Dipendenza affettiva nella coppia: cosa puoi fare per evitarla

Dipendenza affettiva nella coppia: cosa puoi fare per evitarla

La dipendenza affettiva nella coppia è un problema diffuso, che comporta lo sviluppo di rapporti infelici e persino dannosi per l’uno o l’altro elemento della relazione, oppure più spesso per entrambi.

Di cosa si tratta? Quando parlo di dipendenza affettiva nella coppia mi riferisco a tutte quelle situazioni in cui uno dei due soggetti all’interno della relazione mette l’altro su un piedestallo, considerandolo come indispensabile alla propria felicità o sopravvivenza. Chi è dipendente, con la speranza di essere amato, arriva ad annullarsi, cancellando i propri bisogni e desideri, per dedicarsi completamente all’altro, senza che gli sia stato richiesto.

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Talvolta l’oggetto di queste attenzioni estreme non ne è consapevole (almeno inizialmente). Ed è anche possibile che chi è affetto da dipendenza decida di dedicarsi al soddisfacimento dei bisogni e dei desideri del compagno immaginando tutto nella propria testa, senza neppure la certezza di sapere quali siano le reali necessità del partner.

Chi è dipendente, con la speranza di essere amato, arriva ad annullarsi, cancellando i propri bisogni

Una dipendenza a tutti gli effetti

In psicologia e in psichiatria la dipendenza affettiva di coppia rientra nelle cosiddette Nuove Dipendenze. Un’etichetta che racchiude tutte quelle forme di dipendenza che non hanno a che fare con sostanze chimiche come farmaci, droga, alcol eccetera ma riguardano comportamenti o relazioni della vita quotidiana.

La dipendenza affettiva nella coppia può essere più o meno profonda e accentuata, diventando una vera e propria patologia che ti impedisce di vivere in salute e benessere e consuma la tua energia vitale.

Ma da cosa nasce la dipendenza affettiva nella coppia? Almeno in parte c’è lo zampino di un condizionamento che in tanti abbiamo subito fin da bambini e che ha a che fare con la nostra idea di amore romantico.

Capiamo insieme come si genera questa forma di dipendenza affettiva e quali sono gli strumenti in tuo possesso per scardinarla dalle basi.

Qual è la tua idea di amore romantico?

Il concetto di amore romantico, oggi largamente condiviso, nasce da favole e storie, presenti in moltissime culture, anche geograficamente distanti tra loro. Ovviamente queste storie esistono in numerose varianti che presentano nomi, personaggi e scenari diversi. Ma il nucleo narrativo centrale resta lo stesso.

A partire dallo scorso secolo, queste favole sono state riprese da colossi come Walt Disney e trasmesse sul grande schermo, rimanendo così impresse nelle menti di intere generazioni. Fin dalla più tenera età, quando siamo facilmente influenzabili.

Ti invito a riflettere: se ti chiedo di raccontarmi una storia d’amore la tua mente non corre subito a rievocare vicende di principi, principesse, lotte, sacrifici e salvataggi?

Il concetto di amore romantico, oggi largamente condiviso, nasce da favole e storie

L’inganno della relazione di coppia ideale

Cresciamo all’ombra di ideologie romantiche che finiscono per influenzare i nostri comportamenti e per dettare legge su quello che cerchiamo nell’altra persona. Proviamo a tradurre matematicamente questo concetto. Molti cercano la propria metà per sentirsi completi, quindi: 1/2 + 1/2 = 1. Ma questa “formula magica” che tanti hanno in testa può essere molto dannosa.

Anche tu sei alla ricerca (o lo sei stato) della persona che possa completarti? Pensi che sarai finalmente felice solo quando troverai quel qualcuno che ti capirà senza aver bisogno di parlare? Immagini che vi basterà guardarvi negli occhi per riconoscervi e vivere per sempre felici e contenti?

Queste aspettative idealistiche rischiano fortemente di compromettere qualunque relazione di coppia, anche quella con le migliori premesse. C’è un’altra insidia connessa all’ideale romantico da favola (come a quello hollywoodiano): il rischio di sviluppare una dipendenza.

Le aspettative idealistiche rischiano fortemente di compromettere qualunque relazione di coppia

Non puoi che essere dipendente dalla tua metà

Se parti con il presupposto che stai cercando nell’altro la tua metà, il solo individuo sulla Terra che potrà renderti felice e appagato, sarebbe quasi assurdo non pensare che da questa persona tu sarai dipendente. Ogni mossa dell’altro non potrà che influenzare il tuo benessere e il tuo equilibrio. La dipendenza è insita nel fatto stesso di pensare “lui (o lei) mi completa”.

