Ascoltare il corpo è uno degli atti di libertà più profondi che possiamo compiere. In un mondo che ci spinge continuamente a pensare attentamente alla nostra prossima mossa, programmare nei minimi dettagli la nostra vita, studiare per reagire nel modo migliore possibile, perdiamo spesso il contatto con ciò che sentiamo davvero. Eppure, è proprio ascoltando il corpo che possiamo riconoscere se una situazione è vitale per noi oppure se è tossica. Talvolta ci sono ambienti, relazioni, lavori che sono tossici fin da subito, in altri casi invece lo diventano silenziosamente, senza che neppure ce ne accorgiamo.
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Molte persone si sentono svuotate, prigioniere delle circostanze, come se avessero perso il proprio potere personale. Spesso a mancare non è la forza, manca, invece, il contatto. Quando smettiamo di ascoltare il corpo, smettiamo di orientarci nella vita attraverso segnali autentici. La mente può convincerci a restare in una determinata situazione, a resistere, a stringere i denti. Il corpo, invece, non ci inganna. Sa cosa ci fa bene e cosa ci fa male.
Spesso a mancare non è la forza ma il contatto con il proprio corpo
Il racconto del kudu e il linguaggio della tossicità
C’è una storia che racconta in modo semplice e molto efficace cosa accade quando non riusciamo più ad ascoltare il corpo. È il racconto del kudu e delle foglie cariche di tannino (trovi la versione completa della storia qui).
Quando l’albero di acacia viene aggredito, cioè sgranocchiato, troppo a lungo, aumenta la quantità di tannino nella linfa, rendendo le foglie amare, sgradevoli, quasi disgustose. È una strategia di difesa; un segnale biologico che dice al suo predatore “fermàti, smetti: hai superato il mio livello di sopportazione”. Un animale libero percepisce subito questo cambiamento e si allontana spontaneamente, andando a cercare un altro albero dal quale nutrirsi.
Il kudu della nostra storia, però, si trova in un recinto. Non può spostarsi per trovare altro cibo nutriente e vitale. In queste circostanze, il suo movimento naturale è impedito e, piuttosto che morire di fame, continua a mangiare quelle foglie amare piene di tannino: di conseguenza si intossica al punto di morire di epatite fulminante. L’antilope ha ascoltato le sensazioni del corpo ma non ha potuto assecondarle.
Quante volte nella nostra vita restiamo in luoghi di lavoro, relazioni, situazioni che il corpo percepisce come nocivi? La mente costruisce racconti che operano proprio come dei recinti, impedendo il nostro movimento naturale: “non posso andarmene”, “questo non si fa”, “io non ho alternative”, “una donna affidabile non lo farebbe mai”, “andarsene è pericoloso”, “quello che sento non può essere vero”. Tutte queste convinzioni sono come recinti, trappole che imprigionano.
Quante volte nella nostra vita restiamo in luoghi di lavoro, relazioni, situazioni che il corpo percepisce come nocivi?
La presenza del recinto non è necessaria…
Il triste finale potrebbe essere lo stesso anche senza la presenza di un recinto.
Se il kudu della nostra storia non fosse capace di rilevare con il gusto la presenza di tannino, non potrebbe sapere che è ora di allontanarsi. Non essere connesso ai propri sensi impedisce di percepire la realtà per quello che è.
Troppo spesso smettiamo di ignorare i messaggi di allarme solo quando il corpo invia segnali disperati di dolore fortissimo, tensione, esaurimento, malattie serie. Quando poi, finalmente, ci prendiamo il tempo di ascoltarlo, ci accorgiamo che sono mesi (se non anni) che riceviamo segnali e richieste di attenzione e di cambiamenti: noi, però, stavamo ignorando il problema.
Il corpo come bussola autentica
Il corpo vive sempre nel presente. Non ragiona né costruisce strategie, non proietta nel futuro. Sente, e proprio per questo è una bussola affidabile e coerente. Quando iniziamo ad ascoltare il corpo, impariamo a riconoscere in modo spontaneo ciò che ci porta energia e ciò che invece la toglie. Alcune situazioni ci fanno sentire più espansi, vivi, presenti; altre generano una sensazione di contrazione, di chiusura, di fatica.
Il corpo comunica attraverso segnali sottili: una tensione alla schiena, un peso sul petto, una stanchezza che non passa, ma anche una sensazione di leggerezza improvvisa, un respiro più ampio e profondo, una distensione interna dei nervi. Ignorare questi segnali significa allontanarsi gradualmente dalla realtà e dal proprio potere personale. Riconoscerli significa, al contrario, sviluppare un’alleanza concreta e un contatto con la realtà dai quali scaturisce una solida sensazione di fiducia.
Un esercizio per imparare ad ascoltare il corpo
Per molte persone ascoltare il corpo non è un’abitudine. Siamo stati educati a pensare, spiegare, controllare, in ogni situazione possibile. Pochi di noi vengono allenati a prestare attenzione al corpo, ad ascoltarlo con apertura e senza giudizio. Tramite segnali specifici, però, il corpo ci indica in ogni istante se una determinata situazione porta vitalità o tossicità.
Ti propongo un esercizio per allenarti a riconoscere i segnali del tuo corpo.
Richiama alla memoria un momento molto piacevole per te. Può essere una passeggiata, un tramonto, un momento speciale con una persona amata. Mentre lo immagini, ascolta il tuo organismo… Cosa senti? Scannerizza tutto il tuo corpo mentalmente: testa, collo, spalle, petto, schiena, pancia, bacino, gambe, braccia. Quale parte del corpo attira la tua attenzione in questa specifica circostanza? Senti una sensazione di apertura verso l’esterno? Di rilassamento? O forse leggerezza? Di formicolio? Identifica con esattezza queste sensazioni in punti specifici del tuo corpo e memorizzale.
