Set 25, 2025 | cambio culturale, Consigli pratici
Come si evolve l’intimità in una coppia? All’inizio di una relazione, l’incontro è un vortice di emozioni e di attrazione. Il desiderio sessuale è forte, la curiosità reciproca è viva, l’intimità sembra spontanea e inesauribile. Con il tempo, però, molte coppie, indipendentemente dall’orientamento di genere, si accorgono che questa energia cambia. La vita quotidiana, le responsabilità, la convivenza, i figli, la fatica che giorno dopo giorno tutti affrontiamo, a casa e sul lavoro: tutto questo può portare a un calo del desiderio.
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È un fenomeno frequente. Ogni coppia attraversa fasi di maggiore vitalità erotica e momenti più spenti, senza che questo significhi che ci sia una mancanza d’amore. Tuttavia, per alcune persone, la riduzione della sessualità diventa fonte di una sofferenza profonda. Quanto stiamo descrivendo succede soprattutto quando il linguaggio principale dell’amore, come lo descrive Gary Chapman, è il contatto fisico. In questi casi, se il fatto di toccarsi e la sessualità diminuiscono, una o entrambe delle persone nella coppia possono sentirsi private dell’amore stesso, anche se il partner continua ad amare e a dimostrare affetto e presenza in molti altri modi.
La sessualità, quindi, è un’espressione di piacere, sì, ma per alcuni è anche un linguaggio dell’amore. In ogni caso, un calo del desiderio può diventare un passaggio delicato che merita attenzione, ascolto e cura.
Ogni coppia attraversa fasi di maggiore vitalità erotica e momenti più spenti
Perché facciamo l’amore? La domanda che apre nuove prospettive
Quando il desiderio cala, una delle prime domande da porsi è: perché faccio l’amore con il mio partner?
Le risposte possibili sono molte, e spesso si rivelano sorprendenti.
Alcune persone vivono la sessualità come un dovere coniugale o sociale: “è così che si fa in una coppia”. Altre usano la sessualità per evitare conflitti: “se dico no, il mio partner si arrabbierà o si sentirà rifiutato, non posso farlo”. Qualcuno la vive per paura di perdere l’altro: “se non faccio sesso con lui/lei/loro, potrebbe rivolgersi altrove”. Altri ancora cercano nel sesso la conferma del proprio valore: “così dimostro di essere desiderabile, capace, una persona valida”. C’è chi fa sesso in cambio d’amore, per paura di essere abbandonato.
In tutti questi casi, il rapporto sessuale nasce da un vuoto, da un bisogno di compensare una mancanza interiore o di scongiurare un pericolo. Fare l’amore “perché c’è un vuoto”, però, porta progressivamente a frustrazione, risentimento ed esaurimento.
Al contrario, quando la sessualità nasce da un pieno – da un autentico desiderio, da un traboccamento di gioia e di energia, dal piacere di donare e ricevere – allora diventa rigenerante. È un incontro che nutre entrambi, chi dà e chi riceve, e che arricchisce la relazione invece di impoverirla.
Fare l’amore “perché c’è un vuoto” porta progressivamente a frustrazione, risentimento ed esaurimento
Dal dovere al piacere: una trasformazione necessaria
Uno dei più grandi nemici del desiderio è il senso del dovere. Quando l’intimità diventa un obbligo, la libertà scompare, e con essa il piacere. Per spiegare questo meccanismo, possiamo usare un esempio semplice: il nostro piatto preferito. Se possiamo gustarlo liberamente, quando ne abbiamo voglia, resta un piacere. Ma se ci viene imposto di mangiarlo ogni giorno, in una quantità stabilita e ad un orario fisso, presto perderà ogni attrattiva. Così accade anche con la sessualità: ciò che era desiderio si trasforma in routine forzata, e smette di nutrire.
Quanto stiamo raccontando dipende anche dalla cultura e dalla società. Per secoli, il “dovere coniugale” ha gravato soprattutto sulle donne, private della possibilità di dire no, e non si contano i casi in cui lo stupro non è stato considerato come tale, solo perché vestito dalle apparenze del matrimonio. Questo peso ha tolto gioia e libertà alla sessualità di coppia, impoverendone il significato e l’energia vitale.
Riscoprire il piacere significa restituire alla sessualità la sua dimensione di libertà. Significa potersi chiedere non “devo?”, ma tutto il contrario: “voglio?”. È un cambio di prospettiva che trasforma profondamente il modo di vivere l’intimità.
