Come gestire le liti tra due persone amate

Come gestire le liti tra due persone amate

Come gestire le liti tra due persone che amiamo? Cosa possiamo fare quando ci troviamo coinvolti nei litigi? Talvolta veniamo direttamente chiamati in causa, perché uno dei due litiganti ci chiede di esprimere la nostra opinione. In altre occasioni, siamo semplici spettatori di liti più o meno accese che si svolgono davanti ai nostri occhi, mettendoci in difficoltà.

Di fronte alle liti tra persone a cui vuoi bene, che siano amici, parenti, magari direttamente i tuoi figli, forse ti sarai sentito frustrato e impotente. Anche se ogni situazione ha le sue peculiarità e va sempre analizzata nella sua unicità, vorrei condividere con te sei consigli pratici che possono aiutarti ad affrontare le liti tra due persone che ami.

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Il mio obiettivo è offrirti delle basi che possano sostenerti quando non sai come gestire le liti tra persone amate e la situazione ti provoca dolore o ti lascia spiazzato.

Puoi mettere in pratica questi consigli quando sei coinvolto nelle liti altrui e questo ti fa soffrire

1-Resta al tuo posto

Qualunque relazione tra due individui è come una sciarpa. Le persone che hanno una responsabilità verso la qualità della relazione, sono solo le due direttamente coinvolte nel rapporto, cioè quelle che (metaforicamente) tengono in mano una delle estremità della sciarpa. Facciamo un esempio. Due amici cari si stanno separando. Immagina la loro relazione come una sciarpa: Mario tiene in mano una estremità, Maria l’altra. Tu non hai alcuna responsabilità di come vanno le cose tra loro: infatti non hai in mano nessuno dei due lembi. Il mio consiglio è quello di non interferire. Neppure per fare da arbitro.

Non lasciarti coinvolgere nelle liti altrui: non hai responsabilità rispetto alle relazioni tra altre persone

Intervenire nelle relazioni altrui può essere dannoso

Nella mia professione mi è spesso capitato di incontrare mamme che hanno la tendenza a intervenire nella relazione del padre con i figli. Come se la volessero in qualche modo regolamentare o governare. Perché? Nella mia esperienza, all’origine di questa tendenza, c’è spesso un “ideale” di relazione padre-figlio. Questo ideale è stato vissuto come tale o è stato “tradito” durante l’infanzia.

Una delle motivazioni inconsce di questa tendenza a controllare e manipolare la relazione tra il marito e i figli è abbastanza semplice. Queste donne vogliono plasmare la realtà in modo conforme al loro ideale, per regalare ai propri figli la possibilità di vivere un rapporto uguale o migliore di quello che loro hanno sperimentato.

La proiezione di un bisogno personale crea un’aspettativa sulla relazione padre/figlio, spesso disturbando il naturale sviluppo di un rapporto unico e in divenire. Se ti riconosci in questo caso, ti suggerisco di lavorare sul tuo vissuto e sulla relazione che hai avuto con tuo padre.

Intervenire nelle relazioni di cui non fai parte può creare un disturbo nei rapporti che vorresti salvaguardare

2-Nutri la TUA relazione con entrambi i litiganti

Quando due amici si separano, oppure i tuoi genitori o i tuoi fratelli non vanno più d’accordo tra loro, tu puoi continuare a coltivare relazioni appaganti con entrambi. Anzi te lo consiglio: cura le relazioni che hai con loro se ci tieni.

Torniamo al nostro esempio che vede protagonista te e i tuoi amici, Mario e Maria. Ti ricordo che Mario e Maria potrebbero anche essere i tuoi figli, i tuoi fratelli, i tuoi genitori: non importa.

Abbiamo già sottolineato che non hai alcuna responsabilità o potere nella relazione tra Mario e Maria. Invece hai la tua dose di responsabilità sia nella relazione tra te e Mario sia in quella tra te e Maria.

