare atteggiamento per avere relazioni sane e appaganti. La visualizzazione è molto utile per guardare le cose con occhi nuovi e sensibilizzare se stessi e gli altri sull’argomento. Ma anche per mettere in pratica una comunicazione più responsabile.
Oltre a visualizzare le sciarpe delle tue relazioni, prova anche concretamente a prendere in mano una sciarpa, una corda, un foulard e osa: coinvolgi l’altro in questa metafora vivente. Fallo soprattutto se la relazione è intima e conflittuale, magari perché la comunicazione è difficile. Mettendoti fisicamente al tuo posto nella relazione, occupando l’estremità della sciarpa che ti compete, sarà più facile per te cambiare atteggiamento.
Prova concretamente a prendere in mano una sciarpa e coinvolgi l’altro nella metafora vivente della sciarpa relazionale
Una verità rassicurante
La sciarpa relazionale fa sentire meglio perché aiuta a preoccuparsi, o più precisamente a occuparsi, solo di quello che ci compete davvero. Avere relazioni sane e appaganti è possibile: hai il 50% del potere necessario a realizzare questo desiderio.
Quando l’altra persona sceglie di non impegnarsi nella stessa direzione, però, cercare di farlo al suo posto, facendosi carico del doppio delle responsabilità, è inutile e anche dannoso. Rischi di affaticarti nell’illusione di acquisire il 100 % della responsabilità. Meglio riconoscere il fatto che compensare non è possibile. Prendere le distanze dalle responsabilità altrui contribuirà al benessere di entrambi, perché eviterai di negare la presenza e l’importanza dell’altro.
Prendere le distanze dalle responsabilità altrui fa stare meglio
Il Dilemma dei ricci
Quando parlo di questo tema mi piace prendere in prestito il Dilemma dei ricci di Schopenhauer. È inverno e fa freddo: i ricci nella loro tana si avvicinano per tenersi al caldo. Ma se si avvicinano troppo rischiano di ferirsi. Di conseguenza, quando avvicinandosi si pungono, finiscono per allontanarsi di nuovo. Stando troppo lontani, però, il freddo torna ad assalirli.
Devono trovare la giusta distanza tra loro per evitare di farsi del male e allo stesso tempo stare sufficientemente al caldo. Ogni movimento di uno dei ricci necessita lo spostamento degli altri.
Anche le relazioni sono così: rapporti dinamici, sempre in movimento. Se abbiniamo questa metafora a quella della sciarpa relazionale, possiamo comprendere come ci siano delle relazioni che hanno bisogno di una sciarpa lunga e altre corta. La lunghezza, o meglio la distanza tra i soggetti della relazione, può anche variare in base ai momenti. Il mio consiglio è quello di provare a essere flessibili, per accogliere e dosare la giusta distanza in funzione del momento che ognuno sta vivendo.
Set 20, 2020 | Conoscersi
Costruire una relazione interpersonale è un’avventura, a volte molto difficile. Per partire con il piede giusto è importante mettersi al centro della propria vita e non cadere nel tranello della relazione clacson.
Oggi voglio raccontarti perché è importante conoscere te stesso per capire come comportarsi con gli altri. E in quale modo partire da te stesso ti aiuta a creare una relazione interpersonale stimolante, serena e vitale, favorendo una comunicazione sana.
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Gli strumenti che vorrei aiutarti a usare sono già in tuo possesso, solo che (molto probabilmente) non lo sai. Sì, perché i miei suggerimenti per costruire e coltivare una relazione interpersonale felice riguardano più il saper essere che il saper fare.
Voglio subito tranquillizzarti su un dubbio che potresti avere. Seguire questi consigli non ti farà perdere la tua autenticità. Al contrario, conoscere e mettere in atto certi meccanismi ti permetterà di essere ancora più autentico e presente, a te stesso e per l’altro. Ogni incontro diventerà così un’opportunità di crescita e valorizzazione del momento che stai vivendo.
Metti te stesso al centro della tua vita
Mettere te stesso al centro della tua vita è il primo passo da compiere per costruire relazioni di qualità. Non vuol dire certo diventare egocentrici, ma piuttosto prendere atto che ciascuno di noi è l’elemento centrale e indispensabile della propria esperienza di vita. In poche parole: se non ci sei tu, non c’è la tua vita.
Quando occupi il tuo posto, viene meno la tentazione di voler essere al centro della vita di un’altra persona e vivere le esperienze al posto suo. Specularmente, diventa più facile arginare qualcuno che pretende di essere al centro della tua vita e fare le esperienze al posto tuo.
Questo cambio di prospettiva, che ti mette di fronte all’esigenza di conoscere te stesso, permette di prevenire tanta confusione nella relazione interpersonale. Inoltre consente di creare i fondamenti per una relazione sana e felice.