Riscoprire il piacere significa restituire alla sessualità la sua dimensione di libertà
Lo “script sessuale”: un copione che spegne il desiderio
Molte coppie vivono la sessualità seguendo uno script predefinito, quasi sempre lo stesso: attrazione, baci, carezze, penetrazione, orgasmo. È il copione che abbiamo interiorizzato dai film, dai racconti, dalla cultura dominante. Ma questo schema rigido rischia di diventare una gabbia che soffoca il desiderio.
Se ogni abbraccio o bacio languido deve obbligatoriamente condurre a un rapporto completo, uno dei partner finirà per rinunciare anche a chiedere quel contatto che desidera. Così, poco a poco, si perde la spontaneità e si accumulano distanze difficili, poi, da recuperare.
Per rendere l’idea, possiamo usare la metafora del ristorante. Immaginiamo di prenotare un ristorante molto rinomato. Arriviamo pieni di aspettative, ma scopriamo che il menù è fisso e che dobbiamo obbligatoriamente mangiare tutte le portate: antipasto, primo, secondo, formaggio, dessert. Anche se dopo l’antipasto ci sentiamo già sazi e soddisfatti, siamo costretti a continuare. Alla fine, quello che poteva essere un piacere diventa un peso.
Per evitare la tortura, staremo alla larga da questo ristorante, anche se le pietanze che propone sono buonissime. Così accade con la sessualità: se sentiamo che una carezza implica un copione obbligato fino al rapporto completo, finiamo per allontanarci persino dal gesto di affetto e vicinanza che desideriamo davvero. Lo script sessuale, in questo senso, è un grande nemico del desiderio.
Desiderio e piacere: due esperienze distinte
Spesso parliamo di “mancanza di desiderio o di libido” pensando che significhi assenza di piacere. In realtà, desiderio e piacere non coincidono.
Il desiderio nasce dall’immaginazione di un piacere futuro. Se credo che l’esperienza sarà piacevole, proverò desiderio. Se invece quella stessa esperienza che sto vivendo per me è legata a un obbligo, alla frustrazione o alla mancanza di ascolto, il desiderio scomparirà.
È come con il caffè: se non mi piace, non avrò mai il desiderio di berne una tazzina. La stessa cosa può accadere con un piatto che di solito apprezziamo. Se capita che sia scaduto o che abbia un cattivo odore, non proveremo affatto il desiderio di mangiarlo. Allo stesso modo, se la sessualità diventa carica di obblighi, di ansia da prestazione o priva di ascolto, non susciterà più desiderio.
Il punto, quindi, non è chiedersi se siamo sbagliati perché non sentiamo più desiderio di intimità col partner (tutti proviamo desiderio, almeno in alcuni momenti e circostanze). Chiediamoci, piuttosto, se lo scambio sessuale che ci viene proposto o al quale ci approcciamo è appetitoso, gioioso, in sintonia con i nostri bisogni e valori.
Se la sessualità diventa carica di obblighi, di ansia da prestazione o priva di ascolto, non suscita più desiderio
Coppie bianche e giustificazioni ufficiali
Nella mia esperienza di consulenza, incontro anche coppie che hanno smesso di avere rapporti sessuali da anni: le cosiddette coppie bianche. Le giustificazioni sono molte: mancanza di tempo, stanchezza, figli, impegni. Sono ragioni reali, certo, ma spesso nascondono qualcosa di diverso. La sessualità non è più percepita come rigenerante ma piuttosto come un faticoso dovere.
Se fare l’amore diventa solo fatica, serve risparmiarsi. Se, invece, la sessualità fosse, come dovrebbe, una fonte di ricarica, un’esperienza che nutre e arricchisce, allora perché dire di no? Quando fare l’amore impoverisce è necessario fermarsi e chiedersi: cosa possiamo cambiare nel nostro modo di vivere i momenti di intimità nella coppia?
Strategie per risvegliare l’intimità
Il primo passo da fare è quello di rompere lo script. Consentirsi di vivere l’intimità senza seguire un copione prestabilito. Decidere, per esempio, di fermarsi a un bacio di un minuto, senza che questo implichi nient’altro. Oppure di abbracciarsi guardandosi negli occhi, con la certezza che quell’abbraccio non porterà ad altro. Questa libertà restituisce valore a ogni gesto, riapre la strada alla curiosità e all’esplorazione. È come riscoprire che si può godere di un antipasto senza sentirsi obbligati a consumare tutto il pasto.