Se guardiamo alla triade Te – Maria – Mario ci sono tre relazioni in gioco, cioè tre sciarpe. Si crea quindi un triangolo.

Triade sciarpa relazionale Sophie Ott

Come vedi, è la sciarpa tra Mario e Maria a essere malandata in questo momento. Quella tra Te e Mario e l’altra che unisce Te e Maria non solo sono entità diverse e autonome ma non c’entrano niente nel conflitto che vede contrapposti Maria e Mario.

Se vuoi bene a queste due persone niente ti impedisce di mantenere una relazione sana e appagante con entrambe, individualmente. Puoi esprimere loro il tuo affetto e il tuo dispiacere per quello che accade alla loro relazione. Non sei obbligato a prendere le parti di uno e rinunciare all’altro. Puoi accogliere ognuno con le sue istanze e la sua rabbia o le sue preoccupazioni, anche se tra loro non si parlano.

Non sei obbligato a prendere le parti di nessuno, gestire le liti significa preservare le tue relazioni con i due litiganti

3-Non pensare di capire o avere soluzioni

Ciascuno dei due litiganti ti racconterà la sua versione dei fatti, che non sarà mai completa e obiettiva. Per questo è bene che tu sappia che non puoi sapere cosa è realmente accaduto. Comprendere le situazioni quando ne siamo i diretti protagonisti è già di per sé complicato, farlo quando siamo solo spettatori è una missione impossibile!

Gestire le liti significa anche diventare consapevoli del fatto che l’ultimo litigio ha molto probabilmente radici profonde, di cui gli stessi litiganti forse non sono consapevoli. Ognuno dei due, negli anni, avrà messo più di un dito nelle piaghe dell’altro. Succede spesso quando si è intimi.

La lite di cui sei testimone molto probabilmente ha radici profonde

L’importanza del mantenimento del proprio ruolo

Vorrei farti un altro esempio. Quando i tuoi genitori litigano ti sarà capitato di parteggiare per l’uno o per l’altra. Magari ti sembrava chiaro di chi fosse “la colpa”. Ti invito invece a restare al tuo posto, che è quello di figlio.

Il metodo delle Costellazioni Famigliari ci insegna che stare al proprio posto e rispettare i ruoli familiari è molto importante. Nei confronti dei tuoi genitori tu sei “il cucciolo”, “il piccolo”. Non puoi quindi ergerti a giudice di una situazione che vede contrapposti tuo padre e tua madre, che sono “i grandi”. Questo indipendentemente dalla tua età attuale. Sprecheresti solo tempo ed energia impegnandoti in una missione impossibile nella quale sei fuori posto.

4-Non prendere le parti di nessuno

Quando in una relazione c’è tensione, spesso si tende a cercare di individuare una vittima e un carnefice. Generalmente, dopo averlo fatto, si prendono le parti della vittima. Ogni rapporto però è sempre più complesso e non può essere ridotto a questa semplice dualità. In una relazione ognuna delle due persone coinvolte ha il 50 % della responsabilità. Ciascuno è responsabile di quello che dice, fa e sente.

Spesso trattiamo una delle due parti in gioco come una vittima perché la amiamo e vediamo che soffre. Ma non ci accorgiamo che così facendo la svalutiamo. Dimentichiamo il fatto che ha la sua parte di responsabilità e dunque di potere, per trasformare la relazione conflittuale e cambiare le cose.

Ogni relazione è più complessa del rapporto tra vittima e carnefice

Il tuo obiettivo non è risolvere le liti

Ti starai chiedendo se questi consigli possono aiutarti a gestire le liti nel senso di risolverle… La risposta è no. Non hai potere nella risoluzione delle liti altrui, ma solo in quelle in cui tu sei uno dei due soggetti direttamente coinvolti. Se la situazione ti sconvolge, non è sulla relazione dei due litiganti che c’è da intervenire ma sulla radice del tuo sconvolgimento. Questo disaccordo va sicuramente a mettere il dito in una tua piaga. Questa può essere l’opportunità per rivisitarla e guarirla.