Allenamento all’ascolto
Poi richiama, invece, un ricordo legato a un disagio, un ricordo “negativo” (non focalizzarti, però, su un trauma della tua vita, una situazione sgradevole recente è più che sufficiente). Di nuovo, ascolta il corpo: il petto si chiude? Le spalle si irrigidiscono? Il respiro cambia e diventa più affannoso? Percepisci una sensazione di pesantezza? Tensioni? Dove? Osserva le differenze rispetto alle sensazioni precedenti.
Completa l’esercizio ricontattando nuovamente un ricordo piacevole, e ascolta il tuo corpo reagire in modo diverso, recuperando i segnali della prima fase dell’esperienza. Man mano che interrogare il tuo corpo diventerà un’abitudine, ascolterai in tempo reale il suo “punto di vista” sulla situazione presente, oppure su eventuali situazioni possibili che stai immaginando, per capire quali scelte prendere.
Un punto di vista che si riassume con “Sì” (questa situazione mi porta energia) oppure con “No” (questa situazione mi toglie energia). Questa mappa interna è un riferimento prezioso che aiuta a capire in quale direzione andare rispettando il proprio corpo. Ti invito ad allenarti. Percepire il corpo semplificherà le tue scelte.
Man mano che interrogare il tuo corpo diventerà un’abitudine, ascolterai in tempo reale il suo “punto di vista” sulla situazione presente
Quando la mente prende il potere
Molto spesso, nelle vite di tutti noi, è la mente a comandare. Decide cosa è giusto, cosa è utile, cosa “dovremmo” desiderare e di conseguenza perseguire. Ma la mente può mentire, spingendoci a volere ciò che non sempre ci fa stare bene. Quando smettiamo di ascoltare il corpo, perdiamo la nostra bussola interiore e diventiamo dipendenti dagli altri e da regole esterne.
Facciamo un esempio: se non fossi capace di sentire il freddo, dovresti osservare come sono vestiti gli altri e dovresti indossare le stesse cose per evitare di ammalarti. Oppure diventeresti dipendente dal termometro e dal ragionamento per capire, di volta in volta, come comportarti in base alle temperature. E cosa succederebbe se perdessi il termometro?
Se non senti la fame e non sai di cosa ha bisogno il tuo corpo, devi seguire ciecamente un programma alimentare controllato. Quando non percepisci il pericolo, devi fidarti di altri che decidono cosa è pericoloso e cosa è sicuro per te. Se non senti il tuo stesso disagio, sei in balia delle decisioni altrui. Tutto ciò ti fa perdere libertà.
Il corpo e il rapporto con il peso-forma
Non è possibile parlare di salute e peso forma senza ascoltare il corpo. Invece, accade spesso che le strategie convenzionali si affidino a protocolli predefiniti. La mente agisce con prepotenza sul corpo prendendo poco in considerazione quello che il corpo sente. Nel mio approccio al peso forma, basato sulla bioconsapevolezza, aiuto le persone a riconnettersi al proprio corpo per ricreare una solida alleanza tra corpo e mente. Come si può immaginare di trasformare il proprio corpo senza prestargli attenzione?
La vera fame non è mentale. La vera sazietà non è mentale. I bisogni cambiano nel corso del mese, con il ciclo per le donne, con le stagioni, con i momenti della vita. Quando non ascolti il corpo, rischi di forzarlo portandolo su strade in cui si deve difendere, in cui deve resistere. Se, invece, ricominci ad ascoltare il corpo, il tuo organismo torna a essere (in tempi talvolta molto rapidi) un alleato affidabile. Puoi, allora, trovare strategie rispettose che permettono risultati duraturi.
Quando non ascolti il corpo, rischi di forzarlo portandolo su strade in cui si deve difendere, in cui deve resistere
Il silenzio come porta d’accesso alla percezione
Non possiamo davvero ascoltare il corpo se viviamo immersi nel rumore. Se parliamo continuamente, se pensiamo senza sosta, se facciamo tutto ad alta velocità, il mondo esterno ci distrae dalla nostra bussola interiore. È nel silenzio che le sensazioni si rivelano, è nelle pause che il respiro diventa percepibile. Imparare a rallentare il brusio della mente è importante soprattutto per questo.
Fermati tutte le volte che puoi, per qualche secondo. Osserva ciò che vedi intorno a te, presta attenzione ai rumori dell’ambiente, stimola il tuo senso del tatto, interroga il tuo odorato e percepisci quale gusto hai in bocca. Poi chiediti: cosa farebbe bene al mio corpo ora? Potresti semplicemente aver bisogno di cambiare posizione, stiracchiarti, massaggiare un attimo la tua nuca, bere un bicchiere d’acqua.
Prendersi questi attimi è un modo semplice, efficace ed immediato per tornare al corpo. Non è un esercizio per andare altrove, ma per tornare nel qui e ora.
Del corpo ti puoi fidare
Il corpo non inventa storie, non cerca scuse e non inganna e non costruisce strategie. Quando impari davvero ad ascoltare il corpo recuperi un tipo di intelligenza antica, profonda, alla portata di tutti. In un mondo in cui la mente ha un ruolo preponderante e tutti veniamo spinti ad essere razionali e ad affidarci alla tecnologia, questa è forse la vera forza dell’essere umano: sentire. Le macchine “pensano” più velocemente, ma non sentono. Noi possiamo sentire, e in questo sta la nostra libertà.
Ascoltare il corpo significa tornare a riconoscere cosa è nutriente e cosa non lo è. Vuol dire smettere di cercare all’esterno risposte che esistono già dentro di noi. Quando impari davvero ad ascoltare il corpo, ritrovi la tua direzione. E insieme, il tuo potere personale.