
Intimità nella coppia, strategie per risvegliarla
Come si evolve l’intimità in una coppia? All’inizio di una relazione, l’incontro è un vortice di emozioni e di attrazione. Il desiderio sessuale è forte, la curiosità reciproca è viva, l’intimità sembra spontanea e inesauribile. Con il tempo, però, molte coppie, indipendentemente dall’orientamento di genere, si accorgono che questa energia cambia. La vita quotidiana, le responsabilità, la convivenza, i figli, la fatica che giorno dopo giorno tutti affrontiamo, a casa e sul lavoro: tutto questo può portare a un calo del desiderio.
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È un fenomeno frequente. Ogni coppia attraversa fasi di maggiore vitalità erotica e momenti più spenti, senza che questo significhi che ci sia una mancanza d’amore. Tuttavia, per alcune persone, la riduzione della sessualità diventa fonte di una sofferenza profonda. Quanto stiamo descrivendo succede soprattutto quando il linguaggio principale dell’amore, come lo descrive Gary Chapman, è il contatto fisico. In questi casi, se il fatto di toccarsi e la sessualità diminuiscono, una o entrambe delle persone nella coppia possono sentirsi private dell’amore stesso, anche se il partner continua ad amare e a dimostrare affetto e presenza in molti altri modi.
La sessualità, quindi, è un’espressione di piacere, sì, ma per alcuni è anche un linguaggio dell’amore. In ogni caso, un calo del desiderio può diventare un passaggio delicato che merita attenzione, ascolto e cura.
Ogni coppia attraversa fasi di maggiore vitalità erotica e momenti più spenti
Perché facciamo l’amore? La domanda che apre nuove prospettive
Quando il desiderio cala, una delle prime domande da porsi è: perché faccio l’amore con il mio partner?
Le risposte possibili sono molte, e spesso si rivelano sorprendenti.
Alcune persone vivono la sessualità come un dovere coniugale o sociale: “è così che si fa in una coppia”. Altre usano la sessualità per evitare conflitti: “se dico no, il mio partner si arrabbierà o si sentirà rifiutato, non posso farlo”. Qualcuno la vive per paura di perdere l’altro: “se non faccio sesso con lui/lei/loro, potrebbe rivolgersi altrove”. Altri ancora cercano nel sesso la conferma del proprio valore: “così dimostro di essere desiderabile, capace, una persona valida”. C’è chi fa sesso in cambio d’amore, per paura di essere abbandonato.
In tutti questi casi, il rapporto sessuale nasce da un vuoto, da un bisogno di compensare una mancanza interiore o di scongiurare un pericolo. Fare l’amore “perché c’è un vuoto”, però, porta progressivamente a frustrazione, risentimento ed esaurimento.
Al contrario, quando la sessualità nasce da un pieno – da un autentico desiderio, da un traboccamento di gioia e di energia, dal piacere di donare e ricevere – allora diventa rigenerante. È un incontro che nutre entrambi, chi dà e chi riceve, e che arricchisce la relazione invece di impoverirla.
Fare l’amore “perché c’è un vuoto” porta progressivamente a frustrazione, risentimento ed esaurimento
Dal dovere al piacere: una trasformazione necessaria
Uno dei più grandi nemici del desiderio è il senso del dovere. Quando l’intimità diventa un obbligo, la libertà scompare, e con essa il piacere. Per spiegare questo meccanismo, possiamo usare un esempio semplice: il nostro piatto preferito. Se possiamo gustarlo liberamente, quando ne abbiamo voglia, resta un piacere. Ma se ci viene imposto di mangiarlo ogni giorno, in una quantità stabilita e ad un orario fisso, presto perderà ogni attrattiva. Così accade anche con la sessualità: ciò che era desiderio si trasforma in routine forzata, e smette di nutrire.
Quanto stiamo raccontando dipende anche dalla cultura e dalla società. Per secoli, il “dovere coniugale” ha gravato soprattutto sulle donne, private della possibilità di dire no, e non si contano i casi in cui lo stupro non è stato considerato come tale, solo perché vestito dalle apparenze del matrimonio. Questo peso ha tolto gioia e libertà alla sessualità di coppia, impoverendone il significato e l’energia vitale.
Riscoprire il piacere significa restituire alla sessualità la sua dimensione di libertà. Significa potersi chiedere non “devo?”, ma tutto il contrario: “voglio?”. È un cambio di prospettiva che trasforma profondamente il modo di vivere l’intimità.
Riscoprire il piacere significa restituire alla sessualità la sua dimensione di libertà
Lo “script sessuale”: un copione che spegne il desiderio
Molte coppie vivono la sessualità seguendo uno script predefinito, quasi sempre lo stesso: attrazione, baci, carezze, penetrazione, orgasmo. È il copione che abbiamo interiorizzato dai film, dai racconti, dalla cultura dominante. Ma questo schema rigido rischia di diventare una gabbia che soffoca il desiderio.
Se ogni abbraccio o bacio languido deve obbligatoriamente condurre a un rapporto completo, uno dei partner finirà per rinunciare anche a chiedere quel contatto che desidera. Così, poco a poco, si perde la spontaneità e si accumulano distanze difficili, poi, da recuperare.