Pensiamo a questo semplice fatto: se il tuo emicorpo destro non sta bene anche il sinistro rischia di soffrire molto! Quando vivi una relazione di coppia fondata su questo paradigma, senti per forza di cose un bisogno esagerato dell’altro. Ti è difficile fare qualunque cosa da solo, senza lui o lei. In modo più o meno conscio chiedi di fare tutto insieme e pensi sia importante avere gli stessi gusti, desideri, opinioni. Andando in questa direzione, può diventare facile negare la propria personalità e cancellare i propri gusti e desideri.

Così facendo però la nostra espressione di prima si trasforma in: 0 + 1/2 = 1/2 e la relazione di conseguenza ne soffre, perché si impoverisce.

Questa evoluzione della relazione fa crescere l’insicurezza e la dipendenza, portandoti a fare di tutto per compiacere l’altro, mosso dalla paura dell’abbandono. Potresti anche provare una gelosia estrema.

Sentire un bisogno esagerato dell’altro fa crescere l’insicurezza e può portare a essere estremamente gelosi

Un nuovo paradigma

Per evitare di cadere nello schema della dipendenza affettiva nella coppia può bastare (almeno in prospettiva) un semplice cambio di paradigma. Non dico che sia facile farlo, ma è alla portata di tutti.

Trasforma il tuo obiettivo da ½ + ½ = 1 a 1+1= 3 e immagina questo 3, che rappresenta la relazione, come un numero che può crescere all’infinito.

Ora ti invito a riflettere in modo nuovo. Tu sei tu, l’altro è se stesso, la relazione è un terzo elemento che non si identifica con nessuno dei due. È qualcosa che voi costruite insieme e di cui siete responsabili al 50%.Anche per questo sacrificarti per il benessere dell’altro e per soddisfare i suoi desideri rischiando di indebolire il tuo 1, non porta a niente di buono. Perché significa smettere di occuparti di te e sottrarti alla tua giusta dose di responsabilità nella relazione. Per aiutarti a cambiare   tieni a mente che “siete in tre nella relazione di coppia: tu, l’altro e la relazione” e ogni elemento ha la sua importanza.

Tu sei tu, l’altro è se stesso, la relazione è un terzo elemento che non si identifica con nessuno dei due

Il primo passo per una relazione felice: rinforzare il tuo 1

Per avere una relazione appagante è importante che tu riconosca il tuo valore e stia bene con te stesso. Se hai una comunicazione efficace con il tuo io e conosci i tuoi reali bisogni, se sai prenderti cura di te stesso e sai ascoltarti, allora ti sarà decisamente più facile avere relazioni interpersonali felici.

Ovviamente è importante anche saper comunicare con gli altri e avere ben chiaro in mente cos’è una relazione, qual è la posta in gioco e soprattutto quali sono il tuo posto e il tuo ruolo nel rapporto.

Partendo da questi presupposti, la relazione con il partner non sarà più in balia del caso e le chance di costruire un rapporto che funzioni aumentano notevolmente. Ti invito anche a leggere il mio articolo Come avere relazioni sane e appaganti per trovare nuovi strumenti che ti guidino in questa direzione. Grazie alle informazioni giuste potrai trasformare la tua relazione di coppia in un bel giardino accogliente: un posto dove è piacevole stare, anche tutta la vita.

Grazie alle informazioni giuste potrai trasformare la tua relazione di coppia in un bel giardino accogliente

Una strategia che fa bene a tutti

Partendo dal nuovo paradigma 1+1 = 3, la strategia per costruire una relazione appagante è lontana anni luce dall’immaginario delle favole, in cui per “vivere felici e contenti” esiste un unico essere, la nostra metà. Quando ognuno si impegna a essere la migliore versione di se stesso, la relazione può crescere all’infinito. L’obiettivo non è sentirsi finalmente completi in due: tu sei già completo.

L’obiettivo è nutrire le proprie relazioni (tutte, non solo quella di coppia) perché siano soddisfacenti per te e per gli altri. Se ti prendi la responsabilità di esprimere il tuo potenziale, fare quello che ti piace, seguire le tue passioni e dare voce ai tuoi talenti, tutte le relazioni in cui sei impegnato non possono che beneficiarne. Così il tuo senso di completezza crescerà. Potrai condividere alcuni momenti e aspetti della tua vita con il partner e altri no. Non c’è niente di male in questo: si chiama autonomia.