Se non ci sei tu, non c’è la tua vita
Allenati quotidianamente alla relazione interpersonale
Il primo strumento per mettersi al centro della propria vita e delle proprie esperienze poggia sul linguaggio. Esprimiti in prima persona quando parli di te.
Può sembrare un suggerimento ovvio ma si rivela difficile da mettere in pratica. Soprattutto per chi è abituato a nascondersi dietro le opinioni altrui. Ti capita di parlare poco di te perché ti senti insicuro o temi di sembrare pretenzioso? Questo atteggiamento mette a rischio la possibilità di coltivare relazioni interpersonali serene. Perché ti rende più difficile conoscere te stesso e farti carico delle tue emozioni e sensazioni.
Ti capita di parlare poco di te perché ti senti insicuro o temi di sembrare pretenzioso?
L’egocentrismo non c’entra nulla. Non ti sto dicendo di metterti al centro del mondo, solo di metterti al centro della tua vita! Si tratta di affermare il diritto di esistere con un’individualità propria. In una società che si definisce liberale e democratica, dovrebbe essere scontato poter esaltare il proprio potenziale umano, unico e irripetibile. La realtà, purtroppo, è più complessa.
Non ti sto dicendo di metterti al centro del mondo, solo di metterti al centro della tua vita!
Molti di noi finiscono per sacrificare la propria individualità uniformandosi agli altri. Il risultato è una livella che ci appiattisce tutti verso il basso. Sono consapevole che ci vuole coraggio e una buona base di autostima per mettersi al centro della propria vita. Esprimere un’opinione personale o persino una sensazione o un’emozione è difficile. Ma è un passo fondamentale per vivere una vita appagante. Ti invito pertanto ad allenarti. Suggerisco di ascoltarti e ascoltare gli altri, facendo attenzione a questo dettaglio: quante persone intorno a te si esprimono utilizzando la prima persona per parlare di sé e delle loro opinioni? E tu? Qual è la tua abitudine?
Esercitiamoci insieme
Analizziamo tre affermazioni. In questo modo capirai meglio come parlare di te in prima persona, con l’obiettivo di favorire una comunicazione sana e costruire una relazione interpersonale felice. In ciascuna chi parla non si mette al centro della propria vita, nascondendosi dietro generalizzazioni o attribuendo pensieri ed emozioni all’altro.
1 – “Quando si è sorpresi, si ha la tendenza ad agitarsi e reagire d’impulso”
Commento – Non è vero per tutti. Tante persone reagiscono in un altro modo di fronte alla sorpresa. Si tratta di un’affermazione contestabile che non porta a uno scambio proficuo.
Consiglio – Assumiti la responsabilità delle tue emozioni e osa parlare direttamente della tua esperienza… Prova a dire così. “Quando sono sorpreso, ho la tendenza ad agitarmi e reagisco d’impulso”. Non essendo una generalizzazione che coinvolge altre persone, nessuno può contraddirti. L’affermazione non è più un’opinione ma una testimonianza che non dà adito a discussioni. Il tuo interlocutore potrebbe decidere di darti dei consigli e/o giudicare sbagliato il tuo modo di reagire, ma non potrà mai contestare quello che senti. È un passo importante per conoscere te stesso e affermare la tua individualità.
2 – “Non mi ami”
Commento – Quest’affermazione è sempre opinabile, perché parliamo dei sentimenti dell’altro. Nessuno può affermare con certezza di conoscere il mondo interiore di un’altra persona, perciò tutte le affermazioni che puoi fare sull’altro potrebbero facilmente essere messe in discussione. Una discussione che non porta da nessuna parte.
Consiglio – Tu d’altro canto sai perfettamente cosa stai vivendo. Perché conosci te stesso, o comunque hai tutti gli strumenti per farlo. Se parli di te favorisci una comunicazione sana ed efficace: esprimi ad alta voce cosa vivi e quello che senti. “Non mi sento amato(a) quando ti comporti così” è un’affermazione non opinabile che avvicina al vero nocciolo della questione.
3 – “Fa troppo caldo qui dentro”
Commento – In questo esempio, nuovamente, si esprime un giudizio assoluto. Dicendo una cosa del genere potresti essere in disaccordo con tutte le altre persone presenti nella stanza, semplicemente perché potrebbero avere una termoregolazione e una sensibilità al caldo differenti dalla tua.
Consiglio – Per prevenire ogni discussione è meglio dire “Ho troppo caldo qui dentro”, trasmettendo così una sensazione personale alla quale hai pienamente diritto. E probabilmente sarà più facile venire ascoltato. Gli altri potrebbero decidere di venirti incontro, magari aprendo una finestra, anche se non provano il caldo che senti tu. È il valore di una comunicazione sana: non solo ti aiuta a conoscere te stesso ogni giorno di più ma facilita anche la possibilità di essere ascoltato.