Se sei un genitore che vorrebbe appianare le discussioni tra i propri figli, indipendentemente dalla loro età, puoi fare qualcosa per chiarire la situazione. E ancora una volta questo qualcosa ha a che fare con il compito di stare al tuo posto.

Quando si tratta di liti altrui, è una delle rare situazioni in cui si può tentare di intervenire… Poiché tu hai il ruolo di “grande” rispetto ai tuoi figli, potresti aiutarli verificando e se necessario riequilibrando la tua posizione nei loro confronti, ad esempio attraverso un incontro di Costellazioni familiari. Le liti tra fratelli che si prolungano nell’età adulta sono spesso dovute alla gelosia provata nei confronti dei genitori.

5-Ricorda che la qualità della relazione non dipende dai sentimenti

Le persone che ami e che sono in lite tra loro non sono in disaccordo perché non si vogliono bene. Liti frequenti non sono un indice della mancanza di amore. Quando ti chiedi come gestire le liti tra le persone è importante ricordare questo aspetto.

Liti frequenti non sono un indice della mancanza di amore

A volte non sopportiamo di vedere litigare due persone che amiamo e vogliamo risolvere la situazione al più presto. Se sei mosso da questo desiderio, fai un passo per riconoscere che è un bisogno tuo e non necessariamente un bisogno dei due litiganti.

A volte desiderare a tutti i costi che due persone vadano d’accordo non lascia spazio al confronto e allo sviluppo di una relazione autentica tra i due.

Quello che puoi fare è dare spazio alla lite. Lasciare la responsabilità ad ognuno di gestire la propria estremità della sciarpa e guardare le persone che ami con accettazione e fiducia piuttosto che con preoccupazione. Fiducia che ce la possono fare, possono trovare soluzioni adatte ai loro problemi.

A volte desiderare a tutti i costi che due persone vadano d’accordo non lascia spazio al confronto

6-Poni dei limiti quando necessario

Litigare non vuol dire mancarsi di rispetto. In alcuni contesti però il conflitto assume dimensioni e modalità eccessive. Quando il rispetto viene meno come puoi gestire le liti altrui in modo sano?

Se uno o entrambi i protagonisti della relazione si confidano con te criticando o insultando l’altro e tu vuoi bene a tutti e due, dì loro che non vuoi più ascoltare discorsi nei quali uno denigra, insulta o incolpa pesantemente l’altro. Ti invito a farlo a maggior ragione se le persone in questione sono i tuoi genitori. Tu sei per loro un figlio, non un amico o un confidente, né un salvatore. Togliti di mezzo.

In ogni altra situazione, ti consiglio di prendere posizione ricordando ai protagonisti della lite qual è il tuo ruolo. Spiega chiaramente che non vuoi fare l’errore di intrometterti nella loro relazione. Puoi argomentare quanto dici sfruttando la metafora della sciarpa relazionale. Inoltre, puoi dire apertamente che essere testimone di tutta questa negatività ti dispiace, non vuoi essere una discarica per gli insulti rivolti dall’uno verso l’altro.

Puoi chiedere a ognuno di parlare di sé e basta. Ti interessa sentir parlare della persona con cui sei in quel momento, punto e stop. Esternazioni come “ha tradito la mia fiducia!” “è un incapace!” eccetera si potranno trasformare in “io mi sento tradito”, “sono triste che abbia fatto quello che ha fatto”. E così via.

Ti ricordo che comunicare è una competenza che si impara col tempo. Se i protagonisti per i quali ti chiedi come gestire le liti sono aperti all’apprendimento, ti suggerisco di condividere con loro qualche fonte di informazione relativa alla trasformazione dei conflitti e alla creazione di relazioni appaganti.