Puoi impegnarti a essere la migliore versione di te stesso per coltivare una relazione sana e appagante

Chi è il tuo partner?

Lo schema delle favole e del “vissero felici e contenti” lega la buona riuscita della coppia a ideali irraggiungibili e schemi comportamentali di dipendenza. Di solito, nelle favole, non si sa nulla del quotidiano della coppia, una volta che i protagonisti si sono felicemente sposati.

Lo schema delle favole lega la buona riuscita della coppia a schemi comportamentali di dipendenza

In una relazione di coppia libera da dipendenza e condizionamenti l’altro non è più la tua metà ma l’individuo con cui condividere l’avventura della Vita. Puoi fare tranquillamente le cose che ti piacciono senza per questo sentirti in colpa o pensare che stai privando l’altro di qualcosa. Non serve annullarti o chiedere all’altro di sacrificarsi per te. Comprendi così che l’espressione piena di ognuno arricchisce la relazione, facendo crescere il 3.

Il rapporto potrà modificarsi e cambiare senza che tu ne sia terrorizzato perché è quello che fanno le relazioni, ogni giorno. Guardando alle relazioni in questo modo, sarà difficile sviluppare dipendenza affettiva nella coppia, perché non c’è più motivo per essere dipendenti dall’altro.

La qualità della relazione non dipende dai sentimenti

Vorrei anche sottolineare che la qualità della relazione non rispecchia l’intensità o la bellezza dei sentimenti provati. Magari vivi una relazione di coppia conflittuale e pensi che questo accada perché l’altro non tiene a te o perché tu non lo ami abbastanza.

La qualità della relazione non rispecchia l’intensità o la bellezza dei sentimenti provati

Nel mio lavoro di terapeuta incontro tante coppie che si amano ma vivono relazioni conflittuali. Il fatto che ci sia tanto amore non è sufficiente per creare una relazione sana e appagante. La qualità della relazione dipende molto dalla qualità della comunicazione. Quando si è intimi con qualcuno è facile mettere il proverbiale dito nella piaga e ferirsi, anche senza volerlo.

Fortunatamente, se è vero che ai sentimenti non si comanda, è altrettanto vero che puoi migliorare le tue abilità comunicative e intraprendere un percorso per costruire una relazione sana e appagante. Imparando qual è il tuo ruolo nella relazione e come viverlo, ogni tuo rapporto con gli altri potrà beneficiarne.

Amore, libertà e gratitudine

Se scegli di sperimentare il paradigma 1+1 = 3, potrai tenerti alla larga dalla dipendenza affettiva nella coppia e da quella ricerca dell’altra metà che provoca frustrazione, senso di insicurezza, infelicità e ansia.

La tua relazione di coppia diventerà sana e appagante e sarà basata sul desiderio e il piacere di condividere. La vita porta con sé eventi di vario genere: alcuni felici e altri dolorosi. Ogni partner potrà vivere liberamente i suoi alti e bassi, rassicurato dal fatto che l’equilibrio e il benessere dell’altro non saranno per forza messi a repentaglio.

Oltre all’amore che proverai per il tuo partner, potrai vivere la gratitudine per l’opportunità che hai di stare con l’altro, godendoti la tua autonomia affettiva.

Come avere relazioni sane e appaganti con tutti

Come avere relazioni sane e appaganti con tutti

Avere relazioni sane e appaganti in tutte le sfere della propria vita non è facile. Ma è un obiettivo possibile nel momento in cui si lavora per capire quali sono le reali responsabilità di ognuno all’interno di ciascuna relazione. Non sto parlando solo della relazione di coppia ma di qualsiasi tipologia di relazione a due.

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La sciarpa relazionale

Immagina ora la relazione come una sciarpa. Tu tieni un’estremità, l’altra persona coinvolta ha in mano l’altra. Di conseguenza, tu sei responsabile dell’estremità che puoi tenere, l’altro è responsabile della sua.

Questo modello della relazione come sciarpa vale per qualunque tipo di rapporto, anche quelli occasionali, ed è uno degli strumenti del Metodo ESPERE® di Jacques Salomé (per chi conosce il francese https://www.j-salome.com/espere).