Il tranello della relazione clacson
Tu-tu-tu-tu-tu: il suono del clacson riflette perfettamente il problema alla base della relazione clacson. Un rapporto in cui uno dei protagonisti ha la tendenza a parlare sempre dell’altro, o più esattamente sull’altro. Ribadendo in continuazione cosa fa l’altro, cosa pensa l’altro, cosa sbaglia l’altro. Un atteggiamento che restituisce una forte sensazione di invasione. L’interlocutore si sente messo allo strette, come se l’altra persona gli stesse sempre addosso. Impossibile instaurare una comunicazione sana partendo da questi presupposti.
Ho scoperto e approfondito il concetto di relazione “clacson” grazie a Jaques Salomé, esponente francese della psicosociologia, tra i miei insegnanti nel campo della comunicazione.
Conoscere te stesso, porsi al centro della propria vita e usare il pronome personale io quando parli di te, ti farà perdere l’abitudine (che molti di noi hanno, chi più chi meno) di parlare sull’altro. Sarà più facile anche superare le incomprensioni nella coppia e uscire da pericolosi circoli viziosi che minano la relazione amorosa.
Esempi concreti
- “Sei sempre in ritardo”
- “Non pensi mai a quello che provano gli altri”
- “Critichi in continuazione senza nessuna empatia”
- “Non ti importa del benessere delle persone, conta solo il tuo mondo”
Nella relazione clacson ci si concentra completamente sull’altro senza pronunciare una sola parola sul proprio vissuto. Questo modo di esprimersi risulta offensivo per l’altro. Chi ci ascolta, sentendosi criticato, si metterà in posizione difensiva, chiudendosi in se stesso. Oppure cercherà di controbattere alzando la voce e attaccando a sua volta. Molto raramente una situazione di questo tipo è propizia a una relazione interpersonale felice e a una comunicazione sana. Perché lo scambio non è costruttivo.
Nella relazione clacson ci si concentra completamente sull’altro: chi ci ascolta, sentendosi criticato, si metterà in posizione difensiva
Da un dettaglio del quotidiano poco rilevante in sé, i protagonisti di una relazione clacson si possono trovare a tirar fuori tutto quello che hanno accumulato per anni in termini di frustrazioni, rabbia, delusioni. Ciò può essere talvolta liberatorio e portare guarigione, ma più spesso può comportare una rottura, anche violenta. All’estremo opposto, per non mettere benzina sul fuoco, i protagonisti della relazione potrebbero scegliere il silenzio. La relazione interpersonale diventa ancor più chiusa e pesante di prima, carica di tutto ciò che non è stato detto, che si accumula ogni giorno di più.
Il silenzio, agendo in modo più subdolo della rottura, porterà a un allontanamento emotivo delle due persone, rendendo progressivamente più difficile una comunicazione sana. E allontanando il traguardo di costruire una relazione interpersonale felice.
Rottura e silenzio sono in agguato nelle relazioni clacson. Entrambe portano all’allontanamento
Abbandona per sempre la relazione clacson
Scegliere di abbandonare il tranello della relazione clacson e assumersi la responsabilità delle proprie emozioni trasforma le affermazioni precedenti. Perché ci si mette al centro della propria vita. Ancora una volta si parte dall’assunto che è importante conoscere te stesso. Prova allora a dire così.
- “Non mi sento accolto/a e preso/a in considerazione”
- “Ho l’impressione di essere l’ultima ruota del carro”
- “Ogni volta che arrivi in ritardo non mi sento rispettato(a). È un’intolleranza mia molto marcata, lo so! Però ne rivendico il diritto”
- “Mi sento svalutato/a in continuazione”
- “Non mi sento per niente sostenuto/a”
- “Mi sento terribilmente solo/a in tua compagnia”
In questo caso, pur esprimendo delle verità impegnative, l’individuo è centrato su di sé e parla in prima persona. Di conseguenza la comunicazione non è aggressiva né invadente. Chi parla condivide quello che sente, le sue affermazioni non sono opinabili e aumenta la probabilità di favorire una comunicazione sana. L’altro potrebbe prendere atto di quanto affermato, rimanere scioccato perché non si era mai reso conto della situazione o potrebbe non essere realmente interessato. Ma è più difficile che si chiuda mettendosi sulla difensiva.
Assumerti la responsabilità del tuo vissuto è un passo importante verso la costruzione di una relazione interpersonale felice
Inizia subito!
La cosa più importante è assumersi la responsabilità del proprio vissuto e fare tutto quello che è in nostro potere per favorire una comunicazione sana. Metti in pratica questi consigli fin da oggi. Scoprirai quanto grande è il tuo potere: nel momento in cui ti impegni a conoscere te stesso sarà più facile creare una relazione interpersonale stimolante, serena e vitale, nel rispetto di te e dell’altro.