Un’altra strategia è quella di riconnettersi al piacere autentico, trasformando il dovere in scelta. Non “devo fare l’amore” ma “voglio farlo, perché mi porta gioia, perché nutre me e la nostra coppia”. La libertà di scelta è essenziale: anche dire “oggi no” fa parte di un’intimità sana, perché custodisce la sincerità.
Infine, è utile parlare apertamente dei propri linguaggi dell’amore. Per alcuni il contatto fisico è essenziale, per altri lo è la parola, il tempo condiviso, i gesti di cura. Conoscere il linguaggio del partner permette di comprendere meglio le sue esigenze e per esempio di non confondere la mancanza di sesso con la mancanza di amore.
Risvegliare il desiderio: un invito alla coppia
Il calo del desiderio non è una condanna, ma un invito. Un invito a scoprire altri modi di essere e fare. Ad ascoltarsi di più, a liberarsi dagli obblighi, a riscoprire il piacere del gioco, della curiosità, della sorpresa. Ogni coppia ha la possibilità di reinventare la propria intimità, a piccoli passi e con la disponibilità ad esplorare e sperimentare.
Il desiderio non si impone: si coltiva. Cresce nella libertà, fiorisce nell’amorevolezza, si rinnova quando c’è ascolto autentico: in primis di se stessi e poi dell’altro. La sessualità, vissuta come incontro e non come dovere, torna a essere uno spazio di gioia e di rigenerazione.
Ott 8, 2020 | Conoscersi
La relazione di coppia va nutrita e accudita perché duri nel tempo e porti benessere a te e all’altro. Se è normale che nascano incomprensioni e difficoltà comunicative, è altrettanto vero che puoi affrontarle al meglio. Potrai risolverle e in molti casi persino prevenirle.
Come? Per capire l’altro devi innanzitutto impegnarti a lavorare su di te. Se conosci te stesso e il linguaggio che usi in amore farai grandi passi in avanti. Ma è fondamentale anche che tu conosca il linguaggio dell’altro, per potergli dare quello di cui ha bisogno allo scopo di sentirsi amato. Scopri come, grazie a questo breve viaggio nei linguaggi dell’amore.
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La sicurezza di sentirsi amato
Nella relazione di coppia, oltre al nutrimento che puoi trarre dal fatto di amare l’altra persona, entrano in gioco anche il benessere e la gratitudine che derivano dall’essere amato. Dopo qualche mese o anno di vita insieme, però, capita che nascano dei dubbi sull’amore reciproco.
Questi dubbi creano frustrazione, scontentezza e insicurezza. Uno stato di sofferenza che rende meno collaborativi e poco inclini all’empatia verso l’altro. Sei entrato in una dinamica di ripicche del tipo se non mi mostri il tuo amore non lo faccio nemmeno io? Può succedere, ma è un circolo vizioso che porta alla crisi di coppia.
Sei entrato in una dinamica di ripicche relative alle dimostrazioni di amore e affetto? Sappi che puoi uscirne
Sarà capitato anche a te…
Una donna, chiamiamola Elena, chiede un colloquio a un consulente matrimoniale perché si trova in piena crisi e non sa come fare a migliorare la relazione di coppia, sulla quale gravano tutta una serie di incomprensioni, malumori e rinfacciamenti. Elena sostiene che suo marito, che chiameremo Gianni, sia poco collaborativo nella ripartizione delle incombenze quotidiane e non faccia mai niente per lei.
Sono sicura che anche tu avrai fatto un pensiero analogo, almeno una volta nella vita, e che avrai messo in discussione la relazione di coppia per situazioni simili. Un esempio concreto? Sono almeno due anni che Elena domanda a Gianni di imbiancare il garage ma lui non l’ha ancora fatto. Le pareti sono ancora lì, con la loro vernice ormai rovinata dal tempo.
Cambiare punto di vista
Cosa capiamo da questo sfogo? Elena si sente amata quando è aiutata e sostenuta. “Smetta di chiedere a suo marito di aiutarla”, le suggerisce il consulente, “cerchiamo invece di capire che cosa vuol dire per Gianni essere amato”. Analizzando il comportamento del marito e le sue reazioni in varie situazioni della vita in comune, Elena e lo psicoterapeuta arrivano a capire che ciò che è più importante per Gianni è essere valorizzato.