Avere una relazione interpersonale felice: consigli pratici

Avere una relazione interpersonale felice: consigli pratici

Costruire una relazione interpersonale è un’avventura, a volte molto difficile. Per partire con il piede giusto è importante mettersi al centro della propria vita e non cadere nel tranello della relazione clacson.

Oggi voglio raccontarti perché è importante conoscere te stesso per capire come comportarsi con gli altri. E in quale modo partire da te stesso ti aiuta a creare una relazione interpersonale stimolante, serena e vitale, favorendo una comunicazione sana.

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Gli strumenti che vorrei aiutarti a usare sono già in tuo possesso, solo che (molto probabilmente) non lo sai. Sì, perché i miei suggerimenti per costruire e coltivare una relazione interpersonale felice riguardano più il saper essere che il saper fare.

Voglio subito tranquillizzarti su un dubbio che potresti avere. Seguire questi consigli non ti farà perdere la tua autenticità. Al contrario, conoscere e mettere in atto certi meccanismi ti permetterà di essere ancora più autentico e presente, a te stesso e per l’altro. Ogni incontro diventerà così un’opportunità di crescita e valorizzazione del momento che stai vivendo.

Metti te stesso al centro della tua vita

Mettere te stesso al centro della tua vita è il primo passo da compiere per costruire relazioni di qualità. Non vuol dire certo diventare egocentrici, ma piuttosto prendere atto che ciascuno di noi è l’elemento centrale e indispensabile della propria esperienza di vita. In poche parole: se non ci sei tu, non c’è la tua vita.

Quando occupi il tuo posto, viene meno la tentazione di voler essere al centro della vita di un’altra persona e vivere le esperienze al posto suo. Specularmente, diventa più facile arginare qualcuno che pretende di essere al centro della tua vita e fare le esperienze al posto tuo.

Questo cambio di prospettiva, che ti mette di fronte all’esigenza di conoscere te stesso, permette di prevenire tanta confusione nella relazione interpersonale. Inoltre consente di creare i fondamenti per una relazione sana e felice.

Se non ci sei tu, non c’è la tua vita

Allenati quotidianamente alla relazione interpersonale

Il primo strumento per mettersi al centro della propria vita e delle proprie esperienze poggia sul linguaggio. Esprimiti in prima persona quando parli di te.

Può sembrare un suggerimento ovvio ma si rivela difficile da mettere in pratica. Soprattutto per chi è abituato a nascondersi dietro le opinioni altrui. Ti capita di parlare poco di te perché ti senti insicuro o temi di sembrare pretenzioso? Questo atteggiamento mette a rischio la possibilità di coltivare relazioni interpersonali serene. Perché ti rende più difficile conoscere te stesso e farti carico delle tue emozioni e sensazioni.

Ti capita di parlare poco di te perché ti senti insicuro o temi di sembrare pretenzioso?

L’egocentrismo non c’entra nulla. Non ti sto dicendo di metterti al centro del mondo, solo di metterti al centro della tua vita! Si tratta di affermare il diritto di esistere con un’individualità propria. In una società che si definisce liberale e democratica, dovrebbe essere scontato poter esaltare il proprio potenziale umano, unico e irripetibile. La realtà, purtroppo, è più complessa.

Non ti sto dicendo di metterti al centro del mondo, solo di metterti al centro della tua vita! 

Molti di noi finiscono per sacrificare la propria individualità uniformandosi agli altri. Il risultato è una livella che ci appiattisce tutti verso il basso. Sono consapevole che ci vuole coraggio e una buona base di autostima per mettersi al centro della propria vita. Esprimere un’opinione personale o persino una sensazione o un’emozione è difficile. Ma è un passo fondamentale per vivere una vita appagante. Ti invito pertanto ad allenarti. Suggerisco di ascoltarti e ascoltare gli altri, facendo attenzione a questo dettaglio: quante persone intorno a te si esprimono utilizzando la prima persona per parlare di sé e delle loro opinioni? E tu? Qual è la tua abitudine?