La sciarpa relazionale è una metafora potente che permette di prendere coscienza della propria reale responsabilità nelle relazioni interpersonali e aiuta di conseguenza a occupare il proprio posto senza scappare né prevaricare sull’altro.

Quando viviamo una relazione, non la vediamo fisicamente, eppure c’è. È un legame invisibile agli occhi ma reale.

Ogni rapporto, inoltre, è diverso dagli altri. Abbiamo un certo tipo di relazione con il coniuge, un’altra con il figlio maggiore, un’altra ancora con un secondo figlio eccetera. Relazioni differenti con ciascuno degli amici, dei colleghi, dei genitori… Ogni rapporto è unico. Pur essendo invisibile la relazione è caratterizzata da qualità ben precise.

L’uso della sciarpa relazionale ti permette di rendere manifesto il legame tra te e l’altro. Ti consente di vedere che esiste, indipendentemente dalle persone che collega.

Puoi imparare a occupare il tuo posto nella relazione senza scappare né prevaricare sull’altro

I tre elementi della relazione

Forse anche tu sarai portato a pensare che nella relazione si è sempre in due. Invece in ogni relazione entrano in gioco tre elementi: tu, l’altro e la relazione stessa. Capire questa realtà è un primo passo importante per avere relazioni sane e appaganti.

Prova a fare questo esercizio. Scegli uno dei tuoi rapporti interpersonali e visualizza la sciarpa relazionale che lo rappresenta. Mettiti a una estremità della sciarpa e posiziona l’altro all’estremità opposta. Puoi immaginare la sciarpa nel dettaglio. È lunga oppure corta? Spessa o sottile? Può essere colorata, di un tessuto morbido o ruvido e così via. Prova ora a farti questa domanda: le qualità che vedi nella sciarpa sono quelle che tu pensi che abbia la tua relazione?

In ogni relazione entrano in gioco tre elementi: tu, l’altro e la relazione stessa

Come nutri la relazione?

Tu puoi visualizzare la sciarpa relazionale secondo le tue impressioni sul rapporto che hai con l’altro. Ma la sciarpa relazionale ha delle sue caratteristiche proprie, oggettive, che dipendono, in parte, da come nutri la relazione. Quali parole usi per rivolgerti all’altro? Come accogli le sue parole nei tuoi confronti? Con quale atteggiamento?

Il tuo comportamento, l’insieme di tutti quegli aspetti del rapporto dei quali sei oggettivamente responsabile, contribuisce a dare alla sciarpa un colore luminoso piuttosto che scuro, una consistenza morbida piuttosto che rigida e così via. La sciarpa può anche essere piena di nodi: sono tutte le incomprensioni accumulate tra te e l’altro.

Metà della responsabilità

Prova ora a visualizzare te stesso mentre custodisci tra le mani la tua estremità di questa sciarpa. Sei responsabile di ciò che dici, di quello che fai, di ciò che senti. Mentre l’altro è responsabile, allo stesso modo, delle sue parole, azioni e sentimenti. Ogni relazione è frutto per il 50% di quello che porti tu nel rapporto e per l’altro 50% di quello che porta l’altra persona.

Quando riesci a rimanere al tuo posto nel rapporto, occupandoti della tua estremità della sciarpa, puoi costruire e avere relazioni sane e appaganti. Prima di tutto perché la comunicazione è più fluida e più autentica. Parli di te all’altro, usando spesso il pronome io. Ma se invece ti metti all’estremità opposta della sciarpa relazionale, occupando indebitamente la posizione dell’altro, tutto si complica. E l’obiettivo di avere relazioni sane e appaganti diventa molto più difficile da raggiungere.

Ogni relazione è frutto per il 50% di quello che porti tu nel rapporto e per l’altro 50% di quello che porta l’altra persona

La relazione come canale

Ogni messaggio viaggia per raggiungere la persona a cui è indirizzato all’interno del rapporto. È questa relazione che la sciarpa rappresenta. Per dirlo con altre parole, ogni relazione è simile a un canale, un ponte sul quale passano dei messaggi, in entrambe le direzioni. Non basta, però, che un messaggio venga inviato, deve anche raggiungere il suo destinatario ed essere accettato perché venga ascoltato.

I messaggi possono dunque essere accolti o rifiutati, amplificati o dequalificati, confermati o ignorati dal loro destinatario.

La responsabilità di dare e ricevere

La sciarpa relazionale permette di essere più consapevoli del fatto che ognuno dei protagonisti all’interno dello scambio è impegnato in una doppia responsabilità.

Prima di tutto sei responsabile della natura positiva o negativa dei messaggi che invii. Come ti esprimi?

  • Con commenti valorizzanti, amorevoli, che nutrono la fiducia nell’altro ed esprimono la tua stima e benevolenza? Ti impegni a ringraziare ed esprimere ad alta voce i benefici che senti di avere grazie alla relazione con l’altra persona?
  • Oppure usi commenti deliberatamente offensivi, senza mezzi termini, usando metaforicamente l’altra persona come se fosse una discarica?

In secondo luogo, sei anche responsabile di come accogli i messaggi che arrivano dall’altra persona e di quello che poi decidi di farne.

Ogni volta che l’altro ti dice qualcosa che non ti piace o che ritieni essere una critica fai del male a te stesso o ti squalifichi? Prova a ragionare su questo concetto, che molti ignorano. È colui che riceve il messaggio a dare alla comunicazione un significato positivo o negativo.

Cosa accade quando l’altro ti fa un complimento? Sai riceverlo o lo denigri e lo lasci cadere? Saper accogliere parole rassicuranti e valorizzanti non è sempre scontato.

Queste responsabilità le hai tu ma ovviamente le ha anche l’altro. Ci tengo quindi a ribadire che non sei responsabile né di quanto l’altro mette nella relazione né del modo con cui riceve i tuoi messaggi. Quando invece pensi di essere responsabile delle azioni, delle emozioni e dei pensieri altrui, vuol dire che ti sei messo dal lato “sbagliato” della sciarpa, compromettendo la possibilità di avere relazioni sane e appaganti.

Non sei responsabile né di quanto l’altro mette nella relazione né del modo con cui riceve i tuoi messaggi

Dal lato sbagliato della sciarpa

Come puoi capire se stai facendo l’errore di occuparti dell’estremità sbagliata della sciarpa? Accade quando, ad esempio, credi di poter pensare al posto dell’altra persona e vuoi prendere decisioni che spettano a lei/lui. Puoi accorgertene perché, parlando con l’altro della relazione, usi spesso il pronome tu. Pronunci frasi del genere: “non sei mai in orario, per questo non andiamo d’accordo”; “non mi ascolti mai”; “dovresti comportarti diversamente”; “penso che tu debba stare più attento a me” eccetera. Quando ci comportiamo così, è come se lasciassimo andare la nostra estremità della sciarpa per lanciarci a strappare di mano all’altro la sua.

Si attiva quella che viene definita una modalità di relazione clacson. Invece di dire ciò che senti e che vuoi tu, non ascolti e non ti esprimi davvero. Non fai altro che ripetere “tu, tu, tu”. L’altra persona coinvolta nel rapporto può (giustamente) sentirsi soffocata, violata, trattata come un infante. Ti stai comportando con l’altro come se non fosse capace di gestire da solo la parte della relazione che gli compete!

Quando usi spesso il pronome tu stai attivando una modalità di relazione clacson

Un nuovo modo di vivere le relazioni

L’obiettivo della sciarpa è quello di aiutarti a cambiare le tue abitudini relazionali. Le parole non sono sempre sufficienti quando c’è bisogno di attuare una piccola o grande rivoluzione. Pensare: devo cambiare modo di comportarmi con l’altro può non essere un incentivo efficace. Visualizzare la situazione e darle una forma, invece, può aiutarti concretamente a cambiare atteggiamento per avere relazioni sane e appaganti. La visualizzazione è molto utile per guardare le cose con occhi nuovi e sensibilizzare se stessi e gli altri sull’argomento. Ma anche per mettere in pratica una comunicazione più responsabile.

Oltre a visualizzare le sciarpe delle tue relazioni, prova anche concretamente a prendere in mano una sciarpa, una corda, un foulard e osa: coinvolgi l’altro in questa metafora vivente. Fallo soprattutto se la relazione è intima e conflittuale, magari perché la comunicazione è difficile. Mettendoti fisicamente al tuo posto nella relazione, occupando l’estremità della sciarpa che ti compete, sarà più facile per te cambiare atteggiamento.

Prova concretamente a prendere in mano una sciarpa e coinvolgi l’altro nella metafora vivente della sciarpa relazionale

Una verità rassicurante

La sciarpa relazionale fa sentire meglio perché aiuta a preoccuparsi, o più precisamente a occuparsi, solo di quello che ci compete davvero. Avere relazioni sane e appaganti è possibile: hai il 50% del potere necessario a realizzare questo desiderio.

Quando l’altra persona sceglie di non impegnarsi nella stessa direzione, però, cercare di farlo al suo posto, facendosi carico del doppio delle responsabilità, è inutile e anche dannoso. Rischi di affaticarti nell’illusione di acquisire il 100 % della responsabilità. Meglio riconoscere il fatto che compensare non è possibile. Prendere le distanze dalle responsabilità altrui contribuirà al benessere di entrambi, perché eviterai di negare la presenza e l’importanza dell’altro.

Prendere le distanze dalle responsabilità altrui fa stare meglio

Il Dilemma dei ricci

Quando parlo di questo tema mi piace prendere in prestito il Dilemma dei ricci di Schopenhauer. È inverno e fa freddo: i ricci nella loro tana si avvicinano per tenersi al caldo. Ma se si avvicinano troppo rischiano di ferirsi. Di conseguenza, quando avvicinandosi si pungono, finiscono per allontanarsi di nuovo. Stando troppo lontani, però, il freddo torna ad assalirli.

Devono trovare la giusta distanza tra loro per evitare di farsi del male e allo stesso tempo stare sufficientemente al caldo. Ogni movimento di uno dei ricci necessita lo spostamento degli altri.

Anche le relazioni sono così: rapporti dinamici, sempre in movimento. Se abbiniamo questa metafora a quella della sciarpa relazionale, possiamo comprendere come ci siano delle relazioni che hanno bisogno di una sciarpa lunga e altre corta. La lunghezza, o meglio la distanza tra i soggetti della relazione, può anche variare in base ai momenti. Il mio consiglio è quello di provare a essere flessibili, per accogliere e dosare la giusta distanza in funzione del momento che ognuno sta vivendo.

Relazione di coppia: come superare le incomprensioni

Relazione di coppia: come superare le incomprensioni

La relazione di coppia va nutrita e accudita perché duri nel tempo e porti benessere a te e all’altro. Se è normale che nascano incomprensioni e difficoltà comunicative, è altrettanto vero che puoi affrontarle al meglio. Potrai risolverle e in molti casi persino prevenirle.

Come? Per capire l’altro devi innanzitutto impegnarti a lavorare su di te. Se conosci te stesso e il linguaggio che usi in amore farai grandi passi in avanti. Ma è fondamentale anche che tu conosca il linguaggio dell’altro, per potergli dare quello di cui ha bisogno allo scopo di sentirsi amato. Scopri come, grazie a questo breve viaggio nei linguaggi dell’amore.

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La sicurezza di sentirsi amato

Nella relazione di coppia, oltre al nutrimento che puoi trarre dal fatto di amare l’altra persona, entrano in gioco anche il benessere e la gratitudine che derivano dall’essere amato. Dopo qualche mese o anno di vita insieme, però, capita che nascano dei dubbi sull’amore reciproco.

Questi dubbi creano frustrazione, scontentezza e insicurezza. Uno stato di sofferenza che rende meno collaborativi e poco inclini all’empatia verso l’altro. Sei entrato in una dinamica di ripicche del tipo se non mi mostri il tuo amore non lo faccio nemmeno io? Può succedere, ma è un circolo vizioso che porta alla crisi di coppia.

Sei entrato in una dinamica di ripicche relative alle dimostrazioni di amore e affetto? Sappi che puoi uscirne

Sarà capitato anche a te…

Una donna, chiamiamola Elena, chiede un colloquio a un consulente matrimoniale perché si trova in piena crisi e non sa come fare a migliorare la relazione di coppia, sulla quale gravano tutta una serie di incomprensioni, malumori e rinfacciamenti. Elena sostiene che suo marito, che chiameremo Gianni, sia poco collaborativo nella ripartizione delle incombenze quotidiane e non faccia mai niente per lei.

Sono sicura che anche tu avrai fatto un pensiero analogo, almeno una volta nella vita, e che avrai messo in discussione la relazione di coppia per situazioni simili. Un esempio concreto? Sono almeno due anni che Elena domanda a Gianni di imbiancare il garage ma lui non l’ha ancora fatto. Le pareti sono ancora lì, con la loro vernice ormai rovinata dal tempo.

Cambiare punto di vista

Cosa capiamo da questo sfogo? Elena si sente amata quando è aiutata e sostenuta. “Smetta di chiedere a suo marito di aiutarla”, le suggerisce il consulente, “cerchiamo invece di capire che cosa vuol dire per Gianni essere amato”. Analizzando il comportamento del marito e le sue reazioni in varie situazioni della vita in comune, Elena e lo psicoterapeuta arrivano a capire che ciò che è più importante per Gianni è essere valorizzato.

“D’ora in poi”, consiglia il consulente, “ringrazi suo marito per tutto quello che fa di giusto invece di lamentarsi per quello che non fa. Provi a parlare il suo linguaggio”. Dopo due mesi il garage è stato imbiancato senza che Elena abbia dovuto più chiedere nulla.

Per migliorare la tua relazione di coppia prova a parlare il linguaggio dell’altro

Le informazioni fanno la differenza

Elena ha rimesso in carreggiata la sua relazione di coppia imparando qualcosa di molto importante su se stessa, su Gianni e sulla gestione e risoluzione delle incomprensioni. Quando una persona si sente amata è più disponibile e attenta alle esigenze dell’altro.  Tra l’altro, molto spesso, non è la carenza d’amore a provocare una situazione di crisi della coppia. Bensì la mancanza di comunicazione, o meglio la mancata trasmissione e comprensione di alcune informazioni fondamentali.

Quando una persona si sente amata è più disponibile e attenta alle esigenze dell’altro

L’esempio che vi faccio è liberamente tratto dal libro I 5 linguaggi dell’amore. Come dire ti amo alla persona amata di Gary Chapman. Ho trovato e acquistato questo testo per caso, in una libreria di Padova, circa 15 anni fa. Da allora è diventato uno dei libri che ho più spesso indicato tra le letture consigliate, alla fine delle mie sedute di consulenza. È scritto bene, in modo semplice, e credo che le informazioni contenute al suo interno abbiano un reale potere terapeutico per la cura della relazione di coppia e la gestione delle incomprensioni.

Molto spesso non è la carenza d’amore a provocare una situazione di crisi della coppia ma la carenza di informazioni

L’amore secondo Chapman

In amore, secondo Chapman, esistono cinque linguaggi differenti che rappresentano cinque modi diversi per esprimere il sentimento che si prova. Stiamo parlando di amore romantico. Quando i partner hanno lo stesso linguaggio d’amore è più facile nutrire la relazione di coppia e affrontare o prevenire eventuali incomprensioni. Senza doverci pensare, i due possono esprimere il proprio amore in modo naturale e spontaneo. Ognuno riempie il serbatoio d’amore dell’altro senza sforzo.

Quando si parla lo stesso linguaggio d’amore è più facile far capire all’altro quanto lo si ami

Spesso, però, le persone che si incontrano, si piacciono e scelgono di coltivare una relazione di coppia non usano lo stesso linguaggio d’amore. Di conseguenza, nonostante l’amore ci sia a tutti gli effetti, uno dei due non si sente amato. Talvolta né uno né l’altro si sentono amati, magari contemporaneamente oppure a fasi alterne. Se ti trovi in questa situazione ti sarai chiesto più volte se il tuo partner ti ama davvero. Vorresti non nutrire dubbi, vorresti che l’altro ti desse quello di cui hai bisogno.

Un serbatoio pieno d’amore

Come interrompere questo frustrante senso di disagio o addirittura prevenirlo? Prima di tutto devi impegnarti a conoscere te stesso. Così potrai conoscere il tuo linguaggio d’amore. Dopodiché devi impegnarti a comprendere il linguaggio d’amore dell’altro: è fondamentale.

Questo non significa che, fatto questo percorso, smetterai di amare l’altro in modo spontaneo, dovendo spendere sempre mille ragionamenti prima di dire o fare qualunque cosa… Lo amerai sempre in modo naturale senza pensarci. Di tanto in tanto però potrai usare il linguaggio d’amore dell’altro perché gli vuoi bene e ti fa piacere che il suo serbatoio d’amore sia pieno.

Potrai usare il linguaggio d’amore dell’altro perché gli vuoi bene e ti fa piacere che il suo serbatoio d’amore sia pieno

I cinque linguaggi dell’amore

Vuoi capire quale sia il tuo linguaggio d’amore e quale invece quello dell’altro? Cerca di farlo senza giudicare. Non c’è un linguaggio migliore dell’altro.

Se il tuo linguaggio, tra quelli descritti da Chapman, è quello dei servizi, significa che quando ami una persona ti viene naturale e spontaneo fare delle cose per lei. Vuoi aiutarla. Per esempio prepararle da mangiare, sistemare la sua bicicletta, fare delle commissioni per suo conto, pulire la casa eccetera. Non è neppure indispensabile che tu sia materialmente vicino a lei, le dimostri il tuo amore attraverso le tue azioni, anche a distanza.

Il secondo linguaggio è quello del contatto fisico. Fatto di baci, abbracci e coccole. Questa tipologia di linguaggio è impossibile a distanza, perché richiede la presenza fisica di entrambi. Chi vive il tocco come linguaggio ha la necessità di essere il più possibile in contatto fisico con il proprio partner.

C’è poi chi comunica il proprio amore con il linguaggio dei doni. Non è importante l’entità economica del regalo. Dal fiore di campo all’automobile, passando per un viaggio, una casa, un gioiello. L’importante è che il dono sia fatto senza altra ragione che l’espressione del proprio amore.

Sia parole sia momenti condivisi

L’altra persona tiene molto ai momenti speciali, quelli che si trascorrono con l’obiettivo di stare insieme? Questo è il suo linguaggio dell’amore. Magari può trattarsi anche di poco tempo, purché la qualità della presenza di entrambi e l’attenzione verso l’altro siano molto alti. Non è tanto quello che si fa insieme che è importante, ma farlo bene insieme. Può trattarsi di qualsiasi cosa: una semplice conversazione, una camminata, un weekend, una cena, un corso di ballo eccetera.

C’è infine chi comunica il proprio amore attraverso le parole di incoraggiamento: ti voglio bene, quanto sei bella/o, ti stimo, che brava/o che sei e così via. In questo caso è importante sapere che, per le persone che hanno interiorizzato e usano questo linguaggio d’amore, la critica è l’antitesi dell’amore. Nel caso tu ne debba esprimere una, fallo con molta cautela.

Fuori dalla relazione di coppia

Questi cinque linguaggi possono essere estesi a tutte le relazioni con le persone care al di fuori della coppia e dell’amore romantico. Durante la mia attività professionale ho incontrato una mamma, ex insegnante, che seguiva il figlio nei compiti ma era insoddisfatta e frustrata per le reazioni del giovane. Per aiutarlo gli mostrava tutto quello che non andava: errori, pasticci, eccetera. Rapidamente il ragazzo andava in crisi e non voleva più fare i compiti con lei.

Puoi usare i cinque linguaggi dell’amore in tutte le relazioni con le persone a cui vuoi bene

Analizzando la situazione nell’ottica dei cinque linguaggi dell’amore, ho capito che il bambino aveva interiorizzato come linguaggio d’amore le parole d’incoraggiamento. Il sostegno amorevole della mamma, fatto di correzioni e indicazioni, veniva quindi interpretato come mancanza d’amore.

La mamma invece possedeva e usava il linguaggio d’amore dei servizi. Di conseguenza andava in crisi quando, chiedendo una mano per preparare la tavola o sparecchiare, nessuno in casa le rispondeva. Ecco un altro esempio in cui sicuramente potrai riconoscerti, come partner o magari come genitore o figlio/a.

Un test per capirsi meglio

Analizzando le relazioni in quest’ottica, diventa più facile comprendere dove e perché nascono molte incomprensioni che affliggono la comunicazione tra le persone che si vogliono bene. Quando si parlano due lingue diverse ma si cerca comunque di comunicare è facile non capirsi. Puoi anche pronunciare parole bellissime ma se l’altro non le comprende il tuo messaggio non verrà mai ricevuto.

Quando si parlano due lingue diverse ma si cerca comunque di comunicare è facile non capirsi

Individua il tuo linguaggio e quello dei tuoi cari. Poi metti in condivisione queste preziose informazioni: favorirai un circolo virtuoso fatto di benessere, amore e felicità al posto di un circolo vizioso fatto di frustrazione e incomprensioni.

Pensi di fare fatica a comprendere quale sia il tuo linguaggio principale di amore nella relazione di coppia? Se conosci almeno un po’ l’inglese prova questo test. Ti aiuterà anche a capire che, pur avendo un linguaggio principale, tutti noi apprezziamo pure altri linguaggi d’amore. Usarli nel giusto mix può fare la differenza. Ovviamente, proponi anche al tuo partner di partecipare al test.

Vuoi migliorare la tua relazione di coppia o altre relazioni interpersonali a cui tieni? Partire da te stesso è sempre un ottimo passo. Prova a mettere in pratica i miei consigli.