Per rendere l’idea, possiamo usare la metafora del ristorante. Immaginiamo di prenotare un ristorante molto rinomato. Arriviamo pieni di aspettative, ma scopriamo che il menù è fisso e che dobbiamo obbligatoriamente mangiare tutte le portate: antipasto, primo, secondo, formaggio, dessert. Anche se dopo l’antipasto ci sentiamo già sazi e soddisfatti, siamo costretti a continuare. Alla fine, quello che poteva essere un piacere diventa un peso.
Per evitare la tortura, staremo alla larga da questo ristorante, anche se le pietanze che propone sono buonissime. Così accade con la sessualità: se sentiamo che una carezza implica un copione obbligato fino al rapporto completo, finiamo per allontanarci persino dal gesto di affetto e vicinanza che desideriamo davvero. Lo script sessuale, in questo senso, è un grande nemico del desiderio.
Desiderio e piacere: due esperienze distinte
Spesso parliamo di “mancanza di desiderio o di libido” pensando che significhi assenza di piacere. In realtà, desiderio e piacere non coincidono.
Il desiderio nasce dall’immaginazione di un piacere futuro. Se credo che l’esperienza sarà piacevole, proverò desiderio. Se invece quella stessa esperienza che sto vivendo per me è legata a un obbligo, alla frustrazione o alla mancanza di ascolto, il desiderio scomparirà.
È come con il caffè: se non mi piace, non avrò mai il desiderio di berne una tazzina. La stessa cosa può accadere con un piatto che di solito apprezziamo. Se capita che sia scaduto o che abbia un cattivo odore, non proveremo affatto il desiderio di mangiarlo. Allo stesso modo, se la sessualità diventa carica di obblighi, di ansia da prestazione o priva di ascolto, non susciterà più desiderio.
Il punto, quindi, non è chiedersi se siamo sbagliati perché non sentiamo più desiderio di intimità col partner (tutti proviamo desiderio, almeno in alcuni momenti e circostanze). Chiediamoci, piuttosto, se lo scambio sessuale che ci viene proposto o al quale ci approcciamo è appetitoso, gioioso, in sintonia con i nostri bisogni e valori.
Se la sessualità diventa carica di obblighi, di ansia da prestazione o priva di ascolto, non suscita più desiderio
Coppie bianche e giustificazioni ufficiali
Nella mia esperienza di consulenza, incontro anche coppie che hanno smesso di avere rapporti sessuali da anni: le cosiddette coppie bianche. Le giustificazioni sono molte: mancanza di tempo, stanchezza, figli, impegni. Sono ragioni reali, certo, ma spesso nascondono qualcosa di diverso. La sessualità non è più percepita come rigenerante ma piuttosto come un faticoso dovere.
Se fare l’amore diventa solo fatica, serve risparmiarsi. Se, invece, la sessualità fosse, come dovrebbe, una fonte di ricarica, un’esperienza che nutre e arricchisce, allora perché dire di no? Quando fare l’amore impoverisce è necessario fermarsi e chiedersi: cosa possiamo cambiare nel nostro modo di vivere i momenti di intimità nella coppia?
Strategie per risvegliare l’intimità
Il primo passo da fare è quello di rompere lo script. Consentirsi di vivere l’intimità senza seguire un copione prestabilito. Decidere, per esempio, di fermarsi a un bacio di un minuto, senza che questo implichi nient’altro. Oppure di abbracciarsi guardandosi negli occhi, con la certezza che quell’abbraccio non porterà ad altro. Questa libertà restituisce valore a ogni gesto, riapre la strada alla curiosità e all’esplorazione. È come riscoprire che si può godere di un antipasto senza sentirsi obbligati a consumare tutto il pasto.
Un’altra strategia è quella di riconnettersi al piacere autentico, trasformando il dovere in scelta. Non “devo fare l’amore” ma “voglio farlo, perché mi porta gioia, perché nutre me e la nostra coppia”. La libertà di scelta è essenziale: anche dire “oggi no” fa parte di un’intimità sana, perché custodisce la sincerità.
Infine, è utile parlare apertamente dei propri linguaggi dell’amore. Per alcuni il contatto fisico è essenziale, per altri lo è la parola, il tempo condiviso, i gesti di cura. Conoscere il linguaggio del partner permette di comprendere meglio le sue esigenze e per esempio di non confondere la mancanza di sesso con la mancanza di amore.
Risvegliare il desiderio: un invito alla coppia
Il calo del desiderio non è una condanna, ma un invito. Un invito a scoprire altri modi di essere e fare. Ad ascoltarsi di più, a liberarsi dagli obblighi, a riscoprire il piacere del gioco, della curiosità, della sorpresa. Ogni coppia ha la possibilità di reinventare la propria intimità, a piccoli passi e con la disponibilità ad esplorare e sperimentare.
Il desiderio non si impone: si coltiva. Cresce nella libertà, fiorisce nell’amorevolezza, si rinnova quando c’è ascolto autentico: in primis di se stessi e poi dell’altro. La sessualità, vissuta come incontro e non come dovere, torna a essere uno spazio di gioia e di rigenerazione.