Esercitiamoci insieme

Analizziamo tre affermazioni. In questo modo capirai meglio come parlare di te in prima persona, con l’obiettivo di favorire una comunicazione sana e costruire una relazione interpersonale felice. In ciascuna chi parla non si mette al centro della propria vita, nascondendosi dietro generalizzazioni o attribuendo pensieri ed emozioni all’altro.

1 –  “Quando si è sorpresi, si ha la tendenza ad agitarsi e reagire d’impulso”

Commento – Non è vero per tutti. Tante persone reagiscono in un altro modo di fronte alla sorpresa. Si tratta di un’affermazione contestabile che non porta a uno scambio proficuo.
Consiglio – Assumiti la responsabilità delle tue emozioni e osa parlare direttamente della tua esperienza… Prova a dire così. “Quando sono sorpreso, ho la tendenza ad agitarmi e reagisco d’impulso”. Non essendo una generalizzazione che coinvolge altre persone, nessuno può contraddirti. L’affermazione non è più un’opinione ma una testimonianza che non dà adito a discussioni.  Il tuo interlocutore potrebbe decidere di darti dei consigli e/o giudicare sbagliato il tuo modo di reagire, ma non potrà mai contestare quello che senti. È un passo importante per conoscere te stesso e affermare la tua individualità.

2 – “Non mi ami”

Commento – Quest’affermazione è sempre opinabile, perché parliamo dei sentimenti dell’altro. Nessuno può affermare con certezza di conoscere il mondo interiore di un’altra persona, perciò tutte le affermazioni che puoi fare sull’altro potrebbero facilmente essere messe in discussione. Una discussione che non porta da nessuna parte.
Consiglio – Tu d’altro canto sai perfettamente cosa stai vivendo. Perché conosci te stesso, o comunque hai tutti gli strumenti per farlo. Se parli di te favorisci una comunicazione sana ed efficace: esprimi ad alta voce cosa vivi e quello che senti.  “Non mi sento amato(a) quando ti comporti così” è un’affermazione non opinabile che avvicina al vero nocciolo della questione.

3 –  “Fa troppo caldo qui dentro”

Commento –  In questo esempio, nuovamente, si esprime un giudizio assoluto. Dicendo una cosa del genere potresti essere in disaccordo con tutte le altre persone presenti nella stanza, semplicemente perché potrebbero avere una termoregolazione e una sensibilità al caldo differenti dalla tua.
Consiglio – Per prevenire ogni discussione è meglio dire “Ho troppo caldo qui dentro”,  trasmettendo così una sensazione personale alla quale hai pienamente diritto. E probabilmente sarà più facile venire ascoltato. Gli altri potrebbero decidere di venirti incontro, magari aprendo una finestra, anche se non provano il caldo che senti tu. È il valore di una comunicazione sana: non solo ti aiuta a conoscere te stesso ogni giorno di più ma facilita anche la possibilità di essere ascoltato.

Il tranello della relazione clacson

Tu-tu-tu-tu-tu: il suono del clacson riflette perfettamente il problema alla base della relazione clacson. Un rapporto in cui uno dei protagonisti ha la tendenza a parlare sempre dell’altro, o più esattamente sull’altro. Ribadendo in continuazione cosa fa l’altro, cosa pensa l’altro, cosa sbaglia l’altro. Un atteggiamento che restituisce una forte sensazione di invasione. L’interlocutore si sente messo allo strette, come se l’altra persona gli stesse sempre addosso. Impossibile instaurare una comunicazione sana partendo da questi presupposti.

Ho scoperto e approfondito il concetto di relazione “clacson” grazie a Jaques Salomé, esponente francese della psicosociologia, tra i miei insegnanti nel campo della comunicazione.

Conoscere te stesso, porsi al centro della propria vita e usare il pronome personale io quando parli di te, ti farà perdere l’abitudine (che molti di noi hanno, chi più chi meno) di parlare sull’altro. Sarà più facile anche superare le incomprensioni nella coppia e uscire da pericolosi circoli viziosi che minano la relazione amorosa.

Esempi concreti

  • “Sei sempre in ritardo”
  • “Non pensi mai a quello che provano gli altri”
  • “Critichi in continuazione senza nessuna empatia”
  • “Non ti importa del benessere delle persone, conta solo il tuo mondo”

Nella relazione clacson  ci si concentra completamente sull’altro senza pronunciare una sola parola sul proprio vissuto. Questo modo di esprimersi risulta offensivo per l’altro. Chi ci ascolta, sentendosi criticato, si metterà in posizione difensiva, chiudendosi in se stesso.  Oppure cercherà di controbattere alzando la voce e attaccando a sua volta. Molto raramente una situazione di questo tipo è propizia a una relazione interpersonale felice e a una comunicazione sana. Perché lo scambio non è costruttivo.

Nella relazione clacson  ci si concentra completamente sull’altro: chi ci ascolta, sentendosi criticato, si metterà in posizione difensiva

Da un dettaglio del quotidiano poco rilevante in sé, i protagonisti di una relazione clacson si possono trovare a tirar fuori tutto quello che hanno accumulato per anni in termini di frustrazioni, rabbia, delusioni. Ciò può essere talvolta liberatorio e portare guarigione, ma più spesso può comportare una rottura, anche violenta. All’estremo opposto, per non mettere benzina sul fuoco, i protagonisti della relazione potrebbero scegliere il silenzio. La  relazione interpersonale diventa ancor più chiusa e pesante di prima, carica di tutto ciò che non è stato detto, che si accumula ogni giorno di più.

Il silenzio, agendo in modo più subdolo della rottura, porterà a un allontanamento emotivo delle due persone, rendendo progressivamente più difficile una comunicazione sana. E allontanando il traguardo di costruire una relazione interpersonale felice.

Rottura e silenzio sono in agguato nelle relazioni clacson. Entrambe portano all’allontanamento

Abbandona per sempre la relazione clacson

Scegliere di abbandonare il tranello della relazione clacson e assumersi la responsabilità delle proprie emozioni trasforma le affermazioni precedenti. Perché ci si mette al centro della propria vita. Ancora una volta si parte dall’assunto che è importante conoscere te stesso. Prova allora a dire così.

  • Non mi sento accolto/a e preso/a in considerazione”
  • “Ho l’impressione di essere l’ultima ruota del carro”
  • “Ogni volta che arrivi in ritardo non mi sento rispettato(a). È un’intolleranza mia molto marcata, lo so! Però ne rivendico il diritto”
  • “Mi sento svalutato/a in continuazione”
  • “Non mi sento per niente sostenuto/a”
  • “Mi sento terribilmente solo/a in tua compagnia”

In questo caso, pur esprimendo delle verità impegnative, l’individuo è centrato su di sé e parla in prima persona. Di conseguenza la comunicazione non è aggressiva né invadente. Chi parla condivide quello che sente, le sue affermazioni non sono opinabili e aumenta la probabilità di favorire una comunicazione sana. L’altro potrebbe prendere atto di quanto affermato, rimanere scioccato perché non si era mai reso conto della situazione o potrebbe non essere realmente interessato. Ma è più difficile che si chiuda mettendosi sulla difensiva.

Assumerti la responsabilità del tuo vissuto è un passo importante verso la costruzione di una relazione interpersonale felice

Inizia subito!

La cosa più importante è assumersi la responsabilità del proprio vissuto e fare tutto quello che è in nostro potere per favorire una comunicazione sana. Metti in pratica questi consigli fin da oggi. Scoprirai quanto grande è il tuo potere: nel momento in cui ti impegni a conoscere te stesso sarà più facile creare una relazione interpersonale stimolante, serena e vitale, nel rispetto di te e dell’altro.