“D’ora in poi”, consiglia il consulente, “ringrazi suo marito per tutto quello che fa di giusto invece di lamentarsi per quello che non fa. Provi a parlare il suo linguaggio”. Dopo due mesi il garage è stato imbiancato senza che Elena abbia dovuto più chiedere nulla.
Per migliorare la tua relazione di coppia prova a parlare il linguaggio dell’altro
Le informazioni fanno la differenza
Elena ha rimesso in carreggiata la sua relazione di coppia imparando qualcosa di molto importante su se stessa, su Gianni e sulla gestione e risoluzione delle incomprensioni. Quando una persona si sente amata è più disponibile e attenta alle esigenze dell’altro. Tra l’altro, molto spesso, non è la carenza d’amore a provocare una situazione di crisi della coppia. Bensì la mancanza di comunicazione, o meglio la mancata trasmissione e comprensione di alcune informazioni fondamentali.
Quando una persona si sente amata è più disponibile e attenta alle esigenze dell’altro
L’esempio che vi faccio è liberamente tratto dal libro I 5 linguaggi dell’amore. Come dire ti amo alla persona amata di Gary Chapman. Ho trovato e acquistato questo testo per caso, in una libreria di Padova, circa 15 anni fa. Da allora è diventato uno dei libri che ho più spesso indicato tra le letture consigliate, alla fine delle mie sedute di consulenza. È scritto bene, in modo semplice, e credo che le informazioni contenute al suo interno abbiano un reale potere terapeutico per la cura della relazione di coppia e la gestione delle incomprensioni.
Molto spesso non è la carenza d’amore a provocare una situazione di crisi della coppia ma la carenza di informazioni
L’amore secondo Chapman
In amore, secondo Chapman, esistono cinque linguaggi differenti che rappresentano cinque modi diversi per esprimere il sentimento che si prova. Stiamo parlando di amore romantico. Quando i partner hanno lo stesso linguaggio d’amore è più facile nutrire la relazione di coppia e affrontare o prevenire eventuali incomprensioni. Senza doverci pensare, i due possono esprimere il proprio amore in modo naturale e spontaneo. Ognuno riempie il serbatoio d’amore dell’altro senza sforzo.
Quando si parla lo stesso linguaggio d’amore è più facile far capire all’altro quanto lo si ami
Spesso, però, le persone che si incontrano, si piacciono e scelgono di coltivare una relazione di coppia non usano lo stesso linguaggio d’amore. Di conseguenza, nonostante l’amore ci sia a tutti gli effetti, uno dei due non si sente amato. Talvolta né uno né l’altro si sentono amati, magari contemporaneamente oppure a fasi alterne. Se ti trovi in questa situazione ti sarai chiesto più volte se il tuo partner ti ama davvero. Vorresti non nutrire dubbi, vorresti che l’altro ti desse quello di cui hai bisogno.
Un serbatoio pieno d’amore
Come interrompere questo frustrante senso di disagio o addirittura prevenirlo? Prima di tutto devi impegnarti a conoscere te stesso. Così potrai conoscere il tuo linguaggio d’amore. Dopodiché devi impegnarti a comprendere il linguaggio d’amore dell’altro: è fondamentale.
Questo non significa che, fatto questo percorso, smetterai di amare l’altro in modo spontaneo, dovendo spendere sempre mille ragionamenti prima di dire o fare qualunque cosa… Lo amerai sempre in modo naturale senza pensarci. Di tanto in tanto però potrai usare il linguaggio d’amore dell’altro perché gli vuoi bene e ti fa piacere che il suo serbatoio d’amore sia pieno.
Potrai usare il linguaggio d’amore dell’altro perché gli vuoi bene e ti fa piacere che il suo serbatoio d’amore sia pieno
I cinque linguaggi dell’amore
Vuoi capire quale sia il tuo linguaggio d’amore e quale invece quello dell’altro? Cerca di farlo senza giudicare. Non c’è un linguaggio migliore dell’altro.
Se il tuo linguaggio, tra quelli descritti da Chapman, è quello dei servizi, significa che quando ami una persona ti viene naturale e spontaneo fare delle cose per lei. Vuoi aiutarla. Per esempio prepararle da mangiare, sistemare la sua bicicletta, fare delle commissioni per suo conto, pulire la casa eccetera. Non è neppure indispensabile che tu sia materialmente vicino a lei, le dimostri il tuo amore attraverso le tue azioni, anche a distanza.
Il secondo linguaggio è quello del contatto fisico. Fatto di baci, abbracci e coccole. Questa tipologia di linguaggio è impossibile a distanza, perché richiede la presenza fisica di entrambi. Chi vive il tocco come linguaggio ha la necessità di essere il più possibile in contatto fisico con il proprio partner.
C’è poi chi comunica il proprio amore con il linguaggio dei doni. Non è importante l’entità economica del regalo. Dal fiore di campo all’automobile, passando per un viaggio, una casa, un gioiello. L’importante è che il dono sia fatto senza altra ragione che l’espressione del proprio amore.
Sia parole sia momenti condivisi
L’altra persona tiene molto ai momenti speciali, quelli che si trascorrono con l’obiettivo di stare insieme? Questo è il suo linguaggio dell’amore. Magari può trattarsi anche di poco tempo, purché la qualità della presenza di entrambi e l’attenzione verso l’altro siano molto alti. Non è tanto quello che si fa insieme che è importante, ma farlo bene insieme. Può trattarsi di qualsiasi cosa: una semplice conversazione, una camminata, un weekend, una cena, un corso di ballo eccetera.
C’è infine chi comunica il proprio amore attraverso le parole di incoraggiamento: ti voglio bene, quanto sei bella/o, ti stimo, che brava/o che sei e così via. In questo caso è importante sapere che, per le persone che hanno interiorizzato e usano questo linguaggio d’amore, la critica è l’antitesi dell’amore. Nel caso tu ne debba esprimere una, fallo con molta cautela.
Fuori dalla relazione di coppia
Questi cinque linguaggi possono essere estesi a tutte le relazioni con le persone care al di fuori della coppia e dell’amore romantico. Durante la mia attività professionale ho incontrato una mamma, ex insegnante, che seguiva il figlio nei compiti ma era insoddisfatta e frustrata per le reazioni del giovane. Per aiutarlo gli mostrava tutto quello che non andava: errori, pasticci, eccetera. Rapidamente il ragazzo andava in crisi e non voleva più fare i compiti con lei.
Puoi usare i cinque linguaggi dell’amore in tutte le relazioni con le persone a cui vuoi bene
Analizzando la situazione nell’ottica dei cinque linguaggi dell’amore, ho capito che il bambino aveva interiorizzato come linguaggio d’amore le parole d’incoraggiamento. Il sostegno amorevole della mamma, fatto di correzioni e indicazioni, veniva quindi interpretato come mancanza d’amore.
La mamma invece possedeva e usava il linguaggio d’amore dei servizi. Di conseguenza andava in crisi quando, chiedendo una mano per preparare la tavola o sparecchiare, nessuno in casa le rispondeva. Ecco un altro esempio in cui sicuramente potrai riconoscerti, come partner o magari come genitore o figlio/a.
Un test per capirsi meglio
Analizzando le relazioni in quest’ottica, diventa più facile comprendere dove e perché nascono molte incomprensioni che affliggono la comunicazione tra le persone che si vogliono bene. Quando si parlano due lingue diverse ma si cerca comunque di comunicare è facile non capirsi. Puoi anche pronunciare parole bellissime ma se l’altro non le comprende il tuo messaggio non verrà mai ricevuto.
Quando si parlano due lingue diverse ma si cerca comunque di comunicare è facile non capirsi
Individua il tuo linguaggio e quello dei tuoi cari. Poi metti in condivisione queste preziose informazioni: favorirai un circolo virtuoso fatto di benessere, amore e felicità al posto di un circolo vizioso fatto di frustrazione e incomprensioni.
Pensi di fare fatica a comprendere quale sia il tuo linguaggio principale di amore nella relazione di coppia? Se conosci almeno un po’ l’inglese prova questo test. Ti aiuterà anche a capire che, pur avendo un linguaggio principale, tutti noi apprezziamo pure altri linguaggi d’amore. Usarli nel giusto mix può fare la differenza. Ovviamente, proponi anche al tuo partner di partecipare al test.
Vuoi migliorare la tua relazione di coppia o altre relazioni interpersonali a cui tieni? Partire da te stesso è sempre un ottimo passo. Prova a mettere in pratica i miei